Grazie. Per fare un esempio, la sensazione dello strofinamento dei polpastrelli di due dita della mano tra loro senza vederli appartiene al Leib o al Körp? Io direi al Leib. È corretto?
Gentile professor Cortella, una lezione di una chiarezza cristallina. A proposito di "interpretazione", il termine che usa Husserl è proprio Auslegung, che è assimilabile all'hermeneia greco, espressione, ma anche interpretazione (Peri hermeneia di Aristotele). La esplicitazione fenomenologica (Phänomenologische Auslegung) è una forma di interpretazione - che Husserl difficilmente avrebbe riconosciuto come tale (la fenomenologia descrive, non inventa come dice il nostro al paragrafo 62). Questa ambiguità è un po' la chiave della Quinta meditazione: l'altro lo creo, lo assimilo violentemente o non lo posso comprendere nella sua specificità di soggetto (corpo vivo e persona)? La tensione fra costituzione dell'altro e descrizione è ben sottolineata da Scheler, che critica il ricorso all'analogia proporzionale di Husserl - "L'estraneo è quindi pensabile solo come analogia a ciò che mi appartiene" - che di fatto assimila l'alter ego all'Ego meditante (un'osservazione che fa propria anche Merleau-Ponty). Certo, Husserl nella Crisi e negli inediti (il lavoro monumentale di Iso Kern non può essere sottostimato) cerca di superare queste aporie, ad esempio con la concezione di Ineinander, che il già citato Merleau-Ponty reinterpreta nella nozione di chair (banalizzo, lo so, la faccenda è più complessa). Ma credo che le parole di Schutz siano le più significative, specialmente per il dibattito odierno: "deve essere ipotizzato che l'intersoggettività non è un problema di costituzione che può essere risolto all'interno della sfera trascendentale, ma è piuttosto un dato della Lebenswelt". Che l'altro sia co-originario al sé, credo che ormai sia cosa nota (Lévinas, Ricoeur, Waldenfels). Ma è interessante la proposta di Schutz per un altro motivo, perché radicalizza la tensione in Husserl fra costituzione trascendentale e fattualità, mondo della vita quotidiano, facendo un passo avanti, che forse è azzardato. In Schutz trascendentale ed empirico convergono in un dato biologico insuperabile, la nascita. Ma è sufficiente una naturalizzazione simile del trascendentale intersoggettivo per rispondere alla domanda, duplice, di senso e fondazione del mondo naturale e sociale, che ha attanagliato Husserl in tutta la sua speculazione? Ogni naturalizzazione o biologizzazione del dato, proprio perché non implica più alcuna dialettica, riesce a raccogliere l'urgenza della domanda di senso della fenomenologia (che invece si caratterizza come un processo di distanziazione (epoché) e appartenenza continuo e indefinito)? Era questo che la differenziava dall'atteggiamento dogmatico del naturalismo o del positivismo. Oggi, con la scoperta dei neuroni specchio, alcune frange dell'analitica si sono orientate verso questi esiti, ma possiamo accontentarci così?
Eccellente precisazione e completamento. L'ambivalenza della Auslegung, che rimanda alla tensione fra mondanità ed extramondanità (o fa costituzione e descrizione), resta certamente confermata e le vicende fenomenologiche successive a Husserl (con numerosi tentativi di andare in varie direzioni) stanno lì a confermarlo. La vera rottura con quell'ambivalenza avviene, a mio parere, solo col § 32 di Essere e tempo (dedicato proprio ad Auslegung e Verstehen) in cui la Auslegung diventa, senza più alcun dubbio, integrazione di senso (data l'inevitabilità della struttura del "pre"). Ma ciò diventa possibile a Heidegger solo "cambiando schema" e realizzando una vera e propria "rottura" con il "vedere" fenomenologico (benché poi lo stesso Heidegger prenda le distanze da questa stessa "svolta ermeneutica" che lui stesso aveva avviato - ma questa è un'altra storia). Grazie, comunque, del commento.
@@luciocortella6131 la ringrazio molto professore. Anche il grande Franco Volpi insisteva su questo punto, la polarità tra immanenza e trascendenza del soggetto in Husserl, le aporie dell'intenzionalità superate dalla svolta prassica dell In-der-Welt-sein. E, secondo me, si sottolinea poco questo aspetto "sociale" dell essere nel mondo. Il Dasein come autentico Mitsein. Non dimentichiamo nemmeno i paragrafi nei quali Heidegger, quasi di passaggio, fa riferimento al Rede. Forse la svolta dell'Ereignis e della Lichtung, del linguaggio come casa dell'essere fanno dimenticare (o cambiano senso) a queste grandi intuizioni di Essere e tempo. Habermas diceva una cosa giustissima: la "provincia" heideggeriana che si chiude nella lingua tedesca e taglia i ponti con quel Rede oserei dire "universale", esistenziale (ben al di là dell'urbanizzazione gadameriana) . Si aprono infiniti Sentieri (non tutti interrotti per fortuna). Un caro saluto e un sentito ringraziamento per questi contenuti che mette a nostra disposizione
Grazie. Per fare un esempio, la sensazione dello strofinamento dei polpastrelli di due dita della mano tra loro senza vederli appartiene al Leib o al Körp? Io direi al Leib. È corretto?
Corretto: appartiene al Leib.
Gentile professor Cortella, una lezione di una chiarezza cristallina. A proposito di "interpretazione", il termine che usa Husserl è proprio Auslegung, che è assimilabile all'hermeneia greco, espressione, ma anche interpretazione (Peri hermeneia di Aristotele). La esplicitazione fenomenologica (Phänomenologische Auslegung) è una forma di interpretazione - che Husserl difficilmente avrebbe riconosciuto come tale (la fenomenologia descrive, non inventa come dice il nostro al paragrafo 62). Questa ambiguità è un po' la chiave della Quinta meditazione: l'altro lo creo, lo assimilo violentemente o non lo posso comprendere nella sua specificità di soggetto (corpo vivo e persona)? La tensione fra costituzione dell'altro e descrizione è ben sottolineata da Scheler, che critica il ricorso all'analogia proporzionale di Husserl - "L'estraneo è quindi pensabile solo come analogia a ciò che mi appartiene" - che di fatto assimila l'alter ego all'Ego meditante (un'osservazione che fa propria anche Merleau-Ponty). Certo, Husserl nella Crisi e negli inediti (il lavoro monumentale di Iso Kern non può essere sottostimato) cerca di superare queste aporie, ad esempio con la concezione di Ineinander, che il già citato Merleau-Ponty reinterpreta nella nozione di chair (banalizzo, lo so, la faccenda è più complessa). Ma credo che le parole di Schutz siano le più significative, specialmente per il dibattito odierno: "deve essere ipotizzato che l'intersoggettività non è un problema di costituzione che può essere risolto all'interno della sfera trascendentale, ma è piuttosto un dato della Lebenswelt". Che l'altro sia co-originario al sé, credo che ormai sia cosa nota (Lévinas, Ricoeur, Waldenfels). Ma è interessante la proposta di Schutz per un altro motivo, perché radicalizza la tensione in Husserl fra costituzione trascendentale e fattualità, mondo della vita quotidiano, facendo un passo avanti, che forse è azzardato. In Schutz trascendentale ed empirico convergono in un dato biologico insuperabile, la nascita. Ma è sufficiente una naturalizzazione simile del trascendentale intersoggettivo per rispondere alla domanda, duplice, di senso e fondazione del mondo naturale e sociale, che ha attanagliato Husserl in tutta la sua speculazione? Ogni naturalizzazione o biologizzazione del dato, proprio perché non implica più alcuna dialettica, riesce a raccogliere l'urgenza della domanda di senso della fenomenologia (che invece si caratterizza come un processo di distanziazione (epoché) e appartenenza continuo e indefinito)? Era questo che la differenziava dall'atteggiamento dogmatico del naturalismo o del positivismo. Oggi, con la scoperta dei neuroni specchio, alcune frange dell'analitica si sono orientate verso questi esiti, ma possiamo accontentarci così?
Eccellente precisazione e completamento. L'ambivalenza della Auslegung, che rimanda alla tensione fra mondanità ed extramondanità (o fa costituzione e descrizione), resta certamente confermata e le vicende fenomenologiche successive a Husserl (con numerosi tentativi di andare in varie direzioni) stanno lì a confermarlo.
La vera rottura con quell'ambivalenza avviene, a mio parere, solo col § 32 di Essere e tempo (dedicato proprio ad Auslegung e Verstehen) in cui la Auslegung diventa, senza più alcun dubbio, integrazione di senso (data l'inevitabilità della struttura del "pre"). Ma ciò diventa possibile a Heidegger solo "cambiando schema" e realizzando una vera e propria "rottura" con il "vedere" fenomenologico (benché poi lo stesso Heidegger prenda le distanze da questa stessa "svolta ermeneutica" che lui stesso aveva avviato - ma questa è un'altra storia). Grazie, comunque, del commento.
@@luciocortella6131 la ringrazio molto professore. Anche il grande Franco Volpi insisteva su questo punto, la polarità tra immanenza e trascendenza del soggetto in Husserl, le aporie dell'intenzionalità superate dalla svolta prassica dell In-der-Welt-sein. E, secondo me, si sottolinea poco questo aspetto "sociale" dell essere nel mondo. Il Dasein come autentico Mitsein. Non dimentichiamo nemmeno i paragrafi nei quali Heidegger, quasi di passaggio, fa riferimento al Rede. Forse la svolta dell'Ereignis e della Lichtung, del linguaggio come casa dell'essere fanno dimenticare (o cambiano senso) a queste grandi intuizioni di Essere e tempo. Habermas diceva una cosa giustissima: la "provincia" heideggeriana che si chiude nella lingua tedesca e taglia i ponti con quel Rede oserei dire "universale", esistenziale (ben al di là dell'urbanizzazione gadameriana) . Si aprono infiniti Sentieri (non tutti interrotti per fortuna). Un caro saluto e un sentito ringraziamento per questi contenuti che mette a nostra disposizione
Grazie
Husserl teorizza l'immedesimazione nel dolore altrui dopo aver partecipato alla Grande Guerra?
husserl ha perso un figlio e un collaboratore nella prima guerra.