Minuto 45:36 Survaillance Capitalism. Quando ne parla Boldrin del libro e dei contenuti ? Va fatta su Liberi Oltre STEM siccome si tratta di IT Ethics (Data Science)
Affidare il "premio" per la ricerca a un'ente statale genera solo una corruzione pazzesca. I problemi dei brevetti sono il monopolio della produzione e del prezzo. Ecco la mia modesta proposta per modificare i brevetti: Chiunque puo' produrre roba brevettata ma un 10%-20% del profitto(netto) finisce ai detentori dei brevetti. In questo modo non c'e' un limite alla produzione e al miglioramento. ll detentore del brevetto puo' vendere a prezzi un po' piu' alti della concorrenza ma non riesce a far salire troppo il prezzo.
Ci ho sempre pensato anche io a questa ipotesi, però proprio guardando il video mi è salito un dubbio riguarda la fattibilità di questa, perchè spesso vengono usati diversi brevetti insieme, quindi mettendo caso che si deve dare il 10% e si sta usufruendo si 15 brevetti, come si fa? Deve dare in tutto il 150%? In’oltre il peso del singolo brevetto non è sempre uguale, per esempio in un prodotto potrebbe costituire una minima parte così come la maggioranza; non so se mi sono spiegato.. Comunque magari vi sono dei modi per risolvere il problema.
Un premio per singola unità “venduta”? Più sarà impiegata l’innovazione più sarà remunerato l’inventore… per la suddivisone del premio sarà valutato l’investimento percentuale dei partecipanti
Poi il premio dipenderebbe solo dalla quantità, e non dalla qualità, venduta. Un'innovazione sulla carta igenica sarebbe più remunerata di un'innovazione su un componente di una centrale nucelare, perché la carta igienica è più comprata. Si potrebbe introdurre un correttivo, ma poi determinare l'ammontare del correttivo sarebbe equivalente al determinare tutto il premio.
Ma dei brevetti che anno dopo anno perdono peso è fattibile/fatto? Nel senso dopo un anno c’ è una gara fra i competitor per comprare il brevetto per un certo prezzo,dopo due anni il prezzo cala e così via fino allo zero
che non è granchè. Si può anche innovare nel magico mondo del fare schifo, eh. Anzi, di norma i veri grandi successi (si guardi ad esempio l'IT mid e big ENT) sono di chi riesce a monetizzare correttamente il mediocre.. Poichè fattore di lock-in tecnologico verso le catene del valore legate al prodotto che si cerca di commercializzare. (decretando spesso al contempo o l'estinzione o il non sviluppo o la relega della vera qualità alle nicchie commerciali... cosa che è un problema moderno e serio, di cui sperimenteremo a pieno gli effetti negli anni a venire, ma che purtroppo viene preso troppo sotto gamba, oggi)
Cosa intendi per "un granché"? Se intendi che il prodotto non è di buona qualità non succede nulla a livello brevettuale, al massimo il prodotto di scarsa qualità non otterrà un buon successo commerciale. Invece se per "un granché" intendi che il brevetto non presenta un sufficiente grado di innovazione rispetto ai farmaci già presenti sui database brevettuali o sui prodotti presenti nel mercato, allora il farmaco in questione non rispetta il requisito cardine dei brevetti ossia il requisito di "novità/attività inventiva", dunque (in teoria) non può essere brevettato. PS: non ne sono sicuro, ma penso che a livello concettuale il ragionamento sia sensato.
Bella puntata e buone conoscenze delle dinamiche ricerca scientifica nel campo della medicina e salute pubblica.. Complimenti
Complimenti a entrambi. Bellissima discussione!
Minuto 45:36 Survaillance Capitalism. Quando ne parla Boldrin del libro e dei contenuti ?
Va fatta su Liberi Oltre STEM siccome si tratta di IT Ethics (Data Science)
Affidare il "premio" per la ricerca a un'ente statale genera solo una corruzione pazzesca.
I problemi dei brevetti sono il monopolio della produzione e del prezzo.
Ecco la mia modesta proposta per modificare i brevetti:
Chiunque puo' produrre roba brevettata ma un 10%-20% del profitto(netto) finisce ai detentori dei brevetti.
In questo modo non c'e' un limite alla produzione e al miglioramento.
ll detentore del brevetto puo' vendere a prezzi un po' piu' alti della concorrenza ma non riesce a far salire troppo il prezzo.
Ci ho sempre pensato anche io a questa ipotesi, però proprio guardando il video mi è salito un dubbio riguarda la fattibilità di questa, perchè spesso vengono usati diversi brevetti insieme, quindi mettendo caso che si deve dare il 10% e si sta usufruendo si 15 brevetti, come si fa? Deve dare in tutto il 150%? In’oltre il peso del singolo brevetto non è sempre uguale, per esempio in un prodotto potrebbe costituire una minima parte così come la maggioranza; non so se mi sono spiegato..
Comunque magari vi sono dei modi per risolvere il problema.
Mio commento tattico
Un premio per singola unità “venduta”? Più sarà impiegata l’innovazione più sarà remunerato l’inventore… per la suddivisone del premio sarà valutato l’investimento percentuale dei partecipanti
Poi il premio dipenderebbe solo dalla quantità, e non dalla qualità, venduta. Un'innovazione sulla carta igenica sarebbe più remunerata di un'innovazione su un componente di una centrale nucelare, perché la carta igienica è più comprata. Si potrebbe introdurre un correttivo, ma poi determinare l'ammontare del correttivo sarebbe equivalente al determinare tutto il premio.
Ma dei brevetti che anno dopo anno perdono peso è fattibile/fatto? Nel senso dopo un anno c’ è una gara fra i competitor per comprare il brevetto per un certo prezzo,dopo due anni il prezzo cala e così via fino allo zero
Cosa succede se la casa farmaceutica produce un farmaco innovativo che poi risulta non essere un granchè?
Che non è innovativo
che non è granchè.
Si può anche innovare nel magico mondo del fare schifo, eh.
Anzi, di norma i veri grandi successi (si guardi ad esempio l'IT mid e big ENT) sono di chi riesce a monetizzare correttamente il mediocre.. Poichè fattore di lock-in tecnologico verso le catene del valore legate al prodotto che si cerca di commercializzare.
(decretando spesso al contempo o l'estinzione o il non sviluppo o la relega della vera qualità alle nicchie commerciali... cosa che è un problema moderno e serio, di cui sperimenteremo a pieno gli effetti negli anni a venire, ma che purtroppo viene preso troppo sotto gamba, oggi)
Cosa intendi per "un granché"? Se intendi che il prodotto non è di buona qualità non succede nulla a livello brevettuale, al massimo il prodotto di scarsa qualità non otterrà un buon successo commerciale. Invece se per "un granché" intendi che il brevetto non presenta un sufficiente grado di innovazione rispetto ai farmaci già presenti sui database brevettuali o sui prodotti presenti nel mercato, allora il farmaco in questione non rispetta il requisito cardine dei brevetti ossia il requisito di "novità/attività inventiva", dunque (in teoria) non può essere brevettato. PS: non ne sono sicuro, ma penso che a livello concettuale il ragionamento sia sensato.