Tutto molto bello, ma il nucleare rimane una delle fonti più sicure e pulite in assoluto (fonte: ourworldindata). L'unico incidente veramente grave riguarda una entrale costruita oltre mezzo secolo fa, e oggi sarebbe impossibile a causa delle tecnologie e delle tecniche di sicurezza. Sarebbe molto più sicuro avere una centrale nucleare vicino a casa rispetto ad una diga idroelettrica (e malgrado questo non mi sognerei mai di votare per un referendum contro l'idroelettrico). Le scorie sono ipacchettate così bene (inglobate nel calcestruzzo) che non serve realmente sotterrarle. Non so come sarà il mondo tra 10'000 anni, ma mi rifiuto di rinunciare una tecnologia che può essere utile per combattere il cambiamento climatico per tutelare la salute di un eventuale "genio" che si mette a rompere qualche contenitore di scorie prima di capire che è una brutta idea.
Pubblichiamo la risposta del prof. Tartaglia ad alcuni commenti ricevuti: Le affermazioni apodittiche secondo cui il nucleare sarebbe una delle poche fonti sicure che permetterebbero di contrastare il mutamento climatico sono del tutto infondate. L'abbattimento delle emissioni di CO2 deve avvenire in tempi molto stretti per evitare il collasso climatico (dell'ordine del decennio scarso). Per fare una centrale nucleare (statistiche relative agli impianti più recenti) occorrono una quindicina di anni e una quindicina di miliardi di euro. Per avere conseguenze climatiche rilevanti, di centrali (anche facendo finta di non avere emissioni climalteranti in fase di cantiere e poi in fase di estrazione, trattamento e trasporto del minerale di uranio) ne occorrerebbero parecchie sempre entro una decina di anni e sempre con un costo unitario dell'ordine della quindicina di miliardi. Investimenti molto meno rilevanti nel campo delle rinnovabili producono effetti molto più a breve termine. L'affermazione secondo cui le "rinnovabili" non sarebbero sufficienti per frenare il collasso climatico è del tutto infondata: considerando solo l'irraggiamento solare diretto l'energia ricevuta ogni anno al suolo è svariate migliaia di volte l'energia consumata nell'anno da tutta l'umanità. Se il 2% del territorio italiano fosse coperto di pannelli fotovoltaici (con un rendimento del 20%) si disporrebbe di tutto il fabbisogno nazionale annuo (e ricordiamo che poco meno dell'8% del territorio italiano è già coperto di costruzioni, capannoni, tetti, parcheggi etc.). Le cose scritte riguardo alle scorie non stanno né in cielo né in terra. Le scorie sono conservate inizialmente e comunque presso le centrali che le hanno prodotte e mantenute dentro delle grandi vasche piene d'acqua che hanno la funzione sia di schermo temporaneo delle radiazioni sia di corpi idrici che smaltiscano il calore prodotto, dopodiché debbono essere trasferite nei depositi "definitivi" che, dopo una settantina d'anni, sono in tutto il mondo un paio, tra l'altro non ancora in funzione. Un deposito inizialmente attivato in Germania (Schacht Asse II) in una ex miniera di salgemma è stato chiuso nel 1995 per una quantità di problemi emersi: crollo delle volte di camere per le scorie, formazione di salamoie radiattive, radioattività nelle falde circostanti e altro. Le scorie sono dentro delle guaine di metallo (zirconio) e vengono poi annegate dentro blocchi di calcestruzzo. Ogni barra è altamente radioattiva e l'assorbimento delle radiazioni nella guaina e poi nel cemento produce grandi quantità di calore. Se la temperatura sale la guaina si indebolisce e a maggior ragione si indebolisce il cemento. Anche in condizioni normali la vita utile del calcestruzzo (quando è sottoposto a sforzi) si misura in pochi decenni. In un deposito non si possono mettere (come si fa nei reattori) dei sistemi di raffreddamento che portino via il calore. Le barre esauste nei blocchi di cemento debbono essere adeguatamente distanziate per evitare che, in caso di rottura delle guaine e sgretolamento del cemento la miscela radioattiva che fuoriuscisse da una barra possa arrivare a mescolarsi con quella di un'altra. Questo perché una barra non più in grado di alimentare la fissione in un reattore in realtà contiene ancora un buon 90% del materiale fissile iniziale (U235). Se il materiale di una barra arrivase a mescolarsi con quello di altre potrebbe accidentalmente riprodursi la criticità, cioè riattivarsi la fissione (come avvenne niente meno che un paio di miliardi di anni fa ad Oklo nel Gabon dove si trova ancora oggi una miniera di uranio ed era presente all'epoca dell'acqua che faceva da moderatore: in quel luogo per centinaia di migliaia di anni ha funzionato a singhiozzo una specie di reattore "naturale" di cui abbiamo scoperto ancora oggi le scorie). I confronti di punti di vista diversi sono fondamentali: basta organizzarli. Di solito non trovo una particolare disponibilità in quel senso. Viceversa molti dei canali di informazione più rilevanti evitano con cura di ospitare valutazioni critiche in contraddittorio e si limitano a cantare una ininterrotta litania di frasi fatte e slogan senza riscontro. Nello schieramento politico qualcuno ha scoperto il termine "ideologico" forse senza darsi la pena di vedere su un vocabolario che cosa significhi. I tempi di dimezzamento della radioattività sono quel che sono; la termodinamica è quel che è. Le affermazioni secondo cui l'economia non si può toccare, quelle sono ideologiche, cioè non basate su considerazioni scientifiche e razionali bensì sulla volontà a priori di non toccare il modo di vivere e consumare che ci ha portati sull'orlo del tracollo. Gli "interessi" a breve e brevissimo termine, si ammantano, non da oggi, di una copertura appunto ideologica che li giustifichi a posteriori: è un'atteggiamento che, ora più che mai, rischia di essere letteralmente suicida.
Quando nel 2024 si dice che per fare una centrale nucleare ci vogliono 15 anni e che quindi non serve contro il cambiamento climatico si trascurano tre fatti: a) in Cina un SMR è già in servizio, e non ci hanno messo 15 anni per farlo; centrali piccole richiedono tempi inferiori b) mentre il fabbisogno elettrico italiano è di 312000 GWh/anno, Terna ha messo a gara l'installazione di 70 GWh di accumulo di energia per il 2024. E siccome senza accumulo di energia per quando il cielo è coperto o non tira vento le rinnovabili sono inutilizzabili, di questo passo ci vorranno 312000/70 = 4457 anni per poter soddisfare il nostro fabbisogno con le rinnovabili. Altro che 15 anni; c) nel settembre 2022 i siderurgici Italiani hanno siglato un accordo con l"ente elettrico sloveno:;se raddoppieranno la centrale nucleare di Krsko i soldi li metteranno i siderurgici, in cambio di sconti sull'elettricità prodotta. L'industria ha già scartato le rinnovabili a favore del nucleare, ché il secondo funziona in modo programmabile indipendentemente dal meteo
Ah, dimenticavo: credo che in Francia le scorie le tengano in depositi vicino alle vigne dello Champenois. Ignoro se qualcuno sia mai diventato radioattivo brindando a champagne.
@@TheScoubidouSmile Riportiamo un ulteriore risposta fornitaci dal prof. Tartaglia: Sui tempi di costruzione. La quindicina di anni è tipica delle centrali di grande taglia e queste sono dovute alla ricerca delle economie di scala perché i costi di realizzazione e gestione dei sistemi di sicurezza, di raffreddamento, di gestione locale temporanea delle scorie non si riducono con la dimensione del reattore. Il sistema cinese è in grado di costruire qualsiasi cosa più in fretta salvo, come per uno dei reattori della centrale di Taishan, costruirlo in 9 anni e poi doverlo tener spento per molti mesi per manutenzioni straordinarie. Quanto ai "piccoli" reattori non sono per niente una novità: quello cinese (Linglong One) ha una potenza di 125 MW tipica di molti reattori del passato e non mi risulta che sia in esercizio. In compenso negli Stati Uniti, nello Utah, la costruzione del primo SMR, che era in corso, è stata abbandonata nel novembre scorso dalla società NuScale Power (ovviamente privata, non di stato come in Cina) perché l'impresa stava divenendo antieconomica. Dopodiché per avere un peso non marginale nel mix energetico italiano di SMR ce ne vorrebbero letteralmente centinaia... Trovo molto originale il calcolo fatto riguardo all'accumulo e alle rinnovabili. Il solare da solo fornisce alcune centinaia di volte il fabbisogno nazionale. Fare un calcolo immaginando che lo si possa usare solo se accumulato è un tantino arbitrario visto che qualche volta di giorno il sole fa anche capolino tra le nuvole... Che l'accumulo sia solo quello dei programmi di Terna poi mi sembra un po' fuori luogo. Se si investe e se lo fanno anche i privati, tenendo conto che i sistemi di accumulo non sono soltanto le batterie e i grandi bacini idrici, la situazione si presenta decisamente diversa. Bontà sua, l'industria del "non vorrete mica cambiare qualcosa?!" ha scartato le rinnovabili a favore del nucleare ... si vede che sono tutti marxisti (GROUCHO Marx): "perché dovrei preoccuparmi dei posteri? Cos'hanno mai fatto i posteri per me?
Mi permetto di fare notare al professor Tartaglia che effettivamente i costi non si riducono al ridursi della taglia del singolo reattore, ma che l'economia di scala interviene precisamente aumentando il numero dei reattori - che è precisamente quello che ci vuole perché reattori SMR incidano significativamente sul soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Inoltre, è vero che il Sole ci elargisce in un anno energia in quantità ben superiore al fabbisogno; ma altoforni, treni, ospedali e quant'altro richiedono energia anche quando il Sole non brilla, cone col metro avverso o di notte: l'intrinseca imprevedibilità del meteo rende non programmabile, dunque inutilizzabile, la produzione di elettricità da rinnovabili, pur potenzialmente copiosa. Nel 2024 Terna ha bandito una gara per sistemi di accumulo di 70 GWh di taglia; prima di arrivare a coprire una quota significativa del fabbisogno nazionale annuo, di 312 TWh nel 2020, ci vuole certo più tempo che a mettere in esercizio una corrispondente flotta di SMR anche partendo dal green field. Non si riesce a installare un rigassificatore di metano in mare a Piombino e ci si illude di immagazzinare i miliardi di metri cubi di idrogeno necessari a garantire la continuità dell"erogazione di centinaia di TWh elettrici l'anno, quando pure l'IEA stima in non piu' del 25% l'efficienza di riconversione in elettricità dei sistemi attuali di stoccaggio. Cero si potrebbe ovviare moltiplicando i bacini idroelettrici, al prezzo però di rischiare in un territorio franoso come il nostro altri Vajont. Non stupisce quindi che i siderurgici Italiani gia' a settembre 2022 abbiano siglato un accordo con la Slovenia per le future forniture di elettricità da parte della centrale nucleare di Krsko; a differenza di sole e vento, quella e' affidabile.
"Se il materiale di una barra arrivase a mescolarsi con quello di altre potrebbe accidentalmente riprodursi la criticità, cioè riattivarsi la fissione (come avvenne niente meno che un paio di miliardi di anni fa ad Oklo nel Gabon dove si trova ancora oggi una miniera di uranio ed era presente all'epoca dell'acqua che faceva da moderatore: in quel luogo per centinaia di migliaia di anni ha funzionato a singhiozzo una specie di reattore "naturale" di cui abbiamo scoperto ancora oggi le scorie)." Il grado di arricchimento e la massa critica non è sufficente nei cask, lo si fà apposta prof, quand'è che stracciamo la laurea?
Per tutti quelli che guarderanno questo video: non limitatevi ad ascoltare le parole del prof. Tartaglia, ascoltate tutte le campane, soprattutto quelle contrarie. Ascoltate i dibattiti tra lui e qualcuno pro-nucleare (sì, ci sono su youtube). Vi renderete conto che il prof. Tartaglia ha una visione estremamente limitata e ideologica sulla questione e soprattutto che ne sa davvero poco, per quanto possa essere competente nel suo campo. La scienza non si fa ascoltando una singola persona.
In ogni caso trovo vergognoso parlare dell'emergenza climatica per poi affermare che abbiamo il lusso di rinunciare al nucleare. I danni che può causare il nucleare sono centinaia di migliaia di volte inferiori di quelli del cambiamento climatico. Quindi sarebbe totalmente irresponsabile rinunciare ad uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione per abbattere le emissioni di CO2. Affermare il contrario vuol dire o sottovalutare l'emergenza climatica o essere ideologicamente e irrazionalmente contrari all'energia atomica.
@@LorenzoValente Vero, e tuttavia Tartaglia, e non solo lui, solleva problemi che i pro-nuke bellamente ignorano, anche nei dibattiti su youtube vengono ignorati. Quello sul nucleare è un tema caldissimo, e per questa ragione le parti del dibattito finiscono per fare cherry picking in ogni caso. Semplicemente, e su questo devo dar loro atto, i pro-nuke si vendono benissimo. Ma il fatto che le loro posizioni non siano ideologiche è quanto di più ideologico ci sia
E in che cosa sarebbe ideologico Tartaglia? Anche nell'approccio nuclearista c'è molta ideologia. Nicola Armaroli del CNR dice sostanzialmente le stesse cose di Tartaglia ed entrambi sono molto documentati, le argomentazioni sono molto solide e rigorose. Non vedo lo stesso rigore in certi influencer nuclearisti come Luca Romano che tra l'altro non si è mai confrontato con la comunità accademica... è un fisico come tanti altri che non si sa nemmeno come vive ...
@@marcopaparo8590 fammi un esempio di problema che Tartaglia solleva e che i pro-nuke ignorano. Perchè in tutti i dibattiti che ho seguito non è mai accaduto che certi argomenti non potessero essere smontati con dati e fatti. Il nucleare ha grossi problemi (l'altissimo costo iniziale e l'accettazione pubblica) ma dal punto di vista scientifico è sicuro e a basso impatto, per quanto Tartaglia continui a negarlo. Peccato che questo non sia il suo campo di specializzazione.
@@manuelgrossini7593un approccio è ideologico se a supporto delle tue teorie non ti basi su fatti o dati ma piuttosto sulla tua personale visione del mondo. E mi dispiace, guarda qualsiasi dibattito tra un nuclearista e un antinuclearista, l'unico che segue i dati e il metodo scientifico è il primo. Perchè i dati sono chiarissimi, il nucleare è sicuro e a basso impatto ecologico. Punto. Tartaglia non è AFFATTO rigoroso e infatti nei dibattiti ha fatto delle magrissime figure. Guardati il dibattito tra lui e Luca Romano appunto. Luca Romano (che tu definisci un "influencer che non sa come si vive", dimostrando molta disonestà intellettuale visto che critichi la persona invece delle sue parole) è estremamente preparato, rigoroso e documentato sul nucleare. E poi guarda, se Tartaglia rappresenta la "comunità accademica" allora Luca fa più che bene ad andare per la sua strada senza perder tempo con certi dinosauri. Lui intanto non si è mai sottratto ad un dibattito (ce ne sono decine su youtube) e la superiorità delle sue argomentazioni è granitica. Nel dibattito con Luca Romano, il caro prof. Tartaglia ha detto che l'acqua di Fukushima sversata nell'oceano è radioattiva e pericolosa. Ora tu dimmi se un'affermazione del genere non è ideologica e completamente campata in aria.
Il materiale fissile che utilizzano le centrali francesi (e persino USA) arrivano da Rosatom (Russia) miracolosamente non soggetta a sanzioni. Chissà perché...
Tutto molto bello, ma il nucleare rimane una delle fonti più sicure e pulite in assoluto (fonte: ourworldindata).
L'unico incidente veramente grave riguarda una entrale costruita oltre mezzo secolo fa, e oggi sarebbe impossibile a causa delle tecnologie e delle tecniche di sicurezza.
Sarebbe molto più sicuro avere una centrale nucleare vicino a casa rispetto ad una diga idroelettrica (e malgrado questo non mi sognerei mai di votare per un referendum contro l'idroelettrico).
Le scorie sono ipacchettate così bene (inglobate nel calcestruzzo) che non serve realmente sotterrarle.
Non so come sarà il mondo tra 10'000 anni, ma mi rifiuto di rinunciare una tecnologia che può essere utile per combattere il cambiamento climatico per tutelare la salute di un eventuale "genio" che si mette a rompere qualche contenitore di scorie prima di capire che è una brutta idea.
Pubblichiamo la risposta del prof. Tartaglia ad alcuni commenti ricevuti:
Le affermazioni apodittiche secondo cui il nucleare sarebbe una delle poche fonti sicure che permetterebbero di contrastare il mutamento climatico sono del tutto infondate. L'abbattimento delle emissioni di CO2 deve avvenire in tempi molto stretti per evitare il collasso climatico (dell'ordine del decennio scarso). Per fare una centrale nucleare (statistiche relative agli impianti più recenti) occorrono una quindicina di anni e una quindicina di miliardi di euro. Per avere conseguenze climatiche rilevanti, di centrali (anche facendo finta di non avere emissioni climalteranti in fase di cantiere e poi in fase di estrazione, trattamento e trasporto del minerale di uranio) ne occorrerebbero parecchie sempre entro una decina di anni e sempre con un costo unitario dell'ordine della quindicina di miliardi. Investimenti molto meno rilevanti nel campo delle rinnovabili producono effetti molto più a breve termine.
L'affermazione secondo cui le "rinnovabili" non sarebbero sufficienti per frenare il collasso climatico è del tutto infondata: considerando solo l'irraggiamento solare diretto l'energia ricevuta ogni anno al suolo è svariate migliaia di volte l'energia consumata nell'anno da tutta l'umanità. Se il 2% del territorio italiano fosse coperto di pannelli fotovoltaici (con un rendimento del 20%) si disporrebbe di tutto il fabbisogno nazionale annuo (e ricordiamo che poco meno dell'8% del territorio italiano è già coperto di costruzioni, capannoni, tetti, parcheggi etc.).
Le cose scritte riguardo alle scorie non stanno né in cielo né in terra. Le scorie sono conservate inizialmente e comunque presso le centrali che le hanno prodotte e mantenute dentro delle grandi vasche piene d'acqua che hanno la funzione sia di schermo temporaneo delle radiazioni sia di corpi idrici che smaltiscano il calore prodotto, dopodiché debbono essere trasferite nei depositi "definitivi" che, dopo una settantina d'anni, sono in tutto il mondo un paio, tra l'altro non ancora in funzione. Un deposito inizialmente attivato in Germania (Schacht Asse II) in una ex miniera di salgemma è stato chiuso nel 1995 per una quantità di problemi emersi: crollo delle volte di camere per le scorie, formazione di salamoie radiattive, radioattività nelle falde circostanti e altro. Le scorie sono dentro delle guaine di metallo (zirconio) e vengono poi annegate dentro blocchi di calcestruzzo. Ogni barra è altamente radioattiva e l'assorbimento delle radiazioni nella guaina e poi nel cemento produce grandi quantità di calore. Se la temperatura sale la guaina si indebolisce e a maggior ragione si indebolisce il cemento. Anche in condizioni normali la vita utile del calcestruzzo (quando è sottoposto a sforzi) si misura in pochi decenni. In un deposito non si possono mettere (come si fa nei reattori) dei sistemi di raffreddamento che portino via il calore. Le barre esauste nei blocchi di cemento debbono essere adeguatamente distanziate per evitare che, in caso di rottura delle guaine e sgretolamento del cemento la miscela radioattiva che fuoriuscisse da una barra possa arrivare a mescolarsi con quella di un'altra. Questo perché una barra non più in grado di alimentare la fissione in un reattore in realtà contiene ancora un buon 90% del materiale fissile iniziale (U235). Se il materiale di una barra arrivase a mescolarsi con quello di altre potrebbe accidentalmente riprodursi la criticità, cioè riattivarsi la fissione (come avvenne niente meno che un paio di miliardi di anni fa ad Oklo nel Gabon dove si trova ancora oggi una miniera di uranio ed era presente all'epoca dell'acqua che faceva da moderatore: in quel luogo per centinaia di migliaia di anni ha funzionato a singhiozzo una specie di reattore "naturale" di cui abbiamo scoperto ancora oggi le scorie).
I confronti di punti di vista diversi sono fondamentali: basta organizzarli. Di solito non trovo una particolare disponibilità in quel senso. Viceversa molti dei canali di informazione più rilevanti evitano con cura di ospitare valutazioni critiche in contraddittorio e si limitano a cantare una ininterrotta litania di frasi fatte e slogan senza riscontro.
Nello schieramento politico qualcuno ha scoperto il termine "ideologico" forse senza darsi la pena di vedere su un vocabolario che cosa significhi. I tempi di dimezzamento della radioattività sono quel che sono; la termodinamica è quel che è. Le affermazioni secondo cui l'economia non si può toccare, quelle sono ideologiche, cioè non basate su considerazioni scientifiche e razionali bensì sulla volontà a priori di non toccare il modo di vivere e consumare che ci ha portati sull'orlo del tracollo. Gli "interessi" a breve e brevissimo termine, si ammantano, non da oggi, di una copertura appunto ideologica che li giustifichi a posteriori: è un'atteggiamento che, ora più che mai, rischia di essere letteralmente suicida.
Quando nel 2024 si dice che per fare una centrale nucleare ci vogliono 15 anni e che quindi non serve contro il cambiamento climatico si trascurano tre fatti: a) in Cina un SMR è già in servizio, e non ci hanno messo 15 anni per farlo; centrali piccole richiedono tempi inferiori b) mentre il fabbisogno elettrico italiano è di 312000 GWh/anno, Terna ha messo a gara l'installazione di 70 GWh di accumulo di energia per il 2024. E siccome senza accumulo di energia per quando il cielo è coperto o non tira vento le rinnovabili sono inutilizzabili, di questo passo ci vorranno 312000/70 = 4457 anni per poter soddisfare il nostro fabbisogno con le rinnovabili. Altro che 15 anni; c) nel settembre 2022 i siderurgici Italiani hanno siglato un accordo con l"ente elettrico sloveno:;se raddoppieranno la centrale nucleare di Krsko i soldi li metteranno i siderurgici, in cambio di sconti sull'elettricità prodotta. L'industria ha già scartato le rinnovabili a favore del nucleare, ché il secondo funziona in modo programmabile indipendentemente dal meteo
Ah, dimenticavo: credo che in Francia le scorie le tengano in depositi vicino alle vigne dello Champenois. Ignoro se qualcuno sia mai diventato radioattivo brindando a champagne.
@@TheScoubidouSmile
Riportiamo un ulteriore risposta fornitaci dal prof. Tartaglia:
Sui tempi di costruzione. La quindicina di anni è tipica delle centrali di grande taglia e queste sono dovute alla ricerca delle economie di scala perché i costi di realizzazione e gestione dei sistemi di sicurezza, di raffreddamento, di gestione locale temporanea delle scorie non si riducono con la dimensione del reattore. Il sistema cinese è in grado di costruire qualsiasi cosa più in fretta salvo, come per uno dei reattori della centrale di Taishan, costruirlo in 9 anni e poi doverlo tener spento per molti mesi per manutenzioni straordinarie. Quanto ai "piccoli" reattori non sono per niente una novità: quello cinese (Linglong One) ha una potenza di 125 MW tipica di molti reattori del passato e non mi risulta che sia in esercizio. In compenso negli Stati Uniti, nello Utah, la costruzione del primo SMR, che era in corso, è stata abbandonata nel novembre scorso dalla società NuScale Power (ovviamente privata, non di stato come in Cina) perché l'impresa stava divenendo antieconomica. Dopodiché per avere un peso non marginale nel mix energetico italiano di SMR ce ne vorrebbero letteralmente centinaia... Trovo molto originale il calcolo fatto riguardo all'accumulo e alle rinnovabili. Il solare da solo fornisce alcune centinaia di volte il fabbisogno nazionale. Fare un calcolo immaginando che lo si possa usare solo se accumulato è un tantino arbitrario visto che qualche volta di giorno il sole fa anche capolino tra le nuvole... Che l'accumulo sia solo quello dei programmi di Terna poi mi sembra un po' fuori luogo. Se si investe e se lo fanno anche i privati, tenendo conto che i sistemi di accumulo non sono soltanto le batterie e i grandi bacini idrici, la situazione si presenta decisamente diversa.
Bontà sua, l'industria del "non vorrete mica cambiare qualcosa?!" ha scartato le rinnovabili a favore del nucleare ... si vede che sono tutti marxisti (GROUCHO Marx): "perché dovrei preoccuparmi dei posteri? Cos'hanno mai fatto i posteri per me?
Mi permetto di fare notare al professor Tartaglia che effettivamente i costi non si riducono al ridursi della taglia del singolo reattore, ma che l'economia di scala interviene precisamente aumentando il numero dei reattori - che è precisamente quello che ci vuole perché reattori SMR incidano significativamente sul soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Inoltre, è vero che il Sole ci elargisce in un anno energia in quantità ben superiore al fabbisogno; ma altoforni, treni, ospedali e quant'altro richiedono energia anche quando il Sole non brilla, cone col metro avverso o di notte: l'intrinseca imprevedibilità del meteo rende non programmabile, dunque inutilizzabile, la produzione di elettricità da rinnovabili, pur potenzialmente copiosa. Nel 2024 Terna ha bandito una gara per sistemi di accumulo di 70 GWh di taglia; prima di arrivare a coprire una quota significativa del fabbisogno nazionale annuo, di 312 TWh nel 2020, ci vuole certo più tempo che a mettere in esercizio una corrispondente flotta di SMR anche partendo dal green field. Non si riesce a installare un rigassificatore di metano in mare a Piombino e ci si illude di immagazzinare i miliardi di metri cubi di idrogeno necessari a garantire la continuità dell"erogazione di centinaia di TWh elettrici l'anno, quando pure l'IEA stima in non piu' del 25% l'efficienza di riconversione in elettricità dei sistemi attuali di stoccaggio. Cero si potrebbe ovviare moltiplicando i bacini idroelettrici, al prezzo però di rischiare in un territorio franoso come il nostro altri Vajont. Non stupisce quindi che i siderurgici Italiani gia' a settembre 2022 abbiano siglato un accordo con la Slovenia per le future forniture di elettricità da parte della centrale nucleare di Krsko; a differenza di sole e vento, quella e' affidabile.
"Se il materiale di una barra arrivase a mescolarsi con quello di altre potrebbe accidentalmente riprodursi la criticità, cioè riattivarsi la fissione (come avvenne niente meno che un paio di miliardi di anni fa ad Oklo nel Gabon dove si trova ancora oggi una miniera di uranio ed era presente all'epoca dell'acqua che faceva da moderatore: in quel luogo per centinaia di migliaia di anni ha funzionato a singhiozzo una specie di reattore "naturale" di cui abbiamo scoperto ancora oggi le scorie)."
Il grado di arricchimento e la massa critica non è sufficente nei cask, lo si fà apposta prof, quand'è che stracciamo la laurea?
Ideologia allo stato puro! Tartaglia nn ne capisce una beneamata mazza
Per tutti quelli che guarderanno questo video: non limitatevi ad ascoltare le parole del prof. Tartaglia, ascoltate tutte le campane, soprattutto quelle contrarie. Ascoltate i dibattiti tra lui e qualcuno pro-nucleare (sì, ci sono su youtube). Vi renderete conto che il prof. Tartaglia ha una visione estremamente limitata e ideologica sulla questione e soprattutto che ne sa davvero poco, per quanto possa essere competente nel suo campo. La scienza non si fa ascoltando una singola persona.
In ogni caso trovo vergognoso parlare dell'emergenza climatica per poi affermare che abbiamo il lusso di rinunciare al nucleare. I danni che può causare il nucleare sono centinaia di migliaia di volte inferiori di quelli del cambiamento climatico. Quindi sarebbe totalmente irresponsabile rinunciare ad uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione per abbattere le emissioni di CO2. Affermare il contrario vuol dire o sottovalutare l'emergenza climatica o essere ideologicamente e irrazionalmente contrari all'energia atomica.
@@LorenzoValente Vero, e tuttavia Tartaglia, e non solo lui, solleva problemi che i pro-nuke bellamente ignorano, anche nei dibattiti su youtube vengono ignorati. Quello sul nucleare è un tema caldissimo, e per questa ragione le parti del dibattito finiscono per fare cherry picking in ogni caso. Semplicemente, e su questo devo dar loro atto, i pro-nuke si vendono benissimo. Ma il fatto che le loro posizioni non siano ideologiche è quanto di più ideologico ci sia
E in che cosa sarebbe ideologico Tartaglia? Anche nell'approccio nuclearista c'è molta ideologia. Nicola Armaroli del CNR dice sostanzialmente le stesse cose di Tartaglia ed entrambi sono molto documentati, le argomentazioni sono molto solide e rigorose. Non vedo lo stesso rigore in certi influencer nuclearisti come Luca Romano che tra l'altro non si è mai confrontato con la comunità accademica... è un fisico come tanti altri che non si sa nemmeno come vive ...
@@marcopaparo8590 fammi un esempio di problema che Tartaglia solleva e che i pro-nuke ignorano. Perchè in tutti i dibattiti che ho seguito non è mai accaduto che certi argomenti non potessero essere smontati con dati e fatti. Il nucleare ha grossi problemi (l'altissimo costo iniziale e l'accettazione pubblica) ma dal punto di vista scientifico è sicuro e a basso impatto, per quanto Tartaglia continui a negarlo. Peccato che questo non sia il suo campo di specializzazione.
@@manuelgrossini7593un approccio è ideologico se a supporto delle tue teorie non ti basi su fatti o dati ma piuttosto sulla tua personale visione del mondo. E mi dispiace, guarda qualsiasi dibattito tra un nuclearista e un antinuclearista, l'unico che segue i dati e il metodo scientifico è il primo. Perchè i dati sono chiarissimi, il nucleare è sicuro e a basso impatto ecologico. Punto. Tartaglia non è AFFATTO rigoroso e infatti nei dibattiti ha fatto delle magrissime figure. Guardati il dibattito tra lui e Luca Romano appunto. Luca Romano (che tu definisci un "influencer che non sa come si vive", dimostrando molta disonestà intellettuale visto che critichi la persona invece delle sue parole) è estremamente preparato, rigoroso e documentato sul nucleare. E poi guarda, se Tartaglia rappresenta la "comunità accademica" allora Luca fa più che bene ad andare per la sua strada senza perder tempo con certi dinosauri. Lui intanto non si è mai sottratto ad un dibattito (ce ne sono decine su youtube) e la superiorità delle sue argomentazioni è granitica.
Nel dibattito con Luca Romano, il caro prof. Tartaglia ha detto che l'acqua di Fukushima sversata nell'oceano è radioattiva e pericolosa. Ora tu dimmi se un'affermazione del genere non è ideologica e completamente campata in aria.
Perfettamente d'accordo e molto competente
Il materiale fissile che utilizzano le centrali francesi (e persino USA) arrivano da Rosatom (Russia) miracolosamente non soggetta a sanzioni. Chissà perché...
Tartaglia, ovvero come spaccare i maroni in quattro
Questa foto nella copertina vi qualifica. Nient'altro da aggiungere.
Caastrofisti climatici e basta.