5. Demolition Mike - Il braccio violento della logica - Confusioni logiche -

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  • เผยแพร่เมื่อ 10 ก.พ. 2025
  • In questo video replicherò al commento di Antimaterialista al mio video di confutazione.
    Il commento esaminato è suddiviso in 6 sezioni e viene integralmente riportato sotto questo stesso video.
    0. 00:00:09 Introduzione al video (approccio adottato e ragioni)
    1. 00:16:00 Riassunto delle tesi sostenute da Antimaterialista
    1.1. 00:16:00 Necessità di assunzioni ontologiche per la logica formale e regole sintattiche
    1.2. 00:17:02 Possibilità di contraddizioni ontologiche e stabilità del sistema logico
    1.3. 00:18:09 Insufficienza della sola definizione operativa dei connettivi logici
    1.4. 00:18:55 Equivoci riguardo al rapporto tra linguaggio naturale e linguaggio formale
    1.5. 00:19:20 Distinzione tra enti logici e ontologici
    1.6. 00:19:47 Applicazione dell'olismo semantico severiniano
    1.7. 00:20:19 Presupposizione dell’olismo semantico
    2. 00:21:18 Confutazioni delle tesi sostenute da Antimaterialista
    2.1. 00:21:18 Confutazione punto 1. Necessità di assunzioni ontologiche per la logica formale e regole sintattiche
    2.2. 00:25:42 Confutazione punto 2. Possibilità di contraddizioni ontologiche e stabilità del sistema logico
    2.3. 00:28:31 Confutazione punto 3. Insufficienza della sola definizione operativa dei connettivi logici
    2.4. 00:30:11 Confutazione punto 4. Equivoci riguardo al rapporto tra linguaggio naturale e linguaggio formale
    2.5. 00:33:12 Costruzione, sviluppo e validità di un sistema formale.
    2.5.1. 00:33:39 Introduzione
    2.5.2. 00:38:33 Sintassi
    2.5.3. 00:38:33 Alfabeto
    2.5.4. 00:41:12 Regole
    2.5.5. 00:45:34 Conclusioni parziali
    2.5.6. 00:46:20 Semantica
    2.5.7. 00:49:07 Tavole di valutazione
    2.5.8. 00:50:22 Struttura dei sistemi formali
    2.5.9. 01:01:35 Applicazioni della struttura formale
    2.5.10. 01:07:22 Interpretazioni equivalenti
    2.5.11. 01:09:52 Confronto tra interpretazioni sintattiche e semantiche
    2.6. 01:16:56 Confutazione punto 5. Distinzione tra enti logici e ontologici.
    2.7. 01:18:46 Confutazione punto 6. Applicazione dell'olismo semantico severiniano
    2.8. 01:21:00 Confutazione punto 7. Presupposizione dell’olismo semantico
    3. 01:26:42 Conclusioni
    4. 01:33:12 Considerazioni personali distruttive
    5. 01:37:21 Considerazioni personali costruttive
    ________________________________________________
    Nel mio video ho risposto confutando le seguenti tesi:
    Enti logici come entità astratte. Ho dimostrato che gli enti logici sono simboli definiti all'interno di un sistema formale astratto, le cui identità e distinzione sono garantite dalle definizioni formali e dalle regole sintattiche, non da assunzioni ontologiche.
    Coerenza interna indipendente da considerazioni ontologiche. Ho mostrato che la logica formale è progettata per essere autonoma e coerente al suo interno, e che eventuali contraddizioni ontologiche nel mondo reale non influenzano la validità del sistema logico.
    Costruzione di un sistema formale senza presupposti ontologici. Ho costruito un sistema formale astratto con simboli e regole sintattiche ben definite dimostrando concretamente che non sono necessarie assunzioni ontologiche per la costruzione e lo sviluppo un sistema logico coerente e valido.
    Chiarificazione di concetti chiave. Ho evidenziato che confondere sintassi e semantica e linguaggio e metalinguaggio, porta a errori concettuali che invalidano le tesi di Antimaterialista.
    ________________________________________________
    micheletotta80@gmail.com
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    / @senzalogicamalsicogita

ความคิดเห็น • 363

  • @antonellascaringella3114
    @antonellascaringella3114 3 หลายเดือนก่อน +2

    Ti sei superato. Mai visto nulla di simile. Complimenti. Una lezione magistrale dì logica, argomentazione e confutazione a 360 gradi.

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

    TERZA PARTE
    Dopo tale precisazione, ne aggiungo un'altra doverosa. Nell'ontologia severiniana «essere» e «significare» esprimono la stessa condizione, ovvero la determinatezza concreta dell'essente (per tale motivo la dimensione ontologica e semantica sono congiunte, pur senza essere formalmente indistinte). Per tale ontologia essere qualcosa da parte di un X significa che X significhi la sua stessa determinatezza («essere» X significa «significare» X, per tale ontologia). Una delle ragioni principali di tale principio risiede nel fatto che il significato > esprime l'impossibile nullità assoluta quale l'assolutamente altro dall'essere e quindi dall'essente: ciò significa che il significato del nulla esprime l'assolutamente altro dall'essere rispetto al quale non condivide nessuna caratteristica; pertanto, posto che «essere» non significa «nulla» e posto che il nulla assoluto espresso dal suo significato non può avere alcun significato (la positività significante del nulla appartiene al significato del nulla, che è un essente e non nulla. A tal proposito, per ulteriori chiarimenti relativi alla risoluzione dell'aporetica del nulla, si rimanda al capitolo IV de "La struttura originaria" di Emanuele Severino). Da quanto esposto segue che, per definizione, tutto ciò che non è nulla, in quanto è essente, è necessariamente SIGNIFICANTE ciò che E' (se non fosse in alcun modo significante, allora non sarebbe assolutamente altro dal nulla ma assieme al nulla condividere la pura insignificanza; inoltre, se la determinatezza dell'essente non significasse niente e dunque nemmeno se stessa, la determinatezza dell'essente X non significherebbe nemmeno «determinatezza dell'essente X» contraddicendo la sua stessa determinatezza, che sarebbe posta e negata nel medesimo rispetto). Se dunque il significato non fosse incontraddittoriamente posto in origine, sarebbe compromessa l'identità ontologica degli essenti (questo rilievo è utile per collegarsi a quanto esposto nella prima parte di questa serie di commenti). Proseguendo nell'analisi del primo video di critica dell'autore, è evidente che sia egli ad aver equivocato cosa sostenga l'olismo semantico severiniano quando riferito alla logica formale: l'autore del video mi ha erroneamente attributo l'errore di aver confuso il piano formale - relativo alla posizione sintattica delle proposizioni entro un certo sistema logico (come quella della logica proposizionale) - con il loro significato semantico, affermando che io avrei sostenuto che per porre delle proposizioni occorresse prima aver determinato il loro significato semantico concreto anziché far direttamente riferimento alla loro posizione sintattica. Per l'autore del video la mera posizione sintattica delle proposizioni nella logica proposizionale, determinata dalla combinazione dei loro valori di verità attraverso i connettivi logici, è sufficiente a garantire la loro significanza semantica. Quel che all'autore chiaro rispetto ai problemi sollevati dall'olismo semantico severiniano è che la semantica da esso espresso è onnicomprensiva di qualsiasi livello e non solo del linguaggio naturale o poco più: ciò significa che per tale olismo semantico anche i significati sintattici sono significati e appartengono a una dimensione semantica complessa e più ampia di quella del linguaggio naturale e di altri orizzonti semantici. Di conseguenza i problemi sollevati dall'olismo semantico e quelli prima esposti valgono anche per gli elementi sintattici richiamati dall'autore del video intorno al minuto 10:30 e la loro congiunzione. Pertanto, invocare la sola coerenza formale di un sistema logico non è solo non è sufficiente a garantire, da sola quella semantica, ma senza risolvere radicalmente i problemi prima sollevati e quelli, in generale, posti dall'olismo semantico severiniano, è anche logicamente impossibile: la stessa coerenza formale sarebbe infatti compromessa senza assumere le premesse ontologiche prima richiamate e, come dimostrato, gli argomenti esposti dall'autore della critica al mio video non dimostrano che la quelle assunzioni ontologiche non siano necessarie, neppure a un livello implicito, per la logica formale. Chiaramente, quanto detto vale anche e, ovviamente, per le tabelle dei valori di verità - a partire dai significati di «vero» e «falso» . Intorno al minuto 12:30 l'autore del video mi ha attribuito erroneamente di aver confuso il significato semantico, nel linguaggio naturale, dei connettivi logici, con il loro significa sintattico, presupponendo (egli) che il secondo fosse automaticamente determinato SOLO da ragioni puramente sintattiche. Ritengo che a questo punto dell'esposizione possa risultare chiaro il tipo di equivoci dell'autore: è sulla base di simili presupposti, contrari all'olismo semantico severiniano, che l'autore ha sostenuto erroneamente che io avessi confuso il significato del linguaggio naturale con il significato sintattico dei connettivi logici e che per questa mia - non avvenuta - confusione, avrei sostenuto che anche la determinatezza del significato dei connettivi logici richiedesse l'olismo semantico severiniano. Siccome, come già spiegato, per l'olismo semantico severiniano la semantica che afferma è onnicomprensiva anche del piano sintattico di un qualsiasi sistema, è da considerarsi un significato semantico - seppur appartenente a un livello differente da quello dei significati del linguaggio naturale - il significato sintattico di un qualsiasi elemento logico, compreso quello dei connettivi logici. Aggiungo inoltre che sebbene vi sia differenza tra il significato del linguaggio naturale e quello sintattico, per i connettivi logici, tale differenza non può essere assoluta: se infatti, ad esempio, il connettivo logico della congiunzione non significasse in alcun modo quel che significa il significato di > nel linguaggio naturale, allora il significato sintattico del connettivo della congiunzione non esprimerebbe in alcun modo la funzione di congiunzione e questo sarebbe contraddittorio e compromettente per la stessa sua funzione sintattica (che non sarebbe in alcun modo quella di congiunzione). Riconoscere che il significato sintattico di un connettivo logico non coincida con la sua traduzione nel linguaggio naturale non significa che tra il suo significato sintattico e quello della sua traduzione non ci sia nessuna relazione: se non ci fosse nessuna relazione non solo si avrebbe la contraddizione prima richiamata ma l'operazione di traduzione sarebbe, in tal caso, semplicemente inutile e fuorviante. Questo specifico chiarimento sul rapporto tra definizione operativa (significato sintattico) e la sua traduzione nel linguaggio naturale non sembra però riconosciuto dall'autore del video, il quale ha precisato che, ad esempio, sebbene il simbolo del connettivo della congiunzione richiami, per analogia, il significato di congiunzione del linguaggio naturale, ciò sia qualcosa di contingente. Ad ogni modo, la critica dell'autore su tale punto risulta smentita dal rilevamento della serie di equivoci su cui si basa e viene così smentita l'idea che negli argomenti da me presentati il significato sintattico degli elementi della logica si fondi sul loro significato nel linguaggio naturale. Da quanto sin qui esposto segue che quanto asserito dall'autore intorno al minuto 14:00 è sbagliato: la definizione operativa di elementi come i connettivi logici non è sufficiente, da sola, a garantire la loro determinatezza e funzione sintattica, ma occorrono anche le assunzioni ontologiche prima trattate (e, si ricordi, anche la loro assunzione non è ancora sufficiente a garantire quanto è doveroso garantire per il funzionamento della logica formale). Segue anche che l'errore scorretto attribuitomi e che l'autore di tale critica definisce "dilettantistico" nel minuto 15:00 non compete al mio dire; è invece egli ad aver equivocato grossolanamente quanto da me sostenuto a tal riguardo, anche perché evidentemente privo della conoscenza e comprensione adeguata dell'olismo semantico, dell'ontologia severiniana e delle ragioni per cui si sostiene quanto asserito finora sul rapporto tra la logica formale e le assunzioni ontologiche e semantiche.

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

    QUARTA PARTE
    Dal minuto 15:00 al minuto 19:00 l'autore della critica al mio video ha inevitabilmente equivocato, sulla scia di precedenti incomprensioni, anche l'asserzione secondo cui senza porre i significati degli enunciati non sarebbe possibile neppure porre i connettivi. L'autore del video ha infatti non considerato le ragioni più profonde a sostegno di un simile asserto, equivocandone il senso. Quanto è stato sostenuto nel mio video su tale punto è quanto segue: siccome i connettivi logici hanno senso e significato solo se applicati a degli enunciati (in quanto è parte della loro significanza essere connettivi di enunciati), nel caso in cui non esistesse alcun enunciato essi non potrebbero esercitare in alcun modo la loro funzione sintattica (tanto che presupporla sarebbe un errore: in un mondo possibile ove non esistesse nessun enunciato e nessuna possibilità di porlo, i connettivi non potrebbero essere in un alcun modo connettivi, in quanto mancherebbe loro il materiale rispetto cui essere connettivi e pertanto la loro funzione sintattica sarebbe negata. Sebbene nella prospettiva della logica isolante in cui anche l'autore in questione sembra implicitamente muoversi nel ragionare scorrettamente sulle tematiche esposte nel mio video, possa eventualmente essere ritenuto vero il contrario, non è possibile pensare altrimenti seguendo le ragioni dell'olismo semantico severiniano e, nello specifico, l'idea che il significato di qualcosa non è indipendente dal contesto in cui esso collocato: un contesto logico in cui non si ponessero e non fosse possibile alcun tipo di enunciato sarebbe un contesto in cui il significato sintattico di connettivo non avrebbe alcuno spazio). Siccome nel minutaggio riportato si parla del rapporto tra semantica e sintassi in logica proposizionale e dei predicati, è sempre utile precisare che per l'olismo semantico severiniano anche le proprietà e le relazioni di qualsiasi elemento logico sono considerati elementi significanti, dunque aventi un significato che appartiene alla dimensione semantica onnicomprensiva sostenuta dall'olismo semantico severiniano (e questo a prescindere se il significato sintattico di tali elementi sia pensato come il prodotto relativo e contingente della combinazione di altri fattori, a loro volta da ritenersi significanti, o meno). Relativamente a quanto sostenuto intorno al minuto 21:00, per l'olismo semantico severiniano risulta errato ritenere che possa definirsi sintatticamente un sistema logico a prescindere dalla assunzione dell'olismo stesso: tenendo infatti presente che anche gli elementi che compongono sintatticamente una certa struttura logica, in quanto sono significanti (seppur sintatticamente) appartengono alla dimensione semantica onnicomprensiva dell'olismo, segue che nel loro porsi sia già implicata la dimensione dell'olismo semantico. Quando infatti si pone un qualsiasi elemento logico lo si pone implicitamente, in actu exercito, come differente da ogni altra cosa (se così non fosse, il porlo sarebbe equivalente a porre qualsiasi altra cosa e pertanto dal suo essere posto potrebbe seguire qualsiasi altra cosa, anziché ciò che è stabilito debba seguirne). Ma porre un qualcosa come implicitamente differente da qualsiasi altra cosa significa già porlo, implicitamente in una relazione di differenza con l'altro da sé (almeno formalmente, ovvero come distinto dalla forma astratta dell'intero semantico, la quale rimanda a tutti i significati concreti della posizione concreta dell'intero semantico): porre una relazione di differenza originaria tra qualcosa e tutto l'altro da sé (forma astratta dell'intero semantico) configura già la dimensione dell'olismo semantico (secondo cui la posizione determinata di ogni significato non è indipendente da quella di tutti gli altri). Se l'olismo semantico non fosse implicitamente assunto nella definizione sintattica della struttura logica di un sistema allora sarebbe negata la differenza originaria di differenza tra ciò che compone la struttura logica che si intende costituire e definire e qualsiasi altra cosa, con conseguenze assurde che comprometterebbero la stessa definizione sintattica in questione, rendendola impossibile (e solo perché, implicitamente, si ragiona assumendo le relazione di originaria differenza prima richiamata, che non si fanno seguire le conseguenze assurde che deriverebbero dal procedimento opposto). La questione delle operazioni logiche dell'intelletto richiamate nel mio video a che riguardano la posizione dei significati vale per ogni significato e qualsiasi livello, per l'olismo semantico severiniano: se un significato (sintattico o meno che sia) non fosse posto in originaria relazione di differenza con tutti gli altri, realizzerebbe una posizione contraddittoria di se medesimo: riprendendo quanto esposto da Francesco Berto riguardo ai temi suddetti, se la prima operazione dell'intelletto in cui si pone semplicemente un significato fosse antecedente alla seconda, esso sarebbe originariamente contraddittorio in quanto non potrebbe porsi come distinto dalla sua negazione. Ciò infatti richiede la relazione di differenza, ovvero la seconda operazione che pertanto, nel caso in cui fosse successiva alla prima, non consentirebbe alla prima di realizzarsi validamente. Io, nel video che mi è stato criticato, ho considerato una prospettazione ancora più problematica che si avrebbe nel caso in cui le due operazioni non fossero intese come cooriginarie: in tal caso nella prima operazione il significato posto non sarebbe semplicemente contraddittorio (in quanto impossibilitato, nel suo essere inteso come realmente isolato, a distinguersi dalla sua negazione) ma nullo, in quanto l'ontologia severiniana spiega che senza il rapporto originario di differenza, l'identità di ciò che è posto non può essere determinata, rendendo quindi non posta l'identità di ciò che si vorrebbe porre e realizzando una sua posizione nulla (ad ogni modo, anche se anziché di una posizione nulla si desse una posizione contraddittoria, rimarrebbe comunque compromessa la validità stessa di un qualsiasi sistema logico che si fondasse su simili presupposti). Risulta pertanto confutato anche quanto asserito intorno al minuto 21:00 a tale riguardo. Segue anche che sia errato quanto sostenuto intorno al minuto 23:30 a proposito del fatto che basterebbero i principi della logica proposizionale (ad esempio) a garantire, al suo interno, la determinatezza dei suoi elementi logici (come per esempio, le proposizioni). Stando a quanto già dimostrato, risulta ovvio che i principi di determinatezza, bivalenza e verofunzionalità da soli non sono sufficienti a garantire la determinatezza e stabilità degli elementi della logica in cui ricorrono (ma questo discorso vale anche per tutti gli altri principi dello stesso tipo nelle altre logiche). Per quanto riguarda il principio di determinatezza, secondo cui una proposizione può avere un solo stato determinato di verità; per quanto riguarda il principio di bivalenza secondo cui una proposizione può essere solo vera o falsa; per quanto riguarda il principio di verofunzionalità secondo cui lo stato di verità di una proposizione composta è determinato dal valore di verità delle proposizioni atomiche che la costituiscono, a partire dal significato assegnato loro ai connettivi dalle tavole di verità: ognuno di questi principi non avrebbe neppure modo di porsi e significare validamente se, innanzitutto , non si assumesse l'olismo semantico (infatti tali principi, per significare il loro contenuto determinato, richiedono l'assunzione dell'olismo semantico prima richiamato, oltre che le assunzioni ontologiche prima considerate); inoltre, se gli elementi che essi consentono di utilizzare e gestire non fossero inseriti, in origine, nel contesto dell'olismo semantico, sarebbe posti come non originariamente distinti da tutto l'altro da sé ma solo, al massimo da una sua parte. E, lo si chiarisca, neppure le tavole di verità sarebbero validamente poste a prescindere dall'olismo semantico (in quanto esse sono composte da elementi la cui significanza non può essere validamente posta indipendentemente da quanto già rilevato). L'autore del video ha semplicemente equivocato la portata dell'olismo semantico severiniano e sembra abbia pensato che esso si rivolgesse solo a un certo tipo di significati. Comunque, a prescindere dalle ragioni di tale equivoco, egli ha mostrato di trattare palesemente gli elementi logici prima richiamati (il principio di determinatezza, di bivalenza, di verofunzionalità, le tabelle dei valori di verità e il loro rapporto con i connettivi) come posti INDIPENDENTEMENTE dall'olismo semantico (realizzando una clamorosa petizione di principio, in quanto l'olismo semantico severiniano pone anche per essi il problema generale sollevato a proposito delle due operazioni dell'intelletto. Pertanto presupporre, rispetto alla tesi che ho avanzato, l'indipendenza di certi elementi logici rispetto all'olismo semantico significa presupporre la tesi che avrebbe dovuto dimostrare, ovvero che ci siano degli elementi logici indipendenti dall'olismo semantico). Quanto detto a proposito dei tre principi prima menzionati vale per qualsiasi altro principio dello stesso tipo.

    • @adrianopaoloshaulgershompa3132
      @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน

      ad angelo santini provando e riprovando apparve che lo stronzus precipita fumando

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

    QUINTA PARTE.
    Il rispetto dei tre principi della logica proposizionale è certamente condizione necessaria per la determinatezza del significato concreto degli enunciati (e dunque l'esclusione che esso significhi la sua negazione), ma non ancora sufficiente (come ampiamente dimostrato). Non è cioè sufficiente rilevare che se il significato degli enunciati fosse non differente dalla sua negazione allora ciò violerebbe i tre principi menzionati, per ritenere che nonostante ciò esso non possa identificarsi alla sua negazione. Se infatti non si esclude incontrovertibilmente la possibilità che qualcosa possa contraddittoriamente essere identico alla sua negazione, ciò varrebbe anche per il significato stesso dei principi in questione. L'autore ha sistematicamente glissato i problemi sollevati dall'olismo semantico per la significanza dei principi e delle regole della logica formale, che lui mostra di presupporre (almeno nel caso della logica proposizionale) come indifferenti e autonomi rispetto ad esso (senza, appunto, dimostrarlo). Se a tal riguardo si replicasse che sistemi logici come la logica proposizionale escludono incontrovertibilmente la possibilità che non solo gli enunciati ma anche le regole e le condizioni che la costituiscono impediscano la loro equivalenza semantica (e dunque sintattica) con la loro negazione perché se così non fosse la struttura logica in cui occorrono sarebbe violata, si risponde rilevando che tale replica è assolutamente inefficace: una tale replica infatti affermerebbe semplicemente l'esigenza, per un sistema logico, di non violare le sue stesse condizioni, ma non dimostra la necessità che un sistema logico debba per forza costituirsi e riuscire a mantenersi valido, anziché essere negato. Intorno al minuto 26:00 l'autore della critica al mio video ha sostenuto che se fossero corrette le tesi da me sostenute sull'olismo semantico il calcolo dei valori di verità non potrebbe essere applicato in modo astratto e formale perché bisognerebbe prima avere determinato il significato "ontologico" delle proposizioni. Ovviamente ciò è scorretto ed è sostenuto soprattutto in base ai presupposti errati già prima esaminati (come quello di assumere che la dimensione semantica trattata dall'olismo semantico riguardi solo il piano del linguaggio naturale - o poco più - e che pertanto la questione della necessità di determinatezza semantica correlata alle due operazioni dell'intelletto valga solo per i significati determinati delle proposizioni che ricorrono in sistemi logici come la logica proposizionale, e non anche per gli elementi sintattici che costituiscono la struttura logica di quei sistemi). Non si pretende, da parte dell'olismo semantico, che i significati concreti ("ontologici") delle proposizioni debbano porsi prima di realizzare il calcolo dei loro valori di verità, all'interno della logica proposizionale, ma si pretende che debba garantirsi, in modo rigoroso e incontrovertibile, la possibilità che il loro significato concreto (qualunque esso sia), una volta posto, sia certamente determinato in modo incontrovertibile (e a tal riguardo è stato già dimostrato che le regole e le condizioni richiamate dall'autore della critica qui esaminata non sono sufficienti); inoltre si pretende lo stesso anche per tutti i significati formali implicati nel calcolo dei valori dei verità degli enunciati (inclusi tutti i significati sintattici degli elementi che costituiscono tale calcolo). Dal minuto 27:00 in poi l'autore ha inferito, su tali basi erronee, che il calcolo dei valori di verità non solo non richieda l'olismo semantico severiniano ma sia incompatibile con la sua assunzione. In realtà non solo il calcolo dei valori di verità, nella logica proposizionale non è incompatibile con quanto propriamente sostiene l'olismo semantico severiniano, ma è necessario che lo assuma per ogni suo elemento costituente (comprese le relazioni e le proprietà interne che lo costituiscono sintatticamente, anche perché è sempre utile ricordare che persino relazioni e proprietà sono considerate, e a ragione, determinazioni essenti e semanticamente significanti, per l'olismo in questione). Con quanto esposto si è mostrato L'ENNESIMO EQUIVOCO dell'autore della critica di cui si sta mostrando tutta l'erroneità.

    • @adrianopaoloshaulgershompa3132
      @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน

      penso si riferisca a questo vaglia di santini, penso non siano in grado di pensare autonomamente. Come indicai due delle risposte -almeno due - di questa figura "santini" sono generate da un LLM di generazione scaduta o scadente. Confesso che "parlare" con un telefono coreano non è di enorme interesse a me.

  • @adrianopaoloshaulgershompa3132
    @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +9

    una delle lezioni (che dovrebbe essere apprendbile, ad esempio dal trattamento di Sergio Galvan) è che le forme di scetticismo che il severinismo dispiega sono dubbie quanto le posizioni prese. Per esperimento domandatevi se quel che viene detto (essere identico a se stesso, l'essente etc.) non "possa" 'significare" la propria negazione o che le banane parlano finlandese. )
    come avete visto tale sofisticheria ha nessun modo di mostrare di essere "incontrovertibile;" il che di passaggio rende futili tutte le idiozie della "confutazione" definitiva e perentoria etc. blah blah. gli enunciati non hanno capacità di essere incontrovertibili; tanto meno quelli falsi emessi da sederino & Cie

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

    SECONDA PARTE
    L'autore del video ha sostenuto un'opinione erronea riguardo alla questione delle assunzioni ontologiche intorno al minuto 10:00, ove ha sostenuto che bastino soltanto le regole sintattiche per determinare gli elementi logici all'interno di un certo sistema: tale opinione è erronea perché ragioni puramente sintattiche sono insufficienti a garantire l'incontrovertibile determinatezza e validità della posizione di un qualsiasi elemento, dato che esso da solo non permettono di escludere le ipotesi considerate precedentemente (peraltro, la sola assunzione delle premesse ontologiche richiamata è condizione necessaria ma ancora non sufficiente per garantire l'incontrovertibilità della stabilità e validità dell'intera struttura sintattica di un qualsiasi sistema logico: per un tale proposito occorre infatti dimostrare che sia impossibile il realizzarsi delle ipotesi ontologiche opposte a quelle presupposte e quindi confutare radicalmente il caso. La filosofia severiniana, a tal riguardo, mostra che l'autonegazione di una ipotesi o tesi è la ragione più cogente che ne decreta incontrovertibilmente la falsità, comportando al contempo la verità incontrovertibile delle tesi opposte). Tale conclusione è valida sia intendendo correttamente gli enti logici come essenti ontologici, sia intendendoli scorrettamente come non ontologici: gli enti logici sono in ogni caso posti come qualcosa anziché nulla assoluto e nessuna ragione meramente sintattica, dalla sola valenza logica formale, è nelle condizioni di poter escludere ontologicamente le ipotesi contraddittorie prima considerate e la possibilità che dinamiche ontologiche. L'autore del video non ha compreso che, in virtù di quanto sin qui esposto, non è possibile nemmeno porre validamente una stabile relazione sintattica astratta tra elementi logici di qualsiasi tipo senza le premesse ontologiche prima richiamate, che pertanto sono necessarie da assumersi per la fondazione e il mantenimento della sintassi di un qualsiasi sistema logico. La prova che dimostra la tesi fin qui sostenuta ciò sta nel fatto che se così non si procedesse, per qualsiasi elemento sintattico (ANCHE QUELLI RICHIAMATI IMPLICITAMENTE COME GARANTI DELLA STABILITA' E VALIDITA' DELLA STRUTTURA DI UN QUALSIASI SISTEMA LOGICO) sarebbe aperta, in quanto non confutata radicalmente, la possibilità del suo equivalere a qualsiasi cosa e quindi, in generale, alla sua negazione, con la conseguenza che le sole ragioni sintattiche sarebbero esse stesse poste, implicitamente, come soggette a una condizione del genere (pertanto impossibilitate a garantire, esse stesse, ovvero quell'insieme di regole, condizioni e principi logici, la valenza e la stabilità di un qualsiasi sistema logico). Il problema sollevato vale per tutti gli elementi della logica formale e quindi anche per i principi e le regole di cui l'autore del video ha inteso servirsi per sostenere la loro indipendenza e autosufficienza rispetto alle assunzioni ontologiche richiamate. Se pertanto egli, nella sua eventuale replica a quanto sto dimostrando, non dimostrasse che per utilizzare validamente le regole e le condizioni di cui intende servirsi occorra escludere completamente le possibilità contraddittorie prima richiamate (che fanno capo ad assunzioni ontologiche, come l'esclusione ontologica della possibilità che irrompano contraddizioni ontologiche capaci di compromettere persino contesti ritenuti astratti come la logica formale), realizzerebbe una petizione di principio con la quale starebbe assumendo parte della tesi che dovrebbe dimostrare (ovvero che le regole e le condizioni della logica formale sono immuni e capaci di autoescludere le possibilità ontologiche contraddittorie prima prospettate). Siccome è impossibile escludere la possibilità che sorgano scenari, dinamiche e condizioni ontologiche contraddittorie tali da alterare persino il contesto interno, ritenuto astratto, della logica formale, attraverso le sole ragioni sintattiche interne alla logica formale stessa (che di per sé non hanno valenza all'esterno, nella dimensione ontologica che la eccede) , risulta così CONFUTATA non solo l'opinione considerata al minuto decimo, ma tutte le opinioni analoghe dello stesso propinate e sostenute dall'autore del video. Si aggiunga anche che, addirittura, la semplice posizione determinata di un qualsiasi elemento logico implica già l'assunzione ontologica secondo la quale quel certo elemento logico è ciò che è (e non altro da sé): se non si assumesse ciò, si negherebbe la valenza stessa di tale elemento in quanto lo si porrebbe, contraddittoriamente, come quel qualcosa che, in quanto avente determinate proprietà, NON è ciò che è quel qualcosa avente quelle certe proprietà (e che dunque non è quel qualcosa di determinato che ha le determinate proprietà sintattiche che gli vengono attribute). Risulta altresì smentita l'opinione secondo cui io avrei confuso la coerenza sintattica con quella semantica: la coerenza semantica dipende anche da quella sintattica ed entrambe dipendono anche da assunzioni ontologiche, come ampiamente dimostrato. Va precisato inoltre che le assunzioni ontologiche menzionate sono condizione necessaria ma ancora non sufficiente a garantire la corretta fondazione, validità e stabilità della logica formale tutta (TERZO ERRORE RILEVATO DELL'AUTORE DELLA CRITICA AL MIO VIDEO E DI CUI SI E' DIMOSTRATA LA REALIZZAZIONE: SOSTENERE ERRONEAMENTE CHE NON SIA NECESSARIA NESSUNA ASSUNZIONE ONTOLOGICA PER FONDARE, PORRE E MANTENERE LA VALIDITA' DI UN SISTEMA LOGICO FORMALE). Intorno al minuto 9:30 del video, l'autore ha sostenuto che io avrei presupposto che dovesse essere determinato il significato semantico specifico degli enunciati prima di utilizzarlo, per poter porre validamente la loro significanza entro i sistemi logici. L'olismo semantico severiniano è complesso e può essere facilmente equivocato (per comprenderlo bene occorre conoscere anche la differenza tra la nozione astratta dell'astratto e l'astratto del concreto, la differenza tra astratto e intero, la differenza tra analisi, sintesi originaria e loro rapporto, e molto altro). Secondo l'olismo semantico, i significati sono in origine tutti determinati e già inclusi nel piano della sintesi originaria della struttura originaria. Quella che viene definita come operazione di "determinatezza" dei significati, entro tale struttura, sarebbe il rilevamento del loro significato concreto e non il realizzare la sua determinazione (che sarebbe originaria e posta anche prima del suo rilevamento). Nel piano dell'analisi dei significati, l'olismo semantico prospetta che affinché sia posta correttamente la determinatezza originaria dei significati sia posta la differenza tra esso e la forma astratta dell'intero semantico, non che sia direttamente posta (nel piano processuale e discorsivo dell'analisi, che è momento astratto del piano della sintesi originaria) la differenza tra esso e il significato specifico e concreto di tutti gli altri (ovvero, che sia posta l'assoluta determinatezza concreta di un significato analizzato, nel principio o inizio dell'analisi): pertanto, seguendo i principi dell'olismo semantico, non ho sostenuto che per porre il significato di un enunciato entro un sistema della logica formale occorresse prima averlo determinato nella sua significanza concreta, ma che fosse necessario porre le basi incontrovertibile per porre la sua forma o posizione astratta come incontrovertibilmente determinata (tale cioè da escludersi incontrovertibilmente per essa, la possibilità che il significato concreto dell'enunciato, a prescindere da quale fosse, potesse equivalere a quello di qualsiasi altro enunciato e cosa). L'autore della critica al mio video ha pertanto confuso la necessità suddetta con quella di porre da principio la comprensione specifica del significato di un enunciato per porlo in un sistema logico formale, attribuendomi ERRONEAMENTE qualcosa che non segue da quanto spiegato (EQUIVOCO DELL'AUTORE DELLA CRITICA AL MIO VIDEO: QUARTO ERRORE SINORA RILEVATO E DI CUI SI E' DIMOSTRATA LA REALIZZAZIONE).

  • @vitolatino3719
    @vitolatino3719 3 หลายเดือนก่อน +10

    Antimaterialista interessa attirare l attenzione e repliche di filosofi seri, anche attraverso provocazioni banali, per curare la sua notorietà.

  • @AntoFazio-d5m
    @AntoFazio-d5m 3 หลายเดือนก่อน +13

    Che blastata ragazzi. Santini viene blastato in continuazione da tutti, non ne vince una. Spero impari la lezione anche se dubito, è troppo arrogante e pensa di saperne di più degli altri. In realtà ha grosse lacune anche nei ragionamenti più elementari.

  • @Livius4
    @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +3

    Il cuoco, secondo AM, non deve assumere l'olismo semantico nell'uso del pepe e sale, perché lo adotta già anche se non lo sa, ma allora io dico, allo stesso modo anche il logico formale non ha bisogno di assumere l'olismo semantico
    nell'uso della disgiunzione e congiunzione, dato che anche lui lo fa già anche se non se ne accorge, ovvero mal che vada (ovvero che valga l'olismo semantico) tale olismo è già immesso automaticamente nella prassi
    logica. E dico di più: il cuoco dovrebbe marcare infinitamente di più l'olismo semantico, perché NON SI PUO' ACCONTENTARE DI METTERE DUE PRODOTTI QUALSIASI PURCHE' DIVERSI AL POSTO DEL PEPE e SALE, perché farebbe un delirio,
    differentemente dal logico che in linea di principio potrebbe adottare qualsiasi coppia di simboli PURCHE' DISTINGUIBILI, per denotare i due connettivi logici in questione. Adesso alla luce di ciò immaginiamo il cuoco che deve dimostrare che il
    PEPE è il PEPE e null'altro da sé, così come per il SALE, prima di usarli ….. così praticamente anche per fare un uovo bollito ci metterebbe una vita morendo di fame prima, lui e chi aspetta i suoi piatti !!….. Questo mostra che il cuoco sbaglierebbe totalmente, anche perché la cucina funzionava bene ed era ben efficiente, prima di questa scoperta "made Severino" o giù di lì ...... .....
    nell'adottarlo coscientemente (che ci sia o meno questo olismo) e così ancor peggio dunque farebbe il logico nell'adottarlo, con dimostrazione ogni volta (ne basta una) per tutti i suoi simboli (anche se fosse valido tale olismo).

  • @inemicideldestino3059
    @inemicideldestino3059 3 หลายเดือนก่อน +2

    Vedremo chi vincerà questa battaglia delle idee.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Devo ammettere che ci sono un po' di idee nella sua confusione. 🤣 (scherzo)

  • @alienoatomico
    @alienoatomico 3 หลายเดือนก่อน +7

    Fermo restando che il solito argomento che Antimaterialista impiega, secondo il quale ogni cosa per essere fondata deve essere uguale a se stessa e diversa da ogni altra, è una cavolata perché non implica affatto che dobbiamo assumere l'eternismo, lui non potrebbe replicare alla tua argomentazione nel seguente modo? Lui potrebbe dire che è vero che le regole sintattiche permettono al sistema logico di essere valido a prescindere da ogni considerazione di carattere semantico e ontologico, ma che però le regole sintattiche non nascono per grazie divina, esistono perché sono state delineate, costruite in qualche modo impiegando il linguaggio naturale. Quindi se non si accetta che in quel linguaggio naturale ogni termine sia fissato uguale a se stesso e diverso da ogni altro, noi non riusciremmo neanche a sapere che esistono regole sintattiche in grado di essere valide a prescindere da ogni considerazione di carattere semantico. Non so se mi sono spiegato. Ad esempio una formica non riuscirebbe mai a concepire le regole sintattiche di un sistema logico perché la sua mente non funziona come la nostra, non è in grado di concepire regole astratte. Quindi affinché si possa dire che le regole sintattiche esistono e sono valide a prescindere da considerazioni semantiche e ontologiche, devono esserci dei requisiti di partenza sul modo con cui arriviamo a concepirle. Tenuti fermi quei requisiti tali regole sintattiche funzionano come dici tu, ma appunto questi requisiti sono una condizione implicita.
    Non so se mi è sfuggito qualcosa.

    • @Redvinyle
      @Redvinyle 3 หลายเดือนก่อน

      Il Tractatus sosteneva che gli oggetti semplici (sostanza) riusciamo ad inquadrarli solo all'interno di uno spazio logico e lo spazio logico a sua volta attraverso gli oggetti semplici: lo stato di cose (ontologia) è il prodotto di questa relazione inscindibile. Per fare un esempio: gli oggetti li vediamo attraverso la luce e la luce la vediamo attraverso gli oggetti. La relazione è quindi biunivoca.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Innanzitutto, grazie del tuo commento. La tua riflessione è interessante e stimolante, e stavo impazientemente attendendo che qualcuno la sollevasse.
      Ho tardato nella risposta perché ero indeciso se rispondere con un video o un commento. Alla fine, per motivi di tempo, ho optato per questa seconda scelta.
      Quello che sostieni è chiaro. A tuo avviso le regole sintattiche, pur essendo valide indipendentemente da considerazioni semantiche e ontologiche all'interno del sistema, NON possono essere concepite, definite e comprese senza fare riferimento al linguaggio naturale e alle capacità cognitive umane, che implicano considerazioni semantiche e ontologiche. Quindi, ci sono requisiti di partenza (condizioni implicite) che coinvolgono semantica e ontologia necessari per arrivare a concepire e utilizzare le regole sintattiche.
      La tua considerazione è CORRETTA, ma NON invalida la mia argomentazione, perché bisogna distinguere tra il processo umano di creazione e comprensione delle regole e il funzionamento del sistema logico una volta che le regole sono state definite. Vediamo nel dettaglio cosa intendo dire.
      Innanzitutto, è necessario individuare due livelli di analisi:
      1) Livello epistemologico.
      2) Livello ontologico.
      Il primo livello riguarda come gli esseri umani concepiscono, comprendono e comunicano le regole sintattiche. Tutto ciò implica l'uso del linguaggio naturale, le capacità cognitive e i processi mentali. Il secondo riguarda il funzionamento delle regole sintattiche all'interno del sistema logico formale, indipendentemente da chi le ha create o da come sono state concepite.
      La mia disamina si concentra sul livello ontologico interno al sistema logico, sostenendo che una volta definite le regole sintattiche, il sistema è autonomo e opera in modo valido e coerente senza necessità di considerazioni semantiche o ontologiche esterne.
      Il fatto che gli esseri umani abbiano utilizzato il linguaggio naturale per definire le regole non implica che il sistema logico stesso dipenda da considerazioni semantiche o ontologiche per il suo FUNZIONAMENTO. L'autonomia del sistema logico formale significa che le deduzioni e le manipolazioni sintattiche possono essere eseguite senza riferimento al significato dei simboli o alle condizioni ontologiche. Come detto, i sistemi formali sono strutture astratte che possono essere studiati indipendentemente dal linguaggio naturale. Non a caso, una macchina potrebbe essere programmata per operare su regole sintattiche senza avere alcuna comprensione semantica o ontologica.
      Il linguaggio naturale rappresenta un mezzo per descrivere il sistema, NON una condizione per la sua validità. In altre parole, sebbene utilizziamo il linguaggio naturale per definire e comunicare le regole sintattiche, come ho fatto io stesso nel mio video per sviluppare le spiegazioni, ciò NON significa che il sistema logico dipenda dal linguaggio naturale per la sua validità o coerenza interna. Una volta che le regole sono state formalizzate, il sistema può essere studiato e applicato senza più fare riferimento al linguaggio naturale (se NON a scopo didattico, come indicato più volte nel video).
      In estrema sintesi, il mio argomento riguarda la validità e l'indipendenza del sistema logico all'interno del suo dominio formale. Una volta stabilite le regole sintattiche, il sistema opera in modo autonomo, e le deduzioni possono essere eseguite senza riferimento a considerazioni semantiche o ontologiche esterne. Anche se abbiamo utilizzato il linguaggio naturale per definire le regole, il sistema logico NON dipende da esso per il suo funzionamento interno.
      Il fatto che una formica NON possa concepire un sistema logico NON significa che il sistema logico "dipenda ontologicamente" dalle capacità cognitive umane. Le leggi della matematica e della logica “esistono” come costruzioni astratte indipendenti dalla mente umana. Gli esseri umani le scoprono o le creano o entrambe le cose (NON lo sappiamo con certezza), ma le proprietà dei sistemi formali NON dipendono dalle nostre capacità cognitive per esistere in senso astratto. Le condizioni implicite riguardano l'epistemologia, NON l'ontologia del sistema logico. In altre parole, l'esempio della formica evidenzia le differenze nelle capacità cognitive, ma non implica che il sistema logico dipenda ontologicamente dalla mente umana.
      Tu sostieni correttamente che vi siano requisiti di partenza sul modo in cui concepiamo le regole sintattiche, ma questo è vero dal punto di vista epistemologico (come noi comprendiamo e comunichiamo le regole), NON implica che il sistema logico stesso dipenda da considerazioni semantiche o ontologiche per la sua validità. Per esempio, in informatica, gli algoritmi possono manipolare simboli e operare su sistemi formali senza alcuna comprensione semantica o ontologica. Questo dimostra che i sistemi formali possono essere implementati e funzionare indipendentemente dalle capacità cognitive umane. I matematici spesso studiano strutture astratte senza riferimento al linguaggio naturale o a considerazioni semantiche, utilizzando simboli e regole formalizzate.
      In conclusione, il tuo commento è corretto! Nel senso che evidenzia come la creazione e la comprensione delle regole sintattiche da parte degli esseri umani coinvolgano considerazioni semantiche e ontologiche.
      È vero che la concezione e la comunicazione delle regole sintattiche richiedono l'uso del linguaggio naturale e capacità cognitive umane (che implicano considerazioni semantiche e ontologiche), cioè che sono dei requisiti di partenza per concepire e comunicare le regole sintattiche, ma ciò NON implica che il sistema logico stesso dipenda da tali considerazioni per la sua validità e funzionamento interno. Le considerazioni semantiche e ontologiche sono rilevanti per la genesi e la comprensione umana del sistema, ma non per il suo funzionamento interno e per la coerenza delle deduzioni che avvengono al suo interno.
      Il mio argomento rimane che la logica formale può essere costruita, sviluppata e applicata validamente senza necessità di assunzioni ontologiche nel funzionamento interno del sistema.
      La distinzione tra il livello epistemologico (come conosciamo e comunichiamo le regole) e il livello ontologico interno al sistema logico (come le regole operano una volta definite) è fondamentale. È proprio qui che entra in gioco la FONDAZIONE DEL SISTEMA FORMALE, che ho menzionato innumerevoli volte nel mio video. Ossia, questo è il “terreno comune” che mette in relazione la validità della logica formale con la fondazione della stessa.
      Ti faccio notare che le problematiche che hai segnalato interessano sia l’intera conoscenza umana (NON solo la logica) sia che (da questo specifico punto di vista) la logica formale può essere intesa come una "forma di ontologia".
      Quello che ho scritto è incontrovertibilmente vero? Certo che NO! Proprio perché non possediamo una fondazione della logica formale (e non solo di questa).
      PS
      Avrei preferito che questa osservazione l'avesse fatta Antimaterialista. Ma lui, essendo il miglior filosofo di tutti i tempi, è troppo preso a pretendere di avere ragione. Tu, invece, NON essendo sicuramente il miglior filosofo di tutti i tempi, hai più modestamente cercato di CAPIRE la questione e i contenuti del mio video. 😁

    • @alienoatomico
      @alienoatomico 3 หลายเดือนก่อน

      @@senzalogicamalsicogita ti ringrazio per la risposta.
      Mi pare la tua risposta sia del tipo: mettiamo davanti a una formica un oggetto. Quando noi osserviamo quell'oggetto riconosciamo un sasso, la formica osservando quello stesso oggetto non lo riconoscerà come sasso ma in un altro modo, a seconda di come lo classifica sulla base del suo apparato concettuale (nell'ipotesi che si possa parlare di apparato concettuale per una formica). A quel punto però ci rendiamo conto che non importa cosa riconosciamo osservando quell'oggetto perché quello che noi riconosciamo riflette il modo con cui possiamo conoscere quell'oggetto, quindi riguarda la nostra epistemologia. In tutti i casi però possiamo dire che quell'oggetto c'è ed esiste: ha cioè una sua esistenza ontologica che prescinde dalle capacità concettuali di chi lo osserva. Ossia pur concedendo che forme di vita diverse lo classificheranno in modo diverso, avremo comunque che quell'oggetto c'è ed esiste.
      Però questo argomento sembra avere un punto debole, che emerge dalla seguente domanda: cosa esiste realmente quando diciamo che quell'oggetto esiste? Se noi rispondiamo dicendo che esiste quel sasso stiamo dando consistenza ontologica a una nozione epistemologica di sasso, a cui ci riferiamo perché è in quel certo modo che noi conosciamo quei particolari oggetti che chiamiamo sasso. Per dare una risposta che separa completamente l'ontologia di quell'oggetto dall'apparato concettuale con cui siamo in grado di conoscerlo dovremmo dire che esiste quella configurazioni di particelle che costituisce il sasso, perché l'esistenza di quella configurazione di particelle rende conto di una descrizione fisica legata a leggi di natura, che è una descrizione oggettiva (nell'ipotesi che le leggi della fisica che ci portano a descrivere il sasso in quel modo, siano il modo con cui la natura esprime realmente quel sasso).
      Proviamo a riportare questo discorso al sistema formale della logica. Chiediamoci: cosa esiste realmente quando diciamo che quel sistema formale esiste? Non c'è niente di quel sistema formale che è prodotto direttamente dalle leggi di natura, a parte le particelle di inchiostro di cui sono scritti i simboli e le regole di quel sistema formale sui nostri libri. Non sono le leggi della natura che danno a quel sistema formale le proprietà di validità e indipendenza dalla semantica che gli attribuiamo, ma sono i nostri concetti, e quindi è il modo con cui noi lo conosciamo. Ad esempio se diciamo che il sistema formale della logica è valido, il concetto di "valido" non ha un'esistenza ontologica di per sé (legata alle leggi di natura), ma richiede che ci sia una mente che sappia interpretare quelle particelle di inchiostro preseti sui nostri libri in un certo modo, scorgendo delle regolarità astratte che codifichiamo come validità di un sistema formale. In un universo in cui non ci fossero menti, esisterebbero solo particelle di inchiostro su quei libri ma non sistemi formali.
      Lo stesso può dirsi nel caso dei computer che eseguono algoritmi: anche in quel caso a esistere realmente sono particelle di cui quei computer sono fatti che si relazionano tra loro nei modi descritti dalle leggi della fisica: non esistono algoritmi. Perché si possa dire che esistono algoritmi è necessario che ci sia una mente che abbia il concetto di algoritmo e sappia applicarlo a quelle particelle.
      In sostanza la tua separazione tra livello ontologico ed epistemologico sembra valere solo in prima battuta ma non sembra invece resistere a un'analisi più profonda di cosa esiste realmente al di là delle menti. E se mischiamo cosa sono i sistemi formali con il modo con cui li conosce una mente dovremmo convenire, mi sembra, che non possa esistere alcuna mente in grado di attribuire ai sistemi formali ad esempio la capacità di essere indipendenti dalla semantica con cui li interpretiamo, se non è anche una mente in grado di adoperare un linguaggio naturale i cui termini hanno un significato che è uguale a se stesso e distinto da ogni altro.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Se ho ben compreso tu sostieni che la separazione tra livello ontologico ed epistemologico sembra funzionale di primo acchito, ma perde la sua validità quando la si sottopone a un'analisi più profonda. Riassumo brevemente i punti chiave della tua argomentazione per accertarmi di averla compresa.
      A sostegno della tua tesi proponi quanto segue:
      1. Analogia del sasso. Anche se diverse forme di vita percepiscono un oggetto in modi diversi, l'oggetto esiste ontologicamente indipendentemente dalle capacità concettuali dell'osservatore.
      2. Esistenza reale dell'oggetto. La nozione di "sasso" è un concetto epistemologico. Per separare completamente l'ontologia dall'epistemologia, dovremmo riferirci alla configurazione di particelle che costituisce il sasso.
      3. Applicazione al sistema formale. Il sistema formale non è prodotto direttamente dalle leggi di natura. Le proprietà di validità e indipendenza dalla semantica sono attribuite dai nostri concetti e dal modo in cui lo conosciamo.
      4. Dipendenza dalla mente. In un universo senza menti, esisterebbero solo particelle fisiche, ma non sistemi formali o algoritmi. Questi concetti richiedono una mente che li concepisca.
      Conclusione. La separazione tra livello ontologico ed epistemologico vale solo superficialmente. I sistemi formali non possono essere indipendenti dalla semantica se non esiste una mente in grado di usare un linguaggio naturale con termini dal significato stabile.
      Se ho ben capito (dammi conferma) tu adotti una posizione secondo cui le entità astratte (come i sistemi formali) non esistono indipendentemente dalle menti che le concepiscono. Questa posizione mi sembra avvicinarsi a un idealismo (o a una sorta di costruttivismo in filosofia della matematica) dove le entità matematiche esistono solo come costruzioni mentali. Pertanto, la correttezza del tuo commento dipende dal quadro filosofico che hai adottato. Se si accetta la premessa che le entità astratte esistono solo in virtù delle menti che le concepiscono, allora la tua argomentazione è coerente.
      Il problema è che io NON condivido tale premessa. A mio avviso le leggi della logica sono come le leggi di natura, e le entità logiche esistono indipendentemente dalla mente umana. Proprio per questo ho distinto tra il livello epistemologico (come concepiamo le regole) e il livello ontologico interno al sistema logico (come le regole operano una volta definite), sostenendo poi che il funzionamento interno del sistema non “dipende dalle menti umane”.
      Precisamente, io ritengo quanto segue:
      • Anche se gli esseri umani hanno bisogno di comprendere le regole per utilizzare il sistema, le relazioni logiche all'interno del sistema esistono indipendentemente dalla nostra comprensione.
      • Una volta che le regole sintattiche di un sistema formale sono definite, le proprietà e le conseguenze logiche del sistema esistono indipendentemente dal fatto che una mente le stia considerando o meno.
      • L'assenza di una base fisica tangibile non implica l'inesistenza ontologica delle entità astratte. La matematica e la logica sono esempi di sistemi in cui le entità esistono in modo non fisico.
      • La validità di un argomento logico è una proprietà oggettiva determinata dalle regole sintattiche del sistema. Anche se nessuno lo sta pensando, un argomento valido rimane valido in virtù della struttura del sistema.
      • Le leggi della logica non sono entità fisiche, ma ciò non significa che non esistano. Esistono come regolarità astratte che governano le inferenze valide.
      • Anche in un universo senza menti, le verità matematiche e logiche sarebbero comunque valide. Ad esempio, il modus ponens è valido indipendentemente dall'esistenza di una mente che la concepisce.
      • Le verità logiche non dipendono da fatti contingenti del mondo o dalla presenza di osservatori.
      La tua considerazione è molto interessante, ma riguarda la nostra capacità di comprendere e utilizzare i sistemi formali, non la loro esistenza o funzionamento interno. In altre parole, bisogna distinguere tra la dipendenza epistemologica (il fatto che abbiamo bisogno di menti per comprendere e utilizzare i sistemi formali) e l’indipendenza ontologica delle proprietà e delle regole che governano i sistemi formali una volta definiti. Le proprietà interne di un sistema formale, come la validità delle deduzioni, esistono indipendentemente dal fatto che una mente le stia considerando. Ecco perché, a mio avviso, la separazione tra livello epistemologico e livello ontologico interno al sistema logico è valida e resiste a un'analisi più profonda.
      Naturalmente, la tua posizione è legittima e le tue conclusioni sono coerenti all’interno della prospettiva filosofica che hai adottato, che fornisce una visione alternativa sulla natura dei sistemi formali. Ma non invalidano quanto da me esposto, perché una volta definite le regole sintattiche il sistema logico opera autonomamente e non dipende da considerazioni semantiche o ontologiche esterne per il suo funzionamento. Questo sempre in termini di validità, perché la FONDAZIONE è un’altra cosa.
      Banalmente, la questione dell'esistenza delle entità astratte, come le entità matematiche e logiche, è oggetto di dibattito filosofico da lungo tempo, coinvolgendo posizioni come il platonismo, l'idealismo, il costruttivismo e altre ancora. Non esiste una risposta definitiva universalmente accettata, e comprendo che tu possa adottare una posizione diversa dalla mia. Con buona pace di quelli che inseriscono la parola “incontrovertibile” ogni 3. 🤣
      PS
      Se qualcuno sta seguendo questo scambio invito a confrontarlo con quello avuto con AM. Si viaggia su "altri livelli" da TUTTI i punti di vista. 😊
      PPS
      Notare che le differenze filosofiche tra me e alienoatomico NON influiscono minimamente sulle argomentazioni sviluppate da AM, che rimangono confutate dal mio video.

    • @alienoatomico
      @alienoatomico 3 หลายเดือนก่อน

      @@senzalogicamalsicogita ai fini del mio discorso, la posizione che ho adottato può essere definita fisicalista. Esistono solo particelle e leggi della fisica che le governano. Altre entità non esistono fisicamente, ivi compresi gli oggetti astratti che possono esistere solo come costruzioni di menti. Un po' come fantasmi, streghe, unicorni. Non diremmo che esistono fantasmi, streghe o unicorni nel nostro universo, ma esistono solo come nostra costruzione mentale. Se non ci fossero menti, non esisterebbero fantasmi streghe o unicorni perché sono le menti che fanno esistere fantasmi, streghe o univcorni come costrutto mentale. Lo stesso vale per gli enti della matematica: ossia ad esempio anche i numeri non esistono fisicamente, ma solo come costruzione mentale, e senza le menti non esisterebbero. I sistemi formali non fanno eccezione: non esistono fisicamente ma come costruzione mentale. Senza menti nessun sistema formale esisterebbe.
      Però c'è un doppio livello di cui tenere conto. Il primo livello si riferisce a ciò che esiste, il secondo livello alle proprietà di ciò che esiste. Tu potresti obiettare al mio precedente discorso che i sistemi formali esistono non solo in astratto ma anche in concreto nei simboli scritti su libri, per il fatto che esistono tutte le particelle che compongono l'inchiostro con cui sono scritti, le quali particelle continuano a esistere a prescindere che ci sia una mente che le identifica come simboli di un sistema formale. Se questo può essere concesso da un fisicalista, un fisicalista non ti concederà lo stesso passaggio con le proprietà dei sistemi formali perché affinché queste proprietà esistano fisicamente c'è proprio bisogno di una mente che interpreti e manipoli in modo corretto i suddetti simboli scritti sui libri. Ad esempio quando diciamo che un sistema formale è valido stiamo dicendo qualcosa di più che non è il solo fatto che a comporlo siano concretamente dei simboli costituiti da particelle. Stiamo dicendo che su quei simboli possono essere fatte certe precise operazioni che portano a certi precisi esiti, le quali operazioni richiedono che esistano delle menti che quelle operazioni le raizzino o sappiano realizzarle. Se in questo istante scomparisse ogni essere senziente dal nostro universo, i nostri trattati sulla logica continuerebbero a esistere coincidendo con le particelle dell'inchiostro con cui sono scritti, ma le loro proprietà (come la validità dei sistemi formali) non esisterebbero perché possno esistere solo grazie a una mente che fa delle precise operazioni con quei simboli (e che per fare tale operazioni richeide anche che i termini abbiano un significato ben preciso, che differisce da ogni altro significato).
      A occhio credo la replica migliore che si potrebbe fare alla mia obiezione è far notare che anche il dire: "i termini devono avere un significato uguale a se stesso e diversi da ogni altro significato" è essa stessa un'affermazione di qualcosa che non esiste fisicamente, ma esiste come costrutto di una mente. Ma allora nel momento in cui ci poniamo in un contesto dove ha senso la seguente frase: "i termini devono avere un significato uguale a se stesso e diversi da ogni altro significato", stiamo già accettando le premesse che ci portano a dire che i sistemi formali hanno una loro ontologia interna che permette loro di funzionare indipendentemente da assunzioni esemantiche.

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

    SESTA PARTE.
    Nel terzo livello di comprensione, l'autore della critica qui esaminata ha esposto le conseguenze assurde che, secondo quanto da me esposto, dovrebbero derivare dalla mancata assunzione dell'olismo semantico, ovvero implicazioni assurde che sfociano nel puro trivialismo. Egli ha però erroneamente presupposto che nella logica formale non si assuma l'olismo semantico severiniano (solo perché non è assunto esplicitamente). Sulla base di tale presupposto errato ha inferito che siccome dalla logica formale non segue il trivialismo allora sia falsa la tesi da me ripresa sull'olismo semantico severiniano. Dato che la logica sembra funzionare senza assumere l'olismo semantico severiniano e da essa sembrano non seguire le conseguenze assurde che invece dovrebbero derivare da una sua mancata assunzione, segue, secondo l'autore, la negazione della necessità della assunzione in questione. Per smentire l'autore della critica considerata è sufficiente chiarire l'idea secondo cui l'olismo semantico severiniano non richiede di essere assunto esplicitamente per risultare assunto implicitamente anche per la logica formale: l'assunzione implicita è rilevabile infatti a livello pragmatico e apofantico, nel modo in cui implicitamente si pone la posizione di tutti gli elementi della logica formale (sia quelli fondativi che quelli ulteriori): è sufficiente notare che tutti gli elementi, in primis quelli fondativi (dunque regole e condizioni a fondamento di una qualsiasi logica) sono posti conformemente a quanto sostiene l'olismo semantico in merito alle due operazioni dell'intelletto: il fatto stesso che ponendo un qualsiasi elemento della logica come se fosse automaticamente distinto, in origine, da tutto ciò che esso non è (non solo all'interno del contesto circoscritto dell'ambito logico in cui è collocato, ma di ogni altro orizzonte semantico e a qualsiasi livello) decreta incontrovertibilmente l'assunzione dell'olismo semantico di tipo severiniano in quanto l'assunzione cooriginaria delle due operazioni prima menzionate è ciò che lo configura in quanto tale (e sostengo che trattasi di olismo severiniano perché, fino a prova contraria, è l'unico privo di contraddizioni. Sebbene tale aspetto vada approfondito). Ad ogni modo, l'autore della critica ha presupposto erroneamente che l'olismo semantico non sia implicato nei sistemi logici da lui considerati solo perché non è esplicitamente assunto e solo perché ha presupposto che le regole e le condizioni sintattiche da lui considerate sono indipendenti dalla sua assunzione. Su tale base ha poi inferito che i sistemi logici funzionino, senza cadere nel trivialismo, nonostante non assumino (secondo lui) l'olismo semantico severiniano (che invece, come mostrato, assumono scorrettamente non rispettandone nemmeno tutte le dovute conseguenze). Al contrario di quanto da egli sostenuto, se davvero per i sistemi logici non fosse implicitamente assunto l'olismo semantico (ovvero la sintesi originaria delle due operazioni prima richiamate), seguirebbe il trivialismo. Affinché il trivialismo non sia rilevato nella prospettiva di chi considera i sistemi logici indipendenti dall'olismo semantico severiniano è sufficiente che, al suo interno, si ragioni in actu exercito assumendo la sintesi originaria delle due operazioni dell'intelletto e in actu signato negando esplicitamente questo tipo di assunzione. Se infatti pragmaticamente si opera assumendo quanto sostiene l'olismo semantico a proposito delle operazioni, non emergerà a livello procedurale alcuna forma di trivialismo (ma ciò non significa che una posizione del genere sia incontraddittoria: fondare la negazione esplicita di ciò che viene affermato implicitamente nella prassi è comunque una forma di contraddizione, sebbene essa non sfoci automaticamente in una forma di trivialismo e non sia rilevabile nel solo piano procedurale che si fonda su di essa). Con ciò risulta CONFUTATO il terzo argomento critico dell'autore: si è dimostrato che il non palesarsi del trivialismo non implica che l'olismo semantico severiniano non sia e/o non debba essere assunto per la logica formale, in quanto il non palesarsi delle conseguenze assurde del trivialismo è qualcosa di compatibile anche con la negazione esplicita ma incoerente e inconsapevole della necessità dell'assunzione implicita dell'olismo semantico severiniano (e siccome si è dimostrato che sia non solo necessaria l'assunzione dell'olismo semantico ma essa sia automaticamente implicata nell'atto stesso di costituire un qualsiasi sistema logico e operare al suo interno, segue la smentita perentoria di tutta la critica dell'autore qui esaminata). Nell'ultima parte del suo video, l'autore ha semplicemente espresso un'opinione personale asserendo che l'ontologia severiniana non sia l'unica valida e che essa non mostri di essere necessaria e vera in modo incontrovertibile (a differenza mia che ho giustificato in più occasioni quanto sostengo a tal riguardo).

  • @niccolodarrelli5549
    @niccolodarrelli5549 3 หลายเดือนก่อน +2

    Madonna, Michele, quanta pazienza che hai avuto😅

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +8

    @marcoA95
    Ho visto un tuo post nel quale riporti un commento di AM che mi chiedi di pubblicare.
    Io sono certo che tu abbia letto il commento in questione prima di chiedermi di pubblicarlo. Secondo te, vale la pena pubblicarlo? Tu lo pubblicheresti? Io no! Ti spiego il perché.
    Un confronto tra due persone che portano avanti tesi differenti, ritenendo entrambi di essere nel “giusto”, può esserci solo a patto che vengano rispettate una serie di condizioni che in questo caso NON si configurano.
    Io ritengo che le mie tesi siano corrette e le sostengo, ma tengo in considerazione i seguenti 3 punti:
    1. Potrei sbagliarmi. Ossia, considero che possa essere sviluppato un ragionamento più solido del mio che mi induca a farmi ritrattare in tutto o in parte le mie tesi.
    2. Cerco di capire quello che il mio interlocutore sostiene sforzandomi di guardare la situazione dal suo punto di vista.
    3. Sono pronto ad IMPARARE qualcosa di nuovo che NON conosco.
    Invece, AM ritiene che le sue tesi siano corrette e le sostiene, ma NON tiene in considerazione NESSUNO dei 3 punti precedenti.
    Lui NON “mette in conto” che potrebbe sbagliarsi. Ossia, ESCLUDE che possa essere sviluppato un ragionamento più solido del suo che possa fagli ritrattare in tutto o in parte le sue tesi. Inoltre, NON CERCA DI CAPIRE quello che il suo interlocutore intende dire e NON si sforza di guardare la situazione dal suo punto di vista. Infine, lui ritiene che NON HA NULLA DI NUOVO DA IMPARARE DA NESSUNO. Questo si evince NON solo dal suo modo di porsi, ma anche e soprattutto da sue dichiarazioni esplicite. Ad esempio, quando afferma che se si sbaglia chiuderà il canale, sta dischiarando qualcosa che NON ha senso. Il suo canale esiste (mi auguro) per ESPORRE la visione filosofica di S., NON per dimostrare che ha RAGIONE (né S. né lui). Anche se domani si scoprisse che S. ha sbagliato su tutto la SUA FILOSOFIA RIMARREBBE! Essa è utile ANCHE se ha “sbagliato” (anzi, forse è ancora più utile).
    AM è talmente “ossessionato” dal voler AVERE RAGIONE (e NON ce l’ha) che se venisse S. in persona a dirgli che ha sbagliato, NON lo accetterebbe. Neanche se S. gli spiegasse dove e perché ha sbagliato. NON esiste NESSUN RAGIONAMENTO, per quanto fondato e solido, che possa fargli cambiare idea. Perché lui ha già stabilito che la filosofia di S. è INCONTROVERTIBILE, ed è IMPOSSIBILE fare meglio di così (figuriamoci confutarla in toto o in parte). Questo è DOGMATISMO! Il dogma NON può essere “sconfitto” da NESSUN RAGIONAMENTO! Ne consegue che NON CI SONO MARGINI DI DIALOGO.
    Nel mio video ho spiegato COSA avrei fatto, COME e PERCHÉ. Ho SPIEGATO A CHIARE LETTERE che ad hominem, punzecchiature, sfottò, canzonature, etc. presenti servono solo per “spettacolo” e NON c’è nessuna guerra (di nessun tipo), NON ci sono battaglie, NON ci sono né vinti né vincitori, né blastate né “asfaltate, etc. Ma a lui NON GLIENE FREGA NULLA di tutto questo! Gli interessa SOLO AVERE RAGIONE.
    Vorrebbe che gli venisse pubblicato un commento che comincia con una risata denigratoria e contiene termini come: replica immensamente peggiore, scadenti contestazioni precedenti, grossolano e inconsistente, corbellerie sostenute in questo video, scorrettezza, errore gravissimo è un complimento, incapacità di argomentare (figurarsi dimostrare), contestazioni che propini piene di corbellerie e calpestamenti della logica, errore dilettantistico, amenità da principiante in metafisica e ontologia, demolizione assoluta del tuo video e dell'intera tua contestazione grossolana, etc.
    Qual è lo scopo di questo commento? Al netto degli insulti NON contiene NULLA di interessante, se NON errori e falsità.
    1) Lamenta che i miei sfottò iniziali NON sono innocui, perché portano il pubblico ad essere persuaso io abbia ragione nella mia disamina successiva.
    Questa è una palese sciocchezza. NON solo ho specificato innumerevoli volte le ragioni degli stessi e che NON possiedono alcun valore probatorio (la cosa è inequivocabile), ma il pubblico che segue dibattiti come questi possiede un’intelligenza molto più che sufficiente per capirne quello che è stato fatto (come testimoniano gli persino gli interventi di coloro che sono più affini alle idee di AM). Quindi, le “preoccupazioni” di AM NON sussistono. Servono solo a lamentarsi.
    2) Sostiene che a lui sembra che la prima parte di questo video (cioè quella prima dell’intro) sia essenziale per sostenere l'impianto critico argomentativo che ho sostenuto dopo.
    Quello che a lui sembra è PALESEMENTE FALSO, visto che NON viene fatto NESSUN RIFERIMENTO AD ESSA e viene sottolineato che si tratta di inutili opinioni.
    3) Sostiene che per l'olismo semantico anche la mera determinatezza sintattica-simbolica di un qualunque elemento logico è già significante come quella determinatezza!
    DI NUOVO?!?!?! Su quale piano si trova tale concezione? Linguaggio o metalinguaggio? Se si trova nel linguaggio ho ragione io. Se si trova nel metalinguaggio ha torto lui. Se NON si trova né nel linguaggio né nel metalinguaggio NON sarebbe possibile neanche porla! Poi si lamenta se gli si dice che ripete sempre le stesse cose e si confonde! Sì, ripete sempre le stesse cose e si confonde!
    4) Quando ha pubblicato (impulsivamente) la sua replica al mio primo video io ho risposto con un secondo video. Ma lui si è LAMENTATO del fatto che il mio video di replica contestasse un suo COMMENTO INCOMPLETO, che successivamente ha IGNORATO TOTALMENTE (come se NON lo avesse mai scritto), riformulandone un altro in 6 parti. Adesso, quel mio secondo video è “campato in aria”, perché NON corrisponde a NESSUN suo commento! Fortunatamente ho copiato e incollato il suo commento sotto il mio video, altrimenti NON si capirebbe a cosa mi riferisco. In quest’ultimo video replico al suo commento composto da 6 parti, che questa volta costituisce una replica completa al mio primo video. Giusto?! No, sbagliato! Anche questo è INCOMPLETO! A quanto pare i suoi commenti SONO SEMPRE INCOMPLETI! A cosa serve pubblicare a ripetizione commenti INCOMPLETI? PUBBLICASSE QUANDO È PRONTO! Tutto ciò serve solo a LAMENTARSI di tutto e con tutti.
    5) Lamenta il fatto che io mi sia limitato a contestare le 7 tesi degli argomenti che ho presentato DECONTESTUALIZZANDOLE dagli argomenti e dalle ragioni e ragionamenti a loro sostegno.
    NON sono tenuto a fare una cosa del genere! Nello sviluppo della mia argomentazione sono tenuto SOLO ad esporre e presentare le sue tesi, NON A FORNIRNE LA GIUSTIFICAZIONE! Per questo HO INSERITO I SUOI COMMENTI SOTTO IL VIDEO. Affinché coloro che seguono il video potessero andare a LEGGERSI LE RAGIONI A SOSTENGO DELLE SUE TESI. Cosa dovrei fare a suo avviso?! Ripete da capo tutta la sua esposizione prima di esporre la mia?! Questo dimostra che NON SA come si sviluppa un’argomentazione (cosa che ho fatto notare più volte in tempi NON sospetti).
    6) Afferma che io NON abbia dimostrato nulla.
    Questo è semplicemente ridicolo. C’è una dimostrazione completa della durata di oltre 60 minuti. Ma sa cos’è una dimostrazione?! Sa cosa significa “presupporre”?
    7) Il modus operandi di AM è quello di LAMENTARSI con tutti di qualsiasi cosa! Ma, in realtà, dovrebbe lamentarsi delle sue stesse inadeguatezze.
    Si lamenta con Pavone perché, a suo avviso, gli ha attribuito tesi che NON ha sostenuto chiedendogli delle scuse. Pubblica live a ripetizione sulla (presunta) scorrettezza di Pavone NON perdendo occasione di affermare la sua “superiorità”. Alla fine i scopre che Pavone aveva ragione.
    Pubblica live a ripetizione sottolineando (presunti) ERRORI contenuti delle tesi del prof. Galvan. Poi si scopre che NON AVEVA CAPITO i contenuti del teorema.
    Mi attribuisce tesi che NON ho sostenuto, dimostrando che spesso NON COMPRENDE le obiezioni che gli vengono sollevate. Per esempio, quando afferma che io abbia sostenuto l’INCOMPATIBILITÀ tra calcolo proposizionale e olismo semantico, e invece ho sostenuto solo che l’olismo semantico NON COSTITUISCE CONDIZIONE NECESSARIA PER IL CALCOLO.
    Insomma, il più grande filosofo di tutti i tempi che confuta tutto e tutti (a suo avviso), salvo poi accorgersi che NON ha confutato niente oppure ha confutato tesi che nessuno ha sostenuto.

    • @matteocicaloni
      @matteocicaloni 3 หลายเดือนก่อน +1

      Caspita ma dove trovi il tempo per scrivere un commento simile su una cosa tanto triviale come il "dibattito" tra te e am 😅 non lo dico per offendere, trovo particolare l'utilizzo di tanto tempo ed energia per una cosa simile

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +4

      Sono in filantropo. 😂

    • @sergioiacino4825
      @sergioiacino4825 3 หลายเดือนก่อน +3

      Se posso dire, vi è anche la componente "paraculismo" : incredibilmente, quando Antimaterialista è convinto di poter rispondere (siano corrette o meno le sue cose) non perde tempo a rispondere, anche con litanie da ore e ore. Appena gli si chiedono cose specifiche, per esempio se una certa formula è un teorema in Nk, lui dice di "preferire" di non rispondere. La verità è che lui non sa la risposta, al contrario di chiunque abbia fatto un corso base di logica. Ma deve poter continuare a dire di essere migliore di tutti, logici e filosofi, pertanto, piuttosto che ammettere la sua ignoranza fa finta di star facendo addirittura un atto caritatevole: non risponde perché il suo interlocutore ha fatto una domanda impertinente rispetto ai suoi argomenti (cosa falsa, dato che i suoi argomenti vogliono dire che questo olismo semantico vale per tutta la logica, pertanto dovrebbero valere anche per quel teorema.) Ho provato più e più volte a chiedergli di fare un esercizio di esemplificazione di una costante, visto il suo continuo "tutte le logiche e tutti i sistemi". A mio avviso, una dimostrazione per "tutti" o segue per induzione o segue per esemplificazione di tutti i casi (qui gliene si chiede solo almeno uno, per carità) : Antimaterialista non ha fatto nessuna delle due cose.

    • @rubix1461
      @rubix1461 3 หลายเดือนก่อน +1

      ​​@@sergioiacino4825 completamente d'accordo. È un completo incompetente che attacca tutto e tutti, ma non si ferma nemmeno un secondo a riflettere se stia sbagliando lui. Non credo sappia dimostrare per induzione, e neanche ragionare per induzione, se così fosse avrebbe imparato da tutti gli errori e le figuracce che ha fatto negli anni. Per chi si voglia divertire scrivete antimaterialista spaghettovolante su google, c'è una discussione del 2006/07 mi pare. Si comportava nello stesso modo: tutti gli altri ignoranti oppure idioti, lui un genio assoluto che ha capito tutto della vita, tutto questo mentre sosteneva una marea di corbellerie e falsità. Oppure antimaterialista nonciclopedia.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Lui preferisce pubblicare live a ripetizione nelle quali specifica che è il migliore filosofo del mondo o di tutti i tempi a seconda della giornata, o di essere 10 spanne sopra a tutti i filosofi e logici del mondo (che sono una pletora di ignoranti che NON sanno neanche di quello di cui discutono). Naturalmente, NON se ne accorge nessuno, perché TUTTI gli altri NON sono abbastanza intelligenti per rendersene conto oppure sono di parte. Pertanto, le tue domande cadranno sempre e solo nel vuoto (anzi, nel nulla). Lui pensa ai massimi sistemi, i dettagli li lascia a tutti gli altri. 😁

  • @spacetimeandtimespace2942
    @spacetimeandtimespace2942 3 หลายเดือนก่อน +3

    Ci sarà un motivo del perché sono stati dedicati ben 100 minuti qui ad Antimaterialista, fosse stato uno del tutto da buttare via penso che SLMSC non ci avrebbe dedicato nemmeno 10 minuti.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      L'argomento trattato è interessante. Chi sia il soggetto ad affrontarlo è irrilevante. Avrebbe potuto essere chiunque. NON è che io ce l'abbia con lui (anche mi riferiscono che qualcuno pensa di sì.).

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน

      @@senzalogicamalsicogita Certo, senzalogicamalsicogita

  • @ermannovergani3574
    @ermannovergani3574 3 หลายเดือนก่อน +2

    PREMESSA
    L'autore con la sua lunga trattazione mira a dimostrare l'indipendenza della logica formale da presupposti ontologici, attraverso la costruzione di un sistema formale minimale. Per le ragioni che spiegherò l'autore fallisce a perseguire il suo intento perché si avvolge in due fondamentali tipi di fallacia di "petitio principii", ma, paradossalmente, proprio per questo il suo tentativo è filosoficamente produttivo e prezioso. Ben inteso, nulla di nuovo per chi ha studiato davvero filosofia, ma per molti questa affermazione può apparire come estremamente straniante o addirittura insensata. Invito a coglierla invece come occasione di riflessione che apre una porta verso la comprensione di cosa significa davvero praticare la filosofia e non averne semplicemente una vaga idea. Qui verrebbe da citare i versi della canzone di Enzo Jannacci "Son s'cioppàa" in cui il cantautore-filosofo milanese chiudeva cantando: "Forse adesso hai capito...." "...come nascono i comici". Per i più "acculturati" si potrebbe ricordare il celebre motto di Erasmo da Rotterdam "Naufragium feci, bene navigavi" che sottolineerebbe l'ironia socratica della situazione: proprio mentre l'autore crede di dimostrare la sua tesi, sta inconsapevolmente dimostrando il contrario, in un involontario esercizio di auto-confutazione che è tuttavia prezioso ai fini della comprensione filosofica.
    PARS DESTRUENS: IN MEDIAS RES
    PETIZIONE DI PRINCIPIO DEL PRIMO TIPO: il tentativo dell'autore è compromesso dal fatto che vuole dimostrare che la logica formale è indipendente da presupposti ontologici, ma per farlo deve necessariamente assumere presupposti che sono essi stessi di natura ontologica come la sua stessa operazione mostra:
    1. la Distinguibilità:
    - La mera asserzione di una differenza sintattica non è sufficiente per garantire la distinguibilità effettiva
    - Per poter distinguere i simboli, questi devono necessariamente produrre effetti determinati di distinzione
    - Senza effetti distinguibili, non ci sarebbe base oggettiva per:
    - Classificare i simboli come diversi
    - Applicare le regole in modo determinato
    - Mantenere l'identità dei simboli nelle operazioni
    2. Il Paradosso dell'Operatività:
    - Se i simboli fossero "puramente formali" senza produrre effetti:
    - Non potrebbero essere manipolati
    - Non potrebbero mantenere la loro identità
    - Non potrebbero essere riconosciuti nelle operazioni
    - L'operatività stessa richiede che i simboli siano:
    - Determinati (identici a se stessi)
    - Distinguibili (differenti dagli altri)
    - Manipolabili (capaci di produrre effetti)
    3. La Circolarità della Distinzione Puramente Formale:
    - Non si può definire la distinzione formale senza presupporre:
    - La capacità di riconoscere differenze
    - La persistenza dell'identità
    - La produzione di effetti distinguibili
    - Ogni tentativo di stabilire distinzioni "puramente formali" già presuppone proprio quella base ontologica che vorrebbe evitare
    4. L'Inevitabilità degli Effetti:
    - Per essere operativo, un simbolo deve:
    - Produrre effetti di distinzione
    - Mantenere questi effetti nel tempo
    - Rendere questi effetti riconoscibili.
    - Questi effetti costituiscono già una forma di esistenza ontologica
    Notare che non si sta facendo qui un ragionamento epistemologico, ma logico-funzionale. La distinzione formale richiede necessariamente un criterio minimo di identificabilità e riconoscibilità per permettere le operazioni del sistema. Questa non è una questione di conoscenza soggettiva (epistemologia), ma di coerenza funzionale. Senza la capacità oggettiva di distinguere i simboli all’interno del sistema, non sarebbe possibile definirli come distinti nemmeno dal punto di vista logico, poiché le operazioni perderebbero di significato. Quindi, il ragionamento è logicamente fondato sull'impossibilità di distinguere simboli senza una base ontologica minima che garantisca la produzione di effetti distinguibili. È dunque un problema che sorge sul piano del funzionamento interno al sistema, non su quello della nostra percezione o conoscenza del sistema.
    In sostanza, l'autore non si accorge che la stessa possibilità di distinguere e identificare simboli presuppone necessariamente quella base ontologica (produzione di effetti determinati) che vorrebbe evitare.
    - La possibilità di distinguere e identificare simboli diversi
    - La possibilità di definire e applicare regole
    - La possibilità di separare forma (sintassi) da contenuto (semantica)
    - La possibilità di un metalinguaggio non "contaminante": l'uso del linguaggio naturale come metalinguaggio per descrivere il sistema solleva questioni su come sia possibile parlare di un sistema "puramente formale" usando un linguaggio carico di presupposti e come garantire che il metalinguaggio non "contamini" la presunta purezza formale del sistema.
    L'autore usa quindi come premessa i presupposti che dovrebbe dimostrare in quanto non sono affatto "neutri" come sostiene, ma hanno implicazioni ontologiche.
    Inconcludente è il ricorso a "requisiti puramente operativi" per risolvere la fallacia, in quanto la spostano semplicemente a un livello più profondo, stante che, per operare, il suo sistema formale minimale richiede necessariamente i presupposti ontologici seguenti:
    - Necessità di Effetti Determinati: i simboli devono produrre effetti di distinzione riconoscibili, le regole devono produrre effetti di trasformazione determinati, le operazioni devono produrre effetti identificabili.
    - Necessità di Determinatezza: ogni elemento deve mantenere un'identità stabile, deve essere possibile distinguere univocamente i simboli, le trasformazioni devono essere coerenti e riconoscibili.
    - Necessità di Ontologia Operativa: l'operatività stessa implica la produzione di effetti determinati, la produzione di effetti determinati costituisce già esistenza e non è possibile separare operatività da ontologia.
    Inconcludente è il ricorso alla distinzione tra "validità" (che l'autore sostiene essere indipendente da presupposti ontologici) e "fondazione" (dove invece egli ammette rilevanza ontologica). Non si tratta affatto di una questione meramente fondazionale, perché senza la produzione di effetti determinati il sistema non potrebbe nemmeno funzionare: senza effetti distinguibili, i simboli sarebbero indistinguibili; senza simboli distinguibili, le regole non potrebbero essere applicate; senza applicazione delle regole, il sistema non potrebbe operare. Di conseguenza, il sistema non sarebbe nemmeno valido. La distinzione tra validità e fondazione non può risolvere il problema perché la validità stessa richiede l'operatività, l'operatività richiede effetti determinati, e gli effetti determinati costituiscono già un fatto ontologico. Non è quindi possibile separare la validità da questa base ontologica: senza la produzione di effetti determinati, il sistema non potrebbe nemmeno funzionare, e quindi non potrebbe essere valido.

  • @Livius4
    @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +3

    Pavone, in uno degli ultimi video di Antimaterialista, disperato per mostrare l'assurdità dell'olismo semantico, ha tirato così fuori l'esempio del cuoco che usa il sale e il pepe per cucinare, nel modo vedasi cosa scrivo qua accanto e cosa gli risponderei ......

  • @adrianopaoloshaulgershompa3132
    @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +3

    quando ero al lavoro, spesso si domandava alla fine un "executive summary": una esposizione di quel che traeva dalla discussione. di questo mi provo. Michele Totta, detto senzalogicamalsi cogita, nota una banalità che le assunzioni metafisiche hanno nessuna importanza, per quel che concerne la logica che si chiama formale non per caso. Si occupa delle forme del ragionare non delle idiozie dei filosofi. Una canea di cretini, detta vaglia, antimaterialista noto anche come senzaontologianonsicogita protesta che vi sono, invece, delle "assunzioni necessarie ontologiche" per la logica. Il che è una specie di scherzo da prete. Si consideri l'assunzione cosidetta necessaria che si deve "supporre" vera per introdurre, poniamo, una disgiunzione, una biimplicazione e cosi' via. L'assunzione cosidetta è che x=x (forse anche che è "diverso da z; anche nessuno sa cosa voglia dire. Questo viene soprannominato "olismo semantico radicale severiniano" face sarebbe una "contrendo del male al defunto cosidetto filosofo, il qual, a suo merito, mai emise sciocchezze del genere. Chi non si trovasse d'accordo citi il passo dove Severino, la persona, dice che "ci vuole olismo semantico." Ora, ogni tanto la logica torna utile. Si prenda la pseudotesi dell'olismo semantico radicale severiniano, come premessa. E si osservi che una sostiziione di termine per termine, vi da la seguente sottile argomentazione. 'defecare è defecare' dato l'olismo la cosidetta identità. Il defecare chiede assunzioni ontologiche "necessarie" perchè se non si assumesse il defecareee', sarebbe una "contraddizione." Quindi per defecare, è necessario l'olismo semantico radicale severiano. Questo si puo' applicare sia all'atto di defecare che all'uso del termine 'defecare cosi' vi togliete di dosso i problemi dei filosofi che sanno che vanno distinti linguaggi dai metalinguaggi. Ergo defecare "implica" l'assunzione del severinismo ontologico semantico e forse di altro. Pensateci prima di andare in bagno perchè cachereste stronzi contradittori che sono impossibili perchè il nulla, blah, blah nel suo momento è eterno ed è sia un nulla che il nulla assoluto (queste cose sono difficili, bisogna passare decenni a compulsare pagie scritte da idioti per afferrare un linguaggio comporto da parole in liberà.) E se lo stronzo non esiste, soffrirete di grave costipazione per l'eternità (i lassativi non aiutano perchè sono schiavi della volontà di potenza etc;) Quindi non defecate, QED.
    Michele se e solo se trovi di interesse questa è una parte di quel che va aggiunto alle condizioni di fomalità, formalmente nulla distingue l'"essere" dal "defecare" o dal "parlare a vanvera. Fammi sapere se vuoi parlarne in pubblico. Si puo' fare, tuttavia è tempo perso parlare agli imbecilli sunnominati detta la vaglia santoni, santini, "senzaontologianonsicogita", ed altri. Buona serata

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Ciao Adriano. Certo, ci aggiorniamo nei prossimi giorni.

    • @adrianopaoloshaulgershompa3132
      @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita siamo in accordo, sono andato via dall'italia, per cui scrivimi quando pensi sia bene, con qualche anticipo, i 11 14 ad esempio non posso. decidi tu come preferisci; non se questi escrementi meritino attenzione ma puo' essere che aiuti essere più esigenti e non meno, i vari santinvaglia sono talmente imbecilli… ma appunto quella è come la vedo io, tu forse hai un punto di vista differente

  • @Livius4
    @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +1

    "Piatto ricco, mi ci ficco !!!" ......

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

    In questa risposta esporrò gli errori e la fallacie logiche commesse nella critica di Senza logica mal si cogica al mio video.
    PRIMA PARTE
    PRIMA FALLACIA DEL NON SEQUITUR: intorno al minuto 5:00 ha sostenuto che avrei confuso la logica dei predicati del primo ordine con la logica proposizionale SOLO perché non avrei menzionato elementi caratterizzanti la prima (come quantificatori e predicati). Ebbene, dal fatto che io non abbia menzionato tali elementi non segue necessariamente che io stessi confondendo le due logiche, ma al massimo che sarei stato superficiale e approssimativo su tale singolo aspetto (infatti è possibile che io mi fossi dimenticato di menzionare gli altri elementi e/o che non avessi ritenuto importante farlo ai fini delle questioni centrali del video, le quali non vertevano a trattare specificamente di logica dei predicati del primo ordine). SECONDA FALLACIA DEL NON SEQUITUR: dall'aver ritenuto che io stessi trattando, senza saperlo, la logica proposizionale, l'autore di tale critica ha inferito SCORRETTAMENTE che la portata della mia critica si estendesse soltanto alla logica proposizionale: ciò è sbagliato in quanto entrambe le logiche hanno degli elementi in comune che ho considerato nel video e di cui ho spiegato le criticità nel caso in cui si ritenesse non indispensabile l'assunzione dell'olismo semantico (severiniano); pertanto una critica relativa alla fondazione della posizione dei significati degli elementi sintattici della logica proposizionale comuni alla logica dei predicati del primo ordine si estende automaticamente anche alla seconda (preciso che, in realtà, la critica si estende a tutta la logica formale perché il problema sollevato per gli elementi fondati e costituenti la sintassi della logica dei predicati del primo ordine vale anche per tutti gli altri elementi di tale natura - ma in generale, per tutti gli elementi che costituiscono qualsiasi sistema logico - della logica formale). (PRIMI DUE ERRORI RILEVATI DELL'AUTORE DELLA CRITICA AL MIO VIDEO E DI CUI SI E' DIMOSTRATA LA REALIZZAZIONE: 2 NON SEQUITUR) 2) CONFUTAZIONE DELLA CRITICA RELATIVA ALLA ARGOMENTAZIONE DEL PRIMO LIVELLO DI COMPRENSIONE (dal minuto 6:27 al minuto 22:32): preciso che la confutazione che segue non si limita a smentire le opinioni dell'autore in merito alla sola logica proposizionale, ma anche le stesse applicate a qualsiasi altro sistema logico. Egli ha ritenuto che la logica proposizionale non richieda assunzioni ontologiche e metafisiche, oltre che semantiche, per fondarsi, costituirsi e reggersi (funzionare). Per smentire tale posizione occorre innanzitutto mostrare che A) qualsiasi cosa siano gli enti logici che sintatticamente compongono un qualsiasi sistema logico (come la logica proposizionale), essi sono QUALCOSA anziché NULLA ASSOLUTO (e non solo essi tali, ma sono assunti implicitamente in quanto tali): dato che, per definizione, il nulla assoluto è ciò che non è assolutamente niente e non significa niente (se non, contraddittoriamente, l'insignificanza e nullità assoluta), il nulla non può possedere alcuna caratteristica e determinatezza (che invece competono al suo significato contraddittorio, il quale è essente e non nulla); di conseguenza tutto ciò che è posto come avente una qualche caratteristica (anche minimale) è posto automaticamente come qualcosa di diverso dal nulla (e, per l'appunto, è posto come un qualcosa che è ciò che è). Siccome essere diversi dal nulla implica di essere diversi da ciò che non è niente, segue che tutto ciò che non è nulla è qualcosa di ontologicamente essente (e pertanto appartiene alla dimensione ontologica dell'essere, a prescindere dal modo in cui esista e sia intesa o concepita la sua esistenza). Ne segue che gli enti logici, qualunque cosa essi siano e in qualunque modo sia intesa la loro esistenza (come un'esistenza astratta o di altro tipo e modo), sono necessariamente essenti e posti implicitamente come tali per il sol fatto di essere posti come enti logici determinati (aventi dunque delle caratteristiche, tra cui, in primis, essere un qualcosa di identico a sé e non altro, di essere significanti come sé e non come altro, etc.). Da quanto esposto sinora segue che per porre la determinatezza sintattica e semantica degli enti logici è necessario porre in primis l'incontraddittorietà ontologica della loro identità (ovvero, il loro essere deve essere posto come identico a sé diverso a ogni altra cosa). Se tale assunzione avente valenza ontologica non fosse posta, gli enti logici sarebbero posti in origine come non escludenti di equivalere a qualsiasi cosa e al nulla (ponendo già la loro posizione come affetta in principio da tale forma di contraddizione). Inoltre, affinché sia posta l'incontrovertibile determinatezza dell'identità degli enti logici è necessario che si presupponga l'incontraddittorietà della realtà: se infatti la realtà fosse tale da permettere il realizzarsi di contraddizioni ontologiche, queste ultime potrebbero anche stavolgere l'identità degli enti logici e dei loro rapporti tra di essi e le altre tipologie di enti. B) è necessario anche presupporre ontologicamente che l'esser sé degli enti logici (e non solo) sia sempre identico a sé e non possa divenire, in alcun momento, altro da sé (questo vale anche assumendo un'identità contingente per gli enti logici, pensata come stabilita sulla base relativa di un accordo intersoggettivo: anche in tal caso, affinché la loro funzione sintattica sia data in modo rigoroso e determinata incontrovertibilmente, è necessario assumere che, una volta stabilita, essa si mantenga incontrovertibilmente anche in seguito). Tale assunzione richiede, per giunta, un'altra presupposizione necessaria C), ovvero una concezione radicalmente eternistica della realtà (si da il caso che l'unica radicalmente eternistica, fondata su base incontrovertibile, sia quella severiniana: ma siccome non ho modo di dimostrarlo in questi commenti, pongo tale asserzione come giudizio non dimostrato): in qualsiasi concezione non eternistica della realtà, il futuro sarebbe inteso come ancora non esistente e pertanto come ancora non essente; di conseguenza qualsiasi stati futuro della realtà sarebbe posto come nullo, non essente. Il futuro, in quanto posto come nulla, non può avere alcuna determinatezza, nemmeno una forma di predeterminatezza anticipata (che lo porrebbe contraddittoriamente come qualcosa di essente, in quanto dotato di una qualche determinatezza, e al contempo nullo in quanto non esistente). Dal momento che il futuro è posto come nulla, ogni sua configurazione è posta come nulla. Di conseguenza, non sarebbe possibile escludere a priori che, in un qualsiasi momento futuro, possano irrompere contraddizioni ontologiche tali da rendere contraddittorie le identità degli essenti e i loro rapporti e, in ogni caso, presupporre la loro determinatezza e stabilità (ciò conferirebbe contraddittoriamente un carattere determinato ad aspetti e configurazioni future della realtà ritenute non ancora esistenti e perciò nulle). Siccome non poter escludere a priori, in alcun modo, tale possibilità renderebbe impossibile garantire anche la stabilità e la determinatezza degli enti logici, non sarebbe possibile garantire la stabilità e la determinatezza della sintassi di un qualsiasi sistema logico, compromettendone l'utilizzabilità (per poter utilizzare un sistema logico è necessario presupporre che esso sia e si mantenga stabile e determinato nella sua struttura). Inoltre, ANCHE se si assumesse il contrario, ovvero che gli enti logici NON sono ontologici, sarebbe necessario assumere la premessa ontologica della differenza tra enti logici e ontologici (perché se si ponesse solo una mera differenza logica tra i primi e i secondi, allora al di fuori della logica gli enti logici sarebbero posti come NON DIFFERENTI dagli enti ontologici). Peraltro, anche assumendo tale premessa, sarebbe necessario in ogni caso escludere la possibilità, considerata nel punto A) di una realtà contraddittoria capace di stravolgere ontologicamente le identità dei suoi essenti (e/o dei loro rapporti, da considerarsi a loro volta come essenti). Dato che l'esclusione di una simile possibilità implica, per il punto B), la presupposizione di una concezione radicalmente eternistica di realtà, tutte le presupposizioni ontologiche prima richiamata risultano necessarie da assumersi per porre la determinatezza sintattica (e semantica) di un qualsiasi sistema logico.

  • @gabrielesalini2113
    @gabrielesalini2113 3 หลายเดือนก่อน +1

    Non sono un difensore di severino e antimaterialista. Sono più vicino alla tua posizione.
    Tuttavia in senso filosofico ontologico che il numero 1 non esista è un tema non banale. L'idealismo platonico lo trovo interessante. È anche una delle posizioni attuali della filosofia della matematica. Stesso per quanto riguarda le strutture logiche.

  • @ermannovergani3574
    @ermannovergani3574 3 หลายเดือนก่อน +2

    PETIZIONE DI PRINCIPIO DEL SECONDO TIPO: L'esempio costruttivo presentato dall'autore rivela una particolare forma di petitio principii che mina alla base il suo tentativo di dimostrare l'indipendenza del sistema formale da presupposti ontologici.
    Quando l'autore costruisce il suo sistema formale, compie necessariamente un'operazione definitoria che produce effetti determinati nella definizione dei simboli e delle regole. Tuttavia, dopo aver compiuto questa operazione costitutiva, pretende che il sistema possa sussistere autonomamente, come se fosse indipendente dall'operazione che lo ha definito. Questa pretesa nasconde una contraddizione fondamentale: l'operazione definitoria stessa è un'azione che produce effetti determinati, e questi effetti sono necessari per garantire l'identità e la distinguibilità dei simboli del sistema. Non è possibile eliminare questa operazione costitutiva mantenendo al contempo il sistema, poiché il sistema non può auto-definirsi.
    Il circolo vizioso si manifesta proprio nel fatto che, per dimostrare che il sistema non ha presupposti ontologici, l'autore deve necessariamente utilizzare un'operazione che produce effetti determinati. Presuppone quindi proprio ciò che vorrebbe negare. L'operazione costitutiva non può essere "cancellata" senza perdere il sistema stesso, poiché è proprio questa operazione che garantisce la determinatezza e la distinguibilità necessarie per l'operatività del sistema.
    Questa analisi rivela come il tentativo dell'autore di costruire un sistema "puramente formale" sia intrinsecamente contraddittorio, poiché l'operazione costitutiva necessaria alla sua costruzione è già ontologicamente carica di quella produzione di effetti determinati che vorrebbe evitare. La pretesa di una "purezza formale" si scontra così con la necessità ineliminabile dell'operazione costitutiva che rende possibile il sistema stesso.
    Si osservi che nel tentativo di evitare di avvolgersi in questo secondo tipo di fallacia l'autore non può sostenere che la produzione di effetti determinati riguardino un da lui PRESUPPOSTO "mondo esterno" e che quindi non influirebbero sulla da lui PRESUPPOSTA "operatività interna" del sistema formale. Infatti, proprio questi presupposti mostrano che l'autore inconsapevolmente ricorre proprio alla distinzione ontologica fondamentale tra "interno" ed "esterno", che caratterizza ogni forma di dualismo cartesiano. Questo rivela come la sua posizione, apparentemente neutrale rispetto a impegni ontologici, sia in realtà profondamente impegnata ontologicamente in quanto radicata in una specifica e determinata tradizione filosofica pre-spinoziana.
    Ogni mossa difensiva dell'autore usata per sfuggire alla morsa di questa petizione di principio è particolarmente rivelatrice perché, per poter anche solo formulare l'idea che il sistema formale sia immune da influenze esterne, l'autore deve necessariamente assumere non solo l'esistenza di una distinzione ontologicamente determinata tra "interno" ed "esterno", ma anche la validità dell'intero apparato concettuale cartesiano che sostiene questa separazione. Tale distinzione, per essere operativa, deve essere stabile e riconoscibile, deve cioè produrre effetti determinati - altrimenti come potremmo identificarla e utilizzarla?
    La sua stessa difesa si rivela quindi doppiamente problematica: non solo si fonda su un presupposto ontologico non dimostrato (la possibilità di distinguere nettamente tra "interno" ed "esterno" del sistema), ma aderisce inconsapevolmente a una specifica ontologia storica che richiederebbe una giustificazione autonoma. È un esempio illuminante di come i presupposti ontologici siano così fondamentali che emergono inevitabilmente anche nei tentativi di negarli, e di come spesso questi presupposti siano radicati in tradizioni filosofiche specifiche che necessiterebbero esse stesse di una giustificazione.
    PARS CONSTRUENS: PROPOSTA DI RICERCA CHE CONSENTE ALL'AUTORE DI RISOLVERE LA PETIZIONE DI PRINCIPIO
    Stante che l'autore fa uso inconsapevole dell'impostazione ontologica cartesiana, per avviare con lui un dialogo costruttivo che gli consenta di evitare ogni petizione di principio, gli propongo di formalizzare un plesso coerente di definizioni e di assiomi che definiscono rigorosamente l'impegno ontologico minimale che gli consente di catturare" tutti gli elementi da lui stesso fenomenologicamente esibiti nell'elaborazione di un sistema formale minimo.
    Fatto questo lavoro egli avrà potuto esplicitare le definizioni e gli assiomi minmali da cui può partire per fare affermazioni più coerenti sia logicamente che filosoficamente.
    Un caro saluto.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +5

      Prima di replicare è doveroso da parte mia rilevare che il ragionamento da te presentato è coerente e ben strutturato. Le conclusioni che derivano logicamente dalle premesse (cosa che NON possiamo affermare per gli interventi di Antimaterialista). Nonostante questo, esso NON intacca la correttezza di quanto da me esposto. Vediamo perché.
      1. Distinzione tra presupposti formali e presupposti ontologici
      I presupposti formali sono le assunzioni inerenti alla struttura interna (del sistema), che definiscono i simboli e le regole sintattiche e semantiche e come i simboli possono essere manipolati all’interno del sistema formale. Questi presupposti riguardano la struttura sintattica e le regole operative del sistema, stabiliscono il funzionamento meccanico del sistema logico e determinano le sue proprietà, come la coerenza e la completezza, senza riferimenti ontologici relativi all'esistenza o alla natura degli oggetti nel mondo reale o a qualsivoglia altra interpretazione del mondo reale.
      I presupposti ontologici sono assunzioni riguardanti la natura dell'essere, l'esistenza e le proprietà fondamentali della realtà. Implicano un impegno filosofico su ciò che esiste e come esso esiste, cioè su quali entità esistono e quali proprietà possiedono nel dominio di discorso. Essi includono:
      A) Esistenza di entità. Presupposti su quali tipi di oggetti o entità esistono. Ad esempio, l'assunzione che esistano numeri, insiemi, individui, etc.
      B) Proprietà e relazioni. Assunzioni sulle caratteristiche che queste entità possiedono e su come sono interconnesse. Ad esempio, che esistano relazioni di causalità, appartenenza, identità.
      C) Struttura della realtà. Presupposti sulla natura fondamentale della realtà.
      I presupposti ontologici sono esterni al sistema formale e riguardano il contenuto che il sistema tenta di modellare o descrivere.
      Nel mio video ho utilizzato ESCLUSIVAMENTE PRESUPPOSTI FORMALI per definire il sistema logico, specificando un alfabeto di simboli, regole sintattiche e regole semantiche interne al sistema. Questi presupposti NON IMPLICANO affermazioni sull'esistenza ontologica dei simboli o sulla natura della realtà esterna.
      La tua replica si basa sul confondere i presupposti formali necessari per costruire un sistema logico con presupposti ontologici. Ad esempio, consideriamo il linguaggio naturale (italiano). Perché NON ti chiedi quali siano i presupposti ontologici necessari per distinguere tra la «o» e la «n» del termine «ontologico» oppure per distinguere tra la parola «formale» dalla parola «ontologico»? Perché NON ti chiedi quali siano i presupposti ontologici per distinguere l’articolo determinativo da quello indeterminativo, o il sostantivo dall’aggettivo, o il pronome dalle preposizioni, l’elisione dal troncamento, aggettivi qualificativi dai possessivi, il modo infinito dal condizionale, l’avverbio dall’ interiezione o dai segni di interpunzione, etc.? Perché NON CI SONO PRESUPPOSTI ONTOLOGICI DA CONSIDERARE! Eppure tutti gli elementi su menzionati sono perfettamente distinguibili. Come vedi la distinguibilità NON necessita di NESSUN presupposto ontologico già a livello di linguaggio naturale, figuriamoci a livello di linguaggi formali e sistemi formali. La distinguibilità è intrinseca del sistema formale.
      2. Operatività senza presupposti ontologici
      L’operatività formale è inerente alla capacità di applicare regole sintattiche per manipolare simboli all'interno del sistema, generando formule e deduzioni valide. Essa è guidata da regole definite internamente, senza riferimento a effetti nel mondo reale.
      Tu sostieni che l'operatività richiede la produzione di "effetti determinati", che implicano un impegno ontologico, ma questo NON è corretto. Nel contesto dei sistemi formali gli "effetti" sono semplicemente le conseguenze logiche delle manipolazioni sintattiche, ossia sono meri processi formali astratti. NON ci sono altri “effetti” da considerare. Ad esempio, quando si risolve un'equazione algebrica si manipolano simboli secondo regole formali; NON si sta modificando nulla nel mondo reale e NON si stanno producendo “effetti” di nessun tipo, se NON quelli relativi alle mere manipolazioni dei simboli. Oppure, modelli computazionali come le macchine di Turing operano su nastri di simboli senza che questi abbiano significato ontologico. In termini di linguaggio naturale, quali sarebbero gli “effetti prodotti” nella coniugazione dei verbi oppure nello scrivere: «Ieri ho sostenuto l’esame di logica» o scrivere: «sostenuto di ieri l’esame ho logica»?
      Inoltre, tu sostieni che senza “effetti determinati” i simboli NON possono essere manipolati. Questo NON è corretto. Gli "effetti determinati" sono semplicemente il risultato delle regole sintattiche. NON c’è nessun “riferimento ontologico” in questo.
      Ancora, tu affermi che NON si può definire la distinzione formale senza presupporre capacità ontologiche. Questo NON è corretto. La capacità di riconoscere differenze è intrinseca alla definizione formale dei simboli stessi, e la manipolazione degli stessi è basata su convenzioni formali, NON su assunzioni ontologiche (di qualsiasi tipo).
      Per di più, tu sostieni che gli effetti delle operazioni costituiscono una forma di esistenza ontologica. Questo NON è corretto. Gli effetti sono interni al sistema formale e NON implicano esistenza nel mondo reale. Per esempio, considera il gioco degli scacchi. Le mosse sono definite da regole formali e hanno effetti solo nel gioco. I pezzi NON devono esistere ontologicamente per comprendere o analizzare il gioco e le regole formali NON implicano cambiamenti nella realtà esterna. In algebra, risolviamo equazioni manipolando simboli senza che le variabili abbiano un'esistenza fisica. Un algoritmo può essere descritto e analizzato senza che le sue operazioni abbiano effetti nel mondo reale.
      Infine, i requisiti operativi sono sufficienti per costruire e utilizzare un sistema formale. NON c'è fallacia nel basarsi su requisiti operativi formali. Essi NON spostano il problema a un livello più profondo ma lo risolvono all'interno del sistema formale stesso.
      3. Assenza di circolarità e petizione di principio
      Tu sostieni che io presuppongo ciò che intendo dimostrare, assumendo presupposti ontologici nella costruzione del sistema. Questo determina una “circolarità”. Mostrerò che NON vi è alcuna circolarità. Nel video ho definito un sistema formale utilizzando solo regole e simboli interni, senza assumere entità ontologiche. La circolarità NON può manifestarsi perché io NON presuppongo l'indipendenza da presupposti ontologici; la dimostro proprio attraverso la costruzione del sistema. Tutti i presupposti utilizzati sono esplicitati e di natura formale. Vedasi i precedenti punti.
      4. Distinzione tra interno ed esterno al sistema
      La distinzione tra linguaggio e metalinguaggio è una distinzione logico-metodologica, NON ontologica. La distinzione serve a evitare confusioni logiche e a mantenere la coerenza nelle definizioni, e NON implica assunzioni sull'esistenza di due “realtà separate”. In altre parole, il metalinguaggio viene utilizzato per DESCRIVERE il sistema, NON per modificarlo, ovvero il metalinguaggio DESCRIVE il sistema senza influire sulle sue proprietà interne. Questo significa che l'uso del linguaggio naturale come metalinguaggio NON introduce presupposti ontologici all’interno sistema formale. Spiegare le regole di un sistema formale in italiano NON altera le proprietà formali del sistema stesso. In informatica, si distingue tra il codice (linguaggio oggetto) e i commenti o la documentazione (metalinguaggio) senza implicare presupposti ontologici. Più semplicemente il metalinguaggio serve a comunicare e spiegare, NON a influenzare la struttura interna del sistema. La “purezza” formale rimane intatta.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +5

      5. Necessità di presupposti minimi di natura formale
      I presupposti relativi al principio di identità e NON contraddizione sono presupposti logico-epistemici che vengono accettati come basi del ragionamento logico, indipendentemente dalle assunzioni ontologiche. Diventano di natura ontologica solo quando vengono reinterpretati in chiave fondazionale (come già più volte specificato).
      6. Costruzione di un sistema formale senza presupposti ontologici
      Ho già abbondantemente spiegato che i simboli introdotti sono entità astratte che NON rappresentano nulla nel mondo reale e che le regole di manipolazione sono definite internamente, senza riferimento a entità o possedere effetti o riferimenti ontologici di un qualsiasi tipo. L'atto di definire simboli e regole NON implica un impegno ontologico, ma è solo una convenzione formale che NON afferma nulla sull'esistenza dei simboli stessi nel mondo reale. Ad esempio, nella teoria degli insiemi, quest’ultimi possono essere definiti senza presupporre l'esistenza ontologica dei loro elementi.
      7. Considerazioni finali
      In conclusione la tua obiezione si basa su due errori principali:
      A) Ritenere (implicitamente) che qualsiasi differenza, di qualunque tipo, sia di natura ontologica.
      B) Confondere il livello formale con quello ontologico. Precisamente, le tue affermazioni confondono le convenzioni e le regole interne di un sistema formale con presupposti ontologici che NON sono né necessari né impliciti.
      Esaminiamole nel dettaglio.
      Punto A.
      È falso che qualsiasi differenza, di qualunque tipo, sia essa relativa a idee, concetti, presupposti, assunzioni, premesse, ragionamenti, conclusioni sia di sistemi formali che informali (comprese tutte le parole, le lettere e i segni di interpunzione del linguaggio naturale) siano di natura ontologica.
      Le differenze tra tutti questi elementi possono essere di natura diversa: logica, sintattica, semantica, epistemologica.
      Epistemologia e ontologia. L'epistemologia si occupa della natura della conoscenza e di come conosciamo ciò che conosciamo, mentre l'ontologia riguarda la natura dell'essere e della realtà. Le differenze tra idee e concetti spesso rientrano nell'ambito epistemologico piuttosto che ontologico. Bisogna valutare caso per caso e intenti (per esempio fondazionali).
      Sintassi e semantica. In semantica e sintassi le parole e le lettere del linguaggio differiscono per struttura (sintassi) e significato (semantica). Queste differenze sono studiate dalla linguistica e dalla filosofia del linguaggio, e NON sono necessariamente di natura ontologica o studiate dall'ontologia. Bisogna valutare caso per caso e intenti (per esempio fondazionali).
      Logica e metodologia. Presupposti, premesse e ragionamenti coinvolgono la logica e la metodologia scientifico. Le differenze in questi campi riguardano la coerenza interna e la validità degli argomenti, NON la natura dell'essere.
      Distinzioni categoriali. NON tutte le distinzioni implicano una differenza nell'essere o nella realtà fondamentale. Alcune riguardano solo il modo in cui organizziamo, comprendiamo o comunichiamo informazioni.
      L'ontologia è una parte fondamentale della filosofia che esamina le categorie dell'essere. NON tutte le differenze nei vari campi del sapere umano sono di natura ontologica. È importante considerare il contesto e la disciplina specifica per comprendere la natura delle differenze tra concetti ed elementi. Ricondurre qualsiasi differenza a differenze di tipo ontologico costituisce un errore filosofico-metodologico molto grave.
      Punto B.
      Nel contesto dei sistemi formali e del linguaggio formale è fondamentale distinguere tra presupposti formali e presupposti ontologici. Questa distinzione è cruciale per comprendere come i sistemi logici operano e come si relazionano al mondo che descrivono o modellano.
      Le differenze chiave tra presupposti formali e ontologici sono le seguenti:
      • Dominio di applicazione. I presupposti formali concernono la struttura interna del sistema logico, inclusi simboli, assiomi e regole. NON fanno riferimento a ciò che le entità simboleggiate rappresentano nel mondo reale. I presupposti ontologici riguardano le entità e le strutture del mondo reale o del dominio di discorso che il sistema tenta di modellare.
      • Indipendenza dal contenuto. I presupposti formali sono indipendenti dal contenuto specifico; un sistema formale può essere applicato a diversi domini ontologici senza modifiche alla sua struttura interna. I presupposti ontologici variano a seconda del contenuto e del contesto; dipendono dalle assunzioni fatte sul dominio specifico.
      • Funzione e scopo. I presupposti formali servono a garantire la coerenza logica e la validità delle inferenze all'interno del sistema. Stabiliscono come si manipolano i simboli per derivare conclusioni. I presupposti ontologici forniscono il significato ai simboli e alle strutture del sistema formale, solo quando li collegano al mondo reale o ad uno specifico dominio teorico.
      • Verificabilità. I presupposti formali possono essere analizzati per coerenza interna, ma NON sono soggetti a verifica empirica, poiché sono costrutti astratti. I presupposti ontologici possono essere soggetti a verifica empirica o a discussione filosofica, poiché riguardano affermazioni sull'esistenza e sulla natura della realtà.
      Esempi Illustrativi
      • Logica proposizionale. Il presupposto formale è per esempio la regola di inferenza del Modus Ponens. Il presupposto ontologico è, ad esempio, l'assunzione che le proposizioni rappresentino fatti reali e che le implicazioni riflettano relazioni causali nel mondo.
      • Teoria degli insiemi. Il presupposto formale e per esempio l'assioma di specificazione (separazione), che permette la costruzione di sottoinsiemi basati su una proprietà definita. Il presupposto ontologico è, ad esempio, l'idea che esistano collezioni di oggetti (insiemi) nel senso platonico, indipendentemente dalla mente umana.
      • Operatori modali. Il presupposto formale è, per esempio, l’aggiunta di operatori modali come «necessariamente» e «possibilmente» con regole sintattiche specifiche. I presupposti ontologici sono, ad esempio, le assunzioni sulla natura dei mondi possibili e sulla realtà delle possibilità NON attualizzate.
      Mantenere la distinzione tra presupposti formali e ontologici è essenziale per tre ragioni principali:
      • Analisi logica. Comprendere la distinzione aiuta a separare l'analisi della validità formale degli argomenti dalle questioni riguardanti la verità delle premesse nel mondo reale.
      • Applicazione dei sistemi formali. Permette di applicare gli stessi sistemi formali a diversi domini, semplicemente cambiando i presupposti ontologici senza alterare la struttura formale.
      • Filosofia della scienza. Nella costruzione di teorie scientifiche, riconoscere i presupposti ontologici è essenziale per interpretare i modelli e le teorie in relazione alla realtà osservata.
      Contrariamente a quello che hai affermato la distinzione tra validità e fondazione è fondamentale. La validità (per come l’abbiamo utilizzata in questo contesto) è la proprietà di un sistema formale in cui le conclusioni derivano necessariamente dalle premesse secondo le regole del sistema. La fondazione riguarda le basi filosofiche o ontologiche (appunto) su cui si potrebbe giustificare il sistema. Un sistema può essere valido senza una fondazione ontologica, perché la validità è determinata dalla coerenza interna, NON da presupposti sull'esistenza reale. Per esempio, la geometria euclidea è valida nel suo sistema assiomatico, anche se le sue fondamenta ontologiche possono essere messe in discussione. Confondere i presupposti formali con quelli ontologici costituisce un errore filosofico-metodologico molto grave, che può avere conseguenza disastrose su scienza e filosofia.
      8. Conclusione
      La differenza tra presupposti formali e presupposti ontologici è fondamentale nella logica formale e nei sistemi formali in generale. I presupposti formali riguardano la struttura interna e le regole operative del sistema, determinando come le deduzioni possono essere effettuate in modo coerente e valido. I presupposti ontologici, invece, riguardano le assunzioni sul mondo reale o sul dominio teorico che il sistema tenta di descrivere o modellare. Comprendere questa distinzione consente una più chiara analisi dei sistemi logici, una migliore interpretazione dei risultati e una più efficace applicazione dei sistemi formali a diversi campi del sapere, mantenendo una consapevolezza critica delle assunzioni fatte sia a livello formale che ontologico. Pertanto, è possibile affermare con certezza che un sistema formale può essere valido e operativo senza richiedere presupposti di natura ontologica.
      Ne concludiamo che nella mia esposizione NON è contenuta nessuna petizione di principio, e la tua obiezione è infondata, perché basata sia sul ritenere (implicitamente) che qualsiasi differenza, di qualunque tipo, sia di natura ontologica, sia nel confondere il livello formale con quello ontologico.

    • @inemicideldestino3059
      @inemicideldestino3059 3 หลายเดือนก่อน +2

      La mia risposta è molto più semplice, o, se vuoi più banale. Esistono attività teoriche scevre da presupposizioni ontologiche/metafisiche? Se la risposta è no, allora la tesi del carattere metafisicamente presuppositivo sei sistemi logici è banalizzata, e può diventare interessante solo se accompagnata dalla individuazione di specifiche presupposizioni ontologiche che riguarderebbero la logica in quanto tale. Un'altra risposta, altrettanto banale, è la seguente: si prenda la logica proposizionale classica, nessuna formula del linguaggio oggetto può essere carica di presupposizioni metafisiche, dal momento che nessuna formula di quel sistema esprime una proposizione. Dunque, c'è almeno un linguaggio privo di presupposizioni ontologiche, a motivo del fatto che quel linguaggio è privo di proposizioni.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      A me "stupisce" la "resistenza" a un concetto che mi sembra piuttosto semplice. Quelle sono delle "scatole vuote". I "problemi" sorgono quando le "riempi". Con cosa le "riempi" e perché? 😊 In funzione del contenuto delle "scatole" le cose possono prendere direzioni diverse. Tutto qui (si fa per dire). 😄

    • @inemicideldestino3059
      @inemicideldestino3059 3 หลายเดือนก่อน +2

      ​​@@senzalogicamalsicogita Antimaterialista ti risponderebbe che anche la scatola è pur sempre un oggetto 😅 confondendo linguaggio oggetto e metalinguaggio, e senza spiegarci la rilevanza teoretica di sottolineare che le scatole sono oggetti. Mah

  • @dottofabio
    @dottofabio 3 หลายเดือนก่อน +1

    ma di chi si parla? chi sarebbe costui?

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

      Una persona che, tra le altre cose, afferma di essere uno dei migliori filosofi di tutti i tempi.

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน

      Il più grande filosofo di tutti i tempi, a suo dire .....🙂

  • @INDICIBILE-v8k
    @INDICIBILE-v8k 3 หลายเดือนก่อน

    Salve,
    Nel video si dice che le varie forme di logica formale, essendo pure astrazioni, sono libere ed indipendenti da qualsiasi considerazione metafisico-ontologica, tanto è vero che molti sistemi formali possono essere usati nell'ambito di ontologie diverse. Nonostante questo mi pare di aver capito (ma potrei sbagliarmi) che considerazioni metafisico-ontologiche, invece, sono al fondamento della logica formale stessa nel senso più ampio.
    Potresti spiegarmi dunque, per favore, quali sono le considerazioni metafisico-ontologiche che stanno al fondamento della logica formale? Se lo hai già spiegato in un video segnalamelo.
    Grazie.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Ciao @mariapadilla4358. Grazie del commento! Hai capito perfettamente. Le considerazioni metafisico-ontologiche sono NECESSARIE per provare a realizzare una fondazione (che NON abbiamo) della logica formale.
      La logica formale può essere fondata ESCLUSIVAMENTE MEDIANTE ETEROFONDAZIONE!
      Ho parlato di ontologia e metafisica nella scienza in altri video (NON so se possono interessarti), ma NON specificatamente per la logica formale. Ho in programma di fare alcuni video in merito.

    • @INDICIBILE-v8k
      @INDICIBILE-v8k 3 หลายเดือนก่อน

      @@senzalogicamalsicogita innanzitutto grazie per la risposta. Mi chiedo come sia possibile che non abbiate una fondazione della logica formale. Eppure è utilizzata da molto tempo. Come é possibile che coloro che l'hanno sviluppata non l'abbiano fondata? Vorresti dirmi che si utilizza qualcosa che non ha fondamento? O allora c'è qualcosa che mi sfugge.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Perché fondare la conoscenza in generale, e la logica in particolare (o la matematica, o la fisica, etc.) è una delle imprese più complicate che mente umana possa concepire. NON c'è unanimità tra gli studiosi. C'è chi ritiene che vada fondata un su un principio semplice, c'è chi ritiene su una serie di principi correlati tra loro (in che modo?), chi su una sistema o una struttura con certe caratteristiche, e così via. Addirittura, NON c'è accordo neanche su cosa dovrebbe significare esattamente "fondare la conoscenza", alcuni ritengono che sia strutturalmente impossibile, altri che si tratti di un falso problema o che la domanda sia priva di senso.
      Di seguito gli interventi di alcuni esperti in merito che potrebbero interessarti:
      studio.th-cam.com/users/videoOEmJrNbxTXk/edit
      th-cam.com/video/VpqD8VM0XX0/w-d-xo.html

    • @INDICIBILE-v8k
      @INDICIBILE-v8k 3 หลายเดือนก่อน

      @@senzalogicamalsicogita grazie per la risposta e per i suggerimenti, appena troverò il tempo guarderò e soprattutto ascolterò i video che hai linkato.

  • @matteocicaloni
    @matteocicaloni 3 หลายเดือนก่อน +7

    Cavolo farà fatica a difendersi qui Angelo...

    • @ANTIMATERIALISTA
      @ANTIMATERIALISTA 3 หลายเดือนก่อน

      Al contrario, ha proposto una replica grossolana esponenzialmente più erronea delle sue critiche precedenti

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +7

      @matteocicaloni
      Al di là degli ad hominem, punzecchiature, sfottò, canzonature, etc. (che servono solo per fare scena o spettacolo per coloro che guardano il video, nella speranza di trattenerli piacevolmente e, allo stesso tempo, fornire qualche utile informazione o nozione), qui NON c’è nessuna guerra (di nessun tipo), NON ci sono battaglie, NON ci sono né vinti né vincitori, né blastate né “asfaltate” o qualsiasi altra cosa che possa venirci in mente. Ne consegue che Antimaterialista NON deve difendersi da nessuno, men che meno da me. Deve “difendersi” da se stesso (in un senso che spiego subito sotto)
      Dal mio punto di vista, tutto questo scambio, serve solo e unicamente a trarre un importante insegnamento. Ossia la “semplice” constatazione che stiamo parlando di una disciplina che si è affinata in millenni di storia, coinvolgendo pensatori che hanno cambiato la storia del pensiero umano come: Crisippo, Aristotele, Leibniz, Frege, Boole, Russell, Wittgenstein, Gödel, Tarski (solo per citarne alcuni), che hanno ottenuto risultati mirabili che rappresentano le vette del pensiero umano. Lo studio decennale, o ventennale, o di un’intera vita, della filosofia di un solo filosofo, per quanto ritenuto (a torto o ragione) saggio, “illuminato”, eccezionale, etc. NON può “rendere conto” di TUTTA quella conoscenza.
      Antimaterialista ha “perso la guerra contro di me” (uso questo modo di dire totalmente sbagliato per i motivi sopra indicati solo per semplicità espositiva) NON perché io sia più intelligente, o preparato, o bravo, o astuto, o “in gamba” e così via, ma perché l'ha persa contro se stesso. L’impresa nella quale si è imbarcato e al di sopra delle capacità di chiunque, NON solo per la complessità dell’argomento trattato, ma anche e soprattutto perché quest’ultimo richiede una conoscenza e una padronanza della logica formale (e non solo) che va infinitamente oltre quella che lui possiede (o possiedo io). Lui è convito che sia sufficiente conoscere la filosofia del filosofo X e qualche nozione elementare di logica formale per metterla in discussione in maniera totale e radicale ma, in realtà, NON possiede la minima idea degli abissi nella quale essa si immerge. È come pretendere di “giudicare un universo” dopo aver guardato per qualche secondo dei granelli di sabbia che abbiamo incrociato per caso sulla nostra strada.
      Il suo commento, che puoi leggere prima del mio, mostra che NON ha colto né l'ESSENZA né gli intenti di questo video. È una quesitone di maturità. Ognuno ha i suoi tempi. 😊

    • @adrianopaoloshaulgershompa3132
      @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +3

      @@ANTIMATERIALISTA quando impara. a chiudere il becco? perché non si fa la barba? o non si applica l'oliamo sia all'olio che alla mandorla?

  • @mattomaterialista
    @mattomaterialista 3 หลายเดือนก่อน +3

    Lunga vita e prosperità, Senza Logica Mal Si Cogita! 🖖
    Ringraziandoti per l'interessante video, ti presento un appunto.
    'Ontologia', 'metafisica' e i paronimi di queste, in autori come Severino e, suppongo, Antimaterialista, sono usati nel contesto di una varietà di ontologismo nel cui ambito la separazione da te presupposta fra realtà ontologica e realtà formale o astratta non si pone. Magari serve che tu e il tuo avversario vi chiariate su questo punto.
    In serata aggiungerò un breve appunto ulteriore sul tema della semantica.
    Cordiali saluti,
    MM

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Lunga vita e prosperità. 🖖
      La tua osservazione è valida e sottolinea correttamente la differenza nelle premesse filosofiche tra me e Antimaterialista. Quest’ultimo, però, presuppone che tali premesse siano incontrovertibilmente vere, invece NON sono neanche universalmente accettate. Inoltre, rilevo che il tuo commento NON rende meno valide le mie argomentazioni, che rimangono coerenti e valide all'interno del quadro teorico adottato, e NON rendono più valide quelle di Antimaterialista.

    • @CAVAREX
      @CAVAREX 3 หลายเดือนก่อน +1

      Apprezzo vividamente ogni intervento di MattoMaterialista che ho avuto modo di osservare spulciando nelle sezioni commenti qua e là, sempre lucido e in grado di centrare i nodi delle questioni. Complimenti a tutti comunque, video di tale livello ci sono poco sul web. Aldilà della guerra poter affrontare queste tematiche guardando sia i video di SLMSC che quelli di Antimaterialista è un dono. Bravi tutti

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

      Grazie CAVAREX, vedo che hai colto lo "spirito" del video. Come ho scritto nell'altro commento NON c'è nessuna "guerra" in atto. Si tratta solo di prendere consapevolezza di certe situazioni: per esempio di NON attribuire etichette di "incontrovertibilità" a "cuor leggero" 😊

    • @mattomaterialista
      @mattomaterialista 3 หลายเดือนก่อน +1

      ​@@senzalogicamalsicogita
      Ti chiedo scusa se aggiungo il qui seguente appunto separatamente, ma occorse un'evenienza che mi distrasse e costrinse a interrompere la stesura del commento. Spero tu possa perdonarmi.
      Nel video sottolinei la possibilità di costruire sistemi formali dotati della sola consequenzialità sintattica; ma un sistema formale privo di consequenzialità logica - e perciò di una interpretabilità semantica à la Tarski - non è una logica formale.
      Forse questo aspetto della disputa potrebbe servire da base per perfezionare la comunicazione fra te ed il tuo avversario.
      Cordiali saluti,
      MM

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน

      Sì devo ammettere che è stato bravo, SENZA LOGICA MAL SI COGITA!, perché a volte, per qualche misterioso motivo, confutare tesi idiote è più difficile che confutare tesi ragionevoli, e lui comunque sia lo fa egregiamente. Bravo !!

  • @TommasoBartolini
    @TommasoBartolini 3 หลายเดือนก่อน +4

    Se la tesi di Santini è che l'olismo semantico sia condizione trascendentale di qualsiasi tipo di attività umana (dal filosofare al preparare una pastasciutta cacio e pepe) non vedo perché discuterne proprio in relazione alla logica. Così facendo, tra l'altro, si crea un grosso equivoco, ovvero che i "principi" (quali?) dell'olismo semantico fondino la logica o permettano di fare inferenze diverse rispetto a quelle studiate dalla logica.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Sicuramente, l'introduzione dell'olismo semantico NON introduce NULLA in più in termini di capacità inferenziale.

    • @antonioesposito953
      @antonioesposito953 3 หลายเดือนก่อน +1

      ​@@senzalogicamalsicogita😅

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    sei tu che riduci l'ontologia alla fisica, errore grossolano. Perché forse che l'idea e il pensiero non è?

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +5

      NON ho mai applicato una tale riduzione. NON capisco da dove tu lo abbia dedotto. Forse NON hai avuto tempo per esaminare più dettagliatamente le mie tesi. Comunque, grazie della critica. rivedrò i miei video per capire dove io abbia potuto dare questa impressione che NON corrisponde a quello che penso.

    • @alessandrovaglia2808
      @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita ascoltati dal minuto 16 al minuto 18 che noterai la riduzione

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Al minutaggio che indichi riporto le tesi di AM. NON vedo proprio come questo consenta la riduzione che mi attribuisci.

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    In quanto la relazione tra L-immediatezza e F-immediatezza esiste nella forma dell'identità tra la sintesi di L-immediatezza e F-immediatezza e la sintesi di F-immediatezza e L-immediatezza, la L-immediatezza, come immediatezza dell'identità dell'ente, è l'unità di sé e della F-immediatezza. (E come il dire che questa lampada è accesa è, nella struttura originaria, dire che l'essere acceso è questa lampada, così dire che l'identità è presente è dire che la presenza è l'identità). E tuttavia questa unità è la struttura originaria della Necessità solo in quanto anch'essa, che appartiene alla L-immediatezza dell'ente (e anzi è l'espressione più concreta di tale immediatezza), appare, ossia è F-immediata; sì che la sintesi tra la L-immediatezza e la F-immediatezza non esiste soltanto nella forma della L-immediatezza, ma anche nella forma della F-immediatezza. Dove queste due forme non sono tra loro isolate, ma sono esse stesse in sintesi. Cioè la sintesi di L-immediatezza e F-immediatezza esiste nella forma della sintesi tra L-immediatezza e F-immediatezza. La stessa equazione (x = y) = (y = x) appartiene e anzi è l'espressione concreta del proprio elemento x (L-immediatezza) che, essendo y (F-immediato), è y (l'essere F-immediato) di x. E l'apparire di tale equazione appartiene a y predicato di x.
    Anche: l'identità è presente; l'identità tra l'identità e la presenza (l'identità che si costituisce come (x = y) = (y = x)) appartiene all'identità che è presente, e la presenza dell'identità tra l'identità e la presenza appartiene alla presenza dell'identità. La sintesi della L-immediatezza e della F-immediatezza è appunto, come struttura originaria della Necessità, ciò la cui negazione è autonegazione-autonegazione, il cui senso è esplicitamente determinato ne La struttura originaria, ma che ha trovato la sua espressione più concreta in Essenza del nichilismo (« Ritornare a Parmenide », 6). E l'equazione (x = y) = (y = x) (sempre interpretando le variabili nel modo qui sopra indicato) è tale che non solo è contraddittorio che y = x non convenga a x = y, ma è contraddittorio anche che y non convenga a x (o x a y). Si è già detto che l'esistenza di un'identità non presente può essere negata. Se cioè dell'identità si nega che sia presente, si può affermare che l'ente identico non esiste. Ora si aggiunga che, con questa negazione, resta consentita l'affermazione della nientità di ciò che, peraltro, in quanto ente identico, non è un niente. E se della presenza dell'ente si nega che sia presenza dell'identità dell'ente, l'ente che è presente è affermato appunto nella sua non identità, cioè nella sua contraddittorietà. L'identità di L-immediatezza e F-immediatezza è cioè, nel linguaggio de La struttura originaria, proposizione analitica, e anzi la proposizione analitica stessa nella sua concretezza.
    Questo, anche se ne La struttura originaria il nichilismo della persuasione che l'uscire e il ritornare nel niente da parte degli enti appare, raggiunge la stessa distinzione tra proposizioni analitiche e proposizioni sintetiche a posteriori, cioè raggiunge la lontananza in cui questa distinzione si pone rispetto al linguaggio della tradizione filosofica.
    Se ogni proposizione appartenente alla struttura della Necessità è un'identità, tuttavia esiste una differenza tra una proposizione del tipo (A = A) = (A = A) e una proposizione del tipo (A = B) = (A = B). Ne La struttura originaria questa differenza è espressa dicendo che, mentre nel primo tipo di proposizione è autocontraddittoria non solo la non convenienza di A = A ad A = A, ma anche la non convenienza di A a A, nel secondo tipo di proposizione è autocontraddittoria soltanto la non convenienza di B = A a A = B, ma non la non convenienza di B a A (o di A a B) (cfr. cap. VI, par. 11). Questo significa, ad esempio, che se è autocontraddittorio che questa-lampada-che-è accesa non sia l'essere-accesa-di-questa-lampada, non è invece contraddittorio che questa lampada non sia accesa, e cioè che A non sia B. « Proposizione sintetica a posteriori » è appunto (A = B) = (B = A), nella sua relazione alla totalità dell'apparire (cioè come non separata da questa totalità); « proposizione analitica » è (A = A) = (A = A) nella sua relazione alla totalità-universalità dell'identità dell'ente.
    Ma affermare che la negazione di A = B non è autocontraddittoria significa affermare che non è autocontraddittorio che quel non niente che è A = B divenga niente. Ne La struttura originaria ci si rende esplicitamente conto (cfr. cap. XII, par. 7) che questo modo di considerare le proposizioni sintetiche a posteriori indica l'acconsentimento alla nientità dell'ente, e tuttavia l'esito di questa situazione aporetica si determina, in questo libro, come uno sdoppiamento del significato della sintesi a posteriori, per cui da un lato la sintesi a posteriori è un eterno e quindi è impossibile che B non convenga a A, dall'altro lato si crede che l'annullamento dell'ente appaia (e cioè che appaia, quando questa lampada viene spenta, il non esistere più, cioè la nientità di questa-lampada-accesa), e che quindi appaia la non convenienza di B a A.
    Se la testimonianza della struttura originaria della Necessità si libera dal nichilismo della persuasione dell'evidenza della nientificazione dell'ente, la differenza tra (A = A) = (A = A) e (A = B) = (B = A) si presenta con un altro senso. La sintesi costituita da questa lampada accesa (la sintesi tra A e B) è, come ogni ente, un eterno. Non solo, ma che questa lampada (che è accesa) non sia (più) accesa è qualcosa che già in questo libro appare come immediatamente autocontraddittorio: alla questità di questa lampada appartiene necessariamente, essenzialmente, l'essere accesa di questa lampada, e quindi che questa lampada sia accesa è affermazione analitica. In questo libro la sintesi non è ritenuta come immediatamente autocontraddittoria (sebbene sia ritenuta in contraddizione con ciò che appare, nella misura in cui questa lampada accesa appare), non è che questa lampada non sia (= sia non) accesa, ma che una permanenza di questa lampada non sia accesa, cioè non sia accesa questa lampada non in quanto questa, ma in quanto essa permane anche oltre la situazione in cui « essa » è accesa. Questo « essa » indica ciò che è comune a questa lampada accesa e a ciò che di questa lampada accesa permane quando questa lampada non è più accesa: ciò che è comune alle due differenti questità. Se ne La struttura originaria la permanenza è ancora una categoria del nichilismo (perché, nonostante si tenga fermo che ogni ente è eterno, essa è insieme concepita come il residuo dell'annientamento dell'ente), al di fuori del nichilismo la permanenza è il progressivo apparire delle questità differenti unificate dall'elemento comune-dove ogni questità differente è un eterno. Il permanere non è un continuare a restare nell'essere lungo il processo di annientamento del non permanente, ma è il continuare a restare nell'apparire, lungo il processo del sopraggiungere, nell'apparire, del non permanente (cioè delle questità che via via compaiono).
    Ma questo senso della permanenza non è contraddittorio, solo se la sintesi oltre la quale il permanente permane non è del tipo (A = A), ma del tipo (A = B) = (B = A).
    Il concetto di un ente che, permanendo, non sia più identico a sé, o non sia più altro dal proprio altro è immediatamente autocontraddittorio; mentre non è immediatamente autocontraddittorio il concetto di un permanere di A (sia A') oltre la sintesi (A = B) = (B = A), nel quale permanere venga ad apparire la sintesi (A' = non-B) = (non-B = A') - dove A', nell'esempio, è questa lampada in quanto non accesa, ossia in quanto non-B. In altri termini, questa lampada accesa - ossia (A = B) = (B = A) -è un eterno; ma non è immediatamente autocontraddittorio che esista anche quest'altro eterno che è questa lampada non accesa - ossia che è (A' = non-B) = (non-B = A'); e anzi non solo non è immediatamente autocontraddittorio che quest'altro eterno esista, ma la sua esistenza è entrata anch'essa nell'apparire, in successione all'apparire di (A = B) = (B = A).

    • @rubix1461
      @rubix1461 3 หลายเดือนก่อน +1

      Io conosco solo la MO-immediatezza che con la NA-immediatezza fa una sintesi che genera un severiniano astratto. In quanto è distinto per forza dal concreto, dove manca l'immediatezza ma il prefisso resta.

  • @adrianopaoloshaulgershompa3132
    @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +2

    (P) f1 :al: f2
    (Q) val f1 :al: f2 = 1 se e solo se val f1 = 0 e val f2 =1, val f1 :al: f2 =0 in ogni altro caso.
    La prima riga, P, è espressione del linguaggio e la seconda, Q, è espressione del metalinguaggio.
    Venne cosi' introdotto un connettivo chiamato al.
    Ne seguono varie conseguenze, ad esempio che val f17 :al: f17 =0
    La semantica ad usare un termine pomposo di tutte le espressioni di questo tipo è data da val ed è un insieme di due membri, 1 e 0.
    Ad ogni atomo val assegna uno dei due membri, non ambedue, e non nessuno.
    Venne cosi' introdotto un connettivo.
    Le discussioni assai ripetitive hanno mai detto dove abbia un ruolo il cosidetto olismo radicale semantico "severiniano." Curiosamente nessuno cita un brano di questo Severino dove venga detto cosa sia la dottrina, per cui non si sa bene se attribuire a Severino tale idea. Quel che è piuttosto chiaro è che se l'olismo radicale semantico "severiniano" è qualcosa di minimamente coerente ha nulla a che fare con la semantica della logica.
    Fuor di semi metafora f sta per frase, al sta per allora, val sta per valutazione.
    1 e 0 sono i valori assegnabili a tutte le espressioni di un linguaggio di cui P sia parte. Il resto forse va lasciato come esercizio per chi ha capito cosa fa l'olismo radicale semantico "severiniano." Vi saro' grato di seguire l'ingiiunzione di senza logica mal si cogita, risposte brevi e chiare. Grazie

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      @adrianopaoloshaulgershompa3132
      È più che evidente che l'olismo semantico NON ha nessun ruolo (in merito a quanto da te esposto) e NON ha nulla a che fare con la semantica della logica.
      Nessun "contorsionismo sofistico" può cambiare questo fatto.

    • @danielegalasso8164
      @danielegalasso8164 3 หลายเดือนก่อน +2

      @adrianopaoloshaulgershompa3132
      Francesco Berto nel suo testo del 2003 sulla "Dialettica nella struttura originaria" fornisce la seguente formula per definire il cosiddetto "olismo semantico":
      a = a ↔ ∀x(x = x)
      Discorsivamente poi, Berto definisce il principio fondamentale del olismo semantico come segue:
      - (os) La determinatezza* del significato coimplica la determinatezza dell'intero campo semantico.
      *Per "determinatezza" si intende l'identità con sé, l'esser sé (e il non esser l'altro da sé) del significato (che per Berto discende da quello che egli chiama "nesso dialettico necessario", fra un qualunque significato a e la sua negazione infinita non-a).
      Quanto ai testi di Severino egli rimanda sostanzialmente al 1° paragrafo del capitolo X de "La Struttura originaria", intitolato "LA POSIZIONE DEI SIGNIFICATI E LA MANIFESTAZIONE DELL'INTERO". Eccone un estratto (da p.408 della SO):
      «La posizione di ogni significato implica necessariamente la posizione dell'altro da tale significato» è sintetica a priori (...); mentre la proposizione : «La posizione di un qualsiasi significato implica la posizione della negazione dell'altro da tale significato (o la posizione del contraddittorio di quel significato, come tolto)» è analitica.
      b) Ma ogni significato non implica, come tolta, semplicemente una parte dell'orizzonte del contraddittorio del significato, ma la totalità di questo orizzonte : del significato x non si dice semplicemente che non è questo o quest'altro non-x, ma che non è la totalità del non-x. L'analisi di ogni significato è pertanto manifestazione della totalità. Infatti ogni significato
      e la totalità del suo altro dividono l'intero. D'altra parte, in ogni significato varia l'orizzonte tolto; o se l'analisi di ogni significato ha come esito unico la totalità, in ogni analisi differisce l'orizzonte di ciò che è posto come tolto dal significato considerato. (Ed è per questa differenza che ogni significato differisce dagli altri - ma, reciprocamente, è perché ogni significato differisce dagli altri che sussiste quella differenza dell'orizzonte tolto). In questo senso va accettato il principio di Anassagora : «Tutto è in tutto» .
      La posizione di un qualsiasi significato implica allora in un duplice senso la posizione dell'intero semantico. - Da un lato, appunto perché per porre un certo significato x come negazione di tutto ciò che non è questo significato è necessario porre come negata la totalità di ciò che oltrepassa x, e questo assoluto oltrepassamento (in cui è posto sia il significato oltrepassato che l'orizzonte oltrepassante) è lo stesso intero semantico. (La posizione dell'oltrepassamento assoluto è posizione dell'intero
      come -tale; ossia l'intero è posto come intero - appunto perché l'oltrepassamento è posto come assoluto, o il contraddittorio di x è posto come la totalità del contraddittorio). In altri termini, poiché la posizione del significato x come negazione di tutto ciò che non è x, è posizione dell'intero come parzial
      mente negato, la posizione di x implica la posizione dell'intero (come tale). - Per altro lato, il significato « altro da tutto ciò che non è x » , che vale come predicato nella proposizione
      «x è altro da tutto ciò che non è x» (o « x non è tutto ciò che non è x»), è esso stesso l'intero come parzialmente tolto, si che la presenza di questo significato implica la presenza dell'intero.

    • @danielegalasso8164
      @danielegalasso8164 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@adrianopaoloshaulgershompa3132 Del resto l'idea che "tout se tient" - con tutte le sue variazioni - ha affascinato la mente degli uomini fin dall'alba del pensiero (Severino cita Anassimandro). Per provare a darne una interpretazione psico-antropologica, forse è una tendenza che fa capo a qualche paura atavica dell'uomo di sentirsi isolato dal mondo o cose del genere. Un modo per smussare quello che Heidegger chiamò "l'inane spietatezza del mondo".

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      @danielegalasso8164
      Grazie per il tuo contributo. Esso conferma, come si cerca di far capire da oltre un mese, che consideralo o ignorarlo (l'olismo semantico) NON CAMBIA NULLA. Ossia, NON fornisce alcun contributo alla "pratica inferenziale" (diciamo così) del sistema formale.

    • @adrianopaoloshaulgershompa3132
      @adrianopaoloshaulgershompa3132 3 หลายเดือนก่อน +2

      @@danielegalasso8164 pio' essere abbia ragione tu che leggi imbecilli stile heidegger & severino; a me personalmente l'inane spietatezza del mondo piace; mette al posto giusto i superbi.

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    Purtroppo per te ha ragione Antimaterialista: validità e fondazione sono lo stesso, perché una cosa valida qualsiasi sia della logica formale ma non fondata è un presupposto di valdità che non rispecchia il primo principio ma lo nega contraddittoriamente. Un oggetto formale che sia valido ma infondato è proprio ciò che Antimaterialista ti sta criticando e giustamente, infatti fuori dall'oggetto ontologico o dalla filosofia prima c'è solo il nulla o non c'è nulla, se vuoi sostenere che la logica formale parla di nulla, continua così. Sentiti insisti a PREDICARE l'essere, affermi che le regole e il formalismo sono regole e forma dell'astratto ma che non è NECESSARIO: ebbene ESSERE e NECESSARIO sono lo stesso e dunque quando dici che non sono stai affermando il loro non essere. Vedi che vuoi sbattere l'ontologia fuori dalla porta ma lei rientra dalla finestra, che fuor di metafora significa, ascolta ciò che ti dice Antimaterialista e con un po' più di umiltà entra nella profondità dell'essere.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +5

      Grazie per il commento e lo spunto di riflessione da te suggerito.
      Ritengo che il tuo commento contenga delle criticità da prendere in esame.
      Sicuramente è FALSO che validità e fondazione siano la stessa cosa.
      In logica la validità di un sistema formale si basa sul corretto utilizzo della sintassi e sulla coerenza interna delle sue regole. La validità riguarda se le conclusioni seguono logicamente dalle premesse all'interno del sistema. Invece, la fondazione concerne le basi filosofiche, ontologiche o epistemologiche su cui il sistema è costruito. Le due cose possiedono una relazione ma NON coincidono. Questo NON vale solo per la logica formale, ma anche per qualsiasi altra disciplina scientifico-filosofica. In generale, un sistema di conoscenze (formale o meno) può essere valido senza una fondazione di tipo ontologico-metafisico. Ad esempio, nella matematica, il sistema dei numeri complessi è valido all'interno delle sue regole, anche se la sua fondazione ontologica può essere oggetto di dibattito.
      Poiché la nostra conoscenza NON possiede una fondazione, se fosse VERO che validità e fondazione sono la stessa cosa, allora la nostra conoscenza sarebbe invalida (perché infondata). Ma se la nostra conoscenza è invalida, allora NON possiamo dimostrare nulla. In particolare, tu NON potresti dimostrare la tua stessa tesi, che risulterebbe invalida. Quindi la tua argomentazione si auto-confuta.
      Inoltre, dal fatto che la logica formale o la matematica studino entità astratte che NON hanno un corrispettivo fisico o ontologico nel mondo reale NON segue che queste discipline parlino del "nulla". Infatti, producono risultati concreti e applicabili. Per esempio, risultati come quelli che hai utilizzato per scrivere il tuo commento.
      Infine, l'equivalenza tra "essere" e "necessario" NON solo NON è una posizione filosofica universalmente accettata essa NON è una base solida per criticare la mia argomentazione.
      Ne concludiamo che la mia argomentazione rimane valida nel contesto proposto, confuta quella di AM, e l'ontologia non "rientra dalla finestra" in modo da invalidare le mie posizioni.

    • @alessandrovaglia2808
      @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita si capisco che nell'abbecedario logico di cui siamo tutti forniti uno degli assiomi è quanto affermi tu. Ma infatti Angelo contesta appunto questo assioma, e lo contesta a ragione, perché se la validità non è fondazionale, e contenuto del NON ESSERE e dunque è valido per presunzione e non fondazione. Dall'ontologia non ci si scappa, a meno che non si voglia far retorica a buon mercato.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

      Quello da me esposto NON è un assioma. Si tratta di un ragionamento deduttivo. Se contestassimo i ragionamenti deduttivi quale valore avrebbero i nostri ragionamenti?! NON sarebbero neanche validi, figuriamoci incontrovertibili (come vorrebbe AM). NON sei d'accordo?
      Io NON voglio scappare dall'ontologia, voglio che venga "usata come si deve" e con "parsimonia". Nel senso che NON è sufficiente inserire la parola "ontologia" nelle nostre argomentazione a "cuor leggero" (ogni tre parole), come se il suo semplice inserimento rendesse i nostri ragionamenti più solidi o validi. 😊

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita Io sono d'accordo, e "VOI ALTRI ..??! ....!"

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      @@Livius4. Temo che riceveremo risposte discordanti. 🤣

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    La tua è retorica grossolana, perché nei primi 16 minuti vorresti demolire il pensiero di Angelo assumendolo come COFUSIONARIO e poi ci metti un argomento sistematizzato alla perfezione dello stesso Angelo, per poi concludere che non lo è. Qui ci stanno almeno due contraddizione, la prima che riguarda la confusione che non lo è e la seconda che il non essere confusione lo sia. Retorica di bassa lega. Non pensare che la mia sia polemica, ma voglio dimostrarti che sei Sofista e da severiniano. Insomma vuoi demolire angelo fingendo di esserne assolutamente indipendente da questa tua volontà. Dici che non lo fai, ma intanto mentre dici lo fai., il contraddittorio appunto, il non ontologico.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +5

      Figurati. Se mantieni toni educati (come hai fatto) puoi polemizzare quanto vuoi (NON sono permaloso). 😊
      Il commento di AM è tutt’altro che “sistematizzato alla perfezione”. Questo puoi verificarlo tu stesso leggendo il suo commento (composto da 6 parti) presente sotto il video. Sono stato costretto a riorganizzarlo ordinatamente elencandone le tesi principali ai fini della disamina. Quindi, NON vedo come tu possa scrivere di contraddizioni da parte mia o accusarmi di “sofismo”. Anzi, avrei potuto approfittare proprio di questa sua esposizione confusa per trarne vantaggio. Invece, NON l'ho fatto. Ho esposto le sue tesi nella maniera più chiara possibile all'interno del video (affinché tutti potessero facilmente risalire alle sue conclusioni) prima di commentarla. Dovrebbe essere ritenuto un atto meritorio. Invece, pare di no. 😊

    • @alessandrovaglia2808
      @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita se fosse come dici, sdignifica che sei ancora più sofistico, in quanto la confusione è confusione e riorganizzarla è impossibile, al dunque resta confusione, se hai potuto farlo significa solo che non era così confuso, ma al contrario così chiaro. a meno che tu abbia interpretato cioè falsificato la confusione: LOGICA.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Per quale ragione sostieni che un ragionamento confuso NON possa essere meglio ordinato e organizzato? Quasi tutti i ragionamenti possono essere riformulati in maniera ordinata e organizzata. Anzi, più sono disordinati e disorganizzati e più possono essere migliorati. Certo, se è totalmente confusionario allora diventa difficilissimo (o impossibile in specifici casi), ma NON è questo il caso. Come ho spiegato nel video i problemi maggiori erano il "saltare da un argomento all'altro" per poi ritornare indietro, spesso in maniera ripetitiva. Queste problematiche possono essere facilmente corrette.

    • @alessandrovaglia2808
      @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita per il semplice fatto che per essere ordinato, deve apparire ordinato e non confuso e solo retoricamente ciò che è confuso è ordinato.

    • @inemicideldestino3059
      @inemicideldestino3059 3 หลายเดือนก่อน +3

      Vagliaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!

  • @Livius4
    @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +1

    Se non è stato asfaltato Lui, allora chi asfalta chi !!!? .....

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@adrianopaoloshaulgershompa3132 Del suo "amato" Antimaterialista ... 🙂!!!

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@adrianopaoloshaulgershompa3132 Ovvero l'ASFALTATO

    • @rubix1461
      @rubix1461 3 หลายเดือนก่อน +4

      Voleva autofondarsi ma si è autocacato. Quello purtroppo non fu un positivo significare del nulla.

    • @Livius4
      @Livius4 3 หลายเดือนก่อน +2

      @@rubix1461 E' cacca infatti ...

    • @AntoFazio-d5m
      @AntoFazio-d5m 3 หลายเดือนก่อน +3

      ​​@@rubix1461 sognava di aver tutti confutato, di aver le sue ragioni autofondato, ma per lo troppo sforzo si è solo autocacato!!!

  • @tanyaser8889
    @tanyaser8889 16 วันที่ผ่านมา

    Rossi è Matteo iacona

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    Tuttavia se la predicazione (A = A) = (A = A) è considerata non nel suo essere concretamente distinta dall'immediato logico, ma nella sua relazione ad esso-cioè come individuazione dell'universalità concreta in cui consiste la totalità dell'immediato logico-allora questa relazione di (A = A) = (A = A) all'immediato, includendo sia questa predicazione sia l'immediato, è l'immediato stesso. In questo senso, esiste una molteplicità di proposizioni analitiche: nel senso che l'identità-non contraddittorietà di ogni ente, in quanto è in relazione all'immediato, è l'immediato stesso. L'inclusione dell'identità di A, da parte dell'immediato, non è l'inclusione, da parte di esso, dell'identità di B, C ... ; e in questo senso si può parlare di una molteplicità di proposizioni analitiche (l'identità di A, B, C ... ). E tuttavia, nell'inclusione dell'identità di A da parte dell'immediato, l'immediato è inclusivo dell'identità di B e di ogni altro ente; e nell'inclusione dell'identità di B da parte dell'immediato, l'immediato è inclusivo dell'identità di A e di ogni altro ente; sì che il contenuto che è posto in questa molteplicità di inclusioni è il medesimo, ed è questo medesimo a costituirsi come l'unica proposizione analitica.
    Le stesse considerazioni vanno sviluppate a proposito della predicazione (A = B) = (B = A), intesa non nel suo essere concretamente distinta dall'immediato fenomenologico, ma nel suo stare in relazione ad esso (cioè, anche qui, come individuazione dell'universalità concreta in cui consiste la totalità dell'immediato fenomenologico). In questa relazione, (A = B) = (B = A) è l'immediato stesso; ed è l'immediato stesso ogni nesso (tra determinazioni) che appare: nella sua relazione alla totalità dell'apparire, ogni nesso particolare che appare è questa stessa totalità. La relazione di un nesso che appare alla totalità dell'apparire si distingue dalla relazione degli altri nessi a questa totalità-e in questo senso esiste una molteplicità di proposizioni sintetiche a posteriori-e tuttavia il contenuto che è posto in ognuna di queste relazioni è sempre il medesimo, ed è questo medesimo a costituirsi come l'unica proposizione sintetica a posteriori.
    Se invece le predicazioni del tipo (A = A) = (A = A) e del tipo (A = B) = (B = A) sono considerate nel loro isolamento, rispettivamente, dall'immediato logico e dall'immediato fenomenologico, allora, da un lato, l'immediato è una totalità che non è totalità perché non include la parte che è stata da esso isolata, dall'altro lato la parte (cioè la predicazione) isolata è una negazione della struttura originaria della Necessità, perché, per quanto riguarda le predicazioni isolate del tipo (A = A) = (A = A), l'identità di un certo ente (A) non può essere affermata perché ogni ente è identico (giacché con questo riferimento alla totalità dell'ente non sussisterebbe la condizione dell'isolamento dell'identità di A dalla totalità dell'identico), e quindi l'identità di A deve essere affermata perché A è questo certo ente A, sì che l'identità di B, C e di ogni ente da cui A è isolato resta esclusa; e, analogamente, per quanto riguarda le predicazioni isolate del tipo (A = B) = (B = A), il nesso tra due enti che appaiono (A, B), non può essere affermato perché è necessario affermare la totalità delle determinazioni che appaiono, nella misura in cui appare (giacché, anche in questo caso, il riferimento alla totalità dell'apparire escluderebbe l'isolamento del nesso tra A e B), e quindi il nesso tra A e B deve essere affermato perché questo nesso che appare è questo certo nesso, sì che tutti gli altri nessi che appaiono, da cui il nesso tra A e B è isolato, restano negati.
    Infine, se l'isolamento sussiste tra la stessa immediatezza logica e la stessa immediatezza fenomenologica, cioè tra l'identità-incontraddittorietà dell'ente e l'apparire dell'ente, l'identità isolata è l'identità di un ente la cui esistenza può essere negata, perché all'interno dell'orizzonte dell'identità isolata non può apparire l'immediatezza dell'apparire (F-immediatezza) dell'ente che è identico (e poiché l'identità stessa dell'ente è un ente, la stessa identità dell'ente può essere negata, perché all'interno dell'isolamento dell'identità non appare l'immediatezza dell'apparire di quell'ente che è la stessa isolata identità dell'ente); e l'isolato apparire dell'ente è l'apparire di un ente che può essere posto come diverso da sé e identico all'altro da sé, perché all'interno dell'isolato apparire dell'ente non può apparire l'immediatezza dell'identità (L-immediatezza) dell'ente che appare (e poiché l'apparire stesso dell'ente è un'identità con sé, lo stesso apparire dell'ente, isolato dall'identità dell'ente, può essere posto come non apparire dell'ente).
    La predicazione che esprime la relazione concreta tra l'immediatezza logica e l'immediatezza fenomenologica è dunque espressione della stessa strutturazione dell'originario come tale. Tale predicazione è espressa dalla seguente identità, che si struttura a sua volta secondo lo schema (x = y) = (y = x): la L-immediatezza dell'ente (ossia l'ente nel suo essere immediatamente identità con sé e non contraddittorietà-questo primo termine corrisponde alla prima x dello schema), la quale è immediatamente presente (cioè F-immediata) (questo secondo termine corrisponde alla prima y dello schema) è l'immediata presenza (cioè la F-immediatezza) (questo terzo termine corrisponde alla seconda y dello schema) della L-immediatezza dell'ente (questo quarto termine corrisponde alla seconda x dello schema).

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 3 หลายเดือนก่อน +1

    3. L'IMMEDIATEZZA DELLA STRUTTURA DEL DIRE
    Ma anche in un altro senso, ne La struttura originaria, il significato delle espressioni « proposizioni analitiche », « sintetiche », ecc. è lontano da quello della tradizione filosofica. L'immediatezza logica è l'immediatezza dell'identità-non contraddittorietà dell'ente in quanto ente, cioè di ogni ente, cioè della totalità dell'ente. L'immediatezza fenomenologica è l'immediatezza dell'apparire dell'ente che appare, in quanto ente che appare, cioè di ogni ente che appare, cioè della totalità dell'ente che appare. L'identità-non contraddittorietà di un certo ente, quindi, è necessaria non perché questo ente è questo ente, ma perché questo ente, come ogni altro ente, è ente. Altrimenti l'identità-non contraddittorietà di un cert'altro ente non potrebbe essere necessaria. E in relazione all'apparire della convenienza di una certa determinazione (ente) a una cert'altra determinazione-ad esempio in relazione all'apparire della convenienza dell'essere accesa a questa lampada-questa convenienza è necessaria non perché questa determinazione che appare è questa determinazione che appare, ma perché questa determinazione che appare, come ogni altra determinazione che appare, è determinazione che appare. Altrimenti, anche qui, la convenienza di una determinazione a una cert'altra determinazione che appare non potrebbe essere necessaria.
    Questo significa che l'immediato logico è l'identità-non contraddittorietà della totalità dell'ente e che l'immediato fenomenologico è l'apparire della totalità dei nessi che appaiono (il nesso essendo appunto il convenire di una determinazione ad un'altra). In quanto concretamente distinte, rispettivamente, dall'immediato logico e dall'immediato fenomenologico, ossia dalla totalità del logo e dalla totalità dell'apparire, le predicazioni (A = A) - dove A e B indicano ognuno un certo ente non sono l'immediato, ma un mediato che è mediato dall'appartenenza del mediato alla totalità dell'immediato, ossia alla totalità in cui l'immediato consiste. In quanto distinte dall'immediato logico, le predicazioni che, come (A = A) = (A = A), affermano l'identità-non contraddittorietà di un certo ente, non costituiscono una molteplicità di proposizioni analitiche, ma appartengono all'insieme delle proposizioni mediate (« sintetiche a priori »), unica proposizione analitica essendo quella che esprime l'immediato logico. A loro volta, in quanto concretamente distinte dall'immediato fenomenologico, le predicazioni che, come (A = B) = (B = A), affermano un nesso (tra determinazioni) che appare, non costituiscono una molteplicità di proposizioni sintetiche a posteriori, ma appartengono a loro volta (come proposizioni sintetiche a priori di tipo particolare) all'insieme delle proposizioni mediate, unica proposizione sintetica a posteriori essendo quella che esprime l'immediato fenomenologico. (L'immediato logico, come identità-non contraddittorietà della totalità dell'ente, e l'immediato fenomenologico, come totalità dell'ente che appare, sono fondamento delle predicazioni immediate, includendo in sé tali predicazioni, giacché il mediato è una parte della totalità, in quanto distinto dalla totalità di cui è parte).

  • @rubix1461
    @rubix1461 3 หลายเดือนก่อน +3

    Sembra un professore che rispiega per l'ennesima volta i concetti allo studente indisciplinato. Confermo quanto hai detto verso la fine: fa live estemporanee in cui afferma di aver confutato questo o quello, in cui afferma di essere un grande filosofo; in una live ha affermato che non può sbagliarsi perché ha dedicato 10 anni della sua vita a questo e quindi sa di aver ragione, si ha detto che se confutato chiuderà il canale, ma ha anche detto che ciò non è possibile. Proprio questo è il problema: si pone in modo arrogante, saccente e dogmatico, non argomenta in modo filosofico, ma sembra un prete che espone il suo sermone utilizzando l'auctoritas dei testi (severiniani in questo caso) e non il ragionamento. Invece di mettersi a studiare per capire ed imparare cose nuove, alla fine la filosofia è amore del sapere, si rifugia nella sua fantasia dove è il migliore, dove ha confutato quello e questo, arrampicandosi sugli specchi e soprattutto, accusa gli altri di commettere degli errori, fallacie e poi li commette lui stesso, senza accorgersene.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +2

      Il punto è che studiare per 10 anni lo stesso filosofo, nella migliore delle ipotesi, ti consente di essere un esperto su di lui, ma NON su tutto il resto. Pretendere che quel singolo filosofo abbia risposto da "solo" a quasi tutte le domande fondamentali (se NON proprio a tutte o addirittura a "tutto") e che tutti gli atri (tra filosofi e scienziati) abbiano fornito contributi marginali nella migliore delle ipotesi (o nessun contributo nella peggiore) è molto ingenuo (a voler essere gentili).
      La complessità di concetti come: verità, realtà, conoscenza etc. richiede necessariamente un approccio multidisciplinare e lo studio di più scienziati e filosofi. È interessante notare che, ritenere che basti studiare un singolo filosofo per aver "capito tutto", e giudicare tutto il resto delle conoscenze in base a quanto aderiscono alle tesi di quel filosofo, oltre a costituire un clamoroso errore di ragionamento è contrario allo spirito stesso della filosofia.

    • @rubix1461
      @rubix1461 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@senzalogicamalsicogita infatti è contrario allo spirito della filosofia e non lo capisco. Ci sono così tante cose che vorrei studiare ma ne devo studiare altre e devo fare altre cose, vorrei avere più tempo a disposizione. Capisco il senso di sicurezza portato da posizioni dogmatiche, ma non capisco il rifiuto ad approfondire nuovi argomenti. Bisogna leggere anche libri\articoli\papers che vanno contro le nostre posizioni e credenze, è questo lo spirito della scienza e della filosofia. Poi un filosofo della logica che non sa la logica è una barzelletta.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +3

      Quando una persona si convince che NON c'è bisogno di approfondire nient'altro perché ha già trovato tutte le risposte (o quasi) su quel libro o con quel filosofo, allora smette di imparare e diventa prigioniero del dogmatismo.

    • @matteocicaloni
      @matteocicaloni 3 หลายเดือนก่อน

      ​@@rubix1461scusami ma tu non eri un sui sostenitore? Allora hai finto...

  • @senzalogicamalsicogita
    @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

    @ermannovergani3574 .
    Attendo tue delucidazioni. Grazie. 😊

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      No, la mia domanda è un'altra.
      Tu avevi pubblicato un commento sotto quello di adrianopaoloshaulgershompa3132.
      Quest'ultimo ti aveva fatto notare che esso conteneva alcuni errori.
      Qualche ora dopo io sono ritornato su quel commento per rispondere, ma il commento era scomparso.
      Lo hai cancellato tu? Se sì, posso sapere perché?

    • @ermannovergani3574
      @ermannovergani3574 3 หลายเดือนก่อน +1

      ​@@senzalogicamalsicogita Ahhh... avevo capito che volevi delucidazioni perché ti chiarissi nel merito la fallacia di petizione di principio in cui involontariamente ti sei avvolto, invece ti riferivi a tutt'altro. Il commento a cui ti riferisci aveva l'intento di aprire un dibattito che portava alle conclusioni che ti ho segnalato molto più estesamente nei commenti che ti ho espresso ed ai quali rilevo che non hai ancora risposto nel merito, ma resto fiducioso che lo farai.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Io vorrei capire le ragioni per le quali lo hai cancellato. La cosa potrebbe apparirti futile, invece è molto importate. In passato altri utenti hanno prima scritto commenti lunghi, che io mi sono preso l'impegno di esaminare per formulare una replica, per poi cancellarli. Capisci bene che leggere un commento, esaminarlo e scrivere una replica richiede del tempo che io NON POSSIEDO. Per farlo devo sottrarre del tempo a molte cose, per esempio alla mia famiglia. Quindi, NON vorrei impegnarmi in un lavoro del genere per poi scoprire che il commento è stato rimosso. Ora, dato che tu hai già rimosso il commento che ti ho indicato NON VORREI che accadesse la stessa cosa con questo che ho lasciato "invisibile". 😊
      Quindi, perché è stato rimosso?

    • @ermannovergani3574
      @ermannovergani3574 3 หลายเดือนก่อน +2

      @@senzalogicamalsicogita La ragione è molto semplice: proprio come dici tu anche io sono molto impegnato nella vita reale e ho poco tempo da dedicare a formulare repliche a chi non rispetta le condizioni minime di un dialogo corretto e proficuo. Devo infatti correggerti: l'interlocutore non si era affatto limitato come sostieni Se l'interlocutore avesse segnalato nel merito le imprecisioni o gli eventuali errori presenti in quel commento potevamo anche imbastire un dialogo corretto e proficuo, tuttavia si è limitato a rispondermi in modo passivo-aggressivo oltreché denigratorio, senza affrontare il merito della questione. Siccome questo tipo di commenti ha come unico scopo quello di delegittimare l'interlocutore in modo non corretto, lasciando intendere che sia inadatto alla discussione senza offrire argomentazioni sostanziali, hanno il solo esito come si suol dire di "buttarla in caciara" e alimentare la polemica, pertanto si risolvono soltanto in battibecchi che fanno perdere energie e tempo che, ti assicuro sono risorse molto preziose non solo per te.

    • @senzalogicamalsicogita
      @senzalogicamalsicogita  3 หลายเดือนก่อน +1

      Bene! Come al solito, presupponendo la buonafede del mio interlocutore (in questo caso la tua), preferisci una risposta scritta o sottoforma di video?