016 Maria Soresina legge la Divina Commedia Inferno IX, 1-105

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  • เผยแพร่เมื่อ 2 ม.ค. 2025

ความคิดเห็น • 17

  • @PECSfrancesco
    @PECSfrancesco ปีที่แล้ว +1

    stupendo racconto, grazie

  • @tittimarino501
    @tittimarino501 3 ปีที่แล้ว +1

    Grazie sempre per le sue magnifiche spiegazioni.🌹😘

  • @ivanozuccolotto1
    @ivanozuccolotto1 3 ปีที่แล้ว +1

    Chiedo scusa...si potrebbe sapere l'autore del testo su Virgilio citato al minuto 11:50?
    Grazie, come sempre, per lo splendido commento!

    • @RoccoVentura
      @RoccoVentura 3 ปีที่แล้ว +1

      Forse "La morte di Virgilio", di Hermann Broch...

    • @ivanozuccolotto1
      @ivanozuccolotto1 3 ปีที่แล้ว

      @@RoccoVentura grazie provo a verificare!

    • @ivanozuccolotto1
      @ivanozuccolotto1 3 ปีที่แล้ว

      @@RoccoVentura no, non è lui...

    • @RoccoVentura
      @RoccoVentura 3 ปีที่แล้ว

      @@ivanozuccolotto1 Attendiamo la risposta di Maria...

    • @ilibridimariasoresina4540
      @ilibridimariasoresina4540  3 ปีที่แล้ว +8

      Chiedo scusa io, ha perfettamente ragione! Forse non l'ho detto perché è un libro in tedesco. L'autrice (una donna) si chiama Marion Giebel, e il titolo è "Vergil". Fa parte di una serie meravigliosa (l'avessimo noi in Italia!) di monografie sulla vita e sulle opere dei vari personaggi (scrittori, artisti, politici, capi religiosi, ecc,), sempre affidate a un esperto. Io ne avrò almeno 50 e non mi hanno mai deluso... nemmeno quella su Dante! Sono pubblicate dalla Rowohlt.
      Grazie! Maria Soresina

  • @RoccoVentura
    @RoccoVentura 3 ปีที่แล้ว +1

    Grazie Maria

  • @enricoavveduto2376
    @enricoavveduto2376 4 หลายเดือนก่อน

    Incredibile che René Guénon abbia preso la cantonata di credere che Arrigo VII fosse colui che apre la porta della città di Dite e ccinsentire a Dante la continuazione del viaggio!!!!

  • @graziaruggiero1152
    @graziaruggiero1152 3 ปีที่แล้ว +2

    Gentile Maria Soresina, ascolto con molto interesse e piacere le sue letture della Divina Commedia.
    Circa il suo interrogativo sul perché dei versi di Dante in questo canto, riferiti a Virgilio :
    "Di poco era di me la carne nuda,
    ch'ella mi fece intrar dentr'a quel muro
    per trarne un spirto del cerchio di Giuda",
    non potrebbe questa espressione : da poco era di me la carne nuda, riferirsi al fatto che egli era stato "spogliato" delle sue prerogative terrene, condizione indispensabile per la discesa nel mondo Infero , poiché, forse, questa spoliazione citata in molti miti della discesa agli Inferi, mima la condizione della morte, dove ci si "spoglia" di quello che siamo stati nella vita per poter accedere ad una dimensione non più umana, di Verità?
    Mi spiego meglio : nel mito della discesa negli Inferi della dea sumera Inanna, ella , prima di intraprendere il viaggio indossa amuleti magici e insegne regali,
    ma, come vedremo, per poter essere ammessa al cospetto della sorella Ereshkigal, signora del mondo Infero, deve lasciare queste sue caratteristiche.
    Infatti il mito narra che quando Ereshkigal viene a conoscenza della presenza di Inanna nel suo regno, ordina di chiudere tutti e sette i cancelli. Davanti a questi ingressi sbarrati, Inanna si priva mano a mano di tutti i suoi beni, rappresentati da sette veli che lascia cadere mentre precede. Ormai nuda e indifesa, può giungere infine al cospetto di Ereshkigal.
    In altri miti della catabasi si accenna a questa necessità che viene definita nei riti di iniziazione di cui ci parla anche René Guénon : "spoliazione dei metalli"
    Così per esempio nel mito della dea Babilonese Ishtar :
    " Ishtar scende agli Inferi per strappare loro il suo amato Tamuz; e davanti
    all'ingresso del mondo delle ombre minaccia, per poter entrare, le più gravi
    calamità e rovine, tanto che la sorella, dea dei morti, dà ordine di farla
    passare. Impone tuttavia che tutti gli ornamenti con i quali si presentava sulla
    terra le vengano tolti, poiché nel mondo degli Inferi si può accedere soltanto se
    nudi e senza armi di difesa ed offesa... "
    Altrove si legge sempre su Isthar :
    " La spoliazione dei metalli è un rito iniziatico molto antico, che si collega al carattere impuro ad essi attribuito. È un rito che ritroviamo accostato al mito della dea babilonese Ishtar, costretta durante la discesa agli Inferi per riportare in vita l'amato Tammuz, a deporre uno dopo l’altro i suoi ornamenti per superare i sette sbarramenti, prima di apparire- spogliata di tutto- davanti alla sorella, la terribile sovrana del regno dei morti. "
    Come accennato citando Guénon , troviamo questa pratica nei riti massonici in cui il candidato è invitato a spogliarsi dei suoi metalli (monete, anelli, catene, orologio, braccialetti) prima di sottoporsi all’Iniziazione. Quest’ultima deve essere considerata come una Seconda Nascita, in cui l’Iniziando abbandona per sempre il suo stato profano per entrare nel Grande Reale (il Grande Reale è la dimensione metafisica del Risveglio, dell'Illuminazione Iniziatica). Lo stato profano- come scrive René Guénon- è una condizione d’ignoranza. Soltanto con l’Iniziazione, l’uomo può riuscire ad incamminarsi verso la Verità.
    " Nel mito biblico della Caduta, l’uomo è nudo e privo di metalli: eppure non prova vergogna del suo stato. Soltanto dopo la Caduta, l’uomo ricorre ai metalli per ricoprire il proprio corpo e per affrontare il Mondo: raggiungere lo Stato Iniziatico significa riscoprire la purezza originaria. Nella Tradizione i metalli sono simbolo d’impurità: non a caso l’alchimia si propone di estrarne il Soffio: la fusione dei metalli è equiparabile alla morte, il Soffio estratto rappresenta la virtù".
    Se lei reputa possibile che Dante fosse a conoscenza in qualche modo di questi miti, forse si può vedere nelle parole che fa dire a Virgilio un richiamo a queste antiche tradizioni e simbologie rappresentate in essi.
    Grazie, e grazie per le sue preziose e bellissime letture di Dante.

    • @ilibridimariasoresina4540
      @ilibridimariasoresina4540  3 ปีที่แล้ว +1

      Grazie del lungo messaggio, circostanziato e ricco di spunti, gentile Grazia Ruggiero!
      Sono profondamente convinta che tutte le tradizioni abbiano molto in comune, siano, nella loro essenza, la stessa via. Lo dice Dante: “Non li è altra via”. Poi i nomi e tante piccole cose cambiano di luogo in luogo e di tempo in tempo. E le strade, come dice sempre Dante, sono infinite, ma la via è una.
      Sono perfettamente d’accordo con Lei che spogliarsi delle prerogative terrene sia una condizione indispensabile per la discesa nel mondo infero. Però quando Lei poi entra nei dettagli, i metalli, ecc. non so quanto sia attinente.
      Penso, o meglio suppongo che quella frase sia da collegare all’epicureismo e in particolare all’epicureismo romano, o napoletano dei tempi di Virgilio, di cui so poco. Però adesso ho comprato un libro che tratta anche di questo. Spero di riuscire a capirne di più.
      Poi mi chiede se reputo possibile che Dante fosse a conoscenza di questi miti, e suppongo che Lei intenda gli affascinanti miti sumeri e babilonesi. Mi dispiace deluderla, ma per essere sincera devo dire: non lo so. Comunque penso di no. In ogni caso non ne parla mai.
      Ancora grazie, e un caro saluto
      Maria Soresina

    • @graziaruggiero1152
      @graziaruggiero1152 3 ปีที่แล้ว

      @@ilibridimariasoresina4540 La ringrazio molto per la sua risposta e spero che presto possa trovare nuovi elementi nel libro che leggerà sull'Epicureismo romano e napoletano, che portino a chiarire i versi di Dante. E che vorrà condividere con noi prossimamente. Grazie ancora.

  • @enricoavveduto2376
    @enricoavveduto2376 4 หลายเดือนก่อน

    Bellissimo il commento al verso 'Di poco era di me la carne nuda'... È una crisi esistenzuake che porta ad entrare dentro di sé fino sl findo del proprio essere.... Ci si salva attraverso questo tipo di morti. Virgilio ha conosciuto la sua selva oscura prima di Dante, e quindi può fargli da maestro, duca, guida, etc
    Ascoltando le sue spiegazioni mi appaiano sempre più ridicole quelle della critica ufficiale... Non si può studiare Dante se non si di è morti slmeno uns volta durante la propria esistenza. Non basta la mente per keggere la Commedia.