Ovviamente Wittgenstein non intendeva assolutamente dire che si può parlare solo di ciò di cui si può parlare 'precisamente' in termini scientifici... mi auguro che il prof. Cacciari lo sappia
Nonostante la grande profondità filosofica espressa qui come altrove dal prof. Cacciari, a mio avviso il 'limite' (uso questo termine nel senso non polemico ma tecnico-filosofico) del suo discorso speculativo, da sempre, è questo voler tenere insieme nel concetto di metafisica due dimensioni ontologiche che sono in realtà tra loro logicamente non soltanto 'opposte' (come Cacciari sostiene) ma 'contraddittorie': la "ousia" dell'essente, ciò che solo possiamo determinare con la predicazione in ogni linguaggio/rappresentazione possibile degli enti e che si realizza nell'essere 'per altro' di ogni definizione d'essenza (relazione), non potrebbe MAI sussistere senza la "parousia" dell'essente, ovvero se l'essente non fosse già 'per sé' quell'Impossibile/Impensabile (singolarità), l'Uno-Arché che veramente "è" sostanza e che proprio in ciò è negazione "in atto" che ogni alterità abbia una sua sostanza. Come la grande metafisica classica, tra Parmenide Platone ed Aristotele, ha radicalmente saputo fin dagli inizi del filosofare (naturalmente con tutte le differenze anche radicali su come sia pensabile quella "sostanza" originaria, che intercorrono nelle rispettive tradizioni del parmenideismo, platonismo ed aristotelismo e che si sono fatte più acute a partire dall'ingresso nella storia del Cristianesimo).
La finitezza dell'essente è chiara, ma da qui a dimostrare l'infinitezza (futura) dell'essente dopo la sua finitezza fisica (la morte che verrà) è una prova troppo difficile, secondo me, per poter accogliere tranquilli la propria morte ciascuno. Di cosa direbbe la Fisica alla fine non mi darà tanta pace nel momento giusto. La paura della morte rimarrà uguale. Forse sbaglio oppure ho poca fede nella Scienza. Come al solito Cacciari è bravo perchè è sempre convinto di quello che dice. Ma io, poverino di me, non sono così sicuro della realtà delle monade nonostante aver letto "Le pli. Leibniz et il Baroque", di Gilles Deleuze. Non me ne sono convinto di quelle rete-strutture non visibili anche se siano delle forme fisiche vere.
Mi sembra un tentativo di voler capire e inseguire ciò che la scienza scopre e utilizza senza essa stessa aver capito bene però ciò che ha scoperto ma solo accorgersi che "funziona". La filosofia per dirla con Heidegger non segue l'essente ma l'essere.
Bellissimo!!!
Verso un Realismo Metafisico Qualificato! Ben tornato!
Bello l'intervento a 55:48
Ovviamente Wittgenstein non intendeva assolutamente dire che si può parlare solo di ciò di cui si può parlare 'precisamente' in termini scientifici... mi auguro che il prof. Cacciari lo sappia
ma come si fa a riprendere un evento del genere con questa inquadratura? era sufficiente tenerla per due minuti e poi stringere sull'oratore.
Dovete leggere il labiale??? Chiedo per il vicino
If this be error and upon me proved
I never writ, nor no man ever loved
Il flusso di informazioni in cui ogni Essente-Monade è immerso sembrerebbe la descrizione di un qualche tipo di Matrix...
Nonostante la grande profondità filosofica espressa qui come altrove dal prof. Cacciari, a mio avviso il 'limite' (uso questo termine nel senso non polemico ma tecnico-filosofico) del suo discorso speculativo, da sempre, è questo voler tenere insieme nel concetto di metafisica due dimensioni ontologiche che sono in realtà tra loro logicamente non soltanto 'opposte' (come Cacciari sostiene) ma 'contraddittorie':
la "ousia" dell'essente, ciò che solo possiamo determinare con la predicazione in ogni linguaggio/rappresentazione possibile degli enti e che si realizza nell'essere 'per altro' di ogni definizione d'essenza (relazione), non potrebbe MAI sussistere senza la "parousia" dell'essente, ovvero se l'essente non fosse già 'per sé' quell'Impossibile/Impensabile (singolarità), l'Uno-Arché che veramente "è" sostanza e che proprio in ciò è negazione "in atto" che ogni alterità abbia una sua sostanza.
Come la grande metafisica classica, tra Parmenide Platone ed Aristotele, ha radicalmente saputo fin dagli inizi del filosofare (naturalmente con tutte le differenze anche radicali su come sia pensabile quella "sostanza" originaria, che intercorrono nelle rispettive tradizioni del parmenideismo, platonismo ed aristotelismo e che si sono fatte più acute a partire dall'ingresso nella storia del Cristianesimo).
La finitezza dell'essente è chiara, ma da qui a dimostrare l'infinitezza (futura) dell'essente dopo la sua finitezza fisica (la morte che verrà) è una prova troppo difficile, secondo me, per poter accogliere tranquilli la propria morte ciascuno. Di cosa direbbe la Fisica alla fine non mi darà tanta pace nel momento giusto. La paura della morte rimarrà uguale. Forse sbaglio oppure ho poca fede nella Scienza. Come al solito Cacciari è bravo perchè è sempre convinto di quello che dice. Ma io, poverino di me, non sono così sicuro della realtà delle monade nonostante aver letto "Le pli. Leibniz et il Baroque", di Gilles Deleuze. Non me ne sono convinto di quelle rete-strutture non visibili anche se siano delle forme fisiche vere.
Ora di filosofia, appello: Essente!? ...assente...😂
Mi sembra un tentativo di voler capire e inseguire ciò che la scienza scopre e utilizza senza essa stessa aver capito bene però ciò che ha scoperto ma solo accorgersi che "funziona". La filosofia per dirla con Heidegger non segue l'essente ma l'essere.