Io propongo "buonasera a tutto". Sto salutando qualsiasi cosa, le persone, le sedie, le lampade, auguro la buonasera a qualsiasi essere animato e oggetto inanimato. Più inclusivo di così!
Barese. In puglia ci sono tanti dialetti, non generalizziamo altrimenti chiamo Vygotskij. Comunque nel dialetto leccese si usa molto la u finale ma è maschile, tipo beddhru che significa bello (maschile) e debbhra che significa bella (femminile)
@@fd88web Le differenze tra questi due dialetti sono determinate dal fatto che a Lecce si parla una variante del dialetto salentino appartenente alla "lingua siciliana" ( o gruppo dei dialetti siciliani). In linguistica quando si parla dialetto pugliese si intende spesso e volentieri quell'insieme di dialetti appartenenti al gruppo dialettale napoletano o lingua napoletana tra cui v'è appunto il barese.☺️
@@fd88web le province di Bari, Barletta Andria Trani, Foggia, parte di quella di Brindisi e Taranto se non sbaglio parlano una varietà di dialetti meridionali intermedi, in cui molte vocali atone e tutte le finali sono ridotte a schwa, mentre il salentino appartiene al gruppo dei meridionali estremi, col calabrese e il siciliano in cui questo fenomeno non sussiste
Ma non era "lə schwə"? Detto ciò, io rido sempre a pensare a tutti coloro che, per scriverlo una sola volta ogni tanto, ricorrono alla ricerca di Google scrivendo "schwa" e copincollandolo alla fine delle parole. Proprio come ho fatto io. Ciao Rob
Proposta semiseria: abolire la declinazione "o, i, a, e" e lasciare solo le desinenze "e" per il singolare indipendentemente dal genere e "i" per il plurale. Come per aggettivi tipo "celebre" o sostantivi come "giudice". In questo modo non si inventano suoni nuovi per la lingua italiana, è leggibile e dopo un po' ci si fa l'abitudine e diventa naturale.
Ma quelli che si offendono per il linguaggio "maschilista", non hanno una cartella di Equitalia da pagare, un'unghia incarnita, una suocera rompipalle, un vicino rumoroso... niente? Eh, ma che culo!
Stavo per scriverlo anch'io ma vedo che lo pensano in molti, e secondo me non sarebbe stupido attingere dal napoletano, che dopo tutto è pur sempre una forma di italiano, per cercare di risolvere questo "problema".
@@alexromano1810 ahahahah non succederà mai. Io stesso che sono napoletano sarei contrario, il napoletano è il napoletano e l'italiano è l'italiano, un mix sarebbe orrendo (lo dico per esperienza)
Posso dire che adoro il tuo modo di esprimerti e di pensare? Questo è un argomento campo minato e ci sei passato attraverso con estrema delicatezza. Se tutti fossimo in grado di esprimerci così, andremmo d'accordo anche con opinioni differenti. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha lo sbatti di pensare a COME dice ciò pensa ed escono dei disastri da ambo le parti.
Guarda, io sono uno dei rari casi di gender neutro di cui parli in questo video e, sinceramente, ti confesso che non ho mai sentito alcun desiderio di essere chiamato al neutrale, alcun problema se una persona mi chiamasse al maschile o al femminile. Mi è sempre stato perfettamente indifferente e non ho mai pensato che essere chiamato in un modo piuttosto che un altro fosse una mancanza di rispetto nei miei confronti. Non penso siano questi i parametri con cui misurare il rispetto che una persona ha nei miei o nostri, volessi parlare dell'intera categoria, confronti quanto il contenuto e il significato di ciò che una persona dice. La vita è troppo breve per perdere tempo su queste cose, basta saper valutare pragmaticamente quanto valga in una frase il come rispetto al cosa in base ai limiti del linguaggio, significato e significante del messaggio, tono della voce e anche espressioni e gesticolazioni.
Anche io sono di genere neutro, e non mi interessa molto come mi chiamano gli altri, però prendo comunque in considerazione la schwa quando devo identificarmi. Per fortuna la maggior parte delle volte è possibile evitarlo rivolgendosi a se stessi come "persona", ma non sempre. Per quanto riguarda il plurale invece ho sempre trovato anche io ridicolo non usare il maschile esteso, che è già piuttosto neutro.
@@4kkichan Io semplicemente non mi pongo il problema, anzi, per una questione di principio, evito qualsiasi tipo di etichetta. Io sono io e basta, molto semplice, il modo in cui mi vedono gli altri è indifferente, tanto ognuno ti vede un po' come può in base alle sue esperienze e alle esperienze che ha vissuto con te come insegna il buon Pirandello.
Se non possiamo convincere gli Americani e gli inglesi a usare il sistema internazionale delle unità di misura, che esiste da più di un secolo, non penso che riusciremo a convertire la lingua italiana in breve tempo XD
E sopratutto, perché dovremmo farci condizionare da teorie e tendenze che provengono proprio dal mondo anglossassone. Sono certa che siano altre le priorità per creare una società inclusiva per tutti, maschi, femmine, ed ogni genere tra l'uno e l'altro e oltre, ma anche per ogni altra categoria richi, poveri, Italiani di sempre, nuovi Italiani, ecc.
@@puisquilfautunnom7030 Gentile, anche negli Stati Italiani preunitari l'omosessualità NON era un reato. Anche nell'Italia fascista. Anche in quella democristiana. In quei Paesi che si dicono liberal, democratici, all'avanguardia nei diritti civili, che dovrebbero insegnarci qualcosa, fino a poco tempo fa, SI. Dunque: " ma mi faccia il piacere" come avrebbe detto il grande Totò.
Ogni tanto qualche persona riesce a parlare di certi argomenti senza creare polemiche, cercando di spiegarsi sempre per il meglio senza creare false allusioni. Grazie Mercadini!!!
Si ma vai a farglielo capire. Che si concentrino a cambiare la mente e la cultura da cui vengono i pregiudizi, il linguaggio si evolve a seconda di come lo si usa più che di come è posto graficamente, per carità influenza anche di conseguenza le situazioni, ma parte da una base di pensiero. Dare libertà do scelta e di vivere a tutte le persone, sarebbe la base per non pensare nemmeno a come si parla e avere un ugaglianza di fatto e non di linguaggio apparente per far finta che stiamo cambiando, cambiare il contenuto e non la forma. Io almeno credo in questo, se poi mi sbaglio, mea culpa ragazzi, tutti sbagliano e quindi se mi sbagliassi che si usi pure quel che vogliono loro, ma sarebbe da dimostrare che serva davvero a cambiare qualcosa.
@@artiko888 concordo al 100%,ma ormai è un errore che vedo di continuo di questi tempi ovvero anziché risolvere un problema di mentalità andare a cercare di imporre escamotage ridicoli sul linguaggio...un altro esempio è col bodyshaming che,anziché insegnare a non permettersi di giudicare a cazzo solo perché si ha la possibilità di lasciare un commento, si insegna che ogni corpo è bellissimo e va bene, anche se comporta evidenti problemi di salute.. A me fa solo che incazzare questa situazione.
A me è capitato di discutere con attivisti che si preoccupavano della questione linguistica, sia dal lato LGBTQ+ sia da quello femminista, la trovavo molto interessante. Poi mi sono ritrovata a sentire da alcuni di questi, molto probabilmente non rappresentativi del gruppo, ma comunque presenti, che la questione linguistica è prioritaria anche ad alcune legali o economiche. Perchè a detta loro il riconoscimento linguistico sarebbe un prerequisito per ogni altra battaglia che sennò è impraticabile. Sarò io ,ma penso che si crei un minestrone di priorità quando all'interno di un movimento esistono persone che pensano sia paragonabile l'uso o il non uso dell'asterisco alle discriminazioni sui posti di lavoro ecc.
Tra poco questi discorsi svaniranno come neve al sole, perché ci stiamo preparando alla guerra. E nelle guerre al fronte vengono mandati gli uomini, per cui questa storia del maschio bianco privilegiato si mostrerà in tutta la sua straripante idiozia.
Per tutto il video non ho fatto altro che pensare "ma come fa?", perché malgrado io la pensi esattamente come te su questo tema non riesco a comunicare ad altri queste stesse problematiche che noto senza farli incazzare. Complimenti, Roberto! Spero un giorno di riuscire ad esprimermi limpidamente così come fai tu.
Con molto rispetto: io credo che se imparassimo a rispettarci con i fatti, dopo potremmo incominciare a pensare al fattore linguistico. Se fossi una persona non binaria preferirei che innanzitutto mi si rispettasse per la mia natura, e che questa mi venga riconosciuta senza essere etichettato come “strano” da una persona che per farmi contento potrebbe pure usare lo shwa, ma che poi si gira dall’altra parte e nemmeno sa perché l’abbia usato. Finché non ci sarà rispetto VERO, sincero e fattuale tra gli esseri umani continueremo a sostituire la parola “frocio” con la parola “omosessuale” senza smettere di vedere pestaggi in metropolitana causati da un semplicissimo bacio tra due uomini. Mi ricollego quindi a quel bellissimo video che avevi fatto proprio su questo argomento. Grazie Roberto, ti seguo sempre volentieri.
quindi anche tu ritieni che il problema di inclusione linguistica sia una "questione bizzantina" e che bisognerebbe lavorare molto più sulla mentalità? chiedo perchè fin ora ho avuto paura di commentare. cioè io trovo che tutta sta cosa sia veramente una perdita di energie clamorosa, energie che dovrebbero essere spese nell'educare il prossimo al rispetto e all'uguaglianza. Pensare che ci sono grosse difficoltà per una transessuale (ad esempio) a trovare lavoro nonostante sia qualificata, e sperare di non subire...le rotture di coglioni (non riesco a trovare altri termini) da parte dei colleghi e dei superiori o, come dici tu, sentire di pestaggi in metro, ma per alcuni è più importante discutere su dove mettere shwa o U o altre lettere o magari numeri, si discute su quale etichetta mettersi addosso, un po' come quando un'azienda deve decidere a che prezzo vendere il proprio prodotto. Che poi è ironica sta cosa dello shwa che è partita come provocazione dalla linguista Vera Gheno, solo che alcune associazioni l'hanno presa per buona
@@AntonioVanesio di base credo ci sia una lacuna gigantesca su tutta la sfera sessuale a livello culturale. Possiamo fare tutti i ragionamenti possibili ed immaginabili sulla lingua, ma se trovassimo adesso un modo perfetto per includere chiunque senza però eliminare la mancanza di istruzione, di accettazione e sensibilizzazione che è evidente nella nostra società, secondo me il problema non sarà risolto nel suo aspetto più importante. Soffermandoci così tanto sulla modifica dell’aspetto linguistico, la cui messa in vigore richiederebbe un tempo oggettivamente troppo lungo, rischiamo di non risolvere problemi molto più imminenti e all’ordine del giorno... Poi è un parere da profano, ovviamente. Posso sbagliarmi
Concordo, si può essere offensivi anche con "nuovi termini più corretti". La lingua cambia a seguito del cambiamento della società, non il contrario. Nel mentre possiamo adoperare il linguaggio in maniera più appropriata puntando all'educarci, il lessico italiano è vasto e le possibilità "alternative" già ne abbiamo.
Ma appunto, se usare la parola "frocio" è una mancanza di rispetto e un segno di omofobia, anche le persone non binarie si sentono non riconosciute se chiamate maschi o femmine. Però in questo caso vorresti che prima fossero rispettate per la loro natura e declassi la questione linguistica a lana caprina..
Ciao Roberto, vorrei lasciarti uno spunto per eventuali ulteriori riflessioni. Mi sono occupato per alcuni tempi della questione, e personalmente credo che, a monte, ci si ingarbugli in una questione piuttosto complicata: la distinzione tra "genere" (o meglio "gender" inteso come costruzione sociale della percezione del sesso di un individuo) e "genere" (inteso in senso grammaticale come una categoria che assegna il nome all'interno di una delle classi flessive che ne permette l'utilizzo concreto all'interno della frase). Alcuni linguisti ritengono che sia indebito pensare che la lingua, all'interno delle proprie classi di "genere" (stante la definizione di cui sopra) debba includere tutti i diversi "gender"; altri sono del parere opposto. Personalmente, ritengo che se non venisse insegnato che in italiano esiste un "genere" femminile e uno maschile, il problema non sarebbe da porsi, tante poche sono le evidenze strettamente legate a un'identificazione con il sesso biologico quale quello esternamente percepibile. Un ottimo lavoro per considerare la questione in termini interlinguistici è Gender di Greville Corbett, che appunto mostra come la categoria che va sotto il nome di "genere" in talune lingue sia codificata solo lessicalmente (es. turco), in altre del tutto assente, o residuale, in altre opponga un sistema tripartito (genere maschile, femminile, neutro) o bipartito (genere animato, inanimato), con tutte le mirabili esoticità che si trovano nel mezzo (ne cito a braccio una: ricordo che il dyirbal prevede un genere apposito per la verdura ovvero per il cino diverso dalla carne). Penso dunque che una riflessione preliminare da fare all'intero discorso sia: è giusto che la lingua rifletta nei propri "generi" i diversi "gender"? Spero ti interessi lo spunto, buona giornata!
Ti prego non ammettere di aver sbagliato. Togliamoci dalla testa che possiamo "sbagliare" su queste cose, Per come è la situazione non si toccherà mai il fondo: Viviamo in un epoca di individualismo così sfrenato e di tale egoismo narcisista che al grido di "inclusività" si fanno battaglie solo per sentirsi speciali. Impossibile non sbagliare. sbaglieremo per forza, ci sarà sempre qualcuno per cui sarà sbagliato come parliamo. Non si può includere tutti nella immensa variegatezza umana, questo è un dato di fatto. Se si prende questa strada non se ne esce più. L'unica soluzione è quella di comprendere e interiorizzare l'antico adagio di "Fight club": NON SIETE SPECIALI. La lingua è una convenzione con lo scopo di utilizzare un UNICO protocollo di comunicazione a entropia minima indispensabile laddove potenzialmente ne potrebbero esistere tanti, quante sono le teste su questo pianeta. "Non mi costa nulla", dici. Quando però devo usare la shwa con Ləi, l'asterisco con L*i, il simbolo di batman con L🦇i, e all'altro però non piace e non si sente incluso e quindi si inventa i propri pronomi con cui venire coinvolto (they, zi eccetera eccetera eccetera) A ME COSTA. La memoria nel mio cervello è *limitata*. Dove sta il limite? quanti simboli grafici potremo includere? cosa succederà quando finalmente i furry si identificheranno come un genere a se stante e a loro non starà bene (ovviamente) usare il simbolo di batman, ma vorranno usare 🦊, collegata a chissà quale improbabile suono dell'IPA? magari saranno rimasti solo i click. "buongiorno a tutt!" si dirà nei raduni furry. Propongo una cosa. istituiamo un movimento. Maschi: RINUNCIAMO al maschile sovraesteso. Dico davvero. da oggi non si usa più il plurale maschile ma di default sarà femminile, ci libereremo di un peso gravoso con il quale veniamo costantemente accusati di essere la causa del male del mondo solo in quanto possessori di un cazzo di cromosoma di merda, e passeremo la palla agli altri sess... scusate, agli altri generi. vedetevela voi. Io sto benissimo anche senza essere "incluso" e sono sicuro che anche a molti altri andrà benissimo così.
Non solo, coscrizione obbligatoria per le donne, che prendono il fucilino, diventano pasto per vermi saprofagi mentre noi stiamo a casa a cucinare per i figli. Però con il femminile sovraesteso, ci mancherebbe. Io ci sto.
Mettersi a fare mille discriminazioni per essere inclusivi e non fare discriminazioni sembra il modo migliore per perdersi nelle polemiche e non affrontare i problemi. Come hai detto in precedenza, in italiano il genere neutro e il genere maschile nella maggior parte dei casi si esprimono con le stesse parole. Espilicitiamolo per bene nella grammatica italiana e poi iniziamo ad affrontare i problemi veri 😉
@@cubicapple9546 tre giorni fa può essere stato pubblicato privatamente e Rinaldi può averlo ricevuto tramite link. Oggi è stato pubblicato anche per noi utenti. O utente. O utentu. O untentə. (Scegliete quello che volete.)
Più in basso nei commenti ho scoperto l'arcano. Il Maestro Mercadini l'aveva pubblicato due settimane fa come "non in elenco", credendolo non visibile,invece di "privato". Voleva pubblicarlo oggi come poi ha fatto cambiando in "pubblico".
Su questi argomenti se ne dicono e se ne scrivono tanti, questo video mi sembra uno degli interventi più sensati e condivisibili che si possano trovare in giro. Comunque se lo schwa dovesse prendere piede noi meridionali partiremmo avvantaggiati, visto che nei nostri dialetti lo usiamo da sempre xD
È vero, come dici magari c'è dell'ingenuità in quello che dici, ma è detto tutto con estremo candore e non credo sia possibile prendersela anche quando magari fai confusione su alcune tematiche delicate, parlo da esterna ma è quello che credo 🌼 con questo video ti sei assolutamente guadagnato un'altra iscritta al canale! 💖
Fantastico video che permette di ripercorrere le ramificazioni, ambiguità, problematiche legate alle soluzioni proposte per risolvere un problema complesso e sfaccettato. Soluzioni che nel tempo hanno percorso strade diverse, contraddittorie, ma mosse da una matrice comune, un po' come i significati di _patacca_ . In quel video Roberto suggeriva (indirettamente) di vedere l'ipotesi _Sapir-Whorf_ in una dimensione sociale, piuttosto che individuale, dove la lingua è in tutto e per tutto simile a una biblioteca dei saperi e delle idee di chi la parla (un'intuizione di cui gli avevo fatto i complimenti, perché tra molti studiosi - forse tutti- vige esclusivamente la visione individualista). Non si menziona _Sapir-Whorf_ nemmeno in questo video, ma mi pare che il problema di fondo stia proprio lì. Il problema non è l'ipotesi in sé: in quanto ipotesi, è mossa da un'intuizione, non è unanimemente accettata né appurata, ma soprattutto, *è fumosa* . Tra coloro che la ritengono plausibile, ci sono coloro che procedono con una cauta sospensione del giudizio (come il sottoscritto), chi propende per una versione _debole_ (secondo la quale le nostre categorie semantiche possono effettivamente condizionare il nostro approccio a problemi definiti e circostanziati, come ad esempio dividere gli oggetti per colori), chi propende per una versione _forte_ (ben articolata nel film _Arrival_ di Villeneuve, tratto da un racconto di Ted Chiang) secondo cui la lingua che si parla _determina_ pesantemente i nostri pregiudizi e le nostre percezioni. In generale, mi pare che chi affronta l'argomento del video come "fatto linguistico" lo faccia adottando la versione forte, deterministica dell'ipotesi, applicandola per giunta ad un aspetto della lingua che viene spesso frainteso: tra i linguisti è ben nota la distinzione tra genere naturale (propria degli enti sessuati) e genere grammaticale, mentre non credo che sia altrettanto nota al volgo. Indovinate un po'? L'italiano (e il latino prima di lui) non fanno combaciare i due tipi di generi: il donnone, benché grammaticalmente maschile, mantiene per il parlante gli innegabili (!) connotati femminili indicati dalla radice lessicale; viceversa, benché in italiano la sedia sia femminile, non credo che nessuno vada a pensare di accoppiarla a un _sedio_ per ottenere delle _sediette_ e dei _sedietti_ . Trattare l'argomento del video come "fatto linguistico" presenta più svantaggi che vantaggi, come sottolinea Roberto, perché implica adottare la versione deterministica, non verificata (per non dire già falsificata) di una _ipotesi_ insieme con la fusione di due nozioni linguistiche che andrebbero tenute distinte, onde evitare di colpire una trave con l'intento di rimuovere una pagliuzza.
Da gender fluid che ha commentato lo scorso video, sono felice di questo chiarimento anche se né ora né in precedenza mi sono sentita offesa :). L'ho visto come l'inizio di un dialogo collettivo, suscettibile di amplianti e riflessioni. Il problema è quando di queste cose non si parla o quando a parlare è chi non le conosce, non si vuole documentare, ma le vuole insegnare a chi le vive ogni giorno. In generale, penso che la confusione sia normale visto che questi temi si affrontano - spesso causa tabù - troppo poco e talvolta in modo viziato da antichi pregiudizi. Ma secondo me la confusione verrà meno nel momento in cui verrà presa una decisione e la si ufficializzerà affinché tutti vi si attengano. La sola cosa che posso aggiungere è che un bambino potrebbe benissimo avere la sensibilità di contemplare tutte/tutti/tuttu. Non so quanto sia frequente un certo grado di sensibilità, ma come c'è nel confronto del razzismo o di chi ha deficit cognitivi e/o motori immagini vi siano bambini sensibili a queste tematiche, specie se in famiglia ha modo di sentirne parlare. Io ho imparato da bimba che esiste l'omosessualità grazie a una madre che, senza malizia, me lo disse ed erano decisamente altri tempi. Fortunatamente "alcuni di noi" nascono in famiglie dove non c'è timore a parlare di questo e molto altro, senza malizia, senza morbosità.
Posso chiederti una cosa? Non voglio che risulti offensiva perché non voglio esserlo assolutamente! Cosa significa essere gender fluid? Sono ignorante e desidero sul serio capirlo dato che su internet trovo svariate "interpretazioni" quindi preferisco chiederlo a chi sa come rispondermi
Io da piccolo chiesi a mia mamma se anche la signora con cui aveva parlato aveva una moglie, come il signore con cui aveva parlato prima, e mi spiegò che gli uomini hanno la moglie, ma le donne hanno il marito (erano i primi anni '80, di matrimonî gay non si parlava). Lo presi come una cosa che avevo imparato e di cui in futuro avrei capito il motivo; ma in generale non c'è bisogno di spiegare ai bambini l'omosessualità, se un bambino vede donne con mogli e uomini con mariti, di per sé, lo trova normale.
@@lupesiodelupis241mi scuso in anticipo per la lunghezza della risposta, ma il tema è complesso e lo seguo (per ragioni non solo personali) da anni. Se andasse solo così, quanto lei sostiene potrebbe funzionare, ma le cose non vanno "solo" così. Abbiamo politici, pastori di fede e associazioni pro-life che ce la mettono tutta per attaccare la comunità LGBT alimentando paure di ogni genere: sostenendo che i gay vanno nelle scuole ad “omosessualizzare” i bambini, dando vita a interrogazioni parlamentari per chiedere la censura di libri, telefilm, cartoni animati etc. affinché di questi argomenti non si parli né si vedano, vedendo in alluvioni e guerre le punizioni divine per l'esistenza degli omosessuali (succede ad ogni Pride e, senza scomodare altre religioni, lo fanno anche preti cattolici e cristiani). I bambini, quindi, vengono a contatto anche con questo, con il malumore che questo crea negli gli adulti e con l'omofobia dai propri coetanei. Lei sostiene che non serve parlarne con i bambini quando molti adulti, che sono quelli che dovrebbero educare i figli a vivere tra gli altri con gli altri nel mondo reale - dove gay, gender fluid, trans etc, esistono - sono i primi a lamentarsi che si parla troppo di questi argomenti salvo poi dimostrare di non aver capito nulla. Ci sono persone che, ancora oggi, non distinguono la sessualità dall'identità di genere - nonostante da un adulto ci si dovrebbe aspettare maggior cultura e padronanza del lessico - e che, quindi, non sanno distinguere tra gender fluid, trans e omosessuali. Persone che fanno un grande mescolone di concetti, finendo vittime di pregiudizi, stereotipi e fake news, spesso convinte che sessualità e identità di genere si possano imporre insegnandole. Persone che poi, a casa, parlano coi figli e riversano su di loro tutto questo. Inoltre, i bambini non sono solo quelle “creature” che si limitano a vedere due uomini e due donne stare assieme, ma sono persone che possono anche essere quei futuri uomini e quelle future donne. Se un bambino crede che l'omosessualità riguardi solo gli adulti, quando inizierà a scoprirsi gay, magari in una famiglia bigotta ed omofoba, da chi andrà a chiedere consigli e informazioni? E se lo venisse a sapere il compagno di classe bullo, o che crede che nel deridere qualcuno perché gay non ci sia nulla di male? Ma non è meglio, invece, parlare di questo (e dell'identità di genere) per creare futuri adulti consapevoli sia degli altri che di sé stessi? Che abbiano padronanza di linguaggio e possano descriversi senza confusione così da superare i tabù e i pregiudizi dei genitori, aiutando anche altri a farlo? Magari ai miei tempi si fosse parlato di questo! Avrei fatto il mio coming out da giovane invece di attendere d'avere 46 anni. Tanto, avevo capito prestissimo - già nei primi anni di scuola - di non sentirmi in sintonia col mio genere biologico. I miei compagni avrebbero saputo che esistono persone come me, gli sarei sembrata meno "trana" e forse non avrei dovuto sopportare commenti come "schifezza", "non sembri una femmina" etc. Commenti che oggi mi fanno tristezza perché sono un problema che molti giovani ancora vivono e che all'epoca mi stavano per rovinare la vita, finendo col farmi sentire una specie di alieno in quello che doveva essere anche il mio mondo, non solo il loro.
Grazie al cielo un video sensato sul tema, dell'asterisco hai spiegato origini che non conoscevo. A commento finale: personalmente mi sto convincendo che la soluzione è ritirasi su un eremo con dei popcorn🍿 e vedere questi che si scannano per essere formalmente più inclusivi ma sotto, nemmeno troppo sotto la superficie, restare le persone che sono sempre state; empatiche solo ai problemi che gli toccano direttamente.
Political correctness secondo Umberto Eco in una conferenza nel 98: ‘Nato per promuovere tolleranza e riconoscimento di ogni differenza religiosa, raziale e sessuale ; Tuttavia sta diventando una nuova forma di fondamentalismo che investe in maniera rituale il linguaggio quotidiano E CHE LAVORA SULLA LETTERA a scapito DELLO SPIRITO: Così che si può persino discriminare un cieco purché si abbia la delicatezza di chiamarlo “non vedente” , e soprattutto poter discriminare coloro che non seguono le regole del politically correct’
La cosa sbagliata è proprio questa necessità di "riconoscere". Il punto sarebbe non perseguitare le persone che non fanno male a nessuno solo perché appartengono ad una categoria, non catalogare un certo numero di tribù da nominare una per una con rispetto, anche perché a ben vedere, ognuno di noi è una minoranza, per essere inclusivi, la sigla LGBTQIA dovrebbe essere estesa con altri circa sette miliardi di segni. Si fa prima a dire persone per indicare tutti.
Dovrebbe essere "buonasera a tutt.[\. , ; : ! \?]?" In realtà, dato che dopo "tutt" si presume ci sia un solo carattere, ed eventualmente un segno di punteggiatura. Se invece non si considera il segno di punteggiatura allora é sufficiente "buonasera a tutt."
Esattamente così come tutte le riforme anti-razziste stanno sabotando ogni sforzo per sconfiggere il razzismo. Viviamo in un periodo storico strano, ci studieranno intensamente fra un secolo o due. Siamo la caricatura dei nostri stessi valori
@@claudioberioli, una lingua deve poter esprimere anche cose negative, altrimenti non è una lingua. Per dire, nessuno pensa che sia giusto che si possa andare al mercato e acquistare una persona sulla quale si ha potere assoluto, ma se non esistessero parole come "schiavo" o "schiavitù" non si potrebbero descrivere le civiltà antiche (e neanche troppo) in cui questo era normale.
D'accordissimo. 7,5 miliardi e obbligare gli ignoranti che sostengono queste stupidaggini inclusive a studiarseli tutti, altrimenti etichettarli come sessisti, omofobi, transfobici, omobitransfobici, omolesbobipanbinarytransfobici
Se solo fossero tutti empatici e riflessivi come te, invece di indignarsi animosamente solo perché qualcuno vuole usare o non usare delle vocali, e questo prima ancora di porsi delle domande... Grazie per i tuoi pensieri
Penso che questa sensazione del non essere inclusi sia una costruzione artificiosa nella mente delle persone, perché fino a ieri nessuno si è mai sentito escluso quando si usavano parole al plurale e non si sa perché ora la cosa rappresenti un problema.
Si ma bisogna capire di cosa parliamo quando parliamo di sessismo: dobbiamo dar pari valore a tutte le persone, o dobbiamo rendere tutte le persone uguali?! A me pare che la società voglia rendere tutte le persone uguali, distruggendo le differenze, distruggendo le persone
@@AndreaSichenze secondo me sta andando verso un unificazione, che azzera le differenze, perchè ogni differenza diventa un ostacolo alla parità dei diritti, perché tutti vogliono avere o fare tutto.
Trovo questo genere di video estremamente interessante, e trovo i tuoi ragionamenti sempre molto limpidi e piacevoli da seguire. Tuttavia odio constatare, anche nei commenti giù, che queste piccole cause su cui si batte il femminismo e anche la comunità lgbtq+ (piccole data l'urgenza di problemi più dannosi, come gli stupri o l'omotransfobia) vadano a rovinare l'immagine di questi movimenti, lasciando intendere al neofita dell'argomento che questa sia la matrice degli argomenti trattati, banalizzando così tutte le altre importantissime battaglie e i movimenti stessi.
Riguardo l'asterisco, da informatico, non ho potuto non pensare a questa cosa. Se dovesse diventare una lettera a tutti gli effetti, cioè, se ci trovassimo a scrivere documenti che contengono frasi come: "buonasera a tutt*" il nostro asterisco informatico (chiamato wildcard) sarebbe sottoposto ad un dilemma esistenziale: quando cerco la parola "tutt*" sto cercando ESATTAMENTE quella parola o mi va bene anche una parola come "tutto, tutti, tutta"? Forse allora dovremmo inventare una nuova wildcard che non abbia questa ambiguità con una lettera che di per sé corrisponde ad un valore ricercabile. Una meta-wildcard, se vogliamo. In questo caso, la prima perderebbe lo status di wildcard e sarebbe declassata a lettera, cioè un valore letterale che può significare solo: ["a", "e", "i", "o", "ə"]. Povero asterisco, lui si che avrebbe giustamente da lamentarsi.
Da parlante di dialetto napoletano, posso dire che almeno in questa declinazione dell'italiano ( anche se molto ma molto poco simile ) molti modi di riferirsi ad altre persone sono spesso inclusivi ( pensandoci su due piedi almeno ). Per esempio per salutare un gruppo di persone spesso diciamo " nù salut a tutt quant " ( riferito al tutt* hahaha ). In ogni caso tematica molto interessante, mia opinione personale, le discriminazioni esistono a prescindere dalla lingua, e salvo dovuti aggiornamenti linguistici, in quanto la lingua è giusto che si evolva e cambi come le persone parlanti della stessa, trovo l'insegnamento del concetto molto più primario. Wajù l'insegnamento del rispetto reciproco, fatto quello ma k tnimm a vrè. Opinione di un maschio bianco etero ma educato quando possibile.
Nel napoletano siccome si tronca spesso la vocale finale per identificare il sesso si va a modificare una vocale all'interno della parola. Proprio perché la lingua (anche il napoletano) ha necessità di essere precisa e di comunicare più informazioni possibili col minor sforzo. Doje guaglion (con o aperta) - due ragazze Doje guagliun - due ragazzi Doje infermèr (due infermiere donne) Doje infermiér (due infermieri uomini) 'O mariuol (il ladro) 'A mariol' (la ladra)
@@AudioRacconti non si tronca un bel nulla, le vocali atone vengono pronunciate con il suono schwa ə, a modificare è la vocale tonica, quella dove cade l'accento, ma non sempre accade e ciò succede ance per il plurale che avviene con modifica dalla vocale tonica. In pratica parlate di suono schwa e non lo riconoscete quando lo sentite in napoletano, l'uso di questo suono per le vocali non accente esiste in tante lingue, tra cui il russo e l'inglese, ma sapete ch in cinese la terza persona è sempre uguale sia maschile sia femminile? Ecco perché si discute del sesso degli angeli mentre Bisanzio cade. Ti consiglio Grammatica diacronica del napoletano di Ledger, quasi 1000 pagine
Non sei ingenuo, Roberto...anzi ciò che dici mi pare estremamente sensato. Da me in azienda c'è la policy di mandare la mail con l'asterisco, a me viene la nausea ogni volta che leggo sinceramente. Mi sembra che proprio questa ideologia del politicamente corretto, finisce per dividere le persone, anzichè unirle.
Quando pochi decenni fa si è iniziato a fare sforzi per appianare le differenze di genere, io speravo che nel futuro non avremmo più parlato di maschi, femmine o non binary ma solo di persone.
ma infatti che schifo le differenze cioè ma poi pure dire persone non va bene secondo me perchè poi facciamo differenze tra persone e animali cioè secondo me sarebbe meglio tipo dire entità quello si che mi sembra inclusivo perchè pensaci magari vado a vedere uno spettacolo col mio cane e preferirei che l* show(wo)man dicesse buonasera entità perchè scusa cosa ti da il diritto di escludere il mio cane dicendo buonasera persone cioè non so se mi spiego comunque già come dici tu sarebbe un bel passo avanti molto meglio di quel linguaggio sessista tipo buonasera signore e signori o peggio ancora misogino tipo buonasera signori e signore cioè come osi mettere signori prima di signore voglio dire non hai motivo di non andare in ordine alfabetico se non per via della tua misoginia interorizzata a causa della cultura patriarcale detto questo vi saluto entità che mi sta esplodendo il cervello grazie a tutt* per l'attenzione
@@Louis13XIII magari c’è differenza dato che gli esseri umani (in teoria) non sono più animali ma hanno un quoziente intellettivo più elevato, proprio per questo non dicono buonasera a un cane magari perché un cane non capisce la lingua umana... ma forse eh o magari è colpa degli uomini cattivi e del patriarcato come il resto dei mali del mondo hahah
al posto di "tutt*" usiamo "/$ ls *" oppure "/$ ls -R" così ci rivolgiamo anche ad amici, parenti ed antenati... Tanto prima o poi parleremo solo inglese (se non cinese)
Il dilemma nasce dal momento in cui incontri un soggetto sconosciuto. Non so gli altri ma io personalmente non chiedo l'identità sessuale e affini ad una persona che ho appena incontrato, poi se oggi prevede che la formula sia: " Piacere Franco, bianco, cis gender, usi pure i pronomi maschili" , piuttosto che qualsiasi altro combinazione, nessun problema, basta che ci decidiamo perché non posso essere accusato di non sapere come si identifica, spesso solo in quel momento, una persona che non conosco. La quantità di variabili è infinita ergo ci sarà sempre un modo per accusare di qualcosa qualcuno. Immaginiamo anche portare questo nell'insegnamento della nostra lingua ai più piccoli, tra scrittura e lettura. Oltre che contorto lo reputo anche relativista.
Ciao, Roberto! Ottimo video! Come sempre apprezzo la tua lucidità di pensiero e la volontà d'indagare la realtà contemporanea nella sua complessità, al di fuori dei luoghi comuni e delle facilonerie, pacatamente e con spirito critico. Mi chiamo Riccardo, abito a Mosca da quasi tredici anni e, sebbene per lavoro insegni italiano e quindi lo possa parlare quotidianamente, mi manca la possibilità di scambi d'idee nella nostra lingua. I tuoi video mi aiutano ad alleggerire questa nostalgia. Ti seguo da più di un anno con simpatia e stima, tanto che a qualcuno dei miei allievi di livello avanzato ho consigliato di vedere i tuoi video.
Io volevo aggiungere che in italiano non è vero che il neutro non esiste, ma è stato assorbito dal maschile, praticamente coincidono (lo si può capire anche pensando alla somiglianza tra le desinenze latine -us e -um, molto simili nel suono che viene conferito dalla vocale, più che dalla consonante). Infatti se parliamo di oggetti, un "sasso è bello e i sassi sono belli", seppur stiamo parlando di oggetti. Quindi l'uso delle -o al neutro singolare e -i al neutro plurale rientrano totalmente nella regola della grammatica italiana.
Sei un grande,come sempre! Mi hai fatto riflettere e nella mia ignoranza credo che nel linguaggio parlato sia più discriminatorio classificare con tutti,tutte,tuttu e non usare tutti come plurale di genere umano. Forse è solo un problema di percezione.Un abbraccio è aspetto con impazienza un tuo prossimo video
Ho la soluzione allo sva e *.... Usiamo una vocale già presente in italiano e che quando usata per parole che rappresentano un gruppo, è cognizione generale che il gruppo sia misto..... La i... Così diventa: "ciao a tutti"... Senti bello.... Abbiamo riciclato una vocale usata solo per il maschile plurale per farla diventare il "qualsiasi genere e non binario e senza genere" plurale.... Incredibile. Usando questa mia nuovissima invenzione potremmo ignorare da chi sia composta l'assemblea e quali siano le identità di genere presenti e usando una sola parola, includerli tutti.... E dato che siamo tutti diversi, con la i ci includiamo vicendevolmente ..... Mi potete ringraziare dopo.
Come sempre succede con i tuoi video, mi fai riflettere. Io sono disposto a fare uno sforzo per cambiare le mie abitudini. Dire buonasera a tutte e tutti (con le precisazione fatte in questo video), per esempio. Ma se tutti fanno questo sforzo, se non è accompagnato da un concreto cambio di abitudini nelle azioni concrete di tutti i giorni, non sarebbe uno sforzo vano? Se un selezionatore del personale, a parole è rispettoso delle donne, ma dentro di sé è maschilista e assume solo uomini? Il suo "buonasera a tutte e tutti ", a cosa serve? A parte l'apparire come uno aperto di mente?
Concordo pienamente, perfettamente in regola con l’idea che fuori bisogna essere perfetto mentre dentro puoi essere chi vuoi perché devi essere libero di dire/fare/pensare quello che vuoi. Io la vedo come una involuzione
@@emanuelesol1096 Guarda, io vedo in primis questi propugnatori della neo-lingua, di una violenza verbale e ideologica assoluta. Convinti di essere nel giusto e per questo autorizzati a tutto. Prontissimi all'offesa personale, all'esclusione sociale, allo sberleffo. Non saranno tutti così, per carità, ci sarà anche del buono, io però ancora questo buono non l'ho visto. Ho ricevuto molti battibecchi e poco affetto, molte urla, molti insulti e molte prese per i fondelli. Se questa è la strada all'inclusione, con permesso, mi autoescludo.
@@widun E' magari neolingua se imposta, ma è chiaro che non sarà questo ad accadere. Viene solo ventilato dai reazionari, o conservatori che dir si voglia. Invece potrebbe esserci un processo abbastanza lento di trasformazione, con il progressivo cambiamento dell'uso linguistico.
Credo che un volta che una persona trasmette e comunica il suo rispetto per un'altra non ci sia bisogno di entrare così nello specifico. Sarebbe già un bel passo avanti per demolire questi tabù, dettati dall'ignoranza e dalla paura del "diverso". Però resta un argomento interessante.
4:53 Va detto però che in tedesco esistono due parole diverse per "uomini": "Männer" (che è il plurale di "der Mann") per indicare appunto gli individui di sesso maschile, e poi "Menschen", ovvero quella che utilizza Schiller nell'Inno alla gioia ("Alle Menschen werden Brüder wo dein sanfter Flügel weilt") che invece indica proprio gli uomini intesi come umanità (e quindi sia uomini che donne dal momento che l'umanità comprende sia individui di sesso maschile che individui di sesso femminile), cosa che effettivamente manca in italiano dove si usa la parola "uomini" in entrambi i casi.
@@lupesiodelupis241 Certo, ma in italiano viene utilizzato anche il sostantivo "uomini" in senso sovraesteso per indicare l'umanità (che è in realtà l'utilizzo più comune rispetto alle parole che hai citato), cosa che non avviene ad esempio in tedesco. Ovviamente anche il tedesco ha altre parole per tradurre "persona", "individuo" ecc. ma in più ha anche una distinzione di base per distinguere tra uomini di sesso maschile e uomini in senso di "umanità", cosa che non c'è in italiano dove "uomini" può essere usato in entrambi i sensi.
@@andream5310, beh, sì, ma di solito il contesto è sufficiente per distinguere. In latino, "homo" significava essere umano (come "Mensch" in tedesco), mentre uomo, nel senso di maschio, era "vir", per cui piuttosto è un senso sottoesteso usare uomo per dire maschio adulto. Quando dal contesto non si capirebbe, si usa "maschio" o "persona". Non è che bisogna avere la singola parola per tutto, ogni lingua usa strumenti diversi; ad esempio, in inglese diciamo "cheap", mentre in italiano diciamo "economico", "a buon prezzo", ma in generale preferiamo dire che qualcosa costa poco.
@@lupesiodelupis241 Assolutamente sì, di certo non devi convincere me, che ho la stessa opinione tua su questo ;) Il mio commento era solo una precisazione (molto pignola in effetti) a ciò che dice Mercadini nel video, proprio per dire che il rischio di confusione nel testo di Schiller non si pone proprio, visto che usa esplicitamente "Menschen" per indicare l'umanità tutta, e non solo gli uomini maschi. Ovviamente il discorso di Mercadini resta valido e condivisibile.
Riprendendo un ragionamento di Barbaroffa, mi chiedo se non sia più "semplice" sostituire la definizione grammaticale di genere maschile e genere femminile da aggettivi e sostantivi con neutro e comune.
Grazie Roberto perché trovi sempre le parole più adatte da dire al posto mio a Cimdrp, Adrian Fartade e tutti coloro che dicono che la lingua italiana è maschilista e andrebbe cambiata
Vengo da un paesino nella provincia di roma, la "u" la usavamo dal dopoguerra, e questa cosa mi sta facendo sganasciare dalle risate, anni di pratica per correggere il dialetto per poi ritornarvi coattamente " a chi si fiu ni?" "su itu a fa a spesa" "issu s'ha da da na carmata"
@@uu7807🙂 Ho sempre avuto l'impressione che il linguaggio si evolva verso la semplicità e la comodità e la facile comprensione/uso e risenta anche del gap generazionale, dell' imprevedibilità, e dell'impatto che riesce ad avere, specie sulle nuove generazioni, chi promuove certe questioni. Ad es la scrittura futurista del Marinetti, mi è sempre sembrata non attuabile, invece tramite la scrittura virtuale/social si è in qualche modo attuata. Un altro es. sia io che mia figlia siamo interessate a tematiche femministe e LGBT, ma io che ho quasi 50 anni non credo in questa questione grammaticale, perlomeno sono d'accordo con Mercadini, e continuerò come sempre, invece lei da giovanissima adolescente crede sia importante anche questa questione, quindi potrebbe essere che, supportata da una certa convinzione, faccia propria l'attenzione di genere nello scrivere.
@@emanuelesol1096 hai ragione. Infatti viviamo un periodo in cui si fa particolare attenzione a ciò che viene detto e a come viene detto. Però poi è da vedere quale consenso quale uso possano trovare le varie proposte fatte. Non legittimo è imporre, legittimo è proporre, discuterne, esprimere il proprio consenso/dissenso e poi sarà quel che sarà.
@@pattimint6537 Ma infatti io penso che solo qualche reazionario possa credere che gli si voglia "imporre" una "neolingua". E' solo una banale strategia di reazione a un possibile cambiamento, sociale e linguistico (vorrebbero strangolare in culla un possibile cambiamento linguistico). Che di certo, se avverrà, non sarà improvviso. Lasciamolo germogliare, e poi fra qualche decennio vedremo se ne sarà cresciuta una pianta.
Queste battaglie per "correggere" la lingua mi ricordano tanto il Miniver ed il bispensiero di orwelliana memoria, nonché varie esperienze di differenti regimi totalitari( come, in Italia, la cd. "autarchia del lessico" sotto il regime fascista..). Be'..Il linguaggio è importante, cruciale! Lo comprova oltre ogni ragionevole dubbio quanto battano su questo tasto le èlite N.W.O.! E' una loro pietra miliare la neolingua politicamente corretta, con i suoi lemmi tabù, senza generi, piena di forestierismi, etc.. Il pensiero corrompe la lingua e la lingua corrompe il pensiero, come diceva Orwell. Comunque, la Murgia mi fa paura... Dietro quel faccione bonario perennemente imbronciato, sento a pelle che si celano orrori ineffabili... Così come dietro tanti finti neomoralisti "woke", burattini delle eminenze grigie illuminate..😱💀😨
Come al solito tratti anche questo tema con delicatezza e sensibilità. Io credo che siano questioni esclusivamente politiche. Linguisticamente è un'assurdità.
@@rettilianoilluminato611 il discorso è proprio che l'italiano al contrario di altre lingue ogni parola ha un genere, trovo quindi inutili tutte queste questioni, che evidentemente derivano da discussioni su altre lingue, che essendo dotate di forma neutrale chiedono di usare quest'ultima perché non indica un preciso genere o orientamento sessuale.
Ma se passasse davvero la proposta assurda di modificare la nostra lingua per risolvere un non problema cosa accadrebbe a tutti i libri già stampati? Verrebbero ritenuti fuorilegge perché testimonianza di una presunta discriminazione di genere? I film verrebbero tutti ridoppiati o censurati? Le lingue si modificano in maniera organica non forzata e pretestuosa.
Premetto che questa che sto per esporre è la mia personalissima chiave di lettura, non escludo possa essere lontanissima dalla realtà. Credo che la questione sia stata sollevata più che altro per far notare come perfino la lingua, così come la società, sia a concepimento del maschile predominante (vedi il plurale con maschi e femmine che si declina al maschile sia che ci sia un solo maschio e 200 femmine, sia che ci siano maschi e femmine in egual numero o in numero maggiore di maschi, quasi a sottindere, per estremizzare, che "un solo uomo valga più di miliardi di miliardi di donne"). Il discorso che hai fatto tu nel video precedente comunque mi ha fatto riflettere sul fatto che nessuno ha mai detto che la "i" del plurale sia in effetti una declinazione maschile (anche se per definire l'umanità si usa dire L'UOMO). E mi ha fatto molto riflettere anche il discorso che per definire un ruolo di rilevanza si usi il femminile singolare (la Presidenza, la Proprietà...). In sostanza credo che sia soprattutto una provocazione che voglia farci riflettere in merito a quanto sia insita in ognuno di noi, pur in maniera del tutto inconsapevole (e starebbe lì l'aggravante del suo effetto), la mentalità del maschio predominante. Quanto, cioè, il pensiero patriarcale ci abbia traviato fino a renderlo la normalità perfino nella lingua. Ecco il motivo del voler ricercare un italiano inclusivo. Per dimostrarci che, se si fa fatica a modificarci, è evidente quanto sia radicato in noi questo pensiero, financo nelle persone che non sono assolutamente maschiliste, cioè per evidenziare fino a quanto in profondità si sia insidiato questo cancro. Ora, personalmente ritengo che di questioni più urgenti in materia di inclusione e parità della donna e delle persone non binarie, ce ne siano a bizzeffe. Ma come dicevi giustamente tu, se basta questo per schierarci a fianco di queste giustissime battaglie, perché no... :-) Ti abbraccio forte, grazie come sempre
Questo è un discorso che viene fatto ora, è una politicizzazione della storia a fini ideologici. Questo è forse un altro atteggiamento inconscio pericoloso che è in ballo. Dire che la lingua è stata sviluppata in maniera volutamente maschilista è follia. Anche io come Roberto mi chiedo se è ingenuità la mia, visto che non mi sono mai sentito di discriminare utilizzando in neutro consapevole che fosse uguale al maschile. Io questa lingua così maschilista non la vedo, vedo la società dal retaggio maschilista ma non le collego.
@@Mifaroicazzimieidaadessoinpoi Potrebbe essere che io sia completamente fuori strada, ho specificato apposta che è una mia personalissima lettura. Io il motivo per cui il plurale fosse sempre maschile me lo chiedevo fin dalle elementari (fine anni 80). Non escludo che non c'entri nulla col maschilismo, ma mi piacerebbe avere prima o poi una risposta che ad oggi non ho ancora trovato.
@@Mifaroicazzimieidaadessoinpoi Aggiungo che la prima volta che chiesi alla maestra delle elementari il motivo per cui sia così, mi rispose proprio qualcosa tipo "il maschile è più importante", quindi probabilmente l'ho interpretato male io o la maestra si è inventata una risposta su due piedi.
Sono sostanzialmente daccordo con te, ma gli attivisti e i detrattori dell'uso di schwà e * l'hanno presa molto sul serio sta cosa, sono agguerritissimi e non hanno alcuna intenzione di sollevare un problema, o alimentare un dialogo. Semmai l'opposto, poiché questa di schwà e * è una polemica nata tutta interna ai social network, secondo le dinamiche dei social, lo scopo è alimentare il flame, riunire in categorie e raggruppare i "noi" e "loro". Serrare i ranghi praticamente, l'opposto dell'essere inclusivi. Mi ci sono scontrata con questi detrattori ed è stato non sono estenuante, ma anche scoraggiante. Se il futuro che ci aspetta è questo, ne ho il disgusto.
Secondo me c'è un'altra cosa molto fastidiosa di questo tipo di "attivismo", e cioè che si propone di portare dei cambiamenti culturali alla società, ma lo fa tramite l'imposizione e non tramite il dialogo. Ora, se c'è un problema sociale, è giusto e auspicabile che la minoranza vessata dal problema "imponga" le sue condizioni alla maggioranza, togliendole libertà per darle a chi ne aveva di meno. Con questo criterio si legittimano cose che, ideologicamente, sarebbero assurde e antidemocratiche, come ad esempio le quote in parlamento, ma che pragmaticamente sono necessarie. Quello che loro si propongono di risolvere, però, non è un problema sociale, ma culturale. I problemi sociali si risolvono con le leggi, quelli culturali con il dialogo. Dal momento che gli attivisti si dimostrano del tutto indisposti, nel caso fosse necessario, a rivedere la loro posizione, non c'è possibilità di intavolare nessuna discussione, ma possono soltanto imporsi in maniera autoritaritaria. Questo non può che provocare ostilità nei confronti di questo tipo di atteggiamenti
Ciao Roberto, bellissimo video come sempre! Tre spunti su cui stavo riflettendo. In rumeno, esiste la lettera ă o î (se scritta ad inizio parola) che ha esattamente il suono dello schwa, quindi lo abbiamo in una vocale di derivazione latina. In olandese invece mi è sempre piaciuto il fatto che abbiamo due generi identici (maschile e femminile) ed un terzo neutro (strano no?). Inoltre mi ha fatto sorridere che pure lu schwu non si sa che genere abbia 😂
@@arteficefolle5550 Sì, è voluto. L'ho caricato in anticipo, ma con l'intenzione di pubblicarlo la settimana prossima. Ma pensavo che i video "non in elenco" fossero visibili esclusivamente da parte di coloro che ricevono il link. :-) La prossima volta che carico un video in anticipo lo metterò "privato". :-)
Ciao Roberto, un piccolo appunto: non si usa la forma "ciao a tutt*" o "ciao a tuttə" piuttosto che "ciao a tutti/e/u" perché l'asterisco è come se fosse un placeholder per tutte le altre desinenze, anche perché come hai sottolineato tu ciò non giustificherebbe la forma con lo schwa. In generale, l'utilizzo della forma neutra è da considerarsi come un'informazione in meno che dai all'interlocutore, stai semplicemente omettendo il genere della persona a cui ti riferisci. Il fatto che viene utilizzato dalle persone non binarie ne è solo una conseguenza. Io, ad esempio, mi considero "agender", cioè senza genere, l'ultima cosa che voglio è proprio un genere (grammaticale) fatto apposta per riferirsi a me. Quello che voglio è, invece, che ci si possa riferire a qualcunə senza per forza doverne specificare il genere sociale, non essendo una caratteristica inalienabile della persona.
Ciao! Scusami, non mi è chiara la differenza fra la tua tesi e la mia. Potresti farmi degli esempi? Per esempio, ti risulta che l'asterisco si usi anche per il singolare delle persone no binarie?
@@RobertoMercadini Scusa se mi sono espresso male, intendevo chiarire il punto riguardo "asterisco/schwa come singolare per le persone non binarie vs asterisco/schwa come plurale inclusivo", entrambe sono forme che rispondono ad un'unica esigenza, riferirsi a persone senza sottolinearne il genere. Nell'esempio che hai fatto "vi rivedremo tutt* a scuola", il tutt* non è un voler intendere che ci si sta riferendo sia a uomini sia a donne sia a non binari, vuole essere solo una forma 'de-generizzata' del pronome tutti/tutte e si riferisce ad un insieme di persone senza che ci siano categorizzazioni in base al genere (semanticamente uguale al maschile indifferenziato, poi che non si voglia utilizzare o meno quest'ultimo è una scelta personale). Partendo da questo passiamo al singolare: prima di tutto, sì, si può utilizzare anche l'asterisco per il singolare proprio per ricalcare l'utilizzo che se ne fa nelle parole plurali. Se dico "sono arrabbiat*" non sto dicendo "sono arrabbiato/a" ma semplicemente non sto specificando il mio genere, per questo le persone non binarie lo utilizzano (perché un genere o non ce l'hanno, come nel mio caso, o non è riconducibile al binarismo). Si potrebbe anche utilizzare quando non conosci il genere di una persona ma ti devi comunque riferire ad essa "Non so come si chiama ma è molto carin*" (soluzione che effettivamente 'tappa' un buco nella lingua italiana visto che senza introdurre sostantivi di valore neutro come 'persona' 'individuo' ecc. quella frase non avrebbe senso con la desinenza femminile o maschile). Poi è chiaro, l'asterisco si può solo utilizzare nella forma scritta e quindi in maniera totalmente sovrapponibile si utilizza lo schwa nel parlato (o in generale se non ti piace come soluzione l'asterisco puoi utilizzare le altre forme o studiarne di nuove, non stiamo parlando di regole ma di un dibattito ancora in corso, l'unica cosa necessaria per la lingua è una, che si tenga conto anche delle persone che non rientrano nel binarismo uomo/donna). Se non è ancora chiaro, non farti problemi a dirmelo. P.S. comunque capisco il motivo di tanta confusione tra chi è 'fuori' da questi discorsi (ma ti assicuro anche all'interno), perché a vedere l'utilizzo che ne fanno molte persone si capisce effettivamente poco.
Vorrei scrivere un pensiero forse sciocco. Ma se ci fosse uguaglianza e parità saremmo comunque qui a parlare di italiano inclusivo o invisibilità della donna? Se, come in un rapporto tra due partner, in cui i due individui si fidano l'uno dall'altro e si apprezzano, stimano e rispettano per ciò che sono e per ciò che danno l'uno all' altro, veramente ci fermeremmo a pensare se dire tutti al posto di tutte sia discriminante? Il problema si trova a monte del linguaggio a delle regole grammaticali, il problema è culturale. Se fossimo tutti più umani ci renderemmo conto che differenziare meriti e punizioni in base al sesso, alla religione o al colore della pelle non ha il ben che minimo senso, giustificazione o risvolto positivo.
Sono d'accordo con questo, ma considera anche che le battaglie combattute finora (per persone nere, per le donne, per la comunità gay) hanno tutte avuto a che vedere con una parte enorme della popolazione che è difficile da evitare. Se invece parliamo di persone transgender, non binarie, ecc, parliamo di minoranze con cui una singola persona può anche non venire a contatto per tutta la sua vita. Se si vuole che queste persone, che ovviamente fanno fatica ad empatizzare con situazioni che non vivono e non vedono, capiscano il problema e si mettano nella mentalità di rispettare i pronomi di tutti, può essere necessario cambiare direttamente il linguaggio. Non parlo di cambi radicali, ma per esempio i rappresentanti studenteschi della mia università usano la schwa nelle comunicazioni ufficiali, e più o meno tutti gli studenti hanno quindi letto messaggi scritti con la schwa e sanno che esiste. Per me, piano piano, un cambiamento del genere avverrà, almeno nelle comunicazioni ufficiali scritte; poi si vedrà.
@@giobunny1860 è vero! Bisogna pur partire da un punto zero e se il punto zero è il linguaggio ben venga, ma appunto dev'essere un punto di partenza e non la soluzione definitiva, non si deve agire pensando che cambiando qualche regola grammaticale (oppure usando la schwa) si sia risolto tutto il problema, come aimé molti credono. Cambiare il modo di parlare non può essere un "contentino" ma anzi dev'essere uno dei tanti modi per renderci conto che siamo tutti uguali pur mantenendo la nostra unicità
non sono un'esperta ma io ho sempre comparato lo schwa al they inglese. Il they può essere usato come plurale generico o come singolare verso una persona di cui non si vuole o non si può (perché non si conosce) specificare il genere. Praticamente tutte le persone non binarie in inglese preferiscono i pronomi they/them. Comunque complimenti per il video, molto molto interessante
Io sono sempre stato per introdurre la desinenza in "u" come genere neutro. Singolare, plurale, binario, non binario, esadecimale... È comodo, lo sappiamo scrivere, non dobbiamo imparare a pronunciare suoni nuovi e, cosa più importante, non discrimina nessuno. Però, come già detto da altri, la cosa migliore sarebbe smettere di pensare che le parole abbiano un sesso o che siano discriminatorie "di per loro". Concentriamoci più sulle intenzioni di chi parla e meno sulle desinenze che usa. Altrimenti, un giorno, qualcuno farà il peggiore dei discorsi misogini e discriminatori di tutta la storia e si prenderà scrosciate di applausi solo perché ha messo lo schwa ovunque.
Non bisogna cambiare la lingua, bisogna cambiare il pensiero. Con queste "lotte" su questioni di lana caprina stanno perdendo tempo ed energie che dovrebbero essere indirizzate in altro modo. Come ad esempio la questione del doppiaggio nei film; si rischia di cadere nel ridicolo. Se poi in realtà l'unica ragione per proporre o anche solo parlare di queste piccolezze è per sensibilizzare l'umanità verso il tema di genere posso capirlo ma comunque non lo condivido. Saluti e like come sempre, Max.
È una buona soluzione, ma che sfrutta una perifrasi eliminando direttamente l'aggettivo per aggirare la sua sola desinenza. Al di fuori di un uso strettamente situazionale e proposta come alternativa nel contesto dell'italiano inclusivo, mi sembrerebbe un impoverimento linguistico e una soluzione poco pratica.
Ciao Roberto, e perché non proponi invece in un circolo femminista la tua idea di inventare, anziché il neutro, il maschile? -u al singolare e -y al plurale (-ü), come riebaloravamo qui: th-cam.com/video/rUnSXpmwAvo/w-d-xo.html La tua era una proposta scherzosa, ma effettivamente è geniale: la migliore finora presentata. I vantaggi del rendere l'attuale maschile neutro sono questi: 1. La forma base non è più il maschile, ma il neutro ("bambino"): il maschile ("bambinu") viene fatto derivare dal neutro come il femminile ("bambina"). Questo è teoricamente apprezzabile: antimaschilistico (il maschile non è la forma base) e antisessistico (la forma base è il neutro: maschile e femminile sono forme derivate, secondarie). Inclusivo. 2. È una cosa che esiste già: se parli di "diritti dello studente" comprendi in "lo studente" maschi e femmine; se non sai se un gatto è maschio o femmina lo chiami "gatto"; se dici "bambine" sai che ci sono solo femmine, se dici "bambini" non puoi sapere se ci sono solo maschi. 3. È una soluzione elegante per risolvere delle ambiguità problematiche: se dico "Maria è tra le migliori ingegnere della compagnia" non si capisce se lo sia in generale o solo tra le femmine; usando "ingegnere" per indicare tutti questa ambiguità si risolve: "Maria è tra i migliori ingegneri della compagnia" significa che lo è in generale, "Maria è tra le migliori ingegnere della compagnia" significa che lo è tra le femmine. 4. In realtà è molto più realizzabile e meno invadente delle alternative proposte (schwa, asterischi...): per il maschile si può tranquillamente usare la forma neutra, come adesso (se chiami un bambino maschio "bambino" anziché "bambinu" nessuno si offende, perché "bambino" comprende sia maschi che femmine). Sono poche le occasioni in cui si deve specificare il sesso maschile: si direbbe "State tutti bene?" come adesso, anziché "State tutt* bene?"; "Chi è il primo della classe" come adesso, anziché "Chi è l* prim* della classe?"... Comunque la soluzione migliore è probabilmente quella di chiarire che "maschile" e "femminile" sono solo classi nominali, che è arbitrario chiamare generi. Avevamo girato questa intravista sul tema: th-cam.com/video/nCb9DDYL_2w/w-d-xo.html
Non pensavo ci si sarebbe mai trovati a discutere se inventare una simil-Neolingua in stile 1984 di Orwell sarebbe mai stato utile o ridicolo col passare degli anni
Io propongo "buonasera a tutto". Sto salutando qualsiasi cosa, le persone, le sedie, le lampade, auguro la buonasera a qualsiasi essere animato e oggetto inanimato. Più inclusivo di così!
E se lo pronunci anche molto velocemente, gli confondi le idee agli attivisti che non capiranno mai se li hai salutati oppure no.
Ci vedo dell'oggettificazione. u.u
😃😃😃
Questa cosa del "buonasera a tutto!" è molto bella. Ha un'aria panteista. Non escludo di usarla. Grazie!
@@RobertoMercadini eh ma stai discriminando *le* sedie, *le* piastrelle, *le* ecc.
In napoletano tutte le parole terminano per Schwa. Se Dante fosse stato napoletano a quest’ora non saremmo in questa situazione.
Se Dante fosse stato napoletano, gli ignavi li avrebbe messi al settimo cielo 😜
in pugliese poi....
Anche in abruzzese
Sei un genio!
Quanto era semplice la soluzione: parliamo tutti nei vari dialetti! sarebbe anche un mondo molto più esilarante
Brav, coraggios, simpatc, praticamente il dialetto pugliese!
Barese. In puglia ci sono tanti dialetti, non generalizziamo altrimenti chiamo Vygotskij. Comunque nel dialetto leccese si usa molto la u finale ma è maschile, tipo beddhru che significa bello (maschile) e debbhra che significa bella (femminile)
@Faro vero, correggo
@@fd88web anche foggiano
@@fd88web Le differenze tra questi due dialetti sono determinate dal fatto che a Lecce si parla una variante del dialetto salentino appartenente alla "lingua siciliana" ( o gruppo dei dialetti siciliani). In linguistica quando si parla dialetto pugliese si intende spesso e volentieri quell'insieme di dialetti appartenenti al gruppo dialettale napoletano o lingua napoletana tra cui v'è appunto il barese.☺️
@@fd88web le province di Bari, Barletta Andria Trani, Foggia, parte di quella di Brindisi e Taranto se non sbaglio parlano una varietà di dialetti meridionali intermedi, in cui molte vocali atone e tutte le finali sono ridotte a schwa, mentre il salentino appartiene al gruppo dei meridionali estremi, col calabrese e il siciliano in cui questo fenomeno non sussiste
Ma non era "lə schwə"?
Detto ciò, io rido sempre a pensare a tutti coloro che, per scriverlo una sola volta ogni tanto, ricorrono alla ricerca di Google scrivendo "schwa" e copincollandolo alla fine delle parole. Proprio come ho fatto io. Ciao Rob
Sarebbe interessante portare avanti la discussione in un Daily cogito!
Proposta semiseria: abolire la declinazione "o, i, a, e" e lasciare solo le desinenze "e" per il singolare indipendentemente dal genere e "i" per il plurale. Come per aggettivi tipo "celebre" o sostantivi come "giudice". In questo modo non si inventano suoni nuovi per la lingua italiana, è leggibile e dopo un po' ci si fa l'abitudine e diventa naturale.
Ascoltare tutto il video prima di scrivere i post, sarebbe già un bel passo avanti.
La scienza non ha ancora trovato una risposta a questa domanda, Rick ❤
Tante paranoie..e capricci di persone che che di base soffrono di complesso di inferiorità
Ma quelli che si offendono per il linguaggio "maschilista", non hanno una cartella di Equitalia da pagare, un'unghia incarnita, una suocera rompipalle, un vicino rumoroso... niente?
Eh, ma che culo!
Gente coi soldi che non fa 1 caxxo tutto il giorno e rompe i maroni
Ahahahahah ahahahahahah ma davvero!
Il napoletano è la lingua più inclusiva.
Buona sera a tutt quant!!
Stavo per scriverlo anch'io ma vedo che lo pensano in molti, e secondo me non sarebbe stupido attingere dal napoletano, che dopo tutto è pur sempre una forma di italiano, per cercare di risolvere questo "problema".
ecco un altro autoironico...
@@alexromano1810 ahahahah non succederà mai. Io stesso che sono napoletano sarei contrario, il napoletano è il napoletano e l'italiano è l'italiano, un mix sarebbe orrendo (lo dico per esperienza)
@@pasqualesimonelli1513 no ma io intendo solo per questa cosa delle vocali finali. Non è che voglio mischiare italiano e napoletano ad minchiam
@@alexromano1810 anche perché qualcuno potrebbe avere qualcosa in contrario. Si, Veneto, sto guardando te.
Posso dire che adoro il tuo modo di esprimerti e di pensare? Questo è un argomento campo minato e ci sei passato attraverso con estrema delicatezza. Se tutti fossimo in grado di esprimerci così, andremmo d'accordo anche con opinioni differenti. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha lo sbatti di pensare a COME dice ciò pensa ed escono dei disastri da ambo le parti.
Brava Fra, anzi mi scusi: bravə
Interessante!! Chissà se può valere anche per la violenza su* fragil*?! ;-)
Guarda, io sono uno dei rari casi di gender neutro di cui parli in questo video e, sinceramente, ti confesso che non ho mai sentito alcun desiderio di essere chiamato al neutrale, alcun problema se una persona mi chiamasse al maschile o al femminile. Mi è sempre stato perfettamente indifferente e non ho mai pensato che essere chiamato in un modo piuttosto che un altro fosse una mancanza di rispetto nei miei confronti. Non penso siano questi i parametri con cui misurare il rispetto che una persona ha nei miei o nostri, volessi parlare dell'intera categoria, confronti quanto il contenuto e il significato di ciò che una persona dice. La vita è troppo breve per perdere tempo su queste cose, basta saper valutare pragmaticamente quanto valga in una frase il come rispetto al cosa in base ai limiti del linguaggio, significato e significante del messaggio, tono della voce e anche espressioni e gesticolazioni.
onest*
@@sigmaboi9748 lol
Anche io sono di genere neutro, e non mi interessa molto come mi chiamano gli altri, però prendo comunque in considerazione la schwa quando devo identificarmi. Per fortuna la maggior parte delle volte è possibile evitarlo rivolgendosi a se stessi come "persona", ma non sempre. Per quanto riguarda il plurale invece ho sempre trovato anche io ridicolo non usare il maschile esteso, che è già piuttosto neutro.
@@4kkichan Io semplicemente non mi pongo il problema, anzi, per una questione di principio, evito qualsiasi tipo di etichetta. Io sono io e basta, molto semplice, il modo in cui mi vedono gli altri è indifferente, tanto ognuno ti vede un po' come può in base alle sue esperienze e alle esperienze che ha vissuto con te come insegna il buon Pirandello.
@@ArthurDaniel100 sì, ma infatti anche io ho scritto che non importa come mi chiamano gli altri, il problema è solo quando mi riferisco a me.
Se non possiamo convincere gli Americani e gli inglesi a usare il sistema internazionale delle unità di misura, che esiste da più di un secolo, non penso che riusciremo a convertire la lingua italiana in breve tempo XD
E sopratutto, perché dovremmo farci condizionare da teorie e tendenze che provengono proprio dal mondo anglossassone. Sono certa che siano altre le priorità per creare una società inclusiva per tutti, maschi, femmine, ed ogni genere tra l'uno e l'altro e oltre, ma anche per ogni altra categoria richi, poveri, Italiani di sempre, nuovi Italiani, ecc.
@@puisquilfautunnom7030
Gentile, anche negli Stati Italiani preunitari l'omosessualità NON era un reato. Anche nell'Italia fascista. Anche in quella democristiana. In quei Paesi che si dicono liberal, democratici, all'avanguardia nei diritti civili, che dovrebbero insegnarci qualcosa, fino a poco tempo fa, SI. Dunque: " ma mi faccia il piacere" come avrebbe detto il grande Totò.
Ogni tanto qualche persona riesce a parlare di certi argomenti senza creare polemiche, cercando di spiegarsi sempre per il meglio senza creare false allusioni. Grazie Mercadini!!!
È UNICO!💣🔝☠
e qui si ritorna su un tuo vecchissimo video quando citasti Ludwig Wittgenstein: "non esistono problemi inestricabili ma solo confusioni grammaticali"
Era il video sul pomodoro 😂
Era il primo Wittgeinstein.
Non quello dei "giochi linguistici dei muratori".
Sinceramente non mi sembra che sia questa la situazione...
@@o_o............ la situazione di fondo no, quella intavolata si
Faccio il capitan ovvio (anche se esistono molte più varianti)
Buona sera a tutti "i presenti"
Buona sera a tutte "le persone"
Si ma vai a farglielo capire. Che si concentrino a cambiare la mente e la cultura da cui vengono i pregiudizi, il linguaggio si evolve a seconda di come lo si usa più che di come è posto graficamente, per carità influenza anche di conseguenza le situazioni, ma parte da una base di pensiero. Dare libertà do scelta e di vivere a tutte le persone, sarebbe la base per non pensare nemmeno a come si parla e avere un ugaglianza di fatto e non di linguaggio apparente per far finta che stiamo cambiando, cambiare il contenuto e non la forma. Io almeno credo in questo, se poi mi sbaglio, mea culpa ragazzi, tutti sbagliano e quindi se mi sbagliassi che si usi pure quel che vogliono loro, ma sarebbe da dimostrare che serva davvero a cambiare qualcosa.
e gli animali?
Cosa ci fai tu qui? Vai a fare for honor che ti devo mettere like!
@@cubicapple9546 unnó capitou!?
@@artiko888 concordo al 100%,ma ormai è un errore che vedo di continuo di questi tempi ovvero anziché risolvere un problema di mentalità andare a cercare di imporre escamotage ridicoli sul linguaggio...un altro esempio è col bodyshaming che,anziché insegnare a non permettersi di giudicare a cazzo solo perché si ha la possibilità di lasciare un commento, si insegna che ogni corpo è bellissimo e va bene, anche se comporta evidenti problemi di salute..
A me fa solo che incazzare questa situazione.
A me è capitato di discutere con attivisti che si preoccupavano della questione linguistica, sia dal lato LGBTQ+ sia da quello femminista, la trovavo molto interessante. Poi mi sono ritrovata a sentire da alcuni di questi, molto probabilmente non rappresentativi del gruppo, ma comunque presenti, che la questione linguistica è prioritaria anche ad alcune legali o economiche. Perchè a detta loro il riconoscimento linguistico sarebbe un prerequisito per ogni altra battaglia che sennò è impraticabile. Sarò io ,ma penso che si crei un minestrone di priorità quando all'interno di un movimento esistono persone che pensano sia paragonabile l'uso o il non uso dell'asterisco alle discriminazioni sui posti di lavoro ecc.
Tra poco questi discorsi svaniranno come neve al sole, perché ci stiamo preparando alla guerra. E nelle guerre al fronte vengono mandati gli uomini, per cui questa storia del maschio bianco privilegiato si mostrerà in tutta la sua straripante idiozia.
Per tutto il video non ho fatto altro che pensare "ma come fa?", perché malgrado io la pensi esattamente come te su questo tema non riesco a comunicare ad altri queste stesse problematiche che noto senza farli incazzare. Complimenti, Roberto! Spero un giorno di riuscire ad esprimermi limpidamente così come fai tu.
A volte, non sempre, è un problema loro e non tuo, immagino.
Con molto rispetto: io credo che se imparassimo a rispettarci con i fatti, dopo potremmo incominciare a pensare al fattore linguistico. Se fossi una persona non binaria preferirei che innanzitutto mi si rispettasse per la mia natura, e che questa mi venga riconosciuta senza essere etichettato come “strano” da una persona che per farmi contento potrebbe pure usare lo shwa, ma che poi si gira dall’altra parte e nemmeno sa perché l’abbia usato. Finché non ci sarà rispetto VERO, sincero e fattuale tra gli esseri umani continueremo a sostituire la parola “frocio” con la parola “omosessuale” senza smettere di vedere pestaggi in metropolitana causati da un semplicissimo bacio tra due uomini. Mi ricollego quindi a quel bellissimo video che avevi fatto proprio su questo argomento. Grazie Roberto, ti seguo sempre volentieri.
quindi anche tu ritieni che il problema di inclusione linguistica sia una "questione bizzantina" e che bisognerebbe lavorare molto più sulla mentalità? chiedo perchè fin ora ho avuto paura di commentare. cioè io trovo che tutta sta cosa sia veramente una perdita di energie clamorosa, energie che dovrebbero essere spese nell'educare il prossimo al rispetto e all'uguaglianza. Pensare che ci sono grosse difficoltà per una transessuale (ad esempio) a trovare lavoro nonostante sia qualificata, e sperare di non subire...le rotture di coglioni (non riesco a trovare altri termini) da parte dei colleghi e dei superiori o, come dici tu, sentire di pestaggi in metro, ma per alcuni è più importante discutere su dove mettere shwa o U o altre lettere o magari numeri, si discute su quale etichetta mettersi addosso, un po' come quando un'azienda deve decidere a che prezzo vendere il proprio prodotto.
Che poi è ironica sta cosa dello shwa che è partita come provocazione dalla linguista Vera Gheno, solo che alcune associazioni l'hanno presa per buona
@@AntonioVanesio di base credo ci sia una lacuna gigantesca su tutta la sfera sessuale a livello culturale. Possiamo fare tutti i ragionamenti possibili ed immaginabili sulla lingua, ma se trovassimo adesso un modo perfetto per includere chiunque senza però eliminare la mancanza di istruzione, di accettazione e sensibilizzazione che è evidente nella nostra società, secondo me il problema non sarà risolto nel suo aspetto più importante. Soffermandoci così tanto sulla modifica dell’aspetto linguistico, la cui messa in vigore richiederebbe un tempo oggettivamente troppo lungo, rischiamo di non risolvere problemi molto più imminenti e all’ordine del giorno... Poi è un parere da profano, ovviamente. Posso sbagliarmi
Concordo, si può essere offensivi anche con "nuovi termini più corretti". La lingua cambia a seguito del cambiamento della società, non il contrario. Nel mentre possiamo adoperare il linguaggio in maniera più appropriata puntando all'educarci, il lessico italiano è vasto e le possibilità "alternative" già ne abbiamo.
Ma appunto, se usare la parola "frocio" è una mancanza di rispetto e un segno di omofobia, anche le persone non binarie si sentono non riconosciute se chiamate maschi o femmine. Però in questo caso vorresti che prima fossero rispettate per la loro natura e declassi la questione linguistica a lana caprina..
@@AndreaMillais eh se ti sbagli siamo in due. pure io penso che, soprattutto in italia, abbiamo un fortissimo problema con la sessualità
"sei stat molto coraggios ........ hai dimostrato molto coraggio!"
Ciao Roberto, vorrei lasciarti uno spunto per eventuali ulteriori riflessioni. Mi sono occupato per alcuni tempi della questione, e personalmente credo che, a monte, ci si ingarbugli in una questione piuttosto complicata: la distinzione tra "genere" (o meglio "gender" inteso come costruzione sociale della percezione del sesso di un individuo) e "genere" (inteso in senso grammaticale come una categoria che assegna il nome all'interno di una delle classi flessive che ne permette l'utilizzo concreto all'interno della frase). Alcuni linguisti ritengono che sia indebito pensare che la lingua, all'interno delle proprie classi di "genere" (stante la definizione di cui sopra) debba includere tutti i diversi "gender"; altri sono del parere opposto. Personalmente, ritengo che se non venisse insegnato che in italiano esiste un "genere" femminile e uno maschile, il problema non sarebbe da porsi, tante poche sono le evidenze strettamente legate a un'identificazione con il sesso biologico quale quello esternamente percepibile. Un ottimo lavoro per considerare la questione in termini interlinguistici è Gender di Greville Corbett, che appunto mostra come la categoria che va sotto il nome di "genere" in talune lingue sia codificata solo lessicalmente (es. turco), in altre del tutto assente, o residuale, in altre opponga un sistema tripartito (genere maschile, femminile, neutro) o bipartito (genere animato, inanimato), con tutte le mirabili esoticità che si trovano nel mezzo (ne cito a braccio una: ricordo che il dyirbal prevede un genere apposito per la verdura ovvero per il cino diverso dalla carne). Penso dunque che una riflessione preliminare da fare all'intero discorso sia: è giusto che la lingua rifletta nei propri "generi" i diversi "gender"? Spero ti interessi lo spunto, buona giornata!
Ti prego non ammettere di aver sbagliato. Togliamoci dalla testa che possiamo "sbagliare" su queste cose, Per come è la situazione non si toccherà mai il fondo: Viviamo in un epoca di individualismo così sfrenato e di tale egoismo narcisista che al grido di "inclusività" si fanno battaglie solo per sentirsi speciali. Impossibile non sbagliare. sbaglieremo per forza, ci sarà sempre qualcuno per cui sarà sbagliato come parliamo.
Non si può includere tutti nella immensa variegatezza umana, questo è un dato di fatto. Se si prende questa strada non se ne esce più. L'unica soluzione è quella di comprendere e interiorizzare l'antico adagio di "Fight club": NON SIETE SPECIALI. La lingua è una convenzione con lo scopo di utilizzare un UNICO protocollo di comunicazione a entropia minima indispensabile laddove potenzialmente ne potrebbero esistere tanti, quante sono le teste su questo pianeta.
"Non mi costa nulla", dici. Quando però devo usare la shwa con Ləi, l'asterisco con L*i, il simbolo di batman con L🦇i, e all'altro però non piace e non si sente incluso e quindi si inventa i propri pronomi con cui venire coinvolto (they, zi eccetera eccetera eccetera) A ME COSTA. La memoria nel mio cervello è *limitata*.
Dove sta il limite? quanti simboli grafici potremo includere? cosa succederà quando finalmente i furry si identificheranno come un genere a se stante e a loro non starà bene (ovviamente) usare il simbolo di batman, ma vorranno usare 🦊, collegata a chissà quale improbabile suono dell'IPA? magari saranno rimasti solo i click. "buongiorno a tutt!" si dirà nei raduni furry.
Propongo una cosa. istituiamo un movimento. Maschi: RINUNCIAMO al maschile sovraesteso. Dico davvero. da oggi non si usa più il plurale maschile ma di default sarà femminile, ci libereremo di un peso gravoso con il quale veniamo costantemente accusati di essere la causa del male del mondo solo in quanto possessori di un cazzo di cromosoma di merda, e passeremo la palla agli altri sess... scusate, agli altri generi. vedetevela voi. Io sto benissimo anche senza essere "incluso" e sono sicuro che anche a molti altri andrà benissimo così.
Non solo, coscrizione obbligatoria per le donne, che prendono il fucilino, diventano pasto per vermi saprofagi mentre noi stiamo a casa a cucinare per i figli. Però con il femminile sovraesteso, ci mancherebbe. Io ci sto.
Mettersi a fare mille discriminazioni per essere inclusivi e non fare discriminazioni sembra il modo migliore per perdersi nelle polemiche e non affrontare i problemi. Come hai detto in precedenza, in italiano il genere neutro e il genere maschile nella maggior parte dei casi si esprimono con le stesse parole. Espilicitiamolo per bene nella grammatica italiana e poi iniziamo ad affrontare i problemi veri 😉
25:27 mi lascio un appunto per quando farò "Mercadini out of context"
Complimenti. Hai ripercorso, in 30 minuti, anni di evoluzione del pensiero femminista su questo argomento.
Uhm, sei tornato indietro nel tempo? Il tuo commento è di 3 giorni fa
@@cubicapple9546 tre giorni fa può essere stato pubblicato privatamente e Rinaldi può averlo ricevuto tramite link. Oggi è stato pubblicato anche per noi utenti. O utente. O utentu. O untentə. (Scegliete quello che volete.)
Più in basso nei commenti ho scoperto l'arcano. Il Maestro Mercadini l'aveva pubblicato due settimane fa come "non in elenco", credendolo non visibile,invece di "privato". Voleva pubblicarlo oggi come poi ha fatto cambiando in "pubblico".
Su questi argomenti se ne dicono e se ne scrivono tanti, questo video mi sembra uno degli interventi più sensati e condivisibili che si possano trovare in giro.
Comunque se lo schwa dovesse prendere piede noi meridionali partiremmo avvantaggiati, visto che nei nostri dialetti lo usiamo da sempre xD
È vero, come dici magari c'è dell'ingenuità in quello che dici, ma è detto tutto con estremo candore e non credo sia possibile prendersela anche quando magari fai confusione su alcune tematiche delicate, parlo da esterna ma è quello che credo 🌼 con questo video ti sei assolutamente guadagnato un'altra iscritta al canale! 💖
Fantastico video che permette di ripercorrere le ramificazioni, ambiguità, problematiche legate alle soluzioni proposte per risolvere un problema complesso e sfaccettato. Soluzioni che nel tempo hanno percorso strade diverse, contraddittorie, ma mosse da una matrice comune, un po' come i significati di _patacca_ . In quel video Roberto suggeriva (indirettamente) di vedere l'ipotesi _Sapir-Whorf_ in una dimensione sociale, piuttosto che individuale, dove la lingua è in tutto e per tutto simile a una biblioteca dei saperi e delle idee di chi la parla (un'intuizione di cui gli avevo fatto i complimenti, perché tra molti studiosi - forse tutti- vige esclusivamente la visione individualista).
Non si menziona _Sapir-Whorf_ nemmeno in questo video, ma mi pare che il problema di fondo stia proprio lì. Il problema non è l'ipotesi in sé: in quanto ipotesi, è mossa da un'intuizione, non è unanimemente accettata né appurata, ma soprattutto, *è fumosa* .
Tra coloro che la ritengono plausibile, ci sono coloro che procedono con una cauta sospensione del giudizio (come il sottoscritto), chi propende per una versione _debole_ (secondo la quale le nostre categorie semantiche possono effettivamente condizionare il nostro approccio a problemi definiti e circostanziati, come ad esempio dividere gli oggetti per colori), chi propende per una versione _forte_ (ben articolata nel film _Arrival_ di Villeneuve, tratto da un racconto di Ted Chiang) secondo cui la lingua che si parla _determina_ pesantemente i nostri pregiudizi e le nostre percezioni.
In generale, mi pare che chi affronta l'argomento del video come "fatto linguistico" lo faccia adottando la versione forte, deterministica dell'ipotesi, applicandola per giunta ad un aspetto della lingua che viene spesso frainteso: tra i linguisti è ben nota la distinzione tra genere naturale (propria degli enti sessuati) e genere grammaticale, mentre non credo che sia altrettanto nota al volgo. Indovinate un po'? L'italiano (e il latino prima di lui) non fanno combaciare i due tipi di generi: il donnone, benché grammaticalmente maschile, mantiene per il parlante gli innegabili (!) connotati femminili indicati dalla radice lessicale; viceversa, benché in italiano la sedia sia femminile, non credo che nessuno vada a pensare di accoppiarla a un _sedio_ per ottenere delle _sediette_ e dei _sedietti_ .
Trattare l'argomento del video come "fatto linguistico" presenta più svantaggi che vantaggi, come sottolinea Roberto, perché implica adottare la versione deterministica, non verificata (per non dire già falsificata) di una _ipotesi_ insieme con la fusione di due nozioni linguistiche che andrebbero tenute distinte, onde evitare di colpire una trave con l'intento di rimuovere una pagliuzza.
Da gender fluid che ha commentato lo scorso video, sono felice di questo chiarimento anche se né ora né in precedenza mi sono sentita offesa :). L'ho visto come l'inizio di un dialogo collettivo, suscettibile di amplianti e riflessioni. Il problema è quando di queste cose non si parla o quando a parlare è chi non le conosce, non si vuole documentare, ma le vuole insegnare a chi le vive ogni giorno.
In generale, penso che la confusione sia normale visto che questi temi si affrontano - spesso causa tabù - troppo poco e talvolta in modo viziato da antichi pregiudizi.
Ma secondo me la confusione verrà meno nel momento in cui verrà presa una decisione e la si ufficializzerà affinché tutti vi si attengano.
La sola cosa che posso aggiungere è che un bambino potrebbe benissimo avere la sensibilità di contemplare tutte/tutti/tuttu. Non so quanto sia frequente un certo grado di sensibilità, ma come c'è nel confronto del razzismo o di chi ha deficit cognitivi e/o motori immagini vi siano bambini sensibili a queste tematiche, specie se in famiglia ha modo di sentirne parlare.
Io ho imparato da bimba che esiste l'omosessualità grazie a una madre che, senza malizia, me lo disse ed erano decisamente altri tempi. Fortunatamente "alcuni di noi" nascono in famiglie dove non c'è timore a parlare di questo e molto altro, senza malizia, senza morbosità.
Posso chiederti una cosa? Non voglio che risulti offensiva perché non voglio esserlo assolutamente!
Cosa significa essere gender fluid? Sono ignorante e desidero sul serio capirlo dato che su internet trovo svariate "interpretazioni" quindi preferisco chiederlo a chi sa come rispondermi
Io da piccolo chiesi a mia mamma se anche la signora con cui aveva parlato aveva una moglie, come il signore con cui aveva parlato prima, e mi spiegò che gli uomini hanno la moglie, ma le donne hanno il marito (erano i primi anni '80, di matrimonî gay non si parlava). Lo presi come una cosa che avevo imparato e di cui in futuro avrei capito il motivo; ma in generale non c'è bisogno di spiegare ai bambini l'omosessualità, se un bambino vede donne con mogli e uomini con mariti, di per sé, lo trova normale.
@@lupesiodelupis241mi scuso in anticipo per la lunghezza della risposta, ma il tema è complesso e lo seguo (per ragioni non solo personali) da anni.
Se andasse solo così, quanto lei sostiene potrebbe funzionare, ma le cose non vanno "solo" così.
Abbiamo politici, pastori di fede e associazioni pro-life che ce la mettono tutta per attaccare la comunità LGBT alimentando paure di ogni genere: sostenendo che i gay vanno nelle scuole ad “omosessualizzare” i bambini, dando vita a interrogazioni parlamentari per chiedere la censura di libri, telefilm, cartoni animati etc. affinché di questi argomenti non si parli né si vedano, vedendo in alluvioni e guerre le punizioni divine per l'esistenza degli omosessuali (succede ad ogni Pride e, senza scomodare altre religioni, lo fanno anche preti cattolici e cristiani).
I bambini, quindi, vengono a contatto anche con questo, con il malumore che questo crea negli gli adulti e con l'omofobia dai propri coetanei.
Lei sostiene che non serve parlarne con i bambini quando molti adulti, che sono quelli che dovrebbero educare i figli a vivere tra gli altri con gli altri nel mondo reale - dove gay, gender fluid, trans etc, esistono - sono i primi a lamentarsi che si parla troppo di questi argomenti salvo poi dimostrare di non aver capito nulla.
Ci sono persone che, ancora oggi, non distinguono la sessualità dall'identità di genere - nonostante da un adulto ci si dovrebbe aspettare maggior cultura e padronanza del lessico - e che, quindi, non sanno distinguere tra gender fluid, trans e omosessuali. Persone che fanno un grande mescolone di concetti, finendo vittime di pregiudizi, stereotipi e fake news, spesso convinte che sessualità e identità di genere si possano imporre insegnandole. Persone che poi, a casa, parlano coi figli e riversano su di loro tutto questo.
Inoltre, i bambini non sono solo quelle “creature” che si limitano a vedere due uomini e due donne stare assieme, ma sono persone che possono anche essere quei futuri uomini e quelle future donne.
Se un bambino crede che l'omosessualità riguardi solo gli adulti, quando inizierà a scoprirsi gay, magari in una famiglia bigotta ed omofoba, da chi andrà a chiedere consigli e informazioni? E se lo venisse a sapere il compagno di classe bullo, o che crede che nel deridere qualcuno perché gay non ci sia nulla di male?
Ma non è meglio, invece, parlare di questo (e dell'identità di genere) per creare futuri adulti consapevoli sia degli altri che di sé stessi? Che abbiano padronanza di linguaggio e possano descriversi senza confusione così da superare i tabù e i pregiudizi dei genitori, aiutando anche altri a farlo?
Magari ai miei tempi si fosse parlato di questo! Avrei fatto il mio coming out da giovane invece di attendere d'avere 46 anni. Tanto, avevo capito prestissimo - già nei primi anni di scuola - di non sentirmi in sintonia col mio genere biologico.
I miei compagni avrebbero saputo che esistono persone come me, gli sarei sembrata meno "trana" e forse non avrei dovuto sopportare commenti come "schifezza", "non sembri una femmina" etc. Commenti che oggi mi fanno tristezza perché sono un problema che molti giovani ancora vivono e che all'epoca mi stavano per rovinare la vita, finendo col farmi sentire una specie di alieno in quello che doveva essere anche il mio mondo, non solo il loro.
Grazie al cielo un video sensato sul tema, dell'asterisco hai spiegato origini che non conoscevo. A commento finale: personalmente mi sto convincendo che la soluzione è ritirasi su un eremo con dei popcorn🍿 e vedere questi che si scannano per essere formalmente più inclusivi ma sotto, nemmeno troppo sotto la superficie, restare le persone che sono sempre state; empatiche solo ai problemi che gli toccano direttamente.
Grazie a Dio è una semplice moda del momento perché a parlare così mi farebbe molto ridere 😄
Political correctness secondo Umberto Eco in una conferenza nel 98:
‘Nato per promuovere tolleranza e riconoscimento di ogni differenza religiosa, raziale e sessuale ; Tuttavia sta diventando una nuova forma di fondamentalismo che investe in maniera rituale il linguaggio quotidiano E CHE LAVORA SULLA LETTERA a scapito DELLO SPIRITO:
Così che si può persino discriminare un cieco purché si abbia la delicatezza di chiamarlo “non vedente” , e soprattutto poter discriminare coloro che non seguono le regole del politically correct’
La cosa sbagliata è proprio questa necessità di "riconoscere". Il punto sarebbe non perseguitare le persone che non fanno male a nessuno solo perché appartengono ad una categoria, non catalogare un certo numero di tribù da nominare una per una con rispetto, anche perché a ben vedere, ognuno di noi è una minoranza, per essere inclusivi, la sigla LGBTQIA dovrebbe essere estesa con altri circa sette miliardi di segni. Si fa prima a dire persone per indicare tutti.
Il saluto degli informatici con le espressioni regolari: buona sera a tutt([e,i,u,ə,*])
Dovrebbe essere "buonasera a tutt.[\. , ; : ! \?]?" In realtà, dato che dopo "tutt" si presume ci sia un solo carattere, ed eventualmente un segno di punteggiatura. Se invece non si considera il segno di punteggiatura allora é sufficiente "buonasera a tutt."
@@alessandromonticelli7444 Ma tu sei nel mio stesso gruppo whatsapp di ingegneria??
@@UCFc1XDsWoHaZmXom2KVxvuA probabilmente si :)
@@alessandromonticelli7444 Bravo che ti ascolti Mercadini seee
Questa storia della riforma della lingua mi pare il modo perfetto per sabotare ogni sforzo di inclusione.
in puro stile 1984
produce solo ilarità
Esattamente così come tutte le riforme anti-razziste stanno sabotando ogni sforzo per sconfiggere il razzismo. Viviamo in un periodo storico strano, ci studieranno intensamente fra un secolo o due. Siamo la caricatura dei nostri stessi valori
@@matteofabbris7877 se non puoi esprimere concetti sessisti allora non puoi avere idee sessiste, semicit
@@claudioberioli, una lingua deve poter esprimere anche cose negative, altrimenti non è una lingua. Per dire, nessuno pensa che sia giusto che si possa andare al mercato e acquistare una persona sulla quale si ha potere assoluto, ma se non esistessero parole come "schiavo" o "schiavitù" non si potrebbero descrivere le civiltà antiche (e neanche troppo) in cui questo era normale.
Io direi di inventare una vocale per ogni singolo individuo esistente
D'accordissimo. 7,5 miliardi e obbligare gli ignoranti che sostengono queste stupidaggini inclusive a studiarseli tutti, altrimenti etichettarli come sessisti, omofobi, transfobici, omobitransfobici, omolesbobipanbinarytransfobici
geniale!!! 😂😂😂😂
E allora non sarebbe più inclusivo
Dipende dal linguaggio di programmazione, alcuni usano anche il %. Per esempio SQL usa SELECT * FROM WHERE LIKE 'ALL%'
Se solo fossero tutti empatici e riflessivi come te, invece di indignarsi animosamente solo perché qualcuno vuole usare o non usare delle vocali, e questo prima ancora di porsi delle domande... Grazie per i tuoi pensieri
"l'importante è ragionare e usare la testa", dettaglio non da poco, soprattutto in questo periodo... :-o
Se invece di chiamarlo plurale maschile l'avessero chiamato plurale neutro non ci sarebbero problemi di questo genere.
13:30 io lo chiamerei "lǝ Schwa"! :P
Esatto
Hahaha oppure lu Schwa.
@@matteofalsetti150 schwa pescarese
@@lorenzod.1546 hahaha esattamente
@@matteofalsetti150 schwa salentino
Penso che questa sensazione del non essere inclusi sia una costruzione artificiosa nella mente delle persone, perché fino a ieri nessuno si è mai sentito escluso quando si usavano parole al plurale e non si sa perché ora la cosa rappresenti un problema.
In realtà ci si è sempre sentiti esclusi, quello che è cambiato è che oggi c'è la possibilità di dirlo e di chiedere alternative.
@@robee6146 falso
@@robee6146 che ci sia stato senso di esclusione, questo senza dubbio. Piuttosto è improbabile che derivasse dall’uso di una categoria grammaticale
qualcuno ha sempre necessità di fingere che questi siano "problemi" come comoda scusa per non parlare e non occuparsi di ciò che conta veramente.
@@ilmelangolo esatto, oppure pensano che il problema si risolva usando queste grottesche modifiche grammaticali.
Vedo Mercadini, like assicurato! ❤️
Si ma bisogna capire di cosa parliamo quando parliamo di sessismo: dobbiamo dar pari valore a tutte le persone, o dobbiamo rendere tutte le persone uguali?! A me pare che la società voglia rendere tutte le persone uguali, distruggendo le differenze, distruggendo le persone
Attenzione, “la società” non vuole rendere tutti uguali ma vuole dare a tutti uguale dignità.
@@AndreaSichenze secondo me sta andando verso un unificazione, che azzera le differenze, perchè ogni differenza diventa un ostacolo alla parità dei diritti, perché tutti vogliono avere o fare tutto.
@@AndreaSichenze nono, le differenze sono ricchezza, questa società ci vuole rendere tutti uguali senza identità
@@tonino1921 esatto sono semplici tentativi di spersonalizzazione
Trovo questo genere di video estremamente interessante, e trovo i tuoi ragionamenti sempre molto limpidi e piacevoli da seguire. Tuttavia odio constatare, anche nei commenti giù, che queste piccole cause su cui si batte il femminismo e anche la comunità lgbtq+ (piccole data l'urgenza di problemi più dannosi, come gli stupri o l'omotransfobia) vadano a rovinare l'immagine di questi movimenti, lasciando intendere al neofita dell'argomento che questa sia la matrice degli argomenti trattati, banalizzando così tutte le altre importantissime battaglie e i movimenti stessi.
Ma non possiamo semplicemente dire "... sei una persona coraggiosa..." "...buona sera a tutte le persone presenti..." ?
In tedesco si punta tantissimo su questo tipo di sostituzione di parole, nei testi e nei discorsi più o meno ufficiali è ormai la norma.
È la cosa più sensata
@@uu7807 no! Tutti quelli sani di mente dicendo "tutti" si intende uomini e donne
tecnicamente non risolvi il problema perché staresti parlando al femminile
@@meliador1490 ma "persona" è una parola neutra, non ha mica genere o sesso. Io sono maschio ma posso benissimo dire che sono una persona
Riguardo l'asterisco, da informatico, non ho potuto non pensare a questa cosa.
Se dovesse diventare una lettera a tutti gli effetti, cioè, se ci trovassimo a scrivere documenti che contengono frasi come:
"buonasera a tutt*"
il nostro asterisco informatico (chiamato wildcard) sarebbe sottoposto ad un dilemma esistenziale:
quando cerco la parola "tutt*" sto cercando ESATTAMENTE quella parola o mi va bene anche una parola come "tutto, tutti, tutta"?
Forse allora dovremmo inventare una nuova wildcard che non abbia questa ambiguità con una lettera che di per sé corrisponde ad un valore ricercabile.
Una meta-wildcard, se vogliamo.
In questo caso, la prima perderebbe lo status di wildcard e sarebbe declassata a lettera, cioè un valore letterale che può significare solo: ["a", "e", "i", "o", "ə"].
Povero asterisco, lui si che avrebbe giustamente da lamentarsi.
Da parlante di dialetto napoletano, posso dire che almeno in questa declinazione dell'italiano ( anche se molto ma molto poco simile ) molti modi di riferirsi ad altre persone sono spesso inclusivi ( pensandoci su due piedi almeno ). Per esempio per salutare un gruppo di persone spesso diciamo " nù salut a tutt quant " ( riferito al tutt* hahaha ).
In ogni caso tematica molto interessante, mia opinione personale, le discriminazioni esistono a prescindere dalla lingua, e salvo dovuti aggiornamenti linguistici, in quanto la lingua è giusto che si evolva e cambi come le persone parlanti della stessa, trovo l'insegnamento del concetto molto più primario. Wajù l'insegnamento del rispetto reciproco, fatto quello ma k tnimm a vrè.
Opinione di un maschio bianco etero ma educato quando possibile.
Nel napoletano siccome si tronca spesso la vocale finale per identificare il sesso si va a modificare una vocale all'interno della parola. Proprio perché la lingua (anche il napoletano) ha necessità di essere precisa e di comunicare più informazioni possibili col minor sforzo.
Doje guaglion (con o aperta) - due ragazze
Doje guagliun - due ragazzi
Doje infermèr (due infermiere donne)
Doje infermiér (due infermieri uomini)
'O mariuol (il ladro)
'A mariol' (la ladra)
@@AudioRacconti non si tronca un bel nulla, le vocali atone vengono pronunciate con il suono schwa ə, a modificare è la vocale tonica, quella dove cade l'accento, ma non sempre accade e ciò succede ance per il plurale che avviene con modifica dalla vocale tonica. In pratica parlate di suono schwa e non lo riconoscete quando lo sentite in napoletano, l'uso di questo suono per le vocali non accente esiste in tante lingue, tra cui il russo e l'inglese, ma sapete ch in cinese la terza persona è sempre uguale sia maschile sia femminile? Ecco perché si discute del sesso degli angeli mentre Bisanzio cade. Ti consiglio Grammatica diacronica del napoletano di Ledger, quasi 1000 pagine
Un gran bel video, uno dei più completi che abbia visto sulla questione
Per citare Conte che cita "lo stratega" Talleyrand: “Surtout pas trop de zèle”. Quando si eccede in fervore si rischia di servire male la causa.
Non sei ingenuo, Roberto...anzi ciò che dici mi pare estremamente sensato. Da me in azienda c'è la policy di mandare la mail con l'asterisco, a me viene la nausea ogni volta che leggo sinceramente. Mi sembra che proprio questa ideologia del politicamente corretto, finisce per dividere le persone, anzichè unirle.
Vorrei sapere l'azienda ma capisco che per motivi lavorativi non puoi dirlo.. mi dispiace questa cosa
Quando pochi decenni fa si è iniziato a fare sforzi per appianare le differenze di genere, io speravo che nel futuro non avremmo più parlato di maschi, femmine o non binary ma solo di persone.
ma infatti che schifo le differenze cioè ma poi pure dire persone non va bene secondo me perchè poi facciamo differenze tra persone e animali cioè secondo me sarebbe meglio tipo dire entità quello si che mi sembra inclusivo perchè pensaci magari vado a vedere uno spettacolo col mio cane e preferirei che l* show(wo)man dicesse buonasera entità perchè scusa cosa ti da il diritto di escludere il mio cane dicendo buonasera persone cioè non so se mi spiego comunque già come dici tu sarebbe un bel passo avanti molto meglio di quel linguaggio sessista tipo buonasera signore e signori o peggio ancora misogino tipo buonasera signori e signore cioè come osi mettere signori prima di signore voglio dire non hai motivo di non andare in ordine alfabetico se non per via della tua misoginia interorizzata a causa della cultura patriarcale detto questo vi saluto entità che mi sta esplodendo il cervello grazie a tutt* per l'attenzione
@@Louis13XIII magari c’è differenza dato che gli esseri umani (in teoria) non sono più animali ma hanno un quoziente intellettivo più elevato, proprio per questo non dicono buonasera a un cane magari perché un cane non capisce la lingua umana... ma forse eh o magari è colpa degli uomini cattivi e del patriarcato come il resto dei mali del mondo hahah
@@Maria-uv5qp mi sa che non hai capito la natura del mio commento
Parliamo di persone, e poi all'occasione specifichiamo femmine, maschi, non binary. Ma possibilmente dopo aver chiesto i loro pronouns.
Adoro il modo in cui spieghi le cose! Si tratta di una questione spinosa e interessante al tempo stesso, ti ringrazio per averne parlato.
al posto di "tutt*" usiamo "/$ ls *" oppure "/$ ls -R" così ci rivolgiamo anche ad amici, parenti ed antenati... Tanto prima o poi parleremo solo inglese (se non cinese)
Usiamo le espressioni regex per comunicare nello scritto e abbiamo risolto
Bisogna rispettare le persone /LGBT.?\+/
nooo non svelare il trucco le masse non sono pronte
Il dilemma nasce dal momento in cui incontri un soggetto sconosciuto. Non so gli altri ma io personalmente non chiedo l'identità sessuale e affini ad una persona che ho appena incontrato, poi se oggi prevede che la formula sia: " Piacere Franco, bianco, cis gender, usi pure i pronomi maschili" , piuttosto che qualsiasi altro combinazione, nessun problema, basta che ci decidiamo perché non posso essere accusato di non sapere come si identifica, spesso solo in quel momento, una persona che non conosco. La quantità di variabili è infinita ergo ci sarà sempre un modo per accusare di qualcosa qualcuno. Immaginiamo anche portare questo nell'insegnamento della nostra lingua ai più piccoli, tra scrittura e lettura. Oltre che contorto lo reputo anche relativista.
Già soltanto il parlare di questa questione mi fa capire quanto stiamo diventando fanatici del politically correct... Che tristezza
Ciao, Roberto! Ottimo video! Come sempre apprezzo la tua lucidità di pensiero e la volontà d'indagare la realtà contemporanea nella sua complessità, al di fuori dei luoghi comuni e delle facilonerie, pacatamente e con spirito critico. Mi chiamo Riccardo, abito a Mosca da quasi tredici anni e, sebbene per lavoro insegni italiano e quindi lo possa parlare quotidianamente, mi manca la possibilità di scambi d'idee nella nostra lingua. I tuoi video mi aiutano ad alleggerire questa nostalgia. Ti seguo da più di un anno con simpatia e stima, tanto che a qualcuno dei miei allievi di livello avanzato ho consigliato di vedere i tuoi video.
Io volevo aggiungere che in italiano non è vero che il neutro non esiste, ma è stato assorbito dal maschile, praticamente coincidono (lo si può capire anche pensando alla somiglianza tra le desinenze latine -us e -um, molto simili nel suono che viene conferito dalla vocale, più che dalla consonante). Infatti se parliamo di oggetti, un "sasso è bello e i sassi sono belli", seppur stiamo parlando di oggetti. Quindi l'uso delle -o al neutro singolare e -i al neutro plurale rientrano totalmente nella regola della grammatica italiana.
Sei un grande,come sempre! Mi hai fatto riflettere e nella mia ignoranza credo che nel linguaggio parlato sia più discriminatorio classificare con tutti,tutte,tuttu e non usare tutti come plurale di genere umano. Forse è solo un problema di percezione.Un abbraccio è aspetto con impazienza un tuo prossimo video
Ho la soluzione allo sva e *....
Usiamo una vocale già presente in italiano e che quando usata per parole che rappresentano un gruppo, è cognizione generale che il gruppo sia misto..... La i... Così diventa: "ciao a tutti"... Senti bello.... Abbiamo riciclato una vocale usata solo per il maschile plurale per farla diventare il "qualsiasi genere e non binario e senza genere" plurale.... Incredibile. Usando questa mia nuovissima invenzione potremmo ignorare da chi sia composta l'assemblea e quali siano le identità di genere presenti e usando una sola parola, includerli tutti.... E dato che siamo tutti diversi, con la i ci includiamo vicendevolmente .....
Mi potete ringraziare dopo.
Come sempre succede con i tuoi video, mi fai riflettere. Io sono disposto a fare uno sforzo per cambiare le mie abitudini. Dire buonasera a tutte e tutti (con le precisazione fatte in questo video), per esempio. Ma se tutti fanno questo sforzo, se non è accompagnato da un concreto cambio di abitudini nelle azioni concrete di tutti i giorni, non sarebbe uno sforzo vano? Se un selezionatore del personale, a parole è rispettoso delle donne, ma dentro di sé è maschilista e assume solo uomini? Il suo "buonasera a tutte e tutti ", a cosa serve? A parte l'apparire come uno aperto di mente?
Continueremo a essere ipocriti, invidiosi, xenofobi e maligni, ma impareremo a farlo in maniera inclusiva. Su con la vita!
ipocrit*, invidios*, xenofob* e malign* *
Concordo pienamente, perfettamente in regola con l’idea che fuori bisogna essere perfetto mentre dentro puoi essere chi vuoi perché devi essere libero di dire/fare/pensare quello che vuoi. Io la vedo come una involuzione
Da qualcosa bisogna cominciare. Non sottovalutare la potenza del linguaggio.
@@emanuelesol1096 Guarda, io vedo in primis questi propugnatori della neo-lingua, di una violenza verbale e ideologica assoluta. Convinti di essere nel giusto e per questo autorizzati a tutto. Prontissimi all'offesa personale, all'esclusione sociale, allo sberleffo. Non saranno tutti così, per carità, ci sarà anche del buono, io però ancora questo buono non l'ho visto. Ho ricevuto molti battibecchi e poco affetto, molte urla, molti insulti e molte prese per i fondelli. Se questa è la strada all'inclusione, con permesso, mi autoescludo.
@@widun E' magari neolingua se imposta, ma è chiaro che non sarà questo ad accadere. Viene solo ventilato dai reazionari, o conservatori che dir si voglia. Invece potrebbe esserci un processo abbastanza lento di trasformazione, con il progressivo cambiamento dell'uso linguistico.
Credo che un volta che una persona trasmette e comunica il suo rispetto per un'altra non ci sia bisogno di entrare così nello specifico. Sarebbe già un bel passo avanti per demolire questi tabù, dettati dall'ignoranza e dalla paura del "diverso". Però resta un argomento interessante.
4:53
Va detto però che in tedesco esistono due parole diverse per "uomini": "Männer" (che è il plurale di "der Mann") per indicare appunto gli individui di sesso maschile, e poi "Menschen", ovvero quella che utilizza Schiller nell'Inno alla gioia ("Alle Menschen werden Brüder wo dein sanfter Flügel weilt") che invece indica proprio gli uomini intesi come umanità (e quindi sia uomini che donne dal momento che l'umanità comprende sia individui di sesso maschile che individui di sesso femminile), cosa che effettivamente manca in italiano dove si usa la parola "uomini" in entrambi i casi.
Abbiamo "persona", "individuo", "essere umano".
@@lupesiodelupis241 Certo, ma in italiano viene utilizzato anche il sostantivo "uomini" in senso sovraesteso per indicare l'umanità (che è in realtà l'utilizzo più comune rispetto alle parole che hai citato), cosa che non avviene ad esempio in tedesco. Ovviamente anche il tedesco ha altre parole per tradurre "persona", "individuo" ecc. ma in più ha anche una distinzione di base per distinguere tra uomini di sesso maschile e uomini in senso di "umanità", cosa che non c'è in italiano dove "uomini" può essere usato in entrambi i sensi.
@@andream5310, beh, sì, ma di solito il contesto è sufficiente per distinguere. In latino, "homo" significava essere umano (come "Mensch" in tedesco), mentre uomo, nel senso di maschio, era "vir", per cui piuttosto è un senso sottoesteso usare uomo per dire maschio adulto. Quando dal contesto non si capirebbe, si usa "maschio" o "persona". Non è che bisogna avere la singola parola per tutto, ogni lingua usa strumenti diversi; ad esempio, in inglese diciamo "cheap", mentre in italiano diciamo "economico", "a buon prezzo", ma in generale preferiamo dire che qualcosa costa poco.
@@lupesiodelupis241 Assolutamente sì, di certo non devi convincere me, che ho la stessa opinione tua su questo ;)
Il mio commento era solo una precisazione (molto pignola in effetti) a ciò che dice Mercadini nel video, proprio per dire che il rischio di confusione nel testo di Schiller non si pone proprio, visto che usa esplicitamente "Menschen" per indicare l'umanità tutta, e non solo gli uomini maschi. Ovviamente il discorso di Mercadini resta valido e condivisibile.
Siamo a un passo dal baratro, salutiamo con il gesto della testa
Riprendendo un ragionamento di Barbaroffa, mi chiedo se non sia più "semplice" sostituire la definizione grammaticale di genere maschile e genere femminile da aggettivi e sostantivi con neutro e comune.
Grazie Roberto perché trovi sempre le parole più adatte da dire al posto mio a Cimdrp, Adrian Fartade e tutti coloro che dicono che la lingua italiana è maschilista e andrebbe cambiata
Quando per troppo benessere vengono meno problemi veri bisogna inventarne di assurdi....
Grande Roberto come sempre 🔝
Vengo da un paesino nella provincia di roma, la "u" la usavamo dal dopoguerra, e questa cosa mi sta facendo sganasciare dalle risate, anni di pratica per correggere il dialetto per poi ritornarvi coattamente
" a chi si fiu ni?"
"su itu a fa a spesa"
"issu s'ha da da na carmata"
Tivoli ?
Ad un certo punto il linguaggio seguirà un proprio percorso indipendentemente da alcune idee e volontà.
Mi pare che sia così da sempre. Il mio tono non è aggressivo, continuiamo il dialogo :)
@@uu7807🙂
Ho sempre avuto l'impressione che il linguaggio si evolva verso la semplicità e la comodità e la facile comprensione/uso e risenta anche del gap generazionale, dell' imprevedibilità, e dell'impatto che riesce ad avere, specie sulle nuove generazioni, chi promuove certe questioni.
Ad es la scrittura futurista del Marinetti, mi è sempre sembrata non attuabile, invece tramite la scrittura virtuale/social si è in qualche modo attuata.
Un altro es. sia io che mia figlia siamo interessate a tematiche femministe e LGBT, ma io che ho quasi 50 anni non credo in questa questione grammaticale, perlomeno sono d'accordo con Mercadini, e continuerò come sempre, invece lei da giovanissima adolescente crede sia importante anche questa questione, quindi potrebbe essere che, supportata da una certa convinzione, faccia propria l'attenzione di genere nello scrivere.
@@pattimint6537 Il linguaggio è importantissimo. Struttura la percezione e la società. Non vederlo è ingenuo.
@@emanuelesol1096 hai ragione. Infatti viviamo un periodo in cui si fa particolare attenzione a ciò che viene detto e a come viene detto. Però poi è da vedere quale consenso quale uso possano trovare le varie proposte fatte.
Non legittimo è imporre, legittimo è proporre, discuterne, esprimere il proprio consenso/dissenso e poi sarà quel che sarà.
@@pattimint6537 Ma infatti io penso che solo qualche reazionario possa credere che gli si voglia "imporre" una "neolingua". E' solo una banale strategia di reazione a un possibile cambiamento, sociale e linguistico (vorrebbero strangolare in culla un possibile cambiamento linguistico). Che di certo, se avverrà, non sarà improvviso. Lasciamolo germogliare, e poi fra qualche decennio vedremo se ne sarà cresciuta una pianta.
Queste battaglie per "correggere" la lingua mi ricordano tanto il Miniver ed il bispensiero di orwelliana memoria, nonché varie esperienze di differenti regimi totalitari( come, in Italia, la cd. "autarchia del lessico" sotto il regime fascista..). Be'..Il linguaggio è importante, cruciale! Lo comprova oltre ogni ragionevole dubbio quanto battano su questo tasto le èlite N.W.O.! E' una loro pietra miliare la neolingua politicamente corretta, con i suoi lemmi tabù, senza generi, piena di forestierismi, etc.. Il pensiero corrompe la lingua e la lingua corrompe il pensiero, come diceva Orwell. Comunque, la Murgia mi fa paura... Dietro quel faccione bonario perennemente imbronciato, sento a pelle che si celano orrori ineffabili... Così come dietro tanti finti neomoralisti "woke", burattini delle eminenze grigie illuminate..😱💀😨
È incredibile come da un commento idiota (Vygotskij) hai preso ispirazione per questa rubrica. 😂
Come al solito tratti anche questo tema con delicatezza e sensibilità. Io credo che siano questioni esclusivamente politiche. Linguisticamente è un'assurdità.
"Sei una persona molto coraggiosa."
"Siete due persone molto coraggiose."
Funziona per tutte (le persone).
Persona è femminile quindi sessista verso gli uomini.
Visto che hanno tanto da rompere su queste inezie a quel punto avrei diritto a farlo anche io.
@@Martozen bah io da uomo non me la prendo se il soggetto è persona/e
@@enricoandrighetto775 e io da donna non me la prendo se si dice "tutti".
@@rettilianoilluminato611 il discorso è proprio che l'italiano al contrario di altre lingue ogni parola ha un genere, trovo quindi inutili tutte queste questioni, che evidentemente derivano da discussioni su altre lingue, che essendo dotate di forma neutrale chiedono di usare quest'ultima perché non indica un preciso genere o orientamento sessuale.
@@Martozen ma infatti sono d'accordo col dire che sono tutte seghe mentali nate su twitter per moda progressista.
Lo schwa risolve il problema arancinə
E il gallo fa chichirichi, chechereche, chuchuruchu
Ma se passasse davvero la proposta assurda di modificare la nostra lingua per risolvere un non problema cosa accadrebbe a tutti i libri già stampati? Verrebbero ritenuti fuorilegge perché testimonianza di una presunta discriminazione di genere? I film verrebbero tutti ridoppiati o censurati? Le lingue si modificano in maniera organica non forzata e pretestuosa.
7:33 No, Roberto, cosa sono questi gesti?
Premetto che questa che sto per esporre è la mia personalissima chiave di lettura, non escludo possa essere lontanissima dalla realtà.
Credo che la questione sia stata sollevata più che altro per far notare come perfino la lingua, così come la società, sia a concepimento del maschile predominante (vedi il plurale con maschi e femmine che si declina al maschile sia che ci sia un solo maschio e 200 femmine, sia che ci siano maschi e femmine in egual numero o in numero maggiore di maschi, quasi a sottindere, per estremizzare, che "un solo uomo valga più di miliardi di miliardi di donne"). Il discorso che hai fatto tu nel video precedente comunque mi ha fatto riflettere sul fatto che nessuno ha mai detto che la "i" del plurale sia in effetti una declinazione maschile (anche se per definire l'umanità si usa dire L'UOMO).
E mi ha fatto molto riflettere anche il discorso che per definire un ruolo di rilevanza si usi il femminile singolare (la Presidenza, la Proprietà...).
In sostanza credo che sia soprattutto una provocazione che voglia farci riflettere in merito a quanto sia insita in ognuno di noi, pur in maniera del tutto inconsapevole (e starebbe lì l'aggravante del suo effetto), la mentalità del maschio predominante. Quanto, cioè, il pensiero patriarcale ci abbia traviato fino a renderlo la normalità perfino nella lingua. Ecco il motivo del voler ricercare un italiano inclusivo. Per dimostrarci che, se si fa fatica a modificarci, è evidente quanto sia radicato in noi questo pensiero, financo nelle persone che non sono assolutamente maschiliste, cioè per evidenziare fino a quanto in profondità si sia insidiato questo cancro.
Ora, personalmente ritengo che di questioni più urgenti in materia di inclusione e parità della donna e delle persone non binarie, ce ne siano a bizzeffe.
Ma come dicevi giustamente tu, se basta questo per schierarci a fianco di queste giustissime battaglie, perché no... :-)
Ti abbraccio forte, grazie come sempre
Questo è un discorso che viene fatto ora, è una politicizzazione della storia a fini ideologici. Questo è forse un altro atteggiamento inconscio pericoloso che è in ballo. Dire che la lingua è stata sviluppata in maniera volutamente maschilista è follia.
Anche io come Roberto mi chiedo se è ingenuità la mia, visto che non mi sono mai sentito di discriminare utilizzando in neutro consapevole che fosse uguale al maschile. Io questa lingua così maschilista non la vedo, vedo la società dal retaggio maschilista ma non le collego.
@@Mifaroicazzimieidaadessoinpoi Potrebbe essere che io sia completamente fuori strada, ho specificato apposta che è una mia personalissima lettura. Io il motivo per cui il plurale fosse sempre maschile me lo chiedevo fin dalle elementari (fine anni 80). Non escludo che non c'entri nulla col maschilismo, ma mi piacerebbe avere prima o poi una risposta che ad oggi non ho ancora trovato.
@@Mifaroicazzimieidaadessoinpoi Aggiungo che la prima volta che chiesi alla maestra delle elementari il motivo per cui sia così, mi rispose proprio qualcosa tipo "il maschile è più importante", quindi probabilmente l'ho interpretato male io o la maestra si è inventata una risposta su due piedi.
Sono sostanzialmente daccordo con te, ma gli attivisti e i detrattori dell'uso di schwà e * l'hanno presa molto sul serio sta cosa, sono agguerritissimi e non hanno alcuna intenzione di sollevare un problema, o alimentare un dialogo. Semmai l'opposto, poiché questa di schwà e * è una polemica nata tutta interna ai social network, secondo le dinamiche dei social, lo scopo è alimentare il flame, riunire in categorie e raggruppare i "noi" e "loro". Serrare i ranghi praticamente, l'opposto dell'essere inclusivi.
Mi ci sono scontrata con questi detrattori ed è stato non sono estenuante, ma anche scoraggiante. Se il futuro che ci aspetta è questo, ne ho il disgusto.
Noi in Sardegna lo usiamo già,
le parole finiscono in u,
fogu, ogu, unu, tempu, bentu😀
E fra l'altro, se non erro, in sardo i genitali maschili sono femminili, e quelli femminili maschili. Più inclusivo di così...
Futuristi.
Secondo me c'è un'altra cosa molto fastidiosa di questo tipo di "attivismo", e cioè che si propone di portare dei cambiamenti culturali alla società, ma lo fa tramite l'imposizione e non tramite il dialogo. Ora, se c'è un problema sociale, è giusto e auspicabile che la minoranza vessata dal problema "imponga" le sue condizioni alla maggioranza, togliendole libertà per darle a chi ne aveva di meno. Con questo criterio si legittimano cose che, ideologicamente, sarebbero assurde e antidemocratiche, come ad esempio le quote in parlamento, ma che pragmaticamente sono necessarie. Quello che loro si propongono di risolvere, però, non è un problema sociale, ma culturale. I problemi sociali si risolvono con le leggi, quelli culturali con il dialogo. Dal momento che gli attivisti si dimostrano del tutto indisposti, nel caso fosse necessario, a rivedere la loro posizione, non c'è possibilità di intavolare nessuna discussione, ma possono soltanto imporsi in maniera autoritaritaria. Questo non può che provocare ostilità nei confronti di questo tipo di atteggiamenti
Diamoci nel mezzo... buonasera a tuttieu 😂
Ciao Roberto, bellissimo video come sempre! Tre spunti su cui stavo riflettendo. In rumeno, esiste la lettera ă o î (se scritta ad inizio parola) che ha esattamente il suono dello schwa, quindi lo abbiamo in una vocale di derivazione latina. In olandese invece mi è sempre piaciuto il fatto che abbiamo due generi identici (maschile e femminile) ed un terzo neutro (strano no?). Inoltre mi ha fatto sorridere che pure lu schwu non si sa che genere abbia 😂
Roberto il video non è in elenco, non compare sulla home e lo si trova solo guardando i video dalla pagina del canale
così diventa una chicca per pochi, per chi si mette a cercare per bene, chissà se è voluto.
@@arteficefolle5550 Sì, è voluto. L'ho caricato in anticipo, ma con l'intenzione di pubblicarlo la settimana prossima. Ma pensavo che i video "non in elenco" fossero visibili esclusivamente da parte di coloro che ricevono il link. :-)
La prossima volta che carico un video in anticipo lo metterò "privato". :-)
Probabilmente era una cosa per i Patreon
Sei strepitoso...mi hai ricordato Claudio Cavallin,il mio professore di lettere al liceo che insisteva spesso sullo Schwah ....un ritorno a 40 anni fa
Per me quella su Whitman era autobiografica
Esatto! :-)
Non aggiunge nulla alla discussione, ma volevo dirti che sei veramente bravo!
Ciao Roberto, un piccolo appunto: non si usa la forma "ciao a tutt*" o "ciao a tuttə" piuttosto che "ciao a tutti/e/u" perché l'asterisco è come se fosse un placeholder per tutte le altre desinenze, anche perché come hai sottolineato tu ciò non giustificherebbe la forma con lo schwa.
In generale, l'utilizzo della forma neutra è da considerarsi come un'informazione in meno che dai all'interlocutore, stai semplicemente omettendo il genere della persona a cui ti riferisci. Il fatto che viene utilizzato dalle persone non binarie ne è solo una conseguenza.
Io, ad esempio, mi considero "agender", cioè senza genere, l'ultima cosa che voglio è proprio un genere (grammaticale) fatto apposta per riferirsi a me. Quello che voglio è, invece, che ci si possa riferire a qualcunə senza per forza doverne specificare il genere sociale, non essendo una caratteristica inalienabile della persona.
Ciao! Scusami, non mi è chiara la differenza fra la tua tesi e la mia.
Potresti farmi degli esempi?
Per esempio, ti risulta che l'asterisco si usi anche per il singolare delle persone no binarie?
@@RobertoMercadini Scusa se mi sono espresso male, intendevo chiarire il punto riguardo "asterisco/schwa come singolare per le persone non binarie vs asterisco/schwa come plurale inclusivo", entrambe sono forme che rispondono ad un'unica esigenza, riferirsi a persone senza sottolinearne il genere. Nell'esempio che hai fatto "vi rivedremo tutt* a scuola", il tutt* non è un voler intendere che ci si sta riferendo sia a uomini sia a donne sia a non binari, vuole essere solo una forma 'de-generizzata' del pronome tutti/tutte e si riferisce ad un insieme di persone senza che ci siano categorizzazioni in base al genere (semanticamente uguale al maschile indifferenziato, poi che non si voglia utilizzare o meno quest'ultimo è una scelta personale).
Partendo da questo passiamo al singolare: prima di tutto, sì, si può utilizzare anche l'asterisco per il singolare proprio per ricalcare l'utilizzo che se ne fa nelle parole plurali. Se dico "sono arrabbiat*" non sto dicendo "sono arrabbiato/a" ma semplicemente non sto specificando il mio genere, per questo le persone non binarie lo utilizzano (perché un genere o non ce l'hanno, come nel mio caso, o non è riconducibile al binarismo). Si potrebbe anche utilizzare quando non conosci il genere di una persona ma ti devi comunque riferire ad essa "Non so come si chiama ma è molto carin*" (soluzione che effettivamente 'tappa' un buco nella lingua italiana visto che senza introdurre sostantivi di valore neutro come 'persona' 'individuo' ecc. quella frase non avrebbe senso con la desinenza femminile o maschile).
Poi è chiaro, l'asterisco si può solo utilizzare nella forma scritta e quindi in maniera totalmente sovrapponibile si utilizza lo schwa nel parlato (o in generale se non ti piace come soluzione l'asterisco puoi utilizzare le altre forme o studiarne di nuove, non stiamo parlando di regole ma di un dibattito ancora in corso, l'unica cosa necessaria per la lingua è una, che si tenga conto anche delle persone che non rientrano nel binarismo uomo/donna).
Se non è ancora chiaro, non farti problemi a dirmelo.
P.S. comunque capisco il motivo di tanta confusione tra chi è 'fuori' da questi discorsi (ma ti assicuro anche all'interno), perché a vedere l'utilizzo che ne fanno molte persone si capisce effettivamente poco.
Ma dire semplicemente buonasera no ?😂( È ironico ovviamente video bellissimo come sempre )
Vorrei scrivere un pensiero forse sciocco. Ma se ci fosse uguaglianza e parità saremmo comunque qui a parlare di italiano inclusivo o invisibilità della donna? Se, come in un rapporto tra due partner, in cui i due individui si fidano l'uno dall'altro e si apprezzano, stimano e rispettano per ciò che sono e per ciò che danno l'uno all' altro, veramente ci fermeremmo a pensare se dire tutti al posto di tutte sia discriminante? Il problema si trova a monte del linguaggio a delle regole grammaticali, il problema è culturale. Se fossimo tutti più umani ci renderemmo conto che differenziare meriti e punizioni in base al sesso, alla religione o al colore della pelle non ha il ben che minimo senso, giustificazione o risvolto positivo.
I problemi uomo-donna esistono anche lì dove la lingua non ha problemi di genere. Modificare l'idioma non risolve nulla.
Sono d'accordo con questo, ma considera anche che le battaglie combattute finora (per persone nere, per le donne, per la comunità gay) hanno tutte avuto a che vedere con una parte enorme della popolazione che è difficile da evitare. Se invece parliamo di persone transgender, non binarie, ecc, parliamo di minoranze con cui una singola persona può anche non venire a contatto per tutta la sua vita. Se si vuole che queste persone, che ovviamente fanno fatica ad empatizzare con situazioni che non vivono e non vedono, capiscano il problema e si mettano nella mentalità di rispettare i pronomi di tutti, può essere necessario cambiare direttamente il linguaggio. Non parlo di cambi radicali, ma per esempio i rappresentanti studenteschi della mia università usano la schwa nelle comunicazioni ufficiali, e più o meno tutti gli studenti hanno quindi letto messaggi scritti con la schwa e sanno che esiste. Per me, piano piano, un cambiamento del genere avverrà, almeno nelle comunicazioni ufficiali scritte; poi si vedrà.
@@giobunny1860 è vero! Bisogna pur partire da un punto zero e se il punto zero è il linguaggio ben venga, ma appunto dev'essere un punto di partenza e non la soluzione definitiva, non si deve agire pensando che cambiando qualche regola grammaticale (oppure usando la schwa) si sia risolto tutto il problema, come aimé molti credono. Cambiare il modo di parlare non può essere un "contentino" ma anzi dev'essere uno dei tanti modi per renderci conto che siamo tutti uguali pur mantenendo la nostra unicità
bravo, lo stavo per dire: l'asterisco è la WILDCARD
Da laureato in lingue, grazie.
Va bene anche solo "buona sera " !!! A tutte le persone 🥂
Le tue riflessioni andrebbero tradotte in tutte le lingue del mondo, persone come te fanno bene alla crescita intellettuale del genere umano!
Al colmo della follia, c'è chi , in Emilia, ha preso la cosa sul serio!
Un'alternativa ancora più valida sarebbe usare il napoletano, che taglia la vocale finale
Si fa in molti dialetti del Sud...Siamo avanti! 💪🏽
non sono un'esperta ma io ho sempre comparato lo schwa al they inglese. Il they può essere usato come plurale generico o come singolare verso una persona di cui non si vuole o non si può (perché non si conosce) specificare il genere. Praticamente tutte le persone non binarie in inglese preferiscono i pronomi they/them.
Comunque complimenti per il video, molto molto interessante
Io sono sempre stato per introdurre la desinenza in "u" come genere neutro. Singolare, plurale, binario, non binario, esadecimale... È comodo, lo sappiamo scrivere, non dobbiamo imparare a pronunciare suoni nuovi e, cosa più importante, non discrimina nessuno.
Però, come già detto da altri, la cosa migliore sarebbe smettere di pensare che le parole abbiano un sesso o che siano discriminatorie "di per loro". Concentriamoci più sulle intenzioni di chi parla e meno sulle desinenze che usa. Altrimenti, un giorno, qualcuno farà il peggiore dei discorsi misogini e discriminatori di tutta la storia e si prenderà scrosciate di applausi solo perché ha messo lo schwa ovunque.
Non bisogna cambiare la lingua, bisogna cambiare il pensiero.
Con queste "lotte" su questioni di lana caprina stanno perdendo tempo ed energie che dovrebbero essere indirizzate in altro modo.
Come ad esempio la questione del doppiaggio nei film; si rischia di cadere nel ridicolo.
Se poi in realtà l'unica ragione per proporre o anche solo parlare di queste piccolezze è per sensibilizzare l'umanità verso il tema di genere posso capirlo ma comunque non lo condivido.
Saluti e like come sempre,
Max.
Secondo me la cosa più comoda resterebbe usare una frase neutra tipo invece che "sei coraggioso/a/u" usare "ritengo che tu abbia avuto molto coraggio"
Per l'esempio del pubblico, non benvenuti a tutti/e ma "un caloroso benvenuto al mio pubblico"
Aboliamo gli aggettivi? Comunque pubblico è maschile, ci sarebbe chi troverebbe da ridire pure lì
@@milanfanas Nono assolutamente, però secondo me questa è la soluzione più rapida fra quelle proposte
È una buona soluzione, ma che sfrutta una perifrasi eliminando direttamente l'aggettivo per aggirare la sua sola desinenza. Al di fuori di un uso strettamente situazionale e proposta come alternativa nel contesto dell'italiano inclusivo, mi sembrerebbe un impoverimento linguistico e una soluzione poco pratica.
C'è una cosa che si chiama economia linguistica. Nel linguaggio parlato questo tipo di soluzione non potrà mai funzionare.
Bella rubrica, porti sempre temi interessanti.
Oh ma hai cambiato videocamera? Da quando? Mi sembra molto meglio la qualità video
George Lakoff "Women, Fire, and Dangerous Things: What Categories Reveal About the Mind".
Ciao Roberto, e perché non proponi invece in un circolo femminista la tua idea di inventare, anziché il neutro, il maschile? -u al singolare e -y al plurale (-ü), come riebaloravamo qui: th-cam.com/video/rUnSXpmwAvo/w-d-xo.html
La tua era una proposta scherzosa, ma effettivamente è geniale: la migliore finora presentata.
I vantaggi del rendere l'attuale maschile neutro sono questi:
1. La forma base non è più il maschile, ma il neutro ("bambino"): il maschile ("bambinu") viene fatto derivare dal neutro come il femminile ("bambina"). Questo è teoricamente apprezzabile: antimaschilistico (il maschile non è la forma base) e antisessistico (la forma base è il neutro: maschile e femminile sono forme derivate, secondarie). Inclusivo.
2. È una cosa che esiste già: se parli di "diritti dello studente" comprendi in "lo studente" maschi e femmine; se non sai se un gatto è maschio o femmina lo chiami "gatto"; se dici "bambine" sai che ci sono solo femmine, se dici "bambini" non puoi sapere se ci sono solo maschi.
3. È una soluzione elegante per risolvere delle ambiguità problematiche: se dico "Maria è tra le migliori ingegnere della compagnia" non si capisce se lo sia in generale o solo tra le femmine; usando "ingegnere" per indicare tutti questa ambiguità si risolve: "Maria è tra i migliori ingegneri della compagnia" significa che lo è in generale, "Maria è tra le migliori ingegnere della compagnia" significa che lo è tra le femmine.
4. In realtà è molto più realizzabile e meno invadente delle alternative proposte (schwa, asterischi...): per il maschile si può tranquillamente usare la forma neutra, come adesso (se chiami un bambino maschio "bambino" anziché "bambinu" nessuno si offende, perché "bambino" comprende sia maschi che femmine). Sono poche le occasioni in cui si deve specificare il sesso maschile: si direbbe "State tutti bene?" come adesso, anziché "State tutt* bene?"; "Chi è il primo della classe" come adesso, anziché "Chi è l* prim* della classe?"...
Comunque la soluzione migliore è probabilmente quella di chiarire che "maschile" e "femminile" sono solo classi nominali, che è arbitrario chiamare generi. Avevamo girato questa intravista sul tema: th-cam.com/video/nCb9DDYL_2w/w-d-xo.html
Non pensavo ci si sarebbe mai trovati a discutere se inventare una simil-Neolingua in stile 1984 di Orwell sarebbe mai stato utile o ridicolo col passare degli anni