Non la chiamerei “tecnica” quanto “approccio di psicoterapia”. L’approccio che per me, per la mia persona, è più adatto è l’ipnosi cognitivista, basata sulla struttura della Schema Therapy che trovo particolarmente centrale nella concettualizzazione del caso. La psicoterapia è ben più di un’accozzaglia di tecniche, piuttosto è un rapporto terapeutico di fiducia, ascolto, comprensione e non giudizio, sul quale si fonda un lavoro tecnico-strategico per la risoluzione di specifici obiettivi. Per svolgere questo lavoro il terapeuta utilizza degli strumenti propri del suo lavoro, costituiti anche da tecniche. Ma le tecniche estrapolate dal contesto terapeutico diventano inefficaci o addirittura controproducenti. Vedila come un intervento chirurgico che inizia da un colloquio col chirurgo che stabilisce un rapporto di fiducia e risponde a tutte le domande del paziente, poi c’è un’intera preparazione basata sulle analisi del sangue, colloquio con l’anestesista, pre anestesia, e infine intervento in una sala operatoria che rispetta tutte le norme igieniche, e infine un attento decorso post operatorio. Confronta tutto questo con una persona che mette sul tavolo di cucina il paziente e usa una “tecnica chirurgica” ignorando tutto il contorno.
@@DottGiovanniDelogu Grazie per la correzione, sono d'accordo con lei, mi rendo conto solo ora di aver usato il termine "tecnica", riducendo a parole il concetto.
Ma l' esposizione alla situazione temuta non sempre funziona. In alcuni casi, come dice lei, può essere efficace però in modo graduale. Per esempio se io ho paura di viaggiare, come primo viaggio non vado dall' altra parte del mondo bensì vado in un' altra regione del mio paese, come inizio. Ritengo che la terapia solo psicologica sia inefficace soprattutto se una persona ha avuto un passato e un vissuto bruttissimo. Ad esempio se io sono stato vittima di uno stupro e da quell' esperienza in poi ho gravi difficoltà a relazionarmi, ad uscire di casa da solo e ad avere rapporti sessuali, credo che le parole o qualsiasi tecnica proposta da uno psicoterapeuta possano aiutare a far star bene la persona ma con un limite. Se la mia fobia sociale è stata creata da un trauma pesante, come abusi fisici o psicologici, la cosa migliore sarebbe accostare un farmaco e una terapia adeguata. Però affermare con convinzione che solo la terapia psicologica possa funzionare in casi gravi, secondo me è sbagliato. Potrebbe funzionare sulle persone che hanno avuto dei disagi minori ma non in casi estremi come ho già citato. L' esposizione al problema potrebbe in alcuni casi anche rafforzare il mio blocco emotivo, perché se io so che in una situazione sto male, affrontarla non cambierà la mia condizione, anzi potrei ancor di più scoraggiarmi perchè avrò la conferma di ciò che ho temuto. Non tutti reagiscono allo stesso modo all' esposizione, per alcuni può essere un modo per migliorarsi per altri invece no. Secondo me bisognerebbe prima fare un lavoro psicologico sulle proprie credenze e poi passare all esposizione. Lei cosa ne pensa del assunzione di farmaci associati ad una terapia? Saluti.
Grazie per darmi la possibilità di chiarire la mia posizione. Le tecniche di esposizione vanno molto bene per le persone che non hanno dei fattori scatenanti e di mantenimento in traumi del passato. Nei casi gravi concordo col fatto che una buona terapia farmacologica sia necessaria se non indispensabile, e le ricerche hanno dimostrato che l’associazione tra terapia farmacologica e psicoterapia dà un risultato la cui efficacia è superiore alla sola terapia farmacologica o alla sola psicoterapia. Nel tuo caso specifico, è fondamentale lavorare prima sui traumi del passato con tecniche specifiche (es: emdr, schema therapy, Imagery rescripting), e soltanto dopo aver elaborato efficacemente tutti i traumi che alimentano il sintomo si può procedere con l’esposizione. È chiaro che un lavoro del genere va ben supportato farmacologicamente se la quota di ansia e depressione sono troppo elevate. C’è caso e caso, non si può fare di tutta l’erba un fascio e chi propina la psicoterapia come soluzione per qualunque male o mente sapendo di mentire o non ha la benché minima esperienza clinica, nè ha mai visto casi veramente gravi. Quindi concordo col 90% di quanto hai detto. Ma non sottovalutare le linee guida sul trattamento dei disturbi post traumatici perché commetteresti un grave errore. Esistono forme specifiche di psicoterapia (come l’emdr o lo stress inoculation training della cbt) che hanno una solida base scientifica a livello di ricerche.
Grazie mille dottore, mi è stato utile il suo video.
Ciao mi Sn iscritta al canale... E trovo qst video utili per favore porteresti fare un video sulle origini cioè come si sviluppa la codipendenza
ELENA PALMIERI volentieri
Terapia ipnotica? Com'è possibile farla?
La tecnica più efficace per sua esperienza è una cognitivo comportamentale associata ad una ipnotica quindi? Grazie per i suoi consigli 😊
Non la chiamerei “tecnica” quanto “approccio di psicoterapia”. L’approccio che per me, per la mia persona, è più adatto è l’ipnosi cognitivista, basata sulla struttura della Schema Therapy che trovo particolarmente centrale nella concettualizzazione del caso. La psicoterapia è ben più di un’accozzaglia di tecniche, piuttosto è un rapporto terapeutico di fiducia, ascolto, comprensione e non giudizio, sul quale si fonda un lavoro tecnico-strategico per la risoluzione di specifici obiettivi. Per svolgere questo lavoro il terapeuta utilizza degli strumenti propri del suo lavoro, costituiti anche da tecniche. Ma le tecniche estrapolate dal contesto terapeutico diventano inefficaci o addirittura controproducenti. Vedila come un intervento chirurgico che inizia da un colloquio col chirurgo che stabilisce un rapporto di fiducia e risponde a tutte le domande del paziente, poi c’è un’intera preparazione basata sulle analisi del sangue, colloquio con l’anestesista, pre anestesia, e infine intervento in una sala operatoria che rispetta tutte le norme igieniche, e infine un attento decorso post operatorio. Confronta tutto questo con una persona che mette sul tavolo di cucina il paziente e usa una “tecnica chirurgica” ignorando tutto il contorno.
@@DottGiovanniDelogu Grazie per la correzione, sono d'accordo con lei, mi rendo conto solo ora di aver usato il termine "tecnica", riducendo a parole il concetto.
Ma l' esposizione alla situazione temuta non sempre funziona. In alcuni casi, come dice lei, può essere efficace però in modo graduale. Per esempio se io ho paura di viaggiare, come primo viaggio non vado dall' altra parte del mondo bensì vado in un' altra regione del mio paese, come inizio. Ritengo che la terapia solo psicologica sia inefficace soprattutto se una persona ha avuto un passato e un vissuto bruttissimo. Ad esempio se io sono stato vittima di uno stupro e da quell' esperienza in poi ho gravi difficoltà a relazionarmi, ad uscire di casa da solo e ad avere rapporti sessuali, credo che le parole o qualsiasi tecnica proposta da uno psicoterapeuta possano aiutare a far star bene la persona ma con un limite.
Se la mia fobia sociale è stata creata da un trauma pesante, come abusi fisici o psicologici, la cosa migliore sarebbe accostare un farmaco e una terapia adeguata. Però affermare con convinzione che solo la terapia psicologica possa funzionare in casi gravi, secondo me è sbagliato. Potrebbe funzionare sulle persone che hanno avuto dei disagi minori ma non in casi estremi come ho già citato.
L' esposizione al problema potrebbe in alcuni casi anche rafforzare il mio blocco emotivo, perché se io so che in una situazione sto male, affrontarla non cambierà la mia condizione, anzi potrei ancor di più scoraggiarmi perchè avrò la conferma di ciò che ho temuto.
Non tutti reagiscono allo stesso modo all' esposizione, per alcuni può essere un modo per migliorarsi per altri invece no.
Secondo me bisognerebbe prima fare un lavoro psicologico sulle proprie credenze e poi passare all esposizione.
Lei cosa ne pensa del assunzione di farmaci associati ad una terapia?
Saluti.
Grazie per darmi la possibilità di chiarire la mia posizione. Le tecniche di esposizione vanno molto bene per le persone che non hanno dei fattori scatenanti e di mantenimento in traumi del passato. Nei casi gravi concordo col fatto che una buona terapia farmacologica sia necessaria se non indispensabile, e le ricerche hanno dimostrato che l’associazione tra terapia farmacologica e psicoterapia dà un risultato la cui efficacia è superiore alla sola terapia farmacologica o alla sola psicoterapia. Nel tuo caso specifico, è fondamentale lavorare prima sui traumi del passato con tecniche specifiche (es: emdr, schema therapy, Imagery rescripting), e soltanto dopo aver elaborato efficacemente tutti i traumi che alimentano il sintomo si può procedere con l’esposizione. È chiaro che un lavoro del genere va ben supportato farmacologicamente se la quota di ansia e depressione sono troppo elevate. C’è caso e caso, non si può fare di tutta l’erba un fascio e chi propina la psicoterapia come soluzione per qualunque male o mente sapendo di mentire o non ha la benché minima esperienza clinica, nè ha mai visto casi veramente gravi. Quindi concordo col 90% di quanto hai detto. Ma non sottovalutare le linee guida sul trattamento dei disturbi post traumatici perché commetteresti un grave errore. Esistono forme specifiche di psicoterapia (come l’emdr o lo stress inoculation training della cbt) che hanno una solida base scientifica a livello di ricerche.