Finire Sekiro in fretta e senza patemi d'animo è fondamentale per inserirlo velocemente nella lista dei miei giochi completati, ottimo materiale per la sessione di piacere prima di andare a letto. Vorremo mica che l'accumulo subisca un rallentamento!
Possono esistere anche scene meravigliose dovute da queste limitazioni. Esiste ad esempio OneHandFra (canale italiano) il quale ha una mano ed ha sconfitto Isshin giovane. "Non esitare" direbbe Isshin, e mi sa che lui non l'ha fatto. È molto motivazionale come cosa, e soprattutto ti crea proprio gioia vedere la scena in cui capisce di averlo sconfitto.
"L'arte deve essere comprensibile, sì, ma per i suoi destinatari". A posto. Nessun messaggio è per tutti, "discriminare" ha assunto un significato negativo per via della lesione dei diritti che molto spesso deriva dal farlo in ambito sociale, ma in sé significa "distinguere" e distinguere una persona dall'altra e un gruppo dall'altro è una cosa non solo ammissibile, ma necessaria quando si intende trasmettere qualcosa.
Eh sì, "discriminare" nell'arte è fondamentale... Discriminare è anche dire "questo mi piace/questo non mi piace, voglio fare questa cosa/non voglio fare quest'altra", che poi a opera compiuta si può trasformare in "quest'opera è destinata X ma non piacerà a Y"
@@dariocaporuscio8701 ma in realtà è come dire che non debba esistere una versione per bambini dei classici di letteratura, esistono i bignami dei promessi sposi per esempio, poi ovviamente se io dovessi leggere la versione riadattata della Disney con Paperino dell'Iliade avrei letto un opera più semplice ma con magari lo stesso "discorso" di quella di Omero. Stessa cosa per i Videogiochi in single player, se ci fosse una opzione ultra semplice di Sekiro che tutti sono in grado di finire basta semplicemente non sceglierla e giocare il gioco a un livello diverso, anche perché non tutti possono accedere a leggere gli autori in lingua madre dal francese o dal tedesco passando per russo inglese giapponese ecc. o quanti tra noi hanno letto per esempio The Witcher in polacco? Ovviamente capisco quello che vuole dire Wesa ed è ragionevolissimo, le opere degli autori non sono obbligate a essere per tutti nello stesso modo.
@@quiricosolinas7876 ma Manzoni non ha scritto i promessi sposi della Disney... Manzoni ha scritto i promessi sposi. Che c'entrano le edizioni semplificate dei libri? Quelli non sono mica opere dell'autore, qui si sta parlando dell'opera originale
@@dariocaporuscio8701 Potrebbe esistere la controparte videoludica della Disney che riadatta le opere di From Software per renderle fruibili ad un pubblico più vasto potenzialmente interessato. Avrebbero il marchio Disney ovviamente e non FS, in quanto le opere originali FS sarebbero snaturate nell'intento dell'autore se venissero presentate come tali in seguito ad un procedimento del genere.
Mi torna sempre in mente il mio abbandono di DarkSouls alla città infame per la troppa frustrazione. Dopo quell'evento non ho mai pensato di "doverlo finire con aiuti predisposti in-game", ho semplicemente capito che non è un gioco che fa per me e lo dice uno che l'aveva pagato a prezzo pieno per la 360, perché davvero incuriosito tra il clamore pubblico e il riscontro della critica. *Aggiungo, post-visione, sono contento che tu sia tornato a registrare in questo modo, purtroppo non uso la "piattaforma viola" e lo streaming in generale non è un metodo di fruizione che mi appaga, preferirò sempre questi "spezzoni di pensiero"...grazie ancora per il tuo tempo e il tuo pensiero.
Uno dei tuoi video più belli, Wesa. Se ci fossero i sottotitoli in inglese, lo spammerei su ogni forum, subreddit o piazza virtuale che frequento, quando puntualmente spuntano le discussioni sull'obbligatorietà di una "easy mode" in ogni gioco, con la classica motivazione del "ma se un altro giocatore usufruisce di quella modalità, la tua esperienza non verrà intaccata dato che non la utilizzerai".
@@AZAELinvaded non so se è una cosa che può abilitare lui ma potrebbe inserire la possibilità di avere sottotitoli in inglese tradotti da quelli generati in italiano
@@asdfufu2915 non credo. Dovrebbe abilitare una traduzione suggerita da un utente. E per abilitare intendo inserire manualmente la traduzione, perché TH-cam è simpatico e ha toltο l'opzione di farlo per gli utenti
@@federicosavorani6320 è assurda questa tendenza a regredire, a togliere quelle cose che funzionavano o che comunque avevano un senso, una utilità. Ho notato questa tendenza in molti, troppi contesti.
Che bel ragionamento, Wesa. Io purtroppo di videogiochi non me ne intendo, perciò inizialmente ho avuto qualche difficoltà nel cogliere il discorso. L'esempio de Il nome della rosa è stato, invece, chiarificatorio: da quello ho compreso il problema che sta dietro all'accessibilità all'opera artistica. Davvero un gran bel video!
Per quanto le persone possano permettermelo, io mi reputo un creativo. Io sono per il pensiero che ciò che creo, è per il "destinatario". I destinatari per cui creo quel "qualcosa". Quando creo qualcosa, penso solamente alla mia idea, e al massimo a chi voglio raggiungere. Non creo le mie idee pensando a tutti i "target". Consapevole dei limiti e dei rischi ch può portare. Preferisco avere una nicchia di appassionati, che creare qualcosa di annacquato, lontano dalla mia idea, soltanto per essere fruibile a "chiunque".
Io la vedo in maniera un po' diversa ciò che il creativo fa, dal mio punto di vista quando idea e sviluppa la sua opera lo fa prima di tutto per se stesso, visto che é l'unico modo che conosce per esprimere il suo Io, poi quando si parla di opere che hanno anche uno scopo di lucro una analisi e uno studio del mercato spesso per diverse ragioni impreziosisce l'opera finale.
ti ringrazio wesa per esserti ritagliato e quindi aver creato e messo a nostra disposizione uno spazio (il tuo canale) che fugge dal ritmo forsennato imposto dalla società moderna, ti ringrazio per aver avuto la forza, la voglia e perché no anche il coraggio di arrestare questo ritmo semplicemente pensando.
Partire parlando di sekiro (non detto con tono critico ma come qualcosa di estremamente concreto e che faccia parte dell'esperienza di ognuno) fino ad arrivare alle massime conclusive di una eloquenza rara. Complimenti!
Video che aspettavo da tanto, soprattutto perché di recente sta questione della Easy mode nei Souls è scoppiata di nuovo su Twitter e TH-cam, con gente che dietro pretese di accessibilità ha dato del "gatekeeper sfigato" a chi come me e molti altri provava a spiegare quello che hai spiegato tu perfettamente. Ed è triste, proprio per questa malcelata benevolenza del "diritto di tutti", che viene sfruttata per porsi ad un livello di superiorità morale. Tu sei contro all'Easy Mode, quindi tu sei contro l'accessibilità e quindi indirettamente odi i disabili. Quando poi: 1) Come hai detto più volte, accessibilità =/= difficoltà 2) Nella maggior parte dei casi questi discorsi vengono fatti da persone che disabili non sono, e che "sfruttano" questi ultimi per nascondersi dietro al fatto che in realtà vogliono la Easy mode perché non hanno voglia di impegnarsi. Vogliono la famosa "Easy way out". Ma sta all'autore decidere se metterla o meno, soprattutto se come nei Souls la difficoltà è un fattore cruciale del gioco, dove l'oppressione e la sensazione di affrontare qualcosa di insormontabile è la base della sua poetica narrativa. Top video
C'è una ferrovia scavata nel ventre della JungFrau e dell'Eiger, che ti porta comodamente in vetta: it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_della_Jungfrau É una non-esperienza, veramente tremenda.
Sekiro è un gioco gameplay centrico, quindi la mia idea è che se non riesci a entrare nei meccanismi del gioco Allora non c’è problema, quel gioco probabilmente non fa al caso tuo (almeno al momento) ma non credo che se esistesse una super easy mode allora quel tipo di persona riuscirebbe a trarne una piena esperienza
Bella riflessione! Di recente sono ricaduto in The Binding of Isaac, e come in molti roguelite lì la difficoltà è in parte casuale, in base alla run generata in modo randomico dal gioco, in parte è fissa (penso ai boss 'obbligatori' e che devono essere affrontati prima di arrivare alla fine) e in parte dipende dal giocatore, che può scegliere non solo fra diversi percorsi, ma può anche decidere di rendere e renderSI la run più difficile quando sceglie tra un oggetto e l'altro (ad esempio)
Commento prima di vedere il video. L'altra sera discutevo con un amico sul fatto che i videogiochi dovrebbero avere, secondo lui, la modalità storia o iper facile sempre (anche un Dark Souls). Mentre io sono quasi della visione opposta per cui il gioco dovrebbe avere una sola difficoltà (quella che ha scelto l'autore) + varie opzioni per persone con vari handicap. Curiosissimo di sapere quello che ne pensi. Edit di fine video. Sono quasi d'accordo con te al 100%. Anche io al mio amico parlavo del fatto che è diritto dell'autore avere l'arroganza di fare un gioco iperdifficile poi saranno uccelli per diabetici suoi se il pubblico lo massacrerà. Ed è proprio assurdo che come esempio facessi anche io Sekiro, che secondo me senza quella "difficoltà" perderebbe quasi tutta la sua poetica. L'unica cosa è che io penso che per esempio le modalità per daltonici e/o per persone senza una mano (per riprendere l'esempio di prima) potrebbe essere bello averlo. Certo che forse hai ragione tu che non è un diritto farli arrivare alla fine del gioco, e quindi forse servirebbero delle periferiche per persone con handicap per giocare al Sekiro di turno (tipo libri scritti in brail o film con la spiegazione audiovisiva per i non vedenti).
Bell'argomento, sviscerabile all'infinito. A mio modo di vedere l'arte è oltre le opinioni e vive di opinioni. Il fatto di non essere universalmente comprensibile la rende controversa. Il fatto di essere controversa la rende arte. Quindi d'accordo con te, i diritti sono altri.
Ciao Wesa, e' vero che "Il Nome della Rosa" di Eco non puo' essere compreso a pieno da tutti, dati i riferimenti storici e non che l' opera ha. Credi comunque che non sia godibile affatto da persone che non conoscono storia medioevale o non hanno altre particolari conoscenze pregresse? Voglio dire, non credo che Eco abbia creato l' opera solo come esercizio di stile. Condivido molto di quello che dici, ma penso che non occuparsi affatto del pubblico crei problemi simili alla totale commercializzazione e "politicizzazione" di un' opera. Che ne pensi? P.S. Chiaramente ho ascoltato il video e so che parli comunque di un pubblico che l' artista si prefigge di raggiungere quindi so che non sei all' estremo dello spettro nella tua riflessione
Molto interessante, se posso fare un'osservazione però, seppur la frase "cosa c'entra la giustizia con la bellezza" fa effetto e sembra "bella", tutto il discorso (bello) che hai fatto si fonda su un concetto di giustizia, ovvero sulla libertà dell'autore di un'opera di fare quello che si sente e di non dover essere necessariamente democratico nei confronti del fruitore (cosa che in generale condivido, anche se non in senso assoluto, perché, per esempio, dipende anche cosa vuole dire l'opera e non solo cosa vuole dire l'artista, ma questo e' un altro discorso). In relazione al concetto così posto la giustizia c'entra eccome, oserei anzi dire che c'entra sempre in un processo di creazione, perché tutta la storia dell'arte trasuda anche dei diritti di chi crea o in molti casi, si fonda proprio su questi. Per esempio, lo stesso dire che l'arte non debba essere "politicizzata" e' un discorso molto politico. Trovo poi un po' fuorviante generalizzare in senso negativo sul concetto di "politicizzare l'arte" (che peraltro ha un significato diverso per ognuno) assimilandolo solo al Fascismo. Hai appena fatto un video, anche politico, sulla libertà degli artisti e in questo senso, mi sembri un esempio ben più positivo (commento non in Easy mode ;)
Mai capito il perché questa questione sia ancora in voga, mi é sempre sembrata cosí scontata la risposta. Sará che ho visto sempre i videogiochi come "opere"
Per esempio, trovo che i gestionali e i simulativi odierni siano decisamente sopra le mie capacità/possibilità in termini di difficoltà/tempo da dedicare. Non pretendo che li semplifichino, mi limito a rammaricarmi di non avere oggi 13 anni 🤷
Ma tutti i gestionali hanno una modalità semplice o dei trucchi/mod. Nel caso di giochi gestionali o strategici l’easy mode è super utile se si vuole imparare a giocare, anche perché sei portato a rigiocare più e più volte (cosa che non avviene in un souls like visto che in linea di massima bastano 3 run per completare tutti gli achievement)
@@anorcortese4795 ma il senso era proprio quello di non utilizzare cheat o abbassare il livello del gioco al punto da svilirlo. Per giocare a un simulatore di guida con la traiettoria su pista e il cambio automatico allora meglio lasciar perdere e giocare a need for speed, al limite.
Un gioco come Celeste per me é difficile ma estremamente godibile, forse il segreto é trovare dei punti d'incontro tra la nostra visione e le esigenze degli altri, cosí se un progetto funziona alla grande possiamo continuare a creare ad un livello sempre piú alto.
Secondo me, bisogna dire anche che un'opera d'arte è l'insieme delle sue componenti e dei suoi livelli di lettura. Non sono tenuto da spettatore a cogliere il 100% di 8 e mezzo di Fellini o 2001 Odissea nello Spazio. Per arrivare a una certa percentuale di comprensione bisogna avere delle conoscenze o una certa sensibilità che altrimenti ti faranno vedere un'opera sbiadita, filtrata. Mi viene in mente un'analogia con l'intuizione di Bloodborne per riuscire a vedere i Grandi Esseri. Poi sono d'accordo con il fatto che avere una Easy mode non sia un diritto del giocatore in quanto rientra nella visione dell'artista, il quale non gli deve nulla, se non la sua opera.
Moltissimi nei commenti sostengono aggiungere un'opzione non é un problema per il valore artistico perché si puó sempre scegliere di prendere la strada che possiede valore artistico. Ma é un ragionamento un bel po' superficiale perché la scelta stessa entra a far parte del design del videogioco e non ci si puó minimamente fidare che il giocatore "faccia la scelta giusta"; a tal riguardo rimando rimando al video di Game Maker's Toolkit "How designers protect you from yourself", ma vi faccio un esempio (oltre che Wesa nel video l'ha giá fatto riguardo Sekiro) Prendiamo Celeste che come messaggio ha al suo interno la metafora della montagna come difficoltá nel superare la depressione. Arrivo ad una certa sezione che trovo particolarmente difficile, mi blocco per un po' e poi visto che sono solo, nessuno mi giudica e a me di tenere con me stesso un aura da hardcore figo non frega nulla attivo la godmode e supero la sezione. Cosí dalla sezione non ho imparato nulla e mano a mano che vado avanti ne ho sempre piú bisogno e la uso sempre di piú. Arrivo quindi alla fine del gioco e quindi "urrá sconfitta la depressione, basta solo superare le difficoltá con l'aiuto divino". Ecco quindi che un messaggio dell'opera si é completamente perso, cosa che non sarebbe mai successa se il gioco mi avesse obbligato a seguire il percorso corretto. Ora non sto dicendo che é meglio l'approccio di Sekiro oppure quello di Celeste, sono semplicemente due compromessi diversi, sacrificio di potenza comunicativa o sacrificio di potenza artistica. Cioé in Sekiro si manda chiaro e forte il messaggio sacrificando una parte di pubblico che non é capace di raggiungerlo; in Celeste si accolgono piú giocatori, ma mandando un messaggio che molti non percepiranno per colpa del designer che ha lasciato la possibilitá di ignorarlo
Questo però è un problema del giocatore, non dell'autore. Dobbiamo rassegnarci al fatto che non tutti hanno una determinata sensibilità e che ad alcuni basta la semplice fruizione.
Se un gioco concepito per essere particolarmente difficile si macchia aprioristicamente del peccato di abilismo, devo io poter godere del diritto di finire Sekiro? Wesa dice: "No. Git Gud."
Ottimo video, come sempre, ma mi lascia perplesso il discorso sul giocatore che se ha la possibilità di skippare le parti frustranti si "rovina" il gioco. Sono profondamente ignorante in fatto di soulslike e ammetto di non essermi mai impegnato a capire (la mia perplessità potrebbe dunque derivare dal mio poco coinvolgimento rispetto all'opera), però, nell'ipotesi in cui l'insindacabile creatività dell'autore avesse dato la possibilità al giocatore di "rovinarsi" l'esperienza non sarebbe a questo punto diritto del giocare disporre come preferisce delle "opzioni di gioco"? Potrei riformulare così: come fai ad essere certo che il Bello di sekiro sia la sua sfida (e quindi sia l'assenza di god mode)? Nessuno potrebbe reputare sekiro un capolavoro se fosse implementata quell'opzione? Oltretutto son d'accordo con te, se trasponessi il discorso ad un gioco che conosco decisamente meglio come europa universalis, posso solo dire che il mio gusto trovi soddisfazione infinitamente maggiore nella modalità Ironman in cui non si può salvare, ma non mi sentirei di affermare che chi non giochi in Ironman semplicemente si rovini l'esperienza o che addirittura il gioco diventi pattume per la possibilità di scegliere; ma forse, ripeto, da profano non posso capire questo passaggio del tuo discorso.
Un gioco di ruolo cartaceo (prendiamo ad esempio il vetusto D&D) dovrebbe darti due o tre differenti "livelli di dettaglio" delle regole, in modo da essere più facilmente affrontato dai differenti gruppi che cercano diversi livelli di complessità al tavolo?
Quella é un'altra questione totalmente. Le regole le puoi modificare come vuoi 😅. E dnd si concentra molto di più sula capacità del master di create sfide e ambienrazioni interessanti e dei giocatori di fare roleplay, più che sulla comprensione di una narrativa ufficiale intrigante o su regole ferre super divertenti. Da un fellow Dungeon Master
@@federicosavorani6320 molti sarebbero pronti a difendere a spada tratta il fatto che un regolamento ha senso solo quando è coerente, e non dev'essere modificato, o non stai giocando QUEL gioco (senza contare la famosa "regola d'oro", che è una bestemmia, a mio modesto parere, e quando inserita in un manuale dimostra la pigrizia degli autori e la probabile scarsa qualità delle meccaniche in esso presenti) 🙂
ricordo a tutti che Itagaki in Ninja Gaiden Black non voleva mettere la modalità facile la mise lo stesso ma i dialoghi cambiavano e ti pigliavano tutti per il culo ogni due per tre
Parlo come super-appassionato di Souls, Souls-like e Affini: personalmente ritengo che rendere godibile/appagante anche a difficoltà più basse un gioco di base difficile (perché, attenzione, Sekiro & Co. non sono, a mio dire, fatti per essere difficili, sono fatti per essere APPAGANTI e questi "semplicemente" lo fanno attraverso il dover superare una grande difficoltà) sia un'arte di per sé che vale la pena esplorare, per complessa che possa essere. Direi che sono d'accordo comunque, finché non sarà possibile fare il sopracitato lo accetto. Comunque il problema principale di questo dilemma non è tanto la giustezza o meno del rendere l'esperienza accessibile quanto la cultura tossica ed elitista che si crea intorno a questo concetto, come se finire un Souls metta chi ce la fa un gradino sopra a chi no anche come essere umano.
Sono uno dei "compagni" e nonostante le differenze di opinione che ho e ho avuto nell'ascoltare le tue riflessioni, ho quasi sempre trovato stimolanti e interessanti i tuoi punti di vista. In questo caso ho l'impressione che questo video sia profondamente "politico", mischiando tutta una serie di questioni che poco hanno a che fare l'una con l'altra. Non capisco il fine del tuo discorso, se non quello di delegittimare sottilmente una certa categoria di persone che evidentemente non la pensano come te. Ad esempio parli di "artisti di stato", cosa che frequentando persone e gruppi di estrema sinistra non ho mai sentito da nessuno (ma magari è un qualcosa che mi è sfuggito). L'articolo che citi è scritto su una rivista di settore , non afferente a nessun gruppo di "compagni", la questione dell'accessibilità dei videogiochi (o dell'arte in genere) non mi sembra assolutamente una priorità per nessun gruppo di sinistra o anticapitalista. Le istanze che sento portare avanti, riguardo a questo specifico tema, sono concentrate esclusivamente sulle questioni di accessibilità minime per tutt*(l'esempio che facevi delle barriere architettoniche). Detto tutto questo, sono d'accordissimo sulla non politicizzazione dell'arte se non per espressa volonta di chi la produce. Penso a tutti gli artisti, in vari ambiti, che sono stati reinterpretati o semplicemente strumentalizzati dal partito x o dal politico y per proprio tornaconto elettorale e/o culturale e la trovo una pratica disgustosa.
Tutto condivisibile. Ma mi sento di aggiungere che è possibile anche creare capolavori accessibili. Le migliori produzioni nintendo sono stratificate,il classico facile da approcciare ma difficile da podroneggiare a pieno. Il messaggio autoriale può arrivare in modi molto diversi,che non debbono necessariamente passare attraverso la sfida o la frustrazione.
Sono d'accordo in toto qui: rendere l'arte accessibile a tutti equivale alla lunga a non rendere più accessibile alcuna arte a nessuno perché l'arte non potrà più essere sé stessa
Aspetto il momento in cui dirai la tua sulle avventure Lucas degli anni 90..con particolare attenzione su Monkey Island. A dicembre cade il 30esimo di monkey 2...
La pretesa che l'artista abbia preoccupazioni di tipo sociale e quindi che l'arte sia appunto "democratica" ha senso solo quando l'arte in generale o l'opera apporta un vantaggio alla società. Ovviamente bisogna fare un rapporto costi (cosa paga l'artista e quindi cosa paga l'arte tutta) e benefici (cosa ci guadagna la società) e mantenere un certo bilancio. Ne sono un esempio il digitale e le pay-tv, arte con un valore inferiore per tutti, arte con un valore superiore per chi può affrontare questa spesa.
Wesa io ho un'opinione per certi versi concorde alla tua ma, per altri, direi parecchio più "eccentrica" e "lontana da oggi". D'accordo in toto sul fatto che l'autore debba poter scegliete come fare arte (nel caso di un gioco, poi, parliamoci chiaro: l'eccezione dovrebbe essere poter scegliere la difficoltà senza che questa modifichi l'esperienza, non il contrario. Ovviamente ciò è quasi impossibile in un titolo wanna be autoriale). Non sono d'accordo sulla ragione di ciò, però. Dire che l'arte è sempre stata un bene di lusso è vero, ma io sogno un'arte, in un futuro utopico, in cui gli artisti lavorino e gli stati stessi comprino le opere e le rendano gratuitamente fruibili al pubblico, perché la meritocrazia monca non mi piace, diciamo. Insomma, per me, che ciò accada o meno, l'arte non è che possa non essere politically correct perché privata. Dovrebbe poter non essere accessibile a tutti o condivisibile da tutti per il proprio messaggio in modo assoluto. E questo per il semplice fatto che l'arte sia amorale; vada al di là del bene e del male. È lo stesso motivo per cui sono profondamente contrario alla censura. Se, per esempio, un autore desidera veicolare un messaggio illegale in un certo Stato, non vedo perché questo non possa comunque essere veicolato, in quanto opinione. Non c'è forse libertà di opinione ed espressione? Un messaggio razzista non implica un gesto razzista verso qualcuno. Ed il fruitore non è, per lo stato, capace di intendere e volere? Non dovremmo essere, noi, capaci di seguire una tesi senza necessariamente accettarla? Se un messaggio razzista è illegale, allora deve esserlo anche un qualunque messaggio "pericoloso" per i cittadini. Allora non si trasmette Dragon Ball perché sottintende che tutto si risolva con la violenza, o che mangiare quantità smodate di cibo faccia bene. O Dark Souls perché "puoi fare il bad ending". L'arte veicola un messaggio; anche quando non ne ha uno (e penso al teatro dell'assurdo). Io credo quindi che, se un autore oggi ha un pensiero illegale o poco condiviso, debba essere libero di portarlo avanti. Sia la critica contemporanea a stroncarlo, semmai. E non sarebbe la prima volta che accade. E termino, tornando all'arte "per tutti", con accezione pragmatica più che di ideale, dicendo che noi non potremmo neppure ridere, se non conoscessimo nulla del mondo. Quindi è inutile dire "l'opera non ha successo perché è di nicchia: è colpa dell'autore". È responsabilità dell'autore ma sarà l'autore a scegliere, come, se ho capito bene, sostieni anche tu, quanto aperta debba essere una data opera. E qui potremmo estendere con l'accessibilità a chi presenti delle limitazioni ma appunto, un autore non daltonico, che punta ad uno studio accurato dei colori, ma cosa vuol dire ad un daltonico, senza snaturare il proprio messaggio? È molto diverso dal mettere la difficoltà facile ad un Souls like? Se in uno sparatutto riduco del 50% gli hp dei nemici abbassando la difficoltà, non sto forse dimezzando l'esperienza del "uh grande, ho centrato il bersaglio"? Un RE8 mi diventa quasi COD. Mo' l'ultimo esempio è volutamente esagerato ma ci siam capiti. Se trishotto Seath, il moveset nemmeno lo imparo: chi me lo fa fare...
Sono d'accordo con quanto detto nel video, ma leggendo l'articolo mi sembra focalizzi su un altro problema, ovvero non rendere il gioco più facile per scarsoni come me, ma rendere il gioco accessibile a chi ha una qualche forma di disabilità. Diciamo che è davvero la versione video ludica di "mettere le rampe".
Ah la chicca finale della blind di sekiro... A proposito dei vestiti brandizzati wesachannel di cui parlavi in live, per rimanere in tema "magliette anime con un dettaglio che capisci solo se hai visto l'anime", propongo delle mutande "tripallute" dedicate a sekiro, con solo tre palle rosse su sfondo bianco
Se la ricorsa alla accessibilità nella vita prenderà fin troppo il sopravvento, è probabile che in futuro ci ritroveremo perfino giornali che pretenderanno che l'insegnamento nelle scuole delle materie tecniche, quali ad esempio la matematica o il disegno, debba necessariamente non essere più tecnico ma solamente divulgativo e approssimato al solo fine di una maggiore e fin troppo estrema accessibilità.
Tutto giusto , concordo. Ma non liquidate chi non gioca a Sekiro (per esempio )come chi “non ha voglia di impegnarsi “ , davvero ; non fatelo. Molto semplicemente , non tutti sono in grado di arrivare a compimento di un’opera che è oggettivamente complessa …così come non tutti sono in grado di correre come Marcell Jacobs. Non abbiamo tutti le stesse abilità , giusto? Quindi non è giusto denigrare chi abbandona un gioco perché “troppo difficile per LUI” come una mammoletta senza spina dorsale che non si impegna abbastanza ; semplicemente non ce la fa.
Si ma quelli sono atteggiamenti infantili che non sono accettati. Questi tipi di comportamenti ci sono anche per altri media. Tipo il cinema. Molte persone si annoiano guardando i film di Fellini e decidono di interromperli, e può capitare che dei “ cinefili ” di turno li squadrino
Bellissimo video! Se non ricordo male, questo tema uscì fuori anche per Celeste: è un gioco difficile ma che ha tante opzioni per renderlo più accessibile a tutti. Alcuni trovarono quella scelta giusta e innovativa, qualcosa a cui ogni altro videogioco avrebbe dovuto ambire; altri la trovarono una scelta discutibile, che rendeva l'esperienza meno bella o interessante, una minaccia per tutti i giochi e giocatori "hardcore". Alla fine dei conti, credo che il tuo discorso su Sekiro valga anche per Celeste: è una scelta creativa (e forse anche sociale/politica? Chissà) dello sviluppatore o autore e come tale va rispettata. Celeste e altri giochi con simili opzioni non sono migliori di Sekiro o altri giochi apertamente difficili perché sono più accessibili. E viceversa. Un discorso davvero interessante e complesso che ritornerà sempre nella storia dei videogiochi.
vero ma come ho già scritto nessuno obbliga a giocare con le opzioni più semplici, come ho scritto generalmente chi legge usa le traduzioni, altrimenti passare dai classici greci a quelli latini e a tutte le lingue moderne risulterebbe leggermente complicato
@@quiricosolinas7876 Quel "nessuno ti obbliga" in realtá é problematico, ti consiglio il video di Game Maker's Toolkit "How designers protect you from yourself", ma ti faccio qui un esempio (che in realtá dice anche Wesa nel video su Sekiro). Prendiamo Celeste che come messaggio ha al suo interno la metafora della montagna come difficoltá nel superare la depressione. Arrivo ad una certa sezione che trovo particolarmente difficile, mi blocco per un po' e poi visto che sono solo, nessuno mi giudica e a me di tenere con me stesso un aura da hardcore figo non frega nulla attivo la godmode e supero la sezione. Cosí dalla sezione non ho imparato nulla e mano a mano che vado avanti ne ho sempre piú bisogno e la uso sempre di piú. Arrivo quindi alla fine del gioco e urrá sconfitta la depressione, basta solo superare le difficoltá con l'aiuto divino. Ecco quindi che un messaggio dell'opera si é completamente perso, cosa che non sarebbe mai successa se il gioco mi avesse obbligato a seguire il percorso corretto. Ora non sto dicendo che é meglio l'approccio di Sekiro oppure quello di Celeste, sono semplicemente due compromessi diversi. In uno mando chiaro e forte il messaggio sacrificando una parte di pubblico che non é capace di raggiungerlo; nell'altro accolgo piú giocatori, ma mando un messaggio che molti non percepiranno per colpa del designer che ha lasciato la possibilitá di ignorarlo
Recupero tardi il video ma lascio comunque un paio di considerazioni (ciò non esclude che non sia d'accordo, come lo sono su praticamente tutto) pt1 - Parli di “creatore d'opera”, c'è il creatore puro che crea con la famosa “carta bianca” e quello su commissione che può, non per forza, avere dei vincoli o richieste dal committente. Noi siamo i mecenati di questi artisti o lo sono le case di distribuzione, con noi solo dei “visitatori paganti?” eppure siamo noi che viviamo l'opera e a cui è diretta, no? Una domanda che spesso mi pongo: come si decide dove posizionare la linea che separa chi richiede qualcosa e chi è chiamato a eseguire. Per esempio, mi rifaccio casa, chiamo l'architetto e avrò delle richieste, se l'architetto mi vuole fare il bagno triangolare io sarò libero di chiederglielo come voglio? certo è che se chiamo Renzo Piano invece, le richieste me le tengo per me e mi affido a lui; non perché sia stronzo lui ma per il fatto che se vai da lui, ti affidi non solo all'uomo ma all'artista e il divario tra noi è troppo. Il fatto è che, a parte casi estremi, come la delinei la linea in cui puoi chiedere e l'altro in cambio del compenso limita la sua “libertà” espressiva mettiamola così e quando invece l'artista si può sentire tale e dirti “sei venuto da me, fidati di me, punto” (come anche del fatto che puoi chiedere qualcosa che l'altro si può rifiutare perché incrinerebbe la sua reputazione. Allora qua è importante invece la definizione di arte e di artista. Detto questo son d'accordo ovviamente che il creatore decide che la difficoltà è X, punto e quella ti becchi se vuoi giocare a quel gioco. pt2 - Parli di “ciò che non è dovuto”, e la scalabilità di un gioco son d'accordo non rientra nel dovere di un opera, ne è la qualità? La giocabilità (non come cyberpunk pieno di bug)? Un rispetto tra il costo e il contenuto? Rispetto delle promesse fatte? Questo non vuol dire che siccome non è dovuto allora non Possa esser fatto, e qua ovviamente non parlo con Wesa ma a chi poi usa queste argomentazioni per zittire chi magari la chiede (non pretende): “il gioco è fatto così, punto, non puoi chiedere nulla...” ne ho sentite di frasi simili. pt3 - In ultimo, il mondo casual. Ci sono tutta una serie di opzioni che regolabili aiutano diverse fasce di giocatori, mi pare che fin troppo spesso si utilizzi la scusa del “il gioco è così” come scusa e come modo di mantenere un gioco elitario, e quindi chi ci riesce perché ha le skill o il tempo per farsele, gode nel finire un gioco PERCHE c'è chi non ci riesce e vuole che non ce la faccia neanche con una modalità meno Hard, che comunque non toglierebbe nulla al primo, più “forte” o bravo dell'altro. (vogliamo aggiungere una scritta, insieme alla modalità “un po' meno hard e umana” in cui si dice “ Ehi tu, mammoletta guarda che non hai provato la vera esperienza del gioco, non pensare di poterti quindi permettere di commentare in pubblico” … ? Quando giocai a wow, a suo tempo, i raid erano da 40 giocatori, impossibile da organizzare a meno di non far parte di una grande gilda e questo ha precluso a molti, o per molto tempo un enorme fetta del contenuto di gioco proprio. Ed era una cosa a prescindere dal possibile impegno di una persona. Non posso pretendere gli oggetti migliori o di essere il più forte ma di usufruire di tutto il gioco mi verrebbe da dire di sì, pagando anche esattamente quanto agli altri e impegnandomi e non avendo handicap di sorta. Ora sulla scalabilità, la questione è potenzialmente diversa, anche se, da una difficoltà sekiro /soul al godmode ci sono delle modalità intermedie che permetterebbero a uno come me, oramai boomer/giocatore casual che non ha il tempo di ripetere X volte la stessa cosa per imparare il ritmo giusto, farsi venire la memoria muscolare etc. di finire darksoul3 e comunque godermelo con una buona difficoltà... ...che poi sono pù in accordo con wesa di quanto non sembri dal papiro che ho scritto...vabbeh!
Riccardo complimenti per il video, aspettavo da tempo un video su questo argomento. A tal proposito, non pensi che (sempre parlando dei Souls) anche le evocazioni di NPC o di PG faccia parte della “God Mode”? Anche in questo caso secondo me ti rovini l’opera dell’autore in quanto abbassi sensibilmente la difficoltà del gioco senza aumentare la tua skill! Ti dico questo perché seguendo le tue live quasi tutti i boss leggermente più impegnativi sono accompagnati da evocazioni, così però perdi il gusto della vittoria! Dimmi se sbaglio..
Bellissimo ragionamento. Ma come si fa a conciliare questo ragionamento su un prodotto artistico che esercita però una pressione politica sulla società? Ad esempio, un film che va sulle televisioni di mezzo pianeta.
Semplice, le televisioni di mezzo pianeta hanno molti canali. Quindi puoi ben capire che la scelta su cosa guardare è piuttosto vasta. Se su rai 2 trasmettono 2001 odissea nello spazio e non fa per me posso tranquillamente cambiare canale
Mentre un film che vuole essere socialmente utile, e che di conseguenza vuole essere percepito e capito dalla maggior parte delle persone, è prodotto per esserlo. In quel preciso caso si tratta di un volere del creatore stesso dell'opera, quindi non capisco il conflitto che si crea con la tesi portata nel video
3 ปีที่แล้ว +1
Pensa: una modalità God che faccia comparire la scritta "Dio è morto", Game over. Scherzi a parte. Credo che questo sia uno dei tuoi video migliori. L'arte dovrebbe essere proprio esclusiva, rivolta ai propri destinatari, fossero anche una cerchia ristretta. Inserire più opzioni, aumentarne l'accessibilità? Dev'essere una scelta degli autori, non la regola. Se voglio destinare la mia opera a un pubblico di soli contadini, con tanto di Zappa VR, devo essere libero di farlo. E pensare che molti film o videogiochi vengono recensiti e valutati sulla base di queste opzioni, di quest'inclusività. Chissà quante mancate Eccezioni, in quest'epoca; quante opere meravigliose ci sono sfuggite perché gli autori si saranno detti (o avranno detto loro): "Questo è un po' troppo". "Pensa a chi sta peggio". Ricollegandosi a un altro tuo video, ci sarà sempre qualcuno la cui sensibilità verrà urtata, e allora che si fa? Produciamo opere che tengano conto delle sensibilità e delle capacità di tutti (perciò, più basse possibili). Riduciamo anche il linguaggio, la narrazione. Creiamo tutorial che giochino al posto tuo. Voglio un film interattivo con la possibilità di spoilerarmi il killer, o di spiegarmi il finale se non lo capisco (perché fare una ricerca sul web, confrontarmi con altri utenti non va più di moda; ho diritto di accedervi subito, altrimenti subisco un torto).
Ho seguito il discorso. È da un po' che mi sto facendo una domanda, per cui non ho risposta, ad ora. La faccio a te, magari ce l'hai: dove ci porta il politically correct è chiaro, o inizia ad essere chiaro a molti. La domanda ora è: dove ci porterà il FASTIDIO per il politically correct?
Io personalmente mi trovo in parziale disaccordo, specialmente su alcuni esempi e riflessioni. Premetto che quello che voglio condividere è il mio modo di vedere la cosa e non ho la pretesa di non cambiare opinione (no hate) Se ci si porta a riflettere sul bisogno di un'arte democratica si dovrebbero porre i giusti paletti. Pensare anzitutto non sul cos'è o sul perché di un limite ma di dove è: dove si posiziona (immaginando una scala gerarchica di priorità) quell'elemento che ci rende un'opera inaccessibile ? Nel caso della difficoltà di un videogioco (l'esempio che porti) dipende, capiamo che è situazionale, in un sekiro la difficoltà è il mezzo attraverso il quale apprezzi il videogioco e per questo immodificabile, in un no man's sky (che può essere giocato in quella god mode che nel video viene citata) la difficoltà è irrilevante e per questo può totalmente essere eliminata. (e qui io parlo di videogioco ma si potrebbe fare l'esempio con qualsiasi altra opera in uno dei suoi qualsiasi aspetti che la rendono inaccessibile... quindi ...altro breve esempio: potrebbe essere vedere una traduzione di un film o leggere la traduzione di un libro sbagliato ? O ancora, cannarsi e i suoi adattamenti fedeli all'opera erano veramente necessari per carpirne il suo senso? Lascio a voi eventuali riflessioni dato che la mia idea l'ho già espressa e non voglio essere prolisso) Prossimo argomento è sul perché, ma dato che in parte questo è implicito nel discorso fatto poc'anzi io mi chiederei più sul perché e quando accettare un compromesso. In tal senso mi ritrovo a dire che anche qui dipende, la libertà (come dici anche tu nel video) sta all'autore, ma è evidente che in alcuni casi accettare questo compromessino non reca danno alcuno all'opera. Partendo da questo inoltre direi anche che arte per essere definita tale non può essere elitaria e nella mani di pochissimi prediletti, altrimenti nessuno la considerebbe come tale. Hai bisogno di un pubblico per dire dell'arte arte, se (in un'operazione di negoziazione) decini di barattare una piccola parte della tua libertà artistica preservando nel farlo la tua autorialitá perché non dovresti farlo ? Esempietto pratico: mettere quella cappero di modalità per daltonici rovina in qualche modo la tua opera ? Rispondo io, probabilmente no. Allora perché non farlo ? Io lo farei In ultimo parliamo di cos'è un limite, e qui ci possiamo davvero sbizzarrire ! Tu parli di difficoltà nel videogiochi o di difficoltà di comprensione e allora io porto gli esempi di difficoltà nel vedere (come può un cieco può apprezzare un meraviglioso dipinto), nel sentire (come può un sordo può apprezzare una canzone), gli esempi sono pressoché infiniti e molti come quelli che ho portato io sono problemi di inaccessibiltá irrisolvibili. Chiudo, può l'arte essere democratica ? No, ma non per questo dovrebbe essere infantile, e rinunciare ,per colpa di una sua frivolezza completamente irrilevante al suo messaggio e spessore, di essere esportata anche ad altri. (E questo, lo ripeto, sempre che quel limite di cui si parla sia di infima importanza) Io penso che puntare i piedi come un bimbetto e dire "NO ! ERESIA ! shakespeare non solo lo devi vedere a teatro ma lo devi anche vedere in inglese !" ti porterà nel passare del tempo a grossi buchi di cultura, non è una mentalità che supporto molto.
Mi domando però dove possa essere il limite che una maggiore accessibilità rovini l'opera, mentre penso se possa essere un bene poter scegliere di godere di un opera di cui non conosco la lingua di produzione su Netflix con il doppiaggio e i sottotitoli nella lingua che più mi aggrada.
Conosco un paio di persone che si sono fatti la saga di monkey island con le soluzioni. E non intendo con "se mi blocco cerco la soluzione", intendo proprio con la soluzione in mano usata per skippare tutti i puzzle. Quindi che esista gente che riesce a trarre piacere dal finire i giochi con l'autopilot anche se non ne hanno bisogno (nella loro categoria i MI sono facili) é un fatto. Non mi sarei mai aspettato che la gente si aspettasse la soluzione dentro alla scatola.
Bellissimo video Wesa, però vorrei farti un appunto. Non trovi che dividere così nettamente arte e politica sia un po' troppo rigido come approccio? Secondo me anche l'artista vuole sempre dire qualcosa di vero sul mondo, e anche il politico vuole essere un creatore ed un visionario. In sostanza il principio dei giochi From secondo cui non tutto è facilmente accessibile e immediato, oltre ad essere una regola estetica è anche un principio politico, cioè di approccio concreto al mondo e alla vita.
Certamente! Ma è una prerogativa che l’artista si prende liberamente, non per assenso a una direttiva. Quando l’artista antepone l’urgenza del messaggio politica alla bellezza dell’opera (giudicata secondaria rispetto al “salvare il mondo”) hai Tlou2
@@WesaChannel sisi capisco cosa intendi, e non lo trovo per niente sbagliato come analisi. Però è la conseguente divisione tra Bello (il principio artistico) e Bene (il principio etico), a non convincermi molto. Secondo me Bello e Bene stanno insieme all'apice; se li si pensa (ed è questa la parolina chiave) separati, allora è necessario che sia sempre uno dei due a prevalere, un giorno vince l'arte con Miyazaki, un giorno vince la lotta sociale con tlou2. È una regola sanissima che l'arte sia libera dalle costrizioni sociali, ma se dobbiamo dirla e ribadirla c'è già un problema interpretativo di fondo: troppo spesso ciò che dice il discorso sociale non è bello (nel senso di attraente, desiderabile, è una costrizione), e ciò che dice l'arte non è giusto (nel senso che è percepito come qualcosa di aberrante e che danneggia la società civile).
Ma hai ragionissima, infatti è una distinzione di comodo come quella, che sta alla base, tra forma e contenuto (vedi Eco, Le forme del contenuto). Serve per capirsi. In fondo, se vuoi argomentare scrivi un saggio, sennò vuoi fare qualcosa di bello. Certamente, un saggio avrà sempre una dimensione letteraria rintracciabile (a volte ci sono saggi che, fin troppo letterari nascondono solo una frustrazione in quel senso) e ogni opera letteraria non potrà che tradire una visione di mondo… facciamo a capirci. Nell’analizzare un’opera a volte è fin troppo chiaro quando considerazioni “politiche” (anche solo di comodo) se la sono divorata. Nulla più di questo, ma è qualcosa
le migliori esperienze di apprendimento e di sensorialità della mia vita le ho avute con arte di estrema nicchia. In linea teorica sono a favore di tutte le possibilità espressive, anche quelle più superficiali, ma in pratica molto meno perché i media di facile consumo sono sovrabbondanti rispetto alle opere più pensate. Se si potesse fare almeno un 50-50 sarebbe ottimale
D'accordissimo sul punto centrale del video. L'unica cosa che proprio non capisco è il corollario per cui il capolavoro è quell'opera che non si preoccupa di piacere (forse quindi quella difficile, non per tutti?). Non conosco il contesto videoludico, dove può darsi che ci siano delle dinamiche diverse. Guardando agli ambiti di cui mi occupo, cinema e musica, non mi sembra di riscontrare questo. A volte sì, certo. Ma fermorestando che nulla piace mai a tutti, c'è una tale vocazione nazionalpopolare/commerciale dietro alcuni dei più grandi capolavori di sempre che mi viene proprio da dire "questi volevano andare bene a tutti". Riesci a chiarirmi questa cosa? Magari potrebbe essere materiale per un altro video. Come al solito gran lavoro, comunque.
@Phoenix 𝙾𝚙𝚎𝚗 𝙼𝚢 PROFILE e Sekiro (che non conosco) sarà sicuramente un capolavoro e un gioco migliore per via della sua difficoltà. Il mio punto è che ci sono anche capolavori facilissimi/fruibili, proprio per vocazione.
Il problema della gente è proprio che pensa che l'esperienza di intrattenimento gli sia dovuta perché ha pagato e quindi il non riuscire ad intrattenersi è colpa dei autori che non vanno incontro alle loro difficoltà.. Cito Sabaku quando disse che ai consumatori non è dovuto un cazzo! Né trailer, né gameplay ecc E sono assolutamente d'accordo. Ma i consumatori non capiscono e dovrebbero ricordare che NESSUNO gli ha obbligati a comprare niente e devono fare proprio a meno di pretendere Purtroppo l'ambiente videoludico è molto colpito da questo problema.
Ho però un quesito: se l'artista ha il diritto di esercitare la propria arte come meglio crede e senza dover subire degli attacchi per ciò, lo spettatore, ha anch'esso il diritto di usufruire dell'arte come meglio crede? Nel caso in esempio: io che ho creato sekiro non metto modalità più semplici perché lo scopo di quest'opera è quello di far capire la difficoltà e la bravura (esempio), io giocatore invece, che sto usufruendo dell'opera e apprezzo l'arte o la storia, non sto capendo l'arte del combattimento che l'artista ha messo nell'opera. Detto ciò, il giocatore avrà la possibilità di usufruire di metodi esterni creati da persone che la vedono allo stesso modo per ottenere dall'opera, ciò che lui vuole. Quindi finendo, ciò che dici nel video è vero, l'artista crea l'opera avendo una precisa idea di ciò che vuole ottenere ma, è sbagliato dare contro a colui che ne usufruisce senza rendersi conto dell'idea che aveva l'artista
Inoltre wesa trovo che ogni pensiero sia politico,in quanto non credo(neanche la scienza)nella divisibilità della realtà e dunque i concetti ideali che dividono li trovo utili ma non reali,ma sono d'accordo che sia una politica tossica e che porta alla mediocrità,ci vuole credo parità di partenze e non di arrivo.Detto ciò Wesa hai fatto un video necessario e di contro corrente a un finto politicaly correct,grande ,un saluto.
Io mi sono bloccato nel terzo livello di Ikaruga e da lì lo droppai, certo potrei mettere più vite o mettere difficoltà facile ma avrei giocato veramente a ikaruga? Quel boss che non riesco a battere ma che se a furia di morire e avere più vite riesco a batterlo, ho veramente capito il suo pattern di attacco, ho ottenuto ciò che gli autori del gioco volevano che ottenessi, superare i miei limiti?
Sono fermo a 7:09 Sekiro dovrebbe essere quello che i suoi autori vogliono che sia. Io desidero follemente una difficoltà ridimensionata per potermelo godere, ma questa scelta non sta a me imporla, come non sta agli elitari negarla.
Posso dire che per me questo è un non problema? I giochi non DEVONO essere accessibili, ma possono ed è una cosa ben accetta. Se domani il buon Hidetaka si svegliasse e decidesse di inserire in Elden Ring una god mode in cui i colpi nemici non fanno danno ed hai risorse infinite (e magari senza che i trofei vengano disattivati) ben venga, sua (e di From) l'opera sua la scelta. Io """hardcore gamer""" non vedo perché dovrei prendermela, dato che la god mode posso tranquillamente ignorarla e giocare il mio Elden Ring come preferisco. Una delle argomentazioni contro le opzioni di accessibilità riguardo alla difficoltà che leggo più spesso è quella per la quale l'implementazione di tali modalità andrebbe a sminuire l'esperienza di chi decide di giocare il gioco "regolarmente", ma a me sembra più che altro un capriccio dettato da un misunderstanding di fondo su quel che è il medium videoludico. Fuori del gioco e della sua magia (o dovremmo parlare di inganno?) tu giocatore non hai raggiunto alcun obiettivo dopo aver finito Sekiro, hai solo fruito di un opera (certo, un opera di difficile fruizione, ma trovo triste vantarsi di aver finito un gioco difficile tanto quanto il vantarsi di aver letto un autore particolarmente criptico). Non sei tu bravo ad averlo finito, sono gli autori bravi ad averlo creato. Allo stesso tempo è innegabile che, a meno che il gioco non sia stato concepito esplicitamente con l'idea di creare una difficoltà "modulare" (e sull'argomento vorrei approfondire le opzioni mastodontiche di personalizzazione dell'esperienza in TLOU2), l'esperienza di chi usufruirà della god mode sarà estremamente diversa, ma anche qui ci troviamo di fronte ad un non problema imho: chi ne usufruisce non avrebbe in ogni caso avuto un'esperienza diversa? Ed esiste davvero un'esperienza "standard", o ognuno di noi, attraverso le proprie esperienze e le proprie capacità interpretative (e manuali, nel caso di un videogioco) avrà un'esperienza completamente diversa da chiunque altro proprio perché è la propria? Sono naturalmente domande retoriche, che ci pongono di fronte ad un problema ben più ampio che è quello relativo alla "essenza" di un opera (a mio parere ineffabile da tutti tranne che dall'autore, se non del tutto inesistente), ma sto andando OT. In sostanza, credo che delle opzioni di accessibilità simili siano cosa buona e giusta, persino auspicabili, ma che non siano dovute. In un'ottica più pragmatica, penso che la vera soluzione al problema sia affidarsi alla community (o pensando più in grande, ad un'organizzazione creata ad hoc) che crei essenzialmente delle mod per l'accessibilità. Così come Sony e Microsoft con le loro console non ti vendono dei controller per chi è affetto da disabilità e si appoggiano (più o meno direttamente) a produttori terzi, così credo che dovrebbe essere per i videogiochi.
è più difficile vincere una gara di livello mondiale a assetto corsa piuttosto che battere l’orfano di kos, eppure non sono ancora riuscito a fare nessuna delle due cose.. 😢
Guarda Wesa, ti parlo da disabile al 100% e ti dico che la questione è davvero complicata! Io dico che la difficoltà del gioco non andrebbe toccata, ma altre piccolezze come cambiari i tasti liberamente sì: io ad esempio ho problemi alle dita, cambiando i tasti già mi risolve la disabilità alle dita. La grandezza delle scritte Wesa, dovrebbero sempre dare la possibilità di ingrandire o diminuire, perché molti ragazzi si godono i videogiochi, ma hanno difficoltà nel leggere. Questo è quello che penso! Un saluto, ciao! :-)
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia cercando di essere fruibile a tutti per i temi trattati, oggi non potremmo leggere di quella bellezza. Se Einstein avesse cercato di rivoluzionare il mondo scientifico, trovando un'idea che tutti avrebbero compreso, oggi non comprenderemmo il mondo. Se Escher avesse deciso di rendere le sue opere comprensibili a tutti, oggi non potremmo ammirare di quella bellezza che rifugge dalla logica per nascondersi nel l'incredulità ammaliante di chi guarda disorientato le sue creazioni. Come vedete penso che l'arte come ogni altra cosa, anche la scienza, non possano essere fruibili a tutti, coloro che producono la bellezza lo fanno per loro stessi non di certo per un pubblico. West io penso però che il tema subito seguente a quello che hai posto, sia quello della divulgazione. I divulgatori infatti devono essere coloro che traducono un'opera o un concetto scientifico ostico, a quella fetta di pubblico che non ha i mezzi adatti per poter comprendere la Relatività così come la complessità di una melodia. Gli artisti devono far "straripare" da loro stessi la bellezza di cui si sono abbeverati ma non sempre per farla vedere al mondo...
Wesa credo di capire quello che stai dicendo, visto che anche io in parte non voglio che mettano l’easy mode in giochi come i soul’s like o i monster hunter. Solo che dal tuo discorso sembra che tu sia più preoccupato a fare gatekeeping o a lagnarti (ad esempio tutta la parte sul politically correct o sulla “statalizzazione dell’arte”). Comunque idealmente proporrei di fare la stessa cosa che fa nei giochi della Paradox: c’è la difficoltà scalabile ma non hai accesso ad achievement o a funzionalità online se non giochi con la giusta difficoltà.
Il problema più grande forse è quando ci sono delle scelte all'interno del gioco volte a semplificare la vita al giocatore, a prenderlo per mano esageratamente e insultando la sua intelligenza. Per la selezione della difficoltà dipende dal gioco, nei Souls si perderebbe completamente la soddisfazione dell'avanzare e comunque avere diversi tipi di difficoltà porta a una programmazione dell'intelligenza artificiale spezzettata, quando potevano concentrarsi su una e fatta bene visto che è la parte più insoddisfacente e carente nei videogiochi che oggi pompano molto sulla grafica. Io faccio sempre l'esempio di suonare un assolo di chitarra, prendiamo quello di Stairway to heaven, se lo fai con 3 note e poi è tutto automatizzato dove è la soddisfazione? Allo stesso modo se batti il "tripalluto" con 6 attacchi dove sta la soddisfazione, s'annulla tutto, per alcune soddisfazioni ci vuole tempo e allo stesso modo come dicevi tu con la comprensione dove nel cinema ormai si intuisce a inizio film cosa succederà. È diventato tutto un fast food, non c'è più pazienza e di conseguenza anche la maggior parte degli sviluppatori o cineasti mettono contenuti fruibili per tutti ma per fortuna rimangono ancora i Miyazaki, i Taro e i Kojima, qualcuno ci sarà sempre speriamo.
Penso al film Shining: la versione americana dura venti minuti in più perché Kubrick nell'edizione europea ha tagliato tutti gli spiegoni che servivano agli americani per seguirlo. Basterebbe fare l'edizione "for dummies", con la scritta gialla.
Da uno che ha il tuo stesso problema (sto comprando troppi libri help), da quando ho riscoperto le biblioteche mi sono salvato. Si, I libri non restano a casa tua e non sono "tuoi", ma al massimo mi ricompro i più importanti per me più tardi. Also alcune biblioteche, per esempio a milano, offrono anche un catalogo online dove puoi scaricare alcuni libri e riviste per un certo periodo
Farei però un distinguo fra quello che è politico (praticamente ogni cosa abbia un contenuto e che influenza un insieme di persone), e quello che alimenta una retorica partitica. Non mi dilungo sul demonizzare a priori gli estremi di un'opinione perché non è sede, però - e parlo da persona che ha platinato i souls e sekiro - non è problematico per niente fare un'opera in un certo modo anziché un altro, è semplicemente una scelta che si può condividere come no il voler rendere la community di un gioco qualcosa che è destinato a diventare elitista e settario. E quella è una scelta politica, che non vuole dire "nero/rosso". Just my two cents
Verso gli otto minuti circa Wesa parli del fatto che si potrebbe parlare di altro, non solo videogiochi, anche perché si potrebbe parlare di riceventi che non COMPRENDONO perché l'arte - videogioco in questo caso - è un LINGUAGGIO = COMUNICAZIONE scrivere in caps lock è una figata raga. Quindi il discorso potrebbe essere: tutti hanno il diritto di capire tutti i messaggi esposti da tutti, sempre? La risposta secca secondo me è NO nel senso che se io compongo un album musicale frega cazzi che non capisci cosa dico, suono, intendo. Il mio è un messaggio, lo lancio nel vuoto e se lo senti e capisci bene. Se lo senti e non capisci bene uguale. Se lo senti capisci e ti fa schifo o lo ami bene pure quello! Il "bello" dell'arte è che può essere tutto. Perché possiamo comunicare quel che vogliamo come vogliamo e possiamo avere un pubblico di riferimento preciso (alle volte i cosiddetti prodotti commerciali sono appositamente confezionati per determinate persone ad esempio) ma possiamo - ed è quello che in realtà io personalmente mi auguro sempre - fregarsene e semplicemente comunicare. Ho fatto l'esempio della musica ma come dici tu Wesa si può applicare a tutta l'arte.
Aggiungo che secondo me alcuni dei "manufatti artistici" o "opere" migliori sono nate dal "fregarsene" del ricevente. Semplicemente l'artista / autore ha prodotto un messaggio veicolato nel modo preferito (musica, videogioco, dipinto ad esempio) e lo ha lanciato lo ha dato al mondo non a dei "riceventi". Parlo degli album innovativi che hanno aperto a nuovi generi, parlo di pittori che hanno creato correnti artistiche, parlo dei poeti che hanno dato il via a interi periodi letterari.
L'accesso a internet è un lusso o un diritto(internet è un servizio offerto da società private)? Se i dati sensibili delle persone vengono sottratte su internet, sono solo beghe della suddetta società privata o lo stato deve intervenire? No, veramente, chiedo perché non ne ho idea. (Non c'entra una mazza con l'arte, ma è solo per riflettere sul fatto che cose che a volte vengono considerate un lusso, a un certo punto diventano diritti. Forse. Non ne sono sicuro in realtà).
È un po come se uno non riesce a leggere un libro perchè usa troppi termini difficili e il libro è veramente lungo e quindi per lui è un suo diritto leggersi un riassunto in 10 pagine e pensare di aver goduto dell opera stessa come uno che incece si è letto l'intero libro
Lì si tratta di una scelta, la scelta di essere svogliati. In questo tipo di dibattito si parla di categorie di persone che pur pagando un bene di lusso non possono usufruirne per il semplice fatto di avere delle disabilità (una cosa che NON puoi scegliere)
@@goddamnsuperhero1213 hai ragione. La cosa è aggirabile? Forse per i vecchi classici esistono delle versioni più user friendly, forse gli audiolibri sono la soluzione. Non lo so, non me ne intendo. Il punto è che per quanto riguarda i videogiochi la cosa non è aggirabile con metodi legali. Devi solo sperare che gli sviluppatori abbiano pensato a tutti quei giocatori che non per scelta, ma per il semplice fatto di esistere, non possono usufruire di tali prodotti come farebbe il videogiocatore medio. Io ai Souls non ci ho mai giocato e quindi non ho la più pallida idea se mettendo la modalità facile l'intero genere ne risulterebbe declassato e sarebbe la morte dell'arte. Generalmente parlando, mi sembra una questione di civiltà e rispetto. Ovvio, il tutto nei limiti del possibile.
@@goddamnsuperhero1213 no, non è la stessa cosa. La letteratura si può esprimere anche oralmente, come sempre è stato nella sua storia. Il videogioco è un medium che comunica tramite il linguaggio del gameplay. Giocarlo è differente dal vederlo giocare.
Per te Sekiro altroché diritto, per te Sekiro era un dovere!! Hai privato l'umanità di ore di gioco in cui Isshin abusava di te, e per questo un giorno dovrai renderne conto al karma universale... :-) P.s. Più che puzzle game Sekiro lo vedo come un rhythm game, ma avendici tu giocato tanto poco, capisco...
Io amo e odio Sekiro, mi sono impantanato in un punto, ho bestemmiato tutti i Kami e lasciato perdere il gioco, ma continuo ad adorarlo perché è uno dei pochi giochi che mi ha dato degli stimoli. Giocavo a giochi tipl Soul Reaver e Prince of Persia, Dove gli enigmi da risolvere e il Gameplay erano ben strutturati e congegnati, e avevi sempre lo stimolo di proseguire e andare avanti. Adesso per abbassare il livello medio escono fuori giochi ripetitivi, tutti uguali e per darti una sfida di infilano 500 mila collezionabili e side quest che personalmente trovo frustranti (tipo in Arkham Knight trovare 250 trofei dell'enigmista... ti sale il crimine sul finale)
Io non credo che l'easy mode sia "dovuta", ma credo che non costi nulla (o comunque poco) aggiungerla, quindi non capisco perché non farlo. L'easy mode "tradisce" l'intenzione artistica degli autori di Sekiro? Che importanza ha? La versione "originale" esiste comunque, non viene eliminata, e i giusti destinatari di Sekiro ne possono usufruire. L'easy mode è un'aggiunta che non fa male a nessuno, non danneggia l'opera (perché, ribadisco, l'opera originale con il suo originale livello di difficoltà, resta, non viene eliminata). E' un po' come le versioni per bambini di classici della letteratura. Che male fa la versione ridotta per bambini del Don Chisciotte? Permette ai più giovani di conoscere una bella storia. E quando saranno più grandi, se vorranno, potranno leggersi l'opera originale. E i "giusti" destinatari del romanzo di Cervantes, non sono danneggiati dall'esistenza delle versioni ridotte per bambini. Inoltre, nella letteratura, spesso le edizioni dei classici un po' più impegnativi sono integrate di saggi introduttivi e note. L'Ulisse di Joyce ad esempio: credo che ogni edizione abbia delle note esplicative. E' un tradimento dell'opera? Joyce si starà rivoltando nella tomba? Credo che in questo modo si permetta a più persone di usufruirne. La stessa cosa vale per i giochi. Penso che sia un bene (ribadisco, non un "dovere", nulla è dovuto nella vita, ma comunque una cosa positiva e a basso costo) permettere a più persone, anche a quelle meno capaci, di usufruire di un gioco. Senza "tradire" il gioco, senza rovinarlo a tutti. Ma inserendo opzioni di aiuto per chi vuole usufruirne. Non vanno bene le opzioni di aiuto o l'easy mode? Allora almeno un equivalente delle note esplicative, dei saggi introduttivi nei libri. O delle guide ai musei in caso dell'arte. O dei libri sul cinema nel caso del cinema. Creare cioè dei "saggi" (ovviamente in qualunque forma mediatica) che siano di aiuto, come le note esplicative (e quindi non solo di "critica"). Mi dirai: "ci sono i gameplay su yt", ma non sempre questi sono di aiuto, e comunque spesso usufruirne è un casino (se si ha lo scopo di semplicemente avere l'aiuto). In qualunque caso, credo che nè l'easy mode, nè le opzioni di aiuto, tolgano la possibilità di avere dei capolavori.
Ci stai viziando con un video al giorno
Davvero ahah
Finire Sekiro in fretta e senza patemi d'animo è fondamentale per inserirlo velocemente nella lista dei miei giochi completati, ottimo materiale per la sessione di piacere prima di andare a letto.
Vorremo mica che l'accumulo subisca un rallentamento!
Non ti ho mai seguito, ma mi sono ritrovata qui attratta dal titolo. Una storica dell’arte pienamente soddisfatta, grazie. GRAZIE!
Possono esistere anche scene meravigliose dovute da queste limitazioni. Esiste ad esempio OneHandFra (canale italiano) il quale ha una mano ed ha sconfitto Isshin giovane. "Non esitare" direbbe Isshin, e mi sa che lui non l'ha fatto. È molto motivazionale come cosa, e soprattutto ti crea proprio gioia vedere la scena in cui capisce di averlo sconfitto.
"L'arte deve essere comprensibile, sì, ma per i suoi destinatari".
A posto.
Nessun messaggio è per tutti, "discriminare" ha assunto un significato negativo per via della lesione dei diritti che molto spesso deriva dal farlo in ambito sociale, ma in sé significa "distinguere" e distinguere una persona dall'altra e un gruppo dall'altro è una cosa non solo ammissibile, ma necessaria quando si intende trasmettere qualcosa.
Eh sì, "discriminare" nell'arte è fondamentale... Discriminare è anche dire "questo mi piace/questo non mi piace, voglio fare questa cosa/non voglio fare quest'altra", che poi a opera compiuta si può trasformare in "quest'opera è destinata X ma non piacerà a Y"
@@dariocaporuscio8701 ma in realtà è come dire che non debba esistere una versione per bambini dei classici di letteratura, esistono i bignami dei promessi sposi per esempio, poi ovviamente se io dovessi leggere la versione riadattata della Disney con Paperino dell'Iliade avrei letto un opera più semplice ma con magari lo stesso "discorso" di quella di Omero. Stessa cosa per i Videogiochi in single player, se ci fosse una opzione ultra semplice di Sekiro che tutti sono in grado di finire basta semplicemente non sceglierla e giocare il gioco a un livello diverso, anche perché non tutti possono accedere a leggere gli autori in lingua madre dal francese o dal tedesco passando per russo inglese giapponese ecc. o quanti tra noi hanno letto per esempio The Witcher in polacco? Ovviamente capisco quello che vuole dire Wesa ed è ragionevolissimo, le opere degli autori non sono obbligate a essere per tutti nello stesso modo.
@@quiricosolinas7876 ma Manzoni non ha scritto i promessi sposi della Disney... Manzoni ha scritto i promessi sposi. Che c'entrano le edizioni semplificate dei libri? Quelli non sono mica opere dell'autore, qui si sta parlando dell'opera originale
@@dariocaporuscio8701 Potrebbe esistere la controparte videoludica della Disney che riadatta le opere di From Software per renderle fruibili ad un pubblico più vasto potenzialmente interessato. Avrebbero il marchio Disney ovviamente e non FS, in quanto le opere originali FS sarebbero snaturate nell'intento dell'autore se venissero presentate come tali in seguito ad un procedimento del genere.
@@AG-hl7bg se l'autore fosse d'accordo, sì
"Ma Sekiro è difficile!"
"Ma saran cazzi suoi?" (cit.)
Mi torna sempre in mente il mio abbandono di DarkSouls alla città infame per la troppa frustrazione.
Dopo quell'evento non ho mai pensato di "doverlo finire con aiuti predisposti in-game", ho semplicemente capito che non è un gioco che fa per me e lo dice uno che l'aveva pagato a prezzo pieno per la 360, perché davvero incuriosito tra il clamore pubblico e il riscontro della critica.
*Aggiungo, post-visione, sono contento che tu sia tornato a registrare in questo modo, purtroppo non uso la "piattaforma viola" e lo streaming in generale non è un metodo di fruizione che mi appaga, preferirò sempre questi "spezzoni di pensiero"...grazie ancora per il tuo tempo e il tuo pensiero.
Uno dei tuoi video più belli, Wesa. Se ci fossero i sottotitoli in inglese, lo spammerei su ogni forum, subreddit o piazza virtuale che frequento, quando puntualmente spuntano le discussioni sull'obbligatorietà di una "easy mode" in ogni gioco, con la classica motivazione del "ma se un altro giocatore usufruisce di quella modalità, la tua esperienza non verrà intaccata dato che non la utilizzerai".
Ma gli inglesi hanno diritto a vedere questo video? 🤔
@@UCFc1XDsWoHaZmXom2KVxvuA Nah…
@@AZAELinvaded non so se è una cosa che può abilitare lui ma potrebbe inserire la possibilità di avere sottotitoli in inglese tradotti da quelli generati in italiano
@@asdfufu2915 non credo. Dovrebbe abilitare una traduzione suggerita da un utente. E per abilitare intendo inserire manualmente la traduzione, perché TH-cam è simpatico e ha toltο l'opzione di farlo per gli utenti
@@federicosavorani6320 è assurda questa tendenza a regredire, a togliere quelle cose che funzionavano o che comunque avevano un senso, una utilità.
Ho notato questa tendenza in molti, troppi contesti.
I non mi piace sono dei vicini. Gli è rimasta lì.
Grazie. È sempre bene parlare di questo argomento. Certi discorsi online mi fanno davvero cascare le braccia.
Che bel ragionamento, Wesa. Io purtroppo di videogiochi non me ne intendo, perciò inizialmente ho avuto qualche difficoltà nel cogliere il discorso.
L'esempio de Il nome della rosa è stato, invece, chiarificatorio: da quello ho compreso il problema che sta dietro all'accessibilità all'opera artistica. Davvero un gran bel video!
Voglio un Wesa che, prima di andare a dormire, mi bisbigli all'orecchio: "museo reputazionale"
Ho sentito il brividino anch'io
Per quanto le persone possano permettermelo, io mi reputo un creativo.
Io sono per il pensiero che ciò che creo, è per il "destinatario". I destinatari per cui creo quel "qualcosa".
Quando creo qualcosa, penso solamente alla mia idea, e al massimo a chi voglio raggiungere. Non creo le mie idee pensando a tutti i "target". Consapevole dei limiti e dei rischi ch può portare.
Preferisco avere una nicchia di appassionati, che creare qualcosa di annacquato, lontano dalla mia idea, soltanto per essere fruibile a "chiunque".
Amen
Il tuo discorso non fa una piega.
Io la vedo in maniera un po' diversa ciò che il creativo fa, dal mio punto di vista quando idea e sviluppa la sua opera lo fa prima di tutto per se stesso, visto che é l'unico modo che conosce per esprimere il suo Io, poi quando si parla di opere che hanno anche uno scopo di lucro una analisi e uno studio del mercato spesso per diverse ragioni impreziosisce l'opera finale.
@@eliazanchetta9889 si, è un ragionamento corretto
ti ringrazio wesa per esserti ritagliato e quindi aver creato e messo a nostra disposizione uno spazio (il tuo canale) che fugge dal ritmo forsennato imposto dalla società moderna, ti ringrazio per aver avuto la forza, la voglia e perché no anche il coraggio di arrestare questo ritmo semplicemente pensando.
Ascoltarti fa parte di uno di quei piccoli piaceri che rendono la giornata migliore
Partire parlando di sekiro (non detto con tono critico ma come qualcosa di estremamente concreto e che faccia parte dell'esperienza di ognuno) fino ad arrivare alle massime conclusive di una eloquenza rara. Complimenti!
Video che aspettavo da tanto, soprattutto perché di recente sta questione della Easy mode nei Souls è scoppiata di nuovo su Twitter e TH-cam, con gente che dietro pretese di accessibilità ha dato del "gatekeeper sfigato" a chi come me e molti altri provava a spiegare quello che hai spiegato tu perfettamente.
Ed è triste, proprio per questa malcelata benevolenza del "diritto di tutti", che viene sfruttata per porsi ad un livello di superiorità morale. Tu sei contro all'Easy Mode, quindi tu sei contro l'accessibilità e quindi indirettamente odi i disabili.
Quando poi:
1) Come hai detto più volte, accessibilità =/= difficoltà
2) Nella maggior parte dei casi questi discorsi vengono fatti da persone che disabili non sono, e che "sfruttano" questi ultimi per nascondersi dietro al fatto che in realtà vogliono la Easy mode perché non hanno voglia di impegnarsi.
Vogliono la famosa "Easy way out".
Ma sta all'autore decidere se metterla o meno, soprattutto se come nei Souls la difficoltà è un fattore cruciale del gioco, dove l'oppressione e la sensazione di affrontare qualcosa di insormontabile è la base della sua poetica narrativa.
Top video
Basta rispondere con "sticazzi. I videogiochi sono un lusso, te li giochi se puoi" (versione che copio e incollo da qualche anno ormai)
Grandissimo video da cui traggo grandissimi spunti di riflessione.
Infatti mi sono sempre chiesto perché non costruissero delle scale mobili sul k2, visto che molti non riescono a scalarlo...
La tua ironia è superata dalla realtà, basta vedere la situazione del Monte Bianco
@@lorenz1607 in che senso scusa
C'è una ferrovia scavata nel ventre della JungFrau e dell'Eiger, che ti porta comodamente in vetta:
it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_della_Jungfrau
É una non-esperienza, veramente tremenda.
Posso cambiare la difficoltà a "La ricerca del tempo perduto" di Proust così è più accessibile?
Messaggio geniale
Scherzi a parte, mi han detto che se leggi una pagina ogni dieci conta come se l'avessi letto tutto (Ironia ironia ironia)
Sekiro è un gioco gameplay centrico, quindi la mia idea è che se non riesci a entrare nei meccanismi del gioco
Allora non c’è problema, quel gioco probabilmente non fa al caso tuo (almeno al momento) ma non credo che se esistesse una super easy mode allora quel tipo di persona riuscirebbe a trarne una piena esperienza
Bella riflessione! Di recente sono ricaduto in The Binding of Isaac, e come in molti roguelite lì la difficoltà è in parte casuale, in base alla run generata in modo randomico dal gioco, in parte è fissa (penso ai boss 'obbligatori' e che devono essere affrontati prima di arrivare alla fine) e in parte dipende dal giocatore, che può scegliere non solo fra diversi percorsi, ma può anche decidere di rendere e renderSI la run più difficile quando sceglie tra un oggetto e l'altro (ad esempio)
Commento prima di vedere il video.
L'altra sera discutevo con un amico sul fatto che i videogiochi dovrebbero avere, secondo lui, la modalità storia o iper facile sempre (anche un Dark Souls). Mentre io sono quasi della visione opposta per cui il gioco dovrebbe avere una sola difficoltà (quella che ha scelto l'autore) + varie opzioni per persone con vari handicap.
Curiosissimo di sapere quello che ne pensi.
Edit di fine video.
Sono quasi d'accordo con te al 100%. Anche io al mio amico parlavo del fatto che è diritto dell'autore avere l'arroganza di fare un gioco iperdifficile poi saranno uccelli per diabetici suoi se il pubblico lo massacrerà. Ed è proprio assurdo che come esempio facessi anche io Sekiro, che secondo me senza quella "difficoltà" perderebbe quasi tutta la sua poetica.
L'unica cosa è che io penso che per esempio le modalità per daltonici e/o per persone senza una mano (per riprendere l'esempio di prima) potrebbe essere bello averlo. Certo che forse hai ragione tu che non è un diritto farli arrivare alla fine del gioco, e quindi forse servirebbero delle periferiche per persone con handicap per giocare al Sekiro di turno (tipo libri scritti in brail o film con la spiegazione audiovisiva per i non vedenti).
Bell'argomento, sviscerabile all'infinito. A mio modo di vedere l'arte è oltre le opinioni e vive di opinioni. Il fatto di non essere universalmente comprensibile la rende controversa. Il fatto di essere controversa la rende arte. Quindi d'accordo con te, i diritti sono altri.
Video importantissimo questo. Davvero! Grazie per gli innumerevoli spunti.
Cosa c'entra la bellezza con la giustizia?
Già...
Ciao Wesa, e' vero che "Il Nome della Rosa" di Eco non puo' essere compreso a pieno da tutti, dati i riferimenti storici e non che l' opera ha. Credi comunque che non sia godibile affatto da persone che non conoscono storia medioevale o non hanno altre particolari conoscenze pregresse? Voglio dire, non credo che Eco abbia creato l' opera solo come esercizio di stile. Condivido molto di quello che dici, ma penso che non occuparsi affatto del pubblico crei problemi simili alla totale commercializzazione e "politicizzazione" di un' opera. Che ne pensi?
P.S. Chiaramente ho ascoltato il video e so che parli comunque di un pubblico che l' artista si prefigge di raggiungere quindi so che non sei all' estremo dello spettro nella tua riflessione
Avere la God Mode su sekiro è un po' come fare il sentiero di Santiago con la macchina 😅
ma il cammino di santiago non è un'opera. Capisco cosa intendi e sono pienamente d'accordo, ma non capisco come si leghi al discorso
Molto interessante, se posso fare un'osservazione però, seppur la frase "cosa c'entra la giustizia con la bellezza" fa effetto e sembra "bella", tutto il discorso (bello) che hai fatto si fonda su un concetto di giustizia, ovvero sulla libertà dell'autore di un'opera di fare quello che si sente e di non dover essere necessariamente democratico nei confronti del fruitore (cosa che in generale condivido, anche se non in senso assoluto, perché, per esempio, dipende anche cosa vuole dire l'opera e non solo cosa vuole dire l'artista, ma questo e' un altro discorso). In relazione al concetto così posto la giustizia c'entra eccome, oserei anzi dire che c'entra sempre in un processo di creazione, perché tutta la storia dell'arte trasuda anche dei diritti di chi crea o in molti casi, si fonda proprio su questi.
Per esempio, lo stesso dire che l'arte non debba essere "politicizzata" e' un discorso molto politico. Trovo poi un po' fuorviante generalizzare in senso negativo sul concetto di "politicizzare l'arte" (che peraltro ha un significato diverso per ognuno) assimilandolo solo al Fascismo.
Hai appena fatto un video, anche politico, sulla libertà degli artisti e in questo senso, mi sembri un esempio ben più positivo (commento non in Easy mode ;)
Mai capito il perché questa questione sia ancora in voga, mi é sempre sembrata cosí scontata la risposta. Sará che ho visto sempre i videogiochi come "opere"
Per esempio, trovo che i gestionali e i simulativi odierni siano decisamente sopra le mie capacità/possibilità in termini di difficoltà/tempo da dedicare.
Non pretendo che li semplifichino, mi limito a rammaricarmi di non avere oggi 13 anni 🤷
Ma tutti i gestionali hanno una modalità semplice o dei trucchi/mod.
Nel caso di giochi gestionali o strategici l’easy mode è super utile se si vuole imparare a giocare, anche perché sei portato a rigiocare più e più volte (cosa che non avviene in un souls like visto che in linea di massima bastano 3 run per completare tutti gli achievement)
@@anorcortese4795 ma il senso era proprio quello di non utilizzare cheat o abbassare il livello del gioco al punto da svilirlo.
Per giocare a un simulatore di guida con la traiettoria su pista e il cambio automatico allora meglio lasciar perdere e giocare a need for speed, al limite.
Un gioco come Celeste per me é difficile ma estremamente godibile, forse il segreto é trovare dei punti d'incontro tra la nostra visione e le esigenze degli altri, cosí se un progetto funziona alla grande possiamo continuare a creare ad un livello sempre piú alto.
Secondo me, bisogna dire anche che un'opera d'arte è l'insieme delle sue componenti e dei suoi livelli di lettura. Non sono tenuto da spettatore a cogliere il 100% di 8 e mezzo di Fellini o 2001 Odissea nello Spazio. Per arrivare a una certa percentuale di comprensione bisogna avere delle conoscenze o una certa sensibilità che altrimenti ti faranno vedere un'opera sbiadita, filtrata. Mi viene in mente un'analogia con l'intuizione di Bloodborne per riuscire a vedere i Grandi Esseri. Poi sono d'accordo con il fatto che avere una Easy mode non sia un diritto del giocatore in quanto rientra nella visione dell'artista, il quale non gli deve nulla, se non la sua opera.
Moltissimi nei commenti sostengono aggiungere un'opzione non é un problema per il valore artistico perché si puó sempre scegliere di prendere la strada che possiede valore artistico.
Ma é un ragionamento un bel po' superficiale perché la scelta stessa entra a far parte del design del videogioco e non ci si puó minimamente fidare che il giocatore "faccia la scelta giusta"; a tal riguardo rimando rimando al video di Game Maker's Toolkit "How designers protect you from yourself", ma vi faccio un esempio (oltre che Wesa nel video l'ha giá fatto riguardo Sekiro)
Prendiamo Celeste che come messaggio ha al suo interno la metafora della montagna come difficoltá nel superare la depressione. Arrivo ad una certa sezione che trovo particolarmente difficile, mi blocco per un po' e poi visto che sono solo, nessuno mi giudica e a me di tenere con me stesso un aura da hardcore figo non frega nulla attivo la godmode e supero la sezione. Cosí dalla sezione non ho imparato nulla e mano a mano che vado avanti ne ho sempre piú bisogno e la uso sempre di piú. Arrivo quindi alla fine del gioco e quindi "urrá sconfitta la depressione, basta solo superare le difficoltá con l'aiuto divino".
Ecco quindi che un messaggio dell'opera si é completamente perso, cosa che non sarebbe mai successa se il gioco mi avesse obbligato a seguire il percorso corretto.
Ora non sto dicendo che é meglio l'approccio di Sekiro oppure quello di Celeste, sono semplicemente due compromessi diversi, sacrificio di potenza comunicativa o sacrificio di potenza artistica. Cioé in Sekiro si manda chiaro e forte il messaggio sacrificando una parte di pubblico che non é capace di raggiungerlo; in Celeste si accolgono piú giocatori, ma mandando un messaggio che molti non percepiranno per colpa del designer che ha lasciato la possibilitá di ignorarlo
Questo però è un problema del giocatore, non dell'autore. Dobbiamo rassegnarci al fatto che non tutti hanno una determinata sensibilità e che ad alcuni basta la semplice fruizione.
Riflessione profondissima, grazie.
Se un gioco concepito per essere particolarmente difficile si macchia aprioristicamente del peccato di abilismo, devo io poter godere del diritto di finire Sekiro?
Wesa dice: "No. Git Gud."
Ottimo video, come sempre, ma mi lascia perplesso il discorso sul giocatore che se ha la possibilità di skippare le parti frustranti si "rovina" il gioco. Sono profondamente ignorante in fatto di soulslike e ammetto di non essermi mai impegnato a capire (la mia perplessità potrebbe dunque derivare dal mio poco coinvolgimento rispetto all'opera), però, nell'ipotesi in cui l'insindacabile creatività dell'autore avesse dato la possibilità al giocatore di "rovinarsi" l'esperienza non sarebbe a questo punto diritto del giocare disporre come preferisce delle "opzioni di gioco"?
Potrei riformulare così: come fai ad essere certo che il Bello di sekiro sia la sua sfida (e quindi sia l'assenza di god mode)? Nessuno potrebbe reputare sekiro un capolavoro se fosse implementata quell'opzione?
Oltretutto son d'accordo con te, se trasponessi il discorso ad un gioco che conosco decisamente meglio come europa universalis, posso solo dire che il mio gusto trovi soddisfazione infinitamente maggiore nella modalità Ironman in cui non si può salvare, ma non mi sentirei di affermare che chi non giochi in Ironman semplicemente si rovini l'esperienza o che addirittura il gioco diventi pattume per la possibilità di scegliere; ma forse, ripeto, da profano non posso capire questo passaggio del tuo discorso.
Un gioco di ruolo cartaceo (prendiamo ad esempio il vetusto D&D) dovrebbe darti due o tre differenti "livelli di dettaglio" delle regole, in modo da essere più facilmente affrontato dai differenti gruppi che cercano diversi livelli di complessità al tavolo?
Quella é un'altra questione totalmente. Le regole le puoi modificare come vuoi 😅. E dnd si concentra molto di più sula capacità del master di create sfide e ambienrazioni interessanti e dei giocatori di fare roleplay, più che sulla comprensione di una narrativa ufficiale intrigante o su regole ferre super divertenti. Da un fellow Dungeon Master
@@federicosavorani6320 molti sarebbero pronti a difendere a spada tratta il fatto che un regolamento ha senso solo quando è coerente, e non dev'essere modificato, o non stai giocando QUEL gioco (senza contare la famosa "regola d'oro", che è una bestemmia, a mio modesto parere, e quando inserita in un manuale dimostra la pigrizia degli autori e la probabile scarsa qualità delle meccaniche in esso presenti) 🙂
Questo deve essere il rebuild del video sulla difficoltà di Sabaku!
ricordo a tutti che Itagaki in Ninja Gaiden Black non voleva mettere la modalità facile
la mise lo stesso ma i dialoghi cambiavano e ti pigliavano tutti per il culo ogni due per tre
Parlo come super-appassionato di Souls, Souls-like e Affini: personalmente ritengo che rendere godibile/appagante anche a difficoltà più basse un gioco di base difficile (perché, attenzione, Sekiro & Co. non sono, a mio dire, fatti per essere difficili, sono fatti per essere APPAGANTI e questi "semplicemente" lo fanno attraverso il dover superare una grande difficoltà) sia un'arte di per sé che vale la pena esplorare, per complessa che possa essere. Direi che sono d'accordo comunque, finché non sarà possibile fare il sopracitato lo accetto.
Comunque il problema principale di questo dilemma non è tanto la giustezza o meno del rendere l'esperienza accessibile quanto la cultura tossica ed elitista che si crea intorno a questo concetto, come se finire un Souls metta chi ce la fa un gradino sopra a chi no anche come essere umano.
Traduzione da pc gamer: datemi la modalità facile ovunque così potrò finalmente completare i giochi che mi inviano per fare recensioni.
Sono uno dei "compagni" e nonostante le differenze di opinione che ho e ho avuto nell'ascoltare le tue riflessioni, ho quasi sempre trovato stimolanti e interessanti i tuoi punti di vista. In questo caso ho l'impressione che questo video sia profondamente "politico", mischiando tutta una serie di questioni che poco hanno a che fare l'una con l'altra. Non capisco il fine del tuo discorso, se non quello di delegittimare sottilmente una certa categoria di persone che evidentemente non la pensano come te. Ad esempio parli di "artisti di stato", cosa che frequentando persone e gruppi di estrema sinistra non ho mai sentito da nessuno (ma magari è un qualcosa che mi è sfuggito). L'articolo che citi è scritto su una rivista di settore , non afferente a nessun gruppo di "compagni", la questione dell'accessibilità dei videogiochi (o dell'arte in genere) non mi sembra assolutamente una priorità per nessun gruppo di sinistra o anticapitalista. Le istanze che sento portare avanti, riguardo a questo specifico tema, sono concentrate esclusivamente sulle questioni di accessibilità minime per tutt*(l'esempio che facevi delle barriere architettoniche). Detto tutto questo, sono d'accordissimo sulla non politicizzazione dell'arte se non per espressa volonta di chi la produce. Penso a tutti gli artisti, in vari ambiti, che sono stati reinterpretati o semplicemente strumentalizzati dal partito x o dal politico y per proprio tornaconto elettorale e/o culturale e la trovo una pratica disgustosa.
Tutto condivisibile.
Ma mi sento di aggiungere che è possibile anche creare capolavori accessibili.
Le migliori produzioni nintendo sono stratificate,il classico facile da approcciare ma difficile da podroneggiare a pieno.
Il messaggio autoriale può arrivare in modi molto diversi,che non debbono necessariamente passare attraverso la sfida o la frustrazione.
Sono d'accordo in toto qui: rendere l'arte accessibile a tutti equivale alla lunga a non rendere più accessibile alcuna arte a nessuno perché l'arte non potrà più essere sé stessa
Continui a superarti. Che dire Vez? 👏🏻
Aspetto il momento in cui dirai la tua sulle avventure Lucas degli anni 90..con particolare attenzione su Monkey Island. A dicembre cade il 30esimo di monkey 2...
La pretesa che l'artista abbia preoccupazioni di tipo sociale e quindi che l'arte sia appunto "democratica" ha senso solo quando l'arte in generale o l'opera apporta un vantaggio alla società. Ovviamente bisogna fare un rapporto costi (cosa paga l'artista e quindi cosa paga l'arte tutta) e benefici (cosa ci guadagna la società) e mantenere un certo bilancio.
Ne sono un esempio il digitale e le pay-tv, arte con un valore inferiore per tutti, arte con un valore superiore per chi può affrontare questa spesa.
Wesa io ho un'opinione per certi versi concorde alla tua ma, per altri, direi parecchio più "eccentrica" e "lontana da oggi". D'accordo in toto sul fatto che l'autore debba poter scegliete come fare arte (nel caso di un gioco, poi, parliamoci chiaro: l'eccezione dovrebbe essere poter scegliere la difficoltà senza che questa modifichi l'esperienza, non il contrario. Ovviamente ciò è quasi impossibile in un titolo wanna be autoriale). Non sono d'accordo sulla ragione di ciò, però. Dire che l'arte è sempre stata un bene di lusso è vero, ma io sogno un'arte, in un futuro utopico, in cui gli artisti lavorino e gli stati stessi comprino le opere e le rendano gratuitamente fruibili al pubblico, perché la meritocrazia monca non mi piace, diciamo. Insomma, per me, che ciò accada o meno, l'arte non è che possa non essere politically correct perché privata. Dovrebbe poter non essere accessibile a tutti o condivisibile da tutti per il proprio messaggio in modo assoluto. E questo per il semplice fatto che l'arte sia amorale; vada al di là del bene e del male. È lo stesso motivo per cui sono profondamente contrario alla censura. Se, per esempio, un autore desidera veicolare un messaggio illegale in un certo Stato, non vedo perché questo non possa comunque essere veicolato, in quanto opinione. Non c'è forse libertà di opinione ed espressione? Un messaggio razzista non implica un gesto razzista verso qualcuno. Ed il fruitore non è, per lo stato, capace di intendere e volere? Non dovremmo essere, noi, capaci di seguire una tesi senza necessariamente accettarla? Se un messaggio razzista è illegale, allora deve esserlo anche un qualunque messaggio "pericoloso" per i cittadini. Allora non si trasmette Dragon Ball perché sottintende che tutto si risolva con la violenza, o che mangiare quantità smodate di cibo faccia bene. O Dark Souls perché "puoi fare il bad ending". L'arte veicola un messaggio; anche quando non ne ha uno (e penso al teatro dell'assurdo). Io credo quindi che, se un autore oggi ha un pensiero illegale o poco condiviso, debba essere libero di portarlo avanti. Sia la critica contemporanea a stroncarlo, semmai. E non sarebbe la prima volta che accade. E termino, tornando all'arte "per tutti", con accezione pragmatica più che di ideale, dicendo che noi non potremmo neppure ridere, se non conoscessimo nulla del mondo. Quindi è inutile dire "l'opera non ha successo perché è di nicchia: è colpa dell'autore". È responsabilità dell'autore ma sarà l'autore a scegliere, come, se ho capito bene, sostieni anche tu, quanto aperta debba essere una data opera. E qui potremmo estendere con l'accessibilità a chi presenti delle limitazioni ma appunto, un autore non daltonico, che punta ad uno studio accurato dei colori, ma cosa vuol dire ad un daltonico, senza snaturare il proprio messaggio? È molto diverso dal mettere la difficoltà facile ad un Souls like? Se in uno sparatutto riduco del 50% gli hp dei nemici abbassando la difficoltà, non sto forse dimezzando l'esperienza del "uh grande, ho centrato il bersaglio"? Un RE8 mi diventa quasi COD. Mo' l'ultimo esempio è volutamente esagerato ma ci siam capiti. Se trishotto Seath, il moveset nemmeno lo imparo: chi me lo fa fare...
Sono d'accordo con quanto detto nel video, ma leggendo l'articolo mi sembra focalizzi su un altro problema, ovvero non rendere il gioco più facile per scarsoni come me, ma rendere il gioco accessibile a chi ha una qualche forma di disabilità. Diciamo che è davvero la versione video ludica di "mettere le rampe".
Ah la chicca finale della blind di sekiro... A proposito dei vestiti brandizzati wesachannel di cui parlavi in live, per rimanere in tema "magliette anime con un dettaglio che capisci solo se hai visto l'anime", propongo delle mutande "tripallute" dedicate a sekiro, con solo tre palle rosse su sfondo bianco
Sempre sul pezzo. Grande Wesa
Se la ricorsa alla accessibilità nella vita prenderà fin troppo il sopravvento, è probabile che in futuro ci ritroveremo perfino giornali che pretenderanno che l'insegnamento nelle scuole delle materie tecniche, quali ad esempio la matematica o il disegno, debba necessariamente non essere più tecnico ma solamente divulgativo e approssimato al solo fine di una maggiore e fin troppo estrema accessibilità.
Tutto giusto , concordo. Ma non liquidate chi non gioca a Sekiro (per esempio )come chi “non ha voglia di impegnarsi “ , davvero ; non fatelo. Molto semplicemente , non tutti sono in grado di arrivare a compimento di un’opera che è oggettivamente complessa …così come non tutti sono in grado di correre come Marcell Jacobs.
Non abbiamo tutti le stesse abilità , giusto? Quindi non è giusto denigrare chi abbandona un gioco perché “troppo difficile per LUI” come una mammoletta senza spina dorsale che non si impegna abbastanza ; semplicemente non ce la fa.
Si ma quelli sono atteggiamenti infantili che non sono accettati. Questi tipi di comportamenti ci sono anche per altri media. Tipo il cinema. Molte persone si annoiano guardando i film di Fellini e decidono di interromperli, e può capitare che dei “ cinefili ” di turno li squadrino
Bellissimo video! Se non ricordo male, questo tema uscì fuori anche per Celeste: è un gioco difficile ma che ha tante opzioni per renderlo più accessibile a tutti. Alcuni trovarono quella scelta giusta e innovativa, qualcosa a cui ogni altro videogioco avrebbe dovuto ambire; altri la trovarono una scelta discutibile, che rendeva l'esperienza meno bella o interessante, una minaccia per tutti i giochi e giocatori "hardcore". Alla fine dei conti, credo che il tuo discorso su Sekiro valga anche per Celeste: è una scelta creativa (e forse anche sociale/politica? Chissà) dello sviluppatore o autore e come tale va rispettata. Celeste e altri giochi con simili opzioni non sono migliori di Sekiro o altri giochi apertamente difficili perché sono più accessibili. E viceversa. Un discorso davvero interessante e complesso che ritornerà sempre nella storia dei videogiochi.
vero ma come ho già scritto nessuno obbliga a giocare con le opzioni più semplici, come ho scritto generalmente chi legge usa le traduzioni, altrimenti passare dai classici greci a quelli latini e a tutte le lingue moderne risulterebbe leggermente complicato
@@quiricosolinas7876 Quel "nessuno ti obbliga" in realtá é problematico, ti consiglio il video di Game Maker's Toolkit "How designers protect you from yourself", ma ti faccio qui un esempio (che in realtá dice anche Wesa nel video su Sekiro).
Prendiamo Celeste che come messaggio ha al suo interno la metafora della montagna come difficoltá nel superare la depressione. Arrivo ad una certa sezione che trovo particolarmente difficile, mi blocco per un po' e poi visto che sono solo, nessuno mi giudica e a me di tenere con me stesso un aura da hardcore figo non frega nulla attivo la godmode e supero la sezione. Cosí dalla sezione non ho imparato nulla e mano a mano che vado avanti ne ho sempre piú bisogno e la uso sempre di piú. Arrivo quindi alla fine del gioco e urrá sconfitta la depressione, basta solo superare le difficoltá con l'aiuto divino.
Ecco quindi che un messaggio dell'opera si é completamente perso, cosa che non sarebbe mai successa se il gioco mi avesse obbligato a seguire il percorso corretto.
Ora non sto dicendo che é meglio l'approccio di Sekiro oppure quello di Celeste, sono semplicemente due compromessi diversi. In uno mando chiaro e forte il messaggio sacrificando una parte di pubblico che non é capace di raggiungerlo; nell'altro accolgo piú giocatori, ma mando un messaggio che molti non percepiranno per colpa del designer che ha lasciato la possibilitá di ignorarlo
Recupero tardi il video ma lascio comunque un paio di considerazioni (ciò non esclude che non sia d'accordo, come lo sono su praticamente tutto)
pt1 - Parli di “creatore d'opera”, c'è il creatore puro che crea con la famosa “carta bianca” e quello su commissione che può, non per forza, avere dei vincoli o richieste dal committente. Noi siamo i mecenati di questi artisti o lo sono le case di distribuzione, con noi solo dei “visitatori paganti?” eppure siamo noi che viviamo l'opera e a cui è diretta, no?
Una domanda che spesso mi pongo: come si decide dove posizionare la linea che separa chi richiede qualcosa e chi è chiamato a eseguire. Per esempio, mi rifaccio casa, chiamo l'architetto e avrò delle richieste, se l'architetto mi vuole fare il bagno triangolare io sarò libero di chiederglielo come voglio? certo è che se chiamo Renzo Piano invece, le richieste me le tengo per me e mi affido a lui; non perché sia stronzo lui ma per il fatto che se vai da lui, ti affidi non solo all'uomo ma all'artista e il divario tra noi è troppo. Il fatto è che, a parte casi estremi, come la delinei la linea in cui puoi chiedere e l'altro in cambio del compenso limita la sua “libertà” espressiva mettiamola così e quando invece l'artista si può sentire tale e dirti “sei venuto da me, fidati di me, punto” (come anche del fatto che puoi chiedere qualcosa che l'altro si può rifiutare perché incrinerebbe la sua reputazione. Allora qua è importante invece la definizione di arte e di artista. Detto questo son d'accordo ovviamente che il creatore decide che la difficoltà è X, punto e quella ti becchi se vuoi giocare a quel gioco.
pt2 - Parli di “ciò che non è dovuto”, e la scalabilità di un gioco son d'accordo non rientra nel dovere di un opera, ne è la qualità? La giocabilità (non come cyberpunk pieno di bug)? Un rispetto tra il costo e il contenuto? Rispetto delle promesse fatte? Questo non vuol dire che siccome non è dovuto allora non Possa esser fatto, e qua ovviamente non parlo con Wesa ma a chi poi usa queste argomentazioni per zittire chi magari la chiede (non pretende): “il gioco è fatto così, punto, non puoi chiedere nulla...” ne ho sentite di frasi simili.
pt3 - In ultimo, il mondo casual. Ci sono tutta una serie di opzioni che regolabili aiutano diverse fasce di giocatori, mi pare che fin troppo spesso si utilizzi la scusa del “il gioco è così” come scusa e come modo di mantenere un gioco elitario, e quindi chi ci riesce perché ha le skill o il tempo per farsele, gode nel finire un gioco PERCHE c'è chi non ci riesce e vuole che non ce la faccia neanche con una modalità meno Hard, che comunque non toglierebbe nulla al primo, più “forte” o bravo dell'altro. (vogliamo aggiungere una scritta, insieme alla modalità “un po' meno hard e umana” in cui si dice “ Ehi tu, mammoletta guarda che non hai provato la vera esperienza del gioco, non pensare di poterti quindi permettere di commentare in pubblico” … ?
Quando giocai a wow, a suo tempo, i raid erano da 40 giocatori, impossibile da organizzare a meno di non far parte di una grande gilda e questo ha precluso a molti, o per molto tempo un enorme fetta del contenuto di gioco proprio. Ed era una cosa a prescindere dal possibile impegno di una persona. Non posso pretendere gli oggetti migliori o di essere il più forte ma di usufruire di tutto il gioco mi verrebbe da dire di sì, pagando anche esattamente quanto agli altri e impegnandomi e non avendo handicap di sorta. Ora sulla scalabilità, la questione è potenzialmente diversa, anche se, da una difficoltà sekiro /soul al godmode ci sono delle modalità intermedie che permetterebbero a uno come me, oramai boomer/giocatore casual che non ha il tempo di ripetere X volte la stessa cosa per imparare il ritmo giusto, farsi venire la memoria muscolare etc. di finire darksoul3 e comunque godermelo con una buona difficoltà...
...che poi sono pù in accordo con wesa di quanto non sembri dal papiro che ho scritto...vabbeh!
Riccardo complimenti per il video, aspettavo da tempo un video su questo argomento. A tal proposito, non pensi che (sempre parlando dei Souls) anche le evocazioni di NPC o di PG faccia parte della “God Mode”? Anche in questo caso secondo me ti rovini l’opera dell’autore in quanto abbassi sensibilmente la difficoltà del gioco senza aumentare la tua skill! Ti dico questo perché seguendo le tue live quasi tutti i boss leggermente più impegnativi sono accompagnati da evocazioni, così però perdi il gusto della vittoria! Dimmi se sbaglio..
Bellissimo ragionamento. Ma come si fa a conciliare questo ragionamento su un prodotto artistico che esercita però una pressione politica sulla società? Ad esempio, un film che va sulle televisioni di mezzo pianeta.
Semplice, le televisioni di mezzo pianeta hanno molti canali. Quindi puoi ben capire che la scelta su cosa guardare è piuttosto vasta.
Se su rai 2 trasmettono 2001 odissea nello spazio e non fa per me posso tranquillamente cambiare canale
Mentre un film che vuole essere socialmente utile, e che di conseguenza vuole essere percepito e capito dalla maggior parte delle persone, è prodotto per esserlo.
In quel preciso caso si tratta di un volere del creatore stesso dell'opera, quindi non capisco il conflitto che si crea con la tesi portata nel video
Pensa: una modalità God che faccia comparire la scritta "Dio è morto", Game over.
Scherzi a parte. Credo che questo sia uno dei tuoi video migliori. L'arte dovrebbe essere proprio esclusiva, rivolta ai propri destinatari, fossero anche una cerchia ristretta. Inserire più opzioni, aumentarne l'accessibilità? Dev'essere una scelta degli autori, non la regola. Se voglio destinare la mia opera a un pubblico di soli contadini, con tanto di Zappa VR, devo essere libero di farlo.
E pensare che molti film o videogiochi vengono recensiti e valutati sulla base di queste opzioni, di quest'inclusività. Chissà quante mancate Eccezioni, in quest'epoca; quante opere meravigliose ci sono sfuggite perché gli autori si saranno detti (o avranno detto loro): "Questo è un po' troppo". "Pensa a chi sta peggio".
Ricollegandosi a un altro tuo video, ci sarà sempre qualcuno la cui sensibilità verrà urtata, e allora che si fa? Produciamo opere che tengano conto delle sensibilità e delle capacità di tutti (perciò, più basse possibili). Riduciamo anche il linguaggio, la narrazione. Creiamo tutorial che giochino al posto tuo. Voglio un film interattivo con la possibilità di spoilerarmi il killer, o di spiegarmi il finale se non lo capisco (perché fare una ricerca sul web, confrontarmi con altri utenti non va più di moda; ho diritto di accedervi subito, altrimenti subisco un torto).
Ho seguito il discorso. È da un po' che mi sto facendo una domanda, per cui non ho risposta, ad ora.
La faccio a te, magari ce l'hai:
dove ci porta il politically correct è chiaro, o inizia ad essere chiaro a molti.
La domanda ora è: dove ci porterà il FASTIDIO per il politically correct?
Io personalmente mi trovo in parziale disaccordo, specialmente su alcuni esempi e riflessioni.
Premetto che quello che voglio condividere è il mio modo di vedere la cosa e non ho la pretesa di non cambiare opinione (no hate)
Se ci si porta a riflettere sul bisogno di un'arte democratica si dovrebbero porre i giusti paletti. Pensare anzitutto non sul cos'è o sul perché di un limite ma di dove è: dove si posiziona (immaginando una scala gerarchica di priorità) quell'elemento che ci rende un'opera inaccessibile ?
Nel caso della difficoltà di un videogioco (l'esempio che porti) dipende, capiamo che è situazionale, in un sekiro la difficoltà è il mezzo attraverso il quale apprezzi il videogioco e per questo immodificabile, in un no man's sky (che può essere giocato in quella god mode che nel video viene citata) la difficoltà è irrilevante e per questo può totalmente essere eliminata.
(e qui io parlo di videogioco ma si potrebbe fare l'esempio con qualsiasi altra opera in uno dei suoi qualsiasi aspetti che la rendono inaccessibile... quindi ...altro breve esempio: potrebbe essere vedere una traduzione di un film o leggere la traduzione di un libro sbagliato ? O ancora, cannarsi e i suoi adattamenti fedeli all'opera erano veramente necessari per carpirne il suo senso? Lascio a voi eventuali riflessioni dato che la mia idea l'ho già espressa e non voglio essere prolisso)
Prossimo argomento è sul perché, ma dato che in parte questo è implicito nel discorso fatto poc'anzi io mi chiederei più sul perché e quando accettare un compromesso.
In tal senso mi ritrovo a dire che anche qui dipende, la libertà (come dici anche tu nel video) sta all'autore, ma è evidente che in alcuni casi accettare questo compromessino non reca danno alcuno all'opera. Partendo da questo inoltre direi anche che arte per essere definita tale non può essere elitaria e nella mani di pochissimi prediletti, altrimenti nessuno la considerebbe come tale. Hai bisogno di un pubblico per dire dell'arte arte, se (in un'operazione di negoziazione) decini di barattare una piccola parte della tua libertà artistica preservando nel farlo la tua autorialitá perché non dovresti farlo ?
Esempietto pratico: mettere quella cappero di modalità per daltonici rovina in qualche modo la tua opera ? Rispondo io, probabilmente no. Allora perché non farlo ? Io lo farei
In ultimo parliamo di cos'è un limite, e qui ci possiamo davvero sbizzarrire ! Tu parli di difficoltà nel videogiochi o di difficoltà di comprensione e allora io porto gli esempi di difficoltà nel vedere (come può un cieco può apprezzare un meraviglioso dipinto), nel sentire (come può un sordo può apprezzare una canzone), gli esempi sono pressoché infiniti e molti come quelli che ho portato io sono problemi di inaccessibiltá irrisolvibili.
Chiudo, può l'arte essere democratica ? No, ma non per questo dovrebbe essere infantile, e rinunciare ,per colpa di una sua frivolezza completamente irrilevante al suo messaggio e spessore, di essere esportata anche ad altri.
(E questo, lo ripeto, sempre che quel limite di cui si parla sia di infima importanza)
Io penso che puntare i piedi come un bimbetto e dire "NO ! ERESIA ! shakespeare non solo lo devi vedere a teatro ma lo devi anche vedere in inglese !" ti porterà nel passare del tempo a grossi buchi di cultura, non è una mentalità che supporto molto.
L'Accademy :-Sí!
Ma intendi i Game Awards?
@@eliasbonafe9236 l'accademy degli oscar
Se i videogiochi fossero accessibili non avremmo il meme del Ponte Nappi
Mi domando però dove possa essere il limite che una maggiore accessibilità rovini l'opera, mentre penso se possa essere un bene poter scegliere di godere di un opera di cui non conosco la lingua di produzione su Netflix con il doppiaggio e i sottotitoli nella lingua che più mi aggrada.
Conosco un paio di persone che si sono fatti la saga di monkey island con le soluzioni.
E non intendo con "se mi blocco cerco la soluzione", intendo proprio con la soluzione in mano usata per skippare tutti i puzzle.
Quindi che esista gente che riesce a trarre piacere dal finire i giochi con l'autopilot anche se non ne hanno bisogno (nella loro categoria i MI sono facili) é un fatto.
Non mi sarei mai aspettato che la gente si aspettasse la soluzione dentro alla scatola.
Ma a sto punto non era meglio guardarselo da TH-cam? 😅
Dino formaggino diceva che l'arte e tutto quello che i topini definiscono arte
Video ancora importante nel 2023. Da recuperare ancora e ancora.
Bellissimo video Wesa, però vorrei farti un appunto. Non trovi che dividere così nettamente arte e politica sia un po' troppo rigido come approccio? Secondo me anche l'artista vuole sempre dire qualcosa di vero sul mondo, e anche il politico vuole essere un creatore ed un visionario.
In sostanza il principio dei giochi From secondo cui non tutto è facilmente accessibile e immediato, oltre ad essere una regola estetica è anche un principio politico, cioè di approccio concreto al mondo e alla vita.
Certamente! Ma è una prerogativa che l’artista si prende liberamente, non per assenso a una direttiva. Quando l’artista antepone l’urgenza del messaggio politica alla bellezza dell’opera (giudicata secondaria rispetto al “salvare il mondo”) hai Tlou2
@@WesaChannel sisi capisco cosa intendi, e non lo trovo per niente sbagliato come analisi. Però è la conseguente divisione tra Bello (il principio artistico) e Bene (il principio etico), a non convincermi molto. Secondo me Bello e Bene stanno insieme all'apice; se li si pensa (ed è questa la parolina chiave) separati, allora è necessario che sia sempre uno dei due a prevalere, un giorno vince l'arte con Miyazaki, un giorno vince la lotta sociale con tlou2. È una regola sanissima che l'arte sia libera dalle costrizioni sociali, ma se dobbiamo dirla e ribadirla c'è già un problema interpretativo di fondo: troppo spesso ciò che dice il discorso sociale non è bello (nel senso di attraente, desiderabile, è una costrizione), e ciò che dice l'arte non è giusto (nel senso che è percepito come qualcosa di aberrante e che danneggia la società civile).
Ma hai ragionissima, infatti è una distinzione di comodo come quella, che sta alla base, tra forma e contenuto (vedi Eco, Le forme del contenuto). Serve per capirsi. In fondo, se vuoi argomentare scrivi un saggio, sennò vuoi fare qualcosa di bello. Certamente, un saggio avrà sempre una dimensione letteraria rintracciabile (a volte ci sono saggi che, fin troppo letterari nascondono solo una frustrazione in quel senso) e ogni opera letteraria non potrà che tradire una visione di mondo… facciamo a capirci. Nell’analizzare un’opera a volte è fin troppo chiaro quando considerazioni “politiche” (anche solo di comodo) se la sono divorata. Nulla più di questo, ma è qualcosa
le migliori esperienze di apprendimento e di sensorialità della mia vita le ho avute con arte di estrema nicchia. In linea teorica sono a favore di tutte le possibilità espressive, anche quelle più superficiali, ma in pratica molto meno perché i media di facile consumo sono sovrabbondanti rispetto alle opere più pensate. Se si potesse fare almeno un 50-50 sarebbe ottimale
D'accordissimo sul punto centrale del video. L'unica cosa che proprio non capisco è il corollario per cui il capolavoro è quell'opera che non si preoccupa di piacere (forse quindi quella difficile, non per tutti?). Non conosco il contesto videoludico, dove può darsi che ci siano delle dinamiche diverse. Guardando agli ambiti di cui mi occupo, cinema e musica, non mi sembra di riscontrare questo. A volte sì, certo. Ma fermorestando che nulla piace mai a tutti, c'è una tale vocazione nazionalpopolare/commerciale dietro alcuni dei più grandi capolavori di sempre che mi viene proprio da dire "questi volevano andare bene a tutti". Riesci a chiarirmi questa cosa? Magari potrebbe essere materiale per un altro video. Come al solito gran lavoro, comunque.
@Phoenix 𝙾𝚙𝚎𝚗 𝙼𝚢 PROFILE e Sekiro (che non conosco) sarà sicuramente un capolavoro e un gioco migliore per via della sua difficoltà. Il mio punto è che ci sono anche capolavori facilissimi/fruibili, proprio per vocazione.
Il problema della gente è proprio che pensa che l'esperienza di intrattenimento gli sia dovuta perché ha pagato e quindi il non riuscire ad intrattenersi è colpa dei autori che non vanno incontro alle loro difficoltà.. Cito Sabaku quando disse che ai consumatori non è dovuto un cazzo! Né trailer, né gameplay ecc E sono assolutamente d'accordo. Ma i consumatori non capiscono e dovrebbero ricordare che NESSUNO gli ha obbligati a comprare niente e devono fare proprio a meno di pretendere
Purtroppo l'ambiente videoludico è molto colpito da questo problema.
Ho però un quesito: se l'artista ha il diritto di esercitare la propria arte come meglio crede e senza dover subire degli attacchi per ciò, lo spettatore, ha anch'esso il diritto di usufruire dell'arte come meglio crede?
Nel caso in esempio: io che ho creato sekiro non metto modalità più semplici perché lo scopo di quest'opera è quello di far capire la difficoltà e la bravura (esempio), io giocatore invece, che sto usufruendo dell'opera e apprezzo l'arte o la storia, non sto capendo l'arte del combattimento che l'artista ha messo nell'opera. Detto ciò, il giocatore avrà la possibilità di usufruire di metodi esterni creati da persone che la vedono allo stesso modo per ottenere dall'opera, ciò che lui vuole.
Quindi finendo, ciò che dici nel video è vero, l'artista crea l'opera avendo una precisa idea di ciò che vuole ottenere ma, è sbagliato dare contro a colui che ne usufruisce senza rendersi conto dell'idea che aveva l'artista
Inoltre wesa trovo che ogni pensiero sia politico,in quanto non credo(neanche la scienza)nella divisibilità della realtà e dunque i concetti ideali che dividono li trovo utili ma non reali,ma sono d'accordo che sia una politica tossica e che porta alla mediocrità,ci vuole credo parità di partenze e non di arrivo.Detto ciò Wesa hai fatto un video necessario e di contro corrente a un finto politicaly correct,grande ,un saluto.
Io mi sono bloccato nel terzo livello di Ikaruga e da lì lo droppai, certo potrei mettere più vite o mettere difficoltà facile ma avrei giocato veramente a ikaruga? Quel boss che non riesco a battere ma che se a furia di morire e avere più vite riesco a batterlo, ho veramente capito il suo pattern di attacco, ho ottenuto ciò che gli autori del gioco volevano che ottenessi, superare i miei limiti?
Sono fermo a 7:09
Sekiro dovrebbe essere quello che i suoi autori vogliono che sia.
Io desidero follemente una difficoltà ridimensionata per potermelo godere, ma questa scelta non sta a me imporla, come non sta agli elitari negarla.
C'è dell'arte che per capirla devi essere tu a "svilupparti" a salire di livello... se non lo fai rimani giustamente escluso e pazienza
Alla citazione del nome della rosa hai completato il puzzle
Complimenti, bel video xD
Posso dire che per me questo è un non problema? I giochi non DEVONO essere accessibili, ma possono ed è una cosa ben accetta.
Se domani il buon Hidetaka si svegliasse e decidesse di inserire in Elden Ring una god mode in cui i colpi nemici non fanno danno ed hai risorse infinite (e magari senza che i trofei vengano disattivati) ben venga, sua (e di From) l'opera sua la scelta. Io """hardcore gamer""" non vedo perché dovrei prendermela, dato che la god mode posso tranquillamente ignorarla e giocare il mio Elden Ring come preferisco.
Una delle argomentazioni contro le opzioni di accessibilità riguardo alla difficoltà che leggo più spesso è quella per la quale l'implementazione di tali modalità andrebbe a sminuire l'esperienza di chi decide di giocare il gioco "regolarmente", ma a me sembra più che altro un capriccio dettato da un misunderstanding di fondo su quel che è il medium videoludico. Fuori del gioco e della sua magia (o dovremmo parlare di inganno?) tu giocatore non hai raggiunto alcun obiettivo dopo aver finito Sekiro, hai solo fruito di un opera (certo, un opera di difficile fruizione, ma trovo triste vantarsi di aver finito un gioco difficile tanto quanto il vantarsi di aver letto un autore particolarmente criptico). Non sei tu bravo ad averlo finito, sono gli autori bravi ad averlo creato.
Allo stesso tempo è innegabile che, a meno che il gioco non sia stato concepito esplicitamente con l'idea di creare una difficoltà "modulare" (e sull'argomento vorrei approfondire le opzioni mastodontiche di personalizzazione dell'esperienza in TLOU2), l'esperienza di chi usufruirà della god mode sarà estremamente diversa, ma anche qui ci troviamo di fronte ad un non problema imho: chi ne usufruisce non avrebbe in ogni caso avuto un'esperienza diversa? Ed esiste davvero un'esperienza "standard", o ognuno di noi, attraverso le proprie esperienze e le proprie capacità interpretative (e manuali, nel caso di un videogioco) avrà un'esperienza completamente diversa da chiunque altro proprio perché è la propria? Sono naturalmente domande retoriche, che ci pongono di fronte ad un problema ben più ampio che è quello relativo alla "essenza" di un opera (a mio parere ineffabile da tutti tranne che dall'autore, se non del tutto inesistente), ma sto andando OT.
In sostanza, credo che delle opzioni di accessibilità simili siano cosa buona e giusta, persino auspicabili, ma che non siano dovute. In un'ottica più pragmatica, penso che la vera soluzione al problema sia affidarsi alla community (o pensando più in grande, ad un'organizzazione creata ad hoc) che crei essenzialmente delle mod per l'accessibilità. Così come Sony e Microsoft con le loro console non ti vendono dei controller per chi è affetto da disabilità e si appoggiano (più o meno direttamente) a produttori terzi, così credo che dovrebbe essere per i videogiochi.
“Cosa c’entra la giustizia, con la bellezza?”
è più difficile vincere una gara di livello mondiale a assetto corsa piuttosto che battere l’orfano di kos, eppure non sono ancora riuscito a fare nessuna delle due cose.. 😢
13:21
Gente che skippa le parti "noiose" di film/serie tv/anime col 2x be like:
Cristoddio
Wesa sei un mattonista vero. Love you
Guarda Wesa, ti parlo da disabile al 100% e ti dico che la questione è davvero complicata! Io dico che la difficoltà del gioco non andrebbe toccata, ma altre piccolezze come cambiari i tasti liberamente sì: io ad esempio ho problemi alle dita, cambiando i tasti già mi risolve la disabilità alle dita. La grandezza delle scritte Wesa, dovrebbero sempre dare la possibilità di ingrandire o diminuire, perché molti ragazzi si godono i videogiochi, ma hanno difficoltà nel leggere. Questo è quello che penso! Un saluto, ciao! :-)
Puntuale come sempre
Stupendo ❤️❤️❤️
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia cercando di essere fruibile a tutti per i temi trattati, oggi non potremmo leggere di quella bellezza.
Se Einstein avesse cercato di rivoluzionare il mondo scientifico, trovando un'idea che tutti avrebbero compreso, oggi non comprenderemmo il mondo.
Se Escher avesse deciso di rendere le sue opere comprensibili a tutti, oggi non potremmo ammirare di quella bellezza che rifugge dalla logica per nascondersi nel l'incredulità ammaliante di chi guarda disorientato le sue creazioni.
Come vedete penso che l'arte come ogni altra cosa, anche la scienza, non possano essere fruibili a tutti, coloro che producono la bellezza lo fanno per loro stessi non di certo per un pubblico.
West io penso però che il tema subito seguente a quello che hai posto, sia quello della divulgazione. I divulgatori infatti devono essere coloro che traducono un'opera o un concetto scientifico ostico, a quella fetta di pubblico che non ha i mezzi adatti per poter comprendere la Relatività così come la complessità di una melodia.
Gli artisti devono far "straripare" da loro stessi la bellezza di cui si sono abbeverati ma non sempre per farla vedere al mondo...
Wesa credo di capire quello che stai dicendo, visto che anche io in parte non voglio che mettano l’easy mode in giochi come i soul’s like o i monster hunter.
Solo che dal tuo discorso sembra che tu sia più preoccupato a fare gatekeeping o a lagnarti (ad esempio tutta la parte sul politically correct o sulla “statalizzazione dell’arte”).
Comunque idealmente proporrei di fare la stessa cosa che fa nei giochi della Paradox: c’è la difficoltà scalabile ma non hai accesso ad achievement o a funzionalità online se non giochi con la giusta difficoltà.
Il problema più grande forse è quando ci sono delle scelte all'interno del gioco volte a semplificare la vita al giocatore, a prenderlo per mano esageratamente e insultando la sua intelligenza. Per la selezione della difficoltà dipende dal gioco, nei Souls si perderebbe completamente la soddisfazione dell'avanzare e comunque avere diversi tipi di difficoltà porta a una programmazione dell'intelligenza artificiale spezzettata, quando potevano concentrarsi su una e fatta bene visto che è la parte più insoddisfacente e carente nei videogiochi che oggi pompano molto sulla grafica. Io faccio sempre l'esempio di suonare un assolo di chitarra, prendiamo quello di Stairway to heaven, se lo fai con 3 note e poi è tutto automatizzato dove è la soddisfazione? Allo stesso modo se batti il "tripalluto" con 6 attacchi dove sta la soddisfazione, s'annulla tutto, per alcune soddisfazioni ci vuole tempo e allo stesso modo come dicevi tu con la comprensione dove nel cinema ormai si intuisce a inizio film cosa succederà. È diventato tutto un fast food, non c'è più pazienza e di conseguenza anche la maggior parte degli sviluppatori o cineasti mettono contenuti fruibili per tutti ma per fortuna rimangono ancora i Miyazaki, i Taro e i Kojima, qualcuno ci sarà sempre speriamo.
Penso al film Shining: la versione americana dura venti minuti in più perché Kubrick nell'edizione europea ha tagliato tutti gli spiegoni che servivano agli americani per seguirlo. Basterebbe fare l'edizione "for dummies", con la scritta gialla.
ti confondi mica con blade runner ?
@@exedes185 Oddio... No mi pare proprio Shining, ma posso sbagliarmi.
Però la modalità easy in Ghostrunner non mi sarebbe dispiaciuta XD
Si, ma io non posso comprare un nuovo libro ad ogni video, rovina finanziaria awaits
Da uno che ha il tuo stesso problema (sto comprando troppi libri help), da quando ho riscoperto le biblioteche mi sono salvato. Si, I libri non restano a casa tua e non sono "tuoi", ma al massimo mi ricompro i più importanti per me più tardi. Also alcune biblioteche, per esempio a milano, offrono anche un catalogo online dove puoi scaricare alcuni libri e riviste per un certo periodo
Farei però un distinguo fra quello che è politico (praticamente ogni cosa abbia un contenuto e che influenza un insieme di persone), e quello che alimenta una retorica partitica. Non mi dilungo sul demonizzare a priori gli estremi di un'opinione perché non è sede, però - e parlo da persona che ha platinato i souls e sekiro - non è problematico per niente fare un'opera in un certo modo anziché un altro, è semplicemente una scelta che si può condividere come no il voler rendere la community di un gioco qualcosa che è destinato a diventare elitista e settario. E quella è una scelta politica, che non vuole dire "nero/rosso".
Just my two cents
Verso gli otto minuti circa Wesa parli del fatto che si potrebbe parlare di altro, non solo videogiochi, anche perché si potrebbe parlare di riceventi che non COMPRENDONO perché l'arte - videogioco in questo caso - è un LINGUAGGIO = COMUNICAZIONE scrivere in caps lock è una figata raga. Quindi il discorso potrebbe essere: tutti hanno il diritto di capire tutti i messaggi esposti da tutti, sempre? La risposta secca secondo me è NO nel senso che se io compongo un album musicale frega cazzi che non capisci cosa dico, suono, intendo. Il mio è un messaggio, lo lancio nel vuoto e se lo senti e capisci bene. Se lo senti e non capisci bene uguale. Se lo senti capisci e ti fa schifo o lo ami bene pure quello! Il "bello" dell'arte è che può essere tutto. Perché possiamo comunicare quel che vogliamo come vogliamo e possiamo avere un pubblico di riferimento preciso (alle volte i cosiddetti prodotti commerciali sono appositamente confezionati per determinate persone ad esempio) ma possiamo - ed è quello che in realtà io personalmente mi auguro sempre - fregarsene e semplicemente comunicare. Ho fatto l'esempio della musica ma come dici tu Wesa si può applicare a tutta l'arte.
Aggiungo che secondo me alcuni dei "manufatti artistici" o "opere" migliori sono nate dal "fregarsene" del ricevente. Semplicemente l'artista / autore ha prodotto un messaggio veicolato nel modo preferito (musica, videogioco, dipinto ad esempio) e lo ha lanciato lo ha dato al mondo non a dei "riceventi". Parlo degli album innovativi che hanno aperto a nuovi generi, parlo di pittori che hanno creato correnti artistiche, parlo dei poeti che hanno dato il via a interi periodi letterari.
Il sesso è escludente. Ma mica lo pretendo.
L'accesso a internet è un lusso o un diritto(internet è un servizio offerto da società private)? Se i dati sensibili delle persone vengono sottratte su internet, sono solo beghe della suddetta società privata o lo stato deve intervenire?
No, veramente, chiedo perché non ne ho idea.
(Non c'entra una mazza con l'arte, ma è solo per riflettere sul fatto che cose che a volte vengono considerate un lusso, a un certo punto diventano diritti. Forse. Non ne sono sicuro in realtà).
È un po come se uno non riesce a leggere un libro perchè usa troppi termini difficili e il libro è veramente lungo e quindi per lui è un suo diritto leggersi un riassunto in 10 pagine e pensare di aver goduto dell opera stessa come uno che incece si è letto l'intero libro
Lì si tratta di una scelta, la scelta di essere svogliati. In questo tipo di dibattito si parla di categorie di persone che pur pagando un bene di lusso non possono usufruirne per il semplice fatto di avere delle disabilità (una cosa che NON puoi scegliere)
@@dyson7493 ci sono persone che soffrono di dislessia…
@@goddamnsuperhero1213 hai ragione. La cosa è aggirabile? Forse per i vecchi classici esistono delle versioni più user friendly, forse gli audiolibri sono la soluzione. Non lo so, non me ne intendo. Il punto è che per quanto riguarda i videogiochi la cosa non è aggirabile con metodi legali. Devi solo sperare che gli sviluppatori abbiano pensato a tutti quei giocatori che non per scelta, ma per il semplice fatto di esistere, non possono usufruire di tali prodotti come farebbe il videogiocatore medio. Io ai Souls non ci ho mai giocato e quindi non ho la più pallida idea se mettendo la modalità facile l'intero genere ne risulterebbe declassato e sarebbe la morte dell'arte. Generalmente parlando, mi sembra una questione di civiltà e rispetto. Ovvio, il tutto nei limiti del possibile.
@@dyson7493 forse quello che per i libri è un audiolibro per i videogiochi può essere un walkthrough o una stream?
@@goddamnsuperhero1213 no, non è la stessa cosa. La letteratura si può esprimere anche oralmente, come sempre è stato nella sua storia. Il videogioco è un medium che comunica tramite il linguaggio del gameplay. Giocarlo è differente dal vederlo giocare.
Per te Sekiro altroché diritto, per te Sekiro era un dovere!! Hai privato l'umanità di ore di gioco in cui Isshin abusava di te, e per questo un giorno dovrai renderne conto al karma universale... :-)
P.s. Più che puzzle game Sekiro lo vedo come un rhythm game, ma avendici tu giocato tanto poco, capisco...
Io amo e odio Sekiro, mi sono impantanato in un punto, ho bestemmiato tutti i Kami e lasciato perdere il gioco, ma continuo ad adorarlo perché è uno dei pochi giochi che mi ha dato degli stimoli. Giocavo a giochi tipl Soul Reaver e Prince of Persia, Dove gli enigmi da risolvere e il Gameplay erano ben strutturati e congegnati, e avevi sempre lo stimolo di proseguire e andare avanti. Adesso per abbassare il livello medio escono fuori giochi ripetitivi, tutti uguali e per darti una sfida di infilano 500 mila collezionabili e side quest che personalmente trovo frustranti (tipo in Arkham Knight trovare 250 trofei dell'enigmista... ti sale il crimine sul finale)
Cosa c'entra la giustizia con la bellezza domanda della settimana
Io non credo che l'easy mode sia "dovuta", ma credo che non costi nulla (o comunque poco) aggiungerla, quindi non capisco perché non farlo.
L'easy mode "tradisce" l'intenzione artistica degli autori di Sekiro? Che importanza ha? La versione "originale" esiste comunque, non viene eliminata, e i giusti destinatari di Sekiro ne possono usufruire. L'easy mode è un'aggiunta che non fa male a nessuno, non danneggia l'opera (perché, ribadisco, l'opera originale con il suo originale livello di difficoltà, resta, non viene eliminata).
E' un po' come le versioni per bambini di classici della letteratura. Che male fa la versione ridotta per bambini del Don Chisciotte? Permette ai più giovani di conoscere una bella storia. E quando saranno più grandi, se vorranno, potranno leggersi l'opera originale. E i "giusti" destinatari del romanzo di Cervantes, non sono danneggiati dall'esistenza delle versioni ridotte per bambini.
Inoltre, nella letteratura, spesso le edizioni dei classici un po' più impegnativi sono integrate di saggi introduttivi e note. L'Ulisse di Joyce ad esempio: credo che ogni edizione abbia delle note esplicative. E' un tradimento dell'opera? Joyce si starà rivoltando nella tomba?
Credo che in questo modo si permetta a più persone di usufruirne.
La stessa cosa vale per i giochi. Penso che sia un bene (ribadisco, non un "dovere", nulla è dovuto nella vita, ma comunque una cosa positiva e a basso costo) permettere a più persone, anche a quelle meno capaci, di usufruire di un gioco. Senza "tradire" il gioco, senza rovinarlo a tutti. Ma inserendo opzioni di aiuto per chi vuole usufruirne.
Non vanno bene le opzioni di aiuto o l'easy mode? Allora almeno un equivalente delle note esplicative, dei saggi introduttivi nei libri. O delle guide ai musei in caso dell'arte. O dei libri sul cinema nel caso del cinema.
Creare cioè dei "saggi" (ovviamente in qualunque forma mediatica) che siano di aiuto, come le note esplicative (e quindi non solo di "critica").
Mi dirai: "ci sono i gameplay su yt", ma non sempre questi sono di aiuto, e comunque spesso usufruirne è un casino (se si ha lo scopo di semplicemente avere l'aiuto).
In qualunque caso, credo che nè l'easy mode, nè le opzioni di aiuto, tolgano la possibilità di avere dei capolavori.