Maria Valtorta - Quaderni 1945-50: L’Apocalisse (1ª parte) - Colui che è
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- เผยแพร่เมื่อ 10 ก.พ. 2025
- Maria Valtorta - Quaderni 1945-50: L’Apocalisse (1ª parte) - Colui che è
“Colui che è” è l’antico Nome di Dio, quello col quale Dio si nominò a Mosè sul monte, quello da Mosè insegnato al suo Popolo perché così potesse chiamare Iddio. Tutta l’eternità, la potenza, la sapienza di Dio balena in questo nome.
Colui che è: l’eternità. Non ha avuto un passato Dio. Non avrà un futuro. Egli è. Il presente eterno.
Se l’intelletto umano, anche il più potente degli intelletti umani; se un potente, anche il più potente tra gli umani, con puro desiderio, con puro pensiero scevro di umani orgogli, medita questa eternità di Dio, sente, come nessuna lezione, meditazione o contemplazione valse a fargli sentire, ciò che è Dio e ciò che è lui: il Tutto e il nulla; l’Eterno e il transitorio; l’Immutabile e il mutabile; l’Immenso e il limitato. Sorge l’umiltà, sorge l’adorazione adeguata all’Essere divino cui va data adorazione, sorge la fiducia perché l’uomo, il nulla, il granello di polvere rispetto al Tutto e al tutto il creato dal Tutto, si sente sotto il raggio della protezione di Colui che, essendo dall’eternità, volle che gli uomini fossero, per dar loro il suo infinito amore.
Colui che è: la potenza infinita.
Quale cosa o persona potrebbe da sé stessa essere? Nessuna. Senza combustioni e fusioni di particelle sparse per i firmamenti non si forma un nuovo astro, come spontaneamente non si forma una muffa. Per l’astro, grande più della Terra, o per la muffa microscopica, occorrono materie preesistenti e speciali condizioni di ambiente atte alla formazione di un nuovo corpo, sia esso grandissimo o microscopico. Ma chi dette modo all’astro e alla muffa di formarsi? Colui che creò tutto quanto è, perché Egli era da sempre, e da sempre era potente.
Ci fu dunque, per ogni cosa che è, un Principio creatore che, o direttamente creò (la prima creazione), o mantenne e favorì il perpetuarsi e rinnovarsi della creazione. Ma Egli chi lo creò? Nessuno. Egli è. Per Sé stesso. Non deve il suo Essere a persona o cosa alcuna. Egli è. Non ha avuto bisogno di un altro essere per essere, come nessun altro essere, a Lui avversario, benché da Lui creato - perché ogni spirito o carne o creatura del mondo irrazionale sensibile sono da Dio creati - può portarlo al non essere. E se tutto quanto è, nel Cielo spirituale, nel Creato sensibile, negli Inferni, è già testimonianza della sua immensa potenza, il suo essere, senza aver avuto principio da altro essere o cosa, è l’immensa testimonianza della sua immensa potenza.
Colui che è: la sapienza perfettissima, increata, che non ha avuto bisogno di autoformazione o di formazione di maestri per essere. La Sapienza che nel creare il tutto, che non era, non commise uno sbaglio, creando e volendo perfettamente.
Quale quell’inventore o innovatore o pensatore, anche mosso da giusto desiderio di investigare, conoscere e spiegare i misteri eccelsi e i naturali, che non cada in qualche errore, e del suo intelletto non ne faccia un movente di danno a sé e ad altri? La radice del danno a tutta l’Umanità non ha forse origine dal desiderio dei Progenitori di conoscere e penetrare nei dominii di Dio? Subito sedotti dalla falsa promessa dell’Avversario, vollero conoscere… e caddero in errore, come vi cadono pensatori, scienziati e uomini in genere.
Ma Colui che è, e che è Sapienza perfettissima, non commise errore, e non ne commette, né il male e il dolore che han reso imperfetto ciò che fu creato perfetto mai deve dirsi che viene dall’Onnisciente, ma da coloro che vollero e vogliono uscire da quella legge d’ordine che Dio ha dato a tutte le cose e gli esseri viventi. Ordine spirituale, morale, fisico perfetto, e che, se rispettato, avrebbe mantenuto la Terra allo stato di terrestre paradiso e gli uomini che l’abitano nella felice condizione di Adamo ed Eva avanti la colpa.
“Colui che è”, antico nome di Dio, per un eccesso di venerazione, creatosi spontaneo nell’io degli uomini consci della loro condizione di essere dei decaduti dalla Grazia e meritevoli dei rigori di Dio - era allora il tempo che Dio, per gli uomini, era il Dio terribile del Sinai, il Giudice pronto alle vendette - fu presto sostituito dall’altro: Adonai. E questo, sia per diversità di pronuncia quale la si osserva in ogni nazione, e in tutti i tempi, da regione a regione, sia per essere usato troppo raramente per una troppo integrale applicazione del comando: “Non nominare invano il Nome del Signore Dio tuo”, provocò un’alterazione della prima pronuncia: “Jeové”. Ma nella Galilea, nella quale l’Emmanuele avrebbe passato la quasi totalità della sua vita di Dio tra gli uomini, secondo il suo nome profetico di Emanuel, e dalla quale si sarebbe mosso per spargere la Buona Novella, Egli che era la Parola di Dio fattasi Uomo, e per iniziare la sua missione di Salvatore e Redentore che si sarebbe conclusa sul Golgota, quel nome, insegnato dall’Eterno a Mosè, conservò il suo suono iniziale: Jeovè.....