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qualche volta mi piacerebbe leggere della battaglia di tsushima, anni fa su vecchi testi ho letto che i giapponesi non avevano rivali nel tiro, soprattutto erano capaci di centrare le navi russe alla tenue luce lunare, vantaggio questo acquisito da lunghe campagne di addestramento e tiro notturno
Live sempre molto interessante come quella sul tiro dei cannoni della Regia Marina, l'apporto tecnico dell'ammiraglio Santarini alza il livello della narrazione in modo esponenziale .
Ho certamente notato che l' Ammiraglio si è adombrato per un commento che ha messo in dubbio le sue spiegazioni. Alla fine ci ha spiegato il motivo di questo suo cambio di umore,giustificandolo con il dispiacere di non essere stato chiaro. Caro Ammiraglio,lei è stato molto chiaro sull' argomento,come già lo era stato tempo fa riguardo alla dispersione delle Littorio.Chiaro e piacevole da ascoltare,le Sue sono delle lectio magistralis interessantissime da seguire e che,in questo caso,i tanti libri pubblicati,non hanno mai veramente approfondito in maniera così scientifica o dettagliata,perché non sempre chi li ha scritti,pur avendo in qualche caso partecipato agli eventi,o non era un esperto di questo specifico campo (aveva cioè altre mansioni),oppure riportava le cose solo per come le aveva viste dalla propria parte,come nei casi di Kennedy o di Mullenheim Rechberg,comunque autori di libri pregevoli. Possiedo il libro di Hase,con il titolo "La battaglia dello Jutland" nell' edizione originale dell' editore italiano Marangoni degli anni Trenta.Fa parte di quella nutrita schiera di libri scritti dai protagonisti tedeschi della Prima Guerra Mondiale,come quello sull' incrociatore Emden,sulla fine del Konigsberg nel fiume Rufiji,o sulla incredibile crociera corsara del veliero Seeadler. C'è n'è poi uno scritto da Donitz,giovane ufficiale sul Breslau,sulle avventure in Mediterraneo della sua nave e del Goeben,che,passati sotto bandiera turca,avevano assunto i nomi di Midilli e Yavuz. In questo momento non sono a casa e non li ho sotto mano e quindi non ricordo i titoli esatti,che spesso,nelle edizioni italiane,venivano modificati. Grazie ancora e mille complimenti non solo per la competenza,ma anche per la chiarezza.
Canale di qualità assoluta. Esposizioni chiare e coinvolgenti con citazione delle fonti (alcune già lette da me). Sono contento di essermi iscritto. In questa live apprezzo molto l'ammiraglio che espone senza mai consultare appunti (il che non sarebbe un problema) argomenti tecnici e storici che conosce bene. Ottima divulgazione, complimenti a voi.
Vorrei ringraziarvi di cuore entrambi. Siete riusciti a non essere banali e contemporaneamente ad aver fatto capire tutto anche a chi, come me, non è uno specialista del settore e queste due cose insieme sono molto difficili da trovare.
Ammiraglio, ascoltarla parlare è sempre un enorme piacere! Spero di rivederla presto su questo splendido canale… e grazie Giulio per i contenuti che ci proponi😊
Questo canale lo reputo l'Olimpo nella divulgazione sulla cultura e storia navale! L'Ammiraglio Santarini è veramente un piacere immenso ascoltarlo riesce a tenerti inchiodato al televisore con estremo interesse!
@@Italian_Military_ArchivesNella base di Scapa Flow già All'epoca dei fatti che narrate giaceva il relitto del Royal Oak,una classe Revenge di quelle citate dall'Ammiraglio,la nave aveva partecipato alla battaglia dello Jutland ma già negli anni 30 causa la sua lentezza fu giudicata non più adatta a compiti di prima linea. Venne affondato dall'Asso degli U Boote Günter Prien mi pare
Sono stupito di come dopo 50 anni che leggo di tutto su questi argomenti si riescano ancora ad imparare così tante cose. Questo avviene grazie al tubo, alle live di Giulio ed all'ammiraglio cui mi sento solo di aggiungere "Nihil Obest". Continuate così che non vediamo l'ora di imparare cose nuove anche sulle altre marine.
Già che ci sono aggiungo uno spunto di riflessione. Indovinate a che distanza avvenne nella battaglia dello Jutland l'ingaggio dei Battle cruiser che costo' due BC agli inglesi? Proprio 15 km, allora delle due l'una. O i 15km portano sfiga agli inglesi o veramente i BC inglesi avevano dei grossi problemi di ingaggio a quelle distanze come già Beattye capi quando disse " c'è qualcosa che non va oggi in queste nostre maledette navi"
Un video che ho visto a più riprese per la maledetta mancanza di tempo.. veramente appassionante, un grazie ai curatori e un particolare apprezzamento per l’esposizione dell’ammiraglio Santarini: una materia così tecnica come il tiro navale spiegata con chiarezza e rigore.. ancora complimenti
Comunque incredibile che lo scafo della Bismarck non si sia spezzato avendo incassato oltre 300 colpi. Tutti abbiamo visto il film di Cameron e le straordinarie riprese subacquee che lo testimoniano. Alla fine hanno ottenuto più successo le navi corsare come Atlantis e Penguin, per non parlare degli u-boote. Anche la super corazzata Yamato, modernissima e armatissima, ha fatto una fine ingloriosa. L'epopea delle grandi navi da battaglia si è rivelata un mito più che una concreta, efficace minaccia ai convogli. Resta il fatto che erano navi bellissime e piene di fascino.
Ancora una bellissima live, (che personalmente ho diviso in cinque volte per vederla tutta) che mi ha fatto capire non solo il lato militare della caccia e degli scontri, ma mi ha fatto apprezzare ancora di più la tecnica, la meccanica, la fisica e l'approccio scientifico al tiro navale delle artiglierie. Mio papà aveva cercato di spiegarmelo nel modo più semplice dato che era cannoniere e tecnico armarolo, ma io facevo fatica data la mia giovane età (avevo dodici anni), poi alle superiori ho avuto una pessima insegnante di analisi e peggio ancora per la statistica all'università. Se avessi avuto una persona capace come l'ammiraglio Santarini, avrei preso dei voti altissimi, perchè è riuscito a farmi capire in due ore cose che mi hanno fatto ammattire per anni, su libri incomprensibili. Credimi Giulio, le tue live per quanto mi riguarda, le metterei nel dipartimento scuola educazione della Rai.
Bellissima spiegazione per una battaglia navale nella quale il cannone è stato il vero protagonista! Chiedo volentieri uno speciale sui sistemi di calcolo per la punteria navale, ho potuto vedere una punteria al bel museo navale dell'Arsenale di La Spezia. Il fatto che già nella prima guerra mondiale è ancora di più nella seconda, si potesse eseguire la complessa serie di calcoli necessari per la corretta punteria tramite strumenti meccanici analogici di calcolo è per me, che comunque sono un informatico, sorprendente. Mi piacere che l'ammiraglio ci potesse spiegare con la sua capacità tecnica di capire l'evolversi di tali dispositivi tra i primi del 900 e la seconda guerra mondiale.
Buonasera. La materia oggetto del suo recente commento è particolarmente interessante. La complessità del problema dell'impiego di artiglierie da una Nave in movimento ha reso evidente molto presto la necessità di sviluppare sistemi di puntamento e di calcolo idonei a semplificare l'ardua attività della Direzione del tiro da bordo. Fino alla fine del XIX secolo le distanze di tiro contro bersagli navali furono molto basse e di conseguenza il puntamento delle bocche da fuoco avvenne nella maggior parte dei casi a "point blanc", cioè con orientamento diretto sul punto da colpire. Tuttavia a partire dalla Guerra Nippo-Russa del 1904-1905 le distanze di tiro aumentarono fino a 4000-5000 metri e la necessità di disporre di ausili di puntamento e di calcolo crebbe notevolmente. I primi importanti sviluppi si ebbero durante la "Belle Epoque", in UK, in Italia, in Francia e in Germania. Presso la Regia Marina Italiana fondamentale fu il contributo del Comandante Gregorio Ronca, il cui pensiero e la cui opera posero le basi per la moderna Direzione del tiro da bordo. In particolare i primi sistemi di calcolo per il tiro navale (di tipo analogico e a funzionamento meccanico) apparvero in UK nel 1902. Ho parlato un po' di questi argomenti anche durante il "live" riguardante il tiro navale presso la Regia Marina apparso tempo fa su "Italian military archives". Spero che il libro su queste tematiche, da me proposto la scorsa primavera, possa giungere prima o poi alla pubblicazione. Nel ringraziarla per il suo interessamento, la saluto cordialmente e le auguro una buona serata. Marco Santarini
@@MarcoSantarini Per me sarà un libro molto interessante che vorrò avere non appena verrà editato! Sono anche appassionato della storia del calcolo automatico, compresi i sistemi analogici e quindi trovo che l'argomento delle centrali di tiro sia veramente molto interessante ed è stato uno dei "motori" per l'evoluzione dei calcolatori.
Ho letto tre libri dedicati all'episodio: "Requiem per la Bismarck" (Von Hult) "Affondate la Bismarck!" (Forester) "Caccia alla Bismarck" (Kennedy) neanche mettendoli tutti insieme vengono fuori i particolari di questo video, complimenti vivissimi all'Ammiraglio. Alcune osservazioni: - Per la famosa foto della salva: non credo che ai tempi ci fossero fotocamere con esposimetro automatico, o il fotografo aveva chiuso il diaframma proprio per cogliere la fiammata o in fase di stampa si è preferito esporre molto tempo scurire lo scafo purchè si vedesse la vampa, altrimenti sarebbe stata invisibile per troppa luminosità. -Per il taglio del T: pare di capire che se Holland fosse arrivato prima a sbarrare la strada avrebbe potuto attuarlo, da ignorante mi sembra molto difficile farlo con molto mare a disposizione, piccola formazione e navi veloci. -Per i telemetri stereoscopici più difficili da utilizzare ma più precisi lessi (Correlli Barnett) che i tedeschi li usavano perchè i loro operatori avevano molti più anni di pratica rispetto agli inglesi. -Per i proiettili HE del Prinz Eugen, non è che li usava perchè con i perforanti da 203 non poteva far danni alle corazzate? -Per Luetjens che inspiegabilmente non dà l'ordine di far fuoco e deve intervenire Lindemann: se non mi è sfuggito come lo sappiamo questo particolare? Della Bismarck si salavrono in pochi.
Salve a tutti, live eccellente ed estremamente tecnica come solo youtube può fornire. È il motivo per cui ormai mi informo quasi solo su canali specialistici (come il vostro) mentre la tv generalista ormai è già tanto se guardo il tg serale mentre ceno... detto questo volevo aggiungere una considerazione sul tanto discusso "taglio a T" fatto da Holland. Da quello che ho letto il motivo principale fu che Holland era cosciente del "tallone d'Achille" della sua Hood (ponte corazzato troppo sottile) e voleva serrare le distanze con la Bismarck il più velocemente possibile proprio per evitare questo pericolo perché a distanza più corta sarebbe stato più importante la cintura corazzata, non il ponte corazzato (per via dell'angolo di arrivo dei proiettili). Fu quindi una scelta (secondo me) ponderata, e purtroppo i fatti successivi gli hanno dato ragione....
Buongiorno. Ciò che lei ha indicato nel suo commento ripropone la "classica" interpretazione britannica del ragionamento che l'Ammiraglio Holland "avrebbe fatto" durante la fase finale dell'intercettazione del Gruppo Navale tedesco. Se così fu, l'Ammiraglio Holland commise un grossolano errore perché la traiettoria di volo dei proietti tedeschi da 380 mm era assai diversa (molto più "piatta") da quella seguita dai colpi britannici da 381 mm. In particolare, dalle Tavole di Tiro ufficiali l'angolo di caduta del proietto "fatale" risulta essere stato di 10,5° per cui è molto più probabile che esso abbia perforato la corazza della fiancata della HMS HOOD: la probabilità che cadesse sui Ponti era molto più bassa. Dai dati ufficiali KRUPP riguardanti la capacità di perforazione del proietto Panzerspenggranate L/4,4 da 38 cm, in corrispondenza della velocità e dell'angolo di impatto da considerare, si deduce poi uno spessore perforato di oltre 400 mm di acciaio KC: ben maggiore di quello massimo delle corazze di cintura della HMS HOOD, pari a 305 mm. Molti saluti. Marco Santarini
Ciao Giulio, mi spiace che l'ammiraglio abbia preso male il mio commento sulla questione tavole di tiro e esercitazioni, temo che non ci siamo capiti. Per quel che vale, vorrei precisare il mio ragionamento: come lui stesso ci ha spiegato, la dispersione ha una componente "intrinseca", "tabellare", legata alle caratteristiche nominali del cannone e della munizione usata, e una componente legata alle variazioni rispetto al nominale (variazioni di velocità iniziale e di peso del proietto, disallineamenti angolari ecc). Ciò che non mi tornava è che si stava ragionando solo sulla prima componente trascurando la seconda. Tutte queste informazioni sono contenute nelle famose tavole di tiro, la cui valenza, quindi, non è in discussione, come del resto non lo è la competenza dell'ammiraglio. Chiaro che l'impatto delle variazioni è commisurato alla dispersione intrinseca, ma lo è secondo funzioni non lineari, per cui la dispersione complessiva non è esattamente proporzionale a quella intrinseca. Chi non ha le tavole di tiro sotto mano lo può intuire guardando i dati relativi al nostro cannone da 381 e al mark VI da 16 pollici americano: stando ai dati pubblicati dall'ammiraglio, la striscia al 50% in gittata (Ex) del primo a 20 km era attorno ai 200 m, mentre era di 50 m circa per il secondo (47 m per il MarkVII britannico da 14 pollici). In esercitazione, però, l'apertura media delle salve (legata ad Ex dal famoso fattore "k" di Mazzuoli) per gli statunitensi era di circa 200 m con salve da 3 colpi (dati disponibili qui: www.navweaps.com/index_inro/INRO_BB-Gunnery.php), per noi di circa 300-400 m alla stessa distanza (dati disponibili nelle monografie di Bagnasco e De Toro sulle Littorio e le Cavour/Duilio). Per le nostre navi non si specifica il numero di colpi per salva, ma è verosimile fossero 2-3, stando alle nostre norme di tiro dell'epoca. La proporzione quindi passa da un fattore 4/5 a un fattore 1.5/2. Il divario è ancora forte, con tutte le conseguenze giustamente evidenziate dall'ammiraglio circa l'aggiustamento del tiro (aggravate dal ricorso a salve da 3 colpi), ma non così drammatico, almeno alle distanze medio-corte e forse almeno in parte compensate dai nostri ottimi sistemi di puntamento, che includevano un grosso numero di telemetri parecchi dei quali stereoscopici. Sicuramente l'angolo di caduta più radente dei nostri colpi poi aiutava a guadagnare qualcosa in termini di probabilità di colpire a tiro centrato. Chiaramente, salendo a distanze maggiori la situazione peggiorava rapidamente. Questo quindi non contesta, bensì rafforza la tesi dell'ammiraglio secondo cui ai nostri sarebbe convenuto combattere a distanze minori di quelle effettivamente sperimentate. Perdona la prolissità, ma ci tenevo a spiegarmi. Per il resto, come sempre ottima e stimolante live, complimenti!
Signor Trezzolani, mi rendo conto di non essermi espresso con la chiarezza che avrei voluto. Ho inviato al Dott. Poggiaroni una mia risposta al suo commento con preghiera di inoltrargliela. Sono lieto del suo interesse per la materia.
Caro Ammiraglio, la ringrazio. Colgo l'occasione per segnalarle tutta la mia stima, ho avuto modo di leggere ed apprezzare i suoi scritti sul tema, molto curati soprattutto sotto l'aspetto tecnico (lo dico da ingegnere), cosa ahimè assai rara. Mi auguro di poter leggere presto qualche Sua nuova opera!
@@fabiotrezzolani4068 Ing. Trezzolani, la ringrazio di cuore per il suo apprezzamento. La nuova edizione del mio libro "dovrebbe" essere stampata entro l'anno. Conterrà anche una parte in cui ho scritto ciò che ho studiato sulla dispersione e sulla causa che secondo me è stata la maggiore responsabile dell'ampia dispersione delle artiglierie navali italiane del passato. Le rinnovo il mio sincero ringraziamento.
Bellissima live complimenti ad entrambi. Purtroppo non ho potuto seguire la diretta, mi sarebbe piaciuto chiedere come sono fatte le tavole di tiro navali. Da artigliere "terrestre" (da montagna ed in congedo da molto) ricordo abbastanza bene quelle del 105/14, ma non saprei dove ricavare la dispersione. Bravissimi comunque, forrmate un ottimo duo.
Buongiorno Sig. La Rocca. La ringrazio per l'apprezzamento e per il suo quesito. La sua domanda richiederebbe una risposta molto ampia, ma le fornisco di seguito in estrema sintesi gli elementi essenziali . Fatta astrazione dalle artiglierie contraeree e dalle bocche da fuoco per il tiro contro-carro (che meritano una trattazione specifica), le differenze tra le Tavole di Tiro impiegate dall'EI e dalla MMI discendono direttamente dal diverso utilizzo delle bocche da fuoco nell'ambito di tali Forze Armate. Infatti in generale: 1).- le artiglierie dell'EI (obici e cannoni da accompagnamento; campali; pesanti campali) possono essere impiegate sia nel primo arco (tiro diretto) che nel secondo arco (tiro curvo) mentre la MMI impiega solo cannoni (canna lunga almeno 30 calibri) e solo per tiro nel primo arco; 2).- in combattimento le artiglierie dell'EI possono lanciare proietti sino a una determinata distanza o sparando a 1^ carica (la massima carica di lancio) e regolando opportunamente l'elevazione della canna, oppure variando la velocità iniziale del proietto grazie all'uso di cariche di lancio di potenza differente. Viceversa i cannoni usati nella nostra Marina sparano sempre a 1^ carica in combattimento. Tenuto conto di quanto sopra, le Tavole di Tiro in uso presso l'EI: a).- riportano anche indicazioni per il tiro nel secondo arco. Ad esempio le Tavole di Tiro per il cannone EI da 155/45 mostrano che, con tiro a 1^ carica, la distanza di 15.500 metri può essere raggiunta o con elevazione di 600 millesimi, oppure con elevazione di 1100 millesimi. Indicazioni analoghe nelle Tavole di Tiro della Marina non esistono; b).- le Tavole di Tiro in uso presso l'EI riportano la descrizione degli elementi di traiettoria del proietto sparato con cariche di lancio di varia potenza (ciascuna delle quali comporta quindi una velocità iniziale differente), mentre le Tavole di Tiro in uso presso la MMI considerano sempre e solo il tiro con la massima carica di lancio. Fino alla Seconda Guerra Mondiale furono impiegate dalla Regia Marina anche cariche di lancio ridotte, ma solo per tiri da esercitazione (per evitare di usurare prematuramente l'anima delle canne) e mai in combattimento. Per quanto concerne infine la sua domanda sulla dispersione, le Tavole di Tiro in uso nell'EI riportano i valori dell'Indice della dispersione longitudinale e quello della dispersione laterale considerato da tale Forza Armata (Errore probabile) nella "Colonna 7" di ciascuna Tavola. Le invio molti saluti
Buongiorno Ammiraglio, grazie per la risposta. Non sapevo che i cannoni navali sparassero solo a carica massima. In effetti, come dice Lei, i pezzi dell' esercito utilizzano cariche variabili (sul mio piccolo 105/14 si confezionava il colpo aggiungendo nel bossolo i singoli sacchetti delle cariche... sul più grosso M109L i sacchetti si mettevano direttamente in camera di lancio). Al posto comando di batteria si ricevevano le coordinate dell' obj, quindi con un po' di topografia si trovava distanza e direzione. Finalmente si passava alle tavole di tiro dove si ricavava l'angolo di tiro (alzo+sito) da trasmettere al pezzo base. Il criterio era proprio quello di usare la carica più bassa per raggiungere la distanza necessaria (restando nel primo arco, il secondo lo si usa solo per raggiungere aree non battibili con il primo). Grazie ancora, attendo con impazienza il Suo prossimo intervento sul canale e la ristampa del volume.
"Tutto quello che non è contrario alle leggi della fisica è possibile, ogni cosa possibile ha un suo livello di probabilità di presentarsi". Magnifico, non si può dire meglio, mo' me lo segno..:) Quanto al fatto che sia stata la perdita di nafta a provicare la fine della Bismarck non sono del tutto convinto: una volta individuata da incrociatori muniti di radar non so quanto le sarebbe stao facile sfuggire alla caccia anche se avesse avuto piena autonomia. Pure arrivando a Brest non avrebbe potuto combinare granchè come testimonia la fine di Scharnorst e Gneisenau che non ne uscirono più se non per forzare la Manica e tornare in Germania. La guerra di corsa in Atlantico centrale con navi pesanti era molto rischiosa a giudicare dai risultati, come infatti viene detto. Sempre per quanto riguarda l'annosa questione del tiro italia, beh, se i 356 inglesi avevano una dispsrsione cinque volte minore dei nostri 381 (se ricordo bene) mi pare molte delle discussioni possano finire sul nascere. E magari pure i vecchi 381 inglesi godevano di una certa superiorità. Per il tiro ho letto però che anche i nostri strumenti ottici non erano all'altezza delle altre nazioni. La spiegazione dell'ammiraglio sull'individuazione del centro dei colpi in mare per consentire l'aggiustamento mi è parsa chiarissima. Il film, un tipico classico inglese, per me è uno dei migliori sulla IIGM. Il titolo (che coincide con quello del libro) si giustifica bene con la telefonata di Churchill:"Al Primo Lord dell'Ammiragliato sia inequivocabilmente chiaro questo:....è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. Come lo farà non importa. ma deve affondare la Bismarck!"
Buongiorno Sig. Perossini. Lei ha senz'altro ragione: non è stata la (sola) perdita di nafta a impedire al KMS BISMARCK di proseguire nella sua missione di lotta al traffico in Atalntico Centrale. Se dalle mie parole è stato desunto ciò, evidentemente non sono stato chiaro né esaustivo su questo aspetto. In realtà il fatto che la missione di guerra al traffico non potesse essere continuata fu già chiaro all'Amm. Lutjens nel tardo pomeriggio del 24 maggio 1941: lo stesso giorno in cui fu combattuta la Battaglia del Canale di Danimarca. Infatti verso le 18.40 di quel giorno l'Amm. Lutjens ordinò al KMS PRINZ EUGEN di abbandonare il KMS BISMARCK e di rientrare indipendentemente in Francia. Ciò che portò alla decisione di non proseguire nella missione fu essenzialmente dovuta al riconoscimento da parte dell'Amm. Lutjens dell'impossibilità di "scrollarsi di dosso" in modo certo e definitivo le Navi britanniche che tallonavano il KMS BISMARCK, perché: 1).- la velocità massima del KMS BISMARCK (a prescindere dai danni sofferti nella Battaglia) era comunque inferiore a quella degli Incrociatori che la inseguivano; 2).- il primo proietto della HMS PRINCE OF WALES che aveva colpito verso le 05.56 la prora della grande Nave tedesca aveva aperto una falla da cui entrava molta acqua, il cui tamponamento era oltremodo difficile, soprattutto ad alta velocità; 3).- alla massima velocità compatibile con il tamponamento della falla di prora, il consumo di nafta era comunque rilevante. Perciò l'impossibilità di utilizzare circa 2000 tonnellate di carburante a causa della rottura di pompe e valvole di travaso non avrebbe consentito l'autonomia richiesta da una missione in Atlantico. Come si è detto tale problema (aggravato dal mancato rifornimento all'atto della partenza dalla Norvegia) obbligò poi a ridurre la velocità del KMS BISMARCK durante il suo tentativo di rientro in Francia. La saluto cordiamente
@@MarcoSantarini Grazie, molto gentile. Se possibile nello scritto è ancora più chiaro ed esaustivo che nella già esemplare conferenza. Un suo libro deve essere veramente interessante. Saluti a lei.
Chiamare la Bismarck corazzata e Hood un incrociatore l'ho sempre visto come un espediente per sminuire la sconfitta. La fama della Bismarck è tutta meritata, basti pensare ai tre colpi a segno sulla Prince of Wales che si salvò perché il proiettile che colpi la sala macchine non esplose
Buongiorno Sig. Cerigioni. La ringrazio per l'attenzione. Concordo senz'altro con lei sul fatto che da parte britannica si sia fatto "di tutto e di più" per sottolineare l'inferiorità del Gruppo HOOD-PRINCE OF WALES rispetto al Gruppo tedesco. Era infatti necessario giustificare in qualche modo davanti l'opinione pubblica UK l'insoddisfacente esito tattico della Battaglia del Canale di Danimarca, durante la quale era affondata la HOOD: Unità navale che all'epoca era ritenuta la più potente al mondo ed era l'orgoglio della Royal Navy. A fronte di ciò tuttavia (come ho detto durante il "Live") furono i primi due colpi messi a segno dalla PRINCE OF WALES sul BISMARCK (tra le 05.56 e le 05.58 a distanza comprese tra 18 e 16 Km) ad assicurare la vittoria strategica ai britannici, negando al Gruppo navale tedesco la possibilità di proseguire la loro missione in Atlantico. I tre proietti messi a segno dal BISMARCK sulla PRINCE OF WALES furono sparati a distanze abbastanza basse (tra le 06.02 e le 06.05 a distanza comprese tra 14 e 17 Km). Anche se il colpo giunto in prossimità del locale caldaie della PRINCE OF WALES fosse esploso, quella Nave non sarebbe affondata, ma avrebbe solo ridotto l'andatura. D'altra parte l'Ammiraglio Lutjens aveva già deciso in precedenza di evitare la continuazione del combattimento contro la PRINCE OF WALE e di disimpegnarsi. Inoltre i danni subiti dal BISMARCK (quelli che poi, verso le 18.00, resero evidente l'impossibilità di continuare la missione in Atlantico) avevano già avuto luogo. La PRINCE OF WALES poi non prese parte attiva al successivo affondamento del BISMARCK. In sostanza anche se la PRINCE OF WALES fosse stata ulteriormente danneggiata (e/o fosse stata eventualmente affondata dalle Navi tedesche) il risultato strategico (quello di maggiore importanza) della Battaglia del Canale di Danimarca non sarebbe mutato. Molti saluti. Marco Santarini
Buongiorno intanto complimenti per il vostro canale ..sapreste consigliarmi dei libri tecnici sulle navi da battaglia/ corazzate della seconda guerra mondiale? Grazie in anticipo
Buonasera Sig. Diliberto. Esiste un numero sconfinato di libri sulle Navi da battaglia: quelle del periodo tra 1850 e i primi del '900, quelle che combatterono durante la Grande Guerra, quelle impiegate nel corso del Secondo Conflitto Mondiale. Ciascuno di essi presenta anche dati tecnici che tuttavia non sono sempre molto accurati. Inoltre si tratta comunque di testi divulgativi e gli aspetti tecnici pertinenti non sono sempre affrontati in modo esaustivo né dettagliato: ad esempio per quanto riguarda i sistemi di artiglieria di bordo, moltissimi libri descrivono solo le bocche da fuoco (ma esistono spesso alcuni errori vistosi tra cui ad esempio quello molto frequente riguardante il peso unitario del cannone da 381/50 Ansaldo-OTO); alcuni citano anche gli apparati per la misura della distanza, pochi citano le apparecchiature di calcolo (e non sempre in modo adeguato) e pochissimi parlano anche delle modalità di impiego dei cannoni e delle problematiche tecniche pertinenti. Per ciò che riguarda le Navi da battaglia che videro la luce nella prima metà del secolo XX, pochi libri trattano la materia nel suo complesso (*), mentre la maggior parte descrive le Unità da battaglia che servirono presso specifiche Marine (**) oppure si limita a illustrare una particolare classe di Unità (***) o una sola specifica Nave (****). Le indico di seguito a titolo di esempio solo qualche testo, segnalandone (con l'uso di asterischi) l'appartenenza a una delle tipologie sopra menzionate (non ho alcun interesse personale di qualsivoglia tipo in merito ai libri che cito in questa sede): 1.- "Battleships and Battlecruisers 1905-1970" (*) di Siegfried Breyer. MacDonald and Jane's, London 1973 (testo privo di fotografie ma ricchissimo di disegni); 2.- "Battleships - US Battleships in World War II" (**) di R. O. Dulin e W. H. Garzke. MacDonald and Jane's, London 1976; 3.- "British Battleships of World War Two" (**) di Alan Raven e John Roberts. Naval Institute Press, Annapolis 1976; 4.- "King George V class Battleships" (***) di V. E. Tarrant. Arms and Armour, London 1991; 5.- "Le Navi da battaglia classe LITTORIO 1937-1948" (***) di E. Bagnasco e A. De Toro. Ermanno Albertelli, Parma 2008 (recentemente ristampato dall'Ufficio Storico della MMI); 6.- "The battleship YAMATO" (****) di Janusz Skulski. Conway Maritime Press, London 1988 (libro che appartiene a una numerosa serie di testi monografici riguardanti altrettante Unità). Sperando di averle fornito qualche informazione utile, la ringrazio per l'attenzione e le porgo sinceri saluti. Marco Santarini
Bella live. Una cosa che non ho capito è sul fatto della saldatura relativa allo scafo delle corazzate tascabili rispetto alle altre navi: erano totalmente saldate o meno?
Buongiorno Sig. Gazzano. Grazie per l'attenzione. Io non sono (né sono stato) Ingegnere navale, ma so che durante la costruzione delle Navi da guerra tedesche più moderne che parteciparono al 2° Conflitto Mondiale fu largamente impiegata la saldatura delle lamiere dello scafo (costole e fasciame) e delle sovrastrutture per ridurre il loro peso complessivo. Viceversa le corazze vennero sempre fissate in sede tramite chiodatura. Era infatti (e per quanto ne so, è tuttora) molto difficile saldare piastre di corazza di forte spessore, realizzate con acciai (legati: ternari Fe-Ni-Cr ed eventualmente quaternari Fe-Ni-Cr-Mo) e caratterizzate da elevata resistenza e durezza superficiale (fino a 670 Brinell grazie al trattamento di cementazione KRUPP). Per questa ragione sulle Navi di tutte le Marine dell'epoca le piastre di corazza furono chiodate, ovvero assicurate alle strutture dello scafo sottostanti (protezione dei Ponti) o dietro di esse (corazze di cintura) tramite grossi rivetti forzati a caldo entro fori preformati. La chiodatura inoltre, pur essendo una modalità costruttiva assai più pesante della saldatura, comporta una minore rigidità dello scafo, consentendo ad esso di flettere senza rischio di fessurarsi, sotto l'azione del moto ondoso. Molti saluti
Avrei anche una domanda però sui cannoni principali: i tedeschi come i francesi avevano i cannoni da 380 mentre noi e gli inglesi avevamo i 381, questa differenza era solo nominale oppure si tratta proprio di due calibri differenti?
Mi associo ai complimenti per la bellissima live. Siete una garanzia. Ho letto il libro dell'ammiraglio Santarini su Bismarck e Hood, estremamente interessante e tecnico. Quale mi consigliate tra il libro di Knowles e quello di Ballantynes sulle vicende dello stretto di Danimarca? Grazie
Buongiorno Prof. Cannata. Le confesso di non avere letto i due libri che lei ha indicato. La pur breve epopea del KMS BISMARCK, la Battaglia del Canale di Danimarca e la fine di quella grande Nave da battaglia tedesca, hanno sempre attirato l'attenzione di molti. Vastissima è quindi la letteratura al riguardo e anche oggi la pubblicazione di nuovi testi su quell'argomento continua pressoché inarrestabile. A fronte di ciò, desidero comunque rappresentarle quanto segue: 1).- i documenti ufficiali esistenti in merito agli eventi in oggetto, accaduti tra il 24 e il 27 maggio 1941, sono pochi e (per quanto io sappia) di fonte britannica. Vanno considerati. Tra essi (secondo me) è molto importante il grafico "Enemy compass bearing and gun range. Fall of shot plotted as they appeared from PRINCE OF WALES", Public Record Office (Enclosure IVa), London (senza data). E' inoltre opportuno consultare il documento "H. M. Ships damaged or sunk by enemy action - 3rd Sept. 1939 to 2nd Sept. 1945 - ADMIRALTY 1952. Tale documento ufficiale illustra infatti i danni riportati dalla HMS PRINCE OF WALES; 2).- tra l'enorme mole di libri sull'argomento, solo pochi sono scritti da autori tedeschi. Tra essi (secondo me) va sicuramente letto "Nave da battaglia Bismarck" di Burkard von Mullenheim-Rechberg: ciò sia perché l'autore è (era) tedesco, sia e soprattutto perché egli era all'epoca (giovane) Ufficiale addetto alle artiglierie del KMS BISMARCK e fu tra i pochissimi sopravvissuti di quella Nave (115 uomini su oltre 2000, oltre al ... gatto Oskar); 3).- molti libri scritti da autori britannici tendono a dare maggior risalto agli eventi che portarono all'affondamento del KMS BISMARCK, piuttosto che alla Battaglia del Canale di Danimarca in cui la HMS HOOD fu distrutta e la HMS PRINCE OF WALES fu costretta a disimpegnarsi. A fronte di ciò tuttavia: - il maggiore interesse tecnico e tattico è senz'altro da attribuire al pur brevissimo scontro del 24 maggio 1941; - la maggiore precisione del tiro della HMS PRINCE OF WALES tra le 05.53 e le 06.00 rispetto a quella del KMS BISMARCK non è messa in evidenza dai testi di autori britannici; 4).- le indico di seguito i testi che consultai nell'ambito dello studio della Battaglia del Canale di Danimarca e che tenni in conto durante la stesura del mio libro sull'argomento: a.- "La fine della Bismarck" di B. B. Schofield. Mursia Editore, Milano 1975; b.- "Caccia alla Bismarck" di Ludovic Kennedy. Mondadori Editore, Milano 1977; c.- "Nave da battaglia Bismarck" di Burkard von Mullenheim-Rechberg. Albertelli Editore, Parma 1984; d.- "Sea battles in close-up" di Martin Stephen (Editor: Prof. Grove, mio insegnante alla Scuola di Guerra a Greenwich nel 1989). Ian Allan Ltd. Shepperton (UK) 1988; e.- "KING GEORGE V class battleships" di V. E. Tarrant (da leggere per la parte riguardante la HMS PRINCE OF WALES). Arms and Armour, London 1991; f.- "HOOD - Life and death of a Battlecruiser" di Roger Chesneau. Cassel, London 2002; g.- "The Battlecruiser HMS HOOD" di Bruce Taylor. Chatam Publishing (UK), 2004. Le auguro un ottimo 1° maggio. Marco Santarini
Buongiorno Sig. Gambi, grazie per la sua domanda. Purtroppo non dispongo delle Tavole di Tiro del 90/50 ANSALDO mod. 1939 e posso fornirle solo dati indicativi tratti da testi divulgativi (non sempre precisi). Il cannone in oggetto, installato a bordo delle Unità classe VITTORIO VENETO (cui appartenne anche la RN ROMA seppur con alcune differenze costruttive) era in grado di sparare sino a un angolo di elevazione massima (rispetto al suo piano di appoggio) pari a 75°. In quella condizione il proietto (di10,1 Kg) poteva raggiungere una quota di circa 10800 metri (ho tratto questi dati da "Naval Weapons of World War Two" di John Campbell. Conway Maritime Press, London 1985). Ricordo comunque che: 1).- il caricamento del 90/50 ANSALDO mod. 1939 era di tipo "simultaneo" cioè in cartuccia, per cui non erano impiegati "cartocci" per contenere la carica propellente; 2).- mentre le RRNN VITTORIO VENETO e LITTORIO (in seguito ITALIA) possedevano Centrali di tiro AA in grado di calcolare fino a una quota massima del bersaglio pari a 6000 metri, sulla RN ROMA erano presenti Centrali di tiro AA più moderne (realizzate dalla GALILEO) che potevano calcolare fino a una quota massima del bersaglio di 8000 metri; 3).- l'elevazione massima di 75° (rispetto al piano di appoggio) comportava un "cono cieco" (ampio 30°) sulla verticale della Nave, in cui l'aereo nemico non poteva essere colpito (i proietti dele mitragliere da 37/54 e da 20 /65 di bordo potevano raggiungere quote inferiori a 6000 metri). Molti saluti
Premesso che l'Ammiraglio è una enciclopedia vivente nella sua area di competenza, mi sono sfuggiti due passaggi. Innanzitutto perché la Prinz Eugen che aveva il radar funzionante non ha individuato le due navi inglesi con il giusto anticipo? Inoltre non ho compreso se la Hood è esplosa perché colpita dalla Bismarck oppure se in conseguenza di quel primo incendio avutosi dal colpo della Prinz Eugen. Grazie.
Buonasera. Il radar del KMS PRINZ EUGEN aveva l'antenna (del tipo a "materasso") collocata su una struttura girevole (la Stazione Direzione Tiro) ma non ruotante in continuazione su 360°. Le Navi tedesche non sapevano dell'imminente arrivo in zona del Gruppo Navale britannico dell'Adm. Holland e non immaginavano che una potente Divisione da battaglia sarebbe apparsa il primo mattino del 24 maggio 1941 in direzione Sud-Est (Rilevamento 155° circa). Pertanto l'antenna del radar del KMS PRINZ EUGEN in quell'occasione non era puntata in quella direzione e non poté scoprire il Gruppo dell'Adm. Holland che stava sopraggiungendo. Del resto le uniche Navi britanniche presenti in zona di cui i tedeschi erano a conoscenza erano gli Incrociatori NORFOLK e SUFFOLK che tallonavano la Divisione Navale germanica a poppa di essa (sul Rilevamento 040° circa) rimanendo a circa 20 km. Per quanto riguarda invece ciò che causò l'affondamento della HMS HOOD, non esistono dati certi. La causa più probabile è senz'altro l'arrivo a segno di un colpo da 380 mm sparato dal BISMARCK che dopo aver perforato la corazza di cintura della Nave britannica, esplose entro il suo Deposito Munizioni di poppa. Ipotesi meno probabili considerano la possibilità che un colpo da 380 mm sparato dal BISMARCK abbia fatto esplodere il Deposito Siluri collocato a poppa della HOOD. Infine, pur essendo assai poco probabile, appare tuttavia possibile che l'incendio scatenato sul Ponte di Castello della HOOD da un colpo sparato dal PRINZ EUGEN, si sia propagato successivamente fino al Deposito Munizioni di poppa della HOOD: nessuno lo sa con certezza
Mi piacerebbe sapere dall'ammiraglio perché la Graf Spee si è sottratta allo scontro con gli incrociatori che le davano la caccia, pur disponendo di una gittata maggiore che le avrebbe consentito di colpirli senza rischiare i colpi avversari.
Buonasera Sig. Carbone. La sua domanda è molto interessante. Cercherò di risponderle con ordine. Il KMS GRAF VON SPEE faceva parte di un gruppo di tre Unità (quasi) gemelle di cui la prima (KMS DEUTCHLAND) entrò in servizio nel 1930. Queste Navi furono le prime grandi Unità militari costruite in Germania dopo il Primo Conflitto Mondiale. Sebbene siano state denominate dai britannici "Pocket battleships" (Corazzate "tascabili") esse vennero sempre indicate dai tedeschi come "Panzershiffe" (Navi corazzate). A fronte di ciò però queste Navi furono in sostanza degli Incrociatori corazzati destinati soprattutto alla Guerra di Corsa contro le linee di traffico mercantile avversarie. Da notare che lo spessore massimo della corazza di cintura della KMS GRAF VON SPEE era di 100 mm (acciaio KC) mentre a bordo degli Incrociatori pesanti classe ZARA tale spessore raggiungeva addirittura i 150 mm. La protezione della SPEE non era quindi eccezionalmente robusta e il suo "punto di forza" era invece senz'altro costituito dai suoi 6 cannoni da 280/50. Questo potente armamento era inteso per assicurare una superiorità di fuoco contro Navi avversarie più veloci, più leggere e meno armate. Contestualmente l'apparato di propulsione della SPEE (basato su 8 motori Diesel per 56.000 SHp) consentiva di raggiungere una velocità di 26 KN che avrebbe consentito di allontanarsi da Unità nemiche più potenti, ma più lente. Questa in sintesi la concezione tecnica delle "Pocket battleships" tedesche. A fronte di ciò tuttavia durante la Battaglia del Rio de la Plata (13 dicembre 1939) il KMS GRAF VON SPEE si trovò di fronte l'Incrociatore pesante HMS EXETER (6 cannoni da 203) e gli Incrociatori leggeri HMS AJAX e HMS ACHILLES (ciascuno dei quali dotati di 8 cannoni da 152 mm): meno armati della Nave tedesca, ma assai più veloci essendo in grado di sviluppare 32 KN. Senza scendere a parlare in dettaglio di quella Battaglia, ricordo solo che l'Unità tedesca danneggiò gravemente la HMS EXETER, ma fu poi costretta a dividere il suo tiro tra tale Unità e il gruppo costituito dalle altre due, che peraltro riuscirono ad evitare colpi in pieno con la manovra. Durante l'azione il KMS GRAF VON SPEE consumò tutti i proietti ad alto esplosivo (HE) e una parte cospicua delle sue munizioni perforanti. Inoltre i colpi ricevuti a prora avevano creato alcune vie d'acqua. Più importante di ciò fu presto chiaro che, a causa della superiore velocità dei due Incrociatori leggeri britannici (gli unici rimasti ancora in grado di combattere) il KMS GRAF VON SPEE non sarebbe riuscito a disimpegnarsi e a far perdere le sue tracce. Inoltre il grade consumo di munizioni (senza alcuna possibilità di ripianamento) rendeva critica l'eventualità di un ulteriore combattimento. Tenuto conto di ciò il Capt. zur See Langsdorff decise di abbandonare l'azione e di entrare nel porto neutrale di Montevideo: HMS AJAX e HMS ACHILLES tallonavano fuori tiro. L'impossibilità di "scrollarsi di dosso" i suoi inseguitori, le pesanti carenze di munizioni che non avrebbero consentito di sostenere un altro combattimento contro superiori Forze navali e la preoccupazione per le falle non adeguatamente riparate in porto, portarono il Comandante tedesco alla terribile decisione di autoaffondare la sua Nave (egli poi si suicidò a Montevideo). L'ipotesi alternativa di uscire ancora in mare per affondare a cannonate i due Incrociatori leggeri britannici che navigavano davanti al porto non era valida. Infatti i cannoni da 280 potevano sì sparare a grande distanza (quella a cui si mantenevano le Navi britanniche in tallonamento), ma a tale distanza era improbabile riuscire a mettere colpi a segno: soprattutto tenuto conto delle scarse munizioni ancora presenti a bordo. Oggi come allora "una cosa è sparare e una cosa è colpire". Questo in sintesi ciò che posso raccontarle in questa sede per rispondere al suo quesito. La ringrazio per la sua attenzione e le auguro una buona notte. Marco Santarini
@@MarcoSantarini La ringrazio della cortese, sollecita ed esauriente risposta, ammiraglio. In effetti avevo idea che il comandante Langsdorff fosse un ufficiale sulle cui capacità è senso del dovere non si possa dubitare. Probabilmente è vero che sia stato trascinato a forza in salvo dalla sua nave che colava a picco e il suo suicidio dimostra la sua profonda costernazione. Forse Lutjens non era della stessa stoffa, come lei ha delicatamente accennato. Ancora grazie e complimenti per i suoi magnifici resoconti.
Mi piacerebbe una puntata sulla pazzesca ed epica missione del secondo squadrone del Pacifico della Marina Imperiale Russa che parti' da San Pietroburgo per portare soccorso alla piazzaforte di Port Arthur assediata dai giapponesi nella guerra del 1905
Ottima iniziativa allargare gli orizzonti. Nella battaglia per l'atlantico e il mediterraneo sarebbe stato fondamentale che la Spagna di Franco entrasse in guerra dopo la resa della Francia. Gibilterra finiva in mano dell'asse con risvolti importanti. 1 il mediterraneo veniva interdetto agli inglesi isolando Malta e Alessandria 2 Rommell avrebbe vinto la Campagna d'Africa 3 le Marine italiane e tedesche si sarebbero coordinate in attachi congiunti: una "linea di fila" composta da BISMARCK, TIRPITZ, LITTORIO, VITTORIO VENETO e ROMA non la vedevo male 🚢🚢🚢🚢🚢
@@Italian_Military_Archives mi sbagliero', ma ho l'impressione che le corazzate e gli incrociatori tedeschi venissero costantemente mandati allo sbaraglio nave per nave a caccia di convogli, senza una strategia organica di conduzione della flotta in mare come nella guerra dei convogli nel mediterraneo.
@@luigigenoni5944 Beh direi che il confronto tra inglesi e tedeschi era impari per il numero di navi di superficie e porti dove attraccare in Atlantico. Infatti l'Ammiraglio Donitz voleva investire tutte le risorse negli U Boote
Non si può misurare la bontà del tiro della Prince of walls e della Bismarck in base ai colpi sparati e quelli andati a segno la la Prince of Wales poteva fare la correzione di tiro a ogni salva di 3 colpi mentre la Bismarck poteva fare una correzione di tiro su una salva da 8 colpi
Sarebbe fantastico se l’Ammiraglio - chi meglio di lui del resto, essendo stato Direttore del Tiro - trattasse a riguardo dei moderni sistemi d’arma, ad oggi imbarcati sulle nostre unità, entrando ben volentieri nello specifico, come sempre. 🤞
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qualche volta mi piacerebbe leggere della battaglia di tsushima, anni fa su vecchi testi ho letto che i giapponesi non avevano rivali nel tiro, soprattutto erano capaci di centrare le navi russe alla tenue luce lunare, vantaggio questo acquisito da lunghe campagne di addestramento e tiro notturno
Live sempre molto interessante come quella sul tiro dei cannoni della Regia Marina, l'apporto tecnico dell'ammiraglio Santarini alza il livello della narrazione in modo esponenziale .
Ho certamente notato che l' Ammiraglio si è adombrato per un commento che ha messo in dubbio le sue spiegazioni. Alla fine ci ha spiegato il motivo di questo suo cambio di umore,giustificandolo con il dispiacere di non essere stato chiaro. Caro Ammiraglio,lei è stato molto chiaro sull' argomento,come già lo era stato tempo fa riguardo alla dispersione delle Littorio.Chiaro e piacevole da ascoltare,le Sue sono delle lectio magistralis interessantissime da seguire e che,in questo caso,i tanti libri pubblicati,non hanno mai veramente approfondito in maniera così scientifica o dettagliata,perché non sempre chi li ha scritti,pur avendo in qualche caso partecipato agli eventi,o non era un esperto di questo specifico campo (aveva cioè altre mansioni),oppure riportava le cose solo per come le aveva viste dalla propria parte,come nei casi di Kennedy o di Mullenheim Rechberg,comunque autori di libri pregevoli. Possiedo il libro di Hase,con il titolo "La battaglia dello Jutland" nell' edizione originale dell' editore italiano Marangoni degli anni Trenta.Fa parte di quella nutrita schiera di libri scritti dai protagonisti tedeschi della Prima Guerra Mondiale,come quello sull' incrociatore Emden,sulla fine del Konigsberg nel fiume Rufiji,o sulla incredibile crociera corsara del veliero Seeadler. C'è n'è poi uno scritto da Donitz,giovane ufficiale sul Breslau,sulle avventure in Mediterraneo della sua nave e del Goeben,che,passati sotto bandiera turca,avevano assunto i nomi di Midilli e Yavuz. In questo momento non sono a casa e non li ho sotto mano e quindi non ricordo i titoli esatti,che spesso,nelle edizioni italiane,venivano modificati. Grazie ancora e mille complimenti non solo per la competenza,ma anche per la chiarezza.
La competenza dell' ammiraglio santarini è sconvolgente e le spiegazioni interessantissime!
Canale di qualità assoluta.
Esposizioni chiare e coinvolgenti con citazione delle fonti (alcune già lette da me).
Sono contento di essermi iscritto.
In questa live apprezzo molto l'ammiraglio che espone senza mai consultare appunti (il che non sarebbe un problema) argomenti tecnici e storici che conosce bene.
Ottima divulgazione, complimenti a voi.
Grazie davvero
Vorrei ringraziarvi di cuore entrambi. Siete riusciti a non essere banali e contemporaneamente ad aver fatto capire tutto anche a chi, come me, non è uno specialista del settore e queste due cose insieme sono molto difficili da trovare.
Ammiraglio, ascoltarla parlare è sempre un enorme piacere! Spero di rivederla presto su questo splendido canale… e grazie Giulio per i contenuti che ci proponi😊
L'Ammiraglio Saltarini.
Patrimonio dell'umanità..😊
Questo canale lo reputo l'Olimpo nella divulgazione sulla cultura e storia navale! L'Ammiraglio Santarini è veramente un piacere immenso ascoltarlo riesce a tenerti inchiodato al televisore con estremo interesse!
Grazie Matte!
@@Italian_Military_ArchivesNella base di Scapa Flow già All'epoca dei fatti che narrate giaceva il relitto del Royal Oak,una classe Revenge di quelle citate dall'Ammiraglio,la nave aveva partecipato alla battaglia dello Jutland ma già negli anni 30 causa la sua lentezza fu giudicata non più adatta a compiti di prima linea.
Venne affondato dall'Asso degli U Boote Günter Prien mi pare
Ho trovato questo video estremamente interressante. complimenti.
Bellissima live. Ascoltare l'Amm. Santarini è un piacere.
Live veramente godibile e interessantissima. Complimenti a tutti e due.
L'ammiraglio è insuperabile. Lo ascolterei per ore. Per favore fate altri video con lui. 🙏
Sono stupito di come dopo 50 anni che leggo di tutto su questi argomenti si riescano ancora ad imparare così tante cose. Questo avviene grazie al tubo, alle live di Giulio ed all'ammiraglio cui mi sento solo di aggiungere "Nihil Obest". Continuate così che non vediamo l'ora di imparare cose nuove anche sulle altre marine.
Già che ci sono aggiungo uno spunto di riflessione. Indovinate a che distanza avvenne nella battaglia dello Jutland l'ingaggio dei Battle cruiser che costo' due BC agli inglesi? Proprio 15 km, allora delle due l'una. O i 15km portano sfiga agli inglesi o veramente i BC inglesi avevano dei grossi problemi di ingaggio a quelle distanze come già Beattye capi quando disse " c'è qualcosa che non va oggi in queste nostre maledette navi"
Un video che ho visto a più riprese per la maledetta mancanza di tempo.. veramente appassionante, un grazie ai curatori e un particolare apprezzamento per l’esposizione dell’ammiraglio Santarini: una materia così tecnica come il tiro navale spiegata con chiarezza e rigore.. ancora complimenti
Grazie Mario!
Live stellare! Grazie mille all'Ammiraglio Santarini
Grazie ammiraglio, bellissima conferenza.
Comunque incredibile che lo scafo della Bismarck non si sia spezzato avendo incassato oltre 300 colpi. Tutti abbiamo visto il film di Cameron e le straordinarie riprese subacquee che lo testimoniano. Alla fine hanno ottenuto più successo le navi corsare come Atlantis e Penguin, per non parlare degli u-boote. Anche la super corazzata Yamato, modernissima e armatissima, ha fatto una fine ingloriosa. L'epopea delle grandi navi da battaglia si è rivelata un mito più che una concreta, efficace minaccia ai convogli. Resta il fatto che erano navi bellissime e piene di fascino.
Non sono un tecnico né un marinaio e quindi voglio ringraziarvi perchè anche io riesco a capire il discorso e seguirvi appassionatamente.
Ancora una bellissima live, (che personalmente ho diviso in cinque volte per vederla tutta) che mi ha fatto capire non solo il lato militare della caccia e degli scontri, ma mi ha fatto apprezzare ancora di più la tecnica, la meccanica, la fisica e l'approccio scientifico al tiro navale delle artiglierie. Mio papà aveva cercato di spiegarmelo nel modo più semplice dato che era cannoniere e tecnico armarolo, ma io facevo fatica data la mia giovane età (avevo dodici anni), poi alle superiori ho avuto una pessima insegnante di analisi e peggio ancora per la statistica all'università. Se avessi avuto una persona capace come l'ammiraglio Santarini, avrei preso dei voti altissimi, perchè è riuscito a farmi capire in due ore cose che mi hanno fatto ammattire per anni, su libri incomprensibili.
Credimi Giulio, le tue live per quanto mi riguarda, le metterei nel dipartimento scuola educazione della Rai.
Complimentissimi, video stupendo!
Live veramente Fenomenale Grazie Amm Santarini e grazie Giulio
Ascoltarla e'sempre un piacere😊
Grande live, bravissimo l'ammiraglio; non si deve scusare.
Grazie ammiraglio e' un piacere ascoltarla
Complimenti ad entrambi, molto interessante 🔝
molto bello. come sempre
@@donaldduck3790 grazie!!
Che video,signori!
Complimenti.
Onore alle nostre forze armate,mai abbastanza citate.
Lo HMS Hood ebbe una sfiga cosmica
Bellissima spiegazione per una battaglia navale nella quale il cannone è stato il vero protagonista! Chiedo volentieri uno speciale sui sistemi di calcolo per la punteria navale, ho potuto vedere una punteria al bel museo navale dell'Arsenale di La Spezia. Il fatto che già nella prima guerra mondiale è ancora di più nella seconda, si potesse eseguire la complessa serie di calcoli necessari per la corretta punteria tramite strumenti meccanici analogici di calcolo è per me, che comunque sono un informatico, sorprendente. Mi piacere che l'ammiraglio ci potesse spiegare con la sua capacità tecnica di capire l'evolversi di tali dispositivi tra i primi del 900 e la seconda guerra mondiale.
Buonasera. La materia oggetto del suo recente commento è particolarmente interessante. La complessità del problema dell'impiego di artiglierie da una Nave in movimento ha reso evidente molto presto la necessità di sviluppare sistemi di puntamento e di calcolo idonei a semplificare l'ardua attività della Direzione del tiro da bordo. Fino alla fine del XIX secolo le distanze di tiro contro bersagli navali furono molto basse e di conseguenza il puntamento delle bocche da fuoco avvenne nella maggior parte dei casi a "point blanc", cioè con orientamento diretto sul punto da colpire. Tuttavia a partire dalla Guerra Nippo-Russa del 1904-1905 le distanze di tiro aumentarono fino a 4000-5000 metri e la necessità di disporre di ausili di puntamento e di calcolo crebbe notevolmente.
I primi importanti sviluppi si ebbero durante la "Belle Epoque", in UK, in Italia, in Francia e in Germania. Presso la Regia Marina Italiana fondamentale fu il contributo del Comandante Gregorio Ronca, il cui pensiero e la cui opera posero le basi per la moderna Direzione del tiro da bordo. In particolare i primi sistemi di calcolo per il tiro navale (di tipo analogico e a funzionamento meccanico) apparvero in UK nel 1902.
Ho parlato un po' di questi argomenti anche durante il "live" riguardante il tiro navale presso la Regia Marina apparso tempo fa su "Italian military archives".
Spero che il libro su queste tematiche, da me proposto la scorsa primavera, possa giungere prima o poi alla pubblicazione.
Nel ringraziarla per il suo interessamento, la saluto cordialmente e le auguro una buona serata.
Marco Santarini
@@MarcoSantarini Per me sarà un libro molto interessante che vorrò avere non appena verrà editato! Sono anche appassionato della storia del calcolo automatico, compresi i sistemi analogici e quindi trovo che l'argomento delle centrali di tiro sia veramente molto interessante ed è stato uno dei "motori" per l'evoluzione dei calcolatori.
L'ammiraglio ci ha dato una lezione magistrale sul tiro delle artiglierie navali!
Ho letto tre libri dedicati all'episodio:
"Requiem per la Bismarck" (Von Hult)
"Affondate la Bismarck!" (Forester)
"Caccia alla Bismarck" (Kennedy)
neanche mettendoli tutti insieme vengono fuori i particolari di questo video, complimenti vivissimi all'Ammiraglio.
Alcune osservazioni:
- Per la famosa foto della salva: non credo che ai tempi ci fossero fotocamere con esposimetro automatico, o il fotografo aveva chiuso il diaframma proprio per cogliere la fiammata o in fase di stampa si è preferito esporre molto tempo scurire lo scafo purchè si vedesse la vampa, altrimenti sarebbe stata invisibile per troppa luminosità.
-Per il taglio del T: pare di capire che se Holland fosse arrivato prima a sbarrare la strada avrebbe potuto attuarlo, da ignorante mi sembra molto difficile farlo con molto mare a disposizione, piccola formazione e navi veloci.
-Per i telemetri stereoscopici più difficili da utilizzare ma più precisi lessi (Correlli Barnett) che i tedeschi li usavano perchè i loro operatori avevano molti più anni di pratica rispetto agli inglesi.
-Per i proiettili HE del Prinz Eugen, non è che li usava perchè con i perforanti da 203 non poteva far danni alle corazzate?
-Per Luetjens che inspiegabilmente non dà l'ordine di far fuoco e deve intervenire Lindemann: se non mi è sfuggito come lo sappiamo questo particolare? Della Bismarck si salavrono in pochi.
2:05:18 Santarini:.."mi scuso per essere stato poco preciso.."! Solo un orologio atomico poteva essere più preciso. Forse. 😊 Complimenti!
Salve a tutti, live eccellente ed estremamente tecnica come solo youtube può fornire. È il motivo per cui ormai mi informo quasi solo su canali specialistici (come il vostro) mentre la tv generalista ormai è già tanto se guardo il tg serale mentre ceno... detto questo volevo aggiungere una considerazione sul tanto discusso "taglio a T" fatto da Holland. Da quello che ho letto il motivo principale fu che Holland era cosciente del "tallone d'Achille" della sua Hood (ponte corazzato troppo sottile) e voleva serrare le distanze con la Bismarck il più velocemente possibile proprio per evitare questo pericolo perché a distanza più corta sarebbe stato più importante la cintura corazzata, non il ponte corazzato (per via dell'angolo di arrivo dei proiettili). Fu quindi una scelta (secondo me) ponderata, e purtroppo i fatti successivi gli hanno dato ragione....
Buongiorno. Ciò che lei ha indicato nel suo commento ripropone la "classica" interpretazione britannica del ragionamento che l'Ammiraglio Holland "avrebbe fatto" durante la fase finale dell'intercettazione del Gruppo Navale tedesco. Se così fu, l'Ammiraglio Holland commise un grossolano errore perché la traiettoria di volo dei proietti tedeschi da 380 mm era assai diversa (molto più "piatta") da quella seguita dai colpi britannici da 381 mm. In particolare, dalle Tavole di Tiro ufficiali l'angolo di caduta del proietto "fatale" risulta essere stato di 10,5° per cui è molto più probabile che esso abbia perforato la corazza della fiancata della HMS HOOD: la probabilità che cadesse sui Ponti era molto più bassa. Dai dati ufficiali KRUPP riguardanti la capacità di perforazione del proietto Panzerspenggranate L/4,4 da 38 cm, in corrispondenza della velocità e dell'angolo di impatto da considerare, si deduce poi uno spessore perforato di oltre 400 mm di acciaio KC: ben maggiore di quello massimo delle corazze di cintura della HMS HOOD, pari a 305 mm.
Molti saluti.
Marco Santarini
Splendida live, complimenti all’ammiraglio Santarini per la sua ottima esposizione
Gustosissimo
Se fate un corso teorico di artiglieria navale io ci sono.
"Tirare in ballo" in artiglieria non sapevo cosa significasse. Grazie all'Amm. Saltarini, ora, si'! Grazie.
live interessantissima: quanti pregiudizi sfatati, Grazie
Ciao Giulio, mi spiace che l'ammiraglio abbia preso male il mio commento sulla questione tavole di tiro e esercitazioni, temo che non ci siamo capiti. Per quel che vale, vorrei precisare il mio ragionamento: come lui stesso ci ha spiegato, la dispersione ha una componente "intrinseca", "tabellare", legata alle caratteristiche nominali del cannone e della munizione usata, e una componente legata alle variazioni rispetto al nominale (variazioni di velocità iniziale e di peso del proietto, disallineamenti angolari ecc). Ciò che non mi tornava è che si stava ragionando solo sulla prima componente trascurando la seconda. Tutte queste informazioni sono contenute nelle famose tavole di tiro, la cui valenza, quindi, non è in discussione, come del resto non lo è la competenza dell'ammiraglio. Chiaro che l'impatto delle variazioni è commisurato alla dispersione intrinseca, ma lo è secondo funzioni non lineari, per cui la dispersione complessiva non è esattamente proporzionale a quella intrinseca. Chi non ha le tavole di tiro sotto mano lo può intuire guardando i dati relativi al nostro cannone da 381 e al mark VI da 16 pollici americano: stando ai dati pubblicati dall'ammiraglio, la striscia al 50% in gittata (Ex) del primo a 20 km era attorno ai 200 m, mentre era di 50 m circa per il secondo (47 m per il MarkVII britannico da 14 pollici). In esercitazione, però, l'apertura media delle salve (legata ad Ex dal famoso fattore "k" di Mazzuoli) per gli statunitensi era di circa 200 m con salve da 3 colpi (dati disponibili qui: www.navweaps.com/index_inro/INRO_BB-Gunnery.php), per noi di circa 300-400 m alla stessa distanza (dati disponibili nelle monografie di Bagnasco e De Toro sulle Littorio e le Cavour/Duilio). Per le nostre navi non si specifica il numero di colpi per salva, ma è verosimile fossero 2-3, stando alle nostre norme di tiro dell'epoca. La proporzione quindi passa da un fattore 4/5 a un fattore 1.5/2. Il divario è ancora forte, con tutte le conseguenze giustamente evidenziate dall'ammiraglio circa l'aggiustamento del tiro (aggravate dal ricorso a salve da 3 colpi), ma non così drammatico, almeno alle distanze medio-corte e forse almeno in parte compensate dai nostri ottimi sistemi di puntamento, che includevano un grosso numero di telemetri parecchi dei quali stereoscopici. Sicuramente l'angolo di caduta più radente dei nostri colpi poi aiutava a guadagnare qualcosa in termini di probabilità di colpire a tiro centrato. Chiaramente, salendo a distanze maggiori la situazione peggiorava rapidamente. Questo quindi non contesta, bensì rafforza la tesi dell'ammiraglio secondo cui ai nostri sarebbe convenuto combattere a distanze minori di quelle effettivamente sperimentate. Perdona la prolissità, ma ci tenevo a spiegarmi. Per il resto, come sempre ottima e stimolante live, complimenti!
Signor Trezzolani, mi rendo conto di non essermi espresso con la chiarezza che avrei voluto. Ho inviato al Dott. Poggiaroni una mia risposta al suo commento con preghiera di inoltrargliela. Sono lieto del suo interesse per la materia.
Ciao Fabio, se mi scrivi una mail ti inoltro la risposta dell'ammiraglio
Caro Ammiraglio, la ringrazio. Colgo l'occasione per segnalarle tutta la mia stima, ho avuto modo di leggere ed apprezzare i suoi scritti sul tema, molto curati soprattutto sotto l'aspetto tecnico (lo dico da ingegnere), cosa ahimè assai rara. Mi auguro di poter leggere presto qualche Sua nuova opera!
@@fabiotrezzolani4068 fabio se mi scrivi la tua mail o mandi una mail tu a me (itmilarc@gmail.com) ti giro la risposta dell'ammiraglio
@@fabiotrezzolani4068 Ing. Trezzolani, la ringrazio di cuore per il suo apprezzamento. La nuova edizione del mio libro "dovrebbe" essere stampata entro l'anno. Conterrà anche una parte in cui ho scritto ciò che ho studiato sulla dispersione e sulla causa che secondo me è stata la maggiore responsabile dell'ampia dispersione delle artiglierie navali italiane del passato. Le rinnovo il mio sincero ringraziamento.
Bellissima live complimenti ad entrambi. Purtroppo non ho potuto seguire la diretta, mi sarebbe piaciuto chiedere come sono fatte le tavole di tiro navali. Da artigliere "terrestre" (da montagna ed in congedo da molto) ricordo abbastanza bene quelle del 105/14, ma non saprei dove ricavare la dispersione.
Bravissimi comunque, forrmate un ottimo duo.
Buongiorno Sig. La Rocca. La ringrazio per l'apprezzamento e per il suo quesito. La sua domanda richiederebbe una risposta molto ampia, ma le fornisco di seguito in estrema sintesi gli elementi essenziali . Fatta astrazione dalle artiglierie contraeree e dalle bocche da fuoco per il tiro contro-carro (che meritano una trattazione specifica), le differenze tra le Tavole di Tiro impiegate dall'EI e dalla MMI discendono direttamente dal diverso utilizzo delle bocche da fuoco nell'ambito di tali Forze Armate. Infatti in generale:
1).- le artiglierie dell'EI (obici e cannoni da accompagnamento; campali; pesanti campali) possono essere impiegate sia nel primo arco (tiro diretto) che nel secondo arco (tiro curvo) mentre la MMI impiega solo cannoni (canna lunga almeno 30 calibri) e solo per tiro nel primo arco;
2).- in combattimento le artiglierie dell'EI possono lanciare proietti sino a una determinata distanza o sparando a 1^ carica (la massima carica di lancio) e regolando opportunamente l'elevazione della canna, oppure variando la velocità iniziale del proietto grazie all'uso di cariche di lancio di potenza differente. Viceversa i cannoni usati nella nostra Marina sparano sempre a 1^ carica in combattimento.
Tenuto conto di quanto sopra, le Tavole di Tiro in uso presso l'EI:
a).- riportano anche indicazioni per il tiro nel secondo arco. Ad esempio le Tavole di Tiro per il cannone EI da 155/45 mostrano che, con tiro a 1^ carica, la distanza di 15.500 metri può essere raggiunta o con elevazione di 600 millesimi, oppure con elevazione di 1100 millesimi. Indicazioni analoghe nelle Tavole di Tiro della Marina non esistono;
b).- le Tavole di Tiro in uso presso l'EI riportano la descrizione degli elementi di traiettoria del proietto sparato con cariche di lancio di varia potenza (ciascuna delle quali comporta quindi una velocità iniziale differente), mentre le Tavole di Tiro in uso presso la MMI considerano sempre e solo il tiro con la massima carica di lancio. Fino alla Seconda Guerra Mondiale furono impiegate dalla Regia Marina anche cariche di lancio ridotte, ma solo per tiri da esercitazione (per evitare di usurare prematuramente l'anima delle canne) e mai in combattimento.
Per quanto concerne infine la sua domanda sulla dispersione, le Tavole di Tiro in uso nell'EI riportano i valori dell'Indice della dispersione longitudinale e quello della dispersione laterale considerato da tale Forza Armata (Errore probabile) nella "Colonna 7" di ciascuna Tavola.
Le invio molti saluti
Buongiorno Ammiraglio, grazie per la risposta. Non sapevo che i cannoni navali sparassero solo a carica massima. In effetti, come dice Lei, i pezzi dell' esercito utilizzano cariche variabili (sul mio piccolo 105/14 si confezionava il colpo aggiungendo nel bossolo i singoli sacchetti delle cariche... sul più grosso M109L i sacchetti si mettevano direttamente in camera di lancio). Al posto comando di batteria si ricevevano le coordinate dell' obj, quindi con un po' di topografia si trovava distanza e direzione. Finalmente si passava alle tavole di tiro dove si ricavava l'angolo di tiro (alzo+sito) da trasmettere al pezzo base. Il criterio era proprio quello di usare la carica più bassa per raggiungere la distanza necessaria (restando nel primo arco, il secondo lo si usa solo per raggiungere aree non battibili con il primo).
Grazie ancora, attendo con impazienza il Suo prossimo intervento sul canale e la ristampa del volume.
"Tutto quello che non è contrario alle leggi della fisica è possibile, ogni cosa possibile ha un suo livello di probabilità di presentarsi".
Magnifico, non si può dire meglio, mo' me lo segno..:)
Quanto al fatto che sia stata la perdita di nafta a provicare la fine della Bismarck non sono del tutto convinto: una volta individuata da incrociatori muniti di radar non so quanto le sarebbe stao facile sfuggire alla caccia anche se avesse avuto piena autonomia. Pure arrivando a Brest non avrebbe potuto combinare granchè come testimonia la fine di Scharnorst e Gneisenau che non ne uscirono più se non per forzare la Manica e tornare in Germania.
La guerra di corsa in Atlantico centrale con navi pesanti era molto rischiosa a giudicare dai risultati, come infatti viene detto.
Sempre per quanto riguarda l'annosa questione del tiro italia, beh, se i 356 inglesi avevano una dispsrsione cinque volte minore dei nostri 381 (se ricordo bene) mi pare molte delle discussioni possano finire sul nascere. E magari pure i vecchi 381 inglesi godevano di una certa superiorità.
Per il tiro ho letto però che anche i nostri strumenti ottici non erano all'altezza delle altre nazioni.
La spiegazione dell'ammiraglio sull'individuazione del centro dei colpi in mare per consentire l'aggiustamento mi è parsa chiarissima.
Il film, un tipico classico inglese, per me è uno dei migliori sulla IIGM. Il titolo (che coincide con quello del libro) si giustifica bene con la telefonata di Churchill:"Al Primo Lord dell'Ammiragliato sia inequivocabilmente chiaro questo:....è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. Come lo farà non importa. ma deve affondare la Bismarck!"
Buongiorno Sig. Perossini. Lei ha senz'altro ragione: non è stata la (sola) perdita di nafta a impedire al KMS BISMARCK di proseguire nella sua missione di lotta al traffico in Atalntico Centrale. Se dalle mie parole è stato desunto ciò, evidentemente non sono stato chiaro né esaustivo su questo aspetto. In realtà il fatto che la missione di guerra al traffico non potesse essere continuata fu già chiaro all'Amm. Lutjens nel tardo pomeriggio del 24 maggio 1941: lo stesso giorno in cui fu combattuta la Battaglia del Canale di Danimarca. Infatti verso le 18.40 di quel giorno l'Amm. Lutjens ordinò al KMS PRINZ EUGEN di abbandonare il KMS BISMARCK e di rientrare indipendentemente in Francia. Ciò che portò alla decisione di non proseguire nella missione fu essenzialmente dovuta al riconoscimento da parte dell'Amm. Lutjens dell'impossibilità di "scrollarsi di dosso" in modo certo e definitivo le Navi britanniche che tallonavano il KMS BISMARCK, perché:
1).- la velocità massima del KMS BISMARCK (a prescindere dai danni sofferti nella Battaglia) era comunque inferiore a quella degli Incrociatori che la inseguivano;
2).- il primo proietto della HMS PRINCE OF WALES che aveva colpito verso le 05.56 la prora della grande Nave tedesca aveva aperto una falla da cui entrava molta acqua, il cui tamponamento era oltremodo difficile, soprattutto ad alta velocità;
3).- alla massima velocità compatibile con il tamponamento della falla di prora, il consumo di nafta era comunque rilevante. Perciò l'impossibilità di utilizzare circa 2000 tonnellate di carburante a causa della rottura di pompe e valvole di travaso non avrebbe consentito l'autonomia richiesta da una missione in Atlantico. Come si è detto tale problema (aggravato dal mancato rifornimento all'atto della partenza dalla Norvegia) obbligò poi a ridurre la velocità del KMS BISMARCK durante il suo tentativo di rientro in Francia.
La saluto cordiamente
@@MarcoSantarini Grazie, molto gentile. Se possibile nello scritto è ancora più chiaro ed esaustivo che nella già esemplare conferenza. Un suo libro deve essere veramente interessante.
Saluti a lei.
Chiamare la Bismarck corazzata e Hood un incrociatore l'ho sempre visto come un espediente per sminuire la sconfitta. La fama della Bismarck è tutta meritata, basti pensare ai tre colpi a segno sulla Prince of Wales che si salvò perché il proiettile che colpi la sala macchine non esplose
Buongiorno Sig. Cerigioni. La ringrazio per l'attenzione. Concordo senz'altro con lei sul fatto che da parte britannica si sia fatto "di tutto e di più" per sottolineare l'inferiorità del Gruppo HOOD-PRINCE OF WALES rispetto al Gruppo tedesco. Era infatti necessario giustificare in qualche modo davanti l'opinione pubblica UK l'insoddisfacente esito tattico della Battaglia del Canale di Danimarca, durante la quale era affondata la HOOD: Unità navale che all'epoca era ritenuta la più potente al mondo ed era l'orgoglio della Royal Navy. A fronte di ciò tuttavia (come ho detto durante il "Live") furono i primi due colpi messi a segno dalla PRINCE OF WALES sul BISMARCK (tra le 05.56 e le 05.58 a distanza comprese tra 18 e 16 Km) ad assicurare la vittoria strategica ai britannici, negando al Gruppo navale tedesco la possibilità di proseguire la loro missione in Atlantico. I tre proietti messi a segno dal BISMARCK sulla PRINCE OF WALES furono sparati a distanze abbastanza basse (tra le 06.02 e le 06.05 a distanza comprese tra 14 e 17 Km). Anche se il colpo giunto in prossimità del locale caldaie della PRINCE OF WALES fosse esploso, quella Nave non sarebbe affondata, ma avrebbe solo ridotto l'andatura. D'altra parte l'Ammiraglio Lutjens aveva già deciso in precedenza di evitare la continuazione del combattimento contro la PRINCE OF WALE e di disimpegnarsi. Inoltre i danni subiti dal BISMARCK (quelli che poi, verso le 18.00, resero evidente l'impossibilità di continuare la missione in Atlantico) avevano già avuto luogo. La PRINCE OF WALES poi non prese parte attiva al successivo affondamento del BISMARCK. In sostanza anche se la PRINCE OF WALES fosse stata ulteriormente danneggiata (e/o fosse stata eventualmente affondata dalle Navi tedesche) il risultato strategico (quello di maggiore importanza) della Battaglia del Canale di Danimarca non sarebbe mutato.
Molti saluti.
Marco Santarini
Grazie.
Buongiorno intanto complimenti per il vostro canale ..sapreste consigliarmi dei libri tecnici sulle navi da battaglia/ corazzate della seconda guerra mondiale? Grazie in anticipo
Buonasera Sig. Diliberto. Esiste un numero sconfinato di libri sulle Navi da battaglia: quelle del periodo tra 1850 e i primi del '900, quelle che combatterono durante la Grande Guerra, quelle impiegate nel corso del Secondo Conflitto Mondiale. Ciascuno di essi presenta anche dati tecnici che tuttavia non sono sempre molto accurati.
Inoltre si tratta comunque di testi divulgativi e gli aspetti tecnici pertinenti non sono sempre affrontati in modo esaustivo né dettagliato: ad esempio per quanto riguarda i sistemi di artiglieria di bordo, moltissimi libri descrivono solo le bocche da fuoco (ma esistono spesso alcuni errori vistosi tra cui ad esempio quello molto frequente riguardante il peso unitario del cannone da 381/50 Ansaldo-OTO); alcuni citano anche gli apparati per la misura della distanza, pochi citano le apparecchiature di calcolo (e non sempre in modo adeguato) e pochissimi parlano anche delle modalità di impiego dei cannoni e delle problematiche tecniche pertinenti.
Per ciò che riguarda le Navi da battaglia che videro la luce nella prima metà del secolo XX, pochi libri trattano la materia nel suo complesso (*), mentre la maggior parte descrive le Unità da battaglia che servirono presso specifiche Marine (**) oppure si limita a illustrare una particolare classe di Unità (***) o una sola specifica Nave (****).
Le indico di seguito a titolo di esempio solo qualche testo, segnalandone (con l'uso di asterischi) l'appartenenza a una delle tipologie sopra menzionate (non ho alcun interesse personale di qualsivoglia tipo in merito ai libri che cito in questa sede):
1.- "Battleships and Battlecruisers 1905-1970" (*) di Siegfried Breyer. MacDonald and Jane's, London 1973 (testo privo di fotografie ma ricchissimo di disegni);
2.- "Battleships - US Battleships in World War II" (**) di R. O. Dulin e W. H. Garzke. MacDonald and Jane's, London 1976;
3.- "British Battleships of World War Two" (**) di Alan Raven e John Roberts. Naval Institute Press, Annapolis 1976;
4.- "King George V class Battleships" (***) di V. E. Tarrant. Arms and Armour, London 1991;
5.- "Le Navi da battaglia classe LITTORIO 1937-1948" (***) di E. Bagnasco e A. De Toro. Ermanno Albertelli, Parma 2008 (recentemente ristampato dall'Ufficio Storico della MMI);
6.- "The battleship YAMATO" (****) di Janusz Skulski. Conway Maritime Press, London 1988 (libro che appartiene a una numerosa serie di testi monografici riguardanti altrettante Unità).
Sperando di averle fornito qualche informazione utile, la ringrazio per l'attenzione e le porgo sinceri saluti.
Marco Santarini
@@paolaleoni4715 grazie mille per le utilissime informazioni... è stato chiarissimo e gentilissimo...un saluto e grazie ancora
Marco Santarini, ufficiale e gentiluomo!
Bella live. Una cosa che non ho capito è sul fatto della saldatura relativa allo scafo delle corazzate tascabili rispetto alle altre navi: erano totalmente saldate o meno?
Solo la parte di scafo immersa
Si chiama opera viva
Buongiorno Sig. Gazzano. Grazie per l'attenzione. Io non sono (né sono stato) Ingegnere navale, ma so che durante la costruzione delle Navi da guerra tedesche più moderne che parteciparono al 2° Conflitto Mondiale fu largamente impiegata la saldatura delle lamiere dello scafo (costole e fasciame) e delle sovrastrutture per ridurre il loro peso complessivo. Viceversa le corazze vennero sempre fissate in sede tramite chiodatura. Era infatti (e per quanto ne so, è tuttora) molto difficile saldare piastre di corazza di forte spessore, realizzate con acciai (legati: ternari Fe-Ni-Cr ed eventualmente quaternari Fe-Ni-Cr-Mo) e caratterizzate da elevata resistenza e durezza superficiale (fino a 670 Brinell grazie al trattamento di cementazione KRUPP). Per questa ragione sulle Navi di tutte le Marine dell'epoca le piastre di corazza furono chiodate, ovvero assicurate alle strutture dello scafo sottostanti (protezione dei Ponti) o dietro di esse (corazze di cintura) tramite grossi rivetti forzati a caldo entro fori preformati. La chiodatura inoltre, pur essendo una modalità costruttiva assai più pesante della saldatura, comporta una minore rigidità dello scafo, consentendo ad esso di flettere senza rischio di fessurarsi, sotto l'azione del moto ondoso.
Molti saluti
Avrei anche una domanda però sui cannoni principali: i tedeschi come i francesi avevano i cannoni da 380 mentre noi e gli inglesi avevamo i 381, questa differenza era solo nominale oppure si tratta proprio di due calibri differenti?
Tralasciando pesi e tipologia dei proietti
SuperMega Like 👍
Mi associo ai complimenti per la bellissima live. Siete una garanzia. Ho letto il libro dell'ammiraglio Santarini su Bismarck e Hood, estremamente interessante e tecnico. Quale mi consigliate tra il libro di Knowles e quello di Ballantynes sulle vicende dello stretto di Danimarca? Grazie
Buongiorno Prof. Cannata. Le confesso di non avere letto i due libri che lei ha indicato. La pur breve epopea del KMS BISMARCK, la Battaglia del Canale di Danimarca e la fine di quella grande Nave da battaglia tedesca, hanno sempre attirato l'attenzione di molti. Vastissima è quindi la letteratura al riguardo e anche oggi la pubblicazione di nuovi testi su quell'argomento continua pressoché inarrestabile. A fronte di ciò, desidero comunque rappresentarle quanto segue:
1).- i documenti ufficiali esistenti in merito agli eventi in oggetto, accaduti tra il 24 e il 27 maggio 1941, sono pochi e (per quanto io sappia) di fonte britannica. Vanno considerati. Tra essi (secondo me) è molto importante il grafico "Enemy compass bearing and gun range. Fall of shot plotted as they appeared from PRINCE OF WALES", Public Record Office (Enclosure IVa), London (senza data). E' inoltre opportuno consultare il documento "H. M. Ships damaged or sunk by enemy action - 3rd Sept. 1939 to 2nd Sept. 1945 - ADMIRALTY 1952. Tale documento ufficiale illustra infatti i danni riportati dalla HMS PRINCE OF WALES;
2).- tra l'enorme mole di libri sull'argomento, solo pochi sono scritti da autori tedeschi. Tra essi (secondo me) va sicuramente letto "Nave da battaglia Bismarck" di Burkard von Mullenheim-Rechberg: ciò sia perché l'autore è (era) tedesco, sia e soprattutto perché egli era all'epoca (giovane) Ufficiale addetto alle artiglierie del KMS BISMARCK e fu tra i pochissimi sopravvissuti di quella Nave (115 uomini su oltre 2000, oltre al ... gatto Oskar);
3).- molti libri scritti da autori britannici tendono a dare maggior risalto agli eventi che portarono all'affondamento del KMS BISMARCK, piuttosto che alla Battaglia del Canale di Danimarca in cui la HMS HOOD fu distrutta e la HMS PRINCE OF WALES fu costretta a disimpegnarsi. A fronte di ciò tuttavia:
- il maggiore interesse tecnico e tattico è senz'altro da attribuire al pur brevissimo scontro del 24 maggio 1941;
- la maggiore precisione del tiro della HMS PRINCE OF WALES tra le 05.53 e le 06.00 rispetto a quella del KMS BISMARCK non è messa in evidenza dai testi di autori britannici;
4).- le indico di seguito i testi che consultai nell'ambito dello studio della Battaglia del Canale di Danimarca e che tenni in conto durante la stesura del mio libro sull'argomento:
a.- "La fine della Bismarck" di B. B. Schofield. Mursia Editore, Milano 1975;
b.- "Caccia alla Bismarck" di Ludovic Kennedy. Mondadori Editore, Milano 1977;
c.- "Nave da battaglia Bismarck" di Burkard von Mullenheim-Rechberg. Albertelli Editore, Parma 1984;
d.- "Sea battles in close-up" di Martin Stephen (Editor: Prof. Grove, mio insegnante alla Scuola di Guerra a Greenwich nel 1989). Ian Allan Ltd. Shepperton (UK) 1988;
e.- "KING GEORGE V class battleships" di V. E. Tarrant (da leggere per la parte riguardante la HMS PRINCE OF WALES). Arms and Armour, London 1991;
f.- "HOOD - Life and death of a Battlecruiser" di Roger Chesneau. Cassel, London 2002;
g.- "The Battlecruiser HMS HOOD" di Bruce Taylor. Chatam Publishing (UK), 2004.
Le auguro un ottimo 1° maggio.
Marco Santarini
@@MarcoSantarini Grazie Ammiraglio per la esaustiva risposta e per il tempo dedicato ad essa! Comincerò dal testo di Mullenheim-Rechberg.
esiste una versione italiana del libro ?
Temo di no
Vorrei sapere dall’ammiraglio il cannone 90/50. A.aereo montato sulla Roma il cartoccio a quale altezza poteva arrivare alla massima inclinazione
Buongiorno Sig. Gambi, grazie per la sua domanda. Purtroppo non dispongo delle Tavole di Tiro del 90/50 ANSALDO mod. 1939 e posso fornirle solo dati indicativi tratti da testi divulgativi (non sempre precisi). Il cannone in oggetto, installato a bordo delle Unità classe VITTORIO VENETO (cui appartenne anche la RN ROMA seppur con alcune differenze costruttive) era in grado di sparare sino a un angolo di elevazione massima (rispetto al suo piano di appoggio) pari a 75°. In quella condizione il proietto (di10,1 Kg) poteva raggiungere una quota di circa 10800 metri (ho tratto questi dati da "Naval Weapons of World War Two" di John Campbell. Conway Maritime Press, London 1985). Ricordo comunque che:
1).- il caricamento del 90/50 ANSALDO mod. 1939 era di tipo "simultaneo" cioè in cartuccia, per cui non erano impiegati "cartocci" per contenere la carica propellente;
2).- mentre le RRNN VITTORIO VENETO e LITTORIO (in seguito ITALIA) possedevano Centrali di tiro AA in grado di calcolare fino a una quota massima del bersaglio pari a 6000 metri, sulla RN ROMA erano presenti Centrali di tiro AA più moderne (realizzate dalla GALILEO) che potevano calcolare fino a una quota massima del bersaglio di 8000 metri;
3).- l'elevazione massima di 75° (rispetto al piano di appoggio) comportava un "cono cieco" (ampio 30°) sulla verticale della Nave, in cui l'aereo nemico non poteva essere colpito (i proietti dele mitragliere da 37/54 e da 20 /65 di bordo potevano raggiungere quote inferiori a 6000 metri).
Molti saluti
Premesso che l'Ammiraglio è una enciclopedia vivente nella sua area di competenza, mi sono sfuggiti due passaggi. Innanzitutto perché la Prinz Eugen che aveva il radar funzionante non ha individuato le due navi inglesi con il giusto anticipo? Inoltre non ho compreso se la Hood è esplosa perché colpita dalla Bismarck oppure se in conseguenza di quel primo incendio avutosi dal colpo della Prinz Eugen. Grazie.
Buonasera. Il radar del KMS PRINZ EUGEN aveva l'antenna (del tipo a "materasso") collocata su una struttura girevole (la Stazione Direzione Tiro) ma non ruotante in continuazione su 360°. Le Navi tedesche non sapevano dell'imminente arrivo in zona del Gruppo Navale britannico dell'Adm. Holland e non immaginavano che una potente Divisione da battaglia sarebbe apparsa il primo mattino del 24 maggio 1941 in direzione Sud-Est (Rilevamento 155° circa). Pertanto l'antenna del radar del KMS PRINZ EUGEN in quell'occasione non era puntata in quella direzione e non poté scoprire il Gruppo dell'Adm. Holland che stava sopraggiungendo. Del resto le uniche Navi britanniche presenti in zona di cui i tedeschi erano a conoscenza erano gli Incrociatori NORFOLK e SUFFOLK che tallonavano la Divisione Navale germanica a poppa di essa (sul Rilevamento 040° circa) rimanendo a circa 20 km.
Per quanto riguarda invece ciò che causò l'affondamento della HMS HOOD, non esistono dati certi. La causa più probabile è senz'altro l'arrivo a segno di un colpo da 380 mm sparato dal BISMARCK che dopo aver perforato la corazza di cintura della Nave britannica, esplose entro il suo Deposito Munizioni di poppa. Ipotesi meno probabili considerano la possibilità che un colpo da 380 mm sparato dal BISMARCK abbia fatto esplodere il Deposito Siluri collocato a poppa della HOOD. Infine, pur essendo assai poco probabile, appare tuttavia possibile che l'incendio scatenato sul Ponte di Castello della HOOD da un colpo sparato dal PRINZ EUGEN, si sia propagato successivamente fino al Deposito Munizioni di poppa della HOOD: nessuno lo sa con certezza
@@MarcoSantarini la ringrazio ammiraglio per l'esauriente risposta. Molto gentile.
E'stato tutto chiaro, come sullo scirocco.
Mi piacerebbe sapere dall'ammiraglio perché la Graf Spee si è sottratta allo scontro con gli incrociatori che le davano la caccia, pur disponendo di una gittata maggiore che le avrebbe consentito di colpirli senza rischiare i colpi avversari.
Buonasera Sig. Carbone.
La sua domanda è molto interessante. Cercherò di risponderle con ordine.
Il KMS GRAF VON SPEE faceva parte di un gruppo di tre Unità (quasi) gemelle di cui la prima (KMS DEUTCHLAND) entrò in servizio nel 1930. Queste Navi furono le prime grandi Unità militari costruite in Germania dopo il Primo Conflitto Mondiale. Sebbene siano state denominate dai britannici "Pocket battleships" (Corazzate "tascabili") esse vennero sempre indicate dai tedeschi come "Panzershiffe" (Navi corazzate). A fronte di ciò però queste Navi furono in sostanza degli Incrociatori corazzati destinati soprattutto alla Guerra di Corsa contro le linee di traffico mercantile avversarie. Da notare che lo spessore massimo della corazza di cintura della KMS GRAF VON SPEE era di 100 mm (acciaio KC) mentre a bordo degli Incrociatori pesanti classe ZARA tale spessore raggiungeva addirittura i 150 mm. La protezione della SPEE non era quindi eccezionalmente robusta e il suo "punto di forza" era invece senz'altro costituito dai suoi 6 cannoni da 280/50. Questo potente armamento era inteso per assicurare una superiorità di fuoco contro Navi avversarie più veloci, più leggere e meno armate. Contestualmente l'apparato di propulsione della SPEE (basato su 8 motori Diesel per 56.000 SHp) consentiva di raggiungere una velocità di 26 KN che avrebbe consentito di allontanarsi da Unità nemiche più potenti, ma più lente. Questa in sintesi la concezione tecnica delle "Pocket battleships" tedesche. A fronte di ciò tuttavia durante la Battaglia del Rio de la Plata (13 dicembre 1939) il KMS GRAF VON SPEE si trovò di fronte l'Incrociatore pesante HMS EXETER (6 cannoni da 203) e gli Incrociatori leggeri HMS AJAX e HMS ACHILLES (ciascuno dei quali dotati di 8 cannoni da 152 mm): meno armati della Nave tedesca, ma assai più veloci essendo in grado di sviluppare 32 KN. Senza scendere a parlare in dettaglio di quella Battaglia, ricordo solo che l'Unità tedesca danneggiò gravemente la HMS EXETER, ma fu poi costretta a dividere il suo tiro tra tale Unità e il gruppo costituito dalle altre due, che peraltro riuscirono ad evitare colpi in pieno con la manovra.
Durante l'azione il KMS GRAF VON SPEE consumò tutti i proietti ad alto esplosivo (HE) e una parte cospicua delle sue munizioni perforanti. Inoltre i colpi ricevuti a prora avevano creato alcune vie d'acqua. Più importante di ciò fu presto chiaro che, a causa della superiore velocità dei due Incrociatori leggeri britannici (gli unici rimasti ancora in grado di combattere) il KMS GRAF VON SPEE non sarebbe riuscito a disimpegnarsi e a far perdere le sue tracce. Inoltre il grade consumo di munizioni (senza alcuna possibilità di ripianamento) rendeva critica l'eventualità di un ulteriore combattimento.
Tenuto conto di ciò il Capt. zur See Langsdorff decise di abbandonare l'azione e di entrare nel porto neutrale di Montevideo: HMS AJAX e HMS ACHILLES tallonavano fuori tiro.
L'impossibilità di "scrollarsi di dosso" i suoi inseguitori, le pesanti carenze di munizioni che non avrebbero consentito di sostenere un altro combattimento contro superiori Forze navali e la preoccupazione per le falle non adeguatamente riparate in porto, portarono il Comandante tedesco alla terribile decisione di autoaffondare la sua Nave (egli poi si suicidò a Montevideo). L'ipotesi alternativa di uscire ancora in mare per affondare a cannonate i due Incrociatori leggeri britannici che navigavano davanti al porto non era valida. Infatti i cannoni da 280 potevano sì sparare a grande distanza (quella a cui si mantenevano le Navi britanniche in tallonamento), ma a tale distanza era improbabile riuscire a mettere colpi a segno: soprattutto tenuto conto delle scarse munizioni ancora presenti a bordo. Oggi come allora "una cosa è sparare e una cosa è colpire".
Questo in sintesi ciò che posso raccontarle in questa sede per rispondere al suo quesito.
La ringrazio per la sua attenzione e le auguro una buona notte.
Marco Santarini
@@MarcoSantarini
La ringrazio della cortese, sollecita ed esauriente risposta, ammiraglio. In effetti avevo idea che il comandante Langsdorff fosse un ufficiale sulle cui capacità è senso del dovere non si possa dubitare. Probabilmente è vero che sia stato trascinato a forza in salvo dalla sua nave che colava a picco e il suo suicidio dimostra la sua profonda costernazione. Forse Lutjens non era della stessa stoffa, come lei ha delicatamente accennato. Ancora grazie e complimenti per i suoi magnifici resoconti.
Mi piacerebbe una puntata sulla pazzesca ed epica missione del secondo squadrone del Pacifico della Marina Imperiale Russa che parti' da San Pietroburgo per portare soccorso alla piazzaforte di Port Arthur assediata dai giapponesi nella guerra del 1905
È nella lista delle "live da fare"
Live interessante.
Non di solo pane ...
Purtroppo anche e soprattutto il pane scarseggiava.
Un saluto a tutti.
Adriano S.
tutto bello quando si parla male di quella nave, giustamente. Io ancora aspetto la storia delle nostre gloriose torpediniere!
Spero vivamente che questo sia l'anno buono e a Militalia potrai farmi la recensione dal vivo!
@@Italian_Military_Archives magnifico! 😁
Sono al minuto 5... ed è già "like"
Ottima iniziativa allargare gli orizzonti.
Nella battaglia per l'atlantico e il mediterraneo sarebbe stato fondamentale che la Spagna di Franco entrasse in guerra dopo la resa della Francia.
Gibilterra finiva in mano dell'asse con risvolti importanti.
1 il mediterraneo veniva interdetto agli inglesi isolando Malta e Alessandria
2 Rommell avrebbe vinto la Campagna d'Africa
3 le Marine italiane e tedesche si sarebbero coordinate in attachi congiunti: una "linea di fila" composta da BISMARCK, TIRPITZ, LITTORIO, VITTORIO VENETO e ROMA non la vedevo male 🚢🚢🚢🚢🚢
Non giurerei sulla vittoria in Nord Africa a seguito della presa di Gibilterra, men che meno sulla linea di fila con le corazzate italiane e tedesche
@@Italian_Military_Archives mi sbagliero', ma ho l'impressione che le corazzate e gli incrociatori tedeschi venissero costantemente mandati allo sbaraglio nave per nave a caccia di convogli, senza una strategia organica di conduzione della flotta in mare come nella guerra dei convogli nel mediterraneo.
@@Italian_Military_Archives Ti do ragione la mia era un po' fantastoria 👍
@@luigigenoni5944 Beh direi che il confronto tra inglesi e tedeschi era impari per il numero di navi di superficie e porti dove attraccare in Atlantico.
Infatti l'Ammiraglio Donitz voleva investire tutte le risorse negli U Boote
Considerando come era messa la Spagna dopo la guerra civile, sarebbe stato un massacro per gli spagnoli.
Non si può misurare la bontà del tiro della Prince of walls e della Bismarck in base ai colpi sparati e quelli andati a segno la la Prince of Wales poteva fare la correzione di tiro a ogni salva di 3 colpi mentre la Bismarck poteva fare una correzione di tiro su una salva da 8 colpi
Ripeto:
Onore allo ORP Piorun
Pero' sparavano bene i tedeschi, al contrario degli Italiani ho letto che la Vittorio Veneto su 130 salve zero bersaglii
Non sono minimamente comparabili. Ti invito a seguire la puntata sul tiro navale fatta con l'ammiraglio in cui abbiamo parlato della Regia Marina
Sarebbe fantastico se l’Ammiraglio - chi meglio di lui del resto, essendo stato Direttore del Tiro - trattasse a riguardo dei moderni sistemi d’arma, ad oggi imbarcati sulle nostre unità, entrando ben volentieri nello specifico, come sempre. 🤞
Santarini… Pochi sanno affascinare come lui.
mai giocato a bismark gioco da tavolo anni 80..un boato di regole
Ewiger Ruhm dem Kpt. Lindemann!
Ascoltarla e'sempre un piacere😊