Gli scrittori contemporanei si adeguano a queloe che sono le capacità dei lettori. Non c'è più voglia né tempo né capacità di "studiare". La letteratura richiede impegno per compiere tutte quelle azioni che diceva Martina. Come l'arte figurativa vi sono simboli di cui capire il significato e delle metafire,allegorie e soprattutto,vi sono diversi piani di lettura,questo secondo me è il significato della letteratura e la sua definizione.
Io credo che oggi ci sia un’alfabetizzazione di base molto più diffusa rispetto al passato. I saperi specialistici sono minori, ma l’accesso all’istruzione ha ampliato l’utenza a cui tali contenuti sono accessibili. L’Occidente è più formato rispetto al passato, ma il livello si è abbassato, perché la formazione garantisce mediocrità, non spirito critico. Ciò nonostante, poiché le risorse di base sono maggiori rispetto a un tempo, una vera formazione culturale è, almeno a livello teorico, molto più realizzabile oggi che non ottanta anni fa.
È così, ma abbassando il livello, nel corso del tempo, la letteratura scomparirà. Ho sessanta anni compiuti e per fortuna e mio interesse personale, ho letto libri importanti fin da ragazza (col livello di lettura di quella età), che mi sono rimasti dentro. Il gusto si affina così: adesso è molto molto triste. L'arte figurativa è più semplice perché, anche chi non ha mai studiato i pittori e le varie correnti, può apprezzare un bel dipinto.
Quello che è accaduto a mio dispiacere è stato scambiare l'accesso all'istruzione da parte di tutte le classi sociali con il poter spiegare un concetto a ogni persona con solo una semplice lezione di un'ora, perché per una seconda non ci sono i fondi e qui bisogna F A T T U R A R E ! Il problema è che l'unico modo per fare ciò è doversi approcciare agli studenti come se fossero tutti con 90 di QI... di massima... Poi è ovvio che se lo chiedi a un insegnante, ti risponderà dicendo che cerca di ottenere il massimo dai propri studenti. Infatti non è il corpo insegnanti il problema, anche se il loro burn out è una piaga sociale che realmente impatta sulla psicologia dei ragazzi. Per me il problema rimane sempre uno: l'ostinata convinzione dei genitori di avere un ragazzo che è un angioletto geniale, che però si trova ad essere vittima. E invece no. Metà della popolazione ha una intelligenza sotto la media. E anche se fosse superiore alla media, ciò non toglie che quel genio del tuo pargolo possa avere difficoltà reali nel percorso di apprendimento, che sia una DSA o semplicemente una riluttanza a una certa materia. Senza contare i problemi psicologici che non vengono ancora ben trattati per una categoria così fragile quale è quella dei minorenni. Semplicemente il nostro sistema scolastico tratta gli studenti come degli sciocchi bambini mentre però passa il tempo dicendo loro di essere dei geni. Ed ecco il disastro perfetto, con un sistema scolastico che rilascia le licenze sulla base di nessuna competenza. Poi è ovvio che quei pochi che ce la fanno nonostante il sistema scolastico, la prima cosa che fanno è andare via, che sia al Nord o fuori dal Paese. Vuoi mettere a dover lavorare in compagnia di qualcuno che prende il tuo stesso stipendio, se non superiore, ma ha costantemente bisogno di te per riparare ai propri danni? E come se non bastasse in un concorso pubblico potrebbe pure vincere sopra di te perché il suo diploma ha qualche punto in più del tuo solo perché magari l'ultimo anno delle superiori eri in completa depressione ed un miracolo che ne sei almeno uscito vivo? Pura poesia decadente.
Mamma mia che video stupendo : interessante, un linguaggio elegante, contenuti talmente da approfondire che lo riguarderò , il garbo che ti contraddistingue. Andrebbe studiato
A proposito del giallo: Sciascia è letteratura. Dürrenmatt è letteratura. Simenon è letteratura. Poe è letteratura. Chandler è letteratura. Faulkner ha scritto dei gialli. Camilleri sarà letteratura molto presto.
Giusto, come lo è Rowling o Tolkien per il fantasy, Bradbury e Wells per la fantascienza. Camilleri, per quanto concerne la mia modesta opionione in merito ai suoi polizieschi, è un fenomeno sopravvalutato. In ogni caso, tutte queste voci sono letteratura perché oltre il giallo c'è qualcos'altro. C'è la complessità cui si riferiva Demis. Non vale per tutti i gialli.
La non letteratura di questi tempi è il risultato della nostra incapacità di guardare al di là del nostro IO, del nostro orticello.Gli scrittori riflettono i tempi e producono opere che non hanno più un ampio respiro ma sono l'espressione di un egoistico mondo legato al qui ed ora che non riesce a guardare oltre il proprio ombelico. I classici invece sono eterni poichè trattano valori e storie universali .
Ciao Martina, sono contenta di aver stimolato una riflessione in merito a dove stia andando la letteratura; è stato molto interessante ascoltare il tuo punto di vista anche dall'interno. Ho pensieri sparsi e proverò a riassumerli; non credo che l'arte su commissione sia necessariamente da escludere dalla letteratura: se vogliamo scomodare i grandi, sto pensando a Dostoevskij e colleghi che scrivevano anche per pagare i debiti o allungavano il brodo perché venivano pagati a fascicoli e a parole, oppure a DF Wallace che ha scritto dell'esperienza in crociera su commissione e sicuramente non per vocazione, eppure il resoconto della crociera del 2014 che ho scritto io nel mio diario segreto non è certo paragonabile alla qualità e all'universalità del libro di Wallace. Questo per dire che secondo me la differenza non la fa solo il tema, o addirittura l'intenzione, ma soprattutto il COME, ma come dicevi giustamente tu sarà il tempo a giudicare. In merito a queste riflessioni mi è tornato in mente pure un tuo vecchio video sulla poetica degli autori, concetto che io associo nuovamente allo stile. Grazie per il video!
Concordo sulla questione della commissione proprio per averla provata anche da interna: non mi sono sentita meno dentro al processo artistico perché era un progetto su committenza. Il come farlo è un punto importante perché ritengo che stia lì la voce di chi narra ed è su quello che va posta l’attenzione (vogliamo chiamarla aRtenzione? Potrebbe essere una chiave).
Mi interesse sempre le tue riflessioni pensierose di libri su questo canale. Ma la profondità e precisione di questa video mi ha sbalordita. Grazie! (e scusami se non mi esprimo bene...italiano non è la mia madrelingua.)
Ho incontrato casualmente il quesito che da anni mi pongo. Come resistere a un tal affine richiamo? Immantinente mi sono iscritta al canale, esplorando e ascoltando. Provo profondo, al limitar d'incredulo sollievo nel condividere opinioni espresse fluidamente con assoluta chiarezza da una giovane e consapevole Creatura. Grazie. Non mancherà il seguito colto alla Sua ultima opera intorno a Goliarda Sapienza. E l'Arte della Gioia sia per Lei costante in questa attuale esistenza! Pratica domanda: sarà forse presente al Salone Internazionale del Libro di Torino 2024?😊
Ciao Martina e complimenti per il video, molto stimolante. Complimenti anche per il coraggio di affrontare a viso aperto una questione cosí spinosa. Dopo il liceo scientifico non ho avuto una formazione accademica in ambito umanistico, ma sono rimasto un lettore assiduo e curioso. Ammetto che leggo pochissimi libri di autori contemporanei perché sono molto affezionato ai classici e me ne mancano ancora moltissimi. Non mi sono mai posto il problema di cosa sia letteratura e cosa non lo sia, però quando mio figlio ha cominciato a leggere mi sono chiesto quali libri proporgli. Io non mi trovo d'accordo con chi sostiene che "qualsiasi cosa va bene purché si legga". Penso che la lettura sia un nutrimento e come tale vada trattato. Per cui se ti trovi davanti una persona in forte stato di denutrizione a quel punto qualunque cosa mangi va bene, fossero anche patatine, tramezzini e Coca-Cola, ma, fuori dalla situazione di emergenza, l'alimentazione va regolata a dovere. Ma cosa significa "a dovere"? Nel corso degli anni, dal profondo della mia ignoranza, ho provato a darmi varie risposte, ma nessuna convincente. Alla fine ho trovato quella che ancora oggi mi pare la soluzione migliore in una breve chiacchierata che un giovane Alessandro Baricco ha tenuto con Edoardo Sanguineti durante la prima puntata di "Pickwick: del leggere e dello scrivere", una trasmissione che a suo tempo mi ero perso e che ho recuperato su RaiPlay. Ad un certo punto Baricco chiede a Sanguineti se leggere fotoromanzi o leggere Madame Bovary sia la stessa cosa, se la lettura abbia lo stesso valore, indipendentemente da ciò che si legge. Sanguineti naturalmente risponde di no e si esprime a favore del romanzo francese, sostenendo (e qui sintetizzo) che Flaubert ci fornisce un'immagine problematica della realtà, a differenza dei fotoromanzi. In altre parole Madame Bovary ci restituisce la complessità del reale (o almeno un pezzo di essa), mentre i fotoromanzi no. Ecco, a me pare che questo sia il discrimine principe tra ciò che è "letteratura" (ma anche "cinema", "musica" e probabilmente "arte" piú in generale) e ciò che non lo è: la capacità da parte di un'opera di restituire la complessità e la problematicità di una parte del mondo reale. Non una foto, ma una mappa in profondità. Lascerei da parte l'universalità o lo stile: se la prima è difficile o addirittura impossibile da valutare, il secondo varia moltissimo coi gusti e le epoche. Secondo me, rimane nel tempo ciò che è stratificato e complesso, perché permette a ogni nuovo lettore di trovarci qualcosa di personale, un riflesso della propria esperienza, una scheggia di sé stesso. Un'opera d'arte ci consente di guardare al labirinto della vita dal di fuori - cosa impossibile mentre si vive! - ed è cosí che l'arte ci aiuta ad orientarci, a comprenderci e, alla fine, ad accettarci. Detto questo, se uno scrittore di autofiction riporta la propria routine quotidiana in modo da rendere conto della sua estrema complessità, allora questa per me è letteratura. Lo stesso vale per un romanzo di genere e anche per il tuo libro scritto su commissione: se ci hai messo le circonvoluzioni del nostro cuore, senza sconti, senza scorciatoie, allora è letteratura a pieno titolo. Grazie ancora e buona serata! P.S.: Per chi fosse interessato, il video con Baricco e Sanguineti in questione si trova al seguente indirizzo e la riflessione di Sanguineti si trova all'incirca al minuto 37:00. www.raiplay.it/video/2017/04/Pickwick---Del-leggere-e-dello-scrivere-P-1-6c4a44ec-bccd-4f41-8b64-8638f89934e3.html
Grazie per aver condiviso il video, credo che possa essere molto interessante riflettere su questo aspetto e la tua indicazione verso una complessità del reale è certamente condivisibile.
grazie per aver abbattuto il tabù del "qualsiasi cosa va bene purché si legga"! Per carità di Dio, se devo leggere un libro brutto e soprattutto scritto male, tanto vale giocare alla PlayStation o guardare due ore di programmi tv Mediaset.
Cara Ima mi hai incantata. Hai sviluppato un problema rendendolo agevole e molto piacevole. Non so se leggerò questo libro ma la tua convinzione mi farà decidere. Grazie per questo utile e simpatico incontro. ❤❤❤❤❤😂❤
Stavo per scrivere "dovremmo ritornare a questo video tra 100 anni", invece mi hai anticipata (aggiungendone 200). 😊 Questo video mi ha incuriosito molto. Rispondo alla considerazione fatta circa l'indirizzo stilistico che la casa editrice possa eventualmente dare allo stile dello scrittore: ho letto "Questo giorno che incombe" (Lattanzi, HarperCollins) e "Miden" (Raimo, Mondadori), romanzi di pura fiction, i cui stili hanno moltissimi punti di contatto con le autofiction "Cose che non si raccontano" e "Niente di vero". Credo sia più vera, tra le due ipotesi avanzate da Ornella, la prima, e cioè che gli autori, in questo caso le autrici, non sappiano - io direi: non vogliano - scrivere diversamente. Leggendo articoli e romanzi contemporanei, direi che il linguaggio sta cambiando parecchio e così il suo uso, complici le nuove tecnologie e il racconto, piano e omologato a livello di oggetto di stile, che facciamo di noi stessi attraverso queste nuove tecnologie. Non sto dando un giudizio di valore a questa considerazione, sia chiaro. Credo che i risultati dell'utilizzo di uno stile piano possano variare a seconda della ricerca che c'è dietro tale stile, che come giustamente sottolinei è imprescindibile perché si possa parlare di letteratura e di arte in generale. È sempre bello poterti ascoltare.
mi accodo a questo commento sulla questione della ricerca dello stile: il discorso che fai, Gloria, in merito al linguaggio che cambia e si omologa è illuminante però la conclusione che ne traggo è negativa e "opportunista", nel senso che secondo me chi scrive e pubblica, oggi, anziché ricercare uno stile, una poetica, un linguaggio consono, sceglie di appiattire e livellare verso il basso non per esigenze di scrittura in quanto tale ma per arrivare ad un lettore ipotetico e ritenuto non in grado di fare uno sforzo. Trovo il tutto molto triste.
Grazie Gloria, mi fa piacere che tu sia intervenuta. Come scrivevo sopra a Ornella, il come è il punto focale. Per il resto, ne riparliamo fra 300 anni 😅
La letteratura viene vagliata politicamente. Questo secondo me, produce un certo grado di autocensura che ne limita l'originalità e la profondità del messaggio intrinseco. In politica, la parola è tutto
Credo che sia letterario tutto ciò che riguarda l'uomo che riflette sul mondo e sulle persone che lo circondano, certo è una definizione molto generica ma in essenza credo sia così. Amo leggere sia romanzi che diari personali o di viaggio, ad esempio.
Non prenderei il premio Strega come unico metro di valutazione per la letteratura. Benché si definisca letterario, nel tempo è diventato commerciale e uno strumento di lotta tra case editrici. Ma i lettori di letteratura sanno riconoscere l'opera dal prodotti, prova ne è l'enorme successo ottenuto da Ferrovie del Messico, che poi è sì entrato nella dozzina l'anno scorso, quasi come tributo diciamo. Il mio consiglio è di guardare la classifica dell'Indiscrrto, fatta da critici e lettori forti. Sul giallo non sono d'accordo, ma finirei per scrivere un papiro, ne parliamo in una prossima occasione
Sulla classifica di Indiscreto mi trovi d’accordo. Ma il rischio di continuare a chiamare letterari premi che di fatto non lo sono non confonde un po’ le idee? O sono proprio le idee che vanno modificate?
@@ImaAndtheBooks spero che sia solo una cattiva denominazione del Premio e che le tue (nostre) idee restino valide! PS: rileggendo il mio commento ho paura di aver avuto un tono supponente, che non era nelle mie intenzioni. Ho solo scritto di fretta, spinta dall’urgenza del momento ♥️
La domanda "Questo libro è letteratura?" assomiglia alla domanda "Questo quadro è arte"?. La risposta è spesso "Lo si sa, si riconosce istintivamente la differenza." Ma con gli istinti, le case editrice e le gallerie d'arte non possono vendere nulla. Loro devono scegliere, loro devono offrire le opere al pubblico con un'etichetta ben precisa, letteratura o scrittura, arte o immagini qualsiasi. Due anni fa ho letto Grand Hotel Europa nella lingua originale, ossia l'olandese, e al momento sto leggendo Marabbecca, grazie ai tuoi consigli. Sono del tutto d'accordo con te, entrambi sono senza dubbio libri letterari. Brava per aver tentato di poggiare il dito su ciò che contradistingue un testo letterario da un libro prettamente narrativo.
Ecco Adrian, io condivido questa prospettiva, per cui c'è unistinto che ti porta a riconoscere cosa è arte. Il punto è educarsi a questo istinto, che non è proprio "naturale", per quanto possa sembrare una contraddizione, ma educato a un certo sentire. Come ci si educa a questo sentire? Come possono le nuove generazioni educarsi se negli scaffali delle librerie tutto è mischiato con tutto? La differenza fra un romance da tiktok e Jane Austen è annullata. Mi fa piacere che il libro di Viola ti sia piaciuto, credo che meriti davvero tanta attenzione.
@@ImaAndtheBooks Ciao Martina. Sono del tutto d'accordo. Gli istinti degli scrittori possono solo sbocciare tramite lo sviluppo dell'abilità, la conoscenza e l'esperienza. Lo stesso vale per i lettori e le lettrici.
Le stesse riflessioni si possono fare relativamente alla produzione cinematografica attuale, quella italiana in particolare, e anche l'arte fotografica. È vero forse che esiste un certo appiattimento dei gusti, un comodo conformismo da salotto, ma non solo, forse in mezzo a una sovrapproduzione, una super offerta rivolta a un pubblico che consuma e digerisce di tutto, la 'qualita' 'l'arte' lo studio, non definiscono niente. Tutto va bene o benino perché tutto è possibile e quindi accettabile.Non so, forse.
Non sono abbastanza formata sugli altri ambiti per poterne parlare, ma ho compreso il senso, Stefania. Come facciamo in questa onda di benino a rintracciare ciò che è cultura e ciò che non lo è? Su questo mi interrogo.
Forse ascoltando solo, esclusivamente se stessi, quando, terminata una lettura o la visione di un film, la tua anima è scappata e la devi andare a cercare in quei luoghi, fra quei volti, fra quelle pagine, e il tuo sguardo è ancora lì e il tuo pensiero si interroga e la tua pelle profuma di quei prati e di quelle stanze, e allora si, siamo difronte all'universale La capacità di elevare e trasportare verso pensieri appunto universali. Il tutto con estremo rispetto e riconoscenza per ogni forma di ingegno umano che comunque, quando è onesto, viaggia verso quella strada. Forse.
Ho visto il video un po' in ritardo, ma vorrei comunque lasciare un piccolo commento: a me sembra che in questo periodo storico ci sia bisogno di arte "didascalica". Cioè che spieghi e basta, senza rischi di interpretazioni sbagliate. Questo perchè, secondo me, le persone non vogliono accettare certe realtá (violenza, misoginia, razzismo, guerre, crisi climatica ecc) del nostro periodo attuale e negano l'evidenza, figuriamoci le metafore. Ho notato questa tendenza a fare spiegoni sia nei libri, che nei film ultimamente. Non incontra molto il mio gusto ma devo ammettere che mi sembra necessario purtroppo. Grazie per questo interessantissimo spunto di riflessione! ❤
È certo che le pubblicazioni sono , in gran parte, commerciali e questa è responsabilità degli editori, perché il pessimo scrittore non veniva pubblicato. Il punto per quanto mi riguarda è: perché rischiare di perdere il mio tempo tentando di leggere robaccia? Mi fido poco perché libri di autori che hanno vinto premi importanti, con film annesso, erano pattume dalle prime pagine. Lo stile dello scrittore o del testo Martina? Penso che un buon libro, letterario appunto, possa essere scritto ma trovo che manchi l'onestà, da parte degli autori e principalmente, degli editori. È triste.
Mentre facevi la recensione del libro che tenevi in mano, mi è venuto in mente George Orwell e il suo libro 1984. Per fare un giardino, ci vuole il giardiniere
Video molto interessante. Mi ha aiutato a dare una connotazione a una recente discussione relativa, non alla letteratura ma alla creazione di editoriali di moda. Mi è stato criticato il carattere universale e conoscitivo del mio approccio alla creazione (per assurdo considerandolo "chiuso") rispetto a un' elaborazione soggettiva (il gusto personale basato solo sulle sensazioni, senza una base di studio). Ho risposto che è il non andare oltre il sé il limite, non il contrario. Da questo video ho dedotto che il mio approccio si basa sull'idea di creazione artistica nella fotografia di moda editoriale, mentre quella di chi mi criticava era di tipo autoreferenziale. Possibile corretta interpretazione?
@@ImaAndtheBooks a quanto pare avvengono dinamiche simili in ambienti solo apparentemente diversi, in quanto comunque anche la moda ha tratto molto dalle arti visive e letterarie.
Molto stimolante la riflessione sull'essenza della letteratura. Non sono completamente d'accordo sulla distinzione tra narrativa di genere e letteratura, ma purtroppo lo spazio del commento non è quello ideale per discuterne.
@@ImaAndtheBooks ok cerco di essere il più sintetico possibile... Theodor Sturgeon (grande autore di fantascienza di cui trovi il suo capolavoro, Cristalli sognanti, ripubblicato da Adelphi) sosteneva che il 90% della fantascienza è ca**a, ma del resto il 90% di tutto è ca**a. Il che significa che non è corretto fare una distinzione tra narrativa di genere e narrativa non di genere (o letteratura) ma tra buona e cattiva narrativa. Del resto se escludi la narrativa di genere dalla letteratura poi devi anche dire che I promessi sposi o Il Gattopardo, che sono due romanzi storici, e quindi narrativa di genere, non sono letteratura (in un altro commento vedo che si cita 1984 per cui vale lo stesso discorso). Dall'altra parte ci sono autori e romanzi che nascono "di genere", penso a Tolkien, a Philip Dick, a Ursula Le Guin ma che ormai non puoi più lasciare fuori dalla letteratura tout court perché continuano a riuscire a parlare ai lettori anche al di là del contesto in cui sono nati. E allora il problema è: come riconoscere la buona narrativa tra i nuovi libri? E', penso, una scommessa legata all'affinazione del gusto e alle competenze. Personalmente sono molto soddisfatto di aver scritto di Lansdale e di Gaiman romanziere, quando ancora pochi critici se li filavano. Poi sono diventati famosi e sono stati assegnati a giornalisti con firme più prestigiose, ma questo è un altro discorso...
Fermo restando che non è per nulla facile definire cosa sia letteratura e cosa non lo sia io ritengo che la lettura deve essere un piacere non un dovere .Anche la scrittura se nasce da scuole di scrittura,se scrive di cose incongruenti perché fa' dire cose improbabili a che aveva altre coordinate culturali se manca di sostanza e forma cioè contenuto e stile non lo considero letteratura.Svevo?Svevo è un genio,ha un suo stile personalssimo,anticipa i tempi perché a contatto con la cultura europea.Allora è letteratura anche se riconosciuto in ritardo.
Sto riguardando una parte del video. Credo di non aver capito bene cosa si intenda per universalità, affinché un'opera possa essere ritenuta letteraria.
Significa che riesce a parlare a persone diverse, lontane nel tempo e nello spazio, che non si circoscrive a esperienze troppo limitate o personali, che diventa lessico comune e ascrivibile a qualcosa di duraturo o esemplare.
Mi allaccio alla parte del video che parla della maggior parte dei titoli che vengono pubblicati oggi. Volevo aggiungere una terza opzione a quelle proposte da Ornella: sta nascendo una nuova corrente letteraria. Magari non sembra così, magari non ne riconosciamo il valore perché siamo abituati ad una “letteratura” diversa. È letteratura contemporanea che non può essere paragonata a quella del passato, né a quella di vent’anni fa, ma è letteratura.
ma come facciamo a capire se vale la pena definirla letteratura oppure se è editoria e basta? Domanda genuina, non retorica, però la conclusione a cui giungo io è che se il contemporaneo nasce da esigenze di vendita e non autoriali, forse tanto letterario non è.
Carissima, basta aggiungere al sostantivo "letteratura" un attributo appropriato: narrativa, poetica, filosofica, scientifica, fantastica, etc., non è così difficile.Si tratta di un concetto, di una nozione accessibile ai più
Non so se è accessibili ai più. Mi sembra che fra i più ci sia molta confusione, forse proprio perché, come evidenziato in altri commenti, siamo in un periodo di transizione e non se ne coglie bene la destinazione.
@@ImaAndtheBooks questo commento ti fa onore, più di quello che immagini. In confronto a te, sono ignorante in materia. Io mi riferivo a tutti i libri che sono in circolazione, e non alla letteratura attuale.
@@ImaAndtheBooks vorrei chiederti una cortesia se è possibile. Se potresti per favore, consigliarmi un libro che ovviamente hai letto e che ti ha particolarmente colpito. Grazie
Mi dispiace molto che usi come discriminante la non appartenenza ad un genere come caratteristica per appartenere alla letteratura. Consumo con grande piacere letteratura di genere, soprattutto la tanto vituperata fantascienza e ti assicuro che un'opera di genere, se scaturisce dalla testa giusta riesce a raccontare molte cose sulla società o addirittura sell'essere umano nonostante, ma io direi grazie, alle metafore che usa. Ci sono certi noir e certi horror che raccontano le paure e le pulsioni umane con una profondità che gli imbrattacarte del premio Strega si sognano. La mia idea un po' da formalista russo è quella per cui valuto un'opera in base alla consapevolezza che l'autore ha dei mezzi espressivi che sceglie, come l'autore ha usato le forme narrative, se sono adeguate a quello che vuole raccontare, se è efficace, se ha ottenuto quello che voleva, se ha i numeri per giocarsela al di fuori del genere letterario a cui appartiene, se la scrittura è frutto di una ricerca che può anche non essere del bello. Può avere un valore letterario anche un'opera dallo stile sgradevole e antiletterario se è usato con cognizione di causa. Se quello che ho letto diventerà Grande Letteratura in futuro non lo posso sapere, ma almeno così capisco subito se è un buon libro. Ma penso che questi dubbi non sfiorino minimamente gli individui (non "autori") che grazie a degli opachi meccanismi kafkiani finiscono per partecipare al premio Strega che è tipo Sanremo dei libri e svolge due funzioni inestimabili, nessuna delle quali ha a che fare con la letteratura: selezionare prodotti (non "opere") da evitare come la peste e fungere da cartina tornasole non tanto della produzione letteraria italiana quanto proprio de questa zozza società. E Sanremo, così come il Premio Strega sono lo specchio scuro, impietoso e crudele di un terrificante nichilisno che mi toglie l'aria dai polmoni di quello che siamo. Anche se in realtà credo che lo facciano inconsapevolmente e si limitino solo a fare schifo e questa è una mia conclusione a cui sono arrivato soltanto grazie alla cosapevolezza ottenuta tramite centinaia di libri belli che non sono andati allo Strega e alle ore e ore di musica fighissima che a Sanremo non ci andrà mai e attribuendogli questo valore li nobilito generosamente dal trash punitivo che sono. Comunque chiedersi se è la narrativa italiana a far schifo per colpa del premio Strega o il premio Strega a far schifo per colpa della narrativa italiana è un po' come chiedersi se viene prima l'uovo o la gallina.
Io sento un po’ di astio in questo commento. Naturalmente ognuno è libero di pensare come crede, ma trovo l’espressione “fare schifo” più adatta a denotare altri aspetti più disgustosi della realtà che non un premio editoriale o un festival di musica leggera. Queste possono essere manifestazioni di dubbio gusto, ma le cose che fanno schifo nella vita sono altre. Sulla questione della letteratura di genere c’è, esiste, c’è Mary Shelley, c’è Wells, c’è Sciascia, ci saranno anche altri, che sono esempi di qualità imperitura in un mare di intrattenimento generale, che si sta estendendo a macchia d’olio anche alla narrativa.
Non so fino a che punto ho capito il quesito di base intorno a cui ruota il tuo video, ma ho l'impressione che, nel voler distinguere ciò che è letteratura da ciò che letteratura non è, ti sei attenuta a un criterio formale. Letteratura, sembri dire, è quel che richiama, al di là della realtà spiccia dell'autore, temi di interesse generale, e che lo fa con un certo stile, mentre l'antitesi della letteratura è quello che si arresta contro le pareti della realtà individuale e di un linguaggio mediocre. Se questi sono i parametri che hai preso in considerazione, io non mi trovo del tutto d'accordo. Penso che la forma di un romanzo sia un elemento accessorio e che lo siano anche gli argomenti toccati dalla narrazione. Più in profondità la natura di un libro può essere riportata alle modalità della comunicazione. Noi infatti comunichiamo sulla base di due linguaggi: da un lato c'è il linguaggio condiviso, quello che chiama le cose col nome sanzionato dalla quotidianità, dall'uso comune, dalle convenzioni che sono alla base anche della convivenza sociale. Dall'altro lato c'è il linguaggio dell'arte, la visione individuale che sfugge ai canoni e alla dimensione collettiva. Queste due forme di linguaggio in effetti non sono separate, ma si mescolano e si fondono in soluzioni sempre nuove. Il punto di confluenza non sarà mai comunque sempre lo stesso e varierà da caso a caso pendendo più dal lato della comunicazione per così dire obiettiva o più dall'altro. Ebbene, io credo che sia proprio questo pendere più dall'altro lato che contraddistingua il tasso artistico di un'opera. Va anche detto che nell'ultimo secolo sempre più si è sentita l'esigenza di coinvolgere il lettore nella narrazione usando un linguaggio quanto più possibile quotidiano, in una chiave che renda plausibile il racconto, che lo renda in qualche modo autentico e non contraffatto dall'ambizione letteraria. Questo magari ha reso sempre più semplice il linguaggio, lo ha impoverito, trascinandolo verso la banalità. Ma l'uso di un linguaggio quotidiano non esclude a priori la visione personale, il superamento della convenzionalità. Per cui ritengo che le trasformazioni letterarie dell'ultimo periodo, se aumentano il rischio che vengano prodotti romanzi appiattiti su una cronaca personale, come tale di scarso valore artistico, non comportino necessariamente l'azzeramento del valore letterario di un libro.
Non tanto temi di interesse generale. La parola "generale" è, appunto, generica. Universale è un'altra cosa. Ciò che attiene all'umano. Ciò che può perdurare. Ciò che può trascendere i secoli e dire ancora qualcosa.
A mio avviso, dovrebbe parlarsi in ogni caso di letteratura, indipendentemente dal tema trattato. Poi, forse, potremmo discutere quanto una determinata opera letteraria sia impegnata o meno. Inoltre, a proposito dei libri su commissione, persino Dostoevskij ne ha scritti, al fine di ripianare le sue precarie condizioni economiche. Quindi, credo che appartengano al novero delle opere letterarie, molti più testi di quanti immaginiamo, salvo che per potersi parlare di letteratura in senso stretto, non si debbano rispettare pedissequamente alcuni criteri, al pari dei termini che possono entrare nel vocabolario italiano, solo a seguito del placet della Crusca.
In che senso “dovrebbe parlarsi in ogni caso di letteratura?” In quale caso non mi è chiaro. Non credo sia una questione di tema, ma di universalità, insieme a un modo di riferire le cose, come si diceva in altri commenti.
@@ImaAndtheBooks Forse non sono stato preciso. Voglio dire che qualunque opera dovrebbe confluire nella "letteratura", sempre che non sia necessario rispondere a quei principi cui tu hai fatto cenno affinché possa parlarsi di opere letterarie. Magari, come dici tu, fra trecento anni, alcuni dei romanzi contemporanei non saranno ricordati più, sicché difficilmente potrebbero essere ritenuti opere letterarie in senso stretto. Ma se un'evoluzione vi è stato, oltre che sui temi, anche sul metodo di narrazione, allora penso possa parlarsi di letteratura. Tuttavia, questo è il mio punto di vista assolutamente personale e magari non ho compreso appieno il tuo messaggio
Gli scrittori contemporanei si adeguano a queloe che sono le capacità dei lettori. Non c'è più voglia né tempo né capacità di "studiare". La letteratura richiede impegno per compiere tutte quelle azioni che diceva Martina. Come l'arte figurativa vi sono simboli di cui capire il significato e delle metafire,allegorie e soprattutto,vi sono diversi piani di lettura,questo secondo me è il significato della letteratura e la sua definizione.
Io credo che oggi ci sia un’alfabetizzazione di base molto più diffusa rispetto al passato. I saperi specialistici sono minori, ma l’accesso all’istruzione ha ampliato l’utenza a cui tali contenuti sono accessibili. L’Occidente è più formato rispetto al passato, ma il livello si è abbassato, perché la formazione garantisce mediocrità, non spirito critico. Ciò nonostante, poiché le risorse di base sono maggiori rispetto a un tempo, una vera formazione culturale è, almeno a livello teorico, molto più realizzabile oggi che non ottanta anni fa.
È così, ma abbassando il livello, nel corso del tempo, la letteratura scomparirà. Ho sessanta anni compiuti e per fortuna e mio interesse personale, ho letto libri importanti fin da ragazza (col livello di lettura di quella età), che mi sono rimasti dentro.
Il gusto si affina così: adesso è molto molto triste.
L'arte figurativa è più semplice perché, anche chi non ha mai studiato i pittori e le varie correnti, può apprezzare un bel dipinto.
Quello che è accaduto a mio dispiacere è stato scambiare l'accesso all'istruzione da parte di tutte le classi sociali con il poter spiegare un concetto a ogni persona con solo una semplice lezione di un'ora, perché per una seconda non ci sono i fondi e qui bisogna F A T T U R A R E !
Il problema è che l'unico modo per fare ciò è doversi approcciare agli studenti come se fossero tutti con 90 di QI... di massima...
Poi è ovvio che se lo chiedi a un insegnante, ti risponderà dicendo che cerca di ottenere il massimo dai propri studenti.
Infatti non è il corpo insegnanti il problema, anche se il loro burn out è una piaga sociale che realmente impatta sulla psicologia dei ragazzi. Per me il problema rimane sempre uno: l'ostinata convinzione dei genitori di avere un ragazzo che è un angioletto geniale, che però si trova ad essere vittima. E invece no.
Metà della popolazione ha una intelligenza sotto la media. E anche se fosse superiore alla media, ciò non toglie che quel genio del tuo pargolo possa avere difficoltà reali nel percorso di apprendimento, che sia una DSA o semplicemente una riluttanza a una certa materia.
Senza contare i problemi psicologici che non vengono ancora ben trattati per una categoria così fragile quale è quella dei minorenni.
Semplicemente il nostro sistema scolastico tratta gli studenti come degli sciocchi bambini mentre però passa il tempo dicendo loro di essere dei geni.
Ed ecco il disastro perfetto, con un sistema scolastico che rilascia le licenze sulla base di nessuna competenza.
Poi è ovvio che quei pochi che ce la fanno nonostante il sistema scolastico, la prima cosa che fanno è andare via, che sia al Nord o fuori dal Paese. Vuoi mettere a dover lavorare in compagnia di qualcuno che prende il tuo stesso stipendio, se non superiore, ma ha costantemente bisogno di te per riparare ai propri danni? E come se non bastasse in un concorso pubblico potrebbe pure vincere sopra di te perché il suo diploma ha qualche punto in più del tuo solo perché magari l'ultimo anno delle superiori eri in completa depressione ed un miracolo che ne sei almeno uscito vivo? Pura poesia decadente.
Mamma mia che video stupendo : interessante, un linguaggio elegante, contenuti talmente da approfondire che lo riguarderò , il garbo che ti contraddistingue. Andrebbe studiato
Ma certo, io la seguo perché imparo.
A proposito del giallo: Sciascia è letteratura. Dürrenmatt è letteratura. Simenon è letteratura. Poe è letteratura. Chandler è letteratura. Faulkner ha scritto dei gialli. Camilleri sarà letteratura molto presto.
Mi piace😊
Giusto, come lo è Rowling o Tolkien per il fantasy, Bradbury e Wells per la fantascienza. Camilleri, per quanto concerne la mia modesta opionione in merito ai suoi polizieschi, è un fenomeno sopravvalutato. In ogni caso, tutte queste voci sono letteratura perché oltre il giallo c'è qualcos'altro. C'è la complessità cui si riferiva Demis. Non vale per tutti i gialli.
@@ImaAndtheBooks 👍🏻 concordo. Mi sembrava di aver capito che tu escludessi a priori il “genere” dalla letteratura.
La non letteratura di questi tempi è il risultato della nostra incapacità di guardare al di là del nostro IO, del nostro orticello.Gli scrittori riflettono i tempi e producono opere che non hanno più un ampio respiro ma sono l'espressione di un egoistico mondo legato al qui ed ora che non riesce a guardare oltre il proprio ombelico. I classici invece sono eterni poichè trattano valori e storie universali .
Questa osservazione mi sembra molto appropriata.
amen.
Il video che aspettavo. Grazie ❤
Ciao Martina, sono contenta di aver stimolato una riflessione in merito a dove stia andando la letteratura; è stato molto interessante ascoltare il tuo punto di vista anche dall'interno. Ho pensieri sparsi e proverò a riassumerli; non credo che l'arte su commissione sia necessariamente da escludere dalla letteratura: se vogliamo scomodare i grandi, sto pensando a Dostoevskij e colleghi che scrivevano anche per pagare i debiti o allungavano il brodo perché venivano pagati a fascicoli e a parole, oppure a DF Wallace che ha scritto dell'esperienza in crociera su commissione e sicuramente non per vocazione, eppure il resoconto della crociera del 2014 che ho scritto io nel mio diario segreto non è certo paragonabile alla qualità e all'universalità del libro di Wallace. Questo per dire che secondo me la differenza non la fa solo il tema, o addirittura l'intenzione, ma soprattutto il COME, ma come dicevi giustamente tu sarà il tempo a giudicare.
In merito a queste riflessioni mi è tornato in mente pure un tuo vecchio video sulla poetica degli autori, concetto che io associo nuovamente allo stile.
Grazie per il video!
Concordo sulla questione della commissione proprio per averla provata anche da interna: non mi sono sentita meno dentro al processo artistico perché era un progetto su committenza. Il come farlo è un punto importante perché ritengo che stia lì la voce di chi narra ed è su quello che va posta l’attenzione (vogliamo chiamarla aRtenzione? Potrebbe essere una chiave).
Mi interesse sempre le tue riflessioni pensierose di libri su questo canale. Ma la profondità e precisione di questa video mi ha sbalordita. Grazie! (e scusami se non mi esprimo bene...italiano non è la mia madrelingua.)
Ho incontrato casualmente il quesito che da anni mi pongo. Come resistere a un tal affine richiamo? Immantinente mi sono iscritta al canale, esplorando e ascoltando. Provo profondo, al limitar d'incredulo sollievo nel condividere opinioni espresse fluidamente con assoluta chiarezza da una giovane e consapevole Creatura. Grazie. Non mancherà il seguito colto alla Sua ultima opera intorno a Goliarda Sapienza. E l'Arte della Gioia sia per Lei costante in questa attuale esistenza! Pratica domanda: sarà forse presente al Salone Internazionale del Libro di Torino 2024?😊
Salve! Sarò a Torino. Ci sono due firmacopie fissati, sabato alle 11.30 allo stand T173 di Oval e domenica alle 16 Pad.3 n.111.
Purtroppo, proprio non riesco a esimermi dal complimentarmi con te. Sei l'insieme di alba e tramonto. Uno spettacolo della natura
Ci sono buoni libri. Ma i capolavori travalicano contesti, tempi e luoghi. Oltre i gusti personali.
Ciao Martina e complimenti per il video, molto stimolante. Complimenti anche per il coraggio di affrontare a viso aperto una questione cosí spinosa.
Dopo il liceo scientifico non ho avuto una formazione accademica in ambito umanistico, ma sono rimasto un lettore assiduo e curioso. Ammetto che leggo pochissimi libri di autori contemporanei perché sono molto affezionato ai classici e me ne mancano ancora moltissimi.
Non mi sono mai posto il problema di cosa sia letteratura e cosa non lo sia, però quando mio figlio ha cominciato a leggere mi sono chiesto quali libri proporgli.
Io non mi trovo d'accordo con chi sostiene che "qualsiasi cosa va bene purché si legga". Penso che la lettura sia un nutrimento e come tale vada trattato. Per cui se ti trovi davanti una persona in forte stato di denutrizione a quel punto qualunque cosa mangi va bene, fossero anche patatine, tramezzini e Coca-Cola, ma, fuori dalla situazione di emergenza, l'alimentazione va regolata a dovere. Ma cosa significa "a dovere"?
Nel corso degli anni, dal profondo della mia ignoranza, ho provato a darmi varie risposte, ma nessuna convincente. Alla fine ho trovato quella che ancora oggi mi pare la soluzione migliore in una breve chiacchierata che un giovane Alessandro Baricco ha tenuto con Edoardo Sanguineti durante la prima puntata di "Pickwick: del leggere e dello scrivere", una trasmissione che a suo tempo mi ero perso e che ho recuperato su RaiPlay.
Ad un certo punto Baricco chiede a Sanguineti se leggere fotoromanzi o leggere Madame Bovary sia la stessa cosa, se la lettura abbia lo stesso valore, indipendentemente da ciò che si legge. Sanguineti naturalmente risponde di no e si esprime a favore del romanzo francese, sostenendo (e qui sintetizzo) che Flaubert ci fornisce un'immagine problematica della realtà, a differenza dei fotoromanzi. In altre parole Madame Bovary ci restituisce la complessità del reale (o almeno un pezzo di essa), mentre i fotoromanzi no.
Ecco, a me pare che questo sia il discrimine principe tra ciò che è "letteratura" (ma anche "cinema", "musica" e probabilmente "arte" piú in generale) e ciò che non lo è: la capacità da parte di un'opera di restituire la complessità e la problematicità di una parte del mondo reale. Non una foto, ma una mappa in profondità.
Lascerei da parte l'universalità o lo stile: se la prima è difficile o addirittura impossibile da valutare, il secondo varia moltissimo coi gusti e le epoche. Secondo me, rimane nel tempo ciò che è stratificato e complesso, perché permette a ogni nuovo lettore di trovarci qualcosa di personale, un riflesso della propria esperienza, una scheggia di sé stesso. Un'opera d'arte ci consente di guardare al labirinto della vita dal di fuori - cosa impossibile mentre si vive! - ed è cosí che l'arte ci aiuta ad orientarci, a comprenderci e, alla fine, ad accettarci.
Detto questo, se uno scrittore di autofiction riporta la propria routine quotidiana in modo da rendere conto della sua estrema complessità, allora questa per me è letteratura. Lo stesso vale per un romanzo di genere e anche per il tuo libro scritto su commissione: se ci hai messo le circonvoluzioni del nostro cuore, senza sconti, senza scorciatoie, allora è letteratura a pieno titolo.
Grazie ancora e buona serata!
P.S.: Per chi fosse interessato, il video con Baricco e Sanguineti in questione si trova al seguente indirizzo e la riflessione di Sanguineti si trova all'incirca al minuto 37:00.
www.raiplay.it/video/2017/04/Pickwick---Del-leggere-e-dello-scrivere-P-1-6c4a44ec-bccd-4f41-8b64-8638f89934e3.html
Grazie per aver condiviso il video, credo che possa essere molto interessante riflettere su questo aspetto e la tua indicazione verso una complessità del reale è certamente condivisibile.
grazie per aver abbattuto il tabù del "qualsiasi cosa va bene purché si legga"! Per carità di Dio, se devo leggere un libro brutto e soprattutto scritto male, tanto vale giocare alla PlayStation o guardare due ore di programmi tv Mediaset.
Video stupendo Martina, grazie per la tua analisi.
Cara Ima mi hai incantata. Hai sviluppato un problema rendendolo agevole e molto piacevole. Non so se leggerò questo libro ma la tua convinzione mi farà decidere. Grazie per questo utile e simpatico incontro. ❤❤❤❤❤😂❤
Stavo per scrivere "dovremmo ritornare a questo video tra 100 anni", invece mi hai anticipata (aggiungendone 200). 😊
Questo video mi ha incuriosito molto. Rispondo alla considerazione fatta circa l'indirizzo stilistico che la casa editrice possa eventualmente dare allo stile dello scrittore: ho letto "Questo giorno che incombe" (Lattanzi, HarperCollins) e "Miden" (Raimo, Mondadori), romanzi di pura fiction, i cui stili hanno moltissimi punti di contatto con le autofiction "Cose che non si raccontano" e "Niente di vero".
Credo sia più vera, tra le due ipotesi avanzate da Ornella, la prima, e cioè che gli autori, in questo caso le autrici, non sappiano - io direi: non vogliano - scrivere diversamente. Leggendo articoli e romanzi contemporanei, direi che il linguaggio sta cambiando parecchio e così il suo uso, complici le nuove tecnologie e il racconto, piano e omologato a livello di oggetto di stile, che facciamo di noi stessi attraverso queste nuove tecnologie.
Non sto dando un giudizio di valore a questa considerazione, sia chiaro. Credo che i risultati dell'utilizzo di uno stile piano possano variare a seconda della ricerca che c'è dietro tale stile, che come giustamente sottolinei è imprescindibile perché si possa parlare di letteratura e di arte in generale.
È sempre bello poterti ascoltare.
mi accodo a questo commento sulla questione della ricerca dello stile: il discorso che fai, Gloria, in merito al linguaggio che cambia e si omologa è illuminante però la conclusione che ne traggo è negativa e "opportunista", nel senso che secondo me chi scrive e pubblica, oggi, anziché ricercare uno stile, una poetica, un linguaggio consono, sceglie di appiattire e livellare verso il basso non per esigenze di scrittura in quanto tale ma per arrivare ad un lettore ipotetico e ritenuto non in grado di fare uno sforzo. Trovo il tutto molto triste.
Grazie Gloria, mi fa piacere che tu sia intervenuta. Come scrivevo sopra a Ornella, il come è il punto focale. Per il resto, ne riparliamo fra 300 anni 😅
La letteratura viene vagliata politicamente. Questo secondo me, produce un certo grado di autocensura che ne limita l'originalità e la profondità del messaggio intrinseco. In politica, la parola è tutto
Credo che sia letterario tutto ciò che riguarda l'uomo che riflette sul mondo e sulle persone che lo circondano, certo è una definizione molto generica ma in essenza credo sia così. Amo leggere sia romanzi che diari personali o di viaggio, ad esempio.
Solo studiose come te, si possono porre questo tipo di interrogativo. Grazie per queste perle letterarie
Non prenderei il premio Strega come unico metro di valutazione per la letteratura. Benché si definisca letterario, nel tempo è diventato commerciale e uno strumento di lotta tra case editrici. Ma i lettori di letteratura sanno riconoscere l'opera dal prodotti, prova ne è l'enorme successo ottenuto da Ferrovie del Messico, che poi è sì entrato nella dozzina l'anno scorso, quasi come tributo diciamo. Il mio consiglio è di guardare la classifica dell'Indiscrrto, fatta da critici e lettori forti. Sul giallo non sono d'accordo, ma finirei per scrivere un papiro, ne parliamo in una prossima occasione
Ciao Claudia, non conoscevo l'esistenza della "Classifica dell'Indiscreto". È davvero interessante, grazie! Un abbraccio ❤
Sulla classifica di Indiscreto mi trovi d’accordo. Ma il rischio di continuare a chiamare letterari premi che di fatto non lo sono non confonde un po’ le idee? O sono proprio le idee che vanno modificate?
@@ImaAndtheBooks spero che sia solo una cattiva denominazione del Premio e che le tue (nostre) idee restino valide! PS: rileggendo il mio commento ho paura di aver avuto un tono supponente, che non era nelle mie intenzioni. Ho solo scritto di fretta, spinta dall’urgenza del momento ♥️
Ottime riflessioni👍
La domanda "Questo libro è letteratura?" assomiglia alla domanda "Questo quadro è arte"?. La risposta è spesso "Lo si sa, si riconosce istintivamente la differenza." Ma con gli istinti, le case editrice e le gallerie d'arte non possono vendere nulla. Loro devono scegliere, loro devono offrire le opere al pubblico con un'etichetta ben precisa, letteratura o scrittura, arte o immagini qualsiasi. Due anni fa ho letto Grand Hotel Europa nella lingua originale, ossia l'olandese, e al momento sto leggendo Marabbecca, grazie ai tuoi consigli. Sono del tutto d'accordo con te, entrambi sono senza dubbio libri letterari. Brava per aver tentato di poggiare il dito su ciò che contradistingue un testo letterario da un libro prettamente narrativo.
Ecco Adrian, io condivido questa prospettiva, per cui c'è unistinto che ti porta a riconoscere cosa è arte. Il punto è educarsi a questo istinto, che non è proprio "naturale", per quanto possa sembrare una contraddizione, ma educato a un certo sentire. Come ci si educa a questo sentire? Come possono le nuove generazioni educarsi se negli scaffali delle librerie tutto è mischiato con tutto? La differenza fra un romance da tiktok e Jane Austen è annullata. Mi fa piacere che il libro di Viola ti sia piaciuto, credo che meriti davvero tanta attenzione.
@@ImaAndtheBooks Ciao Martina. Sono del tutto d'accordo. Gli istinti degli scrittori possono solo sbocciare tramite lo sviluppo dell'abilità, la conoscenza e l'esperienza. Lo stesso vale per i lettori e le lettrici.
🌹👏🏻👏🏻👏🏻
Le stesse riflessioni si possono fare relativamente alla produzione cinematografica attuale, quella italiana in particolare, e anche l'arte fotografica. È vero forse che esiste un certo appiattimento dei gusti, un comodo conformismo da salotto, ma non solo, forse in mezzo a una sovrapproduzione, una super offerta rivolta a un pubblico che consuma e digerisce di tutto, la 'qualita' 'l'arte' lo studio, non definiscono niente. Tutto va bene o benino perché tutto è possibile e quindi accettabile.Non so, forse.
Non sono abbastanza formata sugli altri ambiti per poterne parlare, ma ho compreso il senso, Stefania. Come facciamo in questa onda di benino a rintracciare ciò che è cultura e ciò che non lo è? Su questo mi interrogo.
Forse ascoltando solo, esclusivamente se stessi, quando, terminata una lettura o la visione di un film, la tua anima è scappata e la devi andare a cercare in quei luoghi, fra quei volti, fra quelle pagine, e il tuo sguardo è ancora lì e il tuo pensiero si interroga e la tua pelle profuma di quei prati e di quelle stanze, e allora si, siamo difronte all'universale La capacità di elevare e trasportare verso pensieri appunto universali. Il tutto con estremo rispetto e riconoscenza per ogni forma di ingegno umano che comunque, quando è onesto, viaggia verso quella strada. Forse.
Ho visto il video un po' in ritardo, ma vorrei comunque lasciare un piccolo commento: a me sembra che in questo periodo storico ci sia bisogno di arte "didascalica". Cioè che spieghi e basta, senza rischi di interpretazioni sbagliate. Questo perchè, secondo me, le persone non vogliono accettare certe realtá (violenza, misoginia, razzismo, guerre, crisi climatica ecc) del nostro periodo attuale e negano l'evidenza, figuriamoci le metafore. Ho notato questa tendenza a fare spiegoni sia nei libri, che nei film ultimamente. Non incontra molto il mio gusto ma devo ammettere che mi sembra necessario purtroppo. Grazie per questo interessantissimo spunto di riflessione! ❤
È una prospettiva interessante. In effetti anche io percepisco questo bisogno sociale, che come te trovo tanto irritante quanto necessario
È certo che le pubblicazioni sono , in gran parte, commerciali e questa è responsabilità degli editori, perché il pessimo scrittore non veniva pubblicato.
Il punto per quanto mi riguarda è: perché rischiare di perdere il mio tempo tentando di leggere robaccia? Mi fido poco perché libri di autori che hanno vinto premi importanti, con film annesso, erano pattume dalle prime pagine.
Lo stile dello scrittore o del testo Martina?
Penso che un buon libro, letterario appunto, possa essere scritto ma trovo che manchi l'onestà, da parte degli autori e principalmente, degli editori.
È triste.
Lo stile dello scrittore è nelle opere che realizza. Non vedo una grande differenza fra le cose.
@@ImaAndtheBooksNeanche io, volevo una esserne sicura perché le opinioni sono varie. Buona giornata.
Mentre facevi la recensione del libro che tenevi in mano, mi è venuto in mente George Orwell e il suo libro 1984. Per fare un giardino, ci vuole il giardiniere
Video molto interessante. Mi ha aiutato a dare una connotazione a una recente discussione relativa, non alla letteratura ma alla creazione di editoriali di moda. Mi è stato criticato il carattere universale e conoscitivo del mio approccio alla creazione (per assurdo considerandolo "chiuso") rispetto a un' elaborazione soggettiva (il gusto personale basato solo sulle sensazioni, senza una base di studio). Ho risposto che è il non andare oltre il sé il limite, non il contrario. Da questo video ho dedotto che il mio approccio si basa sull'idea di creazione artistica nella fotografia di moda editoriale, mentre quella di chi mi criticava era di tipo autoreferenziale. Possibile corretta interpretazione?
Per come presenti la questione mi sembra proprio di sì
@@ImaAndtheBooks Grazie. Video illuminante. ^^
@@ImaAndtheBooks a quanto pare avvengono dinamiche simili in ambienti solo apparentemente diversi, in quanto comunque anche la moda ha tratto molto dalle arti visive e letterarie.
Molto stimolante la riflessione sull'essenza della letteratura. Non sono completamente d'accordo sulla distinzione tra narrativa di genere e letteratura, ma purtroppo lo spazio del commento non è quello ideale per discuterne.
Sarebbe interessante discuterne qui, dal momento che intanto abbiamo la fortuna di disporre di questo mezzo di confronto.
@@ImaAndtheBooks ok cerco di essere il più sintetico possibile...
Theodor Sturgeon (grande autore di fantascienza di cui trovi il suo capolavoro, Cristalli sognanti, ripubblicato da Adelphi) sosteneva che il 90% della fantascienza è ca**a, ma del resto il 90% di tutto è ca**a. Il che significa che non è corretto fare una distinzione tra narrativa di genere e narrativa non di genere (o letteratura) ma tra buona e cattiva narrativa. Del resto se escludi la narrativa di genere dalla letteratura poi devi anche dire che I promessi sposi o Il Gattopardo, che sono due romanzi storici, e quindi narrativa di genere, non sono letteratura (in un altro commento vedo che si cita 1984 per cui vale lo stesso discorso). Dall'altra parte ci sono autori e romanzi che nascono "di genere", penso a Tolkien, a Philip Dick, a Ursula Le Guin ma che ormai non puoi più lasciare fuori dalla letteratura tout court perché continuano a riuscire a parlare ai lettori anche al di là del contesto in cui sono nati. E allora il problema è: come riconoscere la buona narrativa tra i nuovi libri? E', penso, una scommessa legata all'affinazione del gusto e alle competenze. Personalmente sono molto soddisfatto di aver scritto di Lansdale e di Gaiman romanziere, quando ancora pochi critici se li filavano. Poi sono diventati famosi e sono stati assegnati a giornalisti con firme più prestigiose, ma questo è un altro discorso...
Da profana, ho capito e concordo.
Fermo restando che non è per nulla facile definire cosa sia letteratura e cosa non lo sia io ritengo che la lettura deve essere un piacere non un dovere .Anche la scrittura se nasce da scuole di scrittura,se scrive di cose incongruenti perché fa' dire cose improbabili a che aveva altre coordinate culturali se manca di sostanza e forma cioè contenuto e stile non lo considero letteratura.Svevo?Svevo è un genio,ha un suo stile personalssimo,anticipa i tempi perché a contatto con la cultura europea.Allora è letteratura anche se riconosciuto in ritardo.
non capisco perché parli di piacere e dovere.
Sto riguardando una parte del video. Credo di non aver capito bene cosa si intenda per universalità, affinché un'opera possa essere ritenuta letteraria.
Significa che riesce a parlare a persone diverse, lontane nel tempo e nello spazio, che non si circoscrive a esperienze troppo limitate o personali, che diventa lessico comune e ascrivibile a qualcosa di duraturo o esemplare.
Mi allaccio alla parte del video che parla della maggior parte dei titoli che vengono pubblicati oggi.
Volevo aggiungere una terza opzione a quelle proposte da Ornella: sta nascendo una nuova corrente letteraria.
Magari non sembra così, magari non ne riconosciamo il valore perché siamo abituati ad una “letteratura” diversa. È letteratura contemporanea che non può essere paragonata a quella del passato, né a quella di vent’anni fa, ma è letteratura.
ma come facciamo a capire se vale la pena definirla letteratura oppure se è editoria e basta? Domanda genuina, non retorica, però la conclusione a cui giungo io è che se il contemporaneo nasce da esigenze di vendita e non autoriali, forse tanto letterario non è.
Carissima, basta aggiungere al sostantivo "letteratura" un attributo appropriato: narrativa, poetica, filosofica, scientifica, fantastica, etc., non è così difficile.Si tratta di un concetto, di una nozione accessibile ai più
Non so se è accessibili ai più. Mi sembra che fra i più ci sia molta confusione, forse proprio perché, come evidenziato in altri commenti, siamo in un periodo di transizione e non se ne coglie bene la destinazione.
tu fai un discorso di generi, ma qui si parlava di distinguere la letteratura nel mare di prodotti editoriali pubblicati ogni anno.
La stragrande maggioranza dei libri, sono letteratura. Ma, c'è anche una grande minoranza di libri, che io non definirei letteratura
Io credo che sia il contrario. I libri che possono considerarsi letteratura, in rapporto alle pubblicazioni circolanti, sono pochissimi.
@@ImaAndtheBooks questo commento ti fa onore, più di quello che immagini. In confronto a te, sono ignorante in materia. Io mi riferivo a tutti i libri che sono in circolazione, e non alla letteratura attuale.
@@ImaAndtheBooks vorrei chiederti una cortesia se è possibile. Se potresti per favore, consigliarmi un libro che ovviamente hai letto e che ti ha particolarmente colpito. Grazie
Mi dispiace molto che usi come discriminante la non appartenenza ad un genere come caratteristica per appartenere alla letteratura.
Consumo con grande piacere letteratura di genere, soprattutto la tanto vituperata fantascienza e ti assicuro che un'opera di genere, se scaturisce dalla testa giusta riesce a raccontare molte cose sulla società o addirittura sell'essere umano nonostante, ma io direi grazie, alle metafore che usa. Ci sono certi noir e certi horror che raccontano le paure e le pulsioni umane con una profondità che gli imbrattacarte del premio Strega si sognano.
La mia idea un po' da formalista russo è quella per cui valuto un'opera in base alla consapevolezza che l'autore ha dei mezzi espressivi che sceglie, come l'autore ha usato le forme narrative, se sono adeguate a quello che vuole raccontare, se è efficace, se ha ottenuto quello che voleva, se ha i numeri per giocarsela al di fuori del genere letterario a cui appartiene, se la scrittura è frutto di una ricerca che può anche non essere del bello. Può avere un valore letterario anche un'opera dallo stile sgradevole e antiletterario se è usato con cognizione di causa. Se quello che ho letto diventerà Grande Letteratura in futuro non lo posso sapere, ma almeno così capisco subito se è un buon libro.
Ma penso che questi dubbi non sfiorino minimamente gli individui (non "autori") che grazie a degli opachi meccanismi kafkiani finiscono per partecipare al premio Strega che è tipo Sanremo dei libri e svolge due funzioni inestimabili, nessuna delle quali ha a che fare con la letteratura: selezionare prodotti (non "opere") da evitare come la peste e fungere da cartina tornasole non tanto della produzione letteraria italiana quanto proprio de questa zozza società.
E Sanremo, così come il Premio Strega sono lo specchio scuro, impietoso e crudele di un terrificante nichilisno che mi toglie l'aria dai polmoni di quello che siamo. Anche se in realtà credo che lo facciano inconsapevolmente e si limitino solo a fare schifo e questa è una mia conclusione a cui sono arrivato soltanto grazie alla cosapevolezza ottenuta tramite centinaia di libri belli che non sono andati allo Strega e alle ore e ore di musica fighissima che a Sanremo non ci andrà mai e attribuendogli questo valore li nobilito generosamente dal trash punitivo che sono.
Comunque chiedersi se è la narrativa italiana a far schifo per colpa del premio Strega o il premio Strega a far schifo per colpa della narrativa italiana è un po' come chiedersi se viene prima l'uovo o la gallina.
Io sento un po’ di astio in questo commento. Naturalmente ognuno è libero di pensare come crede, ma trovo l’espressione “fare schifo” più adatta a denotare altri aspetti più disgustosi della realtà che non un premio editoriale o un festival di musica leggera. Queste possono essere manifestazioni di dubbio gusto, ma le cose che fanno schifo nella vita sono altre. Sulla questione della letteratura di genere c’è, esiste, c’è Mary Shelley, c’è Wells, c’è Sciascia, ci saranno anche altri, che sono esempi di qualità imperitura in un mare di intrattenimento generale, che si sta estendendo a macchia d’olio anche alla narrativa.
Non so fino a che punto ho capito il quesito di base intorno a cui ruota il tuo video, ma ho l'impressione che, nel voler distinguere ciò che è letteratura da ciò che letteratura non è, ti sei attenuta a un criterio formale. Letteratura, sembri dire, è quel che richiama, al di là della realtà spiccia dell'autore, temi di interesse generale, e che lo fa con un certo stile, mentre l'antitesi della letteratura è quello che si arresta contro le pareti della realtà individuale e di un linguaggio mediocre. Se questi sono i parametri che hai preso in considerazione, io non mi trovo del tutto d'accordo. Penso che la forma di un romanzo sia un elemento accessorio e che lo siano anche gli argomenti toccati dalla narrazione. Più in profondità la natura di un libro può essere riportata alle modalità della comunicazione. Noi infatti comunichiamo sulla base di due linguaggi: da un lato c'è il linguaggio condiviso, quello che chiama le cose col nome sanzionato dalla quotidianità, dall'uso comune, dalle convenzioni che sono alla base anche della convivenza sociale. Dall'altro lato c'è il linguaggio dell'arte, la visione individuale che sfugge ai canoni e alla dimensione collettiva. Queste due forme di linguaggio in effetti non sono separate, ma si mescolano e si fondono in soluzioni sempre nuove. Il punto di confluenza non sarà mai comunque sempre lo stesso e varierà da caso a caso pendendo più dal lato della comunicazione per così dire obiettiva o più dall'altro. Ebbene, io credo che sia proprio questo pendere più dall'altro lato che contraddistingua il tasso artistico di un'opera. Va anche detto che nell'ultimo secolo sempre più si è sentita l'esigenza di coinvolgere il lettore nella narrazione usando un linguaggio quanto più possibile quotidiano, in una chiave che renda plausibile il racconto, che lo renda in qualche modo autentico e non contraffatto dall'ambizione letteraria. Questo magari ha reso sempre più semplice il linguaggio, lo ha impoverito, trascinandolo verso la banalità. Ma l'uso di un linguaggio quotidiano non esclude a priori la visione personale, il superamento della convenzionalità. Per cui ritengo che le trasformazioni letterarie dell'ultimo periodo, se aumentano il rischio che vengano prodotti romanzi appiattiti su una cronaca personale, come tale di scarso valore artistico, non comportino necessariamente l'azzeramento del valore letterario di un libro.
Non tanto temi di interesse generale. La parola "generale" è, appunto, generica. Universale è un'altra cosa. Ciò che attiene all'umano. Ciò che può perdurare. Ciò che può trascendere i secoli e dire ancora qualcosa.
A mio avviso, dovrebbe parlarsi in ogni caso di letteratura, indipendentemente dal tema trattato. Poi, forse, potremmo discutere quanto una determinata opera letteraria sia impegnata o meno. Inoltre, a proposito dei libri su commissione, persino Dostoevskij ne ha scritti, al fine di ripianare le sue precarie condizioni economiche. Quindi, credo che appartengano al novero delle opere letterarie, molti più testi di quanti immaginiamo, salvo che per potersi parlare di letteratura in senso stretto, non si debbano rispettare pedissequamente alcuni criteri, al pari dei termini che possono entrare nel vocabolario italiano, solo a seguito del placet della Crusca.
In che senso “dovrebbe parlarsi in ogni caso di letteratura?” In quale caso non mi è chiaro. Non credo sia una questione di tema, ma di universalità, insieme a un modo di riferire le cose, come si diceva in altri commenti.
@@ImaAndtheBooks Forse non sono stato preciso. Voglio dire che qualunque opera dovrebbe confluire nella "letteratura", sempre che non sia necessario rispondere a quei principi cui tu hai fatto cenno affinché possa parlarsi di opere letterarie. Magari, come dici tu, fra trecento anni, alcuni dei romanzi contemporanei non saranno ricordati più, sicché difficilmente potrebbero essere ritenuti opere letterarie in senso stretto. Ma se un'evoluzione vi è stato, oltre che sui temi, anche sul metodo di narrazione, allora penso possa parlarsi di letteratura. Tuttavia, questo è il mio punto di vista assolutamente personale e magari non ho compreso appieno il tuo messaggio