Io, pur non condividendo la visione religiosa di Manzoni, non condivido le dure riflessioni che hai fatto. Anche contenutisticamente, I Promessi sposi è un romanzo che può dirci molto, se si riesce a non farsi fuorviare dalla visione religiosa o da certi sentimentalismi ottocenteschi. Cito solo un personaggio (negativo) che amo molto: Don Abbondio. Don Abbondio è il prototipo dell'italiano medio e Manzoni lo bastona parecchio, esaltando come personaggio positivo speculare Fra Cristoforo, che invece è uno che ha il coraggio delle proprie idee, che affronta i potenti a muso duro per difendere i più deboli, che non ha paura, che non è codardo. Insomma, io non credo in questa tua lettura che vede nei Promessi Sposi il prototipo dell'Italianità. Ché poi gli italiani siano diventati dei Don Abbondi è un altro paio di maniche, ma di certo non è colpa di Manzoni, a cui certamente non piacevano gli ignavi. Poi anche la rivolta del pane io la leggo in modo diverso. Il prezzo del pane aumenta per via delle guerre e della carestia, ma la folla cieca se la prende con i fornai e pensa a chissà quale complotto. Lo stesso avviene con gli untori durante la peste. Insomma, Manzoni fa un ritratto sociologico dell'irrazionalità delle folle, che di questi tempi, con i complottismi e con quello che si vede sui social (e soprattutto dopo il Covid), mi sembra un discorso molto attuale. Insomma, mi pare che la tua sia una lettura prevenuta. Anche io la penso come te politicamente, ma una grande opera come questa si può apprezzare (contenutisticamente) anche se non condividiamo l'ideologia e le scelte di vita dell'autore. Comunque, naturalmente è una mia opinione, non voglio sembrare polemico, è giusto per discutere costruttivamente. Ti seguo sempre con grande interesse ed è un piacere riflettere sui contenuti che porti. 🤗🤗
Di solito sono d'accordo su quello che dici, ma in questo caso dissento sulla tua lettura politica dei Promessi Sposi. Non si tratta di un romanzo reazionario! Al contrario, l'ideologia è quella di un (moderato) liberalismo cattolico. Invero, in esso viene molto criticato il governo spagnolo del Ducato di Milano con lo scopo di criticare il governo reazionario austriaco (o meglio, qualunque governo reazionario post 1815). Ovviamente Manzoni non vuole la rivoluzione, in cui, in quanto nobile, avrebbe probabilmente fatto una brutta fine, ma il modello a cui guarda è quello del Regno Unito. Non per nulla - e questo è un fatto purtroppo rimosso - era assai criticato proprio dalla parte cattolica della società italiana, che era in massima parte reazionaria. Vorrei infine rimarcare che le critiche che Manzoni fa al modo di legiferare del Ducato di Milano (le gride) si possono ripetere parola per parola al modo populistico di legiferare corrente della Repubbica Italiana. Quest'ultimo fatto mi induce pessimisicamente a ritrnere che - sebbene tutti gli italiani abbiano letto il romanzo - ben pochi si rendano conto di cosa intendesse dire Manzoni.
Sono d'accordo aggiungo inoltre che il cattolicesimo non promuove la resilienza ne', tanto meno parla di predestinazione, che è invece un concetto tutto protestante.
Manzoni annovera una molteplicità di inclinazioni-riferimenti nella sua personalità (sia umana che letteraria); da un certo giansenismo atavico allo storicismo faureliano, dal giovanile giacobinismo a una matrice 'cattolica' di influenza probabilmente 'matrimoniale' (dopo aver impalmato la Blondel), dall'humus dell'Illuminismo lombardo fino al centrale 'pessimismo' riguardo a qualsiasi istituzione umana. Ed è quest'ultima istanza che - a mio parere - segna profondamente, a livello ideologico, soprattutto 'I promessi sposi'. Non vi è traccia nel romanzo di una benché minima apertura verso l'azione umana: tutto si redime sempre e solo attraverso la 'provvidenza' celeste. Oggi si rimarcherebbe che l'umanità appare 'etero-diretta' dal cielo. La sua posizione è 'reazionaria' non dal punto di vista storico-politico ma dal 'côté', azzarderei, metafisico. Diversa è la questione linguistica: 'I promessi sposi' sono un'opera rivoluzionaria nelle scelte linguistiche (anche se non l'unica e forse nemmeno la più importante dell'epoca: basti pensare a Nievo): 'lavare i panni nell'Arno' è stata la virtù patriottica più tagliente; lo aveva già detto in 'Marzo 1821' e altrove. Invero Manzoni scrive un 'romanzo senza idillio' - nella definizione di Raimondi -, in cui affiora la weltanschauung di un romantico sui generis, che abbraccia il popolo degli umili solo in quanto emanazione di un disegno trascendente e che lo riscatta paternalisticamente.
Ottimo video! Io ho sempre amato i promessi sposi fin dal liceo. La scena del monatto che passa a raccogliere i cadaveri e il dialogo con la madre della bambina morta mi è rimasto molto impresso ancora dalla prima lettura alle medie e ogni tanto mi torna in mente.
Non ho mai odiato I Promessi Sposi. A prescindere dell'influenza indiscutibile che ha avuto sulla nostra lingua, in molti tratti è veramente brillante ed ironico. Sono d'accordo che l'ideologia di fondo - non tanto il metafisico in sé e per sé, quando piuttosto l'accettazione passiva e fatalistica delle proprie condizioni materiali - sia irricevibile per chi non ha una concezione del mondo aristocratica o borghese.
A me sembra una visione di chi ha visto la storia e la conosce. Manzoni ha il piglio dello storico e ci tiene alla verosimiglianza della sua vicenda e dei suoi personaggi. Non ci sono rocambolesche vendette da compiere ne tesori da ritrovare nei promessi sposi. Il suo è sia fatalismo cattolico sia il saggio fatalismo dello storico che sa come funziona il mondo.
Non sono d'accordo sul valore filosofico dell'opera: non è solo sottomissione e provvidenza. E' anche rivelazione (non sono credente) del fare il bene; c'è la punizione dei malvagi; c'è molta ironia su i personaggi ridicoli e/o egoisti; Lucia è presa un po' in giro dall'autore, soprattutto verso la fine. Io l'ho letto molte volte, e ogni volta ne sono rimasto molto soddisfatto in tutti i sensi. Come dice qualcuno più sotto, c'è l'ammissione dello storico, che il mondo va e andrà sempre in un certo modo. Non mi pare che la rivoluzione borghese abbia migliorato molto le condizioni della gente: è la tecnologia che le ha cambiate talvolta in meglio, talvolta in peggio; non la nuova classe dirigente né la sua politica. Però la tecnologia ha portato al potere il consumismo, che somiglia tanto alle briciole che gettavano i nobili al popolo.
L'unica virtù del libro è quella concessa dalla 'provvidenza': non vi è nessuna rivelazione in quanto la 'provvidenza' è già una verità rivelata, proprio a rigore filosofico-religioso.
Ho scoperto il tuo canale solo tre giorni fa, e adesso al decimo video ti faccio i complimenti per il taglio editoriale che hai scelto. Finalmente qualcosa di fresco, vero, e politicamente scorretto. Che bello! Riguardo a questo video su "i promessi sposi", è la prima volta che trovo una critica in cui mi ritrovo in tutto. Avrei potuto farla io, ma molto peggio di come la hai fatta tu. Adoro il tuo modo leggero e divertito di andare in profondità. Grazie.
Sono uno di quelli che il romanzo non solo lo ha letto alle superiori, ma in parallelo, lo ha anche visto sceneggiato in TV con Nino Castelnuovo e Paola Pitagora che, rigorosamente in bianco e nero, interpretavano Renzo e Lucia. Nel corso degli anni l'ho riletto trovandolo sempre divertente e scoprendo ogni volta livelli di lettura diversi, beandomi delle storie dei personaggi protagonisti raccontate in maniera mirabile. Se qualcuno mi chiedesse perché dovrebbe leggere quel romanzo gli risponderei che lo considero "il libro" che spiega chi siamo noi italiani e da dove veniamo. La società di cui facciamo parte, seppur cambiata nelle sue manifestazioni esteriori, è quella roba lì messa in prosa da Manzoni dove tutte le manifestazione del potere sono riconoscibili e perfettamente sovrapponibili a quelle del nostro mondo attuale,
@Fegatto LP Concordo. Cioè, tanto per dirne una, quanto ci aveva preso con l'Azzeccagarbugli? Nino Castelnuovo: 40 anni e non sentirli, la vecchia pubblicità dell'olio cuore. È scomparso lo scorso settembre. Io sono del 1971, non ho fatto in tempo a vedere quei Promessi sposi, ricordo Castelnuovo nel bellissimo sceneggiato "Ritratto di donna velata", mi sembra del 1975, con la Nicolodi e la splendida sigla del maestro Riz Ortolani Ero piccolo allora ma qualche scena la ricordo, l'ho rivisto su Raiplay lo scorso anno. Bellissimo anche il precedente " Il segno del comando" con Ugo Pagliai e la bellissima sigle "Le cento campane".
Per me mostrare a uno studente o a chiunque chi sono gli italiani fornendo quel modello è condannare l'Italia alla morte. Ci sono altri libri che raccontano la storia d'Italia mostrando altre vicende e altre caratteristiche del nostro popolo, invogliando all'essere attivi, pronti, vigili. Poi certo che i Promessi Sposi va letto, ma va affiancato a tanti altri.
@@YasminaPani non parlavo di didattica. Parlavo di un romanzo che ci descrive per quello chi siamo noi e il modo come ci siamo formati come popolo. Eravamo sudditi e tali siamo rimasti, quantomeno nei rapporti con lo stato. Eravamo baciapile, dovevamo esserlo perché la Chiesa comandava, altrimenti si finiva male. Eravamo trasformisti (oggi si dice così) già dal tempo dei Comuni e ancora siamo così, basta guardare alla nostra politica estera, ovviamente al di là di ogni giudizio (a me sta anche bene, so da dove vengo e quindi accetto questa specie di agnosticismo sulle questioni internazionali che ci caratterizza) E così via, cioè il punto non è leggere il romanzo per imparare la storia d'Italia, ma per capire perché noi italiani siamo fatti così.
Ti diró, tutte le giustissime caratteristiche che elenchi sulla psicologia dei personaggi e sul tono generale della narrazione sono proprio i motivi per cui adoro il romanzo! Non che io sia d'accordo con le sue tesi ovviamente, ma mi pare di capire (e magari ho capito male) che giudichi questa narrazione sulla base del messaggio che lancia, anziché sulla condizione che descrive; ed io qui divergo. Credo che il valore dell'arte in generale sia contemplativo: non trattandosi di discorsi logici e necessariamente qualificati (un artista non é tenuto ad essere un sociologo, un antropologo e cosí via), il valore dei discorsi narrativi trovo sia nella resa di sensibilità isolate e inevitabilmente parziali, trattandosi appunto di sensibilità soggettive. Come dici all'inizio, il romanzo é perfetto per costruzione narrativa e sviluppo dei personaggi, oltreché innovativo nel linguaggio, e tanto mi basta per considerarlo una grande opera, al netto che io sia d'accordo o meno. Apprezzo la sua poetica cristianamente disfattista perché coerente, approfondita e giustificata in relazione con la soggettività dei suoi personaggi. Ad esempio, se qualcuno scrivesse una versione romanzata e narrativamente perfetta del Mein Kampf, contestualizzando quindi l'argomentazione come finzionale e in ultimo come pretesto per delineare una psicologia, la riterrei una grande opera, appunto perché contempla alla perfezione una condizione soggettiva, al netto che io la condivida o meno. É lo stesso discorso che sentivo nel video su Pasolini e l'aborto: cosí come Padolini era un poeta, e le sue riflessioni valgono come poetiche, Manzoni é un narratore e le sue riflessioni valgono come narrative. La differenza é che nel primo caso Pasolini aveva espresso il proprio punto di vista senza il filtro finzionale e/o poetico, e quindi crollava inesorabilmente; Manzoni per me risulta valido proprio perché relativizza la visione che offre ai propri personaggi e al proprio contesto narrativo, dove tutto torna coerentemente. É ovvio che io non creda che un pazzo criminale come L'Innominato si converta con un esame di coscienza, ma quello specifico esame di coscienza che descrive Manzoni é talmente preciso e coerente da essere giustificato. Piú in generale, mi sembra che comunque emerga una volontà di cambiamento, sia nelle redenzioni spirituali dei potenti, giustificati in quanto redenti, visto che prima erano giustamente descritti come stronzi, sia nelle mille peripezie in cui Renzo e Lucia affrontano il loro destino di oppressi sfigati per conseguire la loro felicità individuale. Poi, che debbano ambire ad una giustizia collettiva e non solo personale é un giudizio che esula dalla loro psicologia, e che mi sembra poco rilevante con quanto l'opera descrive. Vacillo solo sulla parte della rivolta per il pane, anche se comunque non riesco condannare la sua posizione del tutto proprio in virtú del Terrore Bianco, che é stato un passaggio fondamentale e necessario a livello storico, ma come detto l'opera d'arte narrativa indaga delle sensibilità (sennó sarebbe un saggio con tutt'altri parametri), e che il Terrore ed in generale la Rivoluzione Francese abbiano un peso morale controverso credo sia pacifico. In questo senso, mi ha ricordato Corrado ne "La casa in collina" di Pavese: ovviamente i partigiani avevano ragione, ma quel "ogni guerra é una guerra civile", detto guardando il cadavere un fascista (o di un tedesco, non ricordo!), condanna moralmente anche i partigiani che l'hanno ucciso, senza pretendere che la morale espressa sia giusta, ma che semplicemente sia rilevante per la sensibilità indagata dal romanzo. Visto il tono eccessivamente serio che assumo in questi casi, vorrei sottolineare che mi sono spanciato dal ridere per tutto il video. P.S.: basta vedere la differenza con "Cuore": proprio un libro di merda che non approfondisce un cazzo e mistifica la condizione sociale dell'Italia del tempo, pur portando la stessa identica poetica di Manzoni. Tutto l'abisso che corre tra i due libri per quanto mi riguarda sta nei tantissimi "anche se" che Manzoni lascia aperti evidenziando tutte le ingiustizie che una poetica come la sua deve concedere, laddove De Amicis ignora completamente tutte le obiezioni intrinseche alla sua poetica, inserita nel contesto narrativo che si é scelto, e giunge alla medesima conclusione di Manzoni con un metodo molto piú mediocre
Be' ovviamente Cuore non gli allaccia le scarpe ai Promessi, non è neanche da sottolineare! Capisco il tuo discorso, e di norma è il modo giusto di leggere la narrativa, se non fosse che in Manzoni l'intento educativo è chiarissimo. Questo non è un romanzo contemplativo, ma un romanzo di critica, di insegnamento e di morale. Non si può quindi non analizzare quest'ultima nel leggerlo
@@YasminaPani Sí sí certo, l'esempio di Cuore era per dire che non giustifico tutto col mio approccio ahahahaha Comunque Manzoni lo dovrei rileggere, perché non ricordo un'insistenza cosí evidente come dici, ma puó anche essere che l'abbia dimenticata per quanto mi sia piaciuto il resto ;)
Riassumo e - perdonami - svilisco il tuo post scriptum: Cuore sta alla letteratura italiana come Via col vento alla storia del cinema mondiale. Parlo naturalmente solo di "impatto", non di contenuti.
Yasmina sei bravissima, i tuoi video danno sempre tanti spunti di riflessione e fai sempre trasparire la tua grande preparazione e passione per ciò di cui parli.
Il tuo giudizio su ciò che sarebbe la "sintesi" dei promessi sposi risente in gran parte di una tua visione personale e sopratutto di un pensiero novecentesto che manzoni non poteva avere.
però non ha senso criticare un libro per la sua visione morale per poi stroncarlo sulla base di una propria morale, tanto più dal momento che l'arte non ha collocazioni morali o ideologiche
In terza media ( 1997/1998) il mio professore ci fece studiare a MEMORIA i Promessi Sposi. E con "a memoria" intendo proprio saperlo parola per parola. Durante le interrogazioni lui apriva la sua copia, leggeva una frase e tu dovevi sapere: che capitolo fosse, cosa fosse successo prima e dopo. Mi rifiutai di aprire il libro. E, per qualche grazia divina, e visto che il mio cognome inizia per V e il professore andava in ordine alfabetico, non ho mai subito l'interrogazione. Il libro credo di averlo ancora da qualche parte, anche perché costò abbastanza. Ma da allora non l'ho più aperto. Mi rifiuto.
@@YasminaPani Il bello è che lo ha fatto solo con I Promessi Sposi, con gli altri libri no. Non so che gli fosse preso, perché per il resto era normale.
Ciao Yasmina. Credo di non essere il solo, ma praticamente non ho "letto" I Promessi Sposi, nel senso che a parte i passi letti durante le lezioni (la nostra prof saltava strategicamente alcune sezioni) e quelli sui quali avevamo i compiti, il resto è rimasto lì non toccato. Una mattina mi ero riaddormentato sull'autobus e quando ne sono sceso ero ancora intontito. La prof decise che alla prima ora avremmo letto il libro e io riuscii a rimanere sveglio solo perché fece leggere me (tra l'altro la prof si era segnata quelli che leggevano bene e chiamava sempre gli stessi, quindi mi capitava spesso di essere scelto). Devo dire che mi ricordo pochissimo della lettura, non sono sicuro neanche che abbiamo approfondito gli aspetti tecnici. Una sera hanno trasmesso su Rai 1 il musical ispirato all'opera e noi avevamo deciso di dargli una possibilità perché il cast era quasi lo stesso di Notre Dame de Paris (Graziano Galatone, Lola Ponce, Giò di Tonno, Vittorio Matteucci, quindi almeno la qualità del canto sarebbe stata garantita) e in pratica non l'abbiamo guardato, ci abbiamo parlato sopra aspettando che finisse. Sbaglierò, ma trovo che l'unico modo per conoscere l'opera senza anelare la morte sia attraverso le parodie. Io ho visto a spizzichi e bocconi la versione del trio. Invece ho guardato tantissime volte "I Promessi Sposi in dieci minuti" degli Oblivion, che è un centone che rimane coerente, fa ridere e dura solo dieci minuti. Tra l'altro molti insegnanti sono arrivati a consigliarlo nelle scuole, infatti ogni anno totalizza centinaia di migliaia di visualizzazioni e dal 2009 ne ha raggiunti sei milioni, peccato che sia uscito nella seconda metà del 2009, quando stavo già in primo liceo. Per la diretta, di solito il martedì seguo una trasmissione di una web-radio, ma questa volta magari posso fare un'eccezione, solo per te, e potrei anche farti un po' di pubblicità sui canali della radio, chissà che non ne esca qualcosa di buono. Tra l'altro che apprezzeresti uno dei conduttori in particolare per l'uso che fa del turpiloquio, che non è banale per niente. Va be', è l'una meno un quarto. Vado, ci vediamo martedì (dita incrociate);)
Le parodie sono sempre una bellissima cosa, se fatte bene, ma non hanno senso se non si conosce l'originale! Comunque è normale che si leggano solo i passi principali, anche se dipende dal docente: alcuni dedicano l'intero anno della seconda a leggere il romanzo, saltando solo i capitoli storici. La prassi più comune però è leggere interamente i capitoli più importanti (che comunque non sono pochi) e gli altri riassumerli soltanto. Sarò molto felice e onorata se martedì sceglierai me!
La versione del trio vale tantissimo! E' difficile da recuperare ma se riesci guardala. Secondo me non c'è altro modo di guardare quel romanzo se non attraverso la parodia. Si merita di essere parodiato, soprattutto nelle parti più melense e noiose.
Sei veramente fantastica e interessantissima! Ci voleva veramente qualcuno come te che facesse video di questo tipo su argomenti davvero troppo trascurati e mal considerati da tutti qui sul tubo. Continua così!
Beh "che schifo il Terrore" non mi pare del tutto sbagliato, visto che la rivoluzione francese qualche pecca l'ha avuta. E poi è vero che il conte di Montrecristo si vendica, ma nel finale capisce di avere sbagliato e in qualche modo si pente di ciò che ha fatto (non del tutto, comunque). Quindi forse anche il messaggio di Dumas era che la vendetta è sbagliata perchè ci si può sempre fare prendere la mano e coinvolgere persone che npn c'entrano nulla. Io comunque lo amo molto, l'ho letto la prima volta quando avevo dieci anni ed è da allora uno dei miei libri favoriti.
Dipende da che prospettiva guardi le cose. Certo che la rivoluzione ha avuto pecche, non poteva non averle, e il Terrore, che partiva da ideali ben più giusti di quelli della rivoluzione borghese, ne ha avuto ben di più; ma era una rivoluzione necessaria, che non poteva essere fatta altrimenti che con la violenza. E quanto ancora i popoli hanno dovuto aspettare perché finalmente la nobiltà venisse privata dei suoi privilegi, e anzi ancora questo non è pienamente accaduto, in molte parti del mondo soprattutto, ma in certa misura anche da noi (sebbene non si tratti di nobiltà di sangue come allora). Non concordo sull'interpretazione che dai del libro di Dumas (ma è ovviamente un'opinione, la mia, che è sullo stesso piano della tua): a me pare che dimostri solo che la vendetta non porta alcuna gioia, alcun piacere, e che dunque lo sventurato che ha subito tanta ingiustizia, rimarrà per sempre segnato da quest'ultima, triste, avvilito e soprattutto solo. È il motivo per cui il libro è così perfetto: se Edmond alla fine fosse felice, soddisfatto della sua vendetta, la storia non avrebbe lo stesso sapore.
Ciao Yasmina. Ti seguo da poco tempo, ma trovo i tuoi video molto interessanti. Premetto che ho fatto solo le medie, ma poi mi sono appassionato alla lettura, e trovo i libri che hai citato i migliori che mi siano capitati di leggere, tanto che mi sono imparato l'Inferno e il Purgatorio a memoria. Capisco che studiare il Manzoni non sia la stessa cosa che leggerlo per diletto, tra l'altro ho avuto la fortuna di averne una copia piena zeppa di note ( più di 1200 pagine di tomo!) che hanno fatto sì che notassi cose che per la mia ignoranza mi sarebbero sfuggite, facendomelo apprezzare appieno. Poi anch'io se devo scegliere opto per Edmond Dantes.
Condivido il tuo astio profondo verso questo romanzo. Ricordo che da adolescente ero un accanito lettore, il sogno di qualunque prof, se non che ero anche estremamente critico e anarchico per cui se un libro non mi prendeva ne studiavo la sinossi e il contesto giusto perchè dovevo ma ne rifiutavo categoricamente la lettura (ricordo di aver insultato i Malavoglia ma di aver portato Canne al Vento come letteratura realista, sebbene non fosse in programma). I promessi sposi andrebbero conosciuti per l'importanza storica che han ricoperto, ma leggerlo è una tortura: non perchè sia scritto male, ma a causa dei protagonisti - non so chi tra Renzo e Lucia sia più tordo - ma alla richiesta di lettura lo lessi in una settimana, e poi criticai la prof dicendo che stavamo leggendo un libro con una trama scontata in cui i protagonisti erano due banderuole in balia degli eventi, una noia mortale e leggerlo non avrebbe portato ad altro risultato che farcelo detestare. Mi hai riportato alla memoria il concetto di "provvidenza" e "stai al tuo posto" che all'epoca mi era abbastanza sfuggito, ma è proprio quella la causa che me lo ha fatto odiare: da adolescente vuoi sentire storie di gente che rompe gli schemi, che trova la sua strada, che affronta difficoltà, non di due rincoglioniti che si muovono in un contesto più grande di loro. Personalmente toglierei la lettura obbligata di tutti i classici ma ne lascerei traccia nel programma per il loro significato storico; credo che nessun adolescente possa amare la letteratura se costretto a leggere opere che non lo appassionano.
Non è che tutti gli adolescenti amano le stesse cose e gli stessi personaggi eh... Io ad esempio ho sempre preferito libri e romanzi ambientati nei secoli passati perché nei protegonisti contemporanei non riesco ad indentificarmi quasi mai....Lucia non mi è mai sembrata una sciocca, riesce con una sola azzeccatissima frase a colpire la coscienza dell'innominato e a salvarsi... Meglio che se si fosse lanciata da una finestra dando fuoco al castello 😁😁😁Poi, x carità, è anche vero che da adolescente ami libri più scorrevoli o più "d'azione" perché sono generalmente piu semplici e immediati :)))
Il problema è che per forza devi costringerli a leggere, come devi costringerli a studiare le equazioni. Se lasci tutto alla scelta dello studente, non farà una minchia. È davvero molto difficile insegnare l'amore per la lettura, e andrebbe fatto ben prima che alle superiori comunque.
@@YasminaPani Concordo sul fatto che qualcosa dovrai pur costringerli a leggere, ma ci sono secondo me opere più appassionanti; ma anche il fatto magari di leggere dei racconti anzichè libri lunghi può essere un punto d'ingresso. Io intendo proprio l'amore per la letteratura, cioè il fatto di leggere un'opera non solo per il valore dell'opera in sè ma perchè ti piace quell'autore, ti interessa, o il periodo storico, o le tematiche trattate... la letteratura è un campo enorme in cui secondo me chiunque può trovare il suo spazio, costringere uno studente a leggere un libro che non gli interessa secondo me lo allontana. Farlo scegliere tra più romanzi, che trattano differenti tematiche, anche molto diverse tra loro, può mica essere uno strumento può adattabile per lo scopo? Non sono un insegnante e mi baso sui miei ricordi adolescenziali, quindi mi pongo il problema.
@@stefanobrunetto7899 Sono d'accordissimo, infatti io quando ho avuto le seconde non l'ho fatto i Promessi Sposi, ma ho dato elenchi di libri tra cui gli alunni potessero scegliere cosa preferivano leggere. Però il criterio del "leggi cosa ti piace" non va bene, perché ovviamente gli alunni leggono più che altro libri del cazzo insulsi, mentre tu da docente di italiano devi insegnare loro che cos'è la letteratura e come si fa a distinguere un libro ben scritto da uno scritto male. Bisogna però andare per gradi e proporre letture consone all'età e al livello culturale degli allievi; infatti io raramente ho dato un solo libro per tutta la classe, perché è abbastanza improbabile che siano tutti allo stesso livello e possano apprezzarlo. Questo almeno nei primi tre anni, dopo è necessario che alcuni libri siano letti, o almeno alcuni autori.
@@YasminaPaniPennac ha scritto qualcosa riguardo alla questione dell'obbligo di leggere, solo che Pennac non mi piace per nulla quindi parto prevenuto nei suoi confronti. Mi ricordo che in terza liceo, la prof. di lettere aveva chiesto a ognuno di noi di proporre, a turno, un libro che fosse piaciuto, poi, non ricordo con quale criterio, leggevamo tutti il libro scelto. Una volta proposi "La metamorfosi" di Franz Kafka, che era il mio autore preferito, racconto che non si filò nessuno, per due volte "vinsero" due miei compagni che avevano proposto rispettivamente, "In viaggio con Charlie" di Steinbeck un libro che, boh e, soprattutto, "Verdi colline d'Africa", di Hemingway, uno dei piú brutti libri che io abbia mai letto. Oddio, non che io ami molto Hemingway ugualmente ma se mi fossi dovuto basare su quello, avrei pensato che era un idiota....Comunque, tanto per capire il clima che si respirava all'epoca, quando nel primo tema della terza liceo, scrissi che alla sera preferivo leggere che guardare la tv (cosa vera e i miei potevano testimoniare perché mi stendevo sul divano nella camera/studio e leggevo per la maggior parte delle sere, anche fino a notte inoltrata), la prof., nuova, mi diede 5 perché pensava che la stessi prendendo per i fondelli, abituata come era ad avere a che fare con i paninari che era già tanto se leggevano in classe. Poi riuscii a spiegarle meglio e si convinse, anzi, cambiò del tutto idea su di me. Sui paninari ovviamente no....
Ehi, ho visto il tuo video, sarebbe bello che non solo tu commenteresti il video di Roberto Mercadini ma mi piacerebbe se voi due faceste un video in cui voi vi scambiaste le vostre opinioni, sarebbe bello! Comunque a me è piaciuto molto il romanzo sopratutto la questione del manoscritto.
Penso di amarti, il tuo No Politically correct sostituito con semplice buon senso lo amo, quindi continua così e da oggi mi iscrivo al tuo canale. Grazie!
Comprendo il tuo punto di vista, ma personalmente sarei meno ingeneroso sia nei confronti di Manzoni, che verso il suo alter ego letterario, Lucia. Partiamo da quest'ultima. Io credo che nel 2022 sia arrivato il momento di togliere di dosso a questa ragazza tutta la polvere accumulata in due secoli: Lucia già dalle prime pagine del romanzo appare molto meno sciocca e sprovveduta di quello che sembra. Innanzitutto è più intelligente sia di sua madre, che del fidanzato Renzo: riesce a tenersi in pancia le molestie subite, parlandone solo in confessione, per evitare che in paese si facciano una cattiva idea circa la sua onestà (tutelando, così, oltre a sé stessa, anche Renzo); tace alla madre i veri motivi di questa reticenza, per non offenderla; prende l'iniziativa di dare a Fra Galdino più noci del necessario, per fare in modo che questi torni subito in convento ad avvertire Fra Cristoforo, e non si fermi a chiacchierare di casa in casa; quando si convince a celebrare, controvoglia, il matrimonio a sorpresa, si rende conto perfettamente di essere stata manipolata da Renzo a tale scopo. Insomma, Lucia a soli 18 anni comprende già molto bene le debolezze dell'animo umano, e accetta Renzo e Agnese così come sono. E' chiaro che una quattordicenne liceale, in piena tempesta ormonale e vogliosa di libertà, vede il lei solo una sfigata repressa tutta casa e chiesa che non è capace di fare nulla senza l'assistenza della madre, ma io credo che anche questa immagine di Lucia sia molto superficiale e vada superata: Lucia è una nevrotica (e chi non lo è?): soffre di agorafobia, come il suo autore; è fortemente repressa a livello sessuale (idem, come il suo autore), e non riesce ad esprimere verbalmente i propri sentimenti (capita solo a lei?) soprattutto nei confronti di Renzo. Anche Lucia sa essere manipolatrice a suo modo: cerca di impietosire i suoi rapitori; si accorge dei tentennamenti dell'Innominato, mostrandosi quindi, ancora, molto sensibile, e sfrutta i punti deboli di lui a proprio vantaggio. Insomma: a me pare tutt'altro che sfigata e sprovveduta. Certo, è il personaggio che si evolve meno, e porta anche sulle proprie spalle il peso del messaggio ideologico che il suo autore vuole trasmettere, ma nelle sue paure, nelle sue reticenze, nelle sue fragilità appare un personaggio fortissimamente umano e realistico. Addirittura anche contraddittorio: ricordiamoci che dopo aver pronunciato il voto, anche lei «si pente ... poi si pente di essersi pentita»: chi ci viene in mente? A barcollare così tra i dubbi non è mica pure Gertrude? Quest'ultima, forse tra i personaggi femminili più riusciti di tutta la letteratura italiana, ha in comune con Lucia gli stessi andirivieni di passioni, la stessa volontà delicata e fragile (e ricordiamoci che Petrarca sul suo bipolarismo ci la scritto 365 poesie). Passiamo a Manzoni: anche verso di lui io sarei meno impietoso. Che ci aspettiamo da un aristocratico milanese di inizio Ottocento? Cara grazia che sia un liberale moderato... Ma il suo pessimismo nei confronti del destino dell'uomo, specialmente quello delle classi povere, non mi sembra così irrealistico: anche Verga non si fa molte illusioni sulle capacità del popolo di superare, da solo, la propria condizione di miseria (pensiamo alla novella «Libertà») e non è andato molto lontano dal reale: tutti i grandi cambiamenti, del resto, vengono manovrati dall'alto, ed anche l'avvento delle democrazie moderne non è stato certo una conquista del popolo, ma un effetto collaterale del capitalismo. A scuola diciamo, per questo, che Manzoni «ha un atteggiamento paternalistico», perché, cioè, crede che i cambiamenti debbano essere guidati dalle classi dominanti, ma io vedo questo come, appunto, una sfiducia verso le capacità dell'uomo di determinare il proprio destino, soprattutto attraverso la violenza: le sue idee politiche si fondano sostanzialmente su un grande pessimismo di fondo. Ma noi, grazie a Dio, non dobbiamo far leggere il libro allo scopo di promuovere le idee politiche del suo autori, e possiamo esaminare, a distanza, tutto ciò. Del resto, se Manzoni avesse voluto scrivere una storia in cui il popolo si ribella e ottiene ciò che vuole, lo avrebbe fatto...
@Audeo bello...personalmente, come ho già scritto, ho amato fin dalla prima lettura i Promessi sposi, che vorrei anche rileggere tra non molto: per quello che vale, non ho mai considerato stupida Lucia, anzi, è una spanna sopra Renzo, ma proprio per questo, mi sarei aspettato un salto di qualità che, ovviamente, come hai detto, non poteva avvenire. Riguardo al pessimismo di Manzoni, vero, infatti, nel finale del (per me) bellissimo soliloquio di Marco da "Il conte di Carmagnola", Manzoni gli fa dire: "Io li ringrazio; ei m’hanno Statuito un destino; ei m’hanno spinto per una via; vi corro: almen mi giova ch’io non la scelsi: io nulla scelgo; e tutto ch’io faccio è forza e volontà d’altrui. Terra ov’io nacqui, addio per sempre: io spero che ti morrò lontano, e pria che nulla sappia di te: lo spero: in tra i perigli certo per sua pietade il ciel m’invia. Ma no morrò per te. Che tu sii grande e gloriosa che mi importa? Anche io due gran tesori avea, la mia virtude ed un amico. E tu m'hai tolto entrambi".
Ti ringrazio di questo bellissimo commento. Ho studiato abbastanza i Promessi Sposi, mio malgrado, e devo dire che non ho mai letto particolari approfondimenti sulla figura di Lucia. È chiaro però che se penso ad altri personaggi femminili già comparsi altrove prima del 1840, non posso non averla in estrema antipatia. Poi è del tutto realistica per il contesto è in cui è inserita, e infatti il discorso è alla fine che a me non piace proprio l'argomento, l'ambientazione, insomma il romanzo nella sua interezza. Comunque il fatto che fosse un nobile dell'Ottocento non è che voglia dire molto, molti illuministi erano nobili e alcuni hanno anche partecipato alla Rivoluzione, per dire. Persino Leopardi che di politica non si è interessato per niente era più fermo di Manzoni su certe cose, ed era certo ben più pessimista di lui sulle magnifiche sorti e progressive! Anche altri mi hanno citato Verga, che infatti è un altro autore che personalmente non amo, e che difficilmente leggo per godimento personale, ma di cui apprezzo le indiscusse capacità di narratore, davvero eccellenti, e l'estrema efficacia dei prodotti finali; i quali mi riescono comunque più graditi dei Promessi Sposi perché, benché non fosse quello l'intento di Verga, sono efficaci nel denunciare crudamente una realtà che nessuno voleva guardare. Denuncia ben più spietata di quella di Manzoni che è sempre mezzo cerchiobottista, il vero antenato della democrazia cristiana. Poi sia chiaro: certo che il romanzo è così perché lui è così che lo voleva. Infatti il punto è proprio quello!
@@YasminaPani grazie a te per lo spunto di riflessione. Sono un collega e, al di là dei giudizi personali, che condivido con te, cerco di fare amare il romanzo ai miei studenti. Io di questo romanzo amo il fatto che quando Manzoni si mette ad indagare la psicologia di un personaggio sa essere un vero e proprio chirurgo, e nessuno come lui svolge tale operazione in modo tanto semplice e trasparente. E questo a mio avviso supera di molto i limiti che tu giustamente hai sottolineato, e fa essere questo romanzo, dopo due secoli, una lettura fondamentale. Magari se vuoi restare sull'argomento, in un altro video possiamo indagare il valore didattico di quest'opera, e se vale la pena leggerla ancora, dopo due secoli.
@@audeo1634 che ne valga la pena credo sia fuor di dubbio! Personalmente credo che il valore didattico principale risieda nell'aspetto tecnico: è un ottimo esempio concreto di come si scrive un romanzo, come si distingue, da lettore, un romanzo ben scritto, e se inserito in un percorso che includa poi romanzi successivi è utile per mostrare come si è sviluppata questa forma nella nostra letteratura.
@@lucat5479 ho visto che avevi scritto un commento in cui mi chiedevi di Grazia Deledda, ma non compare più; ti rispondo lo stesso: sì, senz'altro merita di essere letta, anche se potrebbe risultare piuttosto pesante. Io credo che non ci si debba forzare nella lettura: è comunque impensabile leggere tutto, quindi si farà necessariamente una selezione. Prova, poi se non ti piace non è un'onta averla abbandonata.
Scusa, facciamo ordine. Il significato _cattolico_ de I promessi sposi è totalmente diverso da quello che sostieni tu. Il significato cattolico si sofferma sui sacramenti, sull'intermediazione del clero, sulla santità di alcune figure (vedi il cardinale Borromeo) e altre cose; ma non certo sul tema della provvidenza, che invece è cristiano, non cattolico. Più specificamente, l'accettare "tutta la m3rda che ti arriva addosso", come dici tu, non solo non ha proprio niente di cattolico, anzi è un concetto protestante, ma è proprio estraneo al romanzo. Nel cattolicesimo, e di conseguenza ne I promessi sposi, non si accetta niente di niente, caso mai si _evita_ di ergersi a "rivoluzionari", dato che le azioni umane sono bazzecole rispetto a quelle della natura (vedi la peste finale). Di conseguenza, ci si rivolge a Dio affinché l'uomo trovi scampo nei cataclismi e nelle tragedie. E infatti nella carneficina finale Don Rodrigo muore e Renzo si salva; altro che continuare la "vita da sfigato", come hai affermato! Poi, certo, muoiono appestate anche persone positive, e si salvano persone negative, ma questo è messo a bella posta per aumentare il senso di mistero del disegno universale. Che questa morale non sia condivisibile è un conto, ma certo non è quella che descrivi tu, tanto meno può essere considerata banale, anzi può essere addirittura inquietante, persino per gli atei: non è raro il caso di atei che si convertono proprio quando ricevono una qualche grazia, come credo sia capitato allo stesso Manzoni. In definitiva, gli uomini cercano di farsi giustizia da soli, in modo appunto "umano"; poi arriva la natura che improvvisamente stermina gli uomini come insetti. E nel frattempo Dio, secondo un ordine misterioso, salva alcuni e non altri, lasciando intendere che, chissà..., c'è modo di salvarsi. Sono temi tipici della filosofia post-illuministica, per nulla banali, il cui valore hai peraltro (giustamente) esaltato ne La Ginestra e mi stupisce che tu possa liquidarne la portata ne I promessi sposi. Caso mai si può dire che sono temi un po' in ritardo rispetto a come furono trattati nella letteratura non italiana. Ma i problemi de I promessi sposi non sono certo questi...
Manzoni interpreta esattamente il modo di pensare dei contadini lombardi del 600. Il Manzoni non poteva attribuire ai suoi personaggi altri modo di pensare, così come non poteva far giungere Renzo a Milano in autobus o in treno...... Scrivendo a posteriori non poteva attribuire a nessuno l'aver fatto una rivoluzione nel ducato di Milano durante il periodo spagnolo in quanto questo non era storicamente accaduto proprio perchè il popolo ragionava come lo fa ragionare il Manzoni. Complimenti per tutto il resto.
Be' lo ha scelto lui di ambientare il romanzo nel 600, proprio perché voleva dire alcune cose e non altre, e poi perché non aveva le palle di denunciare in modo diretto la società del suo tempo
Video straordinario, soprattutto gli ultimi 6 minuti; condivido appieno tutto il discorso sulla mentalità ignava e indolente che caratterizza la maggior parte degli italiani
Cosa ne pensi invece delle Confessioni di un italiano di Nievo? Purtroppo è ancora poco conosciuto dal grande pubblico italiano... A mio avviso il punto forte dei promessi sposi è banalmente la trama oltre a una figura memorabile come quella della monaca di Monza che vale tutto il romanzo; va da sè che il plot non basta a fare di uno scritto un capolavoro.
Ecco, quello è un grandissimo romanzo, che a scuola viene praticamente ignorato. Non c'è nessun motivo reale per fare mille ore di Manzoni e zero di Nievo, sarebbe opportuno almeno bilanciare un minimo! Senz'altro la monaca è un personaggio meraviglioso, scritto divinamente e molto realistico. Lì c'è anche una bella critica all'aristocrazia!
1. Dici che non hai più nulla da metterti, ma: stai benissimo con quello che hai! Molto strafica 😉 2. La tua posizione ideologica non/anti-cattolica ti fa giudicare severamente la sostanza del romanzo. Il messaggio dei Promessi Sposi è molto semplice, è il succo del Cristianesimo, cioè il Padre nostro: perdonare e amare i nostri nemici. Tu puoi pensare che sia stolto e chiederti perché tu debba farlo, ma penso che non puoi non ammettere che è cosa grandiosa, perché MOLTO difficile. Il sugo della Storia e l'accettazione del proprio destino (già così San Paolo) non implicano che non si debba reagire al male e cercare di impedirlo: infatti Fra Cristoforo aiuta i due promessi a scappare. Non si deve reagire al male con il male secondo il Cristianesimo (ma non secondo Edmond Dantès, più nelle tue corde), bensì si deve rispondere al male con il bene (perdono, amore), e ciò non vuol dire che non si debba impedire il male. Non si tratta di prendere merda in faccia e dire anche grazie: se uno mi getta merda, posso fare di tutto per evitare di prendermela addosso, ma non rigettargliela a mia volta. E che succede invece se mi accade una cosa tanto terribile contro cui non posso fare nulla? La devo accettare, ma ciò non vuol dire che ne debba essere contento e che non la possa denunciare come un'infamia. La fiducia nella Provvidenza è affidarsi al disegno di Dio: anche i mali orribili che possono capitarmi hanno un senso, e di tutto Dio terrà conto. Vero che, come tu dici, questo conto molto spesso è nella vita ultraterena, ma a volte anche in questa: non hai sottolineato, infatti, che c'è l'happy end, con Renzo e Lucia che si sposano e hanno un sacco di figli (quindi la felicità può esserci anche nella vita terrena), mentre il cattivo don Rodrigo muore malamente, come per una sorta di "giustizia di Dio" molto popolare. Manzoni era stato in gioventù un rivoluzionario (in teoria), e pur essendo lui nobile non pensa che i poveri debbano raccogliere le briciole dai ricchi e dire pure grazie: infatti fa vedere che i nobili sono quasi tutti ingiusti e prepotenti, mentre fa in modo che Renzo diventi ricco grazie al suo lavoro e alla sua abilità, come piccolo imprenditore. 3. Buona uscita di quarantena.
Grazie per questo bel commento, sicuramente molto più equo e onesto del mio, che del resto è fatto apposta per essere un po' esagerato. Comunque non c'è un lieto fine nella storia nel senso che loro acquisiscono la consapevolezza che il male esiste, e il tono del finale è proprio dimesso; ma questo lo trovo coerente, sarebbe stato assurdo il contrario. Non è però vero che gli aristocratici sono quasi tutti ingiusti ecc: c'è sempre il personaggio positivo che fa da contraltare a quello negativo, perché alla fine la sua idea era quella di proporre un ideale di società, quindi con i modelli da seguire e quelli da condannare. Però certo, in ultima analisi questo specifico aspetto della fede nella Provvidenza e l'accettazione del male si recepisce meglio o peggio in base al proprio gusto personale, è inevitabile.
@@YasminaPani grazie a te per la tua grazia e leggiadria : la quarantena ti fa bene! I nobili sono visti quasi tutti come ingiusti (Rodrigo, Attilio conte zio, Ferrer, don Gonzalo..), si salvano Federigo (ma perché cristiano), il marchese erede di Rodrigo (altro cristiano) , e il convertito al. Cristianesimo Innominato. Vero che R. e L. prendono coscienza non tanto che c'e il male (questo lo sapevano), ma che il male arriva anche a chi non fa il male, cioè a loro, ma il finale non è dimesso, è un messaggio di speranza (la fede in Dio raddolcisce i mali e li rende utili per una vita migliore). Il lieto fine è dato dal fatto che si sposano come volevano, trionfano sul loro nemico (che muore pure), e diventano anche molto ricchi: meglio di così! Gramsci non ha valutato bene il romanzo, ma comunque tutta la corrente comunista (e la critica letteraria comunista) l'ha sempre invìso perché romanzo cattolico, e non si poteva approvare l'oppio dei popoli. Non sarebbe l'ora di liberarci dalle ideologie PERFINO in relazione ai Promessi Sposi? Che è romanzo ben costruito. Io vedo una debolezza proprio nel finale: troppo happy end (si sposano, diventano ricchi, e il cattivo muore), una cosa così è giustappunto solo nei romanzi, non nella realtà (unica pecca irrealista di un romanzo molto realista nella descrizione del Seicento). Ma potremmo starne a discutere per ore (e mi piacerebbe), e però le chat hanno i loro limiti... Provocazione per Yasmina: che ne pensi invece de "I miserabili" accostati spesso ai PS?
@@giuliocolesanti mah ti dico, non è che io apprezzi la critica letteraria comunista; in generale non apprezzo le correnti nella critica, anche se ovviamente hanno avuto tutte quante la loro ragione di esistere, a suo tempo. Un critico deve essere obiettivo, e infatti io non faccio quello di mestiere 🤣 scherzi a parte ribadisco che questo è un video volutamente esagerato in cui ho evidenziato solo ciò che odio del romanzo, se lo avessi sviscerato sarebbe durato due ore! Ammetto però di averlo fatto non solo perché più rapido e più divertente, ma anche perché volevo proprio ricevere commenti come il tuo 🙂 Ecco, per me "I miserabili" è una delle cose più belle di sempre, accostabile davvero alla Divina Commedia, all'Iliade, alle tragedie di Shakespeare. Mi pare molto diverso dai Promessi Sposi, proprio nel modo in cui viene raccontato il popolo! Manzoni si guarda bene dal parlare di forzati e prostitute: i suoi eroi sono una vergine casta e un onesto giovane, in procinto di unirsi nel sacro vincolo del matrimonio. E questa è una differenza fondamentale che dunque rende molto distanti i due romanzi, anche se in entrambi c'è il racconto dei soprusi subiti e la denuncia della corruzione e del male dei potenti. Ma non c'è paragone: la forza con cui lo fa Hugo non esiste neanche lontanamente nei Promessi Sposi. Il titanismo di Jean Valjean non trova un corrispettivo nel romanzo di Manzoni, nemmeno nell'Innominato che del resto pur essendo memorabile è un personaggio marginale (e comunque, ma questo è il mio modesto parere, insopportabilmente stucchevole alla fin fine). Ma in generale io credo che nel leggere i Promessi Sposi non si provi un briciolo del trasporto e dell'emozione che ti travolgono invece quando sei dentro I miserabili; ma questa è la volontà dell'autore, ovviamente, a Manzoni interessa proprio fornire un modello di società e dare una serie di messaggi precisi, che appunto non sono tesi a gonfiare i cuori, a esaltare gli animi, ma semmai tutto il contrario. Leggendo I miserabili percepisci l'ingiustizia della vita e vuoi prendere le armi, anche se nel finale tutto va bene. Leggendo i Promessi Sposi, che pure finiscono sì bene, ma con quel retrogusto leggermente amaro spiegato nel sugo della storia, no. Ripeto, è l'intento dell'autore, non è una pecca nel senso di una cosa che non è riuscito a ottenere! Quindi li trovo molto diversi, tutto sommato. Tu la vedi in altro modo?
@@YasminaPani non coincido con te in alcune valutazioni sui PS, ma questo è proprio il bello della critica letteraria! È questo che a me smuove l'animo e fa venire voglia di discutere, non perché voglia avere per forza ragione alla fine, ma per il piacere di confrontarmi; e se un altro alla fine riesce a convincermi che ha ragione lui, non mi sento diminuito, ma fortunato perché ho imparato qualcosa mentre prima la ignoravo. A parte questo inopportuno e narcisistico sproloquio su me stesso, avevo capito il senso esagerato in alcuni aspetti del tuo video, ma come vedi ho preso molto sul serio quello che tu dici : anche perché è scanzonato e esagerato (e mi piace!) il tuo modo di dirlo, e non quello che dici. Ma non la vediamo allo stesso modo sui PS, e questo non è un dramma, anche perché io non sono il tuo giudice e tu non sei il mio. E poi siamo entrambi professori (brutta gente i prof! 😜), e quindi pari siamo. Miserables piacciono molto anche a me. Penso che a te possa piacere il Rastignac di Balzac (gran figaccione ma sempre un maledetto nobile ), o tendi di più per il plebeo Lucien de Rubempré? O forse il tuo eroe è il ribelle Julien Sorel di Stendhal di estrazione popolare? E una "compagna" come te cosa pensa dello Zivago di Pasternak? Io in realtà ho sempre ammirato Strelnikov, pur non condividendone l'ideologia né il suicidio finale. Ti offendi se concludo dicendoti "buonanotte principessa"? Così isolata in quarantena mi pari un po' Rapunzel (tu ugualmente bellissima e però molto più fascinosa, perché più colta ma soprattutto pronta al dibattito). 😘
@@YasminaPani ballano due secoli nell'epoca in cui sono ambientati i due romanzi... Il contesto storico è troppo diverso per fare un paragone, anche relativamente al modo di vivere, reagire alle ingiustizie, pensare dei personaggi. La Lombardia dell inizio del 1600 e la Francia post rivoluzione e post napoleone sono agli antipodi...
Ogni personaggio andrebbe guardato come spesso si guarda don Abbondio, bisogna sapere che quel personaggio è sbagliato ma al contempo quasi invidiabile poiché cade sempre all'impiedi, quindi aprire gli occhi: il male e l'ignoranza convengono ma per vedere tutto ciò bisogna sapere e capire di essere persone con ideali almeno decenti
@@YasminaPani dicevo in maniera ermetica che invito a guardare i vari personaggi de i PS non come modelli di riferimento ma frutto della realtà dell'epoca
Salve Yasmina ho "scoperto" da poco il tuo canale ed ho avuto il piacere di gustare parecchi video; riguardo le riflessioni su I Promessi concordo sul fatto che si tratti del primo romanzo moderno scritto con un italiano "lavato in Arno". Alle superiori l'abbiamo studiato con una bravissima professoressa che cercava di far comprendere come Manzoni metteva anche in risalto le peculiarità umane, tra questi ricordo la spiegazione del dialogo tra il conte zio di Rodrigo e il Padre Provinciale dove la mia Prof. ci fece notare gli elementi con cui l'autore voleva mettere in risalto l'esperienza degli interlocutori innanzi a quella grana : " ... due canuzie, due esperienze a confronto ..." (vado a memoria). Quello della scuola è un lontano ricordo, l'ho riletto dopo quattro lustri anche per alcuni scritti di Leonardo Sciascia che attengono fatti storici riportati. Personalmente mi sono fatto l'idea che in questa narrazione i protagonisti fossero i non protagonisti, come una sorta di pretesto per raccontare fatti e personaggi storici del tempo ( i tumulti di Milano, l'Innominato, la peste, l'inquisizione ecc... ). Non sono affatto uno studioso, bensì un semplice lettore, non compiutamente istruito per dare un giudizio ampio e netto, infatti non avevo riflettuto sulle posizioni "conservatrici" di Manzoni circa le classi sociali. Ma del resto Manzoni apparteneva ad una famiglia complicata ed abbiente e non poteva che vedere le dinamiche socio economiche secondo il suo punto di vista quindi lontano da un Che Guevara ante litteram. Complimenti ancora ( e scusa i mille errori in questo commento ).
Ciao. Ho ascoltato il video, grazie intanto di averlo fatto. Beh, io credo di essere uno dei pochissimi che ha amato "I promessi sposi" fin dalla prima lettura, ce lo fece leggere la prof. di lettere mi sembra nell'estate del 1987..credo...si legge in terza o quarta liceo? Va beh, comunque, in quegli anni lì, per arrivare preparati a settembre. E devo dire che me lo sono letto d'un fiato, mi piaceva un sacco la ironia usata con Don Abbondio sia all'inizio con i Bravi (secondo me quella scena è geniale, poi mi sembra di vedere davanti a me Don Abbondio che si aggiusta il colletto e, fingendo di guardarsi intorno, dà un occhio dietro per vedere se la strada è libera...), che più avanti, quando, nel capitolo XXV, si incontra con il cardinale, tra i dialoghi e i pensieri tra se e se di Don Abbondio, per me si raggiungono vette di ironia elevate: cioè, l'immagine di Don Abbondio che a capo basso, stava come un pulcino negli artigli del falco ecc. per me è troppo forte. Oppure prima, quando gli viene chiesto il motivo per cui non ha sposato i due, lui che dice : "Ma forse non mi sono spiegato bene, sotto pena della vita ecc. " E' il capitolo della famosa frase che uno il coraggio non se lo può dare. Poi mi sono piaciute molto le descrizioni dei personaggi, l'Innominato è bellissimo, anche Padre Cristoforo, Agnese: certo, Renzo è un "cretino con lampi di imbecillità" per dirla alla D'Annunzio e Lucia è una bigotta egoista, però, come descrizione in sé dei personaggi, senza dare giudizi, secondo me sono fatte bene. Certo, per dire, con un parallelo assurdo, Lucia è anni luce distante da Giulietta, la vera protagonista di "Romeo e Giulietta", però Romeo, a parte il parlato (che però, grazie al piffero, glielo ha messo in bocca il Bardo), non è che sia tanto più sveglio di Renzo. Cioè, voglio dire, sto Romeo, 5' prima di conoscere e innamorarsi di brutto di Giulietta, era perso per un'altra tipa e aveva passato le giornate precedenti a sfracassare i santissimi ai suoi amici su sta tipa, che dimenticherà poi in 10" scarsi....Poi, certo adoro Shakespeare, guai a toccarmelo...Tornando all'Alessandro nostro, credo tu abbia ragionr, poi tu ne sai a pacchi più di me, che te lo dico a fare, anche se non sono d'accordissimo che fosse cosí reazionario o pervaso troppo negativamente del cattolicesimo, fosse reazionario, solo, volevo aggiungere due note. Leggevo che Gramsci, non amava Manzoni perché aveva, secondo lui, il classico difetto degli intellettuali italiani, perché aveva descritto i vizi degli italiani tutti condensati nei poveracci, quindi Don Abbondio, Renzo e Lucia, ma anche il "borghesuccio arricchito" Don Rodrigo, mentre quelli più aristocratici, erano più virtuosi, dall'Innominato, a Fra Cristoforo ecc. Invece, Leonardo Sciascia, in un video che si trova anche su yutube, molto breve, propone una sua lettura del finale: dice, in pratica, che a differenza di quello che si pensa, il romanzo non è consolatorio anzi, perché tutti cambiano o finiscono male, anche Renzo e Lucia devono andarsene, l'unico che rimane di fatto, fermo e senza cambiare è proprio Don Abbondio. Sciascia conclude dicendo che qui riecheggiano le grida manzoniane, il pessimismo sulla situazione italiana, per cui, alla fine, nulla cambia e i più pavidi si salvano comunque (se hai voglia, ti consiglio di cercare il video, dura un minuto, perché ho fatto una sintesi). Per quanto riguarda il resto del Manzoni scrittore, per quanto sia appassionato di Napoleone, il 5 maggio è un pacco micidiale, retorica a non finire, mi spiace ma la detesto da sempre. L'Adelchi e il Conte di Carmagnola sono dimenticabili secondo me, però, vorrei spezzare una lancia per il "Soliloquio di Marco", l'attendente di Carmagnola: ne rimasi folgorato la prima volta che lo vidi al Piccolo a Milano, con la classe (non si chiamava ancora "Teatro Strehler" e fu quello che mi fece innamorare del teatro. Sì, vero, come mi disse anche un insegnante di recitazione (perché io ai corsi e ai provini portavo sempre un monologo di Jago o questo...), quel monologo era comunque pregno della mentalità cattolica di Manzoni, quindi non potevo vederlo attualizzato come lo immaginavo, però, insomma, per l'epoca, per me un monologo molto sentito e coraggioso, dove Marco si guarda dentro fino in fondo, senza sconti a se stesso, ci sono diversi punti tipo quando dice: "Oh! il vil son io che gli credetti, o volli credergli". E per l'epoca a mio avviso era tanta roba. A proposito, non dimenticherei " Storia della colonna infame": se non è attuale quello...Ciao.
Concordo ovviamente con Gramsci, non potrebbe essere altrimenti 😂 questo non toglie che sia vero anche quanto dice Sciascia, non c'è infatti un lieto fine nel romanzo (e meno male, nel senso che sarebbe stato assurdo e incoerente). Del resto il suo "pessimismo" sul piano storico è ben visibile anche nelle altre opere, su tutte la Colonna infame, che anche tu citi. Concordo anche sul monologo, a me infatti non dispiacciono le tragedie, come ho accennato, solo che sono appunto piuttosto stucchevoli e io sono davvero della scuola alfieriana semper fidelis! Grazie per il commento
Gadda se lo faceva leggere tantissime volte negli ultimi anni di vita; credo che lei non abbia affatto capito il romanzo; questa interpretazione è tristissima! I romanzi dell'Ottocento sono meravigliosi, da Manzoni a Hugo, perché ancora sono immersi nella metafisica, ancora non sono avviluppati nello psicologismo e nell'individualismo del romanzo del novecento...
Dio quanto mi stava sulle palle Lucia... Il prototipo della "figa di legno"! Devo ringraziare il mio docente di italiano del ginnasio per aver spiegato con tanta passione il romanzo, in particolare ricordo due momenti: il primo fu quando si mise a piangere leggendo l'episodio della madre di Cecilia, e devo dire che vedere un uomo adulto commuoversi in quel modo per un testo, mi ha lasciato il segno; il secondo fu durante la spiegazione delle altre opere di Manzoni, quando ci fece capire tra le righe che Il Conte di Carmagnola era sostanzialmente una merda. Non posso dire di aver amato il romanzo né tantomeno di amarlo, d'altra parte devo riconoscere che fa parte della mia adolescenza, nel bene e nel male.
no... è un'idealizzazione della donna. nella sua visione "cattolica" Lucia rappresenta la semplicità dello spirito, la purezza della donna, ma non la stupidità o la sempliciotta.
È stato talmente duro il mio ginnasio che "I promessi sposi" era il momento più rilassante e il libro più leggero... forse però a me è piaciuto perché sono fieramente aristocratica, classista e tradizionalista 😁😁😁
@@YasminaPani o forse era perché il professore di latino ci faceva leggere sempre il Satiricon o L'asino d'oro... dopo mesi di lenoni, bordelli e mignotte ci stava tornare sul Manzoni 😁😁😁😁
@@YasminaPani Avete letteralmente nominato le due figure letterarie con cui mi andrei a prendere un caffè se solo fosse possibile: sarebbe un'esperienza mistica e un triangolo singolare! Li adoro entrambi in egual misura.
@@YasminaPani tra l'altro, Dante ci aveva visto lungo fin da molti secoli prima, prevedendo per gli ignavi un girone apposito all'Inferno 😂❤️. E in tutta sincerità è il girone "dellammerda assoluta" dell'umanità a mio parere. Già, odio l'ignavia più di qualsiasi altra cosa.
In accademia di teatro per insegnarci il perfetto uso della punteggiatura in fase sia di lettura che di scrittura ci han fatto studiare i promessi sposi.
Sinceramente se ripenso alla mia percezione da studente al liceo classico, avevo odiato Manzoni, finché non ho incontrato Dante che ho odiato molto di più. Adesso se ripenso ai due autori e devo scegliere chi buttare giù dalla torre, resta comunque Dante. Ovviamente non è un parere tecnico, ma forse tre anni di Divina Commedia boh, mi sembrano un po' troppi.
@@YasminaPani Eh allora, tanti motivi. Fondamentalmente non lo capivo e avevo la versione del Natalino Sapegno vecchia senza parafrasi, e questa difficoltà non la riscontravo negli autori temporalmente precedenti o successivi. La professoresse aveva un'adorazione che oserei definire "religiosa" per Dante che impediva qualsiasi forma di incomprensione (avere un dubbio su Boccaccio, Leopardi... Dante invece lo si doveva capire. Per fornire un altro riferimento, tra le tracce della maturità c'era Dante e lei girava intimando tutti di fare la traccia su Dante, che ovviamente non ho fatto). Poi Dante mi sembrava un po' tronfio e troppo pieno di sé e in più trovavo noiosa l'immagine di Beatrice. Ripeto che sono tutte impressioni che avevo da studente, probabilmente sono tutte cose che potrei superare oggi riprendendo Dante con una maturità diversa, sfrondata da bias collegati ai professori innanzitutto. Forse è un commento/argomento un po' più ampio, anche perché ho visto che qui e là hai affrontato il problema della didattica dell'italiano (e del greco e del latino, ma con quelle sono stato più fortunato), in generale la mia opinione sulla letteratura italiana (incluso ovviamente Manzoni) è pesantemente pregiudicata dall'esperienza liceale (superabile), ma anche dal fatto che mi sembra una letteratura troppo religiosa/cristiana (almeno per quello che è stato il programma di letteratura italiana propostomi), e quindi concordo con te sulla tua opinione sulla "filosofia" di Manzoni. Mi "accendevo" per qualche autore che sentivo meno religioso e poi quando le cose avevano iniziato a farsi interessanti con la letteratura del 900 c'era già clima di maturità e ci siamo fermati (abbiamo accennato Montale). Col tempo, paradossalmente studiando altre lingue, ho fatto "pace" con l'italiano come lingua (ed è per questo che pur facendo tutt'altro nella vita mi interesso di vlog e podcast di lingustica), mentre con l'italiano come letteratura i rapporti sono ancora freddi.
Ricordo di aver apprezzato in unica volta i promessi sposi quando lessi di Renzo che ne passava di tutti i colori a Milano, perché trovavo divertente vederlo rimbalzare da un parte all’altra come una pallina da flipper senza combinare un cavolo fritto marinato. Ricordo anche l’estremo fastidio che avevo quando in un compito in classe quasi 7 anni fa mi fu richiesto di esprimere il mio gradimento sui personaggi. Non volevo dire di apprezzare nessuno in particolare perché pur non avendo capito granché della loro caratterizzazione non mi piaceva il loro modo di fare rinunciatario e attendista. In un testo non voglio leggere di accettati soprusi e affidamento alla provvidenza, alla buona sorte che mi aiuta se non faccio nulla. Anche da più giovane avevo ben in mente che per vivere una vita piena, in salute e in cui potrei anche realizzare me stesso e raggiungere qualcosa qualunque prospettiva di vita sarebbe stata migliore di “stai buono e nel tuo orticello, sii arrendista e mansueto che poi anche se vivi nella miseria Dio ti premierà con una meravigliosa seconda vita dopo la morte”. Veramente una prospettiva propositiva e ispirante, non c’è che dire. Ah si comunque, adoro i video in cui stronchi le cose. Da quando ho iniziato a studiare argomenti come riforme scolastiche, programmi, filosofia gentiliana ho sentito un bisogno fortissimo di criticare l’istituzione scolastica italiana e il suo ridicolo anacronismo. Penso dovrebbe essere demolita e attaccata da tutti i fronti, da parte mia sto studiando psicologia (anche nella parte più cognitiva) quindi mi piace sentire critiche da professionisti di altri campi.
La monaca di Monza si può apprezzare, se non altro! Sul sistema scolastico italiano c'è parecchio da dire, sì, anche se non saprei mai come concretamente le migliorie che ho in mente si potrebbero realizzare
Il mio prof dopo l'ennesima domanda fatta dai suoi alunni per generazioni di perché don Rodrigo se la prendeva con una contadinotta come Lucia? Rispose a noi "se la voleva scopà"!! Correva l'anno 1990!!
Ciao Yasmina. Mi piacciono molto i tuoi video, le tue opinioni, come spieghi in maniera precisa certe questioni e ti stimo molto. Non condivido però il tuo astio, repulsione, dissenso.. verso la fede cattolica e in questo video lo sottolinei proprio. Apprezzo il tuo rispetto per le persone cattoliche. Gentilmente però vorrei invitarti a riflettere in altro modo sulla fede cattolica. Un saluto.
Devo ancora vedere il video ma ho stoppato al ventesimo secondo per cercare una cosa e l'ho trovata: su amazon, che consegnandoti il pacco a casa non ti costringe a violare l'isolamento, vendono una lavatrice portatile da campeggio a 80€. Non metto il link altrimenti youtube mi elimina il commento ma se cerchi "mini lavatrice" trovi molte alternative :) Spero di esserti stato utile, ora continuo a vedere il video :)
Ti ringrazio ahaha ma spero davvero che questo incubo finisca presto, massimo martedì prossimo! Nel frattempo, avendo tempo a disposizione lavo volentieri a mano :)
A me piacque per i suoi personaggi e una trama a mio avviso interessante. Però il modo di vedere il mondo come hai descritto tu la contesto fortemente .
Se ti piace quel genere di soddisfazione nel finale "i pilastri della terra" è un ottimo libro, che probabilmente avrai già letto, ma per sicurezza consiglio. A me invece, pur non essendo credente, i promessi sposi è piaciuto molto, tanto da averlo riletto recentemente. In verità io ho provato molta empatia per i poveretti che non avevano il pane e poi morirono per la peste, a tratti mi sono commosso
@@YasminaPani Circa l'ideologia del romanzo ovviamente cattolica, la pur blanda e moderata critica, si dovrebbe segnalare alcuni passi (ad esempio il conte zio e il padre provinciale , il "adelante, Pedro con iudicio!" ) che Manzoni sia stato un democristiano ante litteram?
Ho letto Cuore a 20 anni, all'università per l'esame di letteratura italiana che prevedeva un excursus storiografico della nostra letteratura dall'unità ai giorni nostri. Nonostante la retorica di alcuni passi, tipo la piccola vedetta lombarda, l'ho apprezzato molto sia per lo stile che per l'aver affrontato un tema importante, soprattutto allora, come l'istruzione. Di De Amicis, comunque, il mio preferito rimane sull'Oceano.
ciao yasmina, io i promessi sposi gli ho ho amati e odiati, nel senso che molte parti, a mio avviso, erano bigotte e rompicoglioni o alquanto troppo descrittive, ma avendo avuto la fortuna di averli riletti recentemente ovvero nel periodo post pandemico, ho trovato molte similitudini odierne nel comportamento umano descritto negli ultimi capitoli del romanzo, quelli dedicati all'avvento della peste. per il resto condivido molto il tuo pensiero. un abbraccio
Pietrodepoi, concordo pienamente con quanto ha scritto. Per quanto l'imminenza del concetto di provvidenza mi sia risultato stucchevole, la visione politica della dottoressa mi pare troppo filtrata dai suoi preconcetti.
Nn credo che PS siano un romanzo reazionario. Fa una critica molto sottile alla chiesa ma tagliente. Nn vedo neanche un fatalismo passivo. Si ha la tipica visione paternalistica e quindi discutibile del popolo e degli umili, marchio tipico del distacco degli intellettuali italiani verso ciò che è popolare. D’altra parte descrive con realismo l’inefficacia di certe iniziative popolari violente che nn modificavano gli assetti di potere. Al contempo il cinismo è il disinteresse dei governati ( vedi il tumulto a Milano per il pane e la repressione del governatore spagnolo, lo sviluppo tragico della peste. Credo tra le più belle pagine della letteratura italiana ). Anche se nn siamo d’accordo su Manzoni 👍per il video!
Sì, quello che dici è vero, il problema è che il ruolo del popolo non può sostanzialmente essere attivo: mentre per le altre classi sociali vengono mostrati esempi positivi e negativi su come si possono affrontare le situazioni, il popolo che deve fare? Ribellarsi no, perché tanto le cose non cambiano e si produce solo danno ad altri poveracci (i fornai nell'episodio per esempio); e allora? Attaccarsi al cazzo, per l'appunto. È questo che io non posso tollerare. Nel 40 quando Manzoni scrive l'ultima edizione questo assetto sociale era già stato messo in discussione da molto, e lui è ancora lì che lo difende: vuole migliorarlo, ma di fatto non lo vorrebbe trasformare in qualcos'altro. È qui che non potremo mai concordare 🙂 sulla bellezza delle pagine nulla da dire, ho specificato anche nel video che si tratta di prosa di altissimo livello
I tuoi video sono sempre stimolanti e interessanti. Sull'argomento, mi hanno divertito i video de " il trono del muori".... decisamente più spassosi rispetto al romanzo, poi lui è un personaggio della madonna. Te lo consiglio 😉
Ciao Yasmina, fa piacere sapere che hai nuovi progetti nonostante il covid, che credo stia regredendo a suon di anatemi! Il tuo video mi ha posto alcuni dubbi in merito a Manzoni e ai Promessi Sposi, ripescando dai ricordi scolastici. È pur vero che il concetto del popolo che non alza la testa, che spera in meglio e subisce è ancora presente tutt'oggi che abbiamo molta meno "spes in Deo", e presumo presente anche da prima di Manzoni, assolutamente d'accordo. Quel che mi ha fatto riflettere è il ricordo di Manzoni che si era avvicinato al Gallicanesimo, per cui Dio interviene meno nelle faccende umane, se non sbaglio. Sì poi torna al cattolicesimo, ma era pure il nipote di Beccaria, che lamenta nel romanzo il dominio austro-ungarico, tramite i suoi personaggi. Ebbi modo di conoscere da una persona che aveva fatto studi classici che Manzoni inserisce la Provvidenza non perché ci credesse lui, ma perché vi crede il popolo, così come diversi suoi personaggi vengono dal popolo. Ora spero di non aver detto cavolate dettate dalla memoria che mi trae in inganno. Ho apprezzato molto il tuo video proprio perché mi ha posto degli interrogativi al riguardo, un punto di vista diverso.
Sì, la Provvidenza manzoniana infatti va distinta tra la versione popolare (quella di Lucia, che infatti viene smentita) e quella dell'autore, che agisce ben poco sul piano terreno, proprio perché il vero riscatto avviene sul piano oltremondano.
@@YasminaPani grazie del chiarimento, gentilissima. D'altronde la prima lettura dei Promessi Sposi risale alla terza media, a metà degli anni '90. Chissà come sarebbe stato impararlo seguendo la versione del trio Lopez - Marchesini - Solenghi :-D
Nel video, li hai letti i romanzi di Ken Follet della serie di Kingsbridge? Che inizia con i pilastri della terra, secondo me ti piacerebbero, in generale continua così!
@@Truthseeker450 anche secondo me il primo è il più bello, l'ultimo non l'ho ancora letto, ma penso che tu sia stato un po' troppo severo con gli altri
Proprio oggi, sempre in ambito social, ho avuto una discussione sui Promessi Sposi. Manzoni, come gran parte della letteratura Italiana rappresenta, secondo me, il vecchiume e l'anacronismo del nostro sistema scolastico. Mi ricordo che le opinioni che espressi alle superiori erano perlopiù identiche alle tue. Porterò per sempre negli occhi del cuore la faccia del mio professore che provava a spiegarmi perchè Renzo e Lucia erano da considerare personaggi positivi, cosa inspiegabile a uno come me che era appena tornato dagli USA ed era fresco di una letteratura leggermente più frizzante (non mi vengono altri termini). Sostengo che il tempo che passiamo a studiare Manzoni, potrebbe essere drasticamente ridotto a livello di quello che dedichiamo a Carducci (per dire un nome a caso) e utilizzato per spiegare meglio la letteratura straniera. La grande letteratura francese (con la quale l'Italia è in debito), quella russa, tedesca e in particolar modo quella americana sono completamente assenti dai nostri programmi scolastici, sono un asterisco e nulla più. Lo studente ripete a memoria la pappardella del Foscolo che si ispira a Goethe senza sapere chi diamine è quest'ultimo. Al contrario; lavorando io molto con russi, francesi e inglesi sono spesso sorpreso del livello di conoscenza che hanno della letteratura Italiana. Noi invece siamo sempre lì con sta cazzo del Lucia.
Sì, hai davvero ragione sulla letteratura straniera. Persino quella inglese si fa solo nei licei, negli altri istituti no, quindi magari sai bene o male la trama delle tragedie più famose perché al biennio in italiano si fa teatro, ma ignori tutto il resto, e parliamo di moltissime opere fondamentali. Di solito nei manuali di letteratura c'è sempre la panoramica sull'Europa e i passi antologizzati dai grandi autori (poi nel Novecento anche autori statunitensi ovviamente), però sì, tendenzialmente si fa ben poco.
Mah insomma "come gran parte della letteratura italiana " mi sembra esagerato. Io ho fatto il classico e ho studiato abbastanza bene la letteratura inglese. Da Beowulf al Novecento. Al linguistico si studia anche quella francese e tedesca. Dipende molto dalla scuola che si frequenta e dalla preparazione dei docenti. Ho incontrato inglesi che non sapevano chi fosse Milton e francesi che non conoscevano Molière. E non sto parlando di paesini sperduti ma di grandi città.
@@vlad1403 E poi ci sono io, che alla maturità dello scientifico con Bilinguismo sapevo tutto su Montale, ultimo autore fatto un mese e mezzo prima, e sui Canti di Cacciaguida e alle domande di letteratura tedesca in terza prova su Hermann Hesse e su Thomas Mann non avevo idea di cosa rispondere.
@@davidescarin1265 va beh, per Herman Hesse basta sparare un paio di concetti ispirati alla new age e si esaurisce lì....Thomas Mann è già più complicato........La montagna incantata e Tonio Kroger comunque sono bellissimi...umorismo nero, mi scusino i suoi estimatori ma non ho mai sopportato Herman Hesse, per me sopravvalutato, a parte la sua bellissima raccolta di fiabe e leggende...anche Musil è di un'altra categoria rispetto a Hesse, per tacere di Goethe...
@@lucat5479 Allora lo leggerò. Con 13 anni di ritardo. Mi piace lo humor nero. Mi ci sono specializzato negli anni dell'università, per via dell'università stessa.
Rispetto la tua opinione e di tutti quelli che non hanno trovato apprezzabile questo libro. Io ho avuto la fortuna di leggerlo in classe con due insegnanti: una che ne faceva una lettura insignificante, l’altra, supplente, che l’aveva usato per farci notare “i trucchi” dello scrittore, come qualsiasi altro testo in antologia, ma letto nella sua interezza. Avrebbe potuto farlo con qualsiasi altro romanzo di valore? Penso di sì, ma così è stata una lettura gradita, anche se ora non condivido più alcuni temi proposti. Mi ricordo, invece, come, per altre mie coetanee di altre classi, fosse diventata motivo di grande pena. Quanto è importante un buon insegnante!
Sì, è importante l'insegnante, ma non basta: i Promessi Sposi hanno oggettivamente troppo spazio a scuola, ed è inconcepibile questa resistenza a ridurlo quando si è già ridotto perfino quello della Divina Commedia.
Se ti piacciono le tragedie e il tema della vendetta ti consiglio di vedere Old Boy (l'originale non il remake hollywoodiano). Tra l'altro la tua condizione da "reclusa" ha attinenza con il film.
fortunatamente non sono mai stato obbligato a leggere i promessi sposi, in Svizzera non si legge a scuola, anche se credo che prima o poi dovrò recuperarlo. ma il conte di montecristo è uno dei primi libri che ho letto, uno dei miei preferiti e uno di quelli che continuo a rileggere! che tipo di romanzi ti piacciono? anche autori stranieri? e se si tradotti o in lingua originale? P.S. sono già abbonato, che culo xD
Diciamo che merita di essere letto una volta nella vita, anche se ci sono diverse parti davvero noiosissime. Alcuni personaggi sono davvero memorabili e l'ironia è di rara preziosità. E se lo dico io 🤣 Io tendo ad amare il romanzo classico, il mappazzone di mille pagine verbosissimo con periodi infiniti e lessico altisonante! Adoro quindi appunto Dumas, Hugo, in generale i francesi sono i miei preferiti, ma tutti i grandi classici direi! Amo però anche il romanzo novecentesco, soprattutto italiano: Morante, Moravia, Levi, Pasolini, Gadda, una miniera infinita. In originale leggo solo i romanzi in inglese perché le altre lingue non le conosco così bene da potermi godere l'opera! Ed è una cosa di cui mi rammarico.
@@YasminaPani Il significato di "reticenza" si sta estendendo in quel senso a forza di errori, e probabilmente negli anni dovremo rassegnarci, ma mi pare un po' presto per farlo. Del resto, l'etimologia è chiara. Con grande stima.
Ahahahah,, ti trovo divertente, perché condividiamo le stesse idee sui "Promessi Sposi". Mi piacerebbe conoscere la tua opinione sulla Colonna Infame di Manzoni. Un saluto e un ringraziamento. Peccato non averti nel gruppo dei miei amici coi quali a volte parliamo di questi argomenti.👍
Ciao Yasmina... Il fatto che tu abbia nominato "Il conte di Montecristo" mi ha fatto venire in mente un'altra opera che attinge a piene mani da quel romanzo e che mi é molto cara. Non penso sia il tuo genere perché stiamo parlando di un fumetto, ma vorrei comunque consigliartelo. V per Vendetta di Alan Moore (immagino ne avrai sentito parlare 😅). Se non lo hai letto, fallo, non te ne pentirai. Se invece lo hai letto mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Al contrario dei puristi consiglio anche la visione del film, se non altro perché potrebbe invogliarti a leggere l'opera originale come ha fatto con me.
Quello dovrebbe essere un valore aggiunto, ma ahimè, questo mondo è imperfetto, come c'insegna Manzoni! 🤣 Grazie, spero bene di potermi sempre confrontare con persone di diversa fede politica
@@YasminaPani il tuo vero valore aggiunto è l'onestà intellettuale e la capacità di saper sorridere anche quando viene "toccata" la propria fede politica...e questo é segno di grande intelligenza. Io non ho fede di alcun tipo, rifuggo ogni ideologia e soprattutto ogni totalitarismo.
Da comunista reazzionario, da ateo filocattolico, devo dire che I Promessi Sposi mi é sempre sembrato un romanzo piú che godibile, carico di una fine ironia, quasi beffarda, infatti secondo me si fa beffa dei due protagonisti e ci gode a farli soffrire un po', se non lo prendiamo sul serio acquisisce un nuova dimensione. Poi la storia della monaca di Monza é inpagabile. E a livello animico, anche io sono diventato col tempo un fatalista (per influsso del Manzoni in gioventú?), due secoli di rivoluzioni e guarda come siamo conciati, le conquiste sociali ( in Europa occidentale)son durate, si e no, un trentennio e ora sono in processo di erosione. E nel nostro mondo protetto, la stupiditá dilaga, e fuori dalla nostra bolla c'é l' orrore. E poi mi ha sempre affascinato L'Innominato, ma quello cattivo, prima della sua redenzione, e il suo fido seguace il Nibbio, insomma la seduzione del male. In Italia poi abbiamo un altro romanzone reazzionario: Il Gattopardo. Tant'è cosí che molti "rossi", ai tempi, non lo volevano pubblicare. Per fortuna é arrivato il piú rosso di tutti e ci ha fatto conoscere credo che il piú grande romanzo della lingua italiana
Salve Yasmina vorrei contattarti per una possibile collaborazione ma non hai né email o altri social con chat privata quindi a mio rammarico devo scriverlo qui. Nel ipotetico video vorrei parlare di schwa e se essa sia davvero inclusiva. Mi spiace di sembrare un po’ uno spammer ma ho provato ogni modo possibile per contattarti. Se il commento desse fastidio cancellalo e mi scuso in anticipo grazie!
Be' oddio, basta letteralmente cercare il mio nome su google per vedersi comparire blog con tanto di email e numero di telefono oltre che pagine Facebook e Instagram 😅 comunque puoi scrivermi a info@yasminapani.it e ci mettiamo d'accordo, molto volentieri
Condivido ogni parola. Finalmente trovo persone che hanno canali aperti e arrivano al punto. Non sono una linguista ma adoro Marcuse e Foucault, prima o poi vedremo tutti chi dirà l'ultima parola sulla situazione attuale. Dante concluse con il Veglio di Creta. La Chiesa ci punira ' perché fiumi infernali ci copriranno a causa dei nostri peccati. Sono stati bravi però eh...
Condivido la tua opinione su tutta la linea. Al liceo, Manzoni mi provocò un' elefantiasi scrotale ed ora, ne rammento i sintomi... Sicuro, non sei un' intellettuale che si morde la lingua! Continua così!
Concordo con te, io credo che sia un romanzo assolutamente sopravvalutato. Ha la sua importanza sulla lingua ma per il resto la tua analisi è completamente la mia.
Certo, con le dovute differenze, dato che Tancredi imbraccia il fucile. Don Fabrizio invece, nobile, rappresenta quell'accettazione degli avvenimenti avversi e cerca di adattarsi, seguire il corso dei mutamenti per sopravvivere; così come nei Promessi Sposi si accetta e riconosce ciò che accade come volere della Provvidenza, restando così passivi,
Ho ascoltato il suo intervento attentamente (dopo due anni, perché ho scoperto per caso e solo adesso i suoi video) e, senza entrare nel merito, mi permetto di eccepire sul suo uso un po' troppo tranchant nei confronti del romanzo storico del Manzoni. Il mondo non è tutto bianco (nel suo caso "rosso") o tutto nero, ad eccezione di alcuni principi; tutti necessari nessuno indispensabile, aveva ragione il buon Menenio Agrippa, e volutamente non voglio toccare alcune ideologie ...
Sei fortissima, nel mio piccolissimo condivido molto di quanto dici (spieghi). Però credo che la prosa e la struttura dei Promessi Sposi trascendano l'ideologia espressa dal Manzoni diventando un organismo autonomo. Il risultato estetico è talmente alto che, secondo me, si può definire a ragione un capolavoro assoluto. Pertanto va studiato nelle scuole. Ho letto questa opera al liceo. Disprezzandola per i motivi che hai elencato. Ricordo solo di essermi appassionato dei capitoli riguardanti la monaca di Monza... ma probabilmente erano turbamenti adolescenziali. Poi l'ho riletto a trent'anni e me ne sono innamorato iniziando a collezionarne quante più edizioni ho trovato. E' diventata una fissazione. In ogni caso a te i miei complimenti
Be' certo che va studiato nelle scuole! Ma non c'è nessun reale motivo di dedicare un anno intero alla sua lettura, per poi rifarlo di nuovo insieme agli altri autori.
Grazie delle risposte Yasmina. Ti ho scoperto da poco e ti faccio i complimenti perché oltre alla grande preparazione sei molto ironica. È un piacere ascoltarti. Se e quando vuoi mi piacerebbe sentire qualche tua considerazione sui russi, in particolare Tolstoij che adoro.
anche a me non è mai andata già la filosofia remissiva e fatalista di questo romanzo. in realtà a parte alcuni, parecchi criticavano questo modo di vivere, ma diciamo pure di esistere anche se però poi nel loro proprio tempo di allora (i miei compagni di classe) erano solo più moderni e la cosa peggiore era che non avevano nemmeno la scusa della religione. p.s. hp letto qualche scambio dell'aristocratica classista etc. e pur non essendo d'accordo con il suo (tuo, a sto punto mi rivolgo pure a te se è permesso a un plebeo qualsiasi ahhahaah scherzo) modo di vedere, ti trovo stimolante perché accidenti è stimolante parlare con chi ha argomenti e puoi avere un confronto. un po' come quando il Barbero parlava delle Brigate Rosse che adoravano parlare con gli imprenditori che rapivano perché "con loro si capivano e parlavano la stessa lingua" 😄👍
Dei Promessi Sposi ho odiato soprattutto il fatto di doverli studiare in maniera così inutilmente approfondita. Dovrei rileggerlo adesso effettivamente, chissà che la mia opinione non cambi drasticamente! P.s. Manzoni mi sta sulle palle per gli stessi identici motivi tuoi, però devo dire che ho amato comunque alcuni passi e personaggi (NON LUCIA, ovviamente ahahahah)
Su Manzoni si è espresso ampiamente e in maniera quasi definitiva Gramsci, quando dice nei "Quaderni" che gli unici personaggi delineati sono i "grandi" (fra Cristoforo, L'innominato, La Monaca di Monza): gli altri sono figurine quasi Panini
Le figure dei promessi sposi sono reali, quello era quello il modo di pensare e di vivere nel 600 nel ducato di Milano spagnolo. Gramsci non contestualizzando e sognando rivoluzioni popolari alle quali sarebbe seguito un mondo fatto di giustizia si rivela come uno che ha studiato molto ma che non conosce la realtà dell'essere umano con tutte le sue debolezze. ( Vedi nel loro piccolo i Panzeri e i Soumahoro o più in grande gli Stalin o i Pol Pot)
Che analisi profonda, con tutto il rispetto, Gramsci deve averlo letto di fretta. Uno fra i tanti … don Ferrante. Mi domando se anche Yasmina lo abbia letto, …, Lucia una cogliona (!), la mia professoressa di lettere l’avrebbe incenerita. Ah, ecco, paragonare il Conte di Montecristo ai Promessi Sposi è come paragonare Tina Pica con la Loren
Mentre parlavi de "I promessi sposi" che da ignorante quale sono, e soprattutto uomo non di lettere, non ho mai amato, mi sono accorto che hai in libreria il "Ciclo delle fondazioni" 😍 Cosa ne pensi? É li perché lo hai apprezzato? A parte tutto non sono mai riuscito ad amarlo, mai, soprattutto perché in quel momento della mia vita avrei voluto leggere di tutto tranne che quel tipo di romanzo.
È un grande romanzo, un classico ormai, che però è senz'altro pesante perché molto "tecnico". La narrazione è asettica, proprio perché è un romanzo razionalista. A me piace perché la storia è bellissima e molto istruttiva, intanto, e perché sono affascinata dalla capacità davvero senza pari di Asimov di costruire un universo così sconfinato e far quadrare tutto.
Nonostante sia credente (non praticante) e sia cresciuto in un ambiente cattolico, mi trovo d'accordo con l'analisi. Il romanzo è tecnicamente mirabile e - considerati gli obiettivi di Manzoni - felicissimamente riuscito. Una scrittura che mi ha fatto pensare spesso alla perfezione. E' però evidente che promuove atteggiamenti ora remissivi, ora concilianti, ora fatalisti che ingabbiano, frustrano le possibilità di chi non è in cima alla piramide sociale. Sì.
Quando ero adolescente ho quasi odiato I Promessi Sposi proprio a causa del moralismo e della religione. Dopo molti anni l’ho riletto due o forse tre volte e mi ci sono divertito tantissimo. Non è che mi sia convertito, ma ho trovato che moralismo e religione per quell’epoca ci potevano stare e mi sono divertito con l’ironia, i personaggi e la bellezza del testo. Certe volte mi sono letteralmente messo a ridere come con le riflessioni di Renzo quando, entrando in Milano, trova il pane per terra e pensa che sia il frutto dell’abbondanza invece dell’assalto ai forni e quindi della fame.
Concordo. I Promessi Sposi é stata una pessima esperienza per me, ricordo ancora il 4 che presi per un tema al liceo proprio perché ne criticavo aspramente la trama stessa. Tuttavia col tempo ho avuto modo di ricredermi, perché senza quel romanzo non ci sarebbero stati la parodia de "Il Trio" (Solenghi, Lopez, Marchesini) ed il fumetto "I Prosposi Messi di Alemanzo Sandroni" (nel quale poco ci manca che Lucia rapisca il Nibbio). Riletto alla luce di queste parodie, il romanzo di Don Lisander (Alessandro Manzoni, che curiosanente significa uomo liberatore dei grandi manzi) diventa godibilissimo e divertente. Una metafora di quel che non s'ha da fare, come il matrimonio.
Va dalla monaca che gliela mette in culo ahahahah , bellissimo : dico la verità mi piace come hai raccontato il romanzo , mi hai ricordato io da ragazzo che tranquillamente dava una spiegazione simile del testo
Direi che il giusto ruolo di ciascuno nella società sia ben espresso dal Manzoni quando attribuisce al Card. Federigo Borromeo questo pensiero: “la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto”. Questo non esclude affatto l’ascesa sociale per merito, come per Gerberto d’Aurillac o per Guglielmo il Maresciallo. Cecilio Stazio avrebbe detto: Homo homini deus si suum officium sciat. Il comunismo è soltanto capitalismo di stato a beneficio di chi fa carriera con il partito, non meno nocivo del capitalismo liberale di origine giudeo-calvinista: gli estremi si toccano e si confondono. Profetica a tale proposito l’analisi sociale ed economica di Hilaire Belloc, redatta nel 1937: La crisi della civiltà. (èdito in Italia da Fede e Cultura, Milano 2020) Per sfondare la facciata di miti ideologici varrebbe la pena di leggere: Epiphanius: Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia. Controcorrente, Napoli, 2008 Riguardo alla rivoluzione francese consiglierei un libretto agile, ma estremamente documentato: Jean Dumont: I falsi miti della Rivoluzione Francese. Effedieffe, Proceno (Viterbo) 2013 I genocidi rivoluzionari sono ammessi e vantati da: Jean-Noël “Gracchus” Babeuf, La guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento. Effedieffe, ibidem 2000; e quelli comunisti insanguinano con milioni di morti, exempli gratia. con Stalin l’Ucraina; con la rivoluzione culturale Mao Tze Tung la Cina; con Pol Pot la Cambogia. Contra factum non valet argumentum.
Buongiorno Yasmina! Sono d’accordo col tuo giudizio sul Manzoni poeta. Credo anch’io che non sia minimamente paragonabile ad un Leopardi, e nemmeno a Foscolo. Non condivido invece il tuo giudizio negativo - e forse troppo tranchant - sulla filosofia e mentalità di Manzoni nei Promessi Sposi. Non credo affatto che Manzoni fosse convinto - in quanto cattolico - che i poveri dovessero pazientemente sopportare le tonnellate di cacca che la vita scarica loro addosso. Anzi! Semmai i Promessi Sposi manifestano una mentalità totalmente opposta: è giusto e DOVEROSO ribellarsi alle ingiustizie, e però confidando anche nella Provvidenza, non solo nelle forze umane. C’è un passo straordinario - a questo proposito - in fondo al capitolo XXV, quello dell’incontro tra il cardinale Borromeo e il pavido don Abbondio. “…Vi sarà ben domandato se avrete adoprati i mezzi ch’erano in vostra mano per fare ciò che v’era prescritto, anche quando avessero la temerarietà di proibirvelo.” Ricordiamo poi che Manzoni si convertì alla fede cattolica dopo una gioventù scapestrata e libertina, e provenendo da una famiglia e da una cultura ILLUMINISTA, liberale e razionalista, che non lo abbandonerà mai. Lui era il nipote del grande Cesare Beccaria, il grande giurista e letterato al quale si deve - con la sua sola opera: “Dei delitti e delle pene” - l’abolizione della pena di morte e della tortura, dopo secoli di oppressione e arbitri del potere verso i cittadini. Manzoni non era certo un reazionario come De Maistre, ad esempio, quello che vagheggiava la supremazia del potere papale nella società, in un periodo di assolutismo e dittature. Manzoni era un cattolico liberale, e addirittura piuttosto anti-clericale. Lui è dalla parte della fede, ma non certo dei preti! Nei Promessi Sposi vengono anzi spietatamente denunciate tutte le ipocrisie clericali: dai preti divenuti tali per quieto vivere, e servi del potere, come don Abbondio, alla avvilente e vergognosa condizione di subordinazione delle donne, anche quelle ricche, costrette dalla famiglia ad una vita religiosa che non volevano, come la monaca di Monza. E in ogni caso, Manzoni è SEMPRE dalla parte degli umili, e dei loro sforzi verso la giustizia. Pensiamo a come Manzoni ridicolizza o condanna personaggi come l’Azzeccagarbugli, don Rodrigo, l’Innominato, donna Prassede, il citato don Abbondio, ecc. Insomma, anch’io faccio parte della enorme schiera di quanti odiarono i Promessi Sposi quando ci venivano imposti a scuola al liceo, in modo pedante e noioso. Ma poi, quando li ho riletti da solo, tanti anni dopo, li ho decisamente rivalutati. E li ho riletti più volte, perché in effetti ne ho scoperto molti lati inediti. Ad esempio l’umorismo, quando don Abbondio torna a casa, e la trova impestata di deiezioni fetide, lasciate dai lanzichenecchi, che subito avevano scoperto il suo “nascondiglio” del denaro. Oppure nell’esilarante esplosione di rabbia impotente di don Rodrigo, quando scopre che il Griso lo ha tradito e ha chiamato i monatti. Posso solo dare un piccolo consiglio: dimenticatevi dei Promessi Sposi “scolastici”. Provate a leggerli da soli, magari saltando ai capitoli più interessanti, e fingendo che si tratti di un libro che leggete la prima volta. Rimarrete piacevolmente sorpresi!
Quello che fanno Renzo e Lucia non è ribellarsi, ma scappare! Si salvano solo perché vengono aiutati, altrimenti da soli, l'uno con la troppa irruenza e l'altra con l'ingenuità, sarebbero schiattati alle prime pagine. Quando il popolo interviene direttamente per pretendere, viene giudicato negativamente dall'autore, che mostra che comunque non si ottiene nulla con la rivolta. Poi che Manzoni non sia dalla parte dei preti in senso stretto è vero, nel senso che è molto duro con gli ecclesiastici corrotti, ma è un po' come per gli aristocratici: alcuni sono stronzi, ma quando non lo sono, sono i salvatori del mondo. È normale che sia così, ma io ho sempre pensato che incarni fin troppo quella certa ipocrisia e cerchiobottismo italiani che vedo come dei mali da sradicare. Sull'ironia nulla da dire, come ho detto il romanzo è scritto divinamente.
@@YasminaPani Renzo e Lucia sono due poveracci che fanno tutto quello che possono, e all'inizio provano le vie legali: Renzo va dall'Azzeccagarbugli, poi coinvolge Fra Cristoforo - che rischia addirittura la vita andando direttamente a rimproverare don Rodrigo a casa sua! - e infine provano anche ad imbrogliare don Abbondio col trucco dei due testimoni e del matrimonio improvvisato. E MILIONI di persone perseguitate dai regimi tirannici poi sono costrette a rifugiarsi in esilio, per salvarsi la vita. Quindi non si tratta di fuga, ma di sopravvivenza. Diresti mai che Garibaldi, o Mazzini, o i fratelli Rosselli, o Einstein, o Enrico Fermi, ecc. erano "scappati" , essendo perseguitati da regimi tirannici o nazi-fascisti? E allora come puoi dirlo per due poveri popolani del '600? NON E' VERO che Manzoni vedesse negativamente la rivolta del popolo, anche perchè SUO FIGLIO FILIPPO combattè gli austriaci sulle barricate, e venne pure arrestato. E lo stesso Manzoni sostenne le insurrezioni popolari, e vide parecchi suoi amici arrestati e pubblicò "Il proclama di Rimini" in cui esaltò la figura di Murat, quale ideale di capo di un'insurrezione che liberasse l'Italia. Quella che Manzoni giudica negativamente sono le iniziative improvvisate, le rivolte senza costrutto. Infine, Manzoni fu sicuramente un LIBERALE, uno dei pochi in un'epoca in cui i circoli culturali erano pieni di REAZIONARI. Alla sua morte i gesuiti, don Davide Albertario, don Bosco, il Vaticano, ecc. ecc. lo accusarono di essere stato troppo laico e troppo anti-clericale. E lo stesso fece Giovanni Papini, letterato bigotto e fascista, nel periodo del fascismo. Anche qui, chi conosce bene sia la biografia che le idee politiche, filosofiche, religiose, del Manzoni, sa che lui fu in realtà IL MEGLIO della cultura liberale italiana, e un cristiano che stava dalla parte dei poveri e dei perseguitati, e odiava le ipocrisie del potere e dei bigotti.
Certo non bastano 10 minuti per parlare di un argomento così complesso e non basta un solo commento! Più che al cattolicesimo vero e proprio, nel caso specifico di Manzoni, ci ricordiamo che era figlio di Giulia Beccaria quindi nipote di Cesare Beccaria. Detto ciò da una parte era un nobile molto importante, figlio di una personalità notevole, e quindi non poteva dire al popolo "bruciateci le case e sarete liberi" e dall'altro era pur sempre nipote di chi ha scritto "dei delitti e delle pene". Non poteva avere una mentalità violenta! Al tempo stesso però ci sono dei personaggi potentissimi che lui tenta di spingere verso l'aiuto agli umili e una piena umanità. Insomma è un'opera con personaggi anche adatti all'analisi teatrale complessa. Un'opera di compassione e tenerezza verso gli ultimi. Appunto gli ultimi devono essere e restare ultimi nell'ottica del romanzo. Nei promessi sposi viene evidenziato solo il mondo dei nobili che osservano la vita miserabile degli umili e ne provano compassione o ne approfittano e li calpestano. Il significato dei promessi sposi quindi NON è diretto agli ANALFABETI perché all'epoca quale povero aveva il tempo e la struttura intellettuale per poter leggere e capire un romanzo tanto complesso? Quindi è un libro scritto e indirizzato ai nobili, ai borghesi, agli aristocratici, ai potenti e si tenta di usare il loro linguaggio e i loro punti di vista e si fa leva su "dio" perché che altro puoi dire a un ricco e potente dell'epoca? Quando ha già tutto e può decidere delle sorti di chi non ha nulla. Insomma Yasmina quali pensi che potessero essere i fruitori di tale romanzo? I poveri analfabeti? Oppure i borghesi e gli aristocratici? Gli ultimi avevano la possibilità di comprarsi un libro, di leggerlo, il tempo per farlo, la concentrazione per farlo? NO! Ovvio. Allora questo scrittore per chi ha scritto questo libro e qual era il suo intento e chi voleva coinvolgere e cambiare? I ricchi e potenti nella loro "miseria umana" o i poveri che non lo avrebbero nemmeno mai letto. Sulla questione delle rivoluzioni violente invece si sa benissimo che l'umanità è avanzata con le LEGGI giuste, con la conoscenza, con la tecnologia, con la cultura, con le idee forti etc. le rivoluzione violente sono delle buffonate che usa un potente per stare al posto di un altro e poter comandare in maniera sbrigativa. Anche perché queste rivoluzioni qualcuno dovrà fomentarle, organizzarle, dirigerle etc. Sulla mentalità lassista invece di una PARTE dell'Italia, non TUTTA l'Italia, perché sino a prova contraria siamo la 3 potenza economica politica europea e l'8 al mondo e sediamo al tavolo coi potenti del mondo...quindi così schifo non possiamo fare. Dicevo su questa mentalità classista, tradizionalista, conservatrice, lassista, pressapochista, ignorante, egoista, individualista, cafona, ritardataria, negligente, furbetta e gli aggettivi sono infiniti chiaramente non deriva dalla mentalità cattolica. Il cattolicesimo semmai come ha sempre fatto fin dalla sua nascita si è servito di quello che trovava sul posto. Quindi ha sfruttato una mentalità già presente. Come mai era presente questa mentalità? Perché noi italiani non siamo mai stati una nazione stabile, coerente, continua, duratura...e tutti questi tumulti e cambiamenti continui e instabili e labili hanno creato quel clima di incertezza tutt'ora persistente in alcune frange della mentalità italiana. Però non esiste solo questa Italia. Esistono diverse italie. Scusa Yasmina ho scritto di fretta e di getto e ci sono troppe cose che avrei voluto aggiungere ma credo che basti. Sempre un piacere confrontarmi con te :D
@Cesare idee Musicali commento interessante e condivisibile (poi Yasmina dirà giustamente la sua). Trovo anche qualcuno che condivide la mia opinione sulle rivoluzioni: non sono così tranchant, ho idea che comunque le rivoluzioni siano, almeno in una certa misura, "storicamente necessarie", ma concordo con la tua analisi. La rivoluzione francese, nacque anche perché la borghesia aveva bisogno degli spazi vitali. In particolare, a parte la Fallaci che però non mi garbava, Francois Furet, nel primo capitolo del suo libro : "Il passato di una illusione", sul comunismo, parla proprio della rivoluzione francese e del suo confronto con quella americana, descrivendo secondo me lucidamente, le criticità e i difetti della prima. C'è anche un saggio interessante, per quanto discutibile vista l'epoca in cui è stata scritta e l'autore stesso, vissuto tra il 1764 e il 1832, non propriamente un progressista, che però fornisce a mio avviso spunti interessanti, si intitola: "L'origine e i principi della rivoluzione americana a confronto con l'origine e i principi della rivoluzione francese", di Friedrich Von Gentz. Infine, una citazione cinematografica, il dialogo sulla rivoluzione tra Miranda e Mallory (Rod Steiger e James Coburn), nel bellissimo "Giù la testa" di Sergio Leone del 1971. Ciao.
@@lucat5479 Sì la citazione di "Giù la testa" è tra le mie preferite in assoluto! Ehi teniamoci! Se devi difenderti da un pericolo oggettivo e imminente fai la sommossa perché non hai alternative! Chiaramente se i nazisti stanno a Napoli e vogliono deportare tutti i maschi nei campi di concentramento e stanno caricando i camion merci...fai la sommossa popolare e nel giro di 4 giorni ti riprendi la città e li fa mandi via. Però anche in tal senso cosa succede. Mandi via i nazisti, salvi i maschi napoletani...ma poi? Quindi queste sommosse sono sempre qualcosa che di per sé è temporaneo e sterile nel tempo. Ciò che rimane e segna l'epoca sono le leggi, la cultura, la conoscenza scientifica, l'economia. Se vogliamo che gli umili si alzino di livello istruiamoli di più e se vogliamo che siano meno poveri aumentiamo l'economia e se vogliamo che abbiano più diritti redigiamo le leggi. Perché poi le rivoluzioni sono come una spugna che passa in una tavola piena di briciole poco prima di mangiare nuovamente del pane che lascerà ulteriori briciole...
@@vincenzopezzella6993 Vincenzo attenzione. Giulia Beccaria è figlia di Cesare Beccaria sino a prova contraria. Invece riguardo a Alessandro Manzoni che non fosse figlio di Pietro Manzoni ma che il padre naturale fosse Giovanni Verri se ne discute. Però non cambia molto. Il clima culturale dove cresce il bambino Manzoni poi è quello. Tuttavia ci si potrebbe scrivere una soap opera sulla vita familiare di Manzoni e dei nobili e aristocratici dell'epoca.
6:50 boh... nel senso, renzo perdona il potente alla fine in quanto capisce quanto don rodrigo sia patetico, cioè si è una morale cristiana ma mica è una morale sbagliata. Anche perchè alla fine lucia e renzo hanno il loro lieto fine. Per altro in realtà ci sono tante critiche politiche più o meno velate all'italia dell'epoca, il che secondo me è l'effettivo motivo per qui il risorgimento ha osannato manzoni
@rubrum al di là della morale cristiana e al di là della giustizia "terrena", il perdono secondo me serve in primis a chi lo concede. È normale e fisiologico serbare rancore ma questo avvelena anche il proprio animo. Vivere una vita rancorosa fa male a se stessi, riuscire a perdonare (e a perdonarsi), significa fare pace con se stessi. Non è facile e non è detto neanche che ci si riesca, ma una cosa è molto probabile: se non si perdona, si vivrâ di m...per tutto il resto della vita.
Il problema non è il perdono ma l'atteggiamento di superiorità che tiene Manzoni per tutta l'opera grazie all'ironia nei confronti del popolo. Ti consiglio di leggere Gramsci su Manzoni per capire meglio cosa si intende ( sono tipo 10 pagine quindi è fattibile).
Ma non è questione di giusto o sbagliato, che sono categorie che proprio non si devono usare quando si legge un libro; è solo questione di cosa incontra il tuo gusto e cosa no. Per me che don Rodrigo faccia il cazzo che vuole e venga perdonato perché alla fine tanto sta crepando di peste è una roba svenevole e poco realistica.
@@pietropetitti7281 vero, lo scrivevo l'altro giorno qui. Beh, anche comprensibile che Gramsci la pensasse così. Come è comprensibile, oltre che lucida a mio avviso, l'analisi che fa in un articolo del 22 marzo 1917, dopo una rappresentazione teatrale a Carignano, del testo di Ibsen, "Casa di bambola", considerato dalla maggior parte della critica il primo testo femminista della storia, anche se Gramsci nella critica va oltre. Purtroppo, il tubo mi censura tutto quello che viene dall'esterno, ha una logica tutta sua, ma se interessa, in rete si trova facilmente, è un articolo che era apparso su "L'Avanti", nelle cronache tra il 1916 e il 1920. Mussolini era stato sbattuto fuori dall'Avanti nel 1915 mi sembra, dopo il suo cambio di idee sull'intervento in guerra. In pratica, Gramsci si domanda (e si da una risposta) sul perché, mentre dopo i primi due atti il pubblico, composto essenzialmente da dame e cavalieri, aveva applaudito divertito, alla fine dell'ultimo atto (che si conclude con la protagonista che lascia marito e figlie), rimane sbalordito e anche un po' scandalizzato, tanto che non applaude, se non debolmente. E qui analizza e critica il comportamento di quella che chiama la "borghesia grossa e piccina". Viene in mente la canzone di Claudio Lolli, "Borghesia": "Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia Io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia".
Riuscii a non leggere "I Promessi Sposi" al tempo del Liceo, mi restava antipatico, mi feci spiegare la trama e il Manzoni come autore lo avevo capito abbastanza da poterne discutere. Ho letto il romanzo da adulto e ho trovato insopportabile quella Provvidenza mostrata ad ogni piè sospinto. Miglior romanzo per le scuole sarebbe stato: "Le confessioni di un Italiano" ma in epoca di monarchia non si poteva presentare un romanzo che spiegasse come in realtà fosse stata fatta la cosiddetta Unità d'Italia.
Ringrazio di aver frequentato in altri anni, quando veniva fatto anche il compito in classe punitivo, così come interrogazioni a sorpresa! L'ansia e la frustrazione devi imparare a gestirle, sul lavoro ogni giorno c'è un problema, mica mi avvisano 15 giorni prima.
Ho notato adesso di aver scritto questo commento sotto il video sbagliato, non c'entra un cazzo con Manzoni. Ciao Ah, io l'ho detestato in quanto presentato come romanzo sulla Provvidenza ma amato per le descrizioni della mia città, Milano.
Probabilmente saro' impopolare... Lessi i promessi sposi al secondo anno di liceo e devo ammettere che mi piacque moltissimo; trovai nel Manzoni una capacita' straordinaria nel "mettere in scena" il mondo delle vicende narrate. Concordo sulla discutibilita' della poetica manzoniana. Colgo qui l'occasione per chiederle cosa lei pensa di Vincenzo Monti, un altro poeta che, contro ogni aspettativa, mi sorprese, in particolare nella Musogonia..
Al contrario, è bello che ci siano studenti a cui il romanzo piace! Per quanto riguarda Monti, il motivo per cui non viene degnato di gran considerazione è che la sua opera è priva di originalità e di forza: è un'opera neoclassica, di imitazione abbastanza sterile, che risulta ormai anacronistica per il suo tempo! Naturalmente si tratta comunque di testi piacevoli alla lettura perché, come tutto ciò che è neoclassico, sono perfettamente studiati, armonici, graziosi.
@@YasminaPani Il Monti effettivamente era un reazionario, ma credo lo fosse in modo "genuino". Credo lui vedesse l'incombere del pensiero nord-europeo su quello "classico" . Credo sia nel "Sermone - alla marchesa Antonietta Costa di Genova - in cui lui esprime in modo molto chiaro il cambiamento in atto nel rapporto uomo-natura... forse all'epoca ancronistico... ma leggendoli oggi.... diciamo che "c'aveva visto lungo"...
@@YasminaPani capisco... il Monti era a suo modo un virtuoso, inconcludente senz'altro... con alcuni guizzi di perfezione formale... mi ricordo ancora una quartina della musogonia: "stavansi muti al suo silenzio i venti/ muta stava la terra e il mar profondo/ languia la luce delle sfere ardenti/ parea sospesa l'armonia del mondo" qui quando zeus irrompe in scena... meraviglioso, sembra davvero che tutto si fermi... letto la prima volta e mi si e' attaccata da allora... ci ripenso spesso... e li recito tra me e me...
È quello che ho sempre pensato di quel libro: prosa e caratterizzazione dei personaggi perfetta ma la trama di cappucetto rosso è piu credibile. in pratica I promessi sposi è una favola ma scritta divinamente.
La qualità di un post e l'autorevolezza del suo autore (non metto l'asterisco, eh!) si evince anche dalla qualità e dallo spessore dei commenti. Sintetizzando i quali, può venir fuori un saggio di grande qualità.
Io, pur non condividendo la visione religiosa di Manzoni, non condivido le dure riflessioni che hai fatto. Anche contenutisticamente, I Promessi sposi è un romanzo che può dirci molto, se si riesce a non farsi fuorviare dalla visione religiosa o da certi sentimentalismi ottocenteschi. Cito solo un personaggio (negativo) che amo molto: Don Abbondio. Don Abbondio è il prototipo dell'italiano medio e Manzoni lo bastona parecchio, esaltando come personaggio positivo speculare Fra Cristoforo, che invece è uno che ha il coraggio delle proprie idee, che affronta i potenti a muso duro per difendere i più deboli, che non ha paura, che non è codardo. Insomma, io non credo in questa tua lettura che vede nei Promessi Sposi il prototipo dell'Italianità. Ché poi gli italiani siano diventati dei Don Abbondi è un altro paio di maniche, ma di certo non è colpa di Manzoni, a cui certamente non piacevano gli ignavi.
Poi anche la rivolta del pane io la leggo in modo diverso. Il prezzo del pane aumenta per via delle guerre e della carestia, ma la folla cieca se la prende con i fornai e pensa a chissà quale complotto. Lo stesso avviene con gli untori durante la peste. Insomma, Manzoni fa un ritratto sociologico dell'irrazionalità delle folle, che di questi tempi, con i complottismi e con quello che si vede sui social (e soprattutto dopo il Covid), mi sembra un discorso molto attuale. Insomma, mi pare che la tua sia una lettura prevenuta. Anche io la penso come te politicamente, ma una grande opera come questa si può apprezzare (contenutisticamente) anche se non condividiamo l'ideologia e le scelte di vita dell'autore.
Comunque, naturalmente è una mia opinione, non voglio sembrare polemico, è giusto per discutere costruttivamente. Ti seguo sempre con grande interesse ed è un piacere riflettere sui contenuti che porti. 🤗🤗
Concordo completamente
è quello che ho sempre pensato di quel libro: grande prosa,.perfetta caratterizzazione dei personaggi ma come trama cappuccetto rosso è più credibile.
Di solito sono d'accordo su quello che dici, ma in questo caso dissento sulla tua lettura politica dei Promessi Sposi. Non si tratta di un romanzo reazionario! Al contrario, l'ideologia è quella di un (moderato) liberalismo cattolico. Invero, in esso viene molto criticato il governo spagnolo del Ducato di Milano con lo scopo di criticare il governo reazionario austriaco (o meglio, qualunque governo reazionario post 1815). Ovviamente Manzoni non vuole la rivoluzione, in cui, in quanto nobile, avrebbe probabilmente fatto una brutta fine, ma il modello a cui guarda è quello del Regno Unito. Non per nulla - e questo è un fatto purtroppo rimosso - era assai criticato proprio dalla parte cattolica della società italiana, che era in massima parte reazionaria. Vorrei infine rimarcare che le critiche che Manzoni fa al modo di legiferare del Ducato di Milano (le gride) si possono ripetere parola per parola al modo populistico di legiferare corrente della Repubbica Italiana. Quest'ultimo fatto mi induce pessimisicamente a ritrnere che - sebbene tutti gli italiani abbiano letto il romanzo - ben pochi si rendano conto di cosa intendesse dire Manzoni.
Sono d'accordo aggiungo inoltre che il cattolicesimo non promuove la resilienza ne', tanto meno parla di predestinazione, che è invece un concetto tutto protestante.
Manzoni annovera una molteplicità di inclinazioni-riferimenti nella sua personalità (sia umana che letteraria); da un certo giansenismo atavico allo storicismo faureliano, dal giovanile giacobinismo a una matrice 'cattolica' di influenza probabilmente 'matrimoniale' (dopo aver impalmato la Blondel), dall'humus dell'Illuminismo lombardo fino al centrale 'pessimismo' riguardo a qualsiasi istituzione umana. Ed è quest'ultima istanza che - a mio parere - segna profondamente, a livello ideologico, soprattutto 'I promessi sposi'. Non vi è traccia nel romanzo di una benché minima apertura verso l'azione umana: tutto si redime sempre e solo attraverso la 'provvidenza' celeste. Oggi si rimarcherebbe che l'umanità appare 'etero-diretta' dal cielo. La sua posizione è 'reazionaria' non dal punto di vista storico-politico ma dal 'côté', azzarderei, metafisico. Diversa è la questione linguistica: 'I promessi sposi' sono un'opera rivoluzionaria nelle scelte linguistiche (anche se non l'unica e forse nemmeno la più importante dell'epoca: basti pensare a Nievo): 'lavare i panni nell'Arno' è stata la virtù patriottica più tagliente; lo aveva già detto in 'Marzo 1821' e altrove. Invero Manzoni scrive un 'romanzo senza idillio' - nella definizione di Raimondi -, in cui affiora la weltanschauung di un romantico sui generis, che abbraccia il popolo degli umili solo in quanto emanazione di un disegno trascendente e che lo riscatta paternalisticamente.
Hai mai considerato d parlare dei cosiddetti scrittori famosi italiani "nati" però come personaggi televisivi (tipo Fabio Volo per intenderci)
Ottimo video! Io ho sempre amato i promessi sposi fin dal liceo. La scena del monatto che passa a raccogliere i cadaveri e il dialogo con la madre della bambina morta mi è rimasto molto impresso ancora dalla prima lettura alle medie e ogni tanto mi torna in mente.
Le parti relative alla peste in generale sono memorabili
Non ho mai odiato I Promessi Sposi. A prescindere dell'influenza indiscutibile che ha avuto sulla nostra lingua, in molti tratti è veramente brillante ed ironico. Sono d'accordo che l'ideologia di fondo - non tanto il metafisico in sé e per sé, quando piuttosto l'accettazione passiva e fatalistica delle proprie condizioni materiali - sia irricevibile per chi non ha una concezione del mondo aristocratica o borghese.
Senza dubbio è brillante e ironico, non ricordo se l'ho specificato nel video (mi sa di no a questo punto!)
A me sembra una visione di chi ha visto la storia e la conosce. Manzoni ha il piglio dello storico e ci tiene alla verosimiglianza della sua vicenda e dei suoi personaggi. Non ci sono rocambolesche vendette da compiere ne tesori da ritrovare nei promessi sposi. Il suo è sia fatalismo cattolico sia il saggio fatalismo dello storico che sa come funziona il mondo.
@@francescotrifogli5467 questo è indubbiamente vero.
@@francescotrifogli5467Bravo.
Ho perso il filo quattro volte, poi ho deciso di seguire il video fissando la stella dorata in cima all’albero di Natale.
Ah ecco, io non mi ero neppure accorto dell'albero
Non sono d'accordo sul valore filosofico dell'opera: non è solo sottomissione e provvidenza. E' anche rivelazione (non sono credente) del fare il bene; c'è la punizione dei malvagi; c'è molta ironia su i personaggi ridicoli e/o egoisti; Lucia è presa un po' in giro dall'autore, soprattutto verso la fine. Io l'ho letto molte volte, e ogni volta ne sono rimasto molto soddisfatto in tutti i sensi. Come dice qualcuno più sotto, c'è l'ammissione dello storico, che il mondo va e andrà sempre in un certo modo. Non mi pare che la rivoluzione borghese abbia migliorato molto le condizioni della gente: è la tecnologia che le ha cambiate talvolta in meglio, talvolta in peggio; non la nuova classe dirigente né la sua politica. Però la tecnologia ha portato al potere il consumismo, che somiglia tanto alle briciole che gettavano i nobili al popolo.
L'unica virtù del libro è quella concessa dalla 'provvidenza': non vi è nessuna rivelazione in quanto la 'provvidenza' è già una verità rivelata, proprio a rigore filosofico-religioso.
Ho scoperto il tuo canale solo tre giorni fa, e adesso al decimo video ti faccio i complimenti per il taglio editoriale che hai scelto.
Finalmente qualcosa di fresco, vero, e politicamente scorretto. Che bello!
Riguardo a questo video su "i promessi sposi", è la prima volta che trovo una critica in cui mi ritrovo in tutto. Avrei potuto farla io, ma molto peggio di come la hai fatta tu. Adoro il tuo modo leggero e divertito di andare in profondità.
Grazie.
Grazie mille 🙂
Sono uno di quelli che il romanzo non solo lo ha letto alle superiori, ma in parallelo, lo ha anche visto sceneggiato in TV con Nino Castelnuovo e Paola Pitagora che, rigorosamente in bianco e nero, interpretavano Renzo e Lucia.
Nel corso degli anni l'ho riletto trovandolo sempre divertente e scoprendo ogni volta livelli di lettura diversi, beandomi delle storie dei personaggi protagonisti raccontate in maniera mirabile.
Se qualcuno mi chiedesse perché dovrebbe leggere quel romanzo gli risponderei che lo considero "il libro" che spiega chi siamo noi italiani e da dove veniamo. La società di cui facciamo parte, seppur cambiata nelle sue manifestazioni esteriori, è quella roba lì messa in prosa da Manzoni dove tutte le manifestazione del potere sono riconoscibili e perfettamente sovrapponibili a quelle del nostro mondo attuale,
@Fegatto LP Concordo. Cioè, tanto per dirne una, quanto ci aveva preso con l'Azzeccagarbugli? Nino Castelnuovo: 40 anni e non sentirli, la vecchia pubblicità dell'olio cuore. È scomparso lo scorso settembre. Io sono del 1971, non ho fatto in tempo a vedere quei Promessi sposi, ricordo Castelnuovo nel bellissimo sceneggiato "Ritratto di donna velata", mi sembra del 1975, con la Nicolodi e la splendida sigla del maestro Riz Ortolani Ero piccolo allora ma qualche scena la ricordo, l'ho rivisto su Raiplay lo scorso anno. Bellissimo anche il precedente " Il segno del comando" con Ugo Pagliai e la bellissima sigle "Le cento campane".
Per me mostrare a uno studente o a chiunque chi sono gli italiani fornendo quel modello è condannare l'Italia alla morte. Ci sono altri libri che raccontano la storia d'Italia mostrando altre vicende e altre caratteristiche del nostro popolo, invogliando all'essere attivi, pronti, vigili. Poi certo che i Promessi Sposi va letto, ma va affiancato a tanti altri.
@@YasminaPani non parlavo di didattica. Parlavo di un romanzo che ci descrive per quello chi siamo noi e il modo come ci siamo formati come popolo. Eravamo sudditi e tali siamo rimasti, quantomeno nei rapporti con lo stato. Eravamo baciapile, dovevamo esserlo perché la Chiesa comandava, altrimenti si finiva male. Eravamo trasformisti (oggi si dice così) già dal tempo dei Comuni e ancora siamo così, basta guardare alla nostra politica estera, ovviamente al di là di ogni giudizio (a me sta anche bene, so da dove vengo e quindi accetto questa specie di agnosticismo sulle questioni internazionali che ci caratterizza)
E così via, cioè il punto non è leggere il romanzo per imparare la storia d'Italia, ma per capire perché noi italiani siamo fatti così.
@@fegattolp823 non è tutto ciò che siamo, però, ed è per questo che andrebbe letto anche altro.
D’accordissimo con te! Spero che continuerai con la serie ''recensioni di opere letterarie''
Ti diró, tutte le giustissime caratteristiche che elenchi sulla psicologia dei personaggi e sul tono generale della narrazione sono proprio i motivi per cui adoro il romanzo! Non che io sia d'accordo con le sue tesi ovviamente, ma mi pare di capire (e magari ho capito male) che giudichi questa narrazione sulla base del messaggio che lancia, anziché sulla condizione che descrive; ed io qui divergo. Credo che il valore dell'arte in generale sia contemplativo: non trattandosi di discorsi logici e necessariamente qualificati (un artista non é tenuto ad essere un sociologo, un antropologo e cosí via), il valore dei discorsi narrativi trovo sia nella resa di sensibilità isolate e inevitabilmente parziali, trattandosi appunto di sensibilità soggettive. Come dici all'inizio, il romanzo é perfetto per costruzione narrativa e sviluppo dei personaggi, oltreché innovativo nel linguaggio, e tanto mi basta per considerarlo una grande opera, al netto che io sia d'accordo o meno. Apprezzo la sua poetica cristianamente disfattista perché coerente, approfondita e giustificata in relazione con la soggettività dei suoi personaggi. Ad esempio, se qualcuno scrivesse una versione romanzata e narrativamente perfetta del Mein Kampf, contestualizzando quindi l'argomentazione come finzionale e in ultimo come pretesto per delineare una psicologia, la riterrei una grande opera, appunto perché contempla alla perfezione una condizione soggettiva, al netto che io la condivida o meno. É lo stesso discorso che sentivo nel video su Pasolini e l'aborto: cosí come Padolini era un poeta, e le sue riflessioni valgono come poetiche, Manzoni é un narratore e le sue riflessioni valgono come narrative. La differenza é che nel primo caso Pasolini aveva espresso il proprio punto di vista senza il filtro finzionale e/o poetico, e quindi crollava inesorabilmente; Manzoni per me risulta valido proprio perché relativizza la visione che offre ai propri personaggi e al proprio contesto narrativo, dove tutto torna coerentemente. É ovvio che io non creda che un pazzo criminale come L'Innominato si converta con un esame di coscienza, ma quello specifico esame di coscienza che descrive Manzoni é talmente preciso e coerente da essere giustificato.
Piú in generale, mi sembra che comunque emerga una volontà di cambiamento, sia nelle redenzioni spirituali dei potenti, giustificati in quanto redenti, visto che prima erano giustamente descritti come stronzi, sia nelle mille peripezie in cui Renzo e Lucia affrontano il loro destino di oppressi sfigati per conseguire la loro felicità individuale. Poi, che debbano ambire ad una giustizia collettiva e non solo personale é un giudizio che esula dalla loro psicologia, e che mi sembra poco rilevante con quanto l'opera descrive.
Vacillo solo sulla parte della rivolta per il pane, anche se comunque non riesco condannare la sua posizione del tutto proprio in virtú del Terrore Bianco, che é stato un passaggio fondamentale e necessario a livello storico, ma come detto l'opera d'arte narrativa indaga delle sensibilità (sennó sarebbe un saggio con tutt'altri parametri), e che il Terrore ed in generale la Rivoluzione Francese abbiano un peso morale controverso credo sia pacifico.
In questo senso, mi ha ricordato Corrado ne "La casa in collina" di Pavese: ovviamente i partigiani avevano ragione, ma quel "ogni guerra é una guerra civile", detto guardando il cadavere un fascista (o di un tedesco, non ricordo!), condanna moralmente anche i partigiani che l'hanno ucciso, senza pretendere che la morale espressa sia giusta, ma che semplicemente sia rilevante per la sensibilità indagata dal romanzo.
Visto il tono eccessivamente serio che assumo in questi casi, vorrei sottolineare che mi sono spanciato dal ridere per tutto il video.
P.S.: basta vedere la differenza con "Cuore": proprio un libro di merda che non approfondisce un cazzo e mistifica la condizione sociale dell'Italia del tempo, pur portando la stessa identica poetica di Manzoni. Tutto l'abisso che corre tra i due libri per quanto mi riguarda sta nei tantissimi "anche se" che Manzoni lascia aperti evidenziando tutte le ingiustizie che una poetica come la sua deve concedere, laddove De Amicis ignora completamente tutte le obiezioni intrinseche alla sua poetica, inserita nel contesto narrativo che si é scelto, e giunge alla medesima conclusione di Manzoni con un metodo molto piú mediocre
Be' ovviamente Cuore non gli allaccia le scarpe ai Promessi, non è neanche da sottolineare! Capisco il tuo discorso, e di norma è il modo giusto di leggere la narrativa, se non fosse che in Manzoni l'intento educativo è chiarissimo. Questo non è un romanzo contemplativo, ma un romanzo di critica, di insegnamento e di morale. Non si può quindi non analizzare quest'ultima nel leggerlo
@@YasminaPani Sí sí certo, l'esempio di Cuore era per dire che non giustifico tutto col mio approccio ahahahaha
Comunque Manzoni lo dovrei rileggere, perché non ricordo un'insistenza cosí evidente come dici, ma puó anche essere che l'abbia dimenticata per quanto mi sia piaciuto il resto ;)
Riassumo e - perdonami - svilisco il tuo post scriptum: Cuore sta alla letteratura italiana come Via col vento alla storia del cinema mondiale. Parlo naturalmente solo di "impatto", non di contenuti.
@@guidopetrucci249 Sono interessato, se avessi voglia di approfondire te ne sarei grato
P.S.: Lol, ho capito adesso, pardon
Yasmina sei bravissima, i tuoi video danno sempre tanti spunti di riflessione e fai sempre trasparire la tua grande preparazione e passione per ciò di cui parli.
Ti ringrazio
Il tuo giudizio su ciò che sarebbe la "sintesi" dei promessi sposi risente in gran parte di una tua visione personale e sopratutto di un pensiero novecentesto che manzoni non poteva avere.
però non ha senso criticare un libro per la sua visione morale per poi stroncarlo sulla base di una propria morale, tanto più dal momento che l'arte non ha collocazioni morali o ideologiche
Sei un genio, alcune considerazioni sull'arrendevolezza degli italiani sono rivelatrici e taglienti, come sempre !
Grazie :)
In terza media ( 1997/1998) il mio professore ci fece studiare a MEMORIA i Promessi Sposi. E con "a memoria" intendo proprio saperlo parola per parola. Durante le interrogazioni lui apriva la sua copia, leggeva una frase e tu dovevi sapere: che capitolo fosse, cosa fosse successo prima e dopo. Mi rifiutai di aprire il libro. E, per qualche grazia divina, e visto che il mio cognome inizia per V e il professore andava in ordine alfabetico, non ho mai subito l'interrogazione.
Il libro credo di averlo ancora da qualche parte, anche perché costò abbastanza. Ma da allora non l'ho più aperto. Mi rifiuto.
Come far odiare la lettura in due semplici passi
@@stefanobrunetto7899 io ho odiato solo quel libro, gli altri no. Però sì, un atteggiamento del genere può portare all'odio per la letteratura.
Metodo che in quegli anni sarebbe dovuto essere già morto e sepolto.
@@YasminaPani Il bello è che lo ha fatto solo con I Promessi Sposi, con gli altri libri no. Non so che gli fosse preso, perché per il resto era normale.
Ma povera! ;__;
"Ciao, poveri!" (cit. Alessandro Manzoni)
🤣
😂😂😂
5:03 mi piacerebbe troppo sapere quali romanzi in particolare.
Ciao Yasmina. Credo di non essere il solo, ma praticamente non ho "letto" I Promessi Sposi, nel senso che a parte i passi letti durante le lezioni (la nostra prof saltava strategicamente alcune sezioni) e quelli sui quali avevamo i compiti, il resto è rimasto lì non toccato. Una mattina mi ero riaddormentato sull'autobus e quando ne sono sceso ero ancora intontito. La prof decise che alla prima ora avremmo letto il libro e io riuscii a rimanere sveglio solo perché fece leggere me (tra l'altro la prof si era segnata quelli che leggevano bene e chiamava sempre gli stessi, quindi mi capitava spesso di essere scelto). Devo dire che mi ricordo pochissimo della lettura, non sono sicuro neanche che abbiamo approfondito gli aspetti tecnici. Una sera hanno trasmesso su Rai 1 il musical ispirato all'opera e noi avevamo deciso di dargli una possibilità perché il cast era quasi lo stesso di Notre Dame de Paris (Graziano Galatone, Lola Ponce, Giò di Tonno, Vittorio Matteucci, quindi almeno la qualità del canto sarebbe stata garantita) e in pratica non l'abbiamo guardato, ci abbiamo parlato sopra aspettando che finisse. Sbaglierò, ma trovo che l'unico modo per conoscere l'opera senza anelare la morte sia attraverso le parodie. Io ho visto a spizzichi e bocconi la versione del trio. Invece ho guardato tantissime volte "I Promessi Sposi in dieci minuti" degli Oblivion, che è un centone che rimane coerente, fa ridere e dura solo dieci minuti. Tra l'altro molti insegnanti sono arrivati a consigliarlo nelle scuole, infatti ogni anno totalizza centinaia di migliaia di visualizzazioni e dal 2009 ne ha raggiunti sei milioni, peccato che sia uscito nella seconda metà del 2009, quando stavo già in primo liceo. Per la diretta, di solito il martedì seguo una trasmissione di una web-radio, ma questa volta magari posso fare un'eccezione, solo per te, e potrei anche farti un po' di pubblicità sui canali della radio, chissà che non ne esca qualcosa di buono. Tra l'altro che apprezzeresti uno dei conduttori in particolare per l'uso che fa del turpiloquio, che non è banale per niente. Va be', è l'una meno un quarto. Vado, ci vediamo martedì (dita incrociate);)
Se non hai letto l'originale come fai ad apprezzare la parodia?
@@audeo1634 concordo
Le parodie sono sempre una bellissima cosa, se fatte bene, ma non hanno senso se non si conosce l'originale! Comunque è normale che si leggano solo i passi principali, anche se dipende dal docente: alcuni dedicano l'intero anno della seconda a leggere il romanzo, saltando solo i capitoli storici. La prassi più comune però è leggere interamente i capitoli più importanti (che comunque non sono pochi) e gli altri riassumerli soltanto.
Sarò molto felice e onorata se martedì sceglierai me!
La versione del trio vale tantissimo! E' difficile da recuperare ma se riesci guardala. Secondo me non c'è altro modo di guardare quel romanzo se non attraverso la parodia. Si merita di essere parodiato, soprattutto nelle parti più melense e noiose.
Sei veramente fantastica e interessantissima!
Ci voleva veramente qualcuno come te che facesse video di questo tipo su argomenti davvero troppo trascurati e mal considerati da tutti qui sul tubo.
Continua così!
Grazie ♥️
Beh "che schifo il Terrore" non mi pare del tutto sbagliato, visto che la rivoluzione francese qualche pecca l'ha avuta. E poi è vero che il conte di Montrecristo si vendica, ma nel finale capisce di avere sbagliato e in qualche modo si pente di ciò che ha fatto (non del tutto, comunque). Quindi forse anche il messaggio di Dumas era che la vendetta è sbagliata perchè ci si può sempre fare prendere la mano e coinvolgere persone che npn c'entrano nulla. Io comunque lo amo molto, l'ho letto la prima volta quando avevo dieci anni ed è da allora uno dei miei libri favoriti.
Dipende da che prospettiva guardi le cose. Certo che la rivoluzione ha avuto pecche, non poteva non averle, e il Terrore, che partiva da ideali ben più giusti di quelli della rivoluzione borghese, ne ha avuto ben di più; ma era una rivoluzione necessaria, che non poteva essere fatta altrimenti che con la violenza. E quanto ancora i popoli hanno dovuto aspettare perché finalmente la nobiltà venisse privata dei suoi privilegi, e anzi ancora questo non è pienamente accaduto, in molte parti del mondo soprattutto, ma in certa misura anche da noi (sebbene non si tratti di nobiltà di sangue come allora).
Non concordo sull'interpretazione che dai del libro di Dumas (ma è ovviamente un'opinione, la mia, che è sullo stesso piano della tua): a me pare che dimostri solo che la vendetta non porta alcuna gioia, alcun piacere, e che dunque lo sventurato che ha subito tanta ingiustizia, rimarrà per sempre segnato da quest'ultima, triste, avvilito e soprattutto solo. È il motivo per cui il libro è così perfetto: se Edmond alla fine fosse felice, soddisfatto della sua vendetta, la storia non avrebbe lo stesso sapore.
Troppo scontata e conformista la vendetta di Dantes. Trovo più anticonformista, rivoluzionaria ed eroica una preghiera di Lucia.
@@paoloargiolas3385 conformista perché?
Ciao Yasmina. Ti seguo da poco tempo, ma trovo i tuoi video molto interessanti. Premetto che ho fatto solo le medie, ma poi mi sono appassionato alla lettura, e trovo i libri che hai citato i migliori che mi siano capitati di leggere, tanto che mi sono imparato l'Inferno e il Purgatorio a memoria. Capisco che studiare il Manzoni non sia la stessa cosa che leggerlo per diletto, tra l'altro ho avuto la fortuna di averne una copia piena zeppa di note ( più di 1200 pagine di tomo!) che hanno fatto sì che notassi cose che per la mia ignoranza mi sarebbero sfuggite, facendomelo apprezzare appieno. Poi anch'io se devo scegliere opto per Edmond Dantes.
Uno dei più bei romanzi che ho letto. ( a scuola l'ho odiato). La figure di Don ferrante, e Azzeccarbugli sono estremamente attuali
Condivido il tuo astio profondo verso questo romanzo. Ricordo che da adolescente ero un accanito lettore, il sogno di qualunque prof, se non che ero anche estremamente critico e anarchico per cui se un libro non mi prendeva ne studiavo la sinossi e il contesto giusto perchè dovevo ma ne rifiutavo categoricamente la lettura (ricordo di aver insultato i Malavoglia ma di aver portato Canne al Vento come letteratura realista, sebbene non fosse in programma). I promessi sposi andrebbero conosciuti per l'importanza storica che han ricoperto, ma leggerlo è una tortura: non perchè sia scritto male, ma a causa dei protagonisti - non so chi tra Renzo e Lucia sia più tordo - ma alla richiesta di lettura lo lessi in una settimana, e poi criticai la prof dicendo che stavamo leggendo un libro con una trama scontata in cui i protagonisti erano due banderuole in balia degli eventi, una noia mortale e leggerlo non avrebbe portato ad altro risultato che farcelo detestare. Mi hai riportato alla memoria il concetto di "provvidenza" e "stai al tuo posto" che all'epoca mi era abbastanza sfuggito, ma è proprio quella la causa che me lo ha fatto odiare: da adolescente vuoi sentire storie di gente che rompe gli schemi, che trova la sua strada, che affronta difficoltà, non di due rincoglioniti che si muovono in un contesto più grande di loro. Personalmente toglierei la lettura obbligata di tutti i classici ma ne lascerei traccia nel programma per il loro significato storico; credo che nessun adolescente possa amare la letteratura se costretto a leggere opere che non lo appassionano.
Non è che tutti gli adolescenti amano le stesse cose e gli stessi personaggi eh... Io ad esempio ho sempre preferito libri e romanzi ambientati nei secoli passati perché nei protegonisti contemporanei non riesco ad indentificarmi quasi mai....Lucia non mi è mai sembrata una sciocca, riesce con una sola azzeccatissima frase a colpire la coscienza dell'innominato e a salvarsi... Meglio che se si fosse lanciata da una finestra dando fuoco al castello 😁😁😁Poi, x carità, è anche vero che da adolescente ami libri più scorrevoli o più "d'azione" perché sono generalmente piu semplici e immediati :)))
Il problema è che per forza devi costringerli a leggere, come devi costringerli a studiare le equazioni. Se lasci tutto alla scelta dello studente, non farà una minchia. È davvero molto difficile insegnare l'amore per la lettura, e andrebbe fatto ben prima che alle superiori comunque.
@@YasminaPani Concordo sul fatto che qualcosa dovrai pur costringerli a leggere, ma ci sono secondo me opere più appassionanti; ma anche il fatto magari di leggere dei racconti anzichè libri lunghi può essere un punto d'ingresso. Io intendo proprio l'amore per la letteratura, cioè il fatto di leggere un'opera non solo per il valore dell'opera in sè ma perchè ti piace quell'autore, ti interessa, o il periodo storico, o le tematiche trattate... la letteratura è un campo enorme in cui secondo me chiunque può trovare il suo spazio, costringere uno studente a leggere un libro che non gli interessa secondo me lo allontana. Farlo scegliere tra più romanzi, che trattano differenti tematiche, anche molto diverse tra loro, può mica essere uno strumento può adattabile per lo scopo? Non sono un insegnante e mi baso sui miei ricordi adolescenziali, quindi mi pongo il problema.
@@stefanobrunetto7899 Sono d'accordissimo, infatti io quando ho avuto le seconde non l'ho fatto i Promessi Sposi, ma ho dato elenchi di libri tra cui gli alunni potessero scegliere cosa preferivano leggere. Però il criterio del "leggi cosa ti piace" non va bene, perché ovviamente gli alunni leggono più che altro libri del cazzo insulsi, mentre tu da docente di italiano devi insegnare loro che cos'è la letteratura e come si fa a distinguere un libro ben scritto da uno scritto male. Bisogna però andare per gradi e proporre letture consone all'età e al livello culturale degli allievi; infatti io raramente ho dato un solo libro per tutta la classe, perché è abbastanza improbabile che siano tutti allo stesso livello e possano apprezzarlo. Questo almeno nei primi tre anni, dopo è necessario che alcuni libri siano letti, o almeno alcuni autori.
@@YasminaPaniPennac ha scritto qualcosa riguardo alla questione dell'obbligo di leggere, solo che Pennac non mi piace per nulla quindi parto prevenuto nei suoi confronti. Mi ricordo che in terza liceo, la prof. di lettere aveva chiesto a ognuno di noi di proporre, a turno, un libro che fosse piaciuto, poi, non ricordo con quale criterio, leggevamo tutti il libro scelto. Una volta proposi "La metamorfosi" di Franz Kafka, che era il mio autore preferito, racconto che non si filò nessuno, per due volte "vinsero" due miei compagni che avevano proposto rispettivamente, "In viaggio con Charlie" di Steinbeck un libro che, boh e, soprattutto, "Verdi colline d'Africa", di Hemingway, uno dei piú brutti libri che io abbia mai letto. Oddio, non che io ami molto Hemingway ugualmente ma se mi fossi dovuto basare su quello, avrei pensato che era un idiota....Comunque, tanto per capire il clima che si respirava all'epoca, quando nel primo tema della terza liceo, scrissi che alla sera preferivo leggere che guardare la tv (cosa vera e i miei potevano testimoniare perché mi stendevo sul divano nella camera/studio e leggevo per la maggior parte delle sere, anche fino a notte inoltrata), la prof., nuova, mi diede 5 perché pensava che la stessi prendendo per i fondelli, abituata come era ad avere a che fare con i paninari che era già tanto se leggevano in classe. Poi riuscii a spiegarle meglio e si convinse, anzi, cambiò del tutto idea su di me. Sui paninari ovviamente no....
Ehi, ho visto il tuo video, sarebbe bello che non solo tu commenteresti il video di Roberto Mercadini ma mi piacerebbe se voi due faceste un video in cui voi vi scambiaste le vostre opinioni, sarebbe bello!
Comunque a me è piaciuto molto il romanzo sopratutto la questione del manoscritto.
Non so se mi interesserebbe più di tanto una cosa così, ma comunque non saprei come attuarla
Penso di amarti, il tuo No Politically correct sostituito con semplice buon senso lo amo, quindi continua così e da oggi mi iscrivo al tuo canale. Grazie!
Comprendo il tuo punto di vista, ma personalmente sarei meno ingeneroso sia nei confronti di Manzoni, che verso il suo alter ego letterario, Lucia.
Partiamo da quest'ultima. Io credo che nel 2022 sia arrivato il momento di togliere di dosso a questa ragazza tutta la polvere accumulata in due secoli: Lucia già dalle prime pagine del romanzo appare molto meno sciocca e sprovveduta di quello che sembra. Innanzitutto è più intelligente sia di sua madre, che del fidanzato Renzo: riesce a tenersi in pancia le molestie subite, parlandone solo in confessione, per evitare che in paese si facciano una cattiva idea circa la sua onestà (tutelando, così, oltre a sé stessa, anche Renzo); tace alla madre i veri motivi di questa reticenza, per non offenderla; prende l'iniziativa di dare a Fra Galdino più noci del necessario, per fare in modo che questi torni subito in convento ad avvertire Fra Cristoforo, e non si fermi a chiacchierare di casa in casa; quando si convince a celebrare, controvoglia, il matrimonio a sorpresa, si rende conto perfettamente di essere stata manipolata da Renzo a tale scopo. Insomma, Lucia a soli 18 anni comprende già molto bene le debolezze dell'animo umano, e accetta Renzo e Agnese così come sono.
E' chiaro che una quattordicenne liceale, in piena tempesta ormonale e vogliosa di libertà, vede il lei solo una sfigata repressa tutta casa e chiesa che non è capace di fare nulla senza l'assistenza della madre, ma io credo che anche questa immagine di Lucia sia molto superficiale e vada superata: Lucia è una nevrotica (e chi non lo è?): soffre di agorafobia, come il suo autore; è fortemente repressa a livello sessuale (idem, come il suo autore), e non riesce ad esprimere verbalmente i propri sentimenti (capita solo a lei?) soprattutto nei confronti di Renzo.
Anche Lucia sa essere manipolatrice a suo modo: cerca di impietosire i suoi rapitori; si accorge dei tentennamenti dell'Innominato, mostrandosi quindi, ancora, molto sensibile, e sfrutta i punti deboli di lui a proprio vantaggio. Insomma: a me pare tutt'altro che sfigata e sprovveduta. Certo, è il personaggio che si evolve meno, e porta anche sulle proprie spalle il peso del messaggio ideologico che il suo autore vuole trasmettere, ma nelle sue paure, nelle sue reticenze, nelle sue fragilità appare un personaggio fortissimamente umano e realistico. Addirittura anche contraddittorio: ricordiamoci che dopo aver pronunciato il voto, anche lei «si pente ... poi si pente di essersi pentita»: chi ci viene in mente? A barcollare così tra i dubbi non è mica pure Gertrude? Quest'ultima, forse tra i personaggi femminili più riusciti di tutta la letteratura italiana, ha in comune con Lucia gli stessi andirivieni di passioni, la stessa volontà delicata e fragile (e ricordiamoci che Petrarca sul suo bipolarismo ci la scritto 365 poesie).
Passiamo a Manzoni: anche verso di lui io sarei meno impietoso. Che ci aspettiamo da un aristocratico milanese di inizio Ottocento? Cara grazia che sia un liberale moderato... Ma il suo pessimismo nei confronti del destino dell'uomo, specialmente quello delle classi povere, non mi sembra così irrealistico: anche Verga non si fa molte illusioni sulle capacità del popolo di superare, da solo, la propria condizione di miseria (pensiamo alla novella «Libertà») e non è andato molto lontano dal reale: tutti i grandi cambiamenti, del resto, vengono manovrati dall'alto, ed anche l'avvento delle democrazie moderne non è stato certo una conquista del popolo, ma un effetto collaterale del capitalismo. A scuola diciamo, per questo, che Manzoni «ha un atteggiamento paternalistico», perché, cioè, crede che i cambiamenti debbano essere guidati dalle classi dominanti, ma io vedo questo come, appunto, una sfiducia verso le capacità dell'uomo di determinare il proprio destino, soprattutto attraverso la violenza: le sue idee politiche si fondano sostanzialmente su un grande pessimismo di fondo.
Ma noi, grazie a Dio, non dobbiamo far leggere il libro allo scopo di promuovere le idee politiche del suo autori, e possiamo esaminare, a distanza, tutto ciò. Del resto, se Manzoni avesse voluto scrivere una storia in cui il popolo si ribella e ottiene ciò che vuole, lo avrebbe fatto...
@Audeo bello...personalmente, come ho già scritto, ho amato fin dalla prima lettura i Promessi sposi, che vorrei anche rileggere tra non molto: per quello che vale, non ho mai considerato stupida Lucia, anzi, è una spanna sopra Renzo, ma proprio per questo, mi sarei aspettato un salto di qualità che, ovviamente, come hai detto, non poteva avvenire. Riguardo al pessimismo di Manzoni, vero, infatti, nel finale del (per me) bellissimo soliloquio di Marco da "Il conte di Carmagnola", Manzoni gli fa dire: "Io li ringrazio; ei m’hanno
Statuito un destino; ei m’hanno spinto per una via; vi corro: almen mi giova ch’io non la scelsi: io nulla scelgo; e tutto ch’io faccio è forza e volontà d’altrui. Terra ov’io nacqui, addio per sempre: io spero che ti morrò lontano, e pria che nulla sappia di te: lo spero: in tra i perigli certo per sua pietade il ciel m’invia. Ma no morrò per te. Che tu sii grande e gloriosa che mi importa? Anche io due gran tesori avea, la mia virtude ed un amico. E tu m'hai tolto entrambi".
Ti ringrazio di questo bellissimo commento. Ho studiato abbastanza i Promessi Sposi, mio malgrado, e devo dire che non ho mai letto particolari approfondimenti sulla figura di Lucia. È chiaro però che se penso ad altri personaggi femminili già comparsi altrove prima del 1840, non posso non averla in estrema antipatia. Poi è del tutto realistica per il contesto è in cui è inserita, e infatti il discorso è alla fine che a me non piace proprio l'argomento, l'ambientazione, insomma il romanzo nella sua interezza.
Comunque il fatto che fosse un nobile dell'Ottocento non è che voglia dire molto, molti illuministi erano nobili e alcuni hanno anche partecipato alla Rivoluzione, per dire. Persino Leopardi che di politica non si è interessato per niente era più fermo di Manzoni su certe cose, ed era certo ben più pessimista di lui sulle magnifiche sorti e progressive! Anche altri mi hanno citato Verga, che infatti è un altro autore che personalmente non amo, e che difficilmente leggo per godimento personale, ma di cui apprezzo le indiscusse capacità di narratore, davvero eccellenti, e l'estrema efficacia dei prodotti finali; i quali mi riescono comunque più graditi dei Promessi Sposi perché, benché non fosse quello l'intento di Verga, sono efficaci nel denunciare crudamente una realtà che nessuno voleva guardare. Denuncia ben più spietata di quella di Manzoni che è sempre mezzo cerchiobottista, il vero antenato della democrazia cristiana. Poi sia chiaro: certo che il romanzo è così perché lui è così che lo voleva. Infatti il punto è proprio quello!
@@YasminaPani grazie a te per lo spunto di riflessione.
Sono un collega e, al di là dei giudizi personali, che condivido con te, cerco di fare amare il romanzo ai miei studenti. Io di questo romanzo amo il fatto che quando Manzoni si mette ad indagare la psicologia di un personaggio sa essere un vero e proprio chirurgo, e nessuno come lui svolge tale operazione in modo tanto semplice e trasparente. E questo a mio avviso supera di molto i limiti che tu giustamente hai sottolineato, e fa essere questo romanzo, dopo due secoli, una lettura fondamentale.
Magari se vuoi restare sull'argomento, in un altro video possiamo indagare il valore didattico di quest'opera, e se vale la pena leggerla ancora, dopo due secoli.
@@audeo1634 che ne valga la pena credo sia fuor di dubbio! Personalmente credo che il valore didattico principale risieda nell'aspetto tecnico: è un ottimo esempio concreto di come si scrive un romanzo, come si distingue, da lettore, un romanzo ben scritto, e se inserito in un percorso che includa poi romanzi successivi è utile per mostrare come si è sviluppata questa forma nella nostra letteratura.
@@lucat5479 ho visto che avevi scritto un commento in cui mi chiedevi di Grazia Deledda, ma non compare più; ti rispondo lo stesso: sì, senz'altro merita di essere letta, anche se potrebbe risultare piuttosto pesante. Io credo che non ci si debba forzare nella lettura: è comunque impensabile leggere tutto, quindi si farà necessariamente una selezione. Prova, poi se non ti piace non è un'onta averla abbandonata.
Scusa, facciamo ordine. Il significato _cattolico_ de I promessi sposi è totalmente diverso da quello che sostieni tu. Il significato cattolico si sofferma sui sacramenti, sull'intermediazione del clero, sulla santità di alcune figure (vedi il cardinale Borromeo) e altre cose; ma non certo sul tema della provvidenza, che invece è cristiano, non cattolico. Più specificamente, l'accettare "tutta la m3rda che ti arriva addosso", come dici tu, non solo non ha proprio niente di cattolico, anzi è un concetto protestante, ma è proprio estraneo al romanzo. Nel cattolicesimo, e di conseguenza ne I promessi sposi, non si accetta niente di niente, caso mai si _evita_ di ergersi a "rivoluzionari", dato che le azioni umane sono bazzecole rispetto a quelle della natura (vedi la peste finale). Di conseguenza, ci si rivolge a Dio affinché l'uomo trovi scampo nei cataclismi e nelle tragedie. E infatti nella carneficina finale Don Rodrigo muore e Renzo si salva; altro che continuare la "vita da sfigato", come hai affermato! Poi, certo, muoiono appestate anche persone positive, e si salvano persone negative, ma questo è messo a bella posta per aumentare il senso di mistero del disegno universale. Che questa morale non sia condivisibile è un conto, ma certo non è quella che descrivi tu, tanto meno può essere considerata banale, anzi può essere addirittura inquietante, persino per gli atei: non è raro il caso di atei che si convertono proprio quando ricevono una qualche grazia, come credo sia capitato allo stesso Manzoni. In definitiva, gli uomini cercano di farsi giustizia da soli, in modo appunto "umano"; poi arriva la natura che improvvisamente stermina gli uomini come insetti. E nel frattempo Dio, secondo un ordine misterioso, salva alcuni e non altri, lasciando intendere che, chissà..., c'è modo di salvarsi. Sono temi tipici della filosofia post-illuministica, per nulla banali, il cui valore hai peraltro (giustamente) esaltato ne La Ginestra e mi stupisce che tu possa liquidarne la portata ne I promessi sposi. Caso mai si può dire che sono temi un po' in ritardo rispetto a come furono trattati nella letteratura non italiana. Ma i problemi de I promessi sposi non sono certo questi...
Manzoni interpreta esattamente il modo di pensare dei contadini lombardi del 600.
Il Manzoni non poteva attribuire ai suoi personaggi altri modo di pensare, così come non poteva far giungere Renzo a Milano in autobus o in treno...... Scrivendo a posteriori non poteva attribuire a nessuno l'aver fatto una rivoluzione nel ducato di Milano durante il periodo spagnolo in quanto questo non era storicamente accaduto proprio perchè il popolo ragionava come lo fa ragionare il Manzoni.
Complimenti per tutto il resto.
Be' lo ha scelto lui di ambientare il romanzo nel 600, proprio perché voleva dire alcune cose e non altre, e poi perché non aveva le palle di denunciare in modo diretto la società del suo tempo
Video straordinario, soprattutto gli ultimi 6 minuti; condivido appieno tutto il discorso sulla mentalità ignava e indolente che caratterizza la maggior parte degli italiani
Cosa ne pensi invece delle Confessioni di un italiano di Nievo? Purtroppo è ancora poco conosciuto dal grande pubblico italiano... A mio avviso il punto forte dei promessi sposi è banalmente la trama oltre a una figura memorabile come quella della monaca di Monza che vale tutto il romanzo; va da sè che il plot non basta a fare di uno scritto un capolavoro.
Ecco, quello è un grandissimo romanzo, che a scuola viene praticamente ignorato. Non c'è nessun motivo reale per fare mille ore di Manzoni e zero di Nievo, sarebbe opportuno almeno bilanciare un minimo!
Senz'altro la monaca è un personaggio meraviglioso, scritto divinamente e molto realistico. Lì c'è anche una bella critica all'aristocrazia!
1. Dici che non hai più nulla da metterti, ma: stai benissimo con quello che hai! Molto strafica 😉
2. La tua posizione ideologica non/anti-cattolica ti fa giudicare severamente la sostanza del romanzo. Il messaggio dei Promessi Sposi è molto semplice, è il succo del Cristianesimo, cioè il Padre nostro: perdonare e amare i nostri nemici. Tu puoi pensare che sia stolto e chiederti perché tu debba farlo, ma penso che non puoi non ammettere che è cosa grandiosa, perché MOLTO difficile. Il sugo della Storia e l'accettazione del proprio destino (già così San Paolo) non implicano che non si debba reagire al male e cercare di impedirlo: infatti Fra Cristoforo aiuta i due promessi a scappare. Non si deve reagire al male con il male secondo il Cristianesimo (ma non secondo Edmond Dantès, più nelle tue corde), bensì si deve rispondere al male con il bene (perdono, amore), e ciò non vuol dire che non si debba impedire il male. Non si tratta di prendere merda in faccia e dire anche grazie: se uno mi getta merda, posso fare di tutto per evitare di prendermela addosso, ma non rigettargliela a mia volta. E che succede invece se mi accade una cosa tanto terribile contro cui non posso fare nulla? La devo accettare, ma ciò non vuol dire che ne debba essere contento e che non la possa denunciare come un'infamia. La fiducia nella Provvidenza è affidarsi al disegno di Dio: anche i mali orribili che possono capitarmi hanno un senso, e di tutto Dio terrà conto. Vero che, come tu dici, questo conto molto spesso è nella vita ultraterena, ma a volte anche in questa: non hai sottolineato, infatti, che c'è l'happy end, con Renzo e Lucia che si sposano e hanno un sacco di figli (quindi la felicità può esserci anche nella vita terrena), mentre il cattivo don Rodrigo muore malamente, come per una sorta di "giustizia di Dio" molto popolare. Manzoni era stato in gioventù un rivoluzionario (in teoria), e pur essendo lui nobile non pensa che i poveri debbano raccogliere le briciole dai ricchi e dire pure grazie: infatti fa vedere che i nobili sono quasi tutti ingiusti e prepotenti, mentre fa in modo che Renzo diventi ricco grazie al suo lavoro e alla sua abilità, come piccolo imprenditore.
3. Buona uscita di quarantena.
Grazie per questo bel commento, sicuramente molto più equo e onesto del mio, che del resto è fatto apposta per essere un po' esagerato. Comunque non c'è un lieto fine nella storia nel senso che loro acquisiscono la consapevolezza che il male esiste, e il tono del finale è proprio dimesso; ma questo lo trovo coerente, sarebbe stato assurdo il contrario. Non è però vero che gli aristocratici sono quasi tutti ingiusti ecc: c'è sempre il personaggio positivo che fa da contraltare a quello negativo, perché alla fine la sua idea era quella di proporre un ideale di società, quindi con i modelli da seguire e quelli da condannare. Però certo, in ultima analisi questo specifico aspetto della fede nella Provvidenza e l'accettazione del male si recepisce meglio o peggio in base al proprio gusto personale, è inevitabile.
@@YasminaPani grazie a te per la tua grazia e leggiadria : la quarantena ti fa bene!
I nobili sono visti quasi tutti come ingiusti (Rodrigo, Attilio conte zio, Ferrer, don Gonzalo..), si salvano Federigo (ma perché cristiano), il marchese erede di Rodrigo (altro cristiano) , e il convertito al. Cristianesimo Innominato.
Vero che R. e L. prendono coscienza non tanto che c'e il male (questo lo sapevano), ma che il male arriva anche a chi non fa il male, cioè a loro, ma il finale non è dimesso, è un messaggio di speranza (la fede in Dio raddolcisce i mali e li rende utili per una vita migliore). Il lieto fine è dato dal fatto che si sposano come volevano, trionfano sul loro nemico (che muore pure), e diventano anche molto ricchi: meglio di così!
Gramsci non ha valutato bene il romanzo, ma comunque tutta la corrente comunista (e la critica letteraria comunista) l'ha sempre invìso perché romanzo cattolico, e non si poteva approvare l'oppio dei popoli. Non sarebbe l'ora di liberarci dalle ideologie PERFINO in relazione ai Promessi Sposi? Che è romanzo ben costruito. Io vedo una debolezza proprio nel finale: troppo happy end (si sposano, diventano ricchi, e il cattivo muore), una cosa così è giustappunto solo nei romanzi, non nella realtà (unica pecca irrealista di un romanzo molto realista nella descrizione del Seicento).
Ma potremmo starne a discutere per ore (e mi piacerebbe), e però le chat hanno i loro limiti...
Provocazione per Yasmina: che ne pensi invece de "I miserabili" accostati spesso ai PS?
@@giuliocolesanti mah ti dico, non è che io apprezzi la critica letteraria comunista; in generale non apprezzo le correnti nella critica, anche se ovviamente hanno avuto tutte quante la loro ragione di esistere, a suo tempo. Un critico deve essere obiettivo, e infatti io non faccio quello di mestiere 🤣 scherzi a parte ribadisco che questo è un video volutamente esagerato in cui ho evidenziato solo ciò che odio del romanzo, se lo avessi sviscerato sarebbe durato due ore! Ammetto però di averlo fatto non solo perché più rapido e più divertente, ma anche perché volevo proprio ricevere commenti come il tuo 🙂
Ecco, per me "I miserabili" è una delle cose più belle di sempre, accostabile davvero alla Divina Commedia, all'Iliade, alle tragedie di Shakespeare. Mi pare molto diverso dai Promessi Sposi, proprio nel modo in cui viene raccontato il popolo! Manzoni si guarda bene dal parlare di forzati e prostitute: i suoi eroi sono una vergine casta e un onesto giovane, in procinto di unirsi nel sacro vincolo del matrimonio. E questa è una differenza fondamentale che dunque rende molto distanti i due romanzi, anche se in entrambi c'è il racconto dei soprusi subiti e la denuncia della corruzione e del male dei potenti. Ma non c'è paragone: la forza con cui lo fa Hugo non esiste neanche lontanamente nei Promessi Sposi. Il titanismo di Jean Valjean non trova un corrispettivo nel romanzo di Manzoni, nemmeno nell'Innominato che del resto pur essendo memorabile è un personaggio marginale (e comunque, ma questo è il mio modesto parere, insopportabilmente stucchevole alla fin fine). Ma in generale io credo che nel leggere i Promessi Sposi non si provi un briciolo del trasporto e dell'emozione che ti travolgono invece quando sei dentro I miserabili; ma questa è la volontà dell'autore, ovviamente, a Manzoni interessa proprio fornire un modello di società e dare una serie di messaggi precisi, che appunto non sono tesi a gonfiare i cuori, a esaltare gli animi, ma semmai tutto il contrario. Leggendo I miserabili percepisci l'ingiustizia della vita e vuoi prendere le armi, anche se nel finale tutto va bene. Leggendo i Promessi Sposi, che pure finiscono sì bene, ma con quel retrogusto leggermente amaro spiegato nel sugo della storia, no. Ripeto, è l'intento dell'autore, non è una pecca nel senso di una cosa che non è riuscito a ottenere! Quindi li trovo molto diversi, tutto sommato. Tu la vedi in altro modo?
@@YasminaPani non coincido con te in alcune valutazioni sui PS, ma questo è proprio il bello della critica letteraria! È questo che a me smuove l'animo e fa venire voglia di discutere, non perché voglia avere per forza ragione alla fine, ma per il piacere di confrontarmi; e se un altro alla fine riesce a convincermi che ha ragione lui, non mi sento diminuito, ma fortunato perché ho imparato qualcosa mentre prima la ignoravo. A parte questo inopportuno e narcisistico sproloquio su me stesso, avevo capito il senso esagerato in alcuni aspetti del tuo video, ma come vedi ho preso molto sul serio quello che tu dici : anche perché è scanzonato e esagerato (e mi piace!) il tuo modo di dirlo, e non quello che dici. Ma non la vediamo allo stesso modo sui PS, e questo non è un dramma, anche perché io non sono il tuo giudice e tu non sei il mio. E poi siamo entrambi professori (brutta gente i prof! 😜), e quindi pari siamo.
Miserables piacciono molto anche a me. Penso che a te possa piacere il Rastignac di Balzac (gran figaccione ma sempre un maledetto nobile ), o tendi di più per il plebeo Lucien de Rubempré? O forse il tuo eroe è il ribelle Julien Sorel di Stendhal di estrazione popolare? E una "compagna" come te cosa pensa dello Zivago di Pasternak? Io in realtà ho sempre ammirato Strelnikov, pur non condividendone l'ideologia né il suicidio finale.
Ti offendi se concludo dicendoti "buonanotte principessa"? Così isolata in quarantena mi pari un po' Rapunzel (tu ugualmente bellissima e però molto più fascinosa, perché più colta ma soprattutto pronta al dibattito). 😘
@@YasminaPani ballano due secoli nell'epoca in cui sono ambientati i due romanzi... Il contesto storico è troppo diverso per fare un paragone, anche relativamente al modo di vivere, reagire alle ingiustizie, pensare dei personaggi. La Lombardia dell inizio del 1600 e la Francia post rivoluzione e post napoleone sono agli antipodi...
Ogni personaggio andrebbe guardato come spesso si guarda don Abbondio, bisogna sapere che quel personaggio è sbagliato ma al contempo quasi invidiabile poiché cade sempre all'impiedi, quindi aprire gli occhi: il male e l'ignoranza convengono ma per vedere tutto ciò bisogna sapere e capire di essere persone con ideali almeno decenti
Non ho capito bene!
@@YasminaPani dicevo in maniera ermetica che invito a guardare i vari personaggi de i PS non come modelli di riferimento ma frutto della realtà dell'epoca
@@tonino1921 be', però sono dei modelli, alcuni negativi (quindi rappresentano ciò che non va fatto), altri positivi!
Salve Yasmina ho "scoperto" da poco il tuo canale ed ho avuto il piacere di gustare parecchi video; riguardo le riflessioni su I Promessi concordo sul fatto che si tratti del primo romanzo moderno scritto con un italiano "lavato in Arno". Alle superiori l'abbiamo studiato con una bravissima professoressa che cercava di far comprendere come Manzoni metteva anche in risalto le peculiarità umane, tra questi ricordo la spiegazione del dialogo tra il conte zio di Rodrigo e il Padre Provinciale dove la mia Prof. ci fece notare gli elementi con cui l'autore voleva mettere in risalto l'esperienza degli interlocutori innanzi a quella grana : " ... due canuzie, due esperienze a confronto ..." (vado a memoria). Quello della scuola è un lontano ricordo, l'ho riletto dopo quattro lustri anche per alcuni scritti di Leonardo Sciascia che attengono fatti storici riportati. Personalmente mi sono fatto l'idea che in questa narrazione i protagonisti fossero i non protagonisti, come una sorta di pretesto per raccontare fatti e personaggi storici del tempo ( i tumulti di Milano, l'Innominato, la peste, l'inquisizione ecc... ). Non sono affatto uno studioso, bensì un semplice lettore, non compiutamente istruito per dare un giudizio ampio e netto, infatti non avevo riflettuto sulle posizioni "conservatrici" di Manzoni circa le classi sociali. Ma del resto Manzoni apparteneva ad una famiglia complicata ed abbiente e non poteva che vedere le dinamiche socio economiche secondo il suo punto di vista quindi lontano da un Che Guevara ante litteram. Complimenti ancora ( e scusa i mille errori in questo commento ).
Ciao. Ho ascoltato il video, grazie intanto di averlo fatto. Beh, io credo di essere uno dei pochissimi che ha amato "I promessi sposi" fin dalla prima lettura, ce lo fece leggere la prof. di lettere mi sembra nell'estate del 1987..credo...si legge in terza o quarta liceo? Va beh, comunque, in quegli anni lì, per arrivare preparati a settembre. E devo dire che me lo sono letto d'un fiato, mi piaceva un sacco la ironia usata con Don Abbondio sia all'inizio con i Bravi (secondo me quella scena è geniale, poi mi sembra di vedere davanti a me Don Abbondio che si aggiusta il colletto e, fingendo di guardarsi intorno, dà un occhio dietro per vedere se la strada è libera...), che più avanti, quando, nel capitolo XXV, si incontra con il cardinale, tra i dialoghi e i pensieri tra se e se di Don Abbondio, per me si raggiungono vette di ironia elevate: cioè, l'immagine di Don Abbondio che a capo basso, stava come un pulcino negli artigli del falco ecc. per me è troppo forte. Oppure prima, quando gli viene chiesto il motivo per cui non ha sposato i due, lui che dice : "Ma forse non mi sono spiegato bene, sotto pena della vita ecc. " E' il capitolo della famosa frase che uno il coraggio non se lo può dare. Poi mi sono piaciute molto le descrizioni dei personaggi, l'Innominato è bellissimo, anche Padre Cristoforo, Agnese: certo, Renzo è un "cretino con lampi di imbecillità" per dirla alla D'Annunzio e Lucia è una bigotta egoista, però, come descrizione in sé dei personaggi, senza dare giudizi, secondo me sono fatte bene. Certo, per dire, con un parallelo assurdo, Lucia è anni luce distante da Giulietta, la vera protagonista di "Romeo e Giulietta", però Romeo, a parte il parlato (che però, grazie al piffero, glielo ha messo in bocca il Bardo), non è che sia tanto più sveglio di Renzo. Cioè, voglio dire, sto Romeo, 5' prima di conoscere e innamorarsi di brutto di Giulietta, era perso per un'altra tipa e aveva passato le giornate precedenti a sfracassare i santissimi ai suoi amici su sta tipa, che dimenticherà poi in 10" scarsi....Poi, certo adoro Shakespeare, guai a toccarmelo...Tornando all'Alessandro nostro, credo tu abbia ragionr, poi tu ne sai a pacchi più di me, che te lo dico a fare, anche se non sono d'accordissimo che fosse cosí reazionario o pervaso troppo negativamente del cattolicesimo, fosse reazionario, solo, volevo aggiungere due note. Leggevo che Gramsci, non amava Manzoni perché aveva, secondo lui, il classico difetto degli intellettuali italiani, perché aveva descritto i vizi degli italiani tutti condensati nei poveracci, quindi Don Abbondio, Renzo e Lucia, ma anche il "borghesuccio arricchito" Don Rodrigo, mentre quelli più aristocratici, erano più virtuosi, dall'Innominato, a Fra Cristoforo ecc. Invece, Leonardo Sciascia, in un video che si trova anche su yutube, molto breve, propone una sua lettura del finale: dice, in pratica, che a differenza di quello che si pensa, il romanzo non è consolatorio anzi, perché tutti cambiano o finiscono male, anche Renzo e Lucia devono andarsene, l'unico che rimane di fatto, fermo e senza cambiare è proprio Don Abbondio. Sciascia conclude dicendo che qui riecheggiano le grida manzoniane, il pessimismo sulla situazione italiana, per cui, alla fine, nulla cambia e i più pavidi si salvano comunque (se hai voglia, ti consiglio di cercare il video, dura un minuto, perché ho fatto una sintesi). Per quanto riguarda il resto del Manzoni scrittore, per quanto sia appassionato di Napoleone, il 5 maggio è un pacco micidiale, retorica a non finire, mi spiace ma la detesto da sempre. L'Adelchi e il Conte di Carmagnola sono dimenticabili secondo me, però, vorrei spezzare una lancia per il "Soliloquio di Marco", l'attendente di Carmagnola: ne rimasi folgorato la prima volta che lo vidi al Piccolo a Milano, con la classe (non si chiamava ancora "Teatro Strehler" e fu quello che mi fece innamorare del teatro. Sì, vero, come mi disse anche un insegnante di recitazione (perché io ai corsi e ai provini portavo sempre un monologo di Jago o questo...), quel monologo era comunque pregno della mentalità cattolica di Manzoni, quindi non potevo vederlo attualizzato come lo immaginavo, però, insomma, per l'epoca, per me un monologo molto sentito e coraggioso, dove Marco si guarda dentro fino in fondo, senza sconti a se stesso, ci sono diversi punti tipo quando dice: "Oh! il vil son io che gli credetti, o volli
credergli". E per l'epoca a mio avviso era tanta roba. A proposito, non dimenticherei " Storia della colonna infame": se non è attuale quello...Ciao.
Concordo ovviamente con Gramsci, non potrebbe essere altrimenti 😂 questo non toglie che sia vero anche quanto dice Sciascia, non c'è infatti un lieto fine nel romanzo (e meno male, nel senso che sarebbe stato assurdo e incoerente). Del resto il suo "pessimismo" sul piano storico è ben visibile anche nelle altre opere, su tutte la Colonna infame, che anche tu citi. Concordo anche sul monologo, a me infatti non dispiacciono le tragedie, come ho accennato, solo che sono appunto piuttosto stucchevoli e io sono davvero della scuola alfieriana semper fidelis! Grazie per il commento
Ah, concordo anche sull'ironia: non mi ricordo se l'ho detto nel video, ma è senz'altro uno dei punti forti del romanzo.
Gadda se lo faceva leggere tantissime volte negli ultimi anni di vita; credo che lei non abbia affatto capito il romanzo; questa interpretazione è tristissima! I romanzi dell'Ottocento sono meravigliosi, da Manzoni a Hugo, perché ancora sono immersi nella metafisica, ancora non sono avviluppati nello psicologismo e nell'individualismo del romanzo del novecento...
Dio quanto mi stava sulle palle Lucia... Il prototipo della "figa di legno"!
Devo ringraziare il mio docente di italiano del ginnasio per aver spiegato con tanta passione il romanzo, in particolare ricordo due momenti: il primo fu quando si mise a piangere leggendo l'episodio della madre di Cecilia, e devo dire che vedere un uomo adulto commuoversi in quel modo per un testo, mi ha lasciato il segno; il secondo fu durante la spiegazione delle altre opere di Manzoni, quando ci fece capire tra le righe che Il Conte di Carmagnola era sostanzialmente una merda.
Non posso dire di aver amato il romanzo né tantomeno di amarlo, d'altra parte devo riconoscere che fa parte della mia adolescenza, nel bene e nel male.
no... è un'idealizzazione della donna. nella sua visione "cattolica" Lucia rappresenta la semplicità dello spirito, la purezza della donna, ma non la stupidità o la sempliciotta.
È stato talmente duro il mio ginnasio che "I promessi sposi" era il momento più rilassante e il libro più leggero... forse però a me è piaciuto perché sono fieramente aristocratica, classista e tradizionalista 😁😁😁
Ahahaha giusto allora
@@YasminaPani o forse era perché il professore di latino ci faceva leggere sempre il Satiricon o L'asino d'oro... dopo mesi di lenoni, bordelli e mignotte ci stava tornare sul Manzoni 😁😁😁😁
@@hinkes234 be' sì, tutto viene a noia dopo un po', però vuoi mettere Petronio con Manzoni??
@@YasminaPani Avete letteralmente nominato le due figure letterarie con cui mi andrei a prendere un caffè se solo fosse possibile: sarebbe un'esperienza mistica e un triangolo singolare! Li adoro entrambi in egual misura.
@@YasminaPani tra l'altro, Dante ci aveva visto lungo fin da molti secoli prima, prevedendo per gli ignavi un girone apposito all'Inferno 😂❤️. E in tutta sincerità è il girone "dellammerda assoluta" dell'umanità a mio parere. Già, odio l'ignavia più di qualsiasi altra cosa.
In accademia di teatro per insegnarci il perfetto uso della punteggiatura in fase sia di lettura che di scrittura ci han fatto studiare i promessi sposi.
È indubbiamente una prosa perfetta.
Sinceramente se ripenso alla mia percezione da studente al liceo classico, avevo odiato Manzoni, finché non ho incontrato Dante che ho odiato molto di più. Adesso se ripenso ai due autori e devo scegliere chi buttare giù dalla torre, resta comunque Dante. Ovviamente non è un parere tecnico, ma forse tre anni di Divina Commedia boh, mi sembrano un po' troppi.
Come mai hai odiato Dante? Di solito almeno l'Inferno piace
@@YasminaPani Eh allora, tanti motivi.
Fondamentalmente non lo capivo e avevo la versione del Natalino Sapegno vecchia senza parafrasi, e questa difficoltà non la riscontravo negli autori temporalmente precedenti o successivi.
La professoresse aveva un'adorazione che oserei definire "religiosa" per Dante che impediva qualsiasi forma di incomprensione (avere un dubbio su Boccaccio, Leopardi... Dante invece lo si doveva capire. Per fornire un altro riferimento, tra le tracce della maturità c'era Dante e lei girava intimando tutti di fare la traccia su Dante, che ovviamente non ho fatto).
Poi Dante mi sembrava un po' tronfio e troppo pieno di sé e in più trovavo noiosa l'immagine di Beatrice.
Ripeto che sono tutte impressioni che avevo da studente, probabilmente sono tutte cose che potrei superare oggi riprendendo Dante con una maturità diversa, sfrondata da bias collegati ai professori innanzitutto.
Forse è un commento/argomento un po' più ampio, anche perché ho visto che qui e là hai affrontato il problema della didattica dell'italiano (e del greco e del latino, ma con quelle sono stato più fortunato), in generale la mia opinione sulla letteratura italiana (incluso ovviamente Manzoni) è pesantemente pregiudicata dall'esperienza liceale (superabile), ma anche dal fatto che mi sembra una letteratura troppo religiosa/cristiana (almeno per quello che è stato il programma di letteratura italiana propostomi), e quindi concordo con te sulla tua opinione sulla "filosofia" di Manzoni. Mi "accendevo" per qualche autore che sentivo meno religioso e poi quando le cose avevano iniziato a farsi interessanti con la letteratura del 900 c'era già clima di maturità e ci siamo fermati (abbiamo accennato Montale).
Col tempo, paradossalmente studiando altre lingue, ho fatto "pace" con l'italiano come lingua (ed è per questo che pur facendo tutt'altro nella vita mi interesso di vlog e podcast di lingustica), mentre con l'italiano come letteratura i rapporti sono ancora freddi.
Mi dispiace che questa sia stata la tua esperienza! È un gran peccato
Condivido completamente il suo pensiero sui Promessi Sposi,pensiero esposto con grande eloquenza e padronanza della lingua.
Yasmina, molto bello il tuo monologo sui prosposi messi di Alemanzo Sandroni.....
Ricordo di aver apprezzato in unica volta i promessi sposi quando lessi di Renzo che ne passava di tutti i colori a Milano, perché trovavo divertente vederlo rimbalzare da un parte all’altra come una pallina da flipper senza combinare un cavolo fritto marinato.
Ricordo anche l’estremo fastidio che avevo quando in un compito in classe quasi 7 anni fa mi fu richiesto di esprimere il mio gradimento sui personaggi. Non volevo dire di apprezzare nessuno in particolare perché pur non avendo capito granché della loro caratterizzazione non mi piaceva il loro modo di fare rinunciatario e attendista.
In un testo non voglio leggere di accettati soprusi e affidamento alla provvidenza, alla buona sorte che mi aiuta se non faccio nulla.
Anche da più giovane avevo ben in mente che per vivere una vita piena, in salute e in cui potrei anche realizzare me stesso e raggiungere qualcosa qualunque prospettiva di vita sarebbe stata migliore di “stai buono e nel tuo orticello, sii arrendista e mansueto che poi anche se vivi nella miseria Dio ti premierà con una meravigliosa seconda vita dopo la morte”. Veramente una prospettiva propositiva e ispirante, non c’è che dire.
Ah si comunque, adoro i video in cui stronchi le cose. Da quando ho iniziato a studiare argomenti come riforme scolastiche, programmi, filosofia gentiliana ho sentito un bisogno fortissimo di criticare l’istituzione scolastica italiana e il suo ridicolo anacronismo. Penso dovrebbe essere demolita e attaccata da tutti i fronti, da parte mia sto studiando psicologia (anche nella parte più cognitiva) quindi mi piace sentire critiche da professionisti di altri campi.
La monaca di Monza si può apprezzare, se non altro!
Sul sistema scolastico italiano c'è parecchio da dire, sì, anche se non saprei mai come concretamente le migliorie che ho in mente si potrebbero realizzare
@@YasminaPani ò
Il mio prof dopo l'ennesima domanda fatta dai suoi alunni per generazioni di perché don Rodrigo se la prendeva con una contadinotta come Lucia? Rispose a noi "se la voleva scopà"!! Correva l'anno 1990!!
Stupendo, i promessi sposi. Bellissimo.
Ciao Yasmina. Mi piacciono molto i tuoi video, le tue opinioni, come spieghi in maniera precisa certe questioni e ti stimo molto. Non condivido però il tuo astio, repulsione, dissenso.. verso la fede cattolica e in questo video lo sottolinei proprio. Apprezzo il tuo rispetto per le persone cattoliche. Gentilmente però vorrei invitarti a riflettere in altro modo sulla fede cattolica. Un saluto.
Devo ancora vedere il video ma ho stoppato al ventesimo secondo per cercare una cosa e l'ho trovata: su amazon, che consegnandoti il pacco a casa non ti costringe a violare l'isolamento, vendono una lavatrice portatile da campeggio a 80€. Non metto il link altrimenti youtube mi elimina il commento ma se cerchi "mini lavatrice" trovi molte alternative :)
Spero di esserti stato utile, ora continuo a vedere il video :)
Ti ringrazio ahaha ma spero davvero che questo incubo finisca presto, massimo martedì prossimo! Nel frattempo, avendo tempo a disposizione lavo volentieri a mano :)
Adoro quando ci proponi i tuoi Hot Takes!
♥
Decisamente continua con le "dirette". Sei ancora più coinvolgente e interessante ( su tutti i livelli).
Saluti.
A me piacque per i suoi personaggi e una trama a mio avviso interessante. Però il modo di vedere il mondo come hai descritto tu la contesto fortemente .
In che senso? Cioè contesti la mia interpretazione o la visione di Manzoni?
@@YasminaPani la visione del Manzoni !
Se ti piace quel genere di soddisfazione nel finale "i pilastri della terra" è un ottimo libro, che probabilmente avrai già letto, ma per sicurezza consiglio.
A me invece, pur non essendo credente, i promessi sposi è piaciuto molto, tanto da averlo riletto recentemente. In verità io ho provato molta empatia per i poveretti che non avevano il pane e poi morirono per la peste, a tratti mi sono commosso
Sono infatti delle pagine molto belle.
@@YasminaPani
Circa l'ideologia del romanzo ovviamente cattolica, la pur blanda e moderata critica, si dovrebbe segnalare alcuni passi (ad esempio il conte zio e il padre provinciale , il "adelante, Pedro con iudicio!" ) che Manzoni sia stato un democristiano ante litteram?
Per la live: di solito è bene mettere qualcuno che moderi la sezione commenti. Grazie per il video ho apprezzato molto.
Eh son troppo povera per avere un segretario 🤣
Non oso immaginare il giudizio che daresti a Cuore di de Amicis... 😂
Attendiamo la diretta di martedì
Ho letto Cuore a 20 anni, all'università per l'esame di letteratura italiana che prevedeva un excursus storiografico della nostra letteratura dall'unità ai giorni nostri. Nonostante la retorica di alcuni passi, tipo la piccola vedetta lombarda, l'ho apprezzato molto sia per lo stile che per l'aver affrontato un tema importante, soprattutto allora, come l'istruzione. Di De Amicis, comunque, il mio preferito rimane sull'Oceano.
ciao yasmina, io i promessi sposi gli ho ho amati e odiati, nel senso che molte parti, a mio avviso, erano bigotte e rompicoglioni o alquanto troppo descrittive, ma avendo avuto la fortuna di averli riletti recentemente ovvero nel periodo post pandemico, ho trovato molte similitudini odierne nel comportamento umano descritto negli ultimi capitoli del romanzo, quelli dedicati all'avvento della peste. per il resto condivido molto il tuo pensiero. un abbraccio
Sì sì ma infatti come ho detto è senza dubbio un grande romanzo, non ci piove!
Pietrodepoi, concordo pienamente con quanto ha scritto. Per quanto l'imminenza del concetto di provvidenza mi sia risultato stucchevole, la visione politica della dottoressa mi pare troppo filtrata dai suoi preconcetti.
Nn credo che PS siano un romanzo reazionario. Fa una critica molto sottile alla chiesa ma tagliente. Nn vedo neanche un fatalismo passivo. Si ha la tipica visione paternalistica e quindi discutibile del popolo e degli umili, marchio tipico del distacco degli intellettuali italiani verso ciò che è popolare. D’altra parte descrive con realismo l’inefficacia di certe iniziative popolari violente che nn modificavano gli assetti di potere. Al contempo il cinismo è il disinteresse dei governati ( vedi il tumulto a Milano per il pane e la repressione del governatore spagnolo, lo sviluppo tragico della peste. Credo tra le più belle pagine della letteratura italiana ). Anche se nn siamo d’accordo su Manzoni 👍per il video!
Sì, quello che dici è vero, il problema è che il ruolo del popolo non può sostanzialmente essere attivo: mentre per le altre classi sociali vengono mostrati esempi positivi e negativi su come si possono affrontare le situazioni, il popolo che deve fare? Ribellarsi no, perché tanto le cose non cambiano e si produce solo danno ad altri poveracci (i fornai nell'episodio per esempio); e allora? Attaccarsi al cazzo, per l'appunto. È questo che io non posso tollerare. Nel 40 quando Manzoni scrive l'ultima edizione questo assetto sociale era già stato messo in discussione da molto, e lui è ancora lì che lo difende: vuole migliorarlo, ma di fatto non lo vorrebbe trasformare in qualcos'altro. È qui che non potremo mai concordare 🙂 sulla bellezza delle pagine nulla da dire, ho specificato anche nel video che si tratta di prosa di altissimo livello
I tuoi video sono sempre stimolanti e interessanti. Sull'argomento, mi hanno divertito i video de " il trono del muori".... decisamente più spassosi rispetto al romanzo, poi lui è un personaggio della madonna. Te lo consiglio 😉
Ciao Yasmina, fa piacere sapere che hai nuovi progetti nonostante il covid, che credo stia regredendo a suon di anatemi! Il tuo video mi ha posto alcuni dubbi in merito a Manzoni e ai Promessi Sposi, ripescando dai ricordi scolastici. È pur vero che il concetto del popolo che non alza la testa, che spera in meglio e subisce è ancora presente tutt'oggi che abbiamo molta meno "spes in Deo", e presumo presente anche da prima di Manzoni, assolutamente d'accordo. Quel che mi ha fatto riflettere è il ricordo di Manzoni che si era avvicinato al Gallicanesimo, per cui Dio interviene meno nelle faccende umane, se non sbaglio. Sì poi torna al cattolicesimo, ma era pure il nipote di Beccaria, che lamenta nel romanzo il dominio austro-ungarico, tramite i suoi personaggi. Ebbi modo di conoscere da una persona che aveva fatto studi classici che Manzoni inserisce la Provvidenza non perché ci credesse lui, ma perché vi crede il popolo, così come diversi suoi personaggi vengono dal popolo. Ora spero di non aver detto cavolate dettate dalla memoria che mi trae in inganno. Ho apprezzato molto il tuo video proprio perché mi ha posto degli interrogativi al riguardo, un punto di vista diverso.
Sì, la Provvidenza manzoniana infatti va distinta tra la versione popolare (quella di Lucia, che infatti viene smentita) e quella dell'autore, che agisce ben poco sul piano terreno, proprio perché il vero riscatto avviene sul piano oltremondano.
@@YasminaPani grazie del chiarimento, gentilissima. D'altronde la prima lettura dei Promessi Sposi risale alla terza media, a metà degli anni '90. Chissà come sarebbe stato impararlo seguendo la versione del trio Lopez - Marchesini - Solenghi :-D
👏👏👏 finalmente
Nel video, li hai letti i romanzi di Ken Follet della serie di Kingsbridge? Che inizia con i pilastri della terra, secondo me ti piacerebbero, in generale continua così!
No, lo conosco per fama ma non l'ho mai letto
I Pilastri della Terra do 9, Mondo senza Fine 7, La Colonna di Fuoco 5, Fu Sera e fu Mattina 8.
@@Truthseeker450 anche secondo me il primo è il più bello, l'ultimo non l'ho ancora letto, ma penso che tu sia stato un po' troppo severo con gli altri
@@giuliosf 7 a casa mia è un ottimo voto per un romanzo di intrattemimento. La Colonna di Fuoco invece l'ho trovato davvero deludente.
Proprio oggi, sempre in ambito social, ho avuto una discussione sui Promessi Sposi. Manzoni, come gran parte della letteratura Italiana rappresenta, secondo me, il vecchiume e l'anacronismo del nostro sistema scolastico. Mi ricordo che le opinioni che espressi alle superiori erano perlopiù identiche alle tue. Porterò per sempre negli occhi del cuore la faccia del mio professore che provava a spiegarmi perchè Renzo e Lucia erano da considerare personaggi positivi, cosa inspiegabile a uno come me che era appena tornato dagli USA ed era fresco di una letteratura leggermente più frizzante (non mi vengono altri termini). Sostengo che il tempo che passiamo a studiare Manzoni, potrebbe essere drasticamente ridotto a livello di quello che dedichiamo a Carducci (per dire un nome a caso) e utilizzato per spiegare meglio la letteratura straniera. La grande letteratura francese (con la quale l'Italia è in debito), quella russa, tedesca e in particolar modo quella americana sono completamente assenti dai nostri programmi scolastici, sono un asterisco e nulla più. Lo studente ripete a memoria la pappardella del Foscolo che si ispira a Goethe senza sapere chi diamine è quest'ultimo. Al contrario; lavorando io molto con russi, francesi e inglesi sono spesso sorpreso del livello di conoscenza che hanno della letteratura Italiana. Noi invece siamo sempre lì con sta cazzo del Lucia.
Sì, hai davvero ragione sulla letteratura straniera. Persino quella inglese si fa solo nei licei, negli altri istituti no, quindi magari sai bene o male la trama delle tragedie più famose perché al biennio in italiano si fa teatro, ma ignori tutto il resto, e parliamo di moltissime opere fondamentali. Di solito nei manuali di letteratura c'è sempre la panoramica sull'Europa e i passi antologizzati dai grandi autori (poi nel Novecento anche autori statunitensi ovviamente), però sì, tendenzialmente si fa ben poco.
Mah insomma "come gran parte della letteratura italiana " mi sembra esagerato. Io ho fatto il classico e ho studiato abbastanza bene la letteratura inglese. Da Beowulf al Novecento. Al linguistico si studia anche quella francese e tedesca. Dipende molto dalla scuola che si frequenta e dalla preparazione dei docenti. Ho incontrato inglesi che non sapevano chi fosse Milton e francesi che non conoscevano Molière. E non sto parlando di paesini sperduti ma di grandi città.
@@vlad1403 E poi ci sono io, che alla maturità dello scientifico con Bilinguismo sapevo tutto su Montale, ultimo autore fatto un mese e mezzo prima, e sui Canti di Cacciaguida e alle domande di letteratura tedesca in terza prova su Hermann Hesse e su Thomas Mann non avevo idea di cosa rispondere.
@@davidescarin1265 va beh, per Herman Hesse basta sparare un paio di concetti ispirati alla new age e si esaurisce lì....Thomas Mann è già più complicato........La montagna incantata e Tonio Kroger comunque sono bellissimi...umorismo nero, mi scusino i suoi estimatori ma non ho mai sopportato Herman Hesse, per me sopravvalutato, a parte la sua bellissima raccolta di fiabe e leggende...anche Musil è di un'altra categoria rispetto a Hesse, per tacere di Goethe...
@@lucat5479 Allora lo leggerò. Con 13 anni di ritardo. Mi piace lo humor nero. Mi ci sono specializzato negli anni dell'università, per via dell'università stessa.
Rispetto la tua opinione e di tutti quelli che non hanno trovato apprezzabile questo libro. Io ho avuto la fortuna di leggerlo in classe con due insegnanti: una che ne faceva una lettura insignificante, l’altra, supplente, che l’aveva usato per farci notare “i trucchi” dello scrittore, come qualsiasi altro testo in antologia, ma letto nella sua interezza. Avrebbe potuto farlo con qualsiasi altro romanzo di valore? Penso di sì, ma così è stata una lettura gradita, anche se ora non condivido più alcuni temi proposti. Mi ricordo, invece, come, per altre mie coetanee di altre classi, fosse diventata motivo di grande pena. Quanto è importante un buon insegnante!
Sì, è importante l'insegnante, ma non basta: i Promessi Sposi hanno oggettivamente troppo spazio a scuola, ed è inconcepibile questa resistenza a ridurlo quando si è già ridotto perfino quello della Divina Commedia.
Se ti piacciono le tragedie e il tema della vendetta ti consiglio di vedere Old Boy (l'originale non il remake hollywoodiano). Tra l'altro la tua condizione da "reclusa" ha attinenza con il film.
Sì lo conosco!
fortunatamente non sono mai stato obbligato a leggere i promessi sposi, in Svizzera non si legge a scuola, anche se credo che prima o poi dovrò recuperarlo.
ma il conte di montecristo è uno dei primi libri che ho letto, uno dei miei preferiti e uno di quelli che continuo a rileggere!
che tipo di romanzi ti piacciono? anche autori stranieri? e se si tradotti o in lingua originale?
P.S. sono già abbonato, che culo xD
Diciamo che merita di essere letto una volta nella vita, anche se ci sono diverse parti davvero noiosissime. Alcuni personaggi sono davvero memorabili e l'ironia è di rara preziosità. E se lo dico io 🤣
Io tendo ad amare il romanzo classico, il mappazzone di mille pagine verbosissimo con periodi infiniti e lessico altisonante! Adoro quindi appunto Dumas, Hugo, in generale i francesi sono i miei preferiti, ma tutti i grandi classici direi! Amo però anche il romanzo novecentesco, soprattutto italiano: Morante, Moravia, Levi, Pasolini, Gadda, una miniera infinita. In originale leggo solo i romanzi in inglese perché le altre lingue non le conosco così bene da potermi godere l'opera! Ed è una cosa di cui mi rammarico.
@@YasminaPani grazie della risposta!
a proposito di mappazzoni io mi leggo saghe da 10.000 pagine e passa quindi capisco benissimo.
Sarebbe "renitenza al cambiamento", non "reticenza al cambiamento".
Per il resto, concordo.
Il significato di "reticenza" si è ormai esteso a sinonimo di "riluttanza", ma tecnicamente hai ragione.
@@YasminaPani Il significato di "reticenza" si sta estendendo in quel senso a forza di errori, e probabilmente negli anni dovremo rassegnarci, ma mi pare un po' presto per farlo. Del resto, l'etimologia è chiara.
Con grande stima.
Ahahahah,, ti trovo divertente, perché condividiamo le stesse idee sui "Promessi Sposi". Mi piacerebbe conoscere la tua opinione sulla Colonna Infame di Manzoni. Un saluto e un ringraziamento. Peccato non averti nel gruppo dei miei amici coi quali a volte parliamo di questi argomenti.👍
La Colonna Infame invece mi piace molto, gran lavoro di ricerca storica ma anche critica sociale
@@YasminaPani Io la trovai incredibilmente attuale quando la lessi, era il periodo di tangentopoli. Un abbraccio
Ciao Yasmina... Il fatto che tu abbia nominato "Il conte di Montecristo" mi ha fatto venire in mente un'altra opera che attinge a piene mani da quel romanzo e che mi é molto cara. Non penso sia il tuo genere perché stiamo parlando di un fumetto, ma vorrei comunque consigliartelo. V per Vendetta di Alan Moore (immagino ne avrai sentito parlare 😅). Se non lo hai letto, fallo, non te ne pentirai. Se invece lo hai letto mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Al contrario dei puristi consiglio anche la visione del film, se non altro perché potrebbe invogliarti a leggere l'opera originale come ha fatto con me.
Ho visto il film e non è tra i miei preferiti, anche se riconosco che è bello
Yasmina sei talmente brava, competente e divertente nell'esposizione che ti si stima ed apprezza anche se ti dichiari "comunista"...
Quello dovrebbe essere un valore aggiunto, ma ahimè, questo mondo è imperfetto, come c'insegna Manzoni! 🤣 Grazie, spero bene di potermi sempre confrontare con persone di diversa fede politica
@@YasminaPani il tuo vero valore aggiunto è l'onestà intellettuale e la capacità di saper sorridere anche quando viene "toccata" la propria fede politica...e questo é segno di grande intelligenza.
Io non ho fede di alcun tipo, rifuggo ogni ideologia e soprattutto ogni totalitarismo.
Da comunista reazzionario, da ateo filocattolico, devo dire che I Promessi Sposi mi é sempre sembrato un romanzo piú che godibile, carico di una fine ironia, quasi beffarda, infatti secondo me si fa beffa dei due protagonisti e ci gode a farli soffrire un po', se non lo prendiamo sul serio acquisisce un nuova dimensione. Poi la storia della monaca di Monza é inpagabile. E a livello animico, anche io sono diventato col tempo un fatalista (per influsso del Manzoni in gioventú?), due secoli di rivoluzioni e guarda come siamo conciati, le conquiste sociali ( in Europa occidentale)son durate, si e no, un trentennio e ora sono in processo di erosione. E nel nostro mondo protetto, la stupiditá dilaga, e fuori dalla nostra bolla c'é l' orrore. E poi mi ha sempre affascinato L'Innominato, ma quello cattivo, prima della sua redenzione, e il suo fido seguace il Nibbio, insomma la seduzione del male.
In Italia poi abbiamo un altro romanzone reazzionario: Il Gattopardo. Tant'è cosí che molti "rossi", ai tempi, non lo volevano pubblicare. Per fortuna é arrivato il piú rosso di tutti e ci ha fatto conoscere credo che il piú grande romanzo della lingua italiana
Salve Yasmina vorrei contattarti per una possibile collaborazione ma non hai né email o altri social con chat privata quindi a mio rammarico devo scriverlo qui. Nel ipotetico video vorrei parlare di schwa e se essa sia davvero inclusiva. Mi spiace di sembrare un po’ uno spammer ma ho provato ogni modo possibile per contattarti. Se il commento desse fastidio cancellalo e mi scuso in anticipo grazie!
Be' oddio, basta letteralmente cercare il mio nome su google per vedersi comparire blog con tanto di email e numero di telefono oltre che pagine Facebook e Instagram 😅 comunque puoi scrivermi a info@yasminapani.it e ci mettiamo d'accordo, molto volentieri
@@YasminaPani cavolo son proprio stupido! Non ci avevo minimamente pensato a cercare su google. Comunque grazie.
Condivido ogni parola. Finalmente trovo persone che hanno canali aperti e arrivano al punto. Non sono una linguista ma adoro Marcuse e Foucault, prima o poi vedremo tutti chi dirà l'ultima parola sulla situazione attuale. Dante concluse con il Veglio di Creta. La Chiesa ci punira ' perché fiumi infernali ci copriranno a causa dei nostri peccati. Sono stati bravi però eh...
Condivido la tua opinione su tutta la linea. Al liceo, Manzoni mi provocò un' elefantiasi scrotale ed ora, ne rammento i sintomi... Sicuro, non sei un' intellettuale che si morde la lingua! Continua così!
a me ha colpito molto il giudizio espresso da Poe sui Promessi Sposi. Unica voce americana ad apprezzare il valore dell'opera.
Non so se sia stato l'unico, comunque le cose che dice sono abbastanza condivisibili
Grazie mille
“Che sarebbe disponibile poi su Facebook, TH-cam e Instagram.
Se ci riesco, perché poi magari non riesco a fare niente e quindi non ci sarà”.
Io muoio
🤣
Concordo con te, io credo che sia un romanzo assolutamente sopravvalutato. Ha la sua importanza sulla lingua ma per il resto la tua analisi è completamente la mia.
Sei bellissima, intelligentissima e spiritosa e anche spietata. Grazie anche per questo video.
Quando hai parlato di "arrendevolezza" mi è venuto in mente un altro caposaldo della letteratura italiana: "Il Gattopardo".
Certo, con le dovute differenze, dato che Tancredi imbraccia il fucile. Don Fabrizio invece, nobile, rappresenta quell'accettazione degli avvenimenti avversi e cerca di adattarsi, seguire il corso dei mutamenti per sopravvivere; così come nei Promessi Sposi si accetta e riconosce ciò che accade come volere della Provvidenza, restando così passivi,
@@mreight90 sì, vero
Ho ascoltato il suo intervento attentamente (dopo due anni, perché ho scoperto per caso e solo adesso i suoi video) e, senza entrare nel merito, mi permetto di eccepire sul suo uso un po' troppo tranchant nei confronti del romanzo storico del Manzoni. Il mondo non è tutto bianco (nel suo caso "rosso") o tutto nero, ad eccezione di alcuni principi; tutti necessari nessuno indispensabile, aveva ragione il buon Menenio Agrippa, e volutamente non voglio toccare alcune ideologie ...
Una tua opinione sul decameron?
Opinione del tutto positiva! Non sarebbe un video di stroncamento ma di eterna lode
Sei fortissima, nel mio piccolissimo condivido molto di quanto dici (spieghi). Però credo che la prosa e la struttura dei Promessi Sposi trascendano l'ideologia espressa dal Manzoni diventando un organismo autonomo. Il risultato estetico è talmente alto che, secondo me, si può definire a ragione un capolavoro assoluto. Pertanto va studiato nelle scuole.
Ho letto questa opera al liceo. Disprezzandola per i motivi che hai elencato.
Ricordo solo di essermi appassionato dei capitoli riguardanti la monaca di Monza... ma probabilmente erano turbamenti adolescenziali.
Poi l'ho riletto a trent'anni e me ne sono innamorato iniziando a collezionarne quante più edizioni ho trovato.
E' diventata una fissazione.
In ogni caso a te i miei complimenti
Be' certo che va studiato nelle scuole! Ma non c'è nessun reale motivo di dedicare un anno intero alla sua lettura, per poi rifarlo di nuovo insieme agli altri autori.
Grazie delle risposte Yasmina. Ti ho scoperto da poco e ti faccio i complimenti perché oltre alla grande preparazione sei molto ironica.
È un piacere ascoltarti.
Se e quando vuoi mi piacerebbe sentire qualche tua considerazione sui russi, in particolare Tolstoij che adoro.
Vogliamo parlare della "vecchiezza dei programmi scolastici" in Germania dove fanno Goethe fino all'esaurimento nervoso?
anche a me non è mai andata già la filosofia remissiva e fatalista di questo romanzo. in realtà a parte alcuni, parecchi criticavano questo modo di vivere, ma diciamo pure di esistere anche se però poi nel loro proprio tempo di allora (i miei compagni di classe) erano solo più moderni e la cosa peggiore era che non avevano nemmeno la scusa della religione. p.s. hp letto qualche scambio dell'aristocratica classista etc. e pur non essendo d'accordo con il suo (tuo, a sto punto mi rivolgo pure a te se è permesso a un plebeo qualsiasi ahhahaah scherzo) modo di vedere, ti trovo stimolante perché accidenti è stimolante parlare con chi ha argomenti e puoi avere un confronto. un po' come quando il Barbero parlava delle Brigate Rosse che adoravano parlare con gli imprenditori che rapivano perché "con loro si capivano e parlavano la stessa lingua" 😄👍
Ti ringrazio 🙂
Dei Promessi Sposi ho odiato soprattutto il fatto di doverli studiare in maniera così inutilmente approfondita. Dovrei rileggerlo adesso effettivamente, chissà che la mia opinione non cambi drasticamente! P.s. Manzoni mi sta sulle palle per gli stessi identici motivi tuoi, però devo dire che ho amato comunque alcuni passi e personaggi (NON LUCIA, ovviamente ahahahah)
😂😂 molti personaggi sono belli
Complimenti per questa recensione senza censure :D Ora vedo l'opera in maniera diversa. Grazie mille Yasmina. Attendo altri video di questo genere!!
Su Manzoni si è espresso ampiamente e in maniera quasi definitiva Gramsci, quando dice nei "Quaderni" che gli unici personaggi delineati sono i "grandi" (fra Cristoforo, L'innominato, La Monaca di Monza): gli altri sono figurine quasi Panini
Le figure dei promessi sposi sono reali, quello era quello il modo di pensare e di vivere nel 600 nel ducato di Milano spagnolo. Gramsci non contestualizzando e sognando rivoluzioni popolari alle quali sarebbe seguito un mondo fatto di giustizia si rivela come uno che ha studiato molto ma che non conosce la realtà dell'essere umano con tutte le sue debolezze. ( Vedi nel loro piccolo i Panzeri e i Soumahoro o più in grande gli Stalin o i Pol Pot)
Che analisi profonda, con tutto il rispetto, Gramsci deve averlo letto di fretta. Uno fra i tanti … don Ferrante. Mi domando se anche Yasmina lo abbia letto, …, Lucia una cogliona (!), la mia professoressa di lettere l’avrebbe incenerita. Ah, ecco, paragonare il Conte di Montecristo ai Promessi Sposi è come paragonare Tina Pica con la Loren
Mentre parlavi de "I promessi sposi" che da ignorante quale sono, e soprattutto uomo non di lettere, non ho mai amato, mi sono accorto che hai in libreria il "Ciclo delle fondazioni" 😍 Cosa ne pensi? É li perché lo hai apprezzato?
A parte tutto non sono mai riuscito ad amarlo, mai, soprattutto perché in quel momento della mia vita avrei voluto leggere di tutto tranne che quel tipo di romanzo.
È un grande romanzo, un classico ormai, che però è senz'altro pesante perché molto "tecnico". La narrazione è asettica, proprio perché è un romanzo razionalista. A me piace perché la storia è bellissima e molto istruttiva, intanto, e perché sono affascinata dalla capacità davvero senza pari di Asimov di costruire un universo così sconfinato e far quadrare tutto.
E' un trattato di sociologia, scienze politiche e psicologia sociale.
Una delle letture che più mi hanno influenzato
Nonostante sia credente (non praticante) e sia cresciuto in un ambiente cattolico, mi trovo d'accordo con l'analisi. Il romanzo è tecnicamente mirabile e - considerati gli obiettivi di Manzoni - felicissimamente riuscito. Una scrittura che mi ha fatto pensare spesso alla perfezione. E' però evidente che promuove atteggiamenti ora remissivi, ora concilianti, ora fatalisti che ingabbiano, frustrano le possibilità di chi non è in cima alla piramide sociale. Sì.
Quando ero adolescente ho quasi odiato I Promessi Sposi proprio a causa del moralismo e della religione. Dopo molti anni l’ho riletto due o forse tre volte e mi ci sono divertito tantissimo. Non è che mi sia convertito, ma ho trovato che moralismo e religione per quell’epoca ci potevano stare e mi sono divertito con l’ironia, i personaggi e la bellezza del testo. Certe volte mi sono letteralmente messo a ridere come con le riflessioni di Renzo quando, entrando in Milano, trova il pane per terra e pensa che sia il frutto dell’abbondanza invece dell’assalto ai forni e quindi della fame.
L'ironia è notevole
Concordo. I Promessi Sposi é stata una pessima esperienza per me, ricordo ancora il 4 che presi per un tema al liceo proprio perché ne criticavo aspramente la trama stessa.
Tuttavia col tempo ho avuto modo di ricredermi, perché senza quel romanzo non ci sarebbero stati la parodia de "Il Trio" (Solenghi, Lopez, Marchesini) ed il fumetto "I Prosposi Messi di Alemanzo Sandroni" (nel quale poco ci manca che Lucia rapisca il Nibbio).
Riletto alla luce di queste parodie, il romanzo di Don Lisander (Alessandro Manzoni, che curiosanente significa uomo liberatore dei grandi manzi) diventa godibilissimo e divertente. Una metafora di quel che non s'ha da fare, come il matrimonio.
Va dalla monaca che gliela mette in culo ahahahah , bellissimo : dico la verità mi piace come hai raccontato il romanzo , mi hai ricordato io da ragazzo che tranquillamente dava una spiegazione simile del testo
Direi che il giusto ruolo di ciascuno nella società sia ben espresso dal Manzoni quando attribuisce al Card. Federigo Borromeo questo pensiero: “la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto”. Questo non esclude affatto l’ascesa sociale per merito, come per Gerberto d’Aurillac o per Guglielmo il Maresciallo. Cecilio Stazio avrebbe detto: Homo homini deus si suum officium sciat.
Il comunismo è soltanto capitalismo di stato a beneficio di chi fa carriera con il partito, non meno nocivo del capitalismo liberale di origine giudeo-calvinista: gli estremi si toccano e si confondono. Profetica a tale proposito l’analisi sociale ed economica di Hilaire Belloc, redatta nel 1937: La crisi della civiltà. (èdito in Italia da Fede e Cultura, Milano 2020) Per sfondare la facciata di miti ideologici varrebbe la pena di leggere: Epiphanius: Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia. Controcorrente, Napoli, 2008
Riguardo alla rivoluzione francese consiglierei un libretto agile, ma estremamente documentato: Jean Dumont: I falsi miti della Rivoluzione Francese. Effedieffe, Proceno (Viterbo) 2013 I genocidi rivoluzionari sono ammessi e vantati da: Jean-Noël “Gracchus” Babeuf, La guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento. Effedieffe, ibidem 2000; e quelli comunisti insanguinano con milioni di morti, exempli gratia. con Stalin l’Ucraina; con la rivoluzione culturale Mao Tze Tung la Cina; con Pol Pot la Cambogia. Contra factum non valet argumentum.
Non ho capito un cazzo.
Buongiorno Yasmina! Sono d’accordo col tuo giudizio sul Manzoni poeta. Credo anch’io che non sia minimamente paragonabile ad un Leopardi, e nemmeno a Foscolo.
Non condivido invece il tuo giudizio negativo - e forse troppo tranchant - sulla filosofia e mentalità di Manzoni nei Promessi Sposi. Non credo affatto che Manzoni fosse convinto - in quanto cattolico - che i poveri dovessero pazientemente sopportare le tonnellate di cacca che la vita scarica loro addosso.
Anzi! Semmai i Promessi Sposi manifestano una mentalità totalmente opposta: è giusto e DOVEROSO ribellarsi alle ingiustizie, e però confidando anche nella Provvidenza, non solo nelle forze umane.
C’è un passo straordinario - a questo proposito - in fondo al capitolo XXV, quello dell’incontro tra il cardinale Borromeo e il pavido don Abbondio. “…Vi sarà ben domandato se avrete adoprati i mezzi ch’erano in vostra mano per fare ciò che v’era prescritto, anche quando avessero la temerarietà di proibirvelo.”
Ricordiamo poi che Manzoni si convertì alla fede cattolica dopo una gioventù scapestrata e libertina, e provenendo da una famiglia e da una cultura ILLUMINISTA, liberale e razionalista, che non lo abbandonerà mai. Lui era il nipote del grande Cesare Beccaria, il grande giurista e letterato al quale si deve - con la sua sola opera: “Dei delitti e delle pene” - l’abolizione della pena di morte e della tortura, dopo secoli di oppressione e arbitri del potere verso i cittadini.
Manzoni non era certo un reazionario come De Maistre, ad esempio, quello che vagheggiava la supremazia del potere papale nella società, in un periodo di assolutismo e dittature. Manzoni era un cattolico liberale, e addirittura piuttosto anti-clericale. Lui è dalla parte della fede, ma non certo dei preti!
Nei Promessi Sposi vengono anzi spietatamente denunciate tutte le ipocrisie clericali: dai preti divenuti tali per quieto vivere, e servi del potere, come don Abbondio, alla avvilente e vergognosa condizione di subordinazione delle donne, anche quelle ricche, costrette dalla famiglia ad una vita religiosa che non volevano, come la monaca di Monza.
E in ogni caso, Manzoni è SEMPRE dalla parte degli umili, e dei loro sforzi verso la giustizia. Pensiamo a come Manzoni ridicolizza o condanna personaggi come l’Azzeccagarbugli, don Rodrigo, l’Innominato, donna Prassede, il citato don Abbondio, ecc.
Insomma, anch’io faccio parte della enorme schiera di quanti odiarono i Promessi Sposi quando ci venivano imposti a scuola al liceo, in modo pedante e noioso. Ma poi, quando li ho riletti da solo, tanti anni dopo, li ho decisamente rivalutati. E li ho riletti più volte, perché in effetti ne ho scoperto molti lati inediti. Ad esempio l’umorismo, quando don Abbondio torna a casa, e la trova impestata di deiezioni fetide, lasciate dai lanzichenecchi, che subito avevano scoperto il suo “nascondiglio” del denaro. Oppure nell’esilarante esplosione di rabbia impotente di don Rodrigo, quando scopre che il Griso lo ha tradito e ha chiamato i monatti.
Posso solo dare un piccolo consiglio: dimenticatevi dei Promessi Sposi “scolastici”. Provate a leggerli da soli, magari saltando ai capitoli più interessanti, e fingendo che si tratti di un libro che leggete la prima volta. Rimarrete piacevolmente sorpresi!
Quello che fanno Renzo e Lucia non è ribellarsi, ma scappare! Si salvano solo perché vengono aiutati, altrimenti da soli, l'uno con la troppa irruenza e l'altra con l'ingenuità, sarebbero schiattati alle prime pagine. Quando il popolo interviene direttamente per pretendere, viene giudicato negativamente dall'autore, che mostra che comunque non si ottiene nulla con la rivolta. Poi che Manzoni non sia dalla parte dei preti in senso stretto è vero, nel senso che è molto duro con gli ecclesiastici corrotti, ma è un po' come per gli aristocratici: alcuni sono stronzi, ma quando non lo sono, sono i salvatori del mondo. È normale che sia così, ma io ho sempre pensato che incarni fin troppo quella certa ipocrisia e cerchiobottismo italiani che vedo come dei mali da sradicare. Sull'ironia nulla da dire, come ho detto il romanzo è scritto divinamente.
@@YasminaPani Renzo e Lucia sono due poveracci che fanno tutto quello che possono, e all'inizio provano le vie legali: Renzo va dall'Azzeccagarbugli, poi coinvolge Fra Cristoforo - che rischia addirittura la vita andando direttamente a rimproverare don Rodrigo a casa sua! - e infine provano anche ad imbrogliare don Abbondio col trucco dei due testimoni e del matrimonio improvvisato. E MILIONI di persone perseguitate dai regimi tirannici poi sono costrette a rifugiarsi in esilio, per salvarsi la vita. Quindi non si tratta di fuga, ma di sopravvivenza. Diresti mai che Garibaldi, o Mazzini, o i fratelli Rosselli, o Einstein, o Enrico Fermi, ecc. erano "scappati" , essendo perseguitati da regimi tirannici o nazi-fascisti? E allora come puoi dirlo per due poveri popolani del '600? NON E' VERO che Manzoni vedesse negativamente la rivolta del popolo, anche perchè SUO FIGLIO FILIPPO combattè gli austriaci sulle barricate, e venne pure arrestato. E lo stesso Manzoni sostenne le insurrezioni popolari, e vide parecchi suoi amici arrestati e pubblicò "Il proclama di Rimini" in cui esaltò la figura di Murat, quale ideale di capo di un'insurrezione che liberasse l'Italia. Quella che Manzoni giudica negativamente sono le iniziative improvvisate, le rivolte senza costrutto. Infine, Manzoni fu sicuramente un LIBERALE, uno dei pochi in un'epoca in cui i circoli culturali erano pieni di REAZIONARI. Alla sua morte i gesuiti, don Davide Albertario, don Bosco, il Vaticano, ecc. ecc. lo accusarono di essere stato troppo laico e troppo anti-clericale. E lo stesso fece Giovanni Papini, letterato bigotto e fascista, nel periodo del fascismo. Anche qui, chi conosce bene sia la biografia che le idee politiche, filosofiche, religiose, del Manzoni, sa che lui fu in realtà IL MEGLIO della cultura liberale italiana, e un cristiano che stava dalla parte dei poveri e dei perseguitati, e odiava le ipocrisie del potere e dei bigotti.
Ammetto che ti seguo anche per le scollature
Nulla di sbagliato 😂
Certo non bastano 10 minuti per parlare di un argomento così complesso e non basta un solo commento!
Più che al cattolicesimo vero e proprio, nel caso specifico di Manzoni, ci ricordiamo che era figlio di Giulia Beccaria quindi nipote di Cesare Beccaria.
Detto ciò da una parte era un nobile molto importante, figlio di una personalità notevole, e quindi non poteva dire al popolo "bruciateci le case e sarete liberi" e dall'altro era pur sempre nipote di chi ha scritto "dei delitti e delle pene". Non poteva avere una mentalità violenta!
Al tempo stesso però ci sono dei personaggi potentissimi che lui tenta di spingere verso l'aiuto agli umili e una piena umanità. Insomma è un'opera con personaggi anche adatti all'analisi teatrale complessa.
Un'opera di compassione e tenerezza verso gli ultimi. Appunto gli ultimi devono essere e restare ultimi nell'ottica del romanzo.
Nei promessi sposi viene evidenziato solo il mondo dei nobili che osservano la vita miserabile degli umili e ne provano compassione o ne approfittano e li calpestano.
Il significato dei promessi sposi quindi NON è diretto agli ANALFABETI perché all'epoca quale povero aveva il tempo e la struttura intellettuale per poter leggere e capire un romanzo tanto complesso?
Quindi è un libro scritto e indirizzato ai nobili, ai borghesi, agli aristocratici, ai potenti e si tenta di usare il loro linguaggio e i loro punti di vista e si fa leva su "dio" perché che altro puoi dire a un ricco e potente dell'epoca? Quando ha già tutto e può decidere delle sorti di chi non ha nulla.
Insomma Yasmina quali pensi che potessero essere i fruitori di tale romanzo?
I poveri analfabeti? Oppure i borghesi e gli aristocratici? Gli ultimi avevano la possibilità di comprarsi un libro, di leggerlo, il tempo per farlo, la concentrazione per farlo? NO! Ovvio.
Allora questo scrittore per chi ha scritto questo libro e qual era il suo intento e chi voleva coinvolgere e cambiare? I ricchi e potenti nella loro "miseria umana" o i poveri che non lo avrebbero nemmeno mai letto.
Sulla questione delle rivoluzioni violente invece si sa benissimo che l'umanità è avanzata con le LEGGI giuste, con la conoscenza, con la tecnologia, con la cultura, con le idee forti etc. le rivoluzione violente sono delle buffonate che usa un potente per stare al posto di un altro e poter comandare in maniera sbrigativa.
Anche perché queste rivoluzioni qualcuno dovrà fomentarle, organizzarle, dirigerle etc.
Sulla mentalità lassista invece di una PARTE dell'Italia, non TUTTA l'Italia, perché sino a prova contraria siamo la 3 potenza economica politica europea e l'8 al mondo e sediamo al tavolo coi potenti del mondo...quindi così schifo non possiamo fare.
Dicevo su questa mentalità classista, tradizionalista, conservatrice, lassista, pressapochista, ignorante, egoista, individualista, cafona, ritardataria, negligente, furbetta e gli aggettivi sono infiniti chiaramente non deriva dalla mentalità cattolica.
Il cattolicesimo semmai come ha sempre fatto fin dalla sua nascita si è servito di quello che trovava sul posto. Quindi ha sfruttato una mentalità già presente. Come mai era presente questa mentalità? Perché noi italiani non siamo mai stati una nazione stabile, coerente, continua, duratura...e tutti questi tumulti e cambiamenti continui e instabili e labili hanno creato quel clima di incertezza tutt'ora persistente in alcune frange della mentalità italiana.
Però non esiste solo questa Italia. Esistono diverse italie.
Scusa Yasmina ho scritto di fretta e di getto e ci sono troppe cose che avrei voluto aggiungere ma credo che basti. Sempre un piacere confrontarmi con te :D
@Cesare idee Musicali commento interessante e condivisibile (poi Yasmina dirà giustamente la sua). Trovo anche qualcuno che condivide la mia opinione sulle rivoluzioni: non sono così tranchant, ho idea che comunque le rivoluzioni siano, almeno in una certa misura, "storicamente necessarie", ma concordo con la tua analisi. La rivoluzione francese, nacque anche perché la borghesia aveva bisogno degli spazi vitali. In particolare, a parte la Fallaci che però non mi garbava, Francois Furet, nel primo capitolo del suo libro : "Il passato di una illusione", sul comunismo, parla proprio della rivoluzione francese e del suo confronto con quella americana, descrivendo secondo me lucidamente, le criticità e i difetti della prima. C'è anche un saggio interessante, per quanto discutibile vista l'epoca in cui è stata scritta e l'autore stesso, vissuto tra il 1764 e il 1832, non propriamente un progressista, che però fornisce a mio avviso spunti interessanti, si intitola: "L'origine e i principi della rivoluzione americana a confronto con l'origine e i principi della rivoluzione francese", di Friedrich Von Gentz. Infine, una citazione cinematografica, il dialogo sulla rivoluzione tra Miranda e Mallory (Rod Steiger e James Coburn), nel bellissimo "Giù la testa" di Sergio Leone del 1971. Ciao.
@@lucat5479 Sì la citazione di "Giù la testa" è tra le mie preferite in assoluto!
Ehi teniamoci! Se devi difenderti da un pericolo oggettivo e imminente fai la sommossa perché non hai alternative!
Chiaramente se i nazisti stanno a Napoli e vogliono deportare tutti i maschi nei campi di concentramento e stanno caricando i camion merci...fai la sommossa popolare e nel giro di 4 giorni ti riprendi la città e li fa mandi via.
Però anche in tal senso cosa succede. Mandi via i nazisti, salvi i maschi napoletani...ma poi? Quindi queste sommosse sono sempre qualcosa che di per sé è temporaneo e sterile nel tempo.
Ciò che rimane e segna l'epoca sono le leggi, la cultura, la conoscenza scientifica, l'economia.
Se vogliamo che gli umili si alzino di livello istruiamoli di più e se vogliamo che siano meno poveri aumentiamo l'economia e se vogliamo che abbiano più diritti redigiamo le leggi.
Perché poi le rivoluzioni sono come una spugna che passa in una tavola piena di briciole poco prima di mangiare nuovamente del pane che lascerà ulteriori briciole...
era figlio di Giovanni Verri e sua madre Giulia figlia, non del Beccaria ma del maggiore dei Verri; Pietro Verri
@@vincenzopezzella6993
Vincenzo attenzione.
Giulia Beccaria è figlia di Cesare Beccaria sino a prova contraria.
Invece riguardo a Alessandro Manzoni che non fosse figlio di Pietro Manzoni ma che il padre naturale fosse Giovanni Verri se ne discute. Però non cambia molto.
Il clima culturale dove cresce il bambino Manzoni poi è quello.
Tuttavia ci si potrebbe scrivere una soap opera sulla vita familiare di Manzoni e dei nobili e aristocratici dell'epoca.
6:50 boh... nel senso, renzo perdona il potente alla fine in quanto capisce quanto don rodrigo sia patetico, cioè si è una morale cristiana ma mica è una morale sbagliata. Anche perchè alla fine lucia e renzo hanno il loro lieto fine. Per altro in realtà ci sono tante critiche politiche più o meno velate all'italia dell'epoca, il che secondo me è l'effettivo motivo per qui il risorgimento ha osannato manzoni
@rubrum al di là della morale cristiana e al di là della giustizia "terrena", il perdono secondo me serve in primis a chi lo concede. È normale e fisiologico serbare rancore ma questo avvelena anche il proprio animo. Vivere una vita rancorosa fa male a se stessi, riuscire a perdonare (e a perdonarsi), significa fare pace con se stessi. Non è facile e non è detto neanche che ci si riesca, ma una cosa è molto probabile: se non si perdona, si vivrâ di m...per tutto il resto della vita.
Il problema non è il perdono ma l'atteggiamento di superiorità che tiene Manzoni per tutta l'opera grazie all'ironia nei confronti del popolo. Ti consiglio di leggere Gramsci su Manzoni per capire meglio cosa si intende ( sono tipo 10 pagine quindi è fattibile).
Ma non è questione di giusto o sbagliato, che sono categorie che proprio non si devono usare quando si legge un libro; è solo questione di cosa incontra il tuo gusto e cosa no. Per me che don Rodrigo faccia il cazzo che vuole e venga perdonato perché alla fine tanto sta crepando di peste è una roba svenevole e poco realistica.
@@pietropetitti7281 vero, lo scrivevo l'altro giorno qui. Beh, anche comprensibile che Gramsci la pensasse così. Come è comprensibile, oltre che lucida a mio avviso, l'analisi che fa in un articolo del 22 marzo 1917, dopo una rappresentazione teatrale a Carignano, del testo di Ibsen, "Casa di bambola", considerato dalla maggior parte della critica il primo testo femminista della storia, anche se Gramsci nella critica va oltre. Purtroppo, il tubo mi censura tutto quello che viene dall'esterno, ha una logica tutta sua, ma se interessa, in rete si trova facilmente, è un articolo che era apparso su "L'Avanti", nelle cronache tra il 1916 e il 1920. Mussolini era stato sbattuto fuori dall'Avanti nel 1915 mi sembra, dopo il suo cambio di idee sull'intervento in guerra. In pratica, Gramsci si domanda (e si da una risposta) sul perché, mentre dopo i primi due atti il pubblico, composto essenzialmente da dame e cavalieri, aveva applaudito divertito, alla fine dell'ultimo atto (che si conclude con la protagonista che lascia marito e figlie), rimane sbalordito e anche un po' scandalizzato, tanto che non applaude, se non debolmente. E qui analizza e critica il comportamento di quella che chiama la "borghesia grossa e piccina". Viene in mente la canzone di Claudio Lolli, "Borghesia": "Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
Io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia".
Riuscii a non leggere "I Promessi Sposi" al tempo del Liceo, mi restava antipatico, mi feci spiegare la trama e il Manzoni come autore lo avevo capito abbastanza da poterne discutere. Ho letto il romanzo da adulto e ho trovato insopportabile quella Provvidenza mostrata ad ogni piè sospinto. Miglior romanzo per le scuole sarebbe stato: "Le confessioni di un Italiano" ma in epoca di monarchia non si poteva presentare un romanzo che spiegasse come in realtà fosse stata fatta la cosiddetta Unità d'Italia.
Ringrazio di aver frequentato in altri anni, quando veniva fatto anche il compito in classe punitivo, così come interrogazioni a sorpresa! L'ansia e la frustrazione devi imparare a gestirle, sul lavoro ogni giorno c'è un problema, mica mi avvisano 15 giorni prima.
Ho notato adesso di aver scritto questo commento sotto il video sbagliato, non c'entra un cazzo con Manzoni. Ciao
Ah, io l'ho detestato in quanto presentato come romanzo sulla Provvidenza ma amato per le descrizioni della mia città, Milano.
Probabilmente saro' impopolare... Lessi i promessi sposi al secondo anno di liceo e devo ammettere che mi piacque moltissimo; trovai nel Manzoni una capacita' straordinaria nel "mettere in scena" il mondo delle vicende narrate.
Concordo sulla discutibilita' della poetica manzoniana.
Colgo qui l'occasione per chiederle cosa lei pensa di Vincenzo Monti, un altro poeta che, contro ogni aspettativa, mi sorprese, in particolare nella Musogonia..
Al contrario, è bello che ci siano studenti a cui il romanzo piace!
Per quanto riguarda Monti, il motivo per cui non viene degnato di gran considerazione è che la sua opera è priva di originalità e di forza: è un'opera neoclassica, di imitazione abbastanza sterile, che risulta ormai anacronistica per il suo tempo! Naturalmente si tratta comunque di testi piacevoli alla lettura perché, come tutto ciò che è neoclassico, sono perfettamente studiati, armonici, graziosi.
@@YasminaPani Il Monti effettivamente era un reazionario, ma credo lo fosse in modo "genuino". Credo lui vedesse l'incombere del pensiero nord-europeo su quello "classico" .
Credo sia nel "Sermone - alla marchesa Antonietta Costa di Genova - in cui lui esprime in modo molto chiaro il cambiamento in atto nel rapporto uomo-natura... forse all'epoca ancronistico... ma leggendoli oggi.... diciamo che "c'aveva visto lungo"...
@@Nanaquistillalive mi riferivo più che altro all'aspetto stilistico e al modo di concepire la letteratura come imitazione!
@@YasminaPani capisco... il Monti era a suo modo un virtuoso, inconcludente senz'altro... con alcuni guizzi di perfezione formale... mi ricordo ancora una quartina della musogonia:
"stavansi muti al suo silenzio i venti/
muta stava la terra e il mar profondo/
languia la luce delle sfere ardenti/
parea sospesa l'armonia del mondo"
qui quando zeus irrompe in scena...
meraviglioso, sembra davvero che tutto si fermi... letto la prima volta e mi si e' attaccata da allora... ci ripenso spesso... e li recito tra me e me...
@@Nanaquistillalive sulla bellezza dei versi concordo!
È quello che ho sempre pensato di quel libro: prosa e caratterizzazione dei personaggi perfetta ma la trama di cappucetto rosso è piu credibile. in pratica I promessi sposi è una favola ma scritta divinamente.
La qualità di un post e l'autorevolezza del suo autore (non metto l'asterisco, eh!) si evince anche dalla qualità e dallo spessore dei commenti. Sintetizzando i quali, può venir fuori un saggio di grande qualità.
È stata una lettura faticosa e mal digerita, ma alla fine dei conti l'ho apprezzato