EMANUELE SEVERINO - Gli ANTICHI e la Nascita della Filosofia
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- āđāļāļĒāđāļāļĢāđāđāļĄāļ·āđāļ 10 āļĄāļī.āļĒ. 2023
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Tutto Emanuele Severino: âĒ Tutto Emanuele Severino
Incontro tenutosi al caffÃĻ filosofico nel 2009.
Con il termine âPresocraticiâ si ÃĻ soliti indicare lâinsieme dei filosofi antecedenti a Socrate, non solo da un punto di vista cronologico, ma soprattutto da un punto di vista teorico. Sono dunque raccolti sotto questa definizione i pensatori, del VI-V secolo a.C., che si trovano al di qua di un ideale spartiacque rappresentato dal pensiero socratico.
Di questi filosofi si possiede un numero limitato e piuttosto incerto di notizie, a causa delle narrazioni mitiche e leggendarie che spesso sâintrecciano alle loro biografie. Inoltre, ci sono pervenuti per lo piÃđ solo brevi frammenti delle loro opere e il resto delle informazioni di cui si dispone sono tratte da fonti indirette, come il libro primo della Metafisica di Aristotele. Un aspetto che caratterizza le origini della filosofia greca, e dunque questi pensatori, ÃĻ lâesercizio collettivo della riflessione. In questi secoli la filosofia ÃĻ radicalmente considerata unâattività corale e si organizza e sviluppa attorno a delle scuole, luoghi adibiti alla condivisione delle idee sotto la guida di un maestro. Per questo motivo si ÃĻ soliti raggruppare gli autori presocratici in base alla città e alla scuola di appartenenza. Nonostante le teorie di questi pensatori possano apparire insoddisfacenti per la loro semplicità o addirittura ingenue, esse rappresentano un progressivo abbandono del modo di pensare dellâantichità (caratterizzato dalle credenze del mito), costituendo i primi passi del pensiero razionale. Risultano, dunque, ancora oggi insostituibili non solo per la comprensione delle radici della cultura occidentale, ma anche per unâinterrogazione consapevole della realtà contemporanea.
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Whowww! Severino ÃĻ in grado non solo di raccontare la filosofia con semplicità e chiarezza, ma di farci apprezzare l'essenza del ragionamento, gli effetti, il valore pratico del sapere ;-)
Solo la sua bellissima voce fa ascoltare con gioia immensa la sua lezione. ImmensoâĪâĪâĪâĪ
âĪïļ
Ringrazio di cuore per questa magnifica lezione. Che meraviglia! Che gioia l'insegnamento di Severino!
âĪïļâĪïļâĪïļ
Mi piacerebbe poter scambiare dubbi riflessioni approfondimenti in merito...sarebbe possibile ?
â@@giovannibasiliani712la prego, si faccia avanti.
Salve prof a lezione era bello
La verità ÃĻ onniscienza della verità scusando il gioco di parole
La verità ÃĻ incontrovertibile
si
La verità ÃĻ onniscienza della veritÃ
grazie.
grazie a te
Il problema espressivo rimane comunque tra l'uso di essere come sostantivo o come verbo. Dire che A, B, C... non significano Essere (in quanto principio, archÃĐ) non puÃē sovrapporsi nÃĐ linguisticamente nÃĐ logicamente con l'asserire che A non ÃĻ (in toto), ma piuttosto che A non ÃĻ il principio, la costante originaria che soggiace all'ente. L'ambiguità ÃĻ nell'uso sostantivo del verbo essere, se si ponesse un altro significante il problema non sussisterebbe. Anzi si potrebbe ben sostenere, senza particolari sfarfallamenti, che la continuità identica a tutte le cose ÃĻ proprio la positività dell'essere rispetto al nulla. Il mondo non sarebbe illusione, ma semplicemente l'aggregarsi di manifestazioni relativamente variabili rispetto costanti strutturali la cui origine fondante ÃĻ la loro condizione positiva di sussistere, di partecipare, appunto, all'essere.
Non c'ÃĻ contraddizione tra divenire ed essere, ma partecipazione necessaria. L'apparire dei fenomeni non ÃĻ illusorio proprio in quanto variazione strutturale dell'essere. Tuttavia, non capisco perchÃĐ il discorso sull'Essere di Parmenide debba per forza essere in contraddizione con l'uso del verbo essere in riferimento a enti specifici. Gli attributi all'Essere come Principio costante che soggiace ai fenomeni non contraddicono l'asserire che un certo evento A sia x o y in un certo momento. Pertanto i fenomeni particolari perchÃĐ dovrebbero non-essere? Nel senso perchÃĐ la negazione che A significhi Essere dovrebbe comportare l'assunzione del divenire come uscire ed entrare dal nulla? Le specificazioni fenomeniche possono non sovrapporsi metafisicamente all'Essere, eppure sussistere come essenti in una condizione specifica e quindi essere con la e minuscola. Pertanto ciÃē non puÃē comportare che gli enti escano e tornino nel Nulla, ma anzi al contrario che essi siano variazione della continuità positiva dell'Essere ontologicamente inteso come principio estensivo di sussistenza.
Qualcuno ci ha ragionato sopra?
No, grazie per questi spunti
Ma quello che dici si avvicina al pensiero di Severino nella sua critica all'illusorietà degli enti di Parmenide
La verità ÃĻ onniscienza
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PerchÃĐ queste continue interruzzioni musicali, che sono di fatto imposte, del tutto superflue, noiose e che rompono la continuità della densa argomentazione, che richiede tutta la nostra attenzione ? Se bisogno, chiunque puo' interrompere temporaneamente l'ascolto e riprenderlo quando gli aggrada.
ho cercato di tagliarle