Secondo me parlare e' un po' come dipingere: occorre talento, una buona e ricca tavolozza di colori ed un'armonia tra il soggetto del quadro e le suggestioni che vorrei esprimesse...🎉❤
Hai fatto bene a ricordarlo, perché tendiamo a dare per scontata la situazione attuale: fino a pochi decenni fa, la maggioranza degli italiani non parlava italiano, pertanto la precedente "purezza" della lingua era dovuta in larga misura al fatto che era confinata ad ambienti di "élite", molto selezionati e molto chiusi. La natura elevata e la quantità molto più ridotta di interazioni mettevano al riparo l'italiano dai mutamenti linguistici molto rapidi che si sono verificati in tempi più recenti. La ristrutturazione di cui parli è anche dovuta al fatto che l'italiano ha assunto funzioni che fino a poco tempo fa erano appannaggio dei "dialetti" (o lingue regionali). Venendo da un paesino nel bresciano, ricordo benissimo che per le generazioni precedenti alla mia esprimersi in italiano in contesti non scolastici o non ufficiali veniva percepito come artificialmente elevato, quasi da snob.
Sembra una presa in giro ma è vero: l'italiano standard si trova nei doppiaggi delle serie tv, soprattutto in quelle più banali. Ad esempio: Dawson's Creek, desperate housewives, ecc. Parlano italiano con una dizione perfetta e con discorsi che scorrono in modo fluido e quasi musicale. "Nella tua testa risuonano ancora gli echi delle baldorie della scorsa notte" (serie tv mom, la frase è detta da Kristy, ex spogliarellista con problemi di alcolismo. Una cosa del genere non la direbbe nemmeno un docente universitario dopo una sbronza).
A me vengono gli occhi a cuoricino, quando sento parlare "forbito". Subisco proprio il fascino dell'intellettuale 😊 mi metto là col gomito sul tavolo e il pugnetto a reggere il mento e lo sguardo perso nel nirvana : "continua a parlare, mio sire" 😂 Poi uso termini altissimi e anacronistici apposta per condire un discorso di ironia, ma è un codice tra amici di vecchia data, compagni di università, ecc, tutti oltre gli -anta 😅 Ho provato a usarlo con ragazzi sui vent'anni e mi guardavano come fossi da compatire, non che non mi capissero, però proprio non ci vedevano l'intento ironico. So che non è la tua materia, ma questa titale incapacità di comprendere il sarcasmo, di prendere tutto serissimamente e senza sfumature, per me sarebbe da approfondire. È un po' oltre il "non si può più dire niente", è proprio che se non sei didascalico al massimo, devi spiegare tutto dal principio dei tempi: pare di stare in tribunale. Colpa anche della letteratura contemporanea, che invece di elevarsi a modello, si annichilisce al livello del concorrente di temptation island 😢
Pofferbacco! Concordo pienamente con codesta pellicola! In vero ho fatto tali sobbalzi di gioia nell'auscultare codeste parole che il mio monocolo è cascato due volte!
Si, proprio vero. Giorni fa ho sentito al TG regionale una intervista a una meteorologa, che a semplici domande formate un linguaggio comune, rispondeva "da meteorologo", con concetti, lessico e sintassi tipiche. Eppure l'effetto finale è stato affascinante, e il messaggio è risultato davvero chiaro.
@@giorgioditizio6293Esistono i contesti giusti e quelli sbagliati per le manifestazioni di cultura. Durante un'intervista su una televisione locale il tuo scopo dovrebbe essere quello di far capire agli spettatori l'argomento di cui si sta parlando, se gli spettatori non ti capiscono, non è colpa loro che sono ignoranti, è colpa tua che non sai adattare il tuo linguaggio a quel contesto. Poi, in questo caso era comprensibile, quindi ottimo così 😂
Grazie del video, di cui sposo l'idea. Come hai detto in un altro video, l'italiano è talmente ricco da adattarsi a tutti i contesti, per questo mi ripugna la sciatteria di chi si "accontenta" del lessico del bar, ovunque: no, si può e si deve puntare a qualcosa di più, perché è utile, perché è bello da sentire (mica poco) e perché (in ultima analisi) ci migliora. Il dizionario è nostro amico. Bellissima la chiosa del sinonimo "ma non alla ca77o di cane" :-D che è ciò che cerco di fare quotidianamente. Da un lato mi sforzo ostinatamente a NON usare il logoratissimo e ormai banale "assolutamente", dato che esistono decine di avverbi più adatti. Dall'altro sono uno infastidito a livelli maniacali dalle frasi lasciate in sospeso, che invece ahimé, sembrano essere il marchio del livello da bar; ciò mi costringe, per non sospendere le frasi a mia volta, a trovare le parole giuste ad ogni conclusione, e possibilmente ad evitare le ripetizioni (che la prof delle medie mi avrebbe sottolineato). Ecco (salto di palo in frasca, ma non troppo), il tema di italiano (per tornare ad un altro dei tuoi video) secondo me è una risorsa preziosa per esercitarsi con un italiano più ricercato (talmente preziosa che ha ovviamente dei detrattori), intendendo con questo un lessico appropriato, un periodare più strutturato di ciò che usiamo al bar. Perfino scrivere una lettera ad una donna è un'occasione fantastica (ma se uno non scrive nulla da anni, meglio non lanciarsi all'improvvisazione). Chiudo con la constatazione che, per ciò che riguarda la Rai, ho ancora occasione di distinguere un conduttore radiofonico "storico", assunto nell'era di cui parli, da uno "giovane" a cui in sede di colloquio han verificato solo che respiri (ehm); fatico ad adeguarmi a questa china.
A me piace l'italiano aulico!!! Quello che reputo intelligente, però, è adattare il modo di esprimersi alla situazione ed al tipo di uditori! Non mi sono simpatici quelli che parlano, cercando di NON FARSI COMPRENDERE!!!! Preferisco piuttosto quelli che tacciono!!😂
Ha centrato il punto Serianni (ma va?!) ma non perché la "letteratura" abbia deciso di abbandonare questa missione ma perchè la "massa" dei parlanti ha modificato il proprio comportamento. La percentuale di produzione di lingua proveniente dalla letteratura è scesa a livelli infinitesimali, viene consumata ancora meno e per conservare un minimo di competitività rispetto alle altre forme velocissime deve necessariamente essere facile e semplice. I parlanti hanno prima scelto come mezzo per il modello la televisione (ricordiamo bene quando si diceva "lo hanno detto in TV") ed i giornali mentre ora le varie forme di internet. Tutto ciò può non piacere ma è quello che succede. Non si può imporre lo strumento che fornisce modello ma si può entrare nello strumento tentare di alzarne il livello. Ecco il valore enorme della divulgazione. Grazie
Sono d'accordo solo in parte. Quando ci si trova davanti a linguaggi moderni che usano molti termini gergali, spesso stranieri (p.e. boomer, selfy, ecc.) ci si trova nello stesso imbarazzo e nella stessa impossibilità di capire in cui ci si troverebbe davanti sd un linguaggio aulico con termini desueti. Perciò se uno non si premura di farmi capire usando un linguaggio non gergale e ultrsmoderno, perché io dovrei premurarmi di usare un linguaggio non aulico?
per non cadere entrambi nel ridicolo. C'è però una differenza e cioè che la lingua si evolve e, come già ben detto da Yasmina, certi termini diventano desueti e altri nuovi o nuovissimi ne prendono il posto. Se vuoi utilizzare un linguaggio aulico puoi tranquillamente farlo, ma devi per forza di cose rendere in "aulichese" sia boomer che selfie (e non selfy), altrimenti sarà il tuo interlocutore a non capire ed entrerete in loop (termine tecnico) infinito.
@@FrancescoAlois dipende se il corrispettivo esiste. Ci sono persone (non sto parlando di te, se è così lo sai solo tu) che non sanno che loop significa "ciclo". Sono dei cicli, ad esempio, quelli ripetuti in programmazione fino a che non si verifica una condizione (se la condizione data non si verifica o addirittura non può verificarsi, il ciclo è infinito). Cioè il termine tecnico italiano, usato nei libri di programmazione in italiano è ciclo, per tradurre l'inglese loop. Poi mi arriva il tizio che dice loop
@@umegghju il termine ciclo in italiano è solo una traduzione per semplicità, per praticità didattica (si pensi allo pseudo-codice) o per "italianizzare" un termine che è e resta tecnico perché deriva dal ciclo iterativo do...loop che è inglese perché l'informatica parla quella lingua, così come la musica parla in gran parte italiano
@@FrancescoAlois non capisco il perché della parola pseudocodice messa a caso nel commento. Comunque, puoi benissimo scrivere un algoritmo usando i diagrammi di flusso, cioè usando dei simboli che non appartengono a nessuna lingua, ma rombi, quadrati, cerchi e linee. Con questi simboli puoi anche rappresentare dei cicli senza usare l'inglese. Perché scavando in fondo anche l'informatica non ha nulla a che vedere con l'inglese. E descrivendo quel diagramma di flusso, non capisco perché dovresti sentire la parola "ciclo" fuori posto. Poi le parole hanno il significato che assegni loro, e passando da una lingua all'altra è normalissimo che il corrispettivo di una parola che nella lingua L1 ha 3 significati, nella lingua L2 può averne solo uno di quei 3 in comune, ma poi avere molti significati differenti al variare del contesto. Ad esempio in inglese non si fa differenza tra lingua e linguaggio, mentre in italiano si usa la stessa parola per dire "language" e "tongue". Tutto ciò per dire che ciclo significa loop in informatica, indifferentemente dagli altri significati delle due parole variando contesto.
Io mi sono resa conto che anche solo periodi troppo lunghi oggi diventano incompresi. Il problema è che ciò non riguarda solo la instagram generation, ma anche colleghi e professionisti molto più anzini (anni '60). La nostra società sta diventando sempre più mediocre nel balordo tentativo di annullare le differenze di spessore intellettuale. Purtroppo non è un tema limitato alla linguistica... Però complimenti come sempre per l'esposizione e il video è davvero 😍
@@Ella-Rossa Intendevo ironicamente due cose: molti giovani oggi non sanno ciò che è desueto, perché non ne sentono parlare; Se non parli come parla la maggioranza, usando ogni tanto und parola un po' vecchiotta, non è che sei uno che cerca di parlare con un minimo di stile, sei semplice uno del passato. Mi va :). Vecchiotto, quindi.
Secondo me c’è anche tanta confusione tra italiano aulico e italiano arcaico. Spesso mi dicono che scrivo poesie arcaiche, quando in realtà uso gli arcaismi molto raramente.
Comunque, linguaggio basso e semplificato o linguaggio forbito e sintatticamente ricco che sia, appena inizi una frase non fai in tempo a dire il verbo dopo il soggetto che l'interlocutore ti interrompe cercando di indovinare il seguito.
Come compositore, posso dire che forme italiane desuete esistono nelle indicazioni in partitura, come ad esempio "colla voce" - ovvero "con la voce solista". Ricordo anche una piccola discussione che ho avuto con un mio Maestro di composizione, riguardo all'uso di parole che a lui apparivano errate, come "leggiero". Evidentemente, queste forme desuete provengono da un periodo storico in cui l'italiano era la lingua della musica, periodo nel quale compositori di ogni paese dovevano adeguarsi ad adoperarla nelle partiture. Questo è durato almeno fino all'Ottocento, periodo del nazionalismo e dello spirito patriottico, ma molti termini musicali sono rimasti invariati fino ai nostri giorni: questo spiega sicuramente la permanenza di parole desuete nel contesto musicale, anche se relegate a semplici termini "tecnici"
Direi che molti termini arcaici sono inevitabilmente e giustamente (per me) stati abbandonati, A parte che ogni cosa diventa arcaica già dopo mezzo secolo, anno più anno meno a spanne (!). Ma continuare col masochismo di certe forme, solo per non sembrare ignoranti, è comunque scomodo. Ben vengano poi le semplificazioni più o meno autorizzate (giuoco o figliuolo, tolgono quella u senza perdere niente), che mostrano che tagliare i rami secchi si può, eliminando molti incendi. Capire Dante senza una serie di note, senza usare metafore o conoscere simbolismo e modi del tempo, risulta difficoltoso, anche se necessario alla conoscenza specifica, molto meno per arricchire il linguaggio in sé.
Ciao Yasmina, è da qualche settimana che ti seguo e sto intervenendo anche su vecchi contenuti, su cui immagino avrai difficoltà a fare dei riscontri. In merito a questo argomento trovo che le giovani generazioni non leggono come facevamo noi alla nostra epoca (e non faccio il boomer), per cui un italiano impoverito lo è anche rispetto allo standard (non parlo di Dante o D'Annunzio). I giovani non comunicano nemmeno verbalmente, messaggiano; lo fanno senza punteggiatura (almeno senza gli sms stiamo uscendo dal mitico TVB). Dopo lo sfogo arrivo all'aneddoto. Anni fa facevo consulenza ad una impresa produttrice di pannelli fotovoltaici per cui mi capitava di interfacciarmi con l'ufficio del commercialista ricevendo documentazione contabile, trasmettendo classificazioni da usare in bilancio. Entrai stabilmente in contatto con una dipendente dello studio, e siccome sono ritenuto "di buon carattere e disponibile" la ragazza mi chiese in confidenza: "dottore, ma l'impresa "X" che cosa produce?" risposi naturalmente: "pannelli fotovoltaici" lei rispose soddisfatta "ah! adesso ho capito cosa sono gli "opi"! Io: "opi? come sarebbe a dire!" la ragazza: "Dottore lei ha classificato queste spese ad "OPIFICIO INDUSTRIALE"!" Mi resi conto così che "opificio" era un termine desueto
Credo che "opificio" non si dica pìù almeno dal secondo dopoguerra però eh...! 😁 Fosse anche solo per l'influenza del gergo socialista e marxista (che usava il termine "fabbrica").
@@ilmelangolo Ecco... io sono nato in quell'epoca. 😂 Scherzo ovviamente, non ero compagno di classe di Annibale. Probabilmente il mio uso di quel termine deriva dalle mie letture di classici che raccontavano la seconda rivoluzione industriale o da libri di storia. Nemmeno nel linguaggio tecnico che ho imparato da giovane credo di aver trovato tutti questi... opifici. Con l'occasione mi è venuto in mente un altro aneddoto in merito al libro di ragioneria generale (così la si chiamava allora quando il termine non era ancora "da sfigati") del prof. Domenico Amodeo, peraltro una edizione che realizzata volutamente per essere economica aveva i bordi pagina da tagliare manualmente. Linguaggio d'altri tempi in una materia in rapida evoluzione risultava comunque efficace per chi non proveniva da studi di tipo tecnico. Due erano la amorevoli prese in giro su quel testo 1. "Come comincia il libro di Amodeo?" - "aspetta mi pare "nel mezzo di cammin di nostra vita..."" 2. In merito al capitolo sulle tecniche storiche di registrazione contabile (ormai non studiate perché in parte risalenti al medioevo e ai quipu inca) si racconta che il capitolo finisse più o meno così "oggi questi metodi sono ormai desueti e sostituiti dalle calcolatrici a nastro, ma.... ho sentito dire che in America c'è una specie di calcolatrice, la chiamano compter che ... fa cose 'e pazzi" Conosciuto il personaggio, all'epoca ottuagenario di rara lucidità e capacità di comunicazione, non mi stupirei che la cosa fosse stata detta in una lectio magistralis.
Condivido ciò che dici rispetto ad un'attenta lettura del contesto come priorità utile ad avere una buona e proficua comunicazione indipendentemente da ciò che stilisticamente preferiremmo utilizzare. Nonostante ciò ricordo che durante 4 anni in cui fui insegnante presso un corso per Operatori Socio Sanitari (OSS) amavo inserire all'interno di un italiano standard e di facile comprensibilità da parte di tutti anche alcuni termini meno utilizzati o magari finiti nel dimenticatoio. Quando facevo ciò il commento più frequente era: "Prof. non so che cosa significa, non potrebbe parlare come mangia?!" La mia risposta in genere era lo spiegare che mangiare sempre patatine e hamburger (seppure buoni) non va sempre bene e che io, personalmente, amavo anche mangiare altro. Spesso dicevo: "E come se ti avessi fatto assaggiare un pezzettino di cibo preso da un piatto che non conosci. In questo modo hai la possibilità di scoprire nuovi gusti e, se la cosa non ti piace, puoi sempre tornare a mangiare ciò che mangi tutti i giorni senza alcun problema da parte mia!" 😂😉
Concordo, un po' come nel vestire, anche amando un abbigliamento classico, in certi contesti risulterebbe troppo formale se non fuoriluogo. Nel caso di un linguaggio tecnico come quello giuridico allora ha un senso
La mia via di mezzo, motivata principalmente dal fatto che mi riesce facile e spontanea, è quella di usare una grammatica e un lessico estremamente precisi in qualunque contesto. Sono talmente abituato a farlo che nemmeno bere qualche bicchiere di vino buono riesce a portarmi sulla cattiva strada e a farmi omettere un congiuntivo o usare un anglismo a sproposito. Lo sforzo, per me, è quello di usare un linguaggio basso. Per quel che riguarda le parole desuete, in genere le evito anche se posso decidere d'introdurne qualcuna nello scritto. Dovendo però scrivere moltissime mail per lavoro a persone spesso dure di comprendonio, ho sviluppato uno stile di lavoro fatto di frasi brevissime e di paratassi nella speranza che i destinatari capiscano e facciano quello che chiedo.
Attenzione che non ti risponde se scrivi così bene, perché secondo lei è inutile scrivere un commento su TH-cam con attenzione e in modo corretto, quasi come se si stesse scrivendo un'email formale. Secondo lei è "fuori luogo", come disse in un altro video....
Purtroppo non è solo questione di parole desuete, il problema è che c'è una perdita significativa anche nella grammatica. Si vedono persone, anche giornalisti, che non azzeccano un congiuntivo neanche sotto tortura, in questi casi, mi dispiace, non mi pare tanto una questione di situazione più o meno colloquiale, ma di _ignoranza_. Dobbiamo accettare che la lingua sia fatta dagli ignoranti, invece che mandarli a calci nel sedere a studiare.
Esatto. Più che nell'utilizzo di termini, desueti o in vigore, l'italiano si è semplificato all'inverosimile nella struttura e non si è più capaci di articolare frasi o periodi di decente lunghezza senza perdersi. La complessità del linguaggio riflette anche la complessità del pensiero, e l'incapacità odierna di costruire frasi complesse riflette l'incapacità di costruire pensieri complessi. Per complesso non intendo complicato e non occorre inserire per forza parole prese dal Manzoni o da Grazia Deledda per formulare frasi complesse ma comprensibili.
Premesso che a me spiace che lo standard si stia abbassando, comprendo che la lingua sia in continua evoluzione. C'è da dire, però, che molte persone hanno un lessico veramente povero e capita che non riescano a comprendere parole che secondo me non sono neanche così lontane dallo standard. Un esempio dal mio vissuto recente: alcuni amici non capivano "congruo anticipo".
Cmq io (e direi anche molta gente intorno a me) uso "colle" invece di "con le" nel parlato normale, ma se devo parlare/scrivere in contesti più formali uso più spesso "con le"
@@YasminaPani Trento. Aggiungo che in "dialetto" trentino con+le viene sempre abbreviato a "cole", magari la forma che uso in italiano è influenzata da quello
Si anche a me capita di sentire molti “colle”. Altrettanto l’utilizzo di articoli davanti al nome comune (es. : Hai visto la Yasmina?) o l’utilizzo del “te” invece del “tu” ( Es. pensaci te anziché pensaci tu). Più che forme dialettali penso siano vezzi, visto che li usano anche persone che non conoscono il dialetto.
Ricordo ancora il senso di alienazione quando una prof di italiano (a mio avviso abbastanza superficiale, soprattutto nell’’approcciare gli studenti) a inizio anno scolastico rimase sorpresa quando dissi “ritengo” all’interno di una frase. Per intenderci, era il 2020
Considerando la questione per un altro verso, si deve pur badare a non censurarsi per timore di non essere capiti o di sembrare ridicoli. In fin dei conti un criterio abbastanza sicuro nel scegliere il livello d’espressione sta, oltre che nella circostanza, in ciò stesso che si ha da dire, guardandosi egualmente dal preziosismo e dalla condiscendenza.
Ci sono forme della lingua per cui provo letteralmente affetto, legate a mie premature letture nell'infanzia, probabilmente; ci sono volte in cui inseguo il rimbalzare del suono delle parole nella mia testa; ci sono altre forme che trovo necessarie alla chiarezza del discorso, amando i pensieri articolati, che a mio parere richiedono a volte termini precisi e non sostituibili da perifrasi. Fatte salve l'eccezioni di cui sopra, in linea di massima concordo con l'idea di non gravar inutilmente il discorso: quando farlo mi risulta indispensabile, preferisco perdere (poco) tempo per creare un minimo vocabolario comune con gl'interlocutori... poi scendo al bar e parlo solo dialetto (quello della mia città natale: non quello del paese _in cui_ vivo ed _in cui_ sta il bar _in cui_ lo parlo ahahah).
Buongiorno Yasmina, hai perfettamente ragione, conosco diverse persone che si rendono ridicole usando termini pomposi anche alle cene di Natale in famiglia e a casa, aspettando con visibile ansia che qualcuno chieda cosa significhi qualla parola (cosa che ovviamente non accade😂😂😂) persone cbe dicono spesso : i termini arcaici io li amo! Salvo poi non sapere neanche cosa significhi "magrebino" che ovviamente non è un termine arcaico ma comunque poco usato 😂 . La stessa persona una volta mi disse che non si dice destrorso, si dice destrimano! Il destrorso è una reazione degli zuccheri 😂😂😂😂 ho dovuto spiegare che quello è il destrosio , sinonimo di glucosio,e non è una reazione, ma è uno zucchero! Poi "destrorso e sinistrorso" , ho proposto a questa mente eccelsa di cercarli sul vocabolario 😂. Il narcisismo di certe persone le conduce a grandi figure marroni.
Questo era già un problema quarant' anni fa quando seguivo le lezioni di anatomia del primo anno di medicina e mi stupii che circa la metà degli studenti non riusciva a seguire bene perché non conosceva certe parole e certe espressioni forbite che invece a me sembravano del tutto normali. Comunquei ho notato che col tempo si è aperto un abisso tra la proprietà e la precisione di linguaggio di quei professori e quella degli accademici attuali che è scaduta a un livello terribile a volte terrificante e non so per quale motivo, soprattutto le donne. Come se non fossero passati attraverso la scuola dell' obbligo e gli studi superiori. Sghignazzo dentro di me pensando a cosa direbbe di queste persone mia madre letterata che mi rimproverava sempre di studiare poco l'italiano. A ma' e piantala! 😊.
Ascoltandole in TV. È una impressione personale ovviamente non il vangelo ma la povertà del loro linguaggio mi sembra maggiore di quella dei maski mentre allora era il contrario : erano le donne a parlare meglio.
Molto bello, le parole alte possono parlare di Amore e delle "secrete cose". C'è la necessità di "sacrificarsi" (...sicuramente saprai l'origine della parola) e rendersi un pochino più inaccessibili, come una Donna che si copre di veli. Anche per accendere la curiosità, anche senza essere capiti subito, senza per questo appiattirsi come più spesso succede. Facciamo anche Ghali e Tananai a scuola pure, facciamo Dante e gli Altri, facciamo tutto ciò che è Lingua... per arrivare al senso profondo della comunicazione. C'è necessità di VALORIZZARE chi ha studiato ed insegna, per far accendere il cervello e il cuore a chi entra nel nostro gloriosissimo (ironico) sistema scolastico. Altrimenti torniamo a fare le interrogazioni per uscire dalla Scuola (si può uscire anche a 16 anni). Torno a fare l'ingegnere. Le secrete cose...
Anche in ambito universitario o letterario l'italiano dovrebbe comunque essere usato in primo luogo per comunicare, mentre la mia impressione è che in Italia in molti casi l'uso di una lingua desueta sia finalizzato unicamente a dimostrare quanto colto e intelligente è l'autore dell'articolo/libro (ricordo un professore universitario che a lezione era perfettamente comprensibile, salvo poi trasformarsi in Deleuze quando scriveva articoli accademici). Mi pare che molti scrittori italiani della seconda metà del Novecento abbiano sciupato il proprio talento per realizzare dei divertissement letterari fini a loro stessi, opere modeste il cui unico scopo era di contenere la maggior quantità di parole desuete possibile (si critica spesso Eco per questo, ma solo perché è l'unico di questi scrittori ad aver avuto davvero successo: in realtà Eco aveva l'accortezza di giustificare quel modo di scrivere mediante la cornice narrativa, e non arrivava comunque agli eccessi di molti suoi colleghi come Landolfi). Il fatto che questa tendenza sia rimasta in parte solo nelle università e che nessun letterato scriva più così (a parte Michele Mari) mi sembra un passo in avanti positivo.
Questo video mi suscita una riflessione: un paragone tra l'inglese americano e l'italiano. Percepisco l'inglese americano come una lingua più informale e meno rigorosa. Sono molte le forme discorsive, le trascrizioni fonetiche o le abbreviazioni che vengono accettate rapidamente e poi integrate nel linguaggio formale. Ho anche notato una grande tolleranza verso gli errori ortografici, a volte anche quelli grossolani, che possono essere evidenti persino a un non madrelingua. In italiano, invece, c'è molta più cura della lingua (a volte forse troppa). Mi sembra che negli Stati Uniti non esista una vera e propria istituzione che documenti e sia un punto di riferimento per la lingua, come la nostra Accademia della Crusca. A mio avviso, questo potrebbe essere dovuto al diverso attaccamento che le due culture hanno alla propria lingua. L'Italia percepisce la propria lingua come un motivo di orgoglio storico, un'eredità dantesca, mentre gli Stati Uniti potrebbero sentirsi meno legati alla propria lingua, avendola ereditata da un popolo con cui hanno poi ingaggiato una guerra di indipendenza. Cosa ne pensi?
Qualche giorno fa stavo vedendo un video di questa youtuber cinese che riteneva che l'italiano fosse troppo complesso e, scherzosamente, diceva che i cinesi fossero più bravi nelle discipline scientifiche perché non devono studiare così tanto la loro lingua madre. Secondo me potrebbe esserci qualcosa di vero, e cioè che si sta andando verso una semplificazione del linguaggio per favorire la comunicazione e probabilmente anche per massimizzare la comprensione di concetti che sono già complicati di loro, e che esporli con un italiano ricercato li complicherebbe ulteriormente senza un'effettiva utilità. Io comunque accolgo favorevolmente non tanto un linguaggio basso, quanto una comunicazione essenziale e corretta, per comunicare con efficacia quello che si vuole dire.
Lol, hai idea di quanti ideogrammi abbia il cinese mandarino? 😂 Per lei ovvio che l'italiano è difficile: parla una lingua isolante, quindi deve abituarsi alla morfologia flessiva. Ma per i madrelingua non è mai faticoso imparare l'idioma nativo.
L'italiano da sempre cerca di complicare le cose semplici, aggiungendo le inutili. (Cesare Marchi) I cinesi non dovrebbero poi dire nulla sulle complicazioni altrui. Se uno è astigmatico non legge una mazza, soprattutto con occhiali cinesi. (sigh... in pochi la capiranno)
Anche usare parole diciamo "antiche", è indice di cultura: per conoscere tali termini, devi avere letto abbastanza, oggi; non le trovi sui social, per fare un esempio. Quell'abito ti sta veramente bene.
Ciao Yasmina, ho scoperto il tuo canale da poco ( purtroppo) ma recupero il tempo perso guardando ogni giorno i tuoi video. Ascoltarti è un autentico piacere sia per la forma che per il contenuto, e grazie a te ho ricominciato a leggere ( ho preso "La coscienza di Zeno"), cosa che per pigrizia e progressivo appiattimento mentale avevo smesso di fare negli ultimi 20 anni. Trovo tu sia una persona straordinaria, la tua passione e competenza, unite alla tua capacità di analizzare il reale, fanno di te un punto di riferimento di cui non farò più a meno ( anche politicamente, anche se io sono più di area radicale che comunista, ma va beh, ci si intende lo stesso...). Spero di vederti sempre più OVUNQUE perché Dio solo sa ( e lo dico in senso lato dato che non sono credente) quanto il mondo della cultura e la società in generale abbiano bisogno di te ( ti immagino invitata in qualche programma di attualità mentre parli di misandria e già rido immaginando le teste di certe pseudo femministe iniziare a fumare di rabbia 😂), scusa per il pippone, e spero di non sembrarti una stalker, sono solo una persona entusiasta di averti scoperto, Grazie Yasmina ❤
Cara Yasmina, la mia preoccupazione è che un ulteriore abbassamento della lingua standard in una società complessa come la nostra,di stampo democratico dove i cittadini sono anche elettori rende l'esercizio del voto sempre più difficile generando confusioni e incomprensioni. Lo scopo alto del sistema partecipativo rischia di venire meno con un progressivo allontanamento del popolo dalla politica e di generare dialettica a solo contenuto propagandistico . La formazione culturare generale che "vieppiú " 😂 diminuisce, si riverbera nel linguaggio comune avvicinando la distanza tra quello standard e quello colloquiale e in antitesi allontanandosi da quello forbito che rimarrà patrimonio inutile di pochi ; estremizzando il concetto rischiamo il ritorno ad una comunicazione gestuale che in chiave moderna si traduce nel solo linguaggio "chattante" . Per invertire questo pericolosissimo processo anti democratico cosa pensi sia utile fare posto che comunque la trasformazione della lingua è un fenomeno ineluttabile ? Io sono molto preoccupato ma al di là di cercare di avvicinare più ragazzi possibili ai licei (di qualità), non saprei cosa altro proporre.
Ma cosa stai blaterando? "Rende l'esercizio del voto sempre più difficile" secondo quale fonte? "Generare dialettica a solo contenuto propagandistico", di nuovo, secondo quale fonte? "Pericolosissimo processo anti democratico", pericolosissimo in che senso?
@@tutatis96 la fonte è quella che non si cita , l'ignoranza...... E solo una mia opinione basata sullo sviluppo d uni pensiero critico con nessuna velleità scientifica . Sic et simpliciter
Mi ricordo il contrasto tra il linguaggio del giornalista (1980) e quello dei tifosi della Lazio che rispondevano alle sue domande. Esilarante per il contrasto tra elevato e romanaccio
Grazie Yasmina.Qual è il ruolo in questi processi di cambiamento dell’accademia della Crusca? E’ un’autorita?Si limita a registrare i cambiamenti o in qualche maniera governa le derive non funzionali..,del tipo “scendere il cane” o “uscire la macchina” ?
Bellissimo video! Grazie mille! Posso chiedere un aiuto particolare? Potresti consigliare libri “classici” italiani che, pur essendo scritti con strutture sintattiche e/o lessicali ricercate risultano comunque comprensibili anzi piacevoli da leggere per un italiano di OGGI? Potresti fare lo stesso con autori moderni che però conservano ancora una ricchezza lessicale/sintattica esteticamente piacevole, tanto da risultare arricchente per il lettore? Per quanto riguarda invece i libri tradotti ( che siano essi classici, come i romanzi dell’Ottocento, oppure moderni ) quali consigli perché tradotti ( seppur in maniera fedele ) in un italiano alto benché comprensibile e fluido? Intanto mi sa che devo ricominciare a rileggere i libri di Calvino e della Fallaci ( io adoooroooo questa donna🫶)! Ps: mi sto chiedendo…. Qual è il confine che rende un libro/una intervista scritto in un italiano classico, ricco che però non “puzza” di vecchio ( cioè risulterebbe comunque ancora ben comprensibile ad un italiano medio oggi ), anzi risulta piacevole/affascinante anche OGGI, ed uno decisamente sorpassato, che a fronte di un determinato impegno nel comprenderne il significato non ripaga con un sano arricchimento del lessico/sintassi del lettore/fruitore? Mi piacerebbe se ampliassi questo concetto. Provo a farti un esempio con un paragone in ambito musicale. Oggi ascoltando un brano, di quelli considerati capolavori immortali, di Battisti o di Mina ( che abbia 40 o più anni sulle spalle ) un italiano del presente lo percepirebbe sicuramente come classico, ma risulterebbe comunque attuale e sarebbe comprensibile, piacevole, direi quasi una fonte di ispirazione. Se si ascolta un brano di Nilla Pizzi o Natalino Otto, il risultato sarebbe decisamente differente ( interessanti dal punto di vista storico ma l’effetto è veramente quello di indossare un vecchio frac logoro ). Grazie mille un bacione😘
Gentilissima Prof..Pani, ho impiegato una vita a studiare, leggere, scrivere professionalmente e devo dirLe che, salvo non debba parlare con il popolino o la suburra, normalmente parlo con uno standard medio alto e provo piacere a parlare con quegli italiani che hanno il senso estetico del parlar bene.. Continuo ad impiegare termini e forme che ai giorni nostri, taluni, per evidenti fini politici, vorrebbero far divenire "desueti" nello spirito di volgarizzazione ed imbarbarimento della nostra amata lingua, per agevolare i galli di trilussiana memoria, nel nome dell'inclusione. Per parte mia, pur non essendo un' aquila, continuerò a parlare come si parla sulle cime dei monti, indifferente al fatto che giù nel pollaio gli starnazzanti, italiani o importati che siano, non fa differenza, capiscano o meno. Che muovano le ali ed imparino a volare, altrimenti che restino al pian di campagna! Con l'occasione, secondo la morale sottesa al suo video, dovrei chiedermi se posso ancora usare parole come, a titolo esemplificativo e non esaustivo, "aulente, sincretico, tautologico, aporia, epitome, metonimico,, archetipo, baluginare, coronale, dagherrotipo, eufonico, ferino, gigioneggiare, iliota, ludibrio"... ed altre squisitamente letterarie. Cordiali saluti. Un modesto ..leguleio.
Deh per esempio non lo dice più nessuno. Tra l’ altro non ho mai capito cosa volesse dire. Comunque svegliarsi la mattina e trovare un tuo nuovo video è sempre un bellissimo modo di iniziare la giornata
@@isabellacicchetti6058Non lo sapevo! Comunque in Toscana l’italiano letterario resiste un po’ meglio… ci sono negozi che hanno nell’ insegna la parola mesticheria per esempio
Certamente quella del linguaggio piu` o meno forbito e` una scelta inerente la comunicazione, quindi puo` variare anche a seconda dagli ascoltatori (o dei lettori), a patto pero` che l'oratore (o lo scrittore) padroneggi bene i termini che usa. C'e` un'ulteriore scelta che si pone ai fini della comunicazione e della pomposita`: essenziale o ridondante?
Beh diciamo che è meglio parlare come mangi! E se si riesce aggiornarsi alla lingua di uso corrente. Però sincera io ho fatto solo il liceo e non l’università; vengo da una famiglia umile che non si esprime in modo forbito e in generale a volte mi sento a disagio perché vorrei conoscere un lessico forbito più ampio e per questo a volte quei pochi termini che ho li sfoggio ad cazzum. E si un po’ metti in soggezione…nel senso che per essere all’altezza della tua proprietà di linguaggio, uno sente di doversi esprimere con un italiano più alto.
Ciao Yasmina, ti volevo porre il caso di una forma di italiano desueto( si parla di una forma letteraria di autori del XVIII secolo) MA che risulta molto ben comprensibile per la somiglianza con la parola attuale: "detronare" invece di "detronizzare". Ovviamente la somiglianza con il verbo in inglese "dethrone" ha fatto la sua parte. Detto questo, mi chiedevo quanto potesse essere corretta una forma del genere, dal momento che ormai é stata sostituita nel vocabolario, ma che é ancora molto ben comprensibile.
Il titolo della mia tesi di laurea in Filosofia fu: "Socrate Platone Il Maestro e L'Allievo". Una parte di quella mia tesi provava a esporre un antico problema della Filosofia, ossia se sia meglio che Il Maestro adegui il proprio parlare e il proprio linguaggio alle capacità cognitive dell'Allievo, o se invece sia L'Allievo che a suo stesso beneficio debba sforzarsi e "ingegnarsi", in modo da comprendere il Maestro.
Cara Yasmina è sempre un piacere, volevo dire che mi trovi molto d'accordo sulla tua disamina ed anch'io, non ostante a scuola in italiano avevo 6, trovo che il vocabolario odierno si sia notevolmente impoverito, tanto che ,quando parlo con gli amici di mio figlio, mi sento Dante 😂😂
Aggiungerei che un rischio connesso alla rincorsa di un italiano eccessivamente ricercato, ampolloso e snob finisce per farci assomigliare a Diego Fusaro! 😱🤣
Video molto interessante, mi lascia un interrogativo riguardante la questione dei "livelli" linguistici. Se ho ben compreso un tempo la letteratura, o almeno parte di essa, forniva un modello di italiano "alto", a un livello intermedio tra il linguaggio comune e il tecnico accademico; se ora questo compito è stato perso, cos'è che stabilisce la gerarchia del linguaggio? in che senso un linguaggio è più in alto di un altro? c'è un modo per formalizzare meglio questa gerarchia (tipo misurare la varietà delle strutture semantiche, dei vocaboli usati, ect)?
Cessa, cessa immantinente di profferire cotanta eloquenza! I termini desueti sono una benedizione per chi vuole sbeffeggiare il prossimo senza tema di incorrere nei rigori del codice civile: un villano mi ringraziò con un sorriso dopo averlo apostrofato con "Lei è proprio un lattonzolo!"
Fosse il problema parlare o meno come il Manzoni, sarebbe già in automatico risolto. Ma qui si riscontrano facilmente casi in cui parole come "remunerare", "desueto", "accortezza" e tanti altri termini di analogo livello, sono considerati dai ragazzi di medie e superiori come linguaggio complicato ed eletto! Questo non è in alcun modo assecondabile, a meno che non si voglia accettare, come battaglia persa, la riduzione della capacità lessicale di ciascuno a qualcosa che rimandi ad una specie di lallazione ritardata permanente.
A mia figlia sedicenne consiglio solo l'utilizzo di sostantivi o aggettivi un tantino più ricercati. La lingua italiana offre tante opzioni e basta poco per evitare le solite banalità.
Tanto per riportare una mia piccola esperienza di lettura: mi sono sorpreso, leggendo un commento filosofico al Teeteto di Platone, nella recente edizione di una delle maggiori case editrici italiane, di trovare una frase interrotta, a mezzo di un inciso, da un colloquiale 'che so?', che nel contesto della frase aveva il significato di 'per esempio' o di 'mettiamo caso' (come quando diciamo 'Potrebbe essere pericoloso continuare il sentiero perché - che so? - ci potrebbero essere buche'). La cosa mi ha tanto più sorpreso in quanto il commento, per il resto, era scritto in modo abbastanza ricercato. Da qui la domanda 'speculare' a quella del video: l'italiano colloquiale è un errore?
@@YasminaPani Scusa, ho problemi a scrivere e mi sono spiegato malissimo: parlavo del saggio critico di un filosofo italiano al Teeteto platonico, incluso nell'edizione del Teeteto. La traduzione invece (che non era del filosofo) mi sembrava scritta bene e ho fatto molta meno fatica a leggere il Teeteto che il saggio critico (un po' nebuloso, secondo me).
La lingua si adatta alle necessità della comunicazione e su questo non ci piove. Quello che mi spaventa è altro: necessità di comunicare bisogni elementari, che richiedono registro basso, anche se sono adulti a parlare. Il piacere di leggere una pagina come fosse musica ormai è quasi un comportamento per pochi...e a me dà il senso di una perdita irreversibile. Sto male
Vivendo all’estero da quindici anni, non ho la più pallida idea di come si parli e scriva oggi l’italiano - soprattutto la seconda cosa. Scrivendo io romanzi, dovrei preoccuparmi, ma mi sa che anche no… me ne frego e vado per la mia strada. Tanto mi leggono quattro gatti spelacchiati, ci manca pure che mi tolga il piacere di raccontare le cose come ritengo meglio. Molto interessante il video. Purtroppo non fa altro che farmi sentire sempre più “fuori dal mondo”, ove per mondo intendo l’Italia, che è pur sempre il mio Paese. Una cosa è certa: è impossibile vivere all’estero per tanti anni e al tempo stesso restare sul pezzo, attualizzarsi. Impossibile. Il mio modo di attualizzarmi è usare il vocabolario. Comincerò a preoccuparmi quando spariranno termini che uso scrivendo. Per ora ci sono tutti ed evito gli arcaismi. Basterà? Chi lo sa! 😅
3:30 non sono d'accordo, penso che parlare in modo più colto possa spronare le persone ad usare il loro intuito ed apprendere spontaneamente nuove parole se usate con moderazione.
Trattazione completa e intelligente, conclusioni condivisibili, come sempre. L'unica cosa che non mi risulta sono i termini desueti in Calvino o nella Fallaci: non mi ricordo di averci mai fatto caso. Molto "desueta" (e faticosa!) mi è sembrata la sintassi di Bassani.
In Fallaci ci sono molti toscanismi che in italiano sono decaduti, e in generale ovviamente la lingua non è più quella di oggi. Di Calvino dipende da cosa si legge ma di certo la lingua non è quella di uso quotidiano odierno!
Metà della mia famiglia è Toscana, per cui i toscanismi (ce ne sono, vero) mi appaiono tutto fuorché desueti. La lingua di Calvino a me pare a volte piatta, a volte pretenziosa - insomma, non mi piace. Anche la Morante non mi era sembrata desueta, ma secondo me siamo su tutt'altro livello rispetto ai primi due.
D'accordo su tutto. Sempre bravissima, puntuale e "sul pezzo". Grazie. Solo un appunto personale: non mi trovi della stessa opinione su "pertanto" e "ancorché "....Li uso e li sento usare spesso. E non mi suonano "aulici" o desueti. Ma forse è una mia percezione non supportata dai fatti....
Sull'uso di usare parole arcaiche si ironizzava già in passato. Mi viene in mente il finale del primo atto della Cenerentola di Rossini ("Conciossiaccosaché") o il personaggio del Demetrio Pianelli soprannominato il "cavalier Laonde".
ognuno usa la lingua come vuole e come può, se ostenta per snobismo al di fuori di un contesto appropriato può cadere in un manierismo fastidioso per chi lo riceve, se vuole solo comunicare un contenuto e non si fa capire peggio per lui e per tutti
Non solo la letteratura contemporanea non offre modelli linguistici, ma neanche la politica offre modelli sociali, economici, culturali alti. Credo che in parte sia dovuto al fatto che spesso chi scrive e chi fa politica abbia bisogno di piacere per conquistare i lettori, sempre più consumatori e clienti, e gli elettori, sempre più tifosi. E' l'avvento del mercato del consenso che ha bisogno di riconoscimento identitario da tribù o clan: leggimi (comprami) o votami perché sono come te! E' il supermercato globale che si propone con strategie di marketing. Altro discorso e' invece una contaminazione dal basso che può lo stesso arricchire la lingua abbassandone anche il livello di standard perché si impregna dei modelli popolari. E' un po' quello che e' successo ad esempio con Andrea Camilleri e il suo italiano sicilianizzato e viceversa. Ma e' indiscutibilmente un arricchimento della lingua, in senso popolare ma non scadente! Per quanto riguarda lo straniamento in chi ascolta, dovuto all' uso di congiunzioni desuete, basta sentire alla TV Bonolis o, ancor di più, Pietrangelo Buttafuoco che sembrano usciti da una stanza ammuffita piena di libri diventati tristi per quella compagnia poco viva e compiaciuta di sé . P.S.: Nello scritto anch'io uso spesso col, coi (non colle) non per la loro altisonanza ma per praticità e brevità!😅
vero: una volta era il popolo o il lettore a dover fare lo sforzo di elevarsi per comprendere, adesso invece candidati e scrittori abbassano tutto l'abbassabile per vendere il loro prodotto.
Gentile Prof.ssa, 35 anni fa nel tema di maturità utilizzai il termine "precelso": la professoressa (?) esterna di Italiano me lo contestò dicendo che non esistesse ed io le dissi che non lo conosceva perché non era andata nemmeno a cercarlo sul dizionario. Ancora ritengo che abbia avuto un atteggiamento vergognoso.
L'affettazione è un rischio che è sempre dietro l'angolo. Per esempio, personalmente trovo fastidiosissimo l'uso di poiché al posto di perché, quando in italiano contemporaneo poiché non segue mai la principale
Esatto, sono d'accordo con te. È molto triste constatare come secondo l'autrice ci si debba abbassare ad un livello di comunicazione inefficace solo per compiacere degli ipotetici "altri". Oltretutto cercando di far passare il linguaggio dei media come popolare o quotidiano, anziché spiegare quello che esattamente è, ossia semplicemente un linguaggio sciatto e poco accurato.
Egregia ed esimia docente, tengo a porgerLe i sensi del mio più profondo apprezzamento per la sua dotta concione, conciossiacosachè senza impaccio veruno convengo che… alla fine della giornata il “Parla come magni” sia l’unico linguaggio compreso dalle masse. Con stima
Secondo me è sbagliato proprio il fatto di cercare di assecondare la corrente; non dovrebbe essere una cosa democratica per cui tanti utilizzano quella parola e dunque diviene accettata, che poi molto spesso utilizzano parole che con l' italiano hanno molto poco in comune... Oramai per denotare una situazione pesante nell' accezione di inappropriata e discutibile si usa il termine cringe... Non so manco se si scriva così e penso di non volerlo nemmeno sapere... Si dovrebbe dire a tutti coloro che lo usano a prescindere dal numero questa parola non potrà mai entrare nel dizionario ed utilizzarla parlando italiano condividerà sempre un errore... Il male è che la lingua muta per adattarsi alle persone che sono prese a modello, il cui livello è sempre più basso. La lingua dovrebbe rimanere uguale a sé stessa così le persone prese a modello sarebbero quelle che hanno studiato e non il primo che dice delle scemate condite da dei luoghi comuni su un qualche social network...
Lo scopo della lingua è comunicare per essere compresi, ma anche per esprimersi: uno non deve per forza parlare di merda perché sennò il bro non capisce. Il linguaggio nutre il pensiero, l'autopensiero, l'identità. Il contesto immediato è fondamentale per adeguare la lingua, però con dei limiti.
Partendo da quello che dici, mi sorge una curiosità: come mai proprio il legalese è il linguaggio tecnico più alto (se non ho capito male)? È una questione che riguarda la lingua italiana o è una cosa abbastanza tipica nelle lingue?
Si può parlare bene senza risultare vecchi: 'Sapore di sale' ha superato i sessant'anni ed è un pezzo che è scritto bene ed è invecchiato poco o nulla; il problema è che da 'Sapore di sale' siamo passati a 'Sesso e samba'.
Tutto chiaro, ho solo un dubbio: come si sposa l'italiano desueto con il linguaggio inclusivo? Per esempio devo sempre far seguire a "eglino" anche "elleno"? Tipo nella frase "Eglino patrizzerebbero cosi' eziandio nei costumi" dovrei dire "eglino ed elleno"?
Obiezione: la lingua non serve principalmente per comunicare, gli studi di neurolinguistica lo hanno stabilito in maniera ineccepibile. La lingua serve principalmente come strumento di pensiero, serve ad ordinare le idee e renderle leggibili prima di tutto a chi le sviluppa. Una volta che le idee vengono rese leggibili grazie alla lingua, allora è possibile comunicare. Il grugnito non è comunicazione, il grido di dolore non è comunicazione. L'insieme di parole che spiega il malessere od il dolore, quelle sono comunicabili. Prima ancora della comunicabilità a terzi, le stesse parole hanno reso comprensibile il malessere od il dolore alla persona che ne ha sensazione, che li sente in prima persona.
No, gli ominidi hanno sviluppato la facoltà del linguaggio per comunicare, infatti essa si sviluppa solo se il bambino è esposto a una comunità che parla, diversamente no.
@@OresteParlatano Forse è qualcosa di controintuitivo, perché io ho studiato che (soprattutto negli animali sociali) tutto è comunicazione. Negli esseri umani si va dalla postura al modo di vestire, dalla gestualità fino a "versi" di vario genere. Ogni cosa parla di noi agli altri, ecco perché è così importante esserne consapevoli: per non mandare messaggi sbagliati e quindi ottenere risposte non volute. L'empatia non dipende direttamente dal linguaggio, per esempio possiamo comprendere lo stato d'animo di un altro essere umano senza che costui ci dica esplicitamente come si sente. Certo il linguaggio permette di esprimere e connotare meglio quel malessere. Quindi non dubito che il linguaggio permetta di strutturare, organizzare e sviluppare il pensiero: filosofia, scienza, letteratura e tutte le altre espressioni del sapere umano sarebbero state impossibili senza il linguaggio e la scrittura.
@@YasminaPani il bambino da solo sviluppa un linguaggio indipendentemente dalla esistenza di una struttura sociale. Alcune ricerche ed esperimenti lo hanno evidenziato già da molto tempo. Esiste una letteratura di riferimento. Le ultime ricerche di Andrea Moro hanno consolidato le ipotesi che vedono la lingua come elemento preesistente. Le ipotesi sono diventate teoria accolta a livello internazionale. Uno studioso favorevole alla teoria di Moro è Chomsky. Credo ci siano tutti gli elementi per considerare seriamente la citata teoria.
Una domanda da ignorante: questo cambiamento del ruolo della letteratura potrebbe essere dovuto all’avvento della televisione? Immagino che la tv abbia sostituito i libri sia come passatempo, sia come modello della lingua. E magari, collegato a questo intento didattico, la televisione potrebbe anche aver contribuito alla sparizione dei dialetti. Sono ipotesi tanto campate in aria?
Una delle ipotesi da statuto alla nascita della Rai, era l'uniformazione e diffusione di un italiano parlato e scritto che fosse neutro, esente da dialettalismi, da eccessivi ampollosismi, da eccessivi rigorosismi. Il tutto fu affidato al Sismi, a parte i terremoti...
Sono un Italiano espatriato e, come molti espatriati da lungo tempo, ho perso la proprieta’ di linguaggio nella mia madrelingua. Quello che parlo e’ un polpettone fatto di italiano, dialetto e lingua locale. E‘ un fenomeno noto fra gli espatriati. Quello che non e‘ noto e’ che gli italiani espatriati hanno bisogno, in certe situazioni, di non farsi comprendere dai connazionali o da chi capisce l’italiano. C’e’ chi ricorre al dialetto stretto, chi ad una terza lingua esotica. L’italiano desueto o forbito e’ un’opzione. Nella mia tribu’ per queste situazioni usiamo un italiano desueto con inserti della lingua dell’armata brancaleone. Per esempio capita di sentire: “Messere guatate circospetto che s’approssima la callipigia del terzo piano”. Questo per avvertire l’interlocutore che si sta avvicinano la vicina dotata di culo antidepressivo. Ogni tanto capita che qualcuno si incazzi. Una sera un’amica spagnola che parla perfettamente italiano e’ sbottata: “Ma com’e’ che io parlo italiano ma a volte non capisco un cazzo di quello che dite?!” “Di che favellate mia dama dalla pelle eburnea e dall’oculo bruno?” “Mavaffanculo” Ecco.
@@YasminaPani FEL?! Ah nel senso di Feudalesimo E Liberta"? Si' una cosa del genere, anche se io suono piu' come Thorz l'alemanno di "Brancaleone alle crociate". Du konosche?
Per quanto sia un peccato sentire sempre meno certi vocaboli eleganti, sono d'accordo sul fatto che est modus in rebus. Come scriveva anche Dante, "Ne la chiesa coi santi, e in taverna coi ghiottoni".
Scrivere "colle" non so se sia giusto come esempio perché può essere desueto nel leggerlo, ma nella realtà del parlato è molto usato. Attenzione mo sono accorto che molto spesso diamo per desuete parole che in alcune aree del Belpaese sono usatissime tipo "sistola" "codesto".
Cambiare il modo di parlare a seconda del contesto è una funzione cruciale per la comunicazione efficace. Ho 22 anni ed è molto difficile parlare con un proprio coetaneo senza ascoltare neologismi di 💩, quindi figuriamoci l'italiano.
L'italiano desueto è un errore? Giammai! Codesti tempi moderni et infausti mai corromperanno lo mio favellar. Ch'io deceda se recedo⚔🛡
Bisognerebbe distinguere tra desueto e antiquato.
🔥🔥🔥🔥
MacKlaus, sposami!
Vai Goffredo conte di Montmiraille, che sei tutti Noi !!!.
Che la peste colga la fetida, miserabile,ignobile plebaglia !!!.
Fenomeno!
Secondo me parlare e' un po' come dipingere: occorre talento, una buona e ricca tavolozza di colori ed un'armonia tra il soggetto del quadro e le suggestioni che vorrei esprimesse...🎉❤
Hai fatto bene a ricordarlo, perché tendiamo a dare per scontata la situazione attuale: fino a pochi decenni fa, la maggioranza degli italiani non parlava italiano, pertanto la precedente "purezza" della lingua era dovuta in larga misura al fatto che era confinata ad ambienti di "élite", molto selezionati e molto chiusi. La natura elevata e la quantità molto più ridotta di interazioni mettevano al riparo l'italiano dai mutamenti linguistici molto rapidi che si sono verificati in tempi più recenti. La ristrutturazione di cui parli è anche dovuta al fatto che l'italiano ha assunto funzioni che fino a poco tempo fa erano appannaggio dei "dialetti" (o lingue regionali). Venendo da un paesino nel bresciano, ricordo benissimo che per le generazioni precedenti alla mia esprimersi in italiano in contesti non scolastici o non ufficiali veniva percepito come artificialmente elevato, quasi da snob.
Sembra una presa in giro ma è vero: l'italiano standard si trova nei doppiaggi delle serie tv, soprattutto in quelle più banali. Ad esempio: Dawson's Creek, desperate housewives, ecc. Parlano italiano con una dizione perfetta e con discorsi che scorrono in modo fluido e quasi musicale. "Nella tua testa risuonano ancora gli echi delle baldorie della scorsa notte" (serie tv mom, la frase è detta da Kristy, ex spogliarellista con problemi di alcolismo. Una cosa del genere non la direbbe nemmeno un docente universitario dopo una sbronza).
A me vengono gli occhi a cuoricino, quando sento parlare "forbito". Subisco proprio il fascino dell'intellettuale 😊 mi metto là col gomito sul tavolo e il pugnetto a reggere il mento e lo sguardo perso nel nirvana : "continua a parlare, mio sire" 😂
Poi uso termini altissimi e anacronistici apposta per condire un discorso di ironia, ma è un codice tra amici di vecchia data, compagni di università, ecc, tutti oltre gli -anta 😅 Ho provato a usarlo con ragazzi sui vent'anni e mi guardavano come fossi da compatire, non che non mi capissero, però proprio non ci vedevano l'intento ironico. So che non è la tua materia, ma questa titale incapacità di comprendere il sarcasmo, di prendere tutto serissimamente e senza sfumature, per me sarebbe da approfondire. È un po' oltre il "non si può più dire niente", è proprio che se non sei didascalico al massimo, devi spiegare tutto dal principio dei tempi: pare di stare in tribunale. Colpa anche della letteratura contemporanea, che invece di elevarsi a modello, si annichilisce al livello del concorrente di temptation island 😢
più che in tribunale, all'asilo. Che tristezza!
Grazie di esistere.
Pofferbacco! Concordo pienamente con codesta pellicola! In vero ho fatto tali sobbalzi di gioia nell'auscultare codeste parole che il mio monocolo è cascato due volte!
Oggi ascoltavo per radio Sergio Zavoli. Che uso splendido dell'italiano, che nostalgia!
Si, proprio vero. Giorni fa ho sentito al TG regionale una intervista a una meteorologa, che a semplici domande formate un linguaggio comune, rispondeva "da meteorologo", con concetti, lessico e sintassi tipiche. Eppure l'effetto finale è stato affascinante, e il messaggio è risultato davvero chiaro.
Non è un errore, è una manifestazione di cultura.
E chi non lo capisce è un ignorante
Se era comprensibile, va benissimo.
@@giorgioditizio6293Esistono i contesti giusti e quelli sbagliati per le manifestazioni di cultura. Durante un'intervista su una televisione locale il tuo scopo dovrebbe essere quello di far capire agli spettatori l'argomento di cui si sta parlando, se gli spettatori non ti capiscono, non è colpa loro che sono ignoranti, è colpa tua che non sai adattare il tuo linguaggio a quel contesto.
Poi, in questo caso era comprensibile, quindi ottimo così 😂
Grazie del video, di cui sposo l'idea. Come hai detto in un altro video, l'italiano è talmente ricco da adattarsi a tutti i contesti, per questo mi ripugna la sciatteria di chi si "accontenta" del lessico del bar, ovunque: no, si può e si deve puntare a qualcosa di più, perché è utile, perché è bello da sentire (mica poco) e perché (in ultima analisi) ci migliora. Il dizionario è nostro amico. Bellissima la chiosa del sinonimo "ma non alla ca77o di cane" :-D che è ciò che cerco di fare quotidianamente. Da un lato mi sforzo ostinatamente a NON usare il logoratissimo e ormai banale "assolutamente", dato che esistono decine di avverbi più adatti. Dall'altro sono uno infastidito a livelli maniacali dalle frasi lasciate in sospeso, che invece ahimé, sembrano essere il marchio del livello da bar; ciò mi costringe, per non sospendere le frasi a mia volta, a trovare le parole giuste ad ogni conclusione, e possibilmente ad evitare le ripetizioni (che la prof delle medie mi avrebbe sottolineato).
Ecco (salto di palo in frasca, ma non troppo), il tema di italiano (per tornare ad un altro dei tuoi video) secondo me è una risorsa preziosa per esercitarsi con un italiano più ricercato (talmente preziosa che ha ovviamente dei detrattori), intendendo con questo un lessico appropriato, un periodare più strutturato di ciò che usiamo al bar. Perfino scrivere una lettera ad una donna è un'occasione fantastica (ma se uno non scrive nulla da anni, meglio non lanciarsi all'improvvisazione).
Chiudo con la constatazione che, per ciò che riguarda la Rai, ho ancora occasione di distinguere un conduttore radiofonico "storico", assunto nell'era di cui parli, da uno "giovane" a cui in sede di colloquio han verificato solo che respiri (ehm); fatico ad adeguarmi a questa china.
A me piace l'italiano aulico!!! Quello che reputo intelligente, però, è adattare il modo di esprimersi alla situazione ed al tipo di uditori! Non mi sono simpatici quelli che parlano, cercando di NON FARSI COMPRENDERE!!!! Preferisco piuttosto quelli che tacciono!!😂
Ha centrato il punto Serianni (ma va?!) ma non perché la "letteratura" abbia deciso di abbandonare questa missione ma perchè la "massa" dei parlanti ha modificato il proprio comportamento. La percentuale di produzione di lingua proveniente dalla letteratura è scesa a livelli infinitesimali, viene consumata ancora meno e per conservare un minimo di competitività rispetto alle altre forme velocissime deve necessariamente essere facile e semplice. I parlanti hanno prima scelto come mezzo per il modello la televisione (ricordiamo bene quando si diceva "lo hanno detto in TV") ed i giornali mentre ora le varie forme di internet. Tutto ciò può non piacere ma è quello che succede. Non si può imporre lo strumento che fornisce modello ma si può entrare nello strumento tentare di alzarne il livello. Ecco il valore enorme della divulgazione. Grazie
Fu Mike che diffuse quel "mi sa che" non un samurai esaurito...
Sono d'accordo solo in parte. Quando ci si trova davanti a linguaggi moderni che usano molti termini gergali, spesso stranieri (p.e. boomer, selfy, ecc.) ci si trova nello stesso imbarazzo e nella stessa impossibilità di capire in cui ci si troverebbe davanti sd un linguaggio aulico con termini desueti.
Perciò se uno non si premura di farmi capire usando un linguaggio non gergale e ultrsmoderno, perché io dovrei premurarmi di usare un linguaggio non aulico?
per non cadere entrambi nel ridicolo. C'è però una differenza e cioè che la lingua si evolve e, come già ben detto da Yasmina, certi termini diventano desueti e altri nuovi o nuovissimi ne prendono il posto. Se vuoi utilizzare un linguaggio aulico puoi tranquillamente farlo, ma devi per forza di cose rendere in "aulichese" sia boomer che selfie (e non selfy), altrimenti sarà il tuo interlocutore a non capire ed entrerete in loop (termine tecnico) infinito.
@@FrancescoAlois dipende se il corrispettivo esiste. Ci sono persone (non sto parlando di te, se è così lo sai solo tu) che non sanno che loop significa "ciclo". Sono dei cicli, ad esempio, quelli ripetuti in programmazione fino a che non si verifica una condizione (se la condizione data non si verifica o addirittura non può verificarsi, il ciclo è infinito). Cioè il termine tecnico italiano, usato nei libri di programmazione in italiano è ciclo, per tradurre l'inglese loop. Poi mi arriva il tizio che dice loop
@@umegghju il termine ciclo in italiano è solo una traduzione per semplicità, per praticità didattica (si pensi allo pseudo-codice) o per "italianizzare" un termine che è e resta tecnico perché deriva dal ciclo iterativo do...loop che è inglese perché l'informatica parla quella lingua, così come la musica parla in gran parte italiano
@@umegghju poi sono d'accordo con te che il termine tecnico non è per tutti e quando c'è il corrispettivo va usato, ci mancherebbe.
@@FrancescoAlois non capisco il perché della parola pseudocodice messa a caso nel commento. Comunque, puoi benissimo scrivere un algoritmo usando i diagrammi di flusso, cioè usando dei simboli che non appartengono a nessuna lingua, ma rombi, quadrati, cerchi e linee. Con questi simboli puoi anche rappresentare dei cicli senza usare l'inglese. Perché scavando in fondo anche l'informatica non ha nulla a che vedere con l'inglese. E descrivendo quel diagramma di flusso, non capisco perché dovresti sentire la parola "ciclo" fuori posto. Poi le parole hanno il significato che assegni loro, e passando da una lingua all'altra è normalissimo che il corrispettivo di una parola che nella lingua L1 ha 3 significati, nella lingua L2 può averne solo uno di quei 3 in comune, ma poi avere molti significati differenti al variare del contesto. Ad esempio in inglese non si fa differenza tra lingua e linguaggio, mentre in italiano si usa la stessa parola per dire "language" e "tongue". Tutto ciò per dire che ciclo significa loop in informatica, indifferentemente dagli altri significati delle due parole variando contesto.
Io mi sono resa conto che anche solo periodi troppo lunghi oggi diventano incompresi. Il problema è che ciò non riguarda solo la instagram generation, ma anche colleghi e professionisti molto più anzini (anni '60). La nostra società sta diventando sempre più mediocre nel balordo tentativo di annullare le differenze di spessore intellettuale. Purtroppo non è un tema limitato alla linguistica... Però complimenti come sempre per l'esposizione e il video è davvero 😍
Ormai anche "desueto" è desueto.
Desueto è autologico
Non lo è.
Ci stavo pensando adesso😭
E che termine useresti al posto di desueto?
@@Ella-Rossa Intendevo ironicamente due cose: molti giovani oggi non sanno ciò che è desueto, perché non ne sentono parlare; Se non parli come parla la maggioranza, usando ogni tanto und parola un po' vecchiotta, non è che sei uno che cerca di parlare con un minimo di stile, sei semplice uno del passato.
Mi va :).
Vecchiotto, quindi.
Io uso termini forbiti per dare un effetto comico o per 'perculo'. La mia preferita è "appropinquati e favellami cosa ti mette in ambascia!" 😂
Includi lo scappellamento a destra?
@@guitaristssuck8979 no perchè la frase ha senso compiuto! Quando non lo ha, certamente!
Spettacolare! Appropinquarsi è un verbo ogni tanto mi capita di usare.
Appropinquarsi è un must... 😂
Ottima Jasmina, efficace come sempre.Io mi sento desueto, quando qualche volta uso la parola amplesso
Secondo me c’è anche tanta confusione tra italiano aulico e italiano arcaico. Spesso mi dicono che scrivo poesie arcaiche, quando in realtà uso gli arcaismi molto raramente.
Sì, c'è confusione perché molte parole formali sono di fatto quasi ignote a molti parlanti
Grazie.
Grazie!
Comunque, linguaggio basso e semplificato o linguaggio forbito e sintatticamente ricco che sia, appena inizi una frase non fai in tempo a dire il verbo dopo il soggetto che l'interlocutore ti interrompe cercando di indovinare il seguito.
Penso sia un problema di calo della soglia dell'attenzione
Che fastidio! Ma in genere si tratta di soggetti ansiosi, è più forte di loro.
Come compositore, posso dire che forme italiane desuete esistono nelle indicazioni in partitura, come ad esempio "colla voce" - ovvero "con la voce solista". Ricordo anche una piccola discussione che ho avuto con un mio Maestro di composizione, riguardo all'uso di parole che a lui apparivano errate, come "leggiero". Evidentemente, queste forme desuete provengono da un periodo storico in cui l'italiano era la lingua della musica, periodo nel quale compositori di ogni paese dovevano adeguarsi ad adoperarla nelle partiture. Questo è durato almeno fino all'Ottocento, periodo del nazionalismo e dello spirito patriottico, ma molti termini musicali sono rimasti invariati fino ai nostri giorni: questo spiega sicuramente la permanenza di parole desuete nel contesto musicale, anche se relegate a semplici termini "tecnici"
Direi che molti termini arcaici sono inevitabilmente e giustamente (per me) stati abbandonati, A parte che ogni cosa diventa arcaica già dopo mezzo secolo, anno più anno meno a spanne (!). Ma continuare col masochismo di certe forme, solo per non sembrare ignoranti, è comunque scomodo. Ben vengano poi le semplificazioni più o meno autorizzate (giuoco o figliuolo, tolgono quella u senza perdere niente), che mostrano che tagliare i rami secchi si può, eliminando molti incendi. Capire Dante senza una serie di note, senza usare metafore o conoscere simbolismo e modi del tempo, risulta difficoltoso, anche se necessario alla conoscenza specifica, molto meno per arricchire il linguaggio in sé.
Ciao Yasmina, è da qualche settimana che ti seguo e sto intervenendo anche su vecchi contenuti, su cui immagino avrai difficoltà a fare dei riscontri.
In merito a questo argomento trovo che le giovani generazioni non leggono come facevamo noi alla nostra epoca (e non faccio il boomer), per cui un italiano impoverito lo è anche rispetto allo standard (non parlo di Dante o D'Annunzio).
I giovani non comunicano nemmeno verbalmente, messaggiano; lo fanno senza punteggiatura (almeno senza gli sms stiamo uscendo dal mitico TVB).
Dopo lo sfogo arrivo all'aneddoto.
Anni fa facevo consulenza ad una impresa produttrice di pannelli fotovoltaici per cui mi capitava di interfacciarmi con l'ufficio del commercialista ricevendo documentazione contabile, trasmettendo classificazioni da usare in bilancio.
Entrai stabilmente in contatto con una dipendente dello studio, e siccome sono ritenuto "di buon carattere e disponibile" la ragazza mi chiese in confidenza: "dottore, ma l'impresa "X" che cosa produce?"
risposi naturalmente: "pannelli fotovoltaici"
lei rispose soddisfatta
"ah! adesso ho capito cosa sono gli "opi"!
Io: "opi? come sarebbe a dire!"
la ragazza: "Dottore lei ha classificato queste spese ad "OPIFICIO INDUSTRIALE"!"
Mi resi conto così che "opificio" era un termine desueto
Credo che "opificio" non si dica pìù almeno dal secondo dopoguerra però eh...! 😁
Fosse anche solo per l'influenza del gergo socialista e marxista (che usava il termine "fabbrica").
@@ilmelangolo Ecco... io sono nato in quell'epoca. 😂
Scherzo ovviamente, non ero compagno di classe di Annibale.
Probabilmente il mio uso di quel termine deriva dalle mie letture di classici che raccontavano la seconda rivoluzione industriale o da libri di storia. Nemmeno nel linguaggio tecnico che ho imparato da giovane credo di aver trovato tutti questi... opifici.
Con l'occasione mi è venuto in mente un altro aneddoto in merito al libro di ragioneria generale (così la si chiamava allora quando il termine non era ancora "da sfigati") del prof. Domenico Amodeo, peraltro una edizione che realizzata volutamente per essere economica aveva i bordi pagina da tagliare manualmente.
Linguaggio d'altri tempi in una materia in rapida evoluzione risultava comunque efficace per chi non proveniva da studi di tipo tecnico.
Due erano la amorevoli prese in giro su quel testo
1. "Come comincia il libro di Amodeo?" - "aspetta mi pare "nel mezzo di cammin di nostra vita...""
2. In merito al capitolo sulle tecniche storiche di registrazione contabile (ormai non studiate perché in parte risalenti al medioevo e ai quipu inca) si racconta che il capitolo finisse più o meno così
"oggi questi metodi sono ormai desueti e sostituiti dalle calcolatrici a nastro, ma.... ho sentito dire che in America c'è una specie di calcolatrice, la chiamano compter che ... fa cose 'e pazzi"
Conosciuto il personaggio, all'epoca ottuagenario di rara lucidità e capacità di comunicazione, non mi stupirei che la cosa fosse stata detta in una lectio magistralis.
@@Principenero68 ahahahahah!
La diminuzione o la scomparsa della lettura ha avuto grande influenza sull'impoverimento della lingua... sono d'accordo
Opificio contiene di suo anche "industriale".
Condivido ciò che dici rispetto ad un'attenta lettura del contesto come priorità utile ad avere una buona e proficua comunicazione indipendentemente da ciò che stilisticamente preferiremmo utilizzare. Nonostante ciò ricordo che durante 4 anni in cui fui insegnante presso un corso per Operatori Socio Sanitari (OSS) amavo inserire all'interno di un italiano standard e di facile comprensibilità da parte di tutti anche alcuni termini meno utilizzati o magari finiti nel dimenticatoio. Quando facevo ciò il commento più frequente era: "Prof. non so che cosa significa, non potrebbe parlare come mangia?!" La mia risposta in genere era lo spiegare che mangiare sempre patatine e hamburger (seppure buoni) non va sempre bene e che io, personalmente, amavo anche mangiare altro. Spesso dicevo: "E come se ti avessi fatto assaggiare un pezzettino di cibo preso da un piatto che non conosci. In questo modo hai la possibilità di scoprire nuovi gusti e, se la cosa non ti piace, puoi sempre tornare a mangiare ciò che mangi tutti i giorni senza alcun problema da parte mia!" 😂😉
Molta gente si mangia le parole, infatti. Eppure sanno che con la bocca piena non si parla.
Concordo, un po' come nel vestire, anche amando un abbigliamento classico, in certi contesti risulterebbe troppo formale se non fuoriluogo. Nel caso di un linguaggio tecnico come quello giuridico allora ha un senso
La mia via di mezzo, motivata principalmente dal fatto che mi riesce facile e spontanea, è quella di usare una grammatica e un lessico estremamente precisi in qualunque contesto. Sono talmente abituato a farlo che nemmeno bere qualche bicchiere di vino buono riesce a portarmi sulla cattiva strada e a farmi omettere un congiuntivo o usare un anglismo a sproposito.
Lo sforzo, per me, è quello di usare un linguaggio basso.
Per quel che riguarda le parole desuete, in genere le evito anche se posso decidere d'introdurne qualcuna nello scritto. Dovendo però scrivere moltissime mail per lavoro a persone spesso dure di comprendonio, ho sviluppato uno stile di lavoro fatto di frasi brevissime e di paratassi nella speranza che i destinatari capiscano e facciano quello che chiedo.
Attenzione che non ti risponde se scrivi così bene, perché secondo lei è inutile scrivere un commento su TH-cam con attenzione e in modo corretto, quasi come se si stesse scrivendo un'email formale. Secondo lei è "fuori luogo", come disse in un altro video....
comunque scrivi in modo davvero pesante e sgraziato ❤
Purtroppo non è solo questione di parole desuete, il problema è che c'è una perdita significativa anche nella grammatica. Si vedono persone, anche giornalisti, che non azzeccano un congiuntivo neanche sotto tortura, in questi casi, mi dispiace, non mi pare tanto una questione di situazione più o meno colloquiale, ma di _ignoranza_. Dobbiamo accettare che la lingua sia fatta dagli ignoranti, invece che mandarli a calci nel sedere a studiare.
Mai!!! Sonori calci nel deretano, altro che adeguarsi!
Esatto. Più che nell'utilizzo di termini, desueti o in vigore, l'italiano si è semplificato all'inverosimile nella struttura e non si è più capaci di articolare frasi o periodi di decente lunghezza senza perdersi. La complessità del linguaggio riflette anche la complessità del pensiero, e l'incapacità odierna di costruire frasi complesse riflette l'incapacità di costruire pensieri complessi. Per complesso non intendo complicato e non occorre inserire per forza parole prese dal Manzoni o da Grazia Deledda per formulare frasi complesse ma comprensibili.
Premesso che a me spiace che lo standard si stia abbassando, comprendo che la lingua sia in continua evoluzione. C'è da dire, però, che molte persone hanno un lessico veramente povero e capita che non riescano a comprendere parole che secondo me non sono neanche così lontane dallo standard. Un esempio dal mio vissuto recente: alcuni amici non capivano "congruo anticipo".
Cmq io (e direi anche molta gente intorno a me) uso "colle" invece di "con le" nel parlato normale, ma se devo parlare/scrivere in contesti più formali uso più spesso "con le"
Giustissimo! Stavo per scrivere lo stesso commento!
Di che zona sei?
@@YasminaPani Trento. Aggiungo che in "dialetto" trentino con+le viene sempre abbreviato a "cole", magari la forma che uso in italiano è influenzata da quello
Si anche a me capita di sentire molti “colle”. Altrettanto l’utilizzo di articoli davanti al nome comune (es. : Hai visto la Yasmina?) o l’utilizzo del “te” invece del “tu” ( Es. pensaci te anziché pensaci tu). Più che forme dialettali penso siano vezzi, visto che li usano anche persone che non conoscono il dialetto.
@@marcoguarasci Noi, in provincia di Cremona, solitamente diciamo con le...senza abbreviare.
Amo perdutamente le parole desuete; le utilizzo sovente, arricchiscono il mio animo e la mia mente.
(YO!)
😂😂😂Yo😂😂😂
Ricordo ancora il senso di alienazione quando una prof di italiano (a mio avviso abbastanza superficiale, soprattutto nell’’approcciare gli studenti) a inizio anno scolastico rimase sorpresa quando dissi “ritengo” all’interno di una frase. Per intenderci, era il 2020
Andiamo bene
Considerando la questione per un altro verso, si deve pur badare a non censurarsi per timore di non essere capiti o di sembrare ridicoli. In fin dei conti un criterio abbastanza sicuro nel scegliere il livello d’espressione sta, oltre che nella circostanza, in ciò stesso che si ha da dire, guardandosi egualmente dal preziosismo e dalla condiscendenza.
Ci sono forme della lingua per cui provo letteralmente affetto, legate a mie premature letture nell'infanzia, probabilmente; ci sono volte in cui inseguo il rimbalzare del suono delle parole nella mia testa; ci sono altre forme che trovo necessarie alla chiarezza del discorso, amando i pensieri articolati, che a mio parere richiedono a volte termini precisi e non sostituibili da perifrasi. Fatte salve l'eccezioni di cui sopra, in linea di massima concordo con l'idea di non gravar inutilmente il discorso: quando farlo mi risulta indispensabile, preferisco perdere (poco) tempo per creare un minimo vocabolario comune con gl'interlocutori... poi scendo al bar e parlo solo dialetto (quello della mia città natale: non quello del paese _in cui_ vivo ed _in cui_ sta il bar _in cui_ lo parlo ahahah).
Capisco la cosa dell'affetto per certe forme!
Buongiorno Yasmina, hai perfettamente ragione, conosco diverse persone che si rendono ridicole usando termini pomposi anche alle cene di Natale in famiglia e a casa, aspettando con visibile ansia che qualcuno chieda cosa significhi qualla parola (cosa che ovviamente non accade😂😂😂) persone cbe dicono spesso : i termini arcaici io li amo! Salvo poi non sapere neanche cosa significhi "magrebino" che ovviamente non è un termine arcaico ma comunque poco usato 😂 . La stessa persona una volta mi disse che non si dice destrorso, si dice destrimano! Il destrorso è una reazione degli zuccheri 😂😂😂😂 ho dovuto spiegare che quello è il destrosio , sinonimo di glucosio,e non è una reazione, ma è uno zucchero! Poi "destrorso e sinistrorso" , ho proposto a questa mente eccelsa di cercarli sul vocabolario 😂. Il narcisismo di certe persone le conduce a grandi figure marroni.
Il destrorso è un orso reazionario!...
@@gpf5204 😂
Questo era già un problema quarant' anni fa quando seguivo le lezioni di anatomia del primo anno di medicina e mi stupii che circa la metà degli studenti non riusciva a seguire bene perché non conosceva certe parole e certe espressioni forbite che invece a me sembravano del tutto normali. Comunquei ho notato che col tempo si è aperto un abisso tra la proprietà e la precisione di linguaggio di quei professori e quella degli accademici attuali che è scaduta a un livello terribile a volte terrificante e non so per quale motivo, soprattutto le donne. Come se non fossero passati attraverso la scuola dell' obbligo e gli studi superiori. Sghignazzo dentro di me pensando a cosa direbbe di queste persone mia madre letterata che mi rimproverava sempre di studiare poco l'italiano. A ma' e piantala! 😊.
Soprattutto le donne come fai a dirlo?
Ascoltandole in TV. È una impressione personale ovviamente non il vangelo ma la povertà del loro linguaggio mi sembra maggiore di quella dei maski mentre allora era il contrario : erano le donne a parlare meglio.
Molto interessante. Mai banale. Elegante e ammaliante come sempre.
Molto bello, le parole alte possono parlare di Amore e delle "secrete cose".
C'è la necessità di "sacrificarsi" (...sicuramente saprai l'origine della parola) e rendersi un pochino più inaccessibili, come una Donna che si copre di veli. Anche per accendere la curiosità, anche senza essere capiti subito, senza per questo appiattirsi come più spesso succede. Facciamo anche Ghali e Tananai a scuola pure, facciamo Dante e gli Altri, facciamo tutto ciò che è Lingua... per arrivare al senso profondo della comunicazione. C'è necessità di VALORIZZARE chi ha studiato ed insegna, per far accendere il cervello e il cuore a chi entra nel nostro gloriosissimo (ironico) sistema scolastico. Altrimenti torniamo a fare le interrogazioni per uscire dalla Scuola (si può uscire anche a 16 anni). Torno a fare l'ingegnere.
Le secrete cose...
Anche in ambito universitario o letterario l'italiano dovrebbe comunque essere usato in primo luogo per comunicare, mentre la mia impressione è che in Italia in molti casi l'uso di una lingua desueta sia finalizzato unicamente a dimostrare quanto colto e intelligente è l'autore dell'articolo/libro (ricordo un professore universitario che a lezione era perfettamente comprensibile, salvo poi trasformarsi in Deleuze quando scriveva articoli accademici). Mi pare che molti scrittori italiani della seconda metà del Novecento abbiano sciupato il proprio talento per realizzare dei divertissement letterari fini a loro stessi, opere modeste il cui unico scopo era di contenere la maggior quantità di parole desuete possibile (si critica spesso Eco per questo, ma solo perché è l'unico di questi scrittori ad aver avuto davvero successo: in realtà Eco aveva l'accortezza di giustificare quel modo di scrivere mediante la cornice narrativa, e non arrivava comunque agli eccessi di molti suoi colleghi come Landolfi). Il fatto che questa tendenza sia rimasta in parte solo nelle università e che nessun letterato scriva più così (a parte Michele Mari) mi sembra un passo in avanti positivo.
Questo video mi suscita una riflessione: un paragone tra l'inglese americano e l'italiano. Percepisco l'inglese americano come una lingua più informale e meno rigorosa. Sono molte le forme discorsive, le trascrizioni fonetiche o le abbreviazioni che vengono accettate rapidamente e poi integrate nel linguaggio formale. Ho anche notato una grande tolleranza verso gli errori ortografici, a volte anche quelli grossolani, che possono essere evidenti persino a un non madrelingua.
In italiano, invece, c'è molta più cura della lingua (a volte forse troppa). Mi sembra che negli Stati Uniti non esista una vera e propria istituzione che documenti e sia un punto di riferimento per la lingua, come la nostra Accademia della Crusca.
A mio avviso, questo potrebbe essere dovuto al diverso attaccamento che le due culture hanno alla propria lingua. L'Italia percepisce la propria lingua come un motivo di orgoglio storico, un'eredità dantesca, mentre gli Stati Uniti potrebbero sentirsi meno legati alla propria lingua, avendola ereditata da un popolo con cui hanno poi ingaggiato una guerra di indipendenza.
Cosa ne pensi?
Qualche giorno fa stavo vedendo un video di questa youtuber cinese che riteneva che l'italiano fosse troppo complesso e, scherzosamente, diceva che i cinesi fossero più bravi nelle discipline scientifiche perché non devono studiare così tanto la loro lingua madre. Secondo me potrebbe esserci qualcosa di vero, e cioè che si sta andando verso una semplificazione del linguaggio per favorire la comunicazione e probabilmente anche per massimizzare la comprensione di concetti che sono già complicati di loro, e che esporli con un italiano ricercato li complicherebbe ulteriormente senza un'effettiva utilità.
Io comunque accolgo favorevolmente non tanto un linguaggio basso, quanto una comunicazione essenziale e corretta, per comunicare con efficacia quello che si vuole dire.
I Cinesi la loro lingua devono imparare a leggerla e scriverla: e questo è un formidabile esercizio anche per la mente.
Lol, hai idea di quanti ideogrammi abbia il cinese mandarino? 😂 Per lei ovvio che l'italiano è difficile: parla una lingua isolante, quindi deve abituarsi alla morfologia flessiva. Ma per i madrelingua non è mai faticoso imparare l'idioma nativo.
L'italiano da sempre cerca di complicare le cose semplici, aggiungendo le inutili. (Cesare Marchi)
I cinesi non dovrebbero poi dire nulla sulle complicazioni altrui. Se uno è astigmatico non legge una mazza, soprattutto con occhiali cinesi. (sigh... in pochi la capiranno)
Sempre chiara ed esaustiva; brava!
Anche usare parole diciamo "antiche", è indice di cultura: per conoscere tali termini, devi avere letto abbastanza, oggi; non le trovi sui social, per fare un esempio.
Quell'abito ti sta veramente bene.
Ciao Yasmina, ho scoperto il tuo canale da poco ( purtroppo) ma recupero il tempo perso guardando ogni giorno i tuoi video. Ascoltarti è un autentico piacere sia per la forma che per il contenuto, e grazie a te ho ricominciato a leggere ( ho preso "La coscienza di Zeno"), cosa che per pigrizia e progressivo appiattimento mentale avevo smesso di fare negli ultimi 20 anni. Trovo tu sia una persona straordinaria, la tua passione e competenza, unite alla tua capacità di analizzare il reale, fanno di te un punto di riferimento di cui non farò più a meno ( anche politicamente, anche se io sono più di area radicale che comunista, ma va beh, ci si intende lo stesso...). Spero di vederti sempre più OVUNQUE perché Dio solo sa ( e lo dico in senso lato dato che non sono credente) quanto il mondo della cultura e la società in generale abbiano bisogno di te ( ti immagino invitata in qualche programma di attualità mentre parli di misandria e già rido immaginando le teste di certe pseudo femministe iniziare a fumare di rabbia 😂), scusa per il pippone, e spero di non sembrarti una stalker, sono solo una persona entusiasta di averti scoperto,
Grazie Yasmina ❤
Ti ringrazio 🙂
Cara Yasmina, la mia preoccupazione è che un ulteriore abbassamento della lingua standard in una società complessa come la nostra,di stampo democratico dove i cittadini sono anche elettori rende l'esercizio del voto sempre più difficile generando confusioni e incomprensioni. Lo scopo alto del sistema partecipativo rischia di venire meno con un progressivo allontanamento del popolo dalla politica e di generare dialettica a solo contenuto propagandistico . La formazione culturare generale che "vieppiú " 😂 diminuisce, si riverbera nel linguaggio comune avvicinando la distanza tra quello standard e quello colloquiale e in antitesi allontanandosi da quello forbito che rimarrà patrimonio inutile di pochi ; estremizzando il concetto rischiamo il ritorno ad una comunicazione gestuale che in chiave moderna si traduce nel solo linguaggio "chattante" . Per invertire questo pericolosissimo processo anti democratico cosa pensi sia utile fare posto che comunque la trasformazione della lingua è un fenomeno ineluttabile ? Io sono molto preoccupato ma al di là di cercare di avvicinare più ragazzi possibili ai licei (di qualità), non saprei cosa altro proporre.
Ma cosa stai blaterando? "Rende l'esercizio del voto sempre più difficile" secondo quale fonte?
"Generare dialettica a solo contenuto propagandistico", di nuovo, secondo quale fonte?
"Pericolosissimo processo anti democratico", pericolosissimo in che senso?
@@tutatis96 la fonte è quella che non si cita , l'ignoranza...... E solo una mia opinione basata sullo sviluppo d uni pensiero critico con nessuna velleità scientifica . Sic et simpliciter
Avendo citato Gadda, sarebbe interessante un video in cui si affrontano dal punto di vista della linguistica i suoi registri e il suo pastiche.
È da molto che ci penso e che rimando perché è un video complesso 😂
Mi ricordo il contrasto tra il linguaggio del giornalista (1980) e quello dei tifosi della Lazio che rispondevano alle sue domande. Esilarante per il contrasto tra elevato e romanaccio
Adesso è quasi probabile che parli meglio l'intervistato del giornalista
@@YasminaPani come Lorenzo (Corrado Guzzanti)
Grazie Yasmina.Qual è il ruolo in questi processi di cambiamento dell’accademia della Crusca? E’ un’autorita?Si limita a registrare i cambiamenti o in qualche maniera governa le derive non funzionali..,del tipo “scendere il cane” o “uscire la macchina” ?
Si limita a registrare. Suggerisce, ma per lo più inascoltata.
Sarei interessato a sapere il suo parere sul linguaggio di Guareschi, che ho sempre considerato elegantissimo nella sua semplicità.
Bellissimo video!
Grazie mille!
Posso chiedere un aiuto particolare?
Potresti consigliare libri “classici” italiani che, pur essendo scritti con strutture sintattiche e/o lessicali ricercate risultano comunque comprensibili anzi piacevoli da leggere per un italiano di OGGI?
Potresti fare lo stesso con autori moderni che però conservano ancora una ricchezza lessicale/sintattica esteticamente piacevole, tanto da risultare arricchente per il lettore?
Per quanto riguarda invece i libri tradotti ( che siano essi classici, come i romanzi dell’Ottocento, oppure moderni ) quali consigli perché tradotti ( seppur in maniera fedele ) in un italiano alto benché comprensibile e fluido?
Intanto mi sa che devo ricominciare a rileggere i libri di Calvino e della Fallaci ( io adoooroooo questa donna🫶)!
Ps: mi sto chiedendo…. Qual è il confine che rende un libro/una intervista scritto in un italiano classico, ricco che però non “puzza” di vecchio ( cioè risulterebbe comunque ancora ben comprensibile ad un italiano medio oggi ), anzi risulta piacevole/affascinante anche OGGI, ed uno decisamente sorpassato, che a fronte di un determinato impegno nel comprenderne il significato non ripaga con un sano arricchimento del lessico/sintassi del lettore/fruitore?
Mi piacerebbe se ampliassi questo concetto.
Provo a farti un esempio con un paragone in ambito musicale.
Oggi ascoltando un brano, di quelli considerati capolavori immortali, di Battisti o di Mina ( che abbia 40 o più anni sulle spalle ) un italiano del presente lo percepirebbe sicuramente come classico, ma risulterebbe comunque attuale e sarebbe comprensibile, piacevole, direi quasi una fonte di ispirazione.
Se si ascolta un brano di Nilla Pizzi o Natalino Otto, il risultato sarebbe decisamente differente ( interessanti dal punto di vista storico ma l’effetto è veramente quello di indossare un vecchio frac logoro ).
Grazie mille un bacione😘
Gentilissima Prof..Pani, ho impiegato una vita a studiare, leggere, scrivere professionalmente e devo dirLe che, salvo non debba parlare con il popolino o la suburra, normalmente parlo con uno standard medio alto e provo piacere a parlare con quegli italiani che hanno il senso estetico del parlar bene.. Continuo ad impiegare termini e forme che ai giorni nostri, taluni, per evidenti fini politici, vorrebbero far divenire "desueti" nello spirito di volgarizzazione ed imbarbarimento della nostra amata lingua, per agevolare i galli di trilussiana memoria, nel nome dell'inclusione. Per parte mia, pur non essendo un' aquila, continuerò a parlare come si parla sulle cime dei monti, indifferente al fatto che giù nel pollaio gli starnazzanti, italiani o importati che siano, non fa differenza, capiscano o meno. Che muovano le ali ed imparino a volare, altrimenti che restino al pian di campagna! Con l'occasione, secondo la morale sottesa al suo video, dovrei chiedermi se posso ancora usare parole come, a titolo esemplificativo e non esaustivo, "aulente, sincretico, tautologico, aporia, epitome, metonimico,, archetipo, baluginare, coronale, dagherrotipo, eufonico, ferino, gigioneggiare, iliota, ludibrio"... ed altre squisitamente letterarie. Cordiali saluti. Un modesto ..leguleio.
Deh per esempio non lo dice più nessuno. Tra l’ altro non ho mai capito cosa volesse dire. Comunque svegliarsi la mattina e trovare un tuo nuovo video è sempre un bellissimo modo di iniziare la giornata
Deh lo dicono a Livorno.
@@isabellacicchetti6058Non lo sapevo! Comunque in Toscana l’italiano letterario resiste un po’ meglio… ci sono negozi che hanno nell’ insegna la parola mesticheria per esempio
A Spezia si usa per richiamare l attenzione di qualcuno seguito da ho, "de ho, bella"( molto plebeo, ovviamente)
In compenso, molti hanno iniziato a dire "Pefforza".
@@isabellacicchetti6058ormai anche in molte zone di Pisa. È molto contagioso 😅
Certamente quella del linguaggio piu` o meno forbito e` una scelta inerente la comunicazione, quindi puo` variare anche a seconda dagli ascoltatori (o dei lettori), a patto pero` che l'oratore (o lo scrittore) padroneggi bene i termini che usa. C'e` un'ulteriore scelta che si pone ai fini della comunicazione e della pomposita`: essenziale o ridondante?
Beh diciamo che è meglio parlare come mangi! E se si riesce aggiornarsi alla lingua di uso corrente. Però sincera io ho fatto solo il liceo e non l’università; vengo da una famiglia umile che non si esprime in modo forbito e in generale a volte mi sento a disagio perché vorrei conoscere un lessico forbito più ampio e per questo a volte quei pochi termini che ho li sfoggio ad cazzum. E si un po’ metti in soggezione…nel senso che per essere all’altezza della tua proprietà di linguaggio, uno sente di doversi esprimere con un italiano più alto.
Sempre un piacere ascoltarti. Grazie.
Ciao Yasmina, ti volevo porre il caso di una forma di italiano desueto( si parla di una forma letteraria di autori del XVIII secolo) MA che risulta molto ben comprensibile per la somiglianza con la parola attuale: "detronare" invece di "detronizzare". Ovviamente la somiglianza con il verbo in inglese "dethrone" ha fatto la sua parte. Detto questo, mi chiedevo quanto potesse essere corretta una forma del genere, dal momento che ormai é stata sostituita nel vocabolario, ma che é ancora molto ben comprensibile.
E' italiano onomatopeico. E' scoraggiante dire che si scoreggia.
Il titolo della mia tesi di laurea in Filosofia fu: "Socrate Platone Il Maestro e L'Allievo".
Una parte di quella mia tesi provava a esporre un antico problema della Filosofia, ossia se sia meglio che Il Maestro adegui il proprio parlare e il proprio linguaggio alle capacità cognitive dell'Allievo, o se invece sia L'Allievo che a suo stesso beneficio debba sforzarsi e "ingegnarsi", in modo da comprendere il Maestro.
Cara Yasmina è sempre un piacere, volevo dire che mi trovi molto d'accordo sulla tua disamina ed anch'io, non ostante a scuola in italiano avevo 6, trovo che il vocabolario odierno si sia notevolmente impoverito, tanto che ,quando parlo con gli amici di mio figlio, mi sento Dante 😂😂
Aggiungerei che un rischio connesso alla rincorsa di un italiano eccessivamente ricercato, ampolloso e snob finisce per farci assomigliare a Diego Fusaro! 😱🤣
Video molto interessante, mi lascia un interrogativo riguardante la questione dei "livelli" linguistici. Se ho ben compreso un tempo la letteratura, o almeno parte di essa, forniva un modello di italiano "alto", a un livello intermedio tra il linguaggio comune e il tecnico accademico; se ora questo compito è stato perso, cos'è che stabilisce la gerarchia del linguaggio? in che senso un linguaggio è più in alto di un altro? c'è un modo per formalizzare meglio questa gerarchia (tipo misurare la varietà delle strutture semantiche, dei vocaboli usati, ect)?
Voglio così tanto la seconda parte che mi iscrivo.
Cessa, cessa immantinente di profferire cotanta eloquenza! I termini desueti sono una benedizione per chi vuole sbeffeggiare il prossimo senza tema di incorrere nei rigori del codice civile: un villano mi ringraziò con un sorriso dopo averlo apostrofato con "Lei è proprio un lattonzolo!"
Fosse il problema parlare o meno come il Manzoni, sarebbe già in automatico risolto. Ma qui si riscontrano facilmente casi in cui parole come "remunerare", "desueto", "accortezza" e tanti altri termini di analogo livello, sono considerati dai ragazzi di medie e superiori come linguaggio complicato ed eletto! Questo non è in alcun modo assecondabile, a meno che non si voglia accettare, come battaglia persa, la riduzione della capacità lessicale di ciascuno a qualcosa che rimandi ad una specie di lallazione ritardata permanente.
A mia figlia sedicenne consiglio solo l'utilizzo di sostantivi o aggettivi un tantino più ricercati. La lingua italiana offre tante opzioni e basta poco per evitare le solite banalità.
Tanto per riportare una mia piccola esperienza di lettura: mi sono sorpreso, leggendo un commento filosofico al Teeteto di Platone, nella recente edizione di una delle maggiori case editrici italiane, di trovare una frase interrotta, a mezzo di un inciso, da un colloquiale 'che so?', che nel contesto della frase aveva il significato di 'per esempio' o di 'mettiamo caso' (come quando diciamo 'Potrebbe essere pericoloso continuare il sentiero perché - che so? - ci potrebbero essere buche'). La cosa mi ha tanto più sorpreso in quanto il commento, per il resto, era scritto in modo abbastanza ricercato. Da qui la domanda 'speculare' a quella del video: l'italiano colloquiale è un errore?
Uhm, non so ora come fosse in greco ma dubito che sia la traduzione adeguata 😅
@@YasminaPani Scusa, ho problemi a scrivere e mi sono spiegato malissimo: parlavo del saggio critico di un filosofo italiano al Teeteto platonico, incluso nell'edizione del Teeteto. La traduzione invece (che non era del filosofo) mi sembrava scritta bene e ho fatto molta meno fatica a leggere il Teeteto che il saggio critico (un po' nebuloso, secondo me).
No sono io che non ho capito. Comunque è inappropriato sicuramente
La lingua si adatta alle necessità della comunicazione e su questo non ci piove. Quello che mi spaventa è altro: necessità di comunicare bisogni elementari, che richiedono registro basso, anche se sono adulti a parlare.
Il piacere di leggere una pagina come fosse musica ormai è quasi un comportamento per pochi...e a me dà il senso di una perdita irreversibile. Sto male
Quanto è vero!
Vivendo all’estero da quindici anni, non ho la più pallida idea di come si parli e scriva oggi l’italiano - soprattutto la seconda cosa. Scrivendo io romanzi, dovrei preoccuparmi, ma mi sa che anche no… me ne frego e vado per la mia strada. Tanto mi leggono quattro gatti spelacchiati, ci manca pure che mi tolga il piacere di raccontare le cose come ritengo meglio.
Molto interessante il video. Purtroppo non fa altro che farmi sentire sempre più “fuori dal mondo”, ove per mondo intendo l’Italia, che è pur sempre il mio Paese.
Una cosa è certa: è impossibile vivere all’estero per tanti anni e al tempo stesso restare sul pezzo, attualizzarsi. Impossibile.
Il mio modo di attualizzarmi è usare il vocabolario. Comincerò a preoccuparmi quando spariranno termini che uso scrivendo. Per ora ci sono tutti ed evito gli arcaismi. Basterà? Chi lo sa! 😅
Se pensi di scrivere romanzi in italiano fermati subito!
3:30 non sono d'accordo, penso che parlare in modo più colto possa spronare le persone ad usare il loro intuito ed apprendere spontaneamente nuove parole se usate con moderazione.
Trattazione completa e intelligente, conclusioni condivisibili, come sempre. L'unica cosa che non mi risulta sono i termini desueti in Calvino o nella Fallaci: non mi ricordo di averci mai fatto caso. Molto "desueta" (e faticosa!) mi è sembrata la sintassi di Bassani.
In Fallaci ci sono molti toscanismi che in italiano sono decaduti, e in generale ovviamente la lingua non è più quella di oggi. Di Calvino dipende da cosa si legge ma di certo la lingua non è quella di uso quotidiano odierno!
Metà della mia famiglia è Toscana, per cui i toscanismi (ce ne sono, vero) mi appaiono tutto fuorché desueti. La lingua di Calvino a me pare a volte piatta, a volte pretenziosa - insomma, non mi piace. Anche la Morante non mi era sembrata desueta, ma secondo me siamo su tutt'altro livello rispetto ai primi due.
D'accordo su tutto. Sempre bravissima, puntuale e "sul pezzo". Grazie. Solo un appunto personale: non mi trovi della stessa opinione su "pertanto" e "ancorché "....Li uso e li sento usare spesso. E non mi suonano "aulici" o desueti. Ma forse è una mia percezione non supportata dai fatti....
Pertanto infatti non l'ho definito desueto. Ancorché appartiene al linguaggio alto, nemmeno allo standard
Puoi consigliarmi libri che approfondiscono questo argomento? In questi casi si fa riferimento alla variante diafasica della lingua, corretto?
Ciao Yasmina cosa ne pensi di Diego Fusaro con riferimento a questo argomento?
Sull'uso di usare parole arcaiche si ironizzava già in passato. Mi viene in mente il finale del primo atto della Cenerentola di Rossini ("Conciossiaccosaché") o il personaggio del Demetrio Pianelli soprannominato il "cavalier Laonde".
Per me andrebbe bene tutto. Quello che non sopporto è che si sbaglino i congiuntivi e il periodo ipotetico.
Eh sbagli 🤣
@@YasminaPaniperché?
ognuno usa la lingua come vuole e come può, se ostenta per snobismo al di fuori di un contesto appropriato può cadere in un manierismo fastidioso per chi lo riceve, se vuole solo comunicare un contenuto e non si fa capire peggio per lui e per tutti
Non solo la letteratura contemporanea non offre modelli linguistici, ma neanche la politica offre modelli sociali, economici, culturali alti.
Credo che in parte sia dovuto al fatto che spesso chi scrive e chi fa politica abbia bisogno di piacere per conquistare i lettori, sempre più consumatori e clienti, e gli elettori, sempre più tifosi.
E' l'avvento del mercato del consenso che ha bisogno di riconoscimento identitario da tribù o clan: leggimi (comprami) o votami perché sono come te!
E' il supermercato globale che si propone con strategie di marketing.
Altro discorso e' invece una contaminazione dal basso che può lo stesso arricchire la lingua abbassandone anche il livello di standard perché si impregna dei modelli popolari.
E' un po' quello che e' successo ad esempio con Andrea Camilleri e il suo italiano sicilianizzato e viceversa. Ma e' indiscutibilmente un arricchimento della lingua, in senso popolare ma non scadente!
Per quanto riguarda lo straniamento in chi ascolta, dovuto all' uso di congiunzioni desuete, basta sentire alla TV Bonolis o, ancor di più, Pietrangelo Buttafuoco che sembrano usciti da una stanza ammuffita piena di libri diventati tristi per quella compagnia poco viva e compiaciuta di sé .
P.S.: Nello scritto anch'io uso spesso col, coi (non colle) non per la loro altisonanza ma per praticità e brevità!😅
vero: una volta era il popolo o il lettore a dover fare lo sforzo di elevarsi per comprendere, adesso invece candidati e scrittori abbassano tutto l'abbassabile per vendere il loro prodotto.
Gentile Prof.ssa, 35 anni fa nel tema di maturità utilizzai il termine "precelso": la professoressa (?) esterna di Italiano me lo contestò dicendo che non esistesse ed io le dissi che non lo conosceva perché non era andata nemmeno a cercarlo sul dizionario. Ancora ritengo che abbia avuto un atteggiamento vergognoso.
anche sentire angelo greco dà proprio soddisfazione, si capisce che combina bene il legalese col linguaggio di tutti i giorni
È bravo, sì
L'affettazione è un rischio che è sempre dietro l'angolo. Per esempio, personalmente trovo fastidiosissimo l'uso di poiché al posto di perché, quando in italiano contemporaneo poiché non segue mai la principale
Sì, a quel punto meglio "in quanto"
@@YasminaPani, se io scrivessi: "Non sono riuscito ad arrivare in orario, poiché la sveglia ha fatto i capricci", commetterei un errore?
@@robertomedda5996 E' un errore dare ad intendere che una sveglia possa fare capricci, pensare che la gente ti creda... ma hai scritto benone.
Per capirci, stiamo parlando dell'italiano parlato da Diego Fusaro 😂
Il problema è che la gente dà del tu a tutti, anche al dottore, al preside o al direttore di banca. Per me è inconcepibile.
Non mi sembra che sia così
Lo standard dovrebbe alzarsi, non diminuire,indipendentemente dai cambiamenti conseguenti all'evolversi Della Lingua.
Esatto, sono d'accordo con te. È molto triste constatare come secondo l'autrice ci si debba abbassare ad un livello di comunicazione inefficace solo per compiacere degli ipotetici "altri". Oltretutto cercando di far passare il linguaggio dei media come popolare o quotidiano, anziché spiegare quello che esattamente è, ossia semplicemente un linguaggio sciatto e poco accurato.
Egregia ed esimia docente, tengo a porgerLe i sensi del mio più profondo apprezzamento per la sua dotta concione, conciossiacosachè senza impaccio veruno convengo che… alla fine della giornata il “Parla come magni” sia l’unico linguaggio compreso dalle masse.
Con stima
😂
😂😂😂
Un domanda, vorrei sapere chi inventa le parole e termini medici? Tipo lisosoma da dove viene? Grazie
Dal greco. I termini medici non vengono inventati, vengono dal greco o dal latino.
@@silviazoppi7986 Allora li hanno inventati i greci antichi, grazie
Secondo me è sbagliato proprio il fatto di cercare di assecondare la corrente; non dovrebbe essere una cosa democratica per cui tanti utilizzano quella parola e dunque diviene accettata, che poi molto spesso utilizzano parole che con l' italiano hanno molto poco in comune... Oramai per denotare una situazione pesante nell' accezione di inappropriata e discutibile si usa il termine cringe... Non so manco se si scriva così e penso di non volerlo nemmeno sapere... Si dovrebbe dire a tutti coloro che lo usano a prescindere dal numero questa parola non potrà mai entrare nel dizionario ed utilizzarla parlando italiano condividerà sempre un errore... Il male è che la lingua muta per adattarsi alle persone che sono prese a modello, il cui livello è sempre più basso. La lingua dovrebbe rimanere uguale a sé stessa così le persone prese a modello sarebbero quelle che hanno studiato e non il primo che dice delle scemate condite da dei luoghi comuni su un qualche social network...
Lo scopo della lingua è comunicare per essere compresi, ma anche per esprimersi: uno non deve per forza parlare di merda perché sennò il bro non capisce.
Il linguaggio nutre il pensiero, l'autopensiero, l'identità.
Il contesto immediato è fondamentale per adeguare la lingua, però con dei limiti.
Partendo da quello che dici, mi sorge una curiosità: come mai proprio il legalese è il linguaggio tecnico più alto (se non ho capito male)? È una questione che riguarda la lingua italiana o è una cosa abbastanza tipica nelle lingue?
Si può parlare bene senza risultare vecchi: 'Sapore di sale' ha superato i sessant'anni ed è un pezzo che è scritto bene ed è invecchiato poco o nulla; il problema è che da 'Sapore di sale' siamo passati a 'Sesso e samba'.
È un testo normalissimo, l'unica parola vagamente poco quotidiana è "perduto"
@@YasminaPani Perduto, non direi. Oggi sono più quelli che hanno perduto, che quelli che non...
Io ho continuato per anni ad usare “ancorché” convintissimo che fosse di uso corrente… questa potrebbe essere l’ultima volta.
Ho sempre pensato che il cosiddetto legalese fosse linguaggio tecnico, non desueto.
Non è desueto, infatti, ho detto che è il polo massimo della formalità
@@YasminaPani non è formale, è tecnico, ha ragione Andrea
I linguaggi tecnici sono formali per definizione
Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di "princisbecco" e voleva protestare (Collodi);
Cosa ne pensi di Orcynus Orca?
Tutto chiaro, ho solo un dubbio: come si sposa l'italiano desueto con il linguaggio inclusivo? Per esempio devo sempre far seguire a "eglino" anche "elleno"? Tipo nella frase "Eglino patrizzerebbero cosi' eziandio nei costumi" dovrei dire "eglino ed elleno"?
Una volta nell’italiano desueto ad una domanda semplice si poteva rispondere Si o No, qua ci sono minuti di discorso per dire la stessa cosa.
Considerando che la risposta non è né sì né no, forse prima di fare il saccentello dovresti assicurarti di aver ascoltato
@@YasminaPani, ahahah, che figata leggere le tue reazioni, ribadisco!
Quali romanzi o altri scritti sono consigliati per imparare un italiano ricco?
Obiezione: la lingua non serve principalmente per comunicare, gli studi di neurolinguistica lo hanno stabilito in maniera ineccepibile. La lingua serve principalmente come strumento di pensiero, serve ad ordinare le idee e renderle leggibili prima di tutto a chi le sviluppa. Una volta che le idee vengono rese leggibili grazie alla lingua, allora è possibile comunicare. Il grugnito non è comunicazione, il grido di dolore non è comunicazione. L'insieme di parole che spiega il malessere od il dolore, quelle sono comunicabili. Prima ancora della comunicabilità a terzi, le stesse parole hanno reso comprensibile il malessere od il dolore alla persona che ne ha sensazione, che li sente in prima persona.
No, gli ominidi hanno sviluppato la facoltà del linguaggio per comunicare, infatti essa si sviluppa solo se il bambino è esposto a una comunità che parla, diversamente no.
@@OresteParlatano Forse è qualcosa di controintuitivo, perché io ho studiato che (soprattutto negli animali sociali) tutto è comunicazione. Negli esseri umani si va dalla postura al modo di vestire, dalla gestualità fino a "versi" di vario genere. Ogni cosa parla di noi agli altri, ecco perché è così importante esserne consapevoli: per non mandare messaggi sbagliati e quindi ottenere risposte non volute.
L'empatia non dipende direttamente dal linguaggio, per esempio possiamo comprendere lo stato d'animo di un altro essere umano senza che costui ci dica esplicitamente come si sente. Certo il linguaggio permette di esprimere e connotare meglio quel malessere.
Quindi non dubito che il linguaggio permetta di strutturare, organizzare e sviluppare il pensiero: filosofia, scienza, letteratura e tutte le altre espressioni del sapere umano sarebbero state impossibili senza il linguaggio e la scrittura.
@@YasminaPani il bambino da solo sviluppa un linguaggio indipendentemente dalla esistenza di una struttura sociale. Alcune ricerche ed esperimenti lo hanno evidenziato già da molto tempo. Esiste una letteratura di riferimento. Le ultime ricerche di Andrea Moro hanno consolidato le ipotesi che vedono la lingua come elemento preesistente. Le ipotesi sono diventate teoria accolta a livello internazionale. Uno studioso favorevole alla teoria di Moro è Chomsky. Credo ci siano tutti gli elementi per considerare seriamente la citata teoria.
Una domanda da ignorante: questo cambiamento del ruolo della letteratura potrebbe essere dovuto all’avvento della televisione? Immagino che la tv abbia sostituito i libri sia come passatempo, sia come modello della lingua. E magari, collegato a questo intento didattico, la televisione potrebbe anche aver contribuito alla sparizione dei dialetti. Sono ipotesi tanto campate in aria?
Una delle ipotesi da statuto alla nascita della Rai, era l'uniformazione e diffusione di un italiano parlato e scritto che fosse neutro, esente da dialettalismi, da eccessivi ampollosismi, da eccessivi rigorosismi. Il tutto fu affidato al Sismi, a parte i terremoti...
Esci il cane❌
Porta fuori il cane❌
Educi il cane✅
Ahah
Sono un Italiano espatriato e, come molti espatriati da lungo tempo, ho perso la proprieta’ di linguaggio nella mia madrelingua.
Quello che parlo e’ un polpettone fatto di italiano, dialetto e lingua locale.
E‘ un fenomeno noto fra gli espatriati. Quello che non e‘ noto e’ che gli italiani espatriati hanno bisogno, in certe situazioni, di non farsi comprendere dai connazionali o da chi capisce l’italiano.
C’e’ chi ricorre al dialetto stretto, chi ad una terza lingua esotica. L’italiano desueto o forbito e’ un’opzione.
Nella mia tribu’ per queste situazioni usiamo un italiano desueto con inserti della lingua dell’armata brancaleone.
Per esempio capita di sentire: “Messere guatate circospetto che s’approssima la callipigia del terzo piano”.
Questo per avvertire l’interlocutore che si sta avvicinano la vicina dotata di culo antidepressivo.
Ogni tanto capita che qualcuno si incazzi.
Una sera un’amica spagnola che parla perfettamente italiano e’ sbottata:
“Ma com’e’ che io parlo italiano ma a volte non capisco un cazzo di quello che dite?!”
“Di che favellate mia dama dalla pelle eburnea e dall’oculo bruno?”
“Mavaffanculo”
Ecco.
L'italiano di FEL insomma
@@YasminaPani FEL?! Ah nel senso di Feudalesimo E Liberta"?
Si' una cosa del genere, anche se io suono piu' come Thorz l'alemanno di "Brancaleone alle crociate". Du konosche?
Per quanto sia un peccato sentire sempre meno certi vocaboli eleganti, sono d'accordo sul fatto che est modus in rebus. Come scriveva anche Dante, "Ne la chiesa coi santi, e in taverna coi ghiottoni".
Linguaggio e capacità di ragionamento sono interconnesse… Più il linguaggio si impoverisce, meno siamo in grado di comprendere le complessità!
Questo in realtà non è dimostrato
1984😂
@@one_two 1978🤣🤣🤣
@@YasminaPani studi multidisciplinari, dagli anni ‘80 ad oggi, dicono il contrario…
Scrivere "colle" non so se sia giusto come esempio perché può essere desueto nel leggerlo, ma nella realtà del parlato è molto usato. Attenzione mo sono accorto che molto spesso diamo per desuete parole che in alcune aree del Belpaese sono usatissime tipo "sistola" "codesto".
Cambiare il modo di parlare a seconda del contesto è una funzione cruciale per la comunicazione efficace.
Ho 22 anni ed è molto difficile parlare con un proprio coetaneo senza ascoltare neologismi di 💩, quindi figuriamoci l'italiano.