Simone WEIL, "Attesa di Dio"

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  • เผยแพร่เมื่อ 13 ก.ย. 2024

ความคิดเห็น • 11

  • @user-fx2rj4qt9p
    @user-fx2rj4qt9p 8 วันที่ผ่านมา

    Grazie, come sempre
    Ludovico

  • @mariaoliva7846
    @mariaoliva7846 10 หลายเดือนก่อน +2

    Grazie infinite

  • @madisonbaroc4779
    @madisonbaroc4779 10 หลายเดือนก่อน +1

    Zen col senso di colpa😮

  • @koiny2009
    @koiny2009 10 หลายเดือนก่อน

    Una "disamìna"?

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  10 หลายเดือนก่อน +2

      "Disamina: esame attento e minuzioso volto a distinguere e soppesare gli elementi positivi e negativi di qualcosa" (definizione tratta dal dizionario)

    • @riccardodiviacchi
      @riccardodiviacchi 10 หลายเดือนก่อน +1

      Recensione come sempre puntuale ed esaustiva. Una curiosità: ho ascoltato ed apprezzato tutte le tue recensioni sui libri a tema religioso, e mi ha colpito sia il numero di queste rispetto al panorama generale dei. Tuoi video, sia la “sostanza” dei contenuti. Domanda: hai un trascorso di studi teologici? Non mi spingo a ipotizzare una reale occupazione nell’ambito delle istituzioni religiose. Te lo chiedo perché se guardo al mio”sentire” odierno, il passaggio da un certo tipo di letteratura, da certi autori(mi viene in mente Cormac McCarthy, l’autore che amo di più) alla voglia di approfondire la materia teologica, lo percepisco.

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  10 หลายเดือนก่อน +6

      @@riccardodiviacchi ciao Riccardo, la risposta alla tua domanda è no, non ho mai studiato teologia nel senso di una frequenza "strutturata" da studente inserito in un percorso istituzionale-accademico o seminariale, e in senso stretto non credo neppure di potermi definire credente (posto che queste etichette abbiano un senso, a mio avviso molto poco). Certo è che la religione, intesa come modo di stare al mondo e quindi su un piano antropologico o mistico prima ancora che filosofico-teologico, m'interessa da sempre, e fa parte del mio modo di sentire. Così com'è altrettanto certo - è l'altra faccia della medaglia - il mio inestirpabile sentimento d'estraneità rispetto a qualsiasi tipo di religione istituzionale (è il motivo per cui sento così vicino a me Simone Weil), e di tendenziale diffidenza rispetto ad ogni tipo di figura "ufficiale" di religioso come esponente organico di un apparato, dunque prete o vescovo o parroco che sia (mentre ho una certa istintiva simpatia per i monaci, e ancor più per anacoreti ed eremiti), nella misura in cui interpreto la religiosità autentica come un modo di vivere spirituale, e non - come credo di non poter escludere che sia per molti dei cosiddetti praticanti, o dei credenti "ufficiali" facenti parte di una qualche chiesa - una bandiera, un pretesto per esibire delle "radici" o rivendicare una "identità". Insomma m'interessa da una parte l'esperienza interiore della religione, che in grande misura non è verbalizzabile o dicibile, e dall'altra parte la pratica, il modo in cui uno vive la religione, i comportamenti, che nel caso siano in corrispondenza di questo o quest'altro esempio assunto come modello (Cristo o chi per lui), suscitano sempre la mia ammirazione. Laddove invece perdo ogni interesse di fronte all'aspetto "politico", civile e sociale della religione, che mi sembra sempre tradisca il mandato spirituale della religiosità autentica, vale a dire la tensione e nostalgia rispetto a un ideale posto fuori di noi stessi, a cui cercare costantemente di aderire e fondersi. In definitiva m'interessa quindi la vita spirituale nella misura in cui testimonia di una traccia di infinito che è dentro ciascuno di noi, e che si manifesta come ricerca dell'assoluto.