Nel mio piccolo paese a nord della Puglia c'era una signora che li preparava, poi li vendeva per strada, seduta ad una sedia con un cesto grande davanti. Noi ragazzini passavamo a prenderne dei coni (ricavati dalle pagine delle riviste o giornali) al costo di 50, 100 e 200 lire in base alla grandezza del cono stesso. Quanti ricordi. Complimenti alla signora, dolce e gentile. Grazie mille per la ricetta.
Bravissima! Un sentito grazie alla signora che ha spiegato come si fa, la mia nonna me la offriva da bambino tanti anni fa ma non mi ricordavo esattamente come la preparava... ❤
Fantastica! Da piccolina (20 anni fa) li mangiavo quando andavo a giocare con gli altri bambini. Non sapevo la ricetta, né l’origine della stessa. L’idea di raccontare la storia del piatto tipico è molto bella! In bocca al lupo per il canale!
Ciao care, sono calabrese,della provincia di Cosenza, devo essere sincera, non li hi mai visti i ceci così ! Forse é una ricetta della provincia di Catanzaro o Reggio. Fatemi sapere sono curiosa, La sola cosa che ricordo , sono dei ceci che erano ancora verdi e li mangiavamo freschissimi appena raccolti e si sgranocchiavano come i piselli o le fave ! Grazie comunque, chiederò in famiglia se si tratta di un metodo che non conosco 🤔
La nostra cucina calabrese ha tante declinazioni, mi ricordo che da un paesino all’all’altro cambiava sempre qualcosa negli ingredienti. Tipo da noi si fa la salsiccia di maiale con pepe rosso, finocchio selvatico , sale. A venti chilometri da noi si metteva il vino dentro, per non parlare della nduja calabrese, che ho scoperto da poco che si fa con molto peperone crusca
Piu che "ciotola e un cestino. Il termine "ciotola" non è appropriato, purtoppo è stato preso come termine sbaturati. Cotola è larnese in cui vuene dato da mangiare il cane o gatto. Gli arnesi da cucina calabresi, ma anche italiani più adeguati sono tafareia, fondina, recipiente, contenitore, zuppiera, insalatiera, piatto, vassoio ecc... anziché la snaturata, e spopolata "ciotola" del cane.
È scorretto definire la ciotola come "arnese" in cui viene dato da mangiare al cane o al gatto. Intanto, in generale, l'arnese è uno strumento o un oggetto di lavoro che serve ad ottenere qualcosa, mentre la ciotola è una tazza a forma di scodella, senza manico e di diverso materiale. Anticamente veniva usata soprattutto per bere poiché la forma è quella emisferica. Nel linguaggio comune viene utilizzata la parola ciotola anche per indicare i contenitori per cibo per animali domestici ma non in maniera esclusiva, infatti non nasce così. Riguardo al video, mia madre dice "la potete mettere in una ciotola" e non indica il cestino che ha lei tra le mani ma, suggerisce, dove poterla mettere. Lascio il link al dizionario www.treccani.it/vocabolario/ciotola/
@@TorteDiNuvole non viglio denigrare il vudei, anzi molto utile, e di grande riscontro, poiché anche a pochi chilometri da Locri, cioè a Grotteria, veniva e vurne fatta così. Ma anticsmente non ho mai sentito dai miei avi chiamare "ciotola" il boccale in cui si beveva; si usavano i "vicali", i bumbuli, le brocche le giare, i quartari. Tra lsltri ciotola non rientra nemmeno nel gergo del dialetto calabrese.sarebbe vello invece tornare a riappropriarci dei termini genuini e puristi antichi, piuttosto che i nuovi termini generici.
@@TorteDiNuvole nella mia memoria arcana di "ciotola" calabra, non ne ho rimembranza. Se poi vogliamo per narrativa far dire alla storia ciò che non ha mai avuto albore (come: "nduja" anziché nduia come è giusto scrivere), allora date libero sfogo a tutto ciò che l'innovazione vi suggetusce; io continuerò a chiamarla nduia, perché così è nata, se nonché sostituire "i" con "j" rende più glamour, ma io mi attengo al calabro integro e genuino dei nistri cari antuchi contafini spesso analfabeti ma dignitosi, e i più scolarizzati coniscevano soltanto le 21 lettere dell'alfabeto, non certo: j, k, y x, w. Per tanto, è nata come Nduia; per i più saccenti del volere ma non poter sapere, superlavo puerile, nduja.
@@marisaagostino8609 l'innovazione non suggerisce proprio nulla poiché mi rifaccio ai dizionario tra cui uno bellissimo dedicato al dialetto calabrese. È impossibile conoscere tutte le parole ed è un bene avere dei testi a cui affidarsi. 🙂 Riguardo alla nduja, non è nata scritta ma è nata "detta". Il motivo per cui si scrive con la J è per articolare la semicostante j come una fricativa postalveolare sonora. Questa fonetica è propria dell'altopiano del Poro e del comune di Spilinga che è dove la Nduja nasce. Il fatto che per noi è più facile scriverla con la i non significa che sia totalmente corretto, anche perché il suono cambia. La J infatti costituisce un suono molto importante per quelle zone che è importante sottolineare anche nella parte scritta per non perderla tra le innovazioni o semplificazioni, come ad esempio nduia con la i. Qui un altro link www.nduja.info/it/
Grazie per la ricetta e per i bei ricordi gentile signora!!
Grazie a te per esser passata di qui 😇
Li compro sempre al supermercato ma grazie a questa ricetta ora posso provare a fare i ceci tostati anche a casa !
Da una vita che mangio calia, ma non sapevo come si prepara, grazie per la ricetta
Nel mio piccolo paese a nord della Puglia c'era una signora che li preparava, poi li vendeva per strada, seduta ad una sedia con un cesto grande davanti. Noi ragazzini passavamo a prenderne dei coni (ricavati dalle pagine delle riviste o giornali) al costo di 50, 100 e 200 lire in base alla grandezza del cono stesso. Quanti ricordi. Complimenti alla signora, dolce e gentile. Grazie mille per la ricetta.
Bravissima! Un sentito grazie alla signora che ha spiegato come si fa, la mia nonna me la offriva da bambino tanti anni fa ma non mi ricordavo esattamente come la preparava... ❤
Ho la calia fatta da mia zia di Mammola, RC, dal 2015, perfettamente conservata, e già come ricordo :) Grazie mille per la ricetta :)
Fantastica! Da piccolina (20 anni fa) li mangiavo quando andavo a giocare con gli altri bambini. Non sapevo la ricetta, né l’origine della stessa. L’idea di raccontare la storia del piatto tipico è molto bella! In bocca al lupo per il canale!
Grazie! Bello vedere queste cose di una volta.
Calia...stupenda e croccante golosità...❤
Grazie mille, davvero interessante. 👏😋
Sono almeno 50 anni che non mi capita a tiro: l'avevo quasi dimenticata. La farò sicuramente. Grazie
Anche io l'avevo dimenticata ma mia madre me l'ha fatta ricordare🥰
La signora parla anche di una ricetta di fave cotte al forno. Fave secche messe in forno così come sono oppure sbollentate prima?
La calia è venuta bene, ma mi è rimasta la curiosità delle fave...
Non mi ricordavo più .Penso sia la ricetta più bella in assoluto .Felice sera Maria
È sicuramente la più particolare 😇😇😇😇😇😇😇😇
Ne ho bruciati diversi,poi ho risolto su un coppo rotto per oggi😘
Davvero originale! Grazie!
Che meraviglia!
Che bella ricetta, proverò a farla.
Grandeeee🥰🥰 fammi sapere poi come ti viene! Ti aspetto su Instagram 😘😘😘
Per fare i ceci tostati, la sabbia deve essere Calda? E quanto calda?
Bollente
Ero bimba e nonna me la faceva in Sicilia❤
Che meraviglia!!! Ma in mancanza della sabbia?? Come si potrebbe fare? Grazie
Ciao! Mi madre dice che non si può fare ma puoi abbrustolirli in padella e vengono anche molto buoni 🥰
@@TorteDiNuvole ok grazie!
Grazie per questa ricetta. Purtroppo non ho la possibilita di usare la sabbia.
Dovrei improvvisare!
Io faccio una prova con il sale...
Io li faccio più semplici, metto in ammollo finché non vengono teneri poi li asciugo e li passo in padella. Come tipo castagna.... Molto buoni
Ma per quanto tempo in padella?
Mio papà la sapeva fare penso con lo stesso suo procedimento.anche io sono calabrese
Sono calabrese della prov di cosenza ma non conoscevo questa ricetta
Ciao care, sono calabrese,della provincia di Cosenza, devo essere sincera, non li hi mai visti i ceci così !
Forse é una ricetta della provincia di Catanzaro o Reggio.
Fatemi sapere sono curiosa,
La sola cosa che ricordo , sono dei ceci che erano ancora verdi e li mangiavamo freschissimi appena raccolti e si sgranocchiavano come i piselli o le fave !
Grazie comunque, chiederò in famiglia se si tratta di un metodo che non conosco 🤔
Si si questo succede quando i ceci sono ancora freschi 😊 sono sicura che hai visto questa calia nelle feste di paese, nelle bancarelle!
No! Penso si fa pure nella provincia di Cosenza, io ricordo mia madre che li faceva sempre
La nostra cucina calabrese ha tante declinazioni, mi ricordo che da un paesino all’all’altro cambiava sempre qualcosa negli ingredienti.
Tipo da noi si fa la salsiccia di maiale con pepe rosso, finocchio selvatico , sale.
A venti chilometri da noi si metteva il vino dentro, per non parlare della nduja calabrese, che ho scoperto da poco che si fa con molto peperone crusca
@@danielamazza5775 confermo, anche noi mettiamo il vino 🙂
Batteri welcome
Il famoso detto siciliano "arrassu du caliaturi!" senno' ti bruci!
Piu che "ciotola e un cestino. Il termine "ciotola" non è appropriato, purtoppo è stato preso come termine sbaturati. Cotola è larnese in cui vuene dato da mangiare il cane o gatto. Gli arnesi da cucina calabresi, ma anche italiani più adeguati sono tafareia, fondina, recipiente, contenitore, zuppiera, insalatiera, piatto, vassoio ecc... anziché la snaturata, e spopolata "ciotola" del cane.
È scorretto definire la ciotola come "arnese" in cui viene dato da mangiare al cane o al gatto. Intanto, in generale, l'arnese è uno strumento o un oggetto di lavoro che serve ad ottenere qualcosa, mentre la ciotola è una tazza a forma di scodella, senza manico e di diverso materiale. Anticamente veniva usata soprattutto per bere poiché la forma è quella emisferica. Nel linguaggio comune viene utilizzata la parola ciotola anche per indicare i contenitori per cibo per animali domestici ma non in maniera esclusiva, infatti non nasce così.
Riguardo al video, mia madre dice "la potete mettere in una ciotola" e non indica il cestino che ha lei tra le mani ma, suggerisce, dove poterla mettere.
Lascio il link al dizionario
www.treccani.it/vocabolario/ciotola/
@@TorteDiNuvole non viglio denigrare il vudei, anzi molto utile, e di grande riscontro, poiché anche a pochi chilometri da Locri, cioè a Grotteria, veniva e vurne fatta così. Ma anticsmente non ho mai sentito dai miei avi chiamare "ciotola" il boccale in cui si beveva; si usavano i "vicali", i bumbuli, le brocche le giare, i quartari. Tra lsltri ciotola non rientra nemmeno nel gergo del dialetto calabrese.sarebbe vello invece tornare a riappropriarci dei termini genuini e puristi antichi, piuttosto che i nuovi termini generici.
@@marisaagostino8609 ciotola non è un termine nuovo ma un termine che deriva dal greco, ed il dialetto calabrese è pieno di lemmi di origine greca.
@@TorteDiNuvole nella mia memoria arcana di "ciotola" calabra, non ne ho rimembranza. Se poi vogliamo per narrativa far dire alla storia ciò che non ha mai avuto albore (come: "nduja" anziché nduia come è giusto scrivere), allora date libero sfogo a tutto ciò che l'innovazione vi suggetusce; io continuerò a chiamarla nduia, perché così è nata, se nonché sostituire "i" con "j" rende più glamour, ma io mi attengo al calabro integro e genuino dei nistri cari antuchi contafini spesso analfabeti ma dignitosi, e i più scolarizzati coniscevano soltanto le 21 lettere dell'alfabeto, non certo: j, k, y x, w. Per tanto, è nata come Nduia; per i più saccenti del volere ma non poter sapere, superlavo puerile, nduja.
@@marisaagostino8609 l'innovazione non suggerisce proprio nulla poiché mi rifaccio ai dizionario tra cui uno bellissimo dedicato al dialetto calabrese. È impossibile conoscere tutte le parole ed è un bene avere dei testi a cui affidarsi. 🙂
Riguardo alla nduja, non è nata scritta ma è nata "detta". Il motivo per cui si scrive con la J è per articolare la semicostante j come una fricativa postalveolare sonora. Questa fonetica è propria dell'altopiano del Poro e del comune di Spilinga che è dove la Nduja nasce. Il fatto che per noi è più facile scriverla con la i non significa che sia totalmente corretto, anche perché il suono cambia. La J infatti costituisce un suono molto importante per quelle zone che è importante sottolineare anche nella parte scritta per non perderla tra le innovazioni o semplificazioni, come ad esempio nduia con la i.
Qui un altro link www.nduja.info/it/