0:00 - Intro 1:04 - Il caso Xylella: tra notizie e fatti 4:50 - L'utilità di libri come "Il fuoco invisibile" per ricostruire situazioni complesse: un libro ibrido, tra romanzo e saggio 11:00 - Il rispetto nei confronti di tutte le parti coinvolte 13:15 - La struttura del libro: il colpevole è già chiaro all'inizio 15:10 - L'ulivo in Puglia: sfatare alcuni miti 18:41 - Perché la vicenda ha preso questa piega? Perché la scienza non è stata creduta? 21:42 - Le ripercussioni giudiziarie sui ricercatori 24:25 - Questo libro è stato scritto anche per riscattare i ricercatori dalla situazione kafkiana in cui sono finiti 26:26 - Partire da una situazione specifica per parlare di tendenze generali: i comportamenti tribali nell'epoca contemporanea 28:25 - I meccanismi di negazione e l'accusa agli scienziati come elementi ricorrenti 30:21 - Il linguaggio degli scienziati, basato sulle probabilità e le incertezze, non viene compreso dal grande pubblico: la divulgazione 35:45 - Chi è colpevole dell'arrivo della Xylella? Non importa: le multinazionali sono antagonisti più interessanti. 38:45 - Il ruolo della narrazione nella divulgazione. L'esigenza di bilanciare fatti e narrazione 43:30 - Il meccanismo del deficit nella divulgazione scientifica: convincere attraverso i fatti non funziona 45:29 - Il libro è una narrazione ma basata su fatti: il peso di essere vincolati alla realtà, rispetto ai negazionisti 49:56 - Bias e distorsioni cognitive 53:06 - Gallipoli, capitale dell'olio lampante nel XIX secolo: un aspetto della città totalmente ignorato e riscritto dai negazionisti 56:15 - L'immaginario di un passato bucolico, nel pieno rispetto della natura, creato dal marketing 59:27 - Un episodio del libro: lavorare alla Volkswagen per anni per comprarsi gli ulivi, per poi vederseli abbattere 1:02:56 - La narrazione spezza il patto di fiducia con le autorità 1:05:01 - Olivicoltura: Spagna vs. Italia 1:08:00 - Domanda dal pubblico: come si può fermare il batterio? 1:12:08 - Domanda dal pubblico: questo disastro sarebbe potuto accadere anche in un altro luogo? 1:13:45 - Domanda dal pubblico: ci sono altri casi come questo? 1:14:58 - Una precisazione: i rimedi ritenuti "naturali" sono spesso più dannosi di quelli "innaturali" 1:17:39 - Domanda dal pubblico: fra le cause del disastro, la necessità di inseguire il consenso e il ruolo dei social network. Qual è l'antidoto? 1:23:59 - Il podcast come alternativa alla televisione per portare contenuti in maniera estensiva 1:26:42 - Il venire meno dei confronti crea meno pluralismo e più intransigenza quasi religiosa nei confronti di certe tematiche
Notte. Sono stato l'estate scorsa nel Salento,una strage. Ho visto,però, alcuni alberi con una ricrescita verde in cima,o in un lato,insomma,segni di vita. Ritenete possibile che possano riprendersi?
Ciao, alcuni gli alberi - in particolare la Cellina di Nardò - se vengono accuditi possono impiegare molto tempo a morire e nel frattempo possono generare occasionali ricacci che però sono comunque infetti e destinati a loro volta a seccare. Le due varietà che ad oggi sono state individuate come resistenti sono Leccino e Favolosa, ma nel Salento prima di xylella c'era poco Leccino e quasi nessuna Favolosa. Anche queste cose comunque vengono spiegate nel libro.
@@PDRIlPodcastdiDanieleRielli grazie della spiegazione. Mi dispiace moltissimo,lo scenario è orribile e impressionante. Posso immaginare il dolore di chi ha perso tutto,e non parlo tanto del valore venale.
La narrazione può essere molto noiosa ma può essere anche entusiasmante,commovente. Prendete Cesare Pavese,come si fa a non leggere d'un fiato le sue narrazioni? Ma qui parliamo di scienza ovviamente,ci vuole il giusto mix. Sulla "verita" oggettiva contrapposta ai cosiddetti "complottisti" mi permetto di consigliarvi di dare una occhiata ai dati inglesi del loro ministero della salute pubblica riguardo a ciò che potete immaginare; credo che avrete delle sorprese clamorose se mettete a confronto ricoverati e decessi "con" e "senza" x 100.000 cittadini in entrambe le condizioni. Fate voi.
Ancora questa storia de L'Aquila (min. 28:25). È incredibile, ormai solo la malafede può spiegare questa continua mistificazione: non ci fu mai alcun processo "perché gli scienziati non avevano previsto il terremoto", ma per il motivo contrario, cioè perché era stata pubblicamente accreditata l'idea che si potesse prevedere che NON CI SAREBBE STATO, causando un abbassamento della cautela. Che la comunità scientifica internazionale non abbia creduto alle accuse sulla xylella ha molto più probabilmente a che fare con il buon senso, che non con impossibili analogie.
0:00 - Intro
1:04 - Il caso Xylella: tra notizie e fatti
4:50 - L'utilità di libri come "Il fuoco invisibile" per ricostruire situazioni complesse: un libro ibrido, tra romanzo e saggio
11:00 - Il rispetto nei confronti di tutte le parti coinvolte
13:15 - La struttura del libro: il colpevole è già chiaro all'inizio
15:10 - L'ulivo in Puglia: sfatare alcuni miti
18:41 - Perché la vicenda ha preso questa piega? Perché la scienza non è stata creduta?
21:42 - Le ripercussioni giudiziarie sui ricercatori
24:25 - Questo libro è stato scritto anche per riscattare i ricercatori dalla situazione kafkiana in cui sono finiti
26:26 - Partire da una situazione specifica per parlare di tendenze generali: i comportamenti tribali nell'epoca contemporanea
28:25 - I meccanismi di negazione e l'accusa agli scienziati come elementi ricorrenti
30:21 - Il linguaggio degli scienziati, basato sulle probabilità e le incertezze, non viene compreso dal grande pubblico: la divulgazione
35:45 - Chi è colpevole dell'arrivo della Xylella? Non importa: le multinazionali sono antagonisti più interessanti.
38:45 - Il ruolo della narrazione nella divulgazione. L'esigenza di bilanciare fatti e narrazione
43:30 - Il meccanismo del deficit nella divulgazione scientifica: convincere attraverso i fatti non funziona
45:29 - Il libro è una narrazione ma basata su fatti: il peso di essere vincolati alla realtà, rispetto ai negazionisti
49:56 - Bias e distorsioni cognitive
53:06 - Gallipoli, capitale dell'olio lampante nel XIX secolo: un aspetto della città totalmente ignorato e riscritto dai negazionisti
56:15 - L'immaginario di un passato bucolico, nel pieno rispetto della natura, creato dal marketing
59:27 - Un episodio del libro: lavorare alla Volkswagen per anni per comprarsi gli ulivi, per poi vederseli abbattere
1:02:56 - La narrazione spezza il patto di fiducia con le autorità
1:05:01 - Olivicoltura: Spagna vs. Italia
1:08:00 - Domanda dal pubblico: come si può fermare il batterio?
1:12:08 - Domanda dal pubblico: questo disastro sarebbe potuto accadere anche in un altro luogo?
1:13:45 - Domanda dal pubblico: ci sono altri casi come questo?
1:14:58 - Una precisazione: i rimedi ritenuti "naturali" sono spesso più dannosi di quelli "innaturali"
1:17:39 - Domanda dal pubblico: fra le cause del disastro, la necessità di inseguire il consenso e il ruolo dei social network. Qual è l'antidoto?
1:23:59 - Il podcast come alternativa alla televisione per portare contenuti in maniera estensiva
1:26:42 - Il venire meno dei confronti crea meno pluralismo e più intransigenza quasi religiosa nei confronti di certe tematiche
Ottimo grazie mille!
Grandi!!!
Grazie a voi,la presenza del professor Balbi non me l'aspettavo, piacevole sorpresa!
Grazie!
Bell'impianto! Interessante anche il podcast ma ero distratto dall'hifi
daniele e i lprof amedeo sempre top.
Ciao, sarebbe possibile avere il riferimento esatto dell'articolo sui bias cognitivi di cui parlava Amedeo intorno a 51:30 ? Grazie
Ciao Enrico: journals.sagepub.com/doi/10.1177/17456916221148147
Molto interessante! Grazie mille@@PDRIlPodcastdiDanieleRielli e grazie ad Amedeo per la citazione
Non ho ancora sentito ma di chi è questo impianto hifi della madonna?
Buongustaio...
Anchio lo stavo guardando 🤩😍
Notte. Sono stato l'estate scorsa nel Salento,una strage. Ho visto,però, alcuni alberi con una ricrescita verde in cima,o in un lato,insomma,segni di vita. Ritenete possibile che possano riprendersi?
Ciao, alcuni gli alberi - in particolare la Cellina di Nardò - se vengono accuditi possono impiegare molto tempo a morire e nel frattempo possono generare occasionali ricacci che però sono comunque infetti e destinati a loro volta a seccare. Le due varietà che ad oggi sono state individuate come resistenti sono Leccino e Favolosa, ma nel Salento prima di xylella c'era poco Leccino e quasi nessuna Favolosa. Anche queste cose comunque vengono spiegate nel libro.
@@PDRIlPodcastdiDanieleRielli grazie della spiegazione. Mi dispiace moltissimo,lo scenario è orribile e impressionante. Posso immaginare il dolore di chi ha perso tutto,e non parlo tanto del valore venale.
@@PDRIlPodcastdiDanieleRielli Si aggiunga che le due varietà avrebbero cmq bisogno di molta più acqua, motivo per cui sono poco presenti
La spiegazione al min 20:00 fatta da Rielli è praticamente la sceneggiatura del primo AVATAR
Esatto, questa corrispondenza è spiegata nel libro
@@PDRIlPodcastdiDanieleRielli l'ho acquistato, ma ancora non l'ho letto (ed è in coda anche "Odio"). Mea culpa, mea grandissima culpa
La narrazione può essere molto noiosa ma può essere anche entusiasmante,commovente. Prendete Cesare Pavese,come si fa a non leggere d'un fiato le sue narrazioni? Ma qui parliamo di scienza ovviamente,ci vuole il giusto mix. Sulla "verita" oggettiva contrapposta ai cosiddetti "complottisti" mi permetto di consigliarvi di dare una occhiata ai dati inglesi del loro ministero della salute pubblica riguardo a ciò che potete immaginare; credo che avrete delle sorprese clamorose se mettete a confronto ricoverati e decessi "con" e "senza" x 100.000 cittadini in entrambe le condizioni. Fate voi.
Hai fatto le tue ricerche, eh?
Amedeo Balbi detto la noia
Ancora questa storia de L'Aquila (min. 28:25). È incredibile, ormai solo la malafede può spiegare questa continua mistificazione: non ci fu mai alcun processo "perché gli scienziati non avevano previsto il terremoto", ma per il motivo contrario, cioè perché era stata pubblicamente accreditata l'idea che si potesse prevedere che NON CI SAREBBE STATO, causando un abbassamento della cautela. Che la comunità scientifica internazionale non abbia creduto alle accuse sulla xylella ha molto più probabilmente a che fare con il buon senso, che non con impossibili analogie.