00:00 Intro 01:04 Come è arrivato alla Filosofia? 06:17 Chi è il filosofo? Cosa fa? 13:27 Cosa è il mondo di oggi? 17:00 Cosa rimane del mito del progresso? 19:10 Come si colloca il filosofo Severino di fronte al trionfo della Tecnica? 21:04 Come potremmo trasformare la situazione? Dove arriveremo? 26:46 Quali sono le domande a cui si dovrà rispondere dopo il trionfo del paradiso della Tecnica si rivelerà per quello che è? 29:30 Cosa è l'Eterno?
Veramente utile per me questo Video! Erano alcune cose che volevo sapere di Severino... Come se google/ youtube mi avesse letto nel Pensiero... Grazie!🌷🌾🧎🏼♀️
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
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Si chiama Guido Ferrari (nel 1991 era in RSI) e fa tuttora il giornalista. Intervista dal programma Carta bianca (RSI) del 08.08.1991. Intervistato da Guido Ferrari. www.rsi.ch/play/tv/-/video/emanuele-severino-eterno-per-necessita-e-convinzione?urn=urn:rsi:video:12678582
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
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'Il paradiso della tecnica è destinato a diventare un inferno'. Ecco perché la decrescita felice prospettata da Serge Latouche non potrà mai attecchire: è la rinuncia al 'paradiso', alla felicità artificiosa garantita dalla tecnologia, l'ipotesi di decrescita mette angoscia, è 'l'inferno'. Nei tempi del lockdown 2020, oltre ai timori per la salute il terrore più grande era il non poter più tornare al 'mondo di ieri'
Pienamente d'accordo... assomiglia un po' a quello che è successo alla fine delle due guerre mondiali, al tentativo angoscioso e anacronistico di tornare al "benessere" ormai perduto, perché appartenente a uno status Quo non riproponibile
@@Wallace-oh6qy eh ma il senso di Tecnica non è ristretto a tecnologia, ha carattere onnicomprensivo (per dire, il linguaggio è una tecnica, l'ordinamento giuridico pure, ecc.). Insomma, tutto ciò che non è natura ma prodotto culturale e morale, che, certo, può avvalersi di tecnologia ma non si ferma lì. Perciò, credo, il virtuoso proposito di Latouche si scontra con l'infelicità assoluta di 'tornare indietro' volontariamente degli esseri umani contemporanei.
@@alessandrochetta3520 però Latouche critica il capitalismo che pure Severino ritiene destinato a tramontare. Nel paradiso della tecnica non c'è posto per il capitalismo
I ragionamenti di Emanuele Severino avvicinano la filosofia occidentale a quella orientale, indiana in particolare, perché mettere in discussione il Divenire, significa che esso è illusorio, è come un velo che nasconde la Realtà. Ma questo è scritto nei Veda, è la consapevolezza dello Yoga e del Buddhismo! In verità Emanuele Severino, mi sembra di capire, che non metta in discussione la realtà del Divenire, quanto la maniera in cui è stato concepito dall'Occidente, e così facendo lo immagina come un'infinità di istanti eterni, perché ciò che è non può non essere. In tal modo Severino va oltre Parmenide che, prendendo atto dell'esistenza del Divenire, ha concluso che fosse apparenza. A parer mio è questo l'aspetto debole della posizione di Severino: l'eternità degli enti così come appaiono nella nostra sfera sensoriale! Certamente che io sono eterno, che sono sempre stato e sempre sarò, ma chi sono io, qual è la mia vera essenza? Di certo non quello che fui nelle migliaia di giorni vissuti come neonato, bambino, adolescente, adulto, anziano, vecchio, cadavere, come afferma Severino! L'eternità riguarda qualcosa che alberga permanentemente, sempre uguale a se stessa, in queste infinite trasformazioni così reali, ma così illusorie! Da un punto di vista fisico può darsi che tutto ciò che diviene venga veicolato dalla luce come i fotogrammi di una pellicola, ma i fotogrammi non sono me, così come Charlie Chaplin non è lui quando vedo un suo film! La questione del mistico che sperimenta il Brahman è facilmente risolvibile, perché nel Vedanta, Brahman non è una realtà esterna, la verità da realizzare camminando nella non verità, ma è una realtà interna, è il vero essere o essenza dell'uomo, e il fine del mistico indiano, ma vorrei dire degli uomini tutti, è prendere consapevolezza di esso! Dunque straordinario Emanuele Severino quando attraverso una rigorosa riflessione perviene al concetto di eternità degli enti, ma con qualche piccola correzione.
Se ogni nostro istante fosse eterno ora staremmo già godendo della gioia eterna, invece Severino prima affermava questa eternità di ogni istante e poi diceva che aspettava la morte per entrare nel l'eternità... non si capisce se l'autocoscienza dell'uomo sia in ogni singolo fotogramma o solo in quello dopo l'uscita dal cerchio dell'apparire
@@Wallace-oh6qy, a mio modo di vedere Emanuele Severino si contraddice quando afferma che bisognerebbe rivoluzionare il pensiero greco e partire dal presupposto che il Divenire non esiste, invece di considerarlo reale. Si tratta in sostanza di una sorta di rivoluzione copernicana della filosofia occidentale! Ed io accetto questa posizione, perché parto dalla mia filosofia di riferimento che è quella indiana. Però poi andando oltre Parmenide, Severino dà consistenza reale ad ogni istante del Divenire e quindi la sua illusorietà viene a mancare, mi vengono in mente certi paradossi di Zenone! Invece se si vuole essere coerenti con il pensiero di Parmenide, cioè che ciò che è non può divenire, ma è immutabile, allora l'unica soluzione che è anche quella della filosofia indiana è che ciò che è rappresenta il nucleo essenziale degli enti e che ciò che appare è soltanto una manifestazione esteriore che si origina dagli elementi costitutivi e ritorna ad essi.
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@@marlonminetti3773 piantala di elemosinare visibilità. Se i contenuti dell'autore che insistentemente consigli a tutti coloro a cui capita di commentare un video di Severino sono degni, si faranno strada a prescindere dai tuoi risibili tentativi pubblicitari.
Credo sia importante distinguere tra soddisfazione e felicità; laddove certamente la tecnica scientifica è il metodo migliore per perseguire i primi (anche se mi sembra impossibile che accada per tutti), e felicità, a cui la scienza tecnica non è in grado di provvedere. Sarà quando la felicità, pur nell'abbondanza del benessere materiale e della soddisfazione di tutti i bisogni (essenziali e superflui), si avvertirà potentemente nella sua assenza, che ci sarà quella spinta umana e umanista, che ci farà recuperare tutta quella dimensione umana che non risponde solamente alla soddisfazione della materialità, compresi quelli di senso e la dimensione della soggettività, ad oggi troppo trascurata (dato che per il positivismo la soggettività non ha valore), ma presente ed importante tanto quanto l'oggettività e l'oggettivabile. Secondo me.
Grande pensatore, portatore di una grande lezione di vita, ma con un grande limite: credere (e si noti subito: questa è credenza, non pensiero) che l'altro del "razionale" sia l' "irrazionale", e per questo incomprensione e non considerazione da parte del maestro Severino del "sovra-razionale" (l'Uno-Arché) di cui si tratta nella tradizione metafisica, in particolare nella sua linea platonica, nella quale la ragione non è necessariamente, immutabilmente, destinata al nichilismo della "follia" tecnico-scientifica (apparire/scomparire degli enti), qui la ragione essendo già UNA manifestazione (non l'unica) di un Saper-si originario, che è già Verità in quanto assoluta ed intrascendibile Identità o Coscienza.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
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La scienza, fin dalla sua nascita come episteme presso i Greci, ha provato ad indicare un orizzonte di senso immutabile, di verità. L'evoluzione del pensiero filosofico e scientifico ha portato alla constatazione che il divenire è inconciliabile con ogni immutabile; ogni dio, ogni verità non possono sussistere tenendo fermo il divenire occidentalmente inteso. Severino riconosce in Leopardi, Nietzsche e Gentile i tre maggiori pensatori che hanno portato alla luce questo aspetto. La scienza, dopo i tentativi neopositivisti del primo Novecento (Carnap, Schlick, Neurath) ha assunto come suo statuto il pensiero ipotetico-deduttivo. Basti pensare al principio di indeterminazione di Heisenberg, basti pensare alle teorie fisico/matematiche che spiegano l'Universo e la sua evoluzione: nessuno scienziato oggi pensa di andare alla ricerca della verità come faceva Galileo che cercava le leggi del mondo attraverso la sperimentazione. Oggi la scienza produce teorie che spiegano il mondo (o comparti discreti di esso); una teoria è meglio di un'altra non perchè sia più vera, ma perchè spiega maggiormente il mondo, ovvero è più potente, ovvero può trasformarlo con più efficacia. Questo sinteticamente quanto indica Severino.
Io credo che si riferisca, all’approccio Cartesiano sulla scienza. Ovvero, “ipotizzare” delle idee come fossero leggi di natura, se esse rispondono positivamente alle ipotesi fatte a monte (attraverso l’empirismo scientifico), quell’idee verranno considerate come esse stesse delle leggi di natura, cioè delle verità temporali finché non se ne trovino di nuove ancor più precise ancor più vere. Quindi, Cartesio allo stato puro, cioè sottoporre la natura a esperimenti, perciò ecco la logica ipotetica del maestro.
Perché la logica scientifica è ignara del fondamento (=identità-opposizione del positivo al negativo), l'assolutamente incontrovertibile, la cui negazione è autonegazione. Per avvicinarsi al discorso filosofico di Severino consiglio di cominciare dal testo "Essenza del nichilismo".
@@patricioredon2 Non precisamente; Severino indica come l'Occidente sia diventato padrone del pianeta grazie al sottosuolo filosofico che gli ha dato gli strumenti per impadronircisi. Questi strumenti sono dati dalla tecno-scienza che ha il suo fondamento nel pensiero Greco. Il testo fondamentale è "Tornare a Parmenide", saggio contenuto in "Essenza del nichilismo". Il pensiero scientifico non nasce con Cartesio o Galilei, ha i suoi fondamenti nel riconoscere il divenire come entrare ed uscire dal nulla degli enti. Una volta preso questo sentiero, è un percorso necessario arrivare alla scienza contemporanea che rinuncia per statuto interno al concetto di verità preferendo un approccio ipotetico-deduttivo (vedi Popper ed il principio di falsificabilità).
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
non è il “ suo “ pensiero, ma è il pensiero che lui semplicemente testimonia, con la differenza che lui lo ha visto in anticipo. Nulla di straordinario, cose che sono capitate per moltissimi pensatori; d’altra parte quello fanno di lavoro, seppure non tutti con gli stessi esiti.
Credo che Severino le avrebbe risposto che se si trattasse di un SUO pensiero, sarebbe ben poca cosa e non varrebbe la pena ascoltarlo (ma questo dovrebbe dirlo lui perché a me già tremano le vene ai polsi...😅😅😅) e che il destino prospettato per l'Umanità da Severino non si configura come una Volontà dell'Umanità stessa, piuttosto come una Necessità dettata dall'angoscia derivante dalla felicità ipotetica offerta dalla Scienza in quanto felicità precaria per definizione.
Ho appena ascoltato un'altra intervista di severino.. alla domanda "cosa vuol dire essere filosofo" ha risposto lettera per lettera quanto risposto qui, a pappagallo proprio..
25:26 sta affermando che l'umanità si avvierà a un bivio non prossimo ma neanche troppo remoto, il suo dire è in quel 1991 di questa intervista. Oggi gennaio 2024 possiamo affermare che quell'espressione detta: "in un futuro non troppo remoto l'umanità farà i conti con l'egemonia della potenza e del potere scientifico"? del resto il Prof Severino è vissuto a lungo per vedere e quindi rendersi conto personalmente che è questa la realtà incontrovertibile a cui ci stiamo avviando. Non so se sentirmi sereno o terribilmente smarrito. Ci ha lasciati nel gennaio 2020.
Commento interessante. Sguardo storico sul nostro de-stino alla paradiso (ipotetico) della tecnica. Nietzsche: annuncia la morte di dio nella seconda metà dell’800, ovvero nel 1882. Tale affermazione ha - tra le varie implicazioni - quello di affermare che la comunità antropologica vincente non può essere quella dogmatico cristiana; qual è l’alternativa ? Quella comunità in cui il problema di dio non si pone neppure: la scienza. Ma è evidente che nel manifestarsi del destino la scienza dei tempi di Nietzsche era riconosciuta in un senso quantitativo e qualitativo diverso rispetto al modo in cui la civiltà occidentale la intende successivamente. Non trovando nella scienza dei propri tempi un concreto modello da proporre, introduce la figura del Superuomo che è un tipo antropologico che vive fedele alle proprie di volontà e non ha quelle di un dio dogmatico. Cioè: la definizione dell’uomo moderno in un senso ancora più profondo di quanto Heidegger porterà in luce successivamente. Anche se Nietzsche per fare questo annuncio di un nuovo tipo antropologico è costretto ad appoggiarsi ad un linguaggio profetico come quello del Zarathustra. L’alternativa sarebbe stato l’uomo rinascimentale. 40 anni dopo Heidegger: riconosce esplicitamente il pericolo di una “ disumanizzazione “ per l’affermazione del mondo della tecnica che poiché è comunque un fatto umano, allora è dimenticanza dell’essere. Da notare che Essere e Tempo è del 1927. Ma il limite di Heidegger è di non aver rifondato il senso dell’essere con la stessa forza con cui la società della tecnica lo ha dimenticato. Ed è scivolato in un pericoloso romanticismo grecizzante che si è abbracciato mortalmente con movimenti politici perdenti. La storia ha dato ragione ai paesi democratici franco-anglosassoni, paesi in cui democrazia e capitalismo non a caso attecchiscono prima rispetto ai paesi antagonisti. 40 anni dopo Severino non vede nella tecnica un pericolo perché se così fosse…potremmo decidere di evitarlo. Invece il paradiso della tecnica è - anch’esso - un tratto del destino. Ma aggiunge che non è l’ultima parola. E aggiunge che il riconoscimento autentico del senso della tecnica può avvenire allorquando appaia il senso autentico della verità. Per il discorso di Severino, poiché non si può andare verso la verità, perché presupporrebbe un cammino che è necessariamente nell’errore (in quanto saremmo orientati da “ coordinate “ sbagliate), significa che la verità è da sempre manifesta in noi e si tratta di riconoscere e non di andare verso la verità. La verità è se stessa se viene riconosciuta e non se viene prodotta, imposta, venduta, comprata, et cetera. E quindi ? Dopo Severino ? Il discorso deve “ fare i conti “ con il senso del necessario Riconoscimento della verità che è momento di ogni singolo soggetto senza alcuna distinzione di etnia, religione, sesso et cetera. La filosofia di Severino ha un carattere storico diverso dalle precedenti: non attende la confutazione, ma il Riconoscimento. Ma siccome tale Riconoscimento è momento del singolo e non di uno stato o di un partito o di una azienda o ancor peggio di un software, la riflessione si deve necessariamente spostare sulle condizioni del suo riconoscimento. Cosa può infatti impedire alla verità di diffondersi ed essere intesa ? Se dio è morto ed i vecchi valori non ci sono più, e noi siamo da sempre nella verità, vi è un un qualche elemento che impedisce al singolo di intende il senso del destino ? Vi è solo una risposta possibile: il Ritardo. Se noi siamo da sempre nella verità vuol dire che il “ percorso “ tra noi e la Verità è il Riconoscimento del Ritardo rispetto alla verità. Ma se non intendo questo Ritardo rimango nella non verità anche se da sempre sono nella verità. La tecnica oggi è la più articolata risposta alla condizione di Ritardo. Ma è una risposta senza verità, perché il contenuto di quella risposta non riguarda la verità, o meglio: è una risposta al Ritardo che non fa i conti con il discorso di Severino. Una tecnica che facesse i conti con il discorso di Severino sarebbe l’oltrepassamento del paradiso della tecnica. Il senso tecnico non si limita all’occidente, ma ormai si esprime su scala planetaria. Perché si ha fede che la tecnica sia la risposta più potente alla condizione di Ritardo. Ma Severino mostra che la tecnica non ha l’ultima parola. Una tecnica subordinata alla filosofia del destino sarebbe una tecnica infinitamente più potente esattamente nel modo in cui il capitalismo capisce che è più potente se si allea con la tecnica. Infatti la tecnica è perfettamente funzionale alla generazione del profitto ed al suo incremento ed è per questo che il capitalismo se ne serve.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
L'auto-confutazione in cui s'imbatte Severino può essere mostrata a partire dalla comprensione dell'astrattezza dell'identità dell'esser-sé immutabile così come Severino la intende dalla quale discende un'idea astratta del mutare dell'essere del quale egli ritiene di aver mostrato inconfutabilmente l'impossibilità. La totalità delle identità-differenze sincroniche (= non diacroniche = simultanee) che è ed appare nella dimensione che Severino chiama "apparire infinito" (cioè nella verità dell'essere dove tutte le contraddizioni sono risolte) si dimostra infatti insufficiente a determinare in modo esaustivo l'essere e l'apparire degli essenti entro la dimensione che Severino chiama "apparire finito". In sostanza, la relazione tra finito e infinito così come è stata posta da Severino presenta ancora un residuo nichilistico che, se non viene debitamente corretto, determina la nullificazione dell'esser-sé della determinatezza di ogni differenza diacronica ( = processuale = non simultanea). Se seguiamo Severino infatti mi sembra inevitabile imbattersi nel problema di doversi limitare ad affermare il mero APPARIRE della determinatezza di ogni differenza diacronica, senza riuscire ad affermare (come necessario) anche l'ESSERE della determinatezza di ogni differenza diacronica, ossia di ogni specifica diacronia, ossia di ogni nesso ontologico che correla il prima al poi. Sono d'accordo con Severino che l'interpretazione del divenire come "diventare altro" sia una cattiva interpretazione, ma allo stesso tempo se vogliamo comprendere a fondo il divenire non basta fermarsi a mostrare l'incontraddittorietà della totalità delle differenze sincroniche. La rimozione di valenza ontologica al divenire (perché essa costituirebbe l'affermazione del "diventare altro" dell'essente) implica a mio avviso di porre l'identità dei non identici in quanto l'esser-sé dell'«apparire non più / non ancora» viene ad essere identificato all'esser-sé del «non apparire» simpliciter cioè prescindente dalla determinatezza della specifica diacronia del poi rispetto al prima e del prima rispetto al poi. Se l'esser sé diveniente viene annullato allora il "non più" e il "non ancora" non hanno più alcuna consistenza ontologica, sì che l'esser sé di qualcosa che "non appare" è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare ancora" ed è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare più". Si può ricorrere alla seguente formulazione: (1): [A = x(t-1) - x(t)] = [x(t-1) - x(t) = A] la quale esprime l'esser sé dell'apparire della differenza diacronica determinata del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1). Severino, come è noto, nega consistenza ontologica alla determinatezza dell'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e dell'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima in quanto nell'apparire infinito nulla può sopraggiungere in quanto in esso tutto è già da sempre ed eternamente. La situazione prospettata da Severino nell'apparire infinito può essere indicata mediante la formula che esprime l'esser-sé dell'apparire prescindente da ogni riferimento al tempo (t), ossia eliminando dalla (1) l'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e l'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima, o, che esprime in altri termini l'esser-sé dell'apparire del «non apparire simpliciter» di un determinato processo diacronico, nel modo seguente: (2) [A = x] = [x = A] Ora: per Severino, la "differenza di essere" della (1) dalla (2) non può sussistere in quanto tra la (1) e la (2) può sussistere SOLTANTO UNA DIFFERENZA DI APPARIRE. Infatti nella (2) la soppressione della "t" che compariva nella (1) sta a indicare che la processualità diacronica nell'orizzonte immutabile dell'apparire infinito non soltanto non deve apparire, ma soprattutto deve essere priva di consistenza ontologica in quanto è necessario che nell'infinito sia nulla la differenza DIACRONICA tra ciò che non appare ancora e ciò che non appare più, laddove invece la (1) esprime l'esser sé dell'apparire della determinatezza del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1). Alla luce delle considerazioni svolte si comprende perché l'ontologia severiniana sia impossibilitata a porre nell'apparire infinito la distinzione tra la (1) e la (2) che QUANTO AL LORO ESSERE consistono nel medesimo, proprio in virtù del senso dell'immutabilità dell'identità severiniana che è del tutto indifferente al tempo, non essendo riconosciuta al divenire (in quanto diacronia) alcuna concreta consistenza ontologica, ma solo il suo apparire astratto nel finito. Per ricorrere ad un esempio che era assai caro al maestro Severino, poniamo che la (1) si riferisca all'esser sé dell'apparire (A) del differire diacronico determinato tra la legna x(t-1) e la cenere x(t) che conviene alla determinazione del processo di combustione (x) considerato. Sì che la (1) significa l'esser sé dell'apparire (A) della differenza diacronica fra il «non apparire più» di ciò che alla legna conveniva PRIMA del sopraggiungere della cenere e il «non apparire ancora» della cenere che alla legna converrà DOPO il suo essere sopraggiunta alla legna. La (2) significa l'esser sé dell'apparire (A) del «non apparire simpliciter» del processo di combustione (x). Stante il senso dell'identità severiniana che si riferisce all'essere immutabile (non diveniente nel tempo) nell'apparire infinito non è consentita ALCUNA DIFFERENZA DI ESSERE tra la (1) e la (2) che quindi sono il medesimo. Stante inoltre che nell'apparire infinito essere ed apparire sono il medesimo, ne segue che l'interpretazione non nichilistica del divenire, da ultimo, per Severino deve concludere non soltanto che l'essere-sé diveniente non appare, ma che propriamente non è. Questa conclusione tuttavia si regge sull'insolubile aporia in cui si chiude l'ontologia severiniana, poiché essa, da un lato, non può negare l'apparire del divenire processuale e, dall'altro, in quanto esso è necessariamente un nulla ontologico, a rigore, non potrebbe neppure venire affermato come apparire del divenire processuale, in quanto è lo stesso Severino a sostenere (in Essenza del Nichilismo) che il nulla non può apparire. Concludendo, Severino non riesce a porre la negazione di valenza ontologica al divenire poiché tale negazione subisce la sorte di auto-negarsi per via di confutazione elenctica, stante la necessità che ad apparire sia sempre ed inevitabilmente un esser-sé e quindi tale negazione si auto toglie in quanto negazione della necessità che il sopraggiungente includa l'esser sé che compete alla propria determinatezza diacronica (= diveniente).
Questo è il modo per svolgere un dialogo ristretto dove la maggior parte rimane esclusa dalla comprensione. Di ciò che ha scritto non ho compreso nulla e onestamente sfido chiunque ad esprimere cosa ha capito di quel che ha scritto. Potrebbe essere geniale così come potrebbe essere il nulla. Un filosofo deve aspirare a descrizioni comprensibili e non a descrizioni che, forse, comprendono pochi soggetti. A cosa servono queste teorie così complesse se non a generare altra confusione? Sono veramente perplesso!
@@enzopater19671: mi spiace che lei resti perplesso. La invito a studiare e a riflettere molto duramente. Se non ricordo male Heidegger diceva che per cominciare a capire qualcosa di filosofia bisogna studiare vent'anni Aristotele, pensi un po'. Per comprendere quanto da me scritto occorre conoscere approfonditamente la filosofia di Severino e seguire con pazienza le mie argomentazioni, ma non lo si può fare di certo come se si leggesse un articolo di quotidiano. In ogni caso, le mie riflessioni intendono offrire spunti a chi disponga di una approfondita conoscenza della filosofia di Severino e si trova nella situazione in cui mi sono trovato io quando una ventina di anni fa mi imbattei in tale filosofia e mi trovai a dire a me stesso: "il discorso di Severino è molto interessante e molto importante. Tuttavia c'è qualcosa che non mi torna". Io sono partito di lì e quello che ho sintetizzato in poche battute è il punto di partenza che mostra ciò che non torna nel discorso di Severino, almeno per quanto mi riguarda.
@@ermannovergani3574, lei è senza dubbio una persona gentile e preparata. Però, mi perdoni, potrebbe sforzarsi di esprimere certi concetti complessi con termini più comprensibili. Non siamo tutti filosofi e penso che un filosofo debba compiere lo sforzo per essere comprensibile ad una platea più vasta. Sinceramente, e non se la prenda per questo, ho capito benissimo Severino e invece non ho capito lei. E le assicuro che ho studiato anche la filosofia e mi è stata spiegata con termini meno complessi. Se ha la voglia di spiegarmi ciò che ha scritto gliene sono grato, perché non mi sembra una buona idea che io debba studiare per 20 anni per poi capirla. È molto più semplice che lo sforzo lo faccia lei che ha più conoscenza della materia. Grazie e cordiali saluti
@@enzopater19671 : se lei ha capito benissimo Severino allora le mie riflessioni le dovrebbero essere chiarissime, visto che fanno ricorso ad una terminologia molto precisa ed inequivocabile i cui termini di base li può ritrovare in tutti gli scritti di Severino, ma anche in articoli di molti filosofi che si sono misurati con il pensiero di Severino. Quindi fatico a comprendere la sua richiesta di essere più "comprensibile", a meno che lei non intenda dire che la terminologia filosofica "precisa" da me usata è lontana dai termini del linguaggio naturale che usiamo per le nostre attività della quotidianità comune. Se fosse questo il problema in cui lei si sta imbattendo, allora mi indichi quali termini non le sono chiari e proverò a spiegarglieli.
Assodato che l'intervistatore non capisce veramente una sega, ma a me il pensiero di Severino sembra in fin dei conti confusionario e incompleto. Le sue "previsioni" si rivelano totalmente sbagliate (questo comunque non è così importante), laddove non c'è oggi alcun Paradiso della tecnica, bensì un Inferno, mentre (soprattutto) lo spirito è stato schiacciato e sepolto dall'ideologia tecnicista, che nulla ha (più?) a che fare con la ricerca della verità, in quanto divenuta mero strumento di manipolazione. Il peggio di sé, Severino lo dà quando auspica una "razionalità" superiore a quella presunta della tecnica stessa. Una tecnica della tecnica? Non ha capito bene Benjamin, certamente, e risulta alquanto limitato e naïf.
Lungi da me fare l'apologia di Severino, ma mi sembra che tu abbia capito poco o nulla del suo pensiero. Non per colpa tua, ovviamente, ma per il carattere introduttivo e divulgativo di questa intervista. A mio parere la filosofia di Severino è molto interessante, sebbene non priva di criticità, ma richiede molto studio per essere compresa, anche per via di un atteggiamento un po' oracolare, quasi iniziatico, che Severino ha assunto a un certo punto del suo percorso intellettuale.
Il potere informatico servaggio dei gruppi di interessi economici sociali e politici come sintonico rappresentazione di un fine comune come consolidamento di interessi che il gruppo di riferimento vuole definiti
Il problema filosofico la Coscienza comune e la coscienza filosofica: la prima si limita a soluzioni grossolane, superficiali, mitiche, mentre la seconda tende sempre a maggiori approfondimenti per giungere a soluzioni possibilmente integrali e storicamente consapevoli.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Grandissimo. Se fosse arrivato alla Fede Cristiana, quanto di più sublime possa trascendere il mondo pur essendo nel mondo, sarebbe stato perfetto. Però non vi è lontano quanto si possa credere. Dal "nulla" non può nascere nulla. Il suo stesso assunto richiede necessariamente Dio.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
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Infatti. Advaita Vedanta insegna e spiega: chi sono io ? Io sono Dio. ( Brahman ). E lo spiega con la logica pura ( GJANA ) e senza alcuna credenza e/o fede. Dunque - Severino senza alcun dubbio molto intelligente, ma ha "scoperto" l'acqua calda !... ... ( plagio con la "intercalazione" parziale del Parmenide ?... )
Ciò che conta è la dimostrazione non il risultato ! La tradizione filosofica occidentale è in grado offrire al Riconoscimento di chiunque un senso della verità, ma per effettuare questa offerta si deve servire di uno strumento che si chiama linguaggio che non è la verità, ma ciò che la indica.
Dove si colloca? " I tabernacoli si tengono chiusi" Infatti buona la pars destruens ma mai Severino ha risposto quale sia la via alternativa. E l'estraneità alle radici cristiane e ebraiche e il suo radicamento nella mentalità greco- orientale fa baluginare qualche risposta. Ma E' sempre stato elusivo
Severino il grandissimo filosofo privo della prassi. LE considerazioni di Severino su Capitalismo, marxismo, cristianesimo, politica sono una QUASI PRASSI
Da Marxista dico che Severino fa un completo rovesciamento idealistico..come si fa a dire che alla radice della trasformazione c'è la filosofia? L'uomo trasforma la realtà da sempre..da quando ha cominciato a vivere e lavorare per rispondere alle proprie necessità..la filosofia come minimo viene dopo..ma nonostante questo la struttura originaria di una realtà universale vista come essere e non come divenire...non posso fare altro che sentirla come vera..nella realtà assoluta e totale Severino penso abbia ragione
Il senso del mondo? Non è nel mondo ma oltre il mondo. Il paradiso della tecnica? C'è un solo paradiso e non si trova di certo nel mondo dove l'umanità non ha futuro, anzi il futuro è segnato e non è certo roseo.
Io penso questo Uomo si morto con un terribile rimorso... Non aver mai in vita sua, trovato un intervistatore che capisse anche solo il 50% di quello che dice. In tutte le interviste da me viste, vi giuro, mai visti intervistatori andare nel pallone così, d'altronde il suo pensiero è troppo profondo e complesso.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
00:00 Intro
01:04 Come è arrivato alla Filosofia?
06:17 Chi è il filosofo? Cosa fa?
13:27 Cosa è il mondo di oggi?
17:00 Cosa rimane del mito del progresso?
19:10 Come si colloca il filosofo Severino di fronte al trionfo della Tecnica?
21:04 Come potremmo trasformare la situazione? Dove arriveremo?
26:46 Quali sono le domande a cui si dovrà rispondere dopo il trionfo del paradiso della Tecnica si rivelerà per quello che è?
29:30 Cosa è l'Eterno?
Onorata di essere stata sua allieva.
La invidio
@@PaoloTreTreTre😊😊
@@PaoloTreTreTre😊 5:48 😊 5:49 😊 5:49 😊😊
Veramente utile
per me
questo Video!
Erano alcune cose
che volevo sapere
di Severino...
Come se
google/ youtube
mi avesse letto
nel Pensiero...
Grazie!🌷🌾🧎🏼♀️
Emanuele Severino...IMMENSO !!!!
Uno dei livelli più alti che la filosofia abbia mai raggiunto. Grazie per aver pubblicato questa perla.
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Grandissimo filosofo italiano ❤️👏👏
Emanuele Severino un filosofo con una intelligenza eccezionale e con una mente che è semplicemente efficace
Grazie per averlo pubblicato.
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È sempre suggestivo ascoltare persone come queste
Non ci può essere la conoscenza senza la saggezza e il senso del sacro.
grazie per questi video!
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In piedi, signori, di fronte a Emanuele Severino.
Immenso.
Grazie
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Questo intervistatore comunque è un grande
Concordo:naturale,sincero,lascia parlare
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Si chiama Guido Ferrari (nel 1991 era in RSI) e fa tuttora il giornalista.
Intervista dal programma Carta bianca (RSI) del 08.08.1991. Intervistato da Guido Ferrari.
www.rsi.ch/play/tv/-/video/emanuele-severino-eterno-per-necessita-e-convinzione?urn=urn:rsi:video:12678582
@@marlonminetti2097 bastaaaaaaaaaaa!!!!
Le migliori menti sono sempre umili quando parlano di se.
42 minuti di parole meravigliose
Il Nous europeo è lui, tradotto in 26 lingue, grande Professor Severino!
Video delizioso. Grazie !
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Un discorso molto difficile, difficile da seguire, e nonostante siano trascorsi trenta anni è un discorso stimolante.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
@@marlonminetti2097 la ringrazio per il suo commento!
grazie
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Bellissimo video.
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'Il paradiso della tecnica è destinato a diventare un inferno'. Ecco perché la decrescita felice prospettata da Serge Latouche non potrà mai attecchire: è la rinuncia al 'paradiso', alla felicità artificiosa garantita dalla tecnologia, l'ipotesi di decrescita mette angoscia, è 'l'inferno'. Nei tempi del lockdown 2020, oltre ai timori per la salute il terrore più grande era il non poter più tornare al 'mondo di ieri'
Pienamente d'accordo... assomiglia un po' a quello che è successo alla fine delle due guerre mondiali, al tentativo angoscioso e anacronistico di tornare al "benessere" ormai perduto, perché appartenente a uno status Quo non riproponibile
Latouche però non parla di scienza o tecnica ma di economia. Si tratta di decrescere dal capitalismo non dal progresso della tecnica
@@Wallace-oh6qy eh ma il senso di Tecnica non è ristretto a tecnologia, ha carattere onnicomprensivo (per dire, il linguaggio è una tecnica, l'ordinamento giuridico pure, ecc.). Insomma, tutto ciò che non è natura ma prodotto culturale e morale, che, certo, può avvalersi di tecnologia ma non si ferma lì. Perciò, credo, il virtuoso proposito di Latouche si scontra con l'infelicità assoluta di 'tornare indietro' volontariamente degli esseri umani contemporanei.
@@alessandrochetta3520 però Latouche critica il capitalismo che pure Severino ritiene destinato a tramontare. Nel paradiso della tecnica non c'è posto per il capitalismo
Straordinario Emanuele Severino
Complimenti anche all'intervistatore per l'umiltà.. Severino grazie di essere eterno
😅😅😅😅😅 37:39
Ehehe'...ridi tu!!!🌬️👁️👁️
Era un gioco infantile
soffiare sugli occhi!!
👻👻👻
Gli Invisibili.
Emanuele Severino l’UOMO transeunto. Ma io ritornerò sempre ad ascoltarlo perché ❤
I ragionamenti di Emanuele Severino avvicinano la filosofia occidentale a quella orientale, indiana in particolare, perché mettere in discussione il Divenire, significa che esso è illusorio, è come un velo che nasconde la Realtà. Ma questo è scritto nei Veda, è la consapevolezza dello Yoga e del Buddhismo!
In verità Emanuele Severino, mi sembra di capire, che non metta in discussione la realtà del Divenire, quanto la maniera in cui è stato concepito dall'Occidente, e così facendo lo immagina come un'infinità di istanti eterni, perché ciò che è non può non essere.
In tal modo Severino va oltre Parmenide che, prendendo atto dell'esistenza del Divenire, ha concluso che fosse apparenza.
A parer mio è questo l'aspetto debole della posizione di Severino: l'eternità degli enti così come appaiono nella nostra sfera sensoriale!
Certamente che io sono eterno, che sono sempre stato e sempre sarò, ma chi sono io, qual è la mia vera essenza? Di certo non quello che fui nelle migliaia di giorni vissuti come neonato, bambino, adolescente, adulto, anziano, vecchio, cadavere, come afferma Severino!
L'eternità riguarda qualcosa che alberga permanentemente, sempre uguale a se stessa, in queste infinite trasformazioni così reali, ma così illusorie!
Da un punto di vista fisico può darsi che tutto ciò che diviene venga veicolato dalla luce come i fotogrammi di una pellicola, ma i fotogrammi non sono me, così come Charlie Chaplin non è lui quando vedo un suo film!
La questione del mistico che sperimenta il Brahman è facilmente risolvibile, perché nel Vedanta, Brahman non è una realtà esterna, la verità da realizzare camminando nella non verità, ma è una realtà interna, è il vero essere o essenza dell'uomo, e il fine del mistico indiano, ma vorrei dire degli uomini tutti, è prendere consapevolezza di esso!
Dunque straordinario Emanuele Severino quando attraverso una rigorosa riflessione perviene al concetto di eternità degli enti, ma con qualche piccola correzione.
Se ogni nostro istante fosse eterno ora staremmo già godendo della gioia eterna, invece Severino prima affermava questa eternità di ogni istante e poi diceva che aspettava la morte per entrare nel l'eternità... non si capisce se l'autocoscienza dell'uomo sia in ogni singolo fotogramma o solo in quello dopo l'uscita dal cerchio dell'apparire
@@Wallace-oh6qy, a mio modo di vedere Emanuele Severino si contraddice quando afferma che bisognerebbe rivoluzionare il pensiero greco e partire dal presupposto che il Divenire non esiste, invece di considerarlo reale. Si tratta in sostanza di una sorta di rivoluzione copernicana della filosofia occidentale! Ed io accetto questa posizione, perché parto dalla mia filosofia di riferimento che è quella indiana. Però poi andando oltre Parmenide, Severino dà consistenza reale ad ogni istante del Divenire e quindi la sua illusorietà viene a mancare, mi vengono in mente certi paradossi di Zenone! Invece se si vuole essere coerenti con il pensiero di Parmenide, cioè che ciò che è non può divenire, ma è immutabile, allora l'unica soluzione che è anche quella della filosofia indiana è che ciò che è rappresenta il nucleo essenziale degli enti e che ciò che appare è soltanto una manifestazione esteriore che si origina dagli elementi costitutivi e ritorna ad essi.
Severino è Straordinario
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce"..
@@marlonminetti3773 piantala di elemosinare visibilità. Se i contenuti dell'autore che insistentemente consigli a tutti coloro a cui capita di commentare un video di Severino sono degni, si faranno strada a prescindere dai tuoi risibili tentativi pubblicitari.
@@themistyd4302 Non elemosino un bel niente :)
@@marlonminetti3773 non si direbbe
Credo sia importante distinguere tra soddisfazione e felicità; laddove certamente la tecnica scientifica è il metodo migliore per perseguire i primi (anche se mi sembra impossibile che accada per tutti), e felicità, a cui la scienza tecnica non è in grado di provvedere. Sarà quando la felicità, pur nell'abbondanza del benessere materiale e della soddisfazione di tutti i bisogni (essenziali e superflui), si avvertirà potentemente nella sua assenza, che ci sarà quella spinta umana e umanista, che ci farà recuperare tutta quella dimensione umana che non risponde solamente alla soddisfazione della materialità, compresi quelli di senso e la dimensione della soggettività, ad oggi troppo trascurata (dato che per il positivismo la soggettività non ha valore), ma presente ed importante tanto quanto l'oggettività e l'oggettivabile. Secondo me.
42 minuti di parole straordinarie
Grandioso Emanuele Severino
Tecnica: l'apparato scientifico tecnologico. Finalmente una definizione condivisibile. Ricordiamola.
L'apparato tecnico scientifico? È luogo dominato dall'errore e dalla fallibilità.
42 minuti di parole stupende
Formidabile Emanuele Severino
42 minuti di parole bellissime
Grande pensatore, portatore di una grande lezione di vita, ma con un grande limite: credere (e si noti subito: questa è credenza, non pensiero) che l'altro del "razionale" sia l' "irrazionale", e per questo incomprensione e non considerazione da parte del maestro Severino del "sovra-razionale" (l'Uno-Arché) di cui si tratta nella tradizione metafisica, in particolare nella sua linea platonica, nella quale la ragione non è necessariamente, immutabilmente, destinata al nichilismo della "follia" tecnico-scientifica (apparire/scomparire degli enti), qui la ragione essendo già UNA manifestazione (non l'unica) di un Saper-si originario, che è già Verità in quanto assoluta ed intrascendibile Identità o Coscienza.
Ma questi sono contenuti elevatissimi
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Prima di navigare,bisogna conoscere il mare.E' proprio vero...
Un Gigante.
oggi sarebbe preso per pazzo un discorso del genere
Bellissima intervista!
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Qualcuno mi può spiegare perché la logica scientifica è una logica ipotetica? E dove la scienza lo riconosce? min 23:40
www.festascienzafilosofia.it/2013/04/ipotesi-e-conoscenza/
La scienza, fin dalla sua nascita come episteme presso i Greci, ha provato ad indicare un orizzonte di senso immutabile, di verità. L'evoluzione del pensiero filosofico e scientifico ha portato alla constatazione che il divenire è inconciliabile con ogni immutabile; ogni dio, ogni verità non possono sussistere tenendo fermo il divenire occidentalmente inteso. Severino riconosce in Leopardi, Nietzsche e Gentile i tre maggiori pensatori che hanno portato alla luce questo aspetto. La scienza, dopo i tentativi neopositivisti del primo Novecento (Carnap, Schlick, Neurath) ha assunto come suo statuto il pensiero ipotetico-deduttivo. Basti pensare al principio di indeterminazione di Heisenberg, basti pensare alle teorie fisico/matematiche che spiegano l'Universo e la sua evoluzione: nessuno scienziato oggi pensa di andare alla ricerca della verità come faceva Galileo che cercava le leggi del mondo attraverso la sperimentazione. Oggi la scienza produce teorie che spiegano il mondo (o comparti discreti di esso); una teoria è meglio di un'altra non perchè sia più vera, ma perchè spiega maggiormente il mondo, ovvero è più potente, ovvero può trasformarlo con più efficacia. Questo sinteticamente quanto indica Severino.
Io credo che si riferisca, all’approccio Cartesiano sulla scienza. Ovvero, “ipotizzare” delle idee come fossero leggi di natura, se esse rispondono positivamente alle ipotesi fatte a monte (attraverso l’empirismo scientifico), quell’idee verranno considerate come esse stesse delle leggi di natura, cioè delle verità temporali finché non se ne trovino di nuove ancor più precise ancor più vere. Quindi, Cartesio allo stato puro, cioè sottoporre la natura a esperimenti, perciò ecco la logica ipotetica del maestro.
Perché la logica scientifica è ignara del fondamento (=identità-opposizione del positivo al negativo), l'assolutamente incontrovertibile, la cui negazione è autonegazione. Per avvicinarsi al discorso filosofico di Severino consiglio di cominciare dal testo "Essenza del nichilismo".
@@patricioredon2 Non precisamente; Severino indica come l'Occidente sia diventato padrone del pianeta grazie al sottosuolo filosofico che gli ha dato gli strumenti per impadronircisi. Questi strumenti sono dati dalla tecno-scienza che ha il suo fondamento nel pensiero Greco. Il testo fondamentale è "Tornare a Parmenide", saggio contenuto in "Essenza del nichilismo". Il pensiero scientifico non nasce con Cartesio o Galilei, ha i suoi fondamenti nel riconoscere il divenire come entrare ed uscire dal nulla degli enti. Una volta preso questo sentiero, è un percorso necessario arrivare alla scienza contemporanea che rinuncia per statuto interno al concetto di verità preferendo un approccio ipotetico-deduttivo (vedi Popper ed il principio di falsificabilità).
gigante
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Insomma, per Severino l'umanità intera sarà destinata a fare proprio il pensiero di Severino. Se guardo all'umanità attuale ho molti dubbi
non è il “ suo “ pensiero, ma è il pensiero che lui semplicemente testimonia, con la differenza che lui lo ha visto in anticipo. Nulla di straordinario, cose che sono capitate per moltissimi pensatori; d’altra parte quello fanno di lavoro, seppure non tutti con gli stessi esiti.
Credo che Severino le avrebbe risposto che se si trattasse di un SUO pensiero, sarebbe ben poca cosa e non varrebbe la pena ascoltarlo (ma questo dovrebbe dirlo lui perché a me già tremano le vene ai polsi...😅😅😅) e che il destino prospettato per l'Umanità da Severino non si configura come una Volontà dell'Umanità stessa, piuttosto come una Necessità dettata dall'angoscia derivante dalla felicità ipotetica offerta dalla Scienza in quanto felicità precaria per definizione.
"C'è un ultimo passo..." (min 18:57) che occasione mancata!
--> 22:39 lo riprende
Ho appena ascoltato un'altra intervista di severino.. alla domanda "cosa vuol dire essere filosofo" ha risposto lettera per lettera quanto risposto qui, a pappagallo proprio..
Eccezionale Emanuele Severino
25:26 sta affermando che l'umanità si avvierà a un bivio non prossimo ma neanche troppo remoto, il suo dire è in quel 1991 di questa intervista. Oggi gennaio 2024 possiamo affermare che quell'espressione detta: "in un futuro non troppo remoto l'umanità farà i conti con l'egemonia della potenza e del potere scientifico"? del resto il Prof Severino è vissuto a lungo per vedere e quindi rendersi conto personalmente che è questa la realtà incontrovertibile a cui ci stiamo avviando. Non so se sentirmi sereno o terribilmente smarrito.
Ci ha lasciati nel gennaio 2020.
Commento interessante.
Sguardo storico sul nostro de-stino alla paradiso (ipotetico) della tecnica.
Nietzsche: annuncia la morte di dio nella seconda metà dell’800, ovvero nel 1882. Tale affermazione ha - tra le varie implicazioni - quello di affermare che la comunità antropologica vincente non può essere quella dogmatico cristiana; qual è l’alternativa ? Quella comunità in cui il problema di dio non si pone neppure: la scienza. Ma è evidente che nel manifestarsi del destino la scienza dei tempi di Nietzsche era riconosciuta in un senso quantitativo e qualitativo diverso rispetto al modo in cui la civiltà occidentale la intende successivamente. Non trovando nella scienza dei propri tempi un concreto modello da proporre, introduce la figura del Superuomo che è un tipo antropologico che vive fedele alle proprie di volontà e non ha quelle di un dio dogmatico. Cioè: la definizione dell’uomo moderno in un senso ancora più profondo di quanto Heidegger porterà in luce successivamente. Anche se Nietzsche per fare questo annuncio di un nuovo tipo antropologico è costretto ad appoggiarsi ad un linguaggio profetico come quello del Zarathustra. L’alternativa sarebbe stato l’uomo rinascimentale.
40 anni dopo
Heidegger: riconosce esplicitamente il pericolo di una “ disumanizzazione “ per l’affermazione del mondo della tecnica che poiché è comunque un fatto umano, allora è dimenticanza dell’essere. Da notare che Essere e Tempo è del 1927.
Ma il limite di Heidegger è di non aver rifondato il senso dell’essere con la stessa forza con cui la società della tecnica lo ha dimenticato. Ed è scivolato in un pericoloso romanticismo grecizzante che si è abbracciato mortalmente con movimenti politici perdenti. La storia ha dato ragione ai paesi democratici franco-anglosassoni, paesi in cui democrazia e capitalismo non a caso attecchiscono prima rispetto ai paesi antagonisti.
40 anni dopo
Severino non vede nella tecnica un pericolo perché se così fosse…potremmo decidere di evitarlo. Invece il paradiso della tecnica è - anch’esso - un tratto del destino. Ma aggiunge che non è l’ultima parola. E aggiunge che il riconoscimento autentico del senso della tecnica può avvenire allorquando appaia il senso autentico della verità.
Per il discorso di Severino, poiché non si può andare verso la verità, perché presupporrebbe un cammino che è necessariamente nell’errore (in quanto saremmo orientati da “ coordinate “ sbagliate), significa che la verità è da sempre manifesta in noi e si tratta di riconoscere e non di andare verso la verità. La verità è se stessa se viene riconosciuta e non se viene prodotta, imposta, venduta, comprata, et cetera.
E quindi ? Dopo Severino ? Il discorso deve “ fare i conti “ con il senso del necessario Riconoscimento della verità che è momento di ogni singolo soggetto senza alcuna distinzione di etnia, religione, sesso et cetera.
La filosofia di Severino ha un carattere storico diverso dalle precedenti: non attende la confutazione, ma il Riconoscimento. Ma siccome tale Riconoscimento è momento del singolo e non di uno stato o di un partito o di una azienda o ancor peggio di un software, la riflessione si deve necessariamente spostare sulle condizioni del suo riconoscimento.
Cosa può infatti impedire alla verità di diffondersi ed essere intesa ? Se dio è morto ed i vecchi valori non ci sono più, e noi siamo da sempre nella verità, vi è un un qualche elemento che impedisce al singolo di intende il senso del destino ? Vi è solo una risposta possibile: il Ritardo.
Se noi siamo da sempre nella verità vuol dire che il “ percorso “ tra noi e la Verità è il Riconoscimento del Ritardo rispetto alla verità. Ma se non intendo questo Ritardo rimango nella non verità anche se da sempre sono nella verità.
La tecnica oggi è la più articolata risposta alla condizione di Ritardo. Ma è una risposta senza verità, perché il contenuto di quella risposta non riguarda la verità, o meglio: è una risposta al Ritardo che non fa i conti con il discorso di Severino. Una tecnica che facesse i conti con il discorso di Severino sarebbe l’oltrepassamento del paradiso della tecnica.
Il senso tecnico non si limita all’occidente, ma ormai si esprime su scala planetaria. Perché si ha fede che la tecnica sia la risposta più potente alla condizione di Ritardo. Ma Severino mostra che la tecnica non ha l’ultima parola.
Una tecnica subordinata alla filosofia del destino sarebbe una tecnica infinitamente più potente esattamente nel modo in cui il capitalismo capisce che è più potente se si allea con la tecnica. Infatti la tecnica è perfettamente funzionale alla generazione del profitto ed al suo incremento ed è per questo che il capitalismo se ne serve.
42 minuti di parole sublimi
Illuminante
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
42 minuti di parole eccezionali
Mi piacerebbe dal filosofo Emanuele Severino la descrizione secondo lui del buonsenso
Severino non si occupa strettamente di morale.
L'auto-confutazione in cui s'imbatte Severino può essere mostrata a partire dalla comprensione dell'astrattezza dell'identità dell'esser-sé immutabile così come Severino la intende dalla quale discende un'idea astratta del mutare dell'essere del quale egli ritiene di aver mostrato inconfutabilmente l'impossibilità.
La totalità delle identità-differenze sincroniche (= non diacroniche = simultanee) che è ed appare nella dimensione che Severino chiama "apparire infinito" (cioè nella verità dell'essere dove tutte le contraddizioni sono risolte) si dimostra infatti insufficiente a determinare in modo esaustivo l'essere e l'apparire degli essenti entro la dimensione che Severino chiama "apparire finito".
In sostanza, la relazione tra finito e infinito così come è stata posta da Severino presenta ancora un residuo nichilistico che, se non viene debitamente corretto, determina la nullificazione dell'esser-sé della determinatezza di ogni differenza diacronica ( = processuale = non simultanea).
Se seguiamo Severino infatti mi sembra inevitabile imbattersi nel problema di doversi limitare ad affermare il mero APPARIRE della determinatezza di ogni differenza diacronica, senza riuscire ad affermare (come necessario) anche l'ESSERE della determinatezza di ogni differenza diacronica, ossia di ogni specifica diacronia, ossia di ogni nesso ontologico che correla il prima al poi.
Sono d'accordo con Severino che l'interpretazione del divenire come "diventare altro" sia una cattiva interpretazione, ma allo stesso tempo se vogliamo comprendere a fondo il divenire non basta fermarsi a mostrare l'incontraddittorietà della totalità delle differenze sincroniche.
La rimozione di valenza ontologica al divenire (perché essa costituirebbe l'affermazione del "diventare altro" dell'essente) implica a mio avviso di porre l'identità dei non identici in quanto l'esser-sé dell'«apparire non più / non ancora» viene ad essere identificato all'esser-sé del «non apparire» simpliciter cioè prescindente dalla determinatezza della specifica diacronia del poi rispetto al prima e del prima rispetto al poi.
Se l'esser sé diveniente viene annullato allora il "non più" e il "non ancora" non hanno più alcuna consistenza ontologica, sì che l'esser sé di qualcosa che "non appare" è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare ancora" ed è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare più".
Si può ricorrere alla seguente formulazione:
(1): [A = x(t-1) - x(t)] = [x(t-1) - x(t) = A]
la quale esprime l'esser sé dell'apparire della differenza diacronica determinata del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
Severino, come è noto, nega consistenza ontologica alla determinatezza dell'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e dell'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima in quanto nell'apparire infinito nulla può sopraggiungere in quanto in esso tutto è già da sempre ed eternamente. La situazione prospettata da Severino nell'apparire infinito può essere indicata mediante la formula che esprime l'esser-sé dell'apparire prescindente da ogni riferimento al tempo (t), ossia eliminando dalla (1) l'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e l'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima, o, che esprime in altri termini l'esser-sé dell'apparire del «non apparire simpliciter» di un determinato processo diacronico, nel modo seguente:
(2) [A = x] = [x = A]
Ora: per Severino, la "differenza di essere" della (1) dalla (2) non può sussistere in quanto tra la (1) e la (2) può sussistere SOLTANTO UNA DIFFERENZA DI APPARIRE. Infatti nella (2) la soppressione della "t" che compariva nella (1) sta a indicare che la processualità diacronica nell'orizzonte immutabile dell'apparire infinito non soltanto non deve apparire, ma soprattutto deve essere priva di consistenza ontologica in quanto è necessario che nell'infinito sia nulla la differenza DIACRONICA tra ciò che non appare ancora e ciò che non appare più, laddove invece la (1) esprime l'esser sé dell'apparire della determinatezza del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
Alla luce delle considerazioni svolte si comprende perché l'ontologia severiniana sia impossibilitata a porre nell'apparire infinito la distinzione tra la (1) e la (2) che QUANTO AL LORO ESSERE consistono nel medesimo, proprio in virtù del senso dell'immutabilità dell'identità severiniana che è del tutto indifferente al tempo, non essendo riconosciuta al divenire (in quanto diacronia) alcuna concreta consistenza ontologica, ma solo il suo apparire astratto nel finito.
Per ricorrere ad un esempio che era assai caro al maestro Severino, poniamo che la (1) si riferisca all'esser sé dell'apparire (A) del differire diacronico determinato tra la legna x(t-1) e la cenere x(t) che conviene alla determinazione del processo di combustione (x) considerato.
Sì che la (1) significa l'esser sé dell'apparire (A) della differenza diacronica fra il «non apparire più» di ciò che alla legna conveniva PRIMA del sopraggiungere della cenere e il «non apparire ancora» della cenere che alla legna converrà DOPO il suo essere sopraggiunta alla legna.
La (2) significa l'esser sé dell'apparire (A) del «non apparire simpliciter» del processo di combustione (x).
Stante il senso dell'identità severiniana che si riferisce all'essere immutabile (non diveniente nel tempo) nell'apparire infinito non è consentita ALCUNA DIFFERENZA DI ESSERE tra la (1) e la (2) che quindi sono il medesimo.
Stante inoltre che nell'apparire infinito essere ed apparire sono il medesimo, ne segue che l'interpretazione non nichilistica del divenire, da ultimo, per Severino deve concludere non soltanto che l'essere-sé diveniente non appare, ma che propriamente non è.
Questa conclusione tuttavia si regge sull'insolubile aporia in cui si chiude l'ontologia severiniana, poiché essa, da un lato, non può negare l'apparire del divenire processuale e, dall'altro, in quanto esso è necessariamente un nulla ontologico, a rigore, non potrebbe neppure venire affermato come apparire del divenire processuale, in quanto è lo stesso Severino a sostenere (in Essenza del Nichilismo) che il nulla non può apparire.
Concludendo, Severino non riesce a porre la negazione di valenza ontologica al divenire poiché tale negazione subisce la sorte di auto-negarsi per via di confutazione elenctica, stante la necessità che ad apparire sia sempre ed inevitabilmente un esser-sé e quindi tale negazione si auto toglie in quanto negazione della necessità che il sopraggiungente includa l'esser sé che compete alla propria determinatezza diacronica (= diveniente).
Questo è il modo per svolgere un dialogo ristretto dove la maggior parte rimane esclusa dalla comprensione. Di ciò che ha scritto non ho compreso nulla e onestamente sfido chiunque ad esprimere cosa ha capito di quel che ha scritto. Potrebbe essere geniale così come potrebbe essere il nulla. Un filosofo deve aspirare a descrizioni comprensibili e non a descrizioni che, forse, comprendono pochi soggetti. A cosa servono queste teorie così complesse se non a generare altra confusione? Sono veramente perplesso!
@@enzopater19671: mi spiace che lei resti perplesso. La invito a studiare e a riflettere molto duramente. Se non ricordo male Heidegger diceva che per cominciare a capire qualcosa di filosofia bisogna studiare vent'anni Aristotele, pensi un po'. Per comprendere quanto da me scritto occorre conoscere approfonditamente la filosofia di Severino e seguire con pazienza le mie argomentazioni, ma non lo si può fare di certo come se si leggesse un articolo di quotidiano. In ogni caso, le mie riflessioni intendono offrire spunti a chi disponga di una approfondita conoscenza della filosofia di Severino e si trova nella situazione in cui mi sono trovato io quando una ventina di anni fa mi imbattei in tale filosofia e mi trovai a dire a me stesso: "il discorso di Severino è molto interessante e molto importante. Tuttavia c'è qualcosa che non mi torna". Io sono partito di lì e quello che ho sintetizzato in poche battute è il punto di partenza che mostra ciò che non torna nel discorso di Severino, almeno per quanto mi riguarda.
@@ermannovergani3574, lei è senza dubbio una persona gentile e preparata. Però, mi perdoni, potrebbe sforzarsi di esprimere certi concetti complessi con termini più comprensibili. Non siamo tutti filosofi e penso che un filosofo debba compiere lo sforzo per essere comprensibile ad una platea più vasta. Sinceramente, e non se la prenda per questo, ho capito benissimo Severino e invece non ho capito lei. E le assicuro che ho studiato anche la filosofia e mi è stata spiegata con termini meno complessi. Se ha la voglia di spiegarmi ciò che ha scritto gliene sono grato, perché non mi sembra una buona idea che io debba studiare per 20 anni per poi capirla. È molto più semplice che lo sforzo lo faccia lei che ha più conoscenza della materia. Grazie e cordiali saluti
@@enzopater19671 : se lei ha capito benissimo Severino allora le mie riflessioni le dovrebbero essere chiarissime, visto che fanno ricorso ad una terminologia molto precisa ed inequivocabile i cui termini di base li può ritrovare in tutti gli scritti di Severino, ma anche in articoli di molti filosofi che si sono misurati con il pensiero di Severino. Quindi fatico a comprendere la sua richiesta di essere più "comprensibile", a meno che lei non intenda dire che la terminologia filosofica "precisa" da me usata è lontana dai termini del linguaggio naturale che usiamo per le nostre attività della quotidianità comune. Se fosse questo il problema in cui lei si sta imbattendo, allora mi indichi quali termini non le sono chiari e proverò a spiegarglieli.
A me gli scritti di Karl Raimund Popper mi hanno cambiato la vita
a 21 anni libera docenza
Brescia e' palcoscenico di spiritualità interiore, la roccia che circonda le montagne verdi bianche il sole.
Assodato che l'intervistatore non capisce veramente una sega, ma a me il pensiero di Severino sembra in fin dei conti confusionario e incompleto. Le sue "previsioni" si rivelano totalmente sbagliate (questo comunque non è così importante), laddove non c'è oggi alcun Paradiso della tecnica, bensì un Inferno, mentre (soprattutto) lo spirito è stato schiacciato e sepolto dall'ideologia tecnicista, che nulla ha (più?) a che fare con la ricerca della verità, in quanto divenuta mero strumento di manipolazione.
Il peggio di sé, Severino lo dà quando auspica una "razionalità" superiore a quella presunta della tecnica stessa. Una tecnica della tecnica? Non ha capito bene Benjamin, certamente, e risulta alquanto limitato e naïf.
Lungi da me fare l'apologia di Severino, ma mi sembra che tu abbia capito poco o nulla del suo pensiero. Non per colpa tua, ovviamente, ma per il carattere introduttivo e divulgativo di questa intervista. A mio parere la filosofia di Severino è molto interessante, sebbene non priva di criticità, ma richiede molto studio per essere compresa, anche per via di un atteggiamento un po' oracolare, quasi iniziatico, che Severino ha assunto a un certo punto del suo percorso intellettuale.
Settanta volte sette, non sette volte sette
Il filosofo senza la praxis...una grave mancanza per un grande pensatore
È grande proprio perché non ha una prassi
@@alwhitaker1925 eeee buonanotte
Il potere informatico servaggio dei gruppi di interessi economici sociali e politici come sintonico rappresentazione di un fine comune come consolidamento di interessi che il gruppo di riferimento vuole definiti
Le strutture...le Istituzioni...le Regole del "gioco"...
Perle ai porci...
Il problema filosofico la Coscienza comune e la coscienza filosofica: la prima si limita a soluzioni grossolane, superficiali, mitiche, mentre la seconda tende sempre a maggiori approfondimenti per giungere a soluzioni possibilmente integrali e storicamente consapevoli.
l'intervista di un gentiluomo, specie pressochè estinta
Strepitoso Emanuele Severino
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Grandissimo.
Se fosse arrivato alla Fede Cristiana, quanto di più sublime possa trascendere il mondo pur essendo nel mondo, sarebbe stato perfetto.
Però non vi è lontano quanto si possa credere.
Dal "nulla" non può nascere nulla.
Il suo stesso assunto richiede necessariamente Dio.
Il dio cristiano crea dal nulla, liberamente, in Severino non c'è nulla di creato.
Come si conciliano?
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Severino è Dio in persona.
Non hai capito nulla allora.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
@@marlonminetti2097 ci darò un'occhiata grazie.
@@stvrgn5077 prego:) buon anno
Può il buonsenso fare a meno della conoscenza ? Può la conoscenza fare a meno della Saggezza In tutte le sue forme compresa quella religiosa ?
ragazzi !! ma questa è dinamiteee :-) uuaaaauuu assomiglia alla melodj mecca :-)
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
Infatti. Advaita Vedanta insegna e spiega: chi sono io ? Io sono Dio. ( Brahman ). E lo spiega con la logica pura ( GJANA ) e senza alcuna credenza e/o fede. Dunque - Severino senza alcun dubbio molto intelligente, ma ha "scoperto" l'acqua calda !... ... ( plagio con la "intercalazione" parziale del Parmenide ?... )
Ciò che conta è la dimostrazione non il risultato !
La tradizione filosofica occidentale è in grado offrire al Riconoscimento di chiunque un senso della verità, ma per effettuare questa offerta si deve servire di uno strumento che si chiama linguaggio che non è la verità, ma ciò che la indica.
Dove si colloca? " I tabernacoli si tengono chiusi" Infatti buona la pars destruens ma mai Severino ha risposto quale sia la via alternativa. E l'estraneità alle radici cristiane e ebraiche e il suo radicamento nella mentalità greco- orientale
fa baluginare qualche risposta. Ma E' sempre stato elusivo
Severino il grandissimo filosofo privo della prassi. LE considerazioni di Severino su Capitalismo, marxismo, cristianesimo, politica sono una QUASI PRASSI
L' eterno dilemma del filosofo
L'intervistatore è antimaterialista venuto dal futuro..
Lack of evidence is not evidence of nothing......
Da Marxista dico che Severino fa un completo rovesciamento idealistico..come si fa a dire che alla radice della trasformazione c'è la filosofia? L'uomo trasforma la realtà da sempre..da quando ha cominciato a vivere e lavorare per rispondere alle proprie necessità..la filosofia come minimo viene dopo..ma nonostante questo la struttura originaria di una realtà universale vista come essere e non come divenire...non posso fare altro che sentirla come vera..nella realtà assoluta e totale Severino penso abbia ragione
Il senso del mondo? Non è nel mondo ma oltre il mondo. Il paradiso della tecnica? C'è un solo paradiso e non si trova di certo nel mondo dove l'umanità non ha futuro, anzi il futuro è segnato e non è certo roseo.
Severino, l'uomo è un Re che crede di essere un mendicante.
La filosofia trasforma il mondo dice Severino ed è vero. Ma la sua straordinaria filosofia è priva della prassi.
Un affastellamento di paradossi e contraddizioni inaudite, ammantato da un discorso circonvoluto di concetti significanti niente.
Io penso questo Uomo si morto con un terribile rimorso... Non aver mai in vita sua, trovato un intervistatore che capisse anche solo il 50% di quello che dice. In tutte le interviste da me viste, vi giuro, mai visti intervistatori andare nel pallone così, d'altronde il suo pensiero è troppo profondo e complesso.
Mi permetto umilmente di suggerirvi le opere di Marco Pellegrino... da 16 ai 33 anni ha studiato tutti e 30 i libri di Severino che considera il suo Maestro... critica l' idea del principio di non contraddizione e afferma con le sue tesi che il vero apparire infinto é qui ed ora concretamente davanti a noi. Io, lei, un gatto, una stella, una folata di vento siamo concretamente l' apparire infinitamente finito della Realtà concreta. Consiglio i suoi libri: " La struttura concreta dell' infinito", "Del tragico Amore", " Matematica dello Spirito " " Le Materie Prime della Coscienza ", " Silenzi e respiri del Destino " e " Illudersi nello specchio degli Eterni", " Poesie del tormento nei cerchi di Luce".
@@marlonminetti2097 Grazie!!!! 🙏🙏🙏
La teologia negativa insegna una volta per tutte che l'Essere (Severino) è il Nulla
Chi è quello che fa la presentazione come se stesse recitando il risario mortelli sui.
Grazie