Marcello Mustè - "La genesi della filosofia della praxis negli Appunti di filosofia"

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  • เผยแพร่เมื่อ 26 ก.ค. 2024
  • Marcello Mustè
    "La genesi della filosofia della praxis negli Appunti di filosofia"
    Roma - 8 febbraio 2018

ความคิดเห็น • 13

  • @MachineGunMan
    @MachineGunMan 6 ปีที่แล้ว +1

    Grazie per la condivisione

  • @vincenzoferro9030
    @vincenzoferro9030 6 ปีที่แล้ว +1

    Grazie!

  • @bazarov3857
    @bazarov3857 3 ปีที่แล้ว +2

    Aggiungo un ultimo commento o considerazione diretta a Elogio dei Franti (vedasi qui sotto il nostro precedente scambio di opinioni): Chi non fa una lettura "diacronica" di Gramsci sei proprio tu. Se c'è stata in Gramsci un'evoluzione che lo ha portato a sottolineare l'importanza della "praxis" e dell' "egemonia", c''è stato anche un progressivo aggravamento delle condizioni carcerarie cosí come del suo isolamento dal partito comunista - isolamento certamente voluto da quello stesso partito e da Stalin in particolare. Infatti, cosa avrebbe detto Gramsci se avesse avuto modo di conoscere il contenuto reale della polemica fra Stalin e Trotski, se avesse saputo che il comitato centrale del PC sovietico (Bucharin, Zinoviev, ecc.) era stato eliminato integralmente da Stalin, se avesse capito che il PC spagnolo avrebbe finito per massacrare gli anarchici e i comunisti dissidenti in Spagna, se avesse capito l'ennesima "svolta" di Stalin che, di fronte a Hitler e Mussolini, crea un'allenza con la borghesia per schiacciare la classe operaia spagnola, prefigurando così l'alleanza con Hitler? ecc. Può dirsi che, negli ultimi anni di prigionia, Gramsci viveva nel buio, non solo quello della cella, ma anche il buio per quel che riguarda molti avvenimenti "esterni". Voler attribuirgli, in quelle condizioni, lo sviluppo di una grande e innovatrice "filosofia dell praxis" è assurdo. Se avesse avuto conoscenza di tutti quei fatti, certamente Gramsci si sarebbe schierato con l'opposizione comunista nel seno dell'Internazionale - e tutto quel branco di stalinsiti che finalmente hanno liquidato sia l'Internazionale che il PC italiano, non avrebbero potuto utilizzare il pensiero di Gramsci per giustificare le proprie politiche disastrose e opportunistiche. Altro che discorso sull'egemonia, altro che filosofia della praxis! Gramsci arebbe sicuramente denunciato la degenerazione burocratica del PC sovietico e la sua incapacità di cogliere le opportunità storiche offerte dalla crisi del capitalismo negli anni 30.

  • @bazarov3857
    @bazarov3857 4 ปีที่แล้ว +2

    Ma lo volete capire, tu e anche Fusaro, che la cosiddetta "filosofia della prassi" è, ne più ne meno, il marxismo. Gramsci era in carcere e, nel scrivere i quaderni, non poteva parlare di "marxismo" perchè rischiava di essere censurato o di provocare la distruzione dei quaderni e forse anche la proibizione di scrivere. Quelli che parlano di "filosofia della prassi", anzichè di marxismo, non solo stanno prolungando nel tempo, assurdamente, la censura carceraria fascista, ma stanno anche facendo il gioco dell'ideologia borghese odierna, che tenta, con tutti i mezzi disponibili, di far credere alle gente che Marx e il marxismo sono "superati" e di consegnarli all'obblio". Possibile che questo fatto non vi sia passato per la mente?

    • @francescoscavuzzo1993
      @francescoscavuzzo1993 3 ปีที่แล้ว

      Sei tu che non capisci! Gramsci nei quaderni utilizza più volte, soprattutto nei primi quaderni, il termine ‘marxismo’ (Se fosse come dici tu, Gramsci avrebbe dovuto auto-censurarsi anche nei primi quaderni, ma non lo fa! Utilizza il termine MARXISMO). Con l’andare avanti dei quaderni, e dunque secondo una lettura diacronica, si può notare come Gramsci abbandoni man mano il termine ‘marxismo’ per proporre la sua RIFORMULAZIONE/RISEMANTIZZAZIONE del marxismo: la filosofia della praxis

    • @bazarov3857
      @bazarov3857 3 ปีที่แล้ว +1

      @@francescoscavuzzo1993 Non ho tempo di risponderti ora, ma lo farò prossimamente. Intanto ti assicuro che sei tu che non capisci né la situazione storica in cui Gramsci ha scritto i Quaderni, né il valore reale del suo contributo al marxismo, né la maniera in cui è stato strumentalizzato dall'ideologia borghese.

    • @francescoscavuzzo1993
      @francescoscavuzzo1993 3 ปีที่แล้ว

      @@bazarov3857 Mi sa che capisci poco o niente: 1) Gramsci era stato condannato in quanto ‘CAPO’ del partito comunista d’Italia, quindi figurarsi se non sapessero la sua appartenenza alla corrente del marxismo. 2) Gramsci utilizza NEI QUADERNI il termine marxismo (e qui dunque CADE la tua affermazione circa la paura di Gramsci per una eventuale censura a causa dell’utilizzo del termine) ma seguendo un andamento diacronico possiamo vedere come con l’andare del tempo SOSTITUISCA il termine marxismo con ‘filosofia della praxis’: non si tratta naturalmente di una sola e banale sostituzione di termini ma anche di uno sforzo da parte di Gramsci di epurare/scrostare/riformulare il marxismo!

    • @bazarov3857
      @bazarov3857 3 ปีที่แล้ว +2

      ​@@francescoscavuzzo1993 Ti rispondo in fretta e furia poichè, purtroppo, non ho il tempo in questo momento di spiegare per esteso il mio punto di vista. Vorrei anche pregarti di tenere conto del fatto che l'italiano non è la mia prima lingua. Mi dovrai quindi scusare di possibili errori di grammatica o espressioni poco idiomatiche in questa mia risposta improvvisata, che non ho tempo di correggere. 1) Che Gramsci sia stato strumentalizzato dall'ideologia borghese e da correnti socialdemocratiche, riformistiche e staliniste (nel PC italiano) mi sembra indiscutibile; 2) Gramsci è stato arrestato e messo al confino, se non sbaglio, nel 1926 - una decina d'anni prima dello scoppio della Rivoluzione Spagnola, 13 anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, prima anche dell'assoluta degenerazione del PC sovietico avveratasi negli anni 30 sotto la dittatura staliniana. Nel momento dell'arresto, il suo "status" era quello di un deputato al parlamento italiano e pertanto coperto da immunità garantita dalla Costituzione. Il fascismo era ancora in una fase storica relativamente benigna o meno maligna. Gramsci poteva quindi permettersi certi "lussi", come quello di chiamare le cose per nome, ivi compreso il marxismo; 3) La recrudescenza del fascismo verso la fine degli anni 20 e nei primi anni 30, provocata da diversi fattori (aggravarsi della crisi economica, nazionalismo, alleanza dell'Italia con la Germania, ecc.) ha avuto chiaramente un impatto sulle condizioni materiali (carcere) e psicologiche di Gramsci, che si é trovato sempre più "represso" e isolato dalla realtà sociale italiana e dal partito; 4) D'altronde, mi sembra piuttosto paradossale o ironico (e psicologicamente sintomatico) il fatto che, vivendo in condizioni che impedivano assolutamente ogni "prassi" reale, Gramsci abbia scelto il termine "filosofia della prassi" per designare il marxismo o, se vuoi, il suo proprio contributo teorico (certamente non pratico) a quest'ultimo; 5) Nei "Quaderni", Gramsci si è visto ridotto a commentare pubblicazioni cattoliche, reazionarie (Domenica del Corriere, Bresciani, ecc.), articoli di giornalistucoli fascisti, filosofi di seconda o terza fila accetti al regime, come il Croce, oppure classici come "Il Principe" di Machiavelli, anziché i testi e le pubblicazioni del movimento comunista/rivoluzionario internazionale; 6) In pratica, Gramsci è stato escluso dal fondamentale dibattito nel seno del movimento operaio/marxista internazionale. Basta tenere conto del fatto che Gramsci non è mai stato pienamente al corrente, ad esempio, della polemica tra Stalin e Trotski, dei dibattiti intorno alla situazione in Germania negli anni 30, il Fronte Popolare, ecc. Tranne qualche breve e sconsiderato accenno a "Leone Davidovic" o a "Bronstein", non c'è nulla, nei "Quaderni", che indichi una comprensione approfondita degli avvenimenti che portarono alle "débacle" della Rivoluzione Spagnola, lo sviluppo canceroso dello stalinismo, ecc. 7) "Filosofia della prassi" non vuol dir niente, se non come "eufemismo" per designare il marxismo o, caso mai, un marxismo impostato o centrato sull'azione pratica, realista, cioè un marximso "autentico". Non esiste al mondo, tranne (forse) qualche professorucolo universitario o intellettuale italiano, nessuno che si autodefinisca "prassista" o - che ne so! - "prammatico". Non esiste, che io sappia, un "Partito Prassista"; 8) Semmai, il contributo importante di Gramsci va trovato nel suo concetto di egemonia, come antidoto, appunto, all'avventurismo della "terza fase" dello stalinismo, come riflessione sullo sviluppo sociale/ideologico delle forze progressiste che precede la "dittatura del proletariato". Se sbaglio in questo mio giudizio, vorrei tanto che tu mi spiegassi in cosa consiste la "filosofia della prassi" in quanto filosofia diversa e distinta dal marxismo; 9) È indubbio che ci siano, nei "Quaderni", molti spunti, osservazioni, analisi, ecc. di grande valore teorico, ma ci sono anche pagine e pagine di idee appena abbozzate, di ingenuità e persino di ragionamenti schematici e semplicisti. Molti brani dei "Quaderni" hanno un retrogusto di provincialismo italiano, che del resto spiega il fatto che i "Quaderni" non sono letti in altre lingue tranne che in edizioni ridotte - e non esiste ancora un'edizione completa dei "Quaderni", ad esempio, in lingua inglese (quantunque la sua traduzione sia in corso alla Columbia University) ; 10) Da 150 anni, l'ideologia borghese/capitalista cerca per ogni verso di distruggere, di seppellire il marxismo rivoluzionario. Un'arma impiegata in questo sforzo (inoltre alla calunnia, la bugia, ecc.) è il confusionismo ideologico, la "risemantizzazione", l'oscuramento del pensiero e quindi delle semplici realtà della società di classi e lo sfruttamento dei popoli. 11) La prassi o "praxis" é un principio essenziale del pensiero di Marx ed Engels, di Lenin, ecc., non solo come base dell'azione politica, ma anche come fondamento della conoscenza, della comprensione scientifica del mondo reale. Spiegami dunque in che cosa consiste la grande innovazione da parte di Gramsci quando sottolinea l'importanza della "praxis". Semmai, Gramsci ci ricorda la sua natura essenziale, ne illustra l'importanza con esempi concreti della realtà storica italiana. Certo non inventa una nuova filosofia basata sulla prassi; 12) È ora di farla finita con la proprietà privata dei grandi mezzi di produzione sociale, ivi compresa la cosiddetta "industria della difesa" o l'industria famaceutica, per esempio. Ma sì, ci vuole appunto una "prassi", un'azione effettiva ed efficace - una prassi dell'unità, della solidarità, dell' "engagement" nel mondo reale, anzichè un sacco di ciance teoriche. Tanto per incominciare, chiamiamo le cose per il loro nome, evitiamo il dilagare delle terminologie "eleganti" e presuntuose, dei neologismi che nascondono quella realtà e che tanto comodo fanno ai poteri dominanti (e anche a chi si guadagna la vita con le chiacchere).

    • @francescoscavuzzo1993
      @francescoscavuzzo1993 3 ปีที่แล้ว

      @@bazarov3857 Scusami, ma i tuoi punti sono estremamente deliranti. Non meriti una mia risposta.