Il problema non è che si sia formato un italiano neostandard nel parlato, come dici tu è perfettamente naturale, il problema è che la maggior parte della gente conosce solo quello e non si sa esprimere nel modo più corretto, ossia quello formale, nei contesti in cui sarebbe richiesto. Comunque bravissimo, video molto interessante!!
Esatto! Saper spaziare tra registri è un'abilità fondamentale per un madrelingua (molto più difficile per uno straniero). A proposito, c'è anche chi è solo in grado di parlare in un registro sorvegliato, come un libro stampato, e non riesce a scendere di registro quando la situazione lo ammetterebbe. Anche questo a mio modo di vedere è un problema!
Chiediamoci perché le persone non sanno esprimersi in modo corretto. Forse gli insegnanti non hanno la giusta preparazione? Forse i mass media non riportano un'italiano corretto in entrambi i registri? Forse non viene enfatizzata abbastanza l'importanza di saper parlare e scrivere?
@@paolagrando5079 Un po' di tutto, mescolato a agitato e il cocktail è servito. Io ne aggiungerei altre due ma rischierei troppi nemici. I ragazzi dovrebbero leggere di più e meglio, e anche un po' di latino non guasterebbe
Nelle frasi come "Vai a dormire che è tardi" e "Chiamami che ti devo dire una cosa", il "che" è l'abbreviazione di "perché" (e conseguentemente andrebbe scritto "ché": "Vai a dormire ché è tartdi", "Chiamami ché ti devo dire una cosa".
Dovresti parlare dell'invasione dell'inglese nella lingua italiana. É un fenomeno veramente triste secondo me (ed io sono statunitense). L'italiano è troppo bello. P.S. Non accetto il tuo argomento sull'accetazione dell'imperfetto nei periodi ipotetici, ma vabbè, non sono italiana, quindi non posso dire niente ahahaha. Grazie per aver fatto questo video. Mi è piaciuto molto.
Più che altro ci sono parole sempre usate che improvvisamente non van più di moda : tipo "troppo" che diventa , "tù màc' " o "forte" che diventa "stròngh" ... pronunciando all' Italiana.
Buongiorno. Mi chiamo Julia. Sono ucraina, ma abito a Mosca e parlo in russa. Però io adoro la lingua italiana, perché studio l'italiano da due anni. Adoro leggere in italiano, ascoltare in italiano, scrivere in italiano, parlare in italiano. Sì, faccio molti errori, ma adoro adoro adoro la lingua italiana 😍
Signor Davide, il suo modo di parlare italiano è molto piacevole . Mi piace immensamente ascoltarti nei suoi video e mi congratulo con Lei per il suo magnifico lavoro. Sono brasiliano e sono stato in Italia 24 volte, e mi piace conoscere l'arte, la storia e la cultura italiana. Vi ringrazio molto per il vostro impegno nell'insegnare l'italiano agli stranieri e anche agli stessi italiani. Grazie mille .
Ho trovato il tuo filmato molto interessante e ben fatto, complimenti! Mi chiedo se, per quanto riguarda l'italiano regionale parlato al Nord, le lingue regionali abbiano favorito alcune mutazioni tra quelle che hai citato. Mi pare che in effetti, Tullio de Mauro e Camilleri ne avessero parlato in 'La lingua batte dove il dente duole'. Ad esempio, nelle varietà di lombardo, i pronomi personali alla terza persona sono 'Luu' [ly:], 'Lee' [le:] al singolare, e 'Lor' [lu:r] al plurale, che somigliano rispettivamente a Lui, Lei, e Loro. Magari questa somiglianza ha fatto sì che i lombardofoni, nell'imparare l'italiano, abbiano utilizzato i pronomi più simili a quelli presenti nella loro lingua, facendo sì che Egll/Ella/Essi/Esse cadessero dall'uso. Un altro esempio è il passato remoto che nelle varietà di lombardo è completamente caduto dall'uso, già da secoli (Io nacqui: Mì a sont nassuu). Forse è per questa ragione che l'italiano regionale lombardo ha visto cadere fuori dall'uso il passato remoto?
Tutti i cosiddetti dialetti Gallo -Italici, hanno perso il perfetto storico(passato remoto) da diversi secoli, questo è il motivo per il quale si usa sempre, nella lingua parlata, il perfetto logico( passato prossimo). Nella lingua scritta sarebbe auspicabile mantenere la distinzione tra i due perfetti, che è ampiamente normata. Per quanto riguarda il lui, lei, egli, ella, fino a Roma esistono da sempre solo lui, lei, loro. Più a sud si trovano forme come isso, issa, iddu, idda, con la d pronunciata cacuminale .
Interessante, molto interessante questo argomento! Sono madrelingua spagnolo e da quando ho cominciato a studiare l'italiano, il libro che si utilizzava per la grammatica insegnava i pronomi personali di questo menzionato italiano neostandar... Per me è stato troppo curioso sapere più tardi che esisteva una opzione più formale... Non me lo aspettavo!
Ciao, ho visto questo video quasi per caso, ma mi ha subito rapito. Sono italiano, madrelingua, insegnante di filosofia e storia e mi ha colpito la tua precisione, fluidità e chiarezza. Davvero congratulazioni! Ovviamente mi sono appena iscritto al tuo canale.
Grazie per il bel commento! Il mio canale è nato per aiutare gli stranieri che imparano l'italiano L2, ma sempre più spesso i miei video possono insegnare qualcosa anche gli italiani, dato che sto affrontando argomenti di linguistica in senso lato. Spero ti piaceranno anche i prossimi!
"Il ragazzo CHE ti ho parlato" mi fa sanguinare gli occhi 😆😂 Eh sì, faccio parte dei pessimisti, alcuni di questi usi mi fanno schifo, altri sono accettabili, ma SOLO in contesti molto informali.
@@PodcastItaliano la prima parte del video: 1) lui, lei, loro; 4) presente pro futuro; 5) futuro epistemico. La seconda parte invece (dal punto 6 in poi) mi fa rabbrividire 😂
Riflessione molto interessante, grazie infinite! Sulla questione del contesto: non sono sicuro di condividere ciò che hai detto (o forse sono pessimista). Quante persone che commettono errori ne sono consce? Secondo me non molte purtroppo. Lo trovo un bel discorso ma non molto realistico. Io cerco di parlare italiano in modo corretto. Probabilmente commetto degli errori, però ci provo! Secondo me una differenza importante c’è tra chi cerca di curare il modo in cui parla, e le persone che sono indifferenti ad esso (che spesso mancano di consapevolezza sul modo in cui utilizzano l’italiano).
Grazie ai magnifici membri del Club per il sostegno! A proposito, ecco i materiali bonus per questo video: - audio e PDF (con trascrizione e lessico difficile): www.patreon.com/posts/litaliano-sta-il-43863509 - approfondimento nel mio podcast esclusivo "Tre Parole": www.patreon.com/posts/tp-59-43891031 Alcune delle fonti che ho usato per questo video: - Che tipo, l'italiano neostandard! www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/004_Grandi_Atti_SLI_LII_Berna.pdf - What is changing in Italian today? Phenomena of restandardization in syntax and morphology: an overview bit.ly/38G4CGz - Storia della lingua italiana (Treccani): www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ - The neo-standard of Italy and elsewhere in Europe bit.ly/3kxlGAK - T. De Mauro - Storia linguistica dell'Italia repubblicana: dal 1946 ai nostri giorni www.amazon.it/Storia-linguistica-dellItalia-repubblicana-nostri/dp/8858113624
Sono un estudieante di Italiano (e ancora il mio Italiano e un po' cattivo). Stavo cercando materiali in Italiano per ascoltare y megliare il mio Italiano e trovo il suo canale. Parla in una maniera molto chiara e non con molto veloce. Questo mi ayuta molto. Sopratutto, i temi (come questo video) che scegliete mi piacce molto. Grazie per condivivere i suoi pensieri di lingua italiana.
Non conoscevo il tuo canale e mi sono iscritto dopo aver visto questo splendido video. Mi hai dato speranza, perché molti sono catastrofisti e dicono che l'italiano sta morendo, assassinato da una brutta sintassi e da troppi anglicismi (il problema semmai sono gli errori grammaticali). In realtà, come speravo, l'italiano sta evolvendo, passando da un registro farraginoso, relegato praticamente ormai al "burocratese", ad uno più snello e semplice. Ed è un bene! Relativamente a tale "snellimento", ho notato che i "dialettismi" contribuiscono sempre più a forgiare la lingua, con cose più o meno belle (ad esempio, i tipici "a una certa" o "stacci" del romanesco). Persino io, che sono toscano, mi rendo conto che la nostra lingua parlata è diversa da quella standard e che certe espressioni, tipicamente regionali, sono proprie di un registro colloquiale ed intimo (ad esempio, dalle mie parti non si dice "stasera usciamo", ma quasi sempre "stasera si va A giro", con la preposizione scorretta, ma che è figlia di una lingua più rapida). La contaminazione di tante piccole realtà in cui il modo di parlare è differente ha contribuito grandemente ad aumentare il numero di vocaboli, tanto che ormai i dialetti continuano certamente ad esistere come lingue a loro stanti, ma al tempo stesso sono sempre più presenti, con diversi termini, nella lingua neostandard.
Da italiano, due cose che uso molto sono il lui al posto di egli (è una cosa estremamente comune), e uso abbastanza spesso anche il che in modi che non sono previsti dall'italiano standard. Una cosa che però non accetterò mai è lo sbaglio dei congiuntivi da parte di un madrelingua
Bel video, sono d'accordo! Comunque credo che in frasi come "mangia che ti fa bene" ecc. si parli piuttosto del "ché", nel senso di "perché". Solo che non lo si scrive mai così, in quanto sembrerebbe troppo arcaico...ma anche e soprattutto perché non penso che la maggior parte delle persone se ne renda conto.
Ciao Davide! Video interessantissimo, hai citato dei cambiamenti a cui a volte ripenso; per esempio mi viene in mente come nell'ambito liceale, anche semplicemente in una discussione pacata coi prof e non per forza nelle interrogazioni, mi venisse assolutamente naturale utilizzare i pronomi soggetto di terza persona "standard", senza neanche pensarci e dovermi sforzare; per questo a volte mi diverto nel rispolverarli ahah del pronome oggetto atono invece, sarò sincero, mi ero quasi dimenticato! Essendo abruzzese, utilizzo non raramente il passato remoto ma effettivamente non quando si tratta un evento programmato o inevitabile, come una scadenza. Avrei un dubbio sul "che" polivalente, e in particolare sul suo utilizzo i frasi come "mangia che ti fa bene": in questo caso io sono sempre stato piuttosto sicuro di farne un utilizzo "standard", dove in realtà andrebbe scritto "ché" e sarebbe abbreviazione di "perché"; questo uso si vede infatti spessissimo nella Divina Commedia, e quanto pare non è morto. Cosa mi sai dire a riguardo? Grazie e complimenti! :D
Mi piace molto il tuo video e ti ringrazio. Sul "che" polivalente però non sono molto d'accordo: è un errore usarlo male. Il periodo ipotetico con l'imperfetto è un colpo di spada al cuore. Grazie mille
"la lingua è come l'abbigliamento, e la sua formalità varia in base all'occasione". Bravissimo Davide. Questo io lo applico non solo alla grammatica, ma anche all'accento. Sono sicuro che anche tu dal macellaio sotto casa recuperi la tua inflessione piemontese. In quel contesto sarebbe assurdo se parlassi come parli in questo video. Allo stesso tempo però, detesto personaggi anche di cultura, o giornalisti, che non sanno quanto meno mitigare la loro inflessione dialettale, se il contesto lo richiede . Non perché sia una cosa di cui vergognarsi, ma solo perché in certi contesti è più efficace parlare un italiano più "neutro". Non parliamo dei romani che non sanno distinguere tra italiano e romanesco, loro non hanno scusanti.
Massì, con gli amici mica parlo in dizione infatti! Si tratta di saper adattarsi al contesto, scegliendo il registro più appropriato di volta in volta. Se al pub ti metti a parlare come parleresti col Capo di Stato fai la figura dello scemo, giustamente. E viceversa.
@Lorenzo Masor ok. Ma secondo me c'è anche il fattore "televisivo" che ha dato, tramite rai e mediaset, ampio risalto alla "prepotenza" culturale di Roma, in molti ambiti. Anche i toscani non distinguono bene tra proprio dialetto e italiano, ma ho la sensazione che abbiano più coscienza del mezzo televisivo, e a meno che non vogliano fare le macchiette in tv cercano di smorzare i toscanismi (non parlo di accenti eh, ma di grammatica) , mentre i romani non ci risparmiano ma il "chevvordì" di turno, e le desinenze "are" "ere" "ire" dei verbi all'infinito spariscono sempre a favore delle varie "a e i" accentate :) questo mi succede con manager di azienda romani che vivono al nord e fanno questi errori parlando con persone non di Roma.
Innanzitutto i miei complimenti per il video, veramente interessante. Ora ti dico come la penso in merito alla domanda che poni. Se posso uso sempre la forma grammaticale corretta, in contesti confidenziali invece cerco di non farlo anche perchè poi sembro sempre la "professoressina" antipatica. Io amo la mia lingua, mi piace parlarla nel modo più corretto possibile ma non tutti i contesti sono adatti per farlo. Ciò che non accetterò mai sono gli errori grammaticali nella scrittura come l'uso improprio del verbo essere o avere e sinceramente ciò che più mi addolora è l'impoverimento del nostro dizionario che si sta sempre più impoverendo significativamente.
grande video, ti avevo visto da Артём e mi ero detto, questa faccia non mi è nuova. hai il dono della sintesi e della chiarezza. anche se sono un purista uso normalmente qualsiasi storpiatura dell'italiano perché mi diverte un sacco. tra l'altro, non uso quasi mai le maiuscole perché è pratico e anche perché ciò manda in bestia parecchi. complimenti e ciao ps: nel video non hai messo i due link che indichi col dito
È un peccato però vivere in un paese che sta diventando sempre più monolingua, se avessimo tutelato anche le nostre lingue regionali oltre all'italiano, avremmo una grande propensione nell'apprendimento ed una grande ricchezza del nostro patrimonio culturale.
La tutela dei dialetti la fanno i parlanti. Proprio per la loro intrinseca natura di "parlata per intimi", i dialetti variano e anche velocemente. In che modo li si potrebbe tutelare? Normandoli, insegnandoli a scuola? e su quali grammatiche? E perché, per per esempio, insegnare il romanesco e non il viterbese o il reatino? Il milanese, il bresciano, o il bergamasco?
@@giannipellegrini2178 È vero, la tutela dei dialetti la fanno i parlanti, peccato che però stiano totalmente scomparendo. Perdere le nostre lingue regionali e i nostri dialetti è davvero un peccato, dunque una politica di tutela è più che necessaria, soprattutto per lasciare ai posteri almeno una testimonianza di un grande patrimonio culturale e letterario del quale non potrebbero godere. Ci troviamo di fronte a lingue polinomiche, è vero, dunque nel processo di tutela bisogna creare dei criteri validi che non distruggano a loro volta delle parlate locali, come purtroppo in certi casi accade (vedi Corsica Pumuntica e Canton Grigioni). Le grammatiche delle varianti più influenti esistono o abbiamo ancora per fortuna i mezziper ricostruire, dunque quello non sarebbe un problema. L'obiettivo non è comunque quello di fossilizzare la parlata, normandola ed evitando la sua evoluzione naturale e sana, ma quello di creare un ambiente affinché questa evoluzione sana avvenga. In un ambiente in cui quasi nessuno parla più la lingua regionale od il dialetto e in cui, una buona parte di quei pochi che lo parlano, sostituisce espressioni locali con altre italiane o della lingua nazionale, possiamo renderci conto che questa evoluzione sana, avvenuta per secoli, non possa più esistere.
@@giannipellegrini2178 ogni lingua esclusa da contesti ufficiali è destinata a sparire, lo direbbe qualunque linguista. Dire i dialetti li salvano i parlanti è una puttanata per non fare un cazzo e non sentirsi in colpa.
@@user-tt3nt7yv6z e dove lo direbbe un linguista? lo ha scritto da qualche parte? e che cosa vorrebbe fare, IMPORRE l'uso del dialetto e proibendo quello della lingua ufficiale?
@@giannipellegrini2178 veramente è stato l'italiano che è stato imposto a una popolazione che parlava altro fino a 50 anni fa. Dove lo direbbe? In qualunque libro di linguistica. Non si tratta di proibire la lingua nazionale si tratta di farla affiancare a quella locale, esattamente come avviene ora in alto Adige o in catalogna.
Se siete stranieri non usate mai il periodo ipotetico con l’imperfetto, imparate a riconoscerlo ma evitante di usarlo perché vi assicuro che ci sono tantissime persone che vi guarderanno malissimo anche in contesti super informali.
Bravissimo! Una spiegazione semplice, realistica e ben fatta. Da tanto tempo cercavo un video così per supportare le mie lezioni! Io uso in contesti informali tutti i tratti di cui hai parlato, escluso il che polivalente del tuo ultimo esempio: Il ragazzo che ti ho parlato ... Proprio non si può sentire!
Adoro seu canal, te entendo muito, mas não falo italiano. E nesse vídeo me fez lembrar da diferença entre o português falado no Brasil e em Portugal 🇵🇹 onde se apegam muito mais as regras gramaticais, enquanto que no Brasil 🇧🇷 a gramática foi subvertida e falamos com muito mais liberdade, sobretudo trocando pronomes.
Per esempio nella mia lingua regionale, il genovese, il passato remoto è caduto in disuso, anche nella letteratura, già nell'ottocento (ciò poiché che nel tempo lingue parlate molto di più rispetto all'italiano, come le lingue regionali si sono modificate più velocemente). Forse è anche per questo che il passato remoto da noi non è così adoperato.
Ciao, sono un'italiana appassionata di lingue e seguo molto volentieri il tuo canale. Guardando i tuoi video si vede che ti appassionano molto gli argomenti! Grazie, spero che continuerai a farne di altri 🌈🥰
12:06 : Per l'ipotetico vero, non funziona normalmente cosi il francese. Diciamo piuttosto: "se lo volevo lo farei" per il presente , se l'avevo voluto l'avrei fatto" per il passato ("se lo voglio lo facio" e "se lo volevo lo facevo", senza condizionale sembrano "un po meno ipotetico"; é sottile). Piu formale sarebbe : "se l'avessi voluto, l'avessi fatto (o: l'avrei fatto). Elegantissima é la soppressione del "se" invertando le proposizione (existe anche in inglese e tedesco) : "l'eussé-je voulu, je l'eusse fait (ou: je l'aurais fait)
"je l'eusse fait" est la 2e forme du conditionnel passé. Elle se conjugue comme le plus-que-parfait du subjonctif. En effet, elle peut remplacer "je l'aurais fait". En français il y a pas mal d'exceptions et de règles bizarres. Par exemple, s'il y a deux "si", on peut remplacer le 2e par "que" (et ce "que" est suivi du subjonctif). L'exemple que vous avez cité (l'eussé-je voulu, je l'eusse fait) est un cas particulier (parataxe) et même là, il s'agit d'une exception (le fait d'utiliser l'imparfait du subjonctif). Parfois, le français peut vraiment être compliqué !
Riguardo la variante elegante, direi che esiste anche in italiano una cosa simile, ad esempio nella frase: "Avrei finito di mangiare, avessi avuto fame". Tuttavia non sono così sicuro, non vedo questa costruzione da un po' e potrei essermi confuso :)
Anche in Toscana talvolta si sopprime il "se" . es. "fosse vero, sarei contento", è un costrutto molto diffuso e suona bene. Credo che sia recepito anche nelle grammatiche ufficiali, come corretto.
Complimenti per la chiara spiegazione. Caro Professore, dobbiamo difendere le nostre lingue dalla piaga angloide che le invade, e che i media adottano e diffondono con una velocità impressionante. L'italiano, così bello, e il portoghese, la mia lingua madre, rischiano di perdere il loro carattere.
Ti invito a riguardarti i dialetti siciliani! In ogni zona il passato si da in modo diversissimo. A Palermo si usa il passato remoto: es. "ieri ha mangiato": "ajeri mangiò" a Palermo "ajeri mangiau" a Catania "ajeri mangiava" nelle zone di Agrigento
aggiungo una parentesi; nella variante siracusana del dialetto siciliano, difficilmente ormai si usa il passato remoto; molto più comune sentire "haiu vistitATU a Grecia" -ho visitato la Grecia- piuttosto che -iù visitAI a Grecia- , appunto "Visitai la Grecia". Spero di essermi espressa in maniera chiara
@@lisagiammanco6753 nel dialetto siracusano della lingua siciliana, per essere precisi...comunque, sì la costruzione siracusana del passato suona veramente strana alle orecchie
Infatti quando ha detto che il passato remoto si utilizza soprattutto in Campania un po’ sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo nominasse come prima la Sicilia. Comunque anche se sono nato a Torino mi piace troppo utilizzare il passato remoto anche a costo da far storcere il naso a tutti ahahah.
La lingua italiana e' obsoleta . L' obsolescenza comporta inevitabilmente la sua abolizione . L' abolizione di Essa e' giustificata dal seguente motivo : Tutti ne parlano
Sei bravissimo ad insegnare l'italiano...mi piace sentire i tuoi video. Sono Argentina e penso che lo parlo abbastanza bene. Comunque fa sempre bene sentirlo per migliorare la pronuncia...grazie e complimenti!!!
Questo video è molto forte, chiaro, e informativo. Grazie! Una domanda un po’ al lattò di questo argomento, i dialetti sono parlati per centinaia di anni. Stanno cambiando anche quelli. Si?
Certo e anche più dell'italiano perché di maggior uso quotidiano . Se leggi i testi delle poesie napoletane di Di Giacomo di inizio '900 sono molto diverse dal napoletano usato oggi nel quotidiano , stessa cosa per il veneziano di Goldoni e quello moderno . Poi ovviamente anche qui ce la differenza tra uso letterario e quello "popolare ".
I dialetti purtroppo sono in forte crisi, salvo rare eccezione, perché tendono ad italianizzarsi sempre più. Le cause sono molteplici, prima fra tutte i mezzi di comunicazione di massa, il maggiore spostamento da zona a zona, i matrimoni tra persone di aree dialettali diverse.Tanto è vero che, si parla molto di "italiani regionali" al posto dei buoni vecchi dialetti.Praticamente se ascolti uno sconosciuto, puoi capire, per sommi capi, da dove proviene ma il dialetto come prima lingua è ormai cosa rarissima. Questo per me è una grossa disgrazia. L'ideale, secondo il mio ininfluente parere, sarebbe avere il dialetto come prima lingua al pari dell'italiano e poi almeno due lingue straniere parlate come si deve
@@alessandrotorrini3581 non so tu da quale regione provenga ma io ho notato che solo a Milano e un po' Torino i dialetti sono realmente caduti in disuso. Al centro sud si parlano entrambi ( in alcuni casi anche più il dialetto) e anche diverse regioni del nord come Veneto e Friuli-Venezia Giulia usano massicciamente il dialetto.
@@emanuelezazzero4450 Io sono un meticcio Fiorentino- Bresciano( Alta Val Camonica), sono bilingue, anche se, risiedendo a Firenze normalmente parlo il dialetto fiorentino. Attenzione, il fiorentino che parlano le nuove generazioni, è molto diverso da quello che parliamo noi vecchi, ho 60 anni. Attualmente si parla un gergo, con una calata strascicata veramente brutto. I ragazzi stentano a capire i loro nonni quando parlano il fiorentino vero. Anche con l'italiano standard non se la cavano bene. Quanto al bresciano ho notato che il dialetto si è molto italianizzato, i giovani tra di loro preferiscono l'italiano, neanche male, se non sbagliassero tutti gli accenti sulle E e sulle O. Sai quale sarebbe la soluzione per migliorare la conoscenza dell'italiano, ripristinare lo studio del latino fin dalle scuole medie, non dico come era ai miei tempi dove ci tartassavano veramente, ma i rudimenti fondamentali quelli si, sarebbe molto formativo.
@@alessandrotorrini3581 guardi che i dialetti, come tutte le lingue, cambiano ed evolvono. Il dialetto toscano che lei parla è sicuramente diverso da quello di suo nonno che è diverso dal fiorentino di Boccaccio di 700 anni fa. Secondo me andrebbe stabilita una grammatica di riferimento e studiata a scuola come fanno i catalani, studiando sia lo spagnolo che il catalano a scuola.
Increíble la cantidad de similitudes con el español, digamos hablado en las calles actualmente. Me encanta que digas ésto de la importancia del contexto. Muy interesantes tus videos!!!
Ciao, sono un "ospite" italiano (di Torino) e, per quanto riguarda le domande finali, io uso praticamente tutte le forme neostandard che hai illustrato e non me ne vergogno :D !! L'unico che mi ha stonato un po' tra i tuoi esempi è «Il ragazzo che ti ho parlato», però in compenso dico «Il ragazzo che ti ho detto / Il ragazzo che ti dicevo», quindi siamo lì. Poi, da contro, non mi sarei mai accorto che «c'erano un centinaio di invitati» non fosse "grammaticalmente corretto" se non lo avessi sottolineato, da quanto sono abituato a dirlo :D Riguardo alla prima parte del video, la storia e le stime sono molto interessanti e da ricordare, per capire perché tra gli italiani ci sono enormi discrepanze linguistiche da posto a posto e da generazione a generazione ;)
Min. 13.32 alle elementari la maestra ci disse (pass. rem.) che il "che" negli esempi che tu dai e' l'abbreviazione di "perche'"; per es. "copriti che fa freddo" = "copriti perche' fa freddo"...
Molto interessante. Attinente alla realtà (per quel che posso appurare) e, di conseguenza, molto esauriente. Poco da aggiungere. Solo un piccolo inciso, riguardante un aspetto più mentale, riguardante l'approccio, che non pratico. Non avendo quindi nessuna conseguenza. In certi contesti, dove il dialetto ha sempre avuto un certo rapporto con l'italiano standard, secondo me si è creata una certa tradizionale maggiore tolleranza verso costrutti che non pregiudicavano comunque l'intercomprensione. Anche tra persone provenienti da regioni diverse. In certi altri casi, come quello della Sardegna, si è instaurato in questi ultimi secoli la tendenza a cercare di parlare un italiano quanto più corretto possibile, sia fra sardi e sopratutto con persone provenienti da altre regioni, visto che il sardo e l'italiano vengono visti come due entità completamente diverse. Da noi, in Sardegna, non esiste il parlare comunque in italiano. Esiste il parlare l'italiano corretto, punto e basta. Che si riesca poi a raggiungere lo scopo è un altro paio di maniche. Quindi un sardo attuale probabilmente vede tali 'aggiustamenti' dell'italiano con un fastidio maggiore degli italiani della penisola. Come dei difetti difficili da sopportare. In tutto e per tutto simili agli errori di costruzione verbale o fonetici che ci attanagliano da sempre. E tutto questo nonostante si ritrovi nelle medesime situazioni di un continentale, percentuale di chi parla il 'dialetto' in Sardegna è di circa il 15% e quindi soggetto alle stesse dinamiche linguistiche.
El presente en lugar del futuro (imperfecto) sucede también en español Davide. Y diría que ese caso hipotético que planteás con el subjuntivo/congiuntivo también. Los caso del uso del "que" también se aplican. Por lo menos en Argentina. Es muy interesante que en general la impresión para los hispanoparlantes es que el italiano está menos reglado que el español. O tal vez es que el español tiene tantas variantes que la RAE las fue añadiendo poco a poco. Con cierto retardo obviamente. Muy buen video! Si percipisce quanto lavori. Un grande!
En el español solo hay una lengua, no sé que habláis, no son muchas variantes. RAE solo agregó la forma de hablar del Argentino que usa vos en singular en vez de tú. El vos se usaba solo como plural en español sin ser específico en genero para vosotros, as, pero en Argentina y otro se usa con el verbo de tú intercambiado. Las otras formas siempre han existo en español, mucho ante la colonización. Otra cosa todo los tiempos siempre se usan correctamente, nadie usa el presente para el futuro, primera vez que escucho eso. No sé onde sois, pero ese español suena muy limitado, cómo un extranjero.
@@oraleandale9500 No tenés idea de lo que decís. Los usos de los que habla Davide tienen que ver con la lengua coloquial. ¿Cómo podrías conocer vos los usos coloquiales del español?
@@emataverna Estáis muy equivocado, no confundáis gramática Española (Castellano) con palabras agregadas, como las nativas de América para las frutas y cosas. Lo coloquial o frase se usa en general casi en todo lado, aunque hay excepciónes solo en paises específicos. Si hay algunas palabras que se usan en region específica, como chile en mexico, y otros lugares, pero eso no cambia el idioma. La gramática es la misma, excepto el caso de Argentina de la forma que usa el vos en singular, agregado. El vos siempre ha existido pero como plural de tú. ¿Qué o quién es Davide, si es el chaval de vídeo, ni atención le puse al vídeo?
Superbe vidéo très instructive. Tu nous permets de réviser et de nous rendre compte que les langues sont toujours en mouvement et progressent. Grazie Davide.
Sono d'accordo su quasi tutto, soprattutto per l'uso di "gli" al posto di "loro, a loro". Meno d'accordo sul fatto che l'ignoranza del passato remoto, ahimé tipica del Nord, stia diventando "regola": passato prossimo e passato remoto hanno due ambiti d'uso ben distinti, e la perdita del secondo nel linguaggio (e qualcuno tende anche a dimenticarlo nell'insegnamento scolastico, giustificandolo con "nuove grammatiche") non soltanto è un errore, ma è drammatico per quella proprietà di linguaggio E DI PENSIERO che la scuola dovrebbe insegnare. La perdita di precisione nel linguaggio corrisponde sempre a una perdita di precisione nel pensiero e nella sua comunicazione. Quindi: recuperiamo il passato remoto!
come madrelingua spagnolo in Italia da qualche anno, ritengo una gran perdita quella del passato remoto. È come perdere il congiuntivo. Limita l'espressione dei pensieri. Questa differenza ce l'abbiamo in spagnolo e anche in inglese, caso quest'ultimo in cui sarebbe a volte un "orrore" usare un passato prossimo "he has died three years ago"
Ciao. Te lo chiedo con sincera curiosità, credimi, senza polemica: quale sarebbe l'uso corretto del passato remoto? Io sono un "boomer" nato e cresciuto a Roma, e il passato remoto alle mie latitudini non è mai stato di casa: non lo parlavamo in famiglia, non l'ho mai parlato con gli amici, e crescendo non mi è mai capitato di utilizzarlo praticamente in nessun contesto, neanche lavorativo. A scuola me lo hanno insegnato, ovvio, e la suora (asilo ed elementari le ho frequentate dalle suore) ci aveva insegnato che "il passato remoto si usa per parlare di cose successe IERI". ma come? Ieri? ma non si chiama "remoto" proprio perché è.... remoto? Questo dubbio me lo sono portato appresso fino ai miei 55 anni da poco compiuti, anche perché per quanto riguarda il mio rapporto con il passato remoto, impararlo a scuola e rimetterlo in un cassetto è stato un attimo, non avendo avuto modo come dicevo di usarlo in pressoché nessun contesto, salvo sentirlo pronunciare da studenti meridionali quando frequentavo l'Università, soprattutto calabresi, che lo utilizzavano riferendosi anche a fatti accaduti .... 5 minuti prima 😂
Grande video didattico.. tuttavia la maggior parte dei miei neuroni stanno piangendo a sentire le cose che hai parlato, se lo sapevo interrompevo il video prima degli ultimi minuti :D :D :D !
Molto interessante. Frequentando i social incontro sempre più frequentemente post che esprimono molto fastidio per la "volgarizzazione" della lingua italiana, ma fatti salvi errori che travalicano eccessivamente la norma, frutto spesso di eccessivi usi dialettali, io sono meno esigente e assai conscio di quanto io stesso cambi lo standard comunicativa a seconda se mi esprimo in forma scritta, o parlata. L'unico "errore" che mi sforzo di evitare sempre, ma non sempre con successo, è quello relativo all'uso dell'imperfetto ipotetico, che mi da un fastidio quasi fisico, ;-)
Mis felicitaciones nadie me ha explicado tan bien el origen y la evolución del italiano, explicas cuestiones gramáticales que muchas veces son aburridas de una manera clara y amena. Saludos desde México.
Ciao! Per metterti in contesto: sono Luca, di Pesaro, ho 43 anni e da 13 vivo in Spagna. Lo dico perchè la mia età e la mi storia hanno certamente influito sul mio modo di pensare su questo argomento. Durante tutta la mia vita, non ho mai sentito frasi del tipo "Se lo sapevo, non venivo" e costruzioni simili: non sono un purista (o forse sì?), però mi fa male solamente leggerlo! Detto questo, la cosa che più mi rattrista dell'italiano, o forse degli italiani, è la pigrizia nel parlare: si usano moltissimi termini stranieri che esistono già nella lingua, ma che non sono così "fighi". "Standard" in italiano si tradurrebbe perfettamente in canonico, ma chi lo userebbe? Mentre è normale che la grammatica cambi durante gli anni perchè l'italiano è una lingua viva, è altrettanto normale che si soppiantino le sue stesse parole con altre e con tale frequenza? Non sono assolutamente un esperto di lingue, mi piacerebbe sapere se questo succede anche per altre lingue. Per esempio, il castigliano traduce tantissimo, o addirittura "castiglianizza" le parole inglesi: "cool" -> chulo, e cose simili. Un'altra cosa che mi rattrista molto è la scomparsa, poco a poco, dei dialetti. Secondo me sono qualcosa che arricchirebbe ognuno di noi: parlare due lingue, già da piccoli, ti dona due modi di pensare differenti, perchè questo è una lingua: una filosofia. Mi ricordo che da piccolo parlavo in dialetto con mio nonno, ma dopo la sua morte ho smesso di parlarlo. Capisco la necessità di creare e garantire una lingua unica in tutta la penisola e isole comprese, però non si dovrebbe cercare di salvaguardare anche i dialetti dei luoghi dove siamo nati e cresciuti? Anche questa è una domanda a cui non ho risposta! Uff, che post lungo, si vede che ho una certa età!!!! Tantissimi saluti!
Il mio italiano cambia a seconda che io stia scrivendo , o parlando. E credo che sia giusto così. Anche nel leggere ovviamente. Ci sono cose a cui nel parlato non faccio caso, ma nella lettura suonano male. La lingua letteraria va conservata. E' importante che chi scrive scriva correttamente, secondo me i giornali sbagliano ad usare il neo standard.
Grazie, Davide, per questo video interessante e chiarissimo. Sei un buon professore ! In pocchi minuti sai spiegare dei fatti complessi. Ho imparato un sacco di cose o mi sono reso conto di nozioni che rimanevano nella mia mente in modo incosciente. In francese è già sparito il passato remoto nel parlare e invece usiamo sempre il passato prossimo. Abbiamo anche abbandonato i congiuntivi imperfetto e trapassato che ci sembrano troppo formali ed antiquati. Forse l’italiano seguirà lo stesso percorso...
Nel 2013 ero a casa di un insegnante di italiano a Vicenza, in Italia. Ovviamente lui parlava un italiano standard perfetto, ma lui aveva un amico che non parlava bene l'italiano standard. L'insegnante mi ha spiegato che questa persona lavorava in una fabbrica dove parlavano il dialetto italiano della città di Vicenza. Vicenza è una città tra Venezia e Verona nella regione Veneto.
Probabilmente parlava veneto, che è comunemente detto "dialetto", anche se è a tuti gli effetti una lingua a sé stante. Noi italiani tendiamo ad usare "dialetto" in modo improprio.
Parte del italiano que yo aprendí fue en libros y me decían que hablaba un italiano de principio de siglo XX. No sabía que había un italiano estandard. Muchas gracias. El italiano lo tengo en desuso, te seguiré para reaprender.
Ti posso dire che io sono andata in prima elementare nel 1969 e gia' allora egli/ella e', essi/esse sono erano gia' del tutto obsoleti nell'italiano parlato. Anzi mi ricordo che c'erano alcune maestre coraggiose (ma non la mia) che insegnavano che si poteva dire "loro sono". Mi ricordo anche di aver letto il libro "Cuore" negli anni '70 e ricordo come mi pareva strano che in quel libro si usava il pronome "egli".
Ciao Davide! Ciao a tutti! Qualcuno saprebbe dirmi su che cosa è stato costruito il suono standard ce/ci avendo conto che nel fiorentino questi suonano sce/sci ?
Grazie per un altro ottimo video! Avendo visto parecchio del tuo contenuto Davide, appena è cominciato il video mi ha colpito quanto parli bene qui. Mi sbaglio, o si sente che stai lavorando sul tuo modo di parlare anche tu?
👏👏👏molto interesante! È così con lo spagnolo...Le personé devono accettare la lingua parlata e anche nel modo colloquiale 😉Eccellente Davide 👍Sono nuova nel canale è mi piace moltissimo Sei bravo...Grazie 🇦🇷🧉🇨🇮
Da straniero direi che cerco sempre di evitare l'imperfetto al posto del congiuntivo / condizionale nei periodi ipotetici (vorrei passare per una persona colta :)), ma per quel che riguarda il resto, le uso spessissimo o persino sempre (Egli??? vabbe' so che esiste ma non l'ho mai usato)
Hai fatto bene. Egli, ella, essi, esse, non esistono più nella lingua parlata da almeno 80 anni, anche più. Mio nonno che ora avrebbe 120 anni non le ha mai pronunciate, forse le ha scritte. Le grammatiche ufficiali sono molto lente nel recepire i cambiamenti. Ancora negli anni 80, nelle grammatiche italiane , latine, greche si usavano queste forme vetuste, ed eravamo obbligati ad usarle nelle traduzioni.
@@alessandrotorrini3581 I miei parenti ancora usano essi/esse spesso. Ma può essere che l'uso è più diffuso nel Mezzogiorno perché nei dialetti si usano le forme derivate dal latino "illum" (ital. egli/elli/ello) e "illa" (ital. ella) come pronomi. Purtroppo, non abito più in Italia da 20 anni, e non parlo molto bene, quindi può essere che neanche lì si usano più questi pronomi.
@@lexmole Chiarifichiamo un po' la faccenda, i pronomi personale in italiano sono : egli, ella, essi, esse. Derivano rispettivamente dal lat. ille, illa, ipsi, ipsae, Il neutro non esiste più, però per le cose inanimate si usa esso. Tutto quello che ho detto finora è antiquato, nel parlato, da almeno 100 anni. Parlo della Toscana, dove risiedo , zone limitrofe e nord Italia. Altro discorso vale per alcune zone del mezzogiorno ,dove il pronome personale al singolare non viene dal dimostrativo latino ille, illa, illud, che vuol dire ,quello, quella , quella cosa, ma da ipse, ipsa, ipsum, che vuol dire , lui stesso , lei stessa, la cosa stessa. Poiché al sud, vedi napoletano i pronomi sono isso, issa, issi, quando parlano italiano è facile che dicano esso, essa, essi. Se vai in Sicilia si torna al sistema Ille, illa, illud, con una pronuncia particolare della L doppia o geminata che dir si voglia e si ha l'esito iddu, idda. Questa doppia D suona, come si dice in termini tecnici, "cacuminale". In Sicilia lo si usa anche per l'accusativo e i casi indiretti. Nel tuo scrivere hai messo anche due pronomi che non sono mai esistiti in italiano standard ,ello ed elli. Mi sembra che Francesco d'Assisi, nel cantico delle creature, usi "ello", ma era lingua volgare umbra del 12° secolo.
Context is everything, like you well said. I speak English and Spanish and in both languages I see similarities to the changes you mention in the Italian language.
Bravo Davide!! Un video molto interessante e contemplativo! Innanzitutto, dobbiamo ricordare che le lingue sono un'entità vivente, che respira, in continua evoluzione Come italoamericani pensiamo sempre alla nostra patria come tradizionale, ricca di tradizioni, e tendiamo a dimenticare che la lingua italiana come "italiano standard" ha un inizio molto recente ed è stata essenzialmente introdotta nel paese dall'avvento della televisione.
Lo ammetto, “se sapevo che veniva........” è una variante che uso nel quotidiano. È come dici te, se vado in birreria qua a Trento(almeno in tempi pre-Covid) mica mi sento a mio agio se dico “se avessi saputo che sarebbe venuto” o lo troverei strano se lo dicesse un mio amico.......
io noto che sono influenzato dal mio dialetto (Mottola-Pugliese) e anziché dire andrò dico "devo andare" perché nel nostro dialetto non esiste un vero e proprio futuro ma si utilizza il verbo dovere per indicare una cosa che si farà in futuro e quindi "eva a sci" per "dover andare" (il verbo dovere in realtà letteralmente è: "aver (da) a fare qualcosa"(dover fare qualcosa)
LegendaryR'QA - Today at 3:41 PM [This is the part where i make my italian viewers angry] Me: "Ok, i'm ready" "Se lo sapevo non venivo" "Se me lo docevi te lo portavo" "Se lo voleve lo facevo" Me: "OH GOD IT HURTS!!! MAKE IT STOP"
A me "ho dato loro" piace e odio "gli ho dato" .. Non sopporto "gli "per una persona plurale :-) effettivamente però se devo dire "ho dato loro" mi vergogno ahahahah e allora..uso il dialetto (veneto)! A me piace il dialetto, da morire !! Tuttavia uso anche il congiuntivo e non mi sentirai dire "se sapevo non venivo"..brrrrivido! Davvero è cacofonico. Il "che" al posto di "di cui" è odioso. L' "accordo a senso" non mi piace, sento che suona male. È chiaro che sono un po' "conservatrice", ho 46 anni, ho imparato la grammatica negli anni 80, anche per me l'italiano sta peggiorando, mi pare sciatto. Mi piacciono i contenuti dei tuoi video, sono curiosità sulla ns lingua che spesso non conosco. Grazie
Gli ho dato" per"ho dato loro" se ti può interessare , è già stato sdoganato dall'Academia della Crusca, massima autorità in materia. Dunque è corretto. Quando andavo al Liceo io, ci dovevo stare attento perché a Firenze, dove abito io ,se qualcuno diceva "ho dato loro" era visto come un marziano. Mentre è rimasta la regola che differenzia maschile e femminile "gli ho dato", "le ho dato", a Firenze è sempre e solo gli ho dato. A ben vedere però quel Gli dativo viene dal latino Illi che era sia maschile che femminile, quindi non vedo il motivo di questo cambio di declinazione tra maschile e femminile. Correggetemi se sbaglio.
non credo che l'italiano standard sia più "personale", trovo che sia abbastanza codificato anch'esso, inevitabilmente. concordo sui pron. personali soggetto , che sono abbastanza brutti, ma guardate che il passato remoto ha un suo significato e un ambito d'uso ben diverso dal passato prossimo.
Bravo, interessante. Mi ritengo tra quelli legati all'italiano standard, ma so che la lingua cambia, forse per pigrizia, forse per ignoranza o costume, succede a tutte le lingue vive; fatico a sopportare l'uso smodato di termini inglesi al posto dei nostri italianissimi, ma forse è colpa dei mass-media che ce li impongono prima di sapere che cosa significhino (es: welfare state, lockdown...); però scusami, ma "il ragazzo che ti ho parlato" nun se po' senti'! ^_^ ^_^
@@JamesMartinelli-jr9mh Yes, it's correct; but the italian phrase: "...il ragazzo CHE ti ho parlato...", would be like in english "The boy I told you about"... It's awful! ^_^
Extraordinario. Mi manca la practica de la lingua. Capisco tanto mai no parli en Messico. Como posso parlare con un Italiano per practicarse la lingua. Grazie per l'informacione
Complimenti per il video. Da italiana amante delle lingue non posso che apprezzare il canale. Tre considerazioni: probabilmente si usa il "che" al posto della parola "perché " nella frase "Mangia che è tardi". Il tipo di italiano usato dipende anche dall'area geografica ( es. in Lombardia nei dialetti si usa il passato prossimo e mai il passato remoto etc) Per quanto riguarda l'italiano "standard" , penso che parlare in modo più appropriato sia come avere un pianoforte con tutti i tasti anziché una pianola a 5 ottave: puoi essere più espressivo. Per finire, mi piace usare anche il lessico operistico e quando insegnavo canto ai bambini delle elementari, notavo che apprezzavano le parole fuori dal comune, come se fossero dei piccoli gioielli coi quali pavoneggiarsi!
Siccome sono straniero, forse il mio avviso non conta molto, ma penso che tutti questi tratti son vadano cosî male (tranne quello del "se sapevo non venivo" che rende tutto più facile, ma che mi farebbe sentirmi a disagio comunque) Tuttavia, ciò che veramente odio e che non hai menzionato qui, è l'utilizzo sempre più comune delle parole inglesi al posto di quelle italiane...LO ODIO, FA SCHIFO! Voi italiani avete una delle lingue più belle al mondo, perché la rovinate così? che rottura!
Molte volte utilizzo la variante inglese di una parola italiana perché è quella che sento di più in giro. L'inglese è troppo influente nell'italiano del 2020
Ciao Victor, fai una occhiata al video de Davide th-cam.com/video/NVl4Sj-o1vw/w-d-xo.html , in questo video lui parla degli anglicismi in italiano, forse lo trovi interessante.
E' vero, in italiano troppo spesso si fa uso di anglicismi anche quando esiste una parola italiana perfettamente equivalente, o anche un neologismo italianizzato. Personalmente, lavorando nel settore informatico, mi trovo esposto ancora di più del solito a questa tendenza, ma cerco di non esagerare. Per esempio, nessun italiano chiamerebbe mai "topo" il mouse (in contrasto con i francesi che usano souris o il ratòn degli spagnoli), nemmeno io lo faccio. Però altri termini sono inutilmente utilizzati in inglese per darsi un tono di professionalità, fino ad arrivare al ridicolo. Esempio pratico in questi tempi di virus: usare il termine "smart working" quando noi in azienda abbiamo sempre usato l'italianissimo "telelavoro" che è anche molto più accurato (smart perché? al limite remote). Però ci sono anche diversi neologismi tratti dall'inglese ma riportati allo schema lessicale italiano: per esempio processore (processor).
"Gli" al posto di "loro" ("Gli ho detto" plurale) assolutamente sì. Lo faccio passare persino ai miei studenti nei temi, come imperfezione diciamo ma non vero errore. Le frasi marcate le uso tantissimo, e anche le dislocazioni. L'imperfetto nel periodo ipotetico nel parlato rilassato mi scappa molto (ma non in contesti formali) mentre mai e poi mai (argh!) il che polivalente, tranne che con valore temporale che ormai è quasi sdoganato... il passato remoto invece lo uso molto per parlare di cose molto vecchie e con valore puntuale, ma a Roma tra persone mediamente istruite, con quel valore si usa ancora parecchio anche nel parlato rilassato e informale ("Aho ti ricordi quella volta... la prima volta che andammo lì, tipo dieci anni fa...")
Non sapevo che la lingua italiana era chosi nuova! Mi piace questo vídeo in cui ho allenato a parlare e anche qualcosa di molto importante sull la tua cultura. 👌
Il problema non è che si sia formato un italiano neostandard nel parlato, come dici tu è perfettamente naturale, il problema è che la maggior parte della gente conosce solo quello e non si sa esprimere nel modo più corretto, ossia quello formale, nei contesti in cui sarebbe richiesto. Comunque bravissimo, video molto interessante!!
Esatto! Saper spaziare tra registri è un'abilità fondamentale per un madrelingua (molto più difficile per uno straniero). A proposito, c'è anche chi è solo in grado di parlare in un registro sorvegliato, come un libro stampato, e non riesce a scendere di registro quando la situazione lo ammetterebbe. Anche questo a mio modo di vedere è un problema!
@@PodcastItaliano Come sono uggiose le persone che parlano come libri stampati, non esternano un briciolo di calore umano, sono asettici.
Chiediamoci perché le persone non sanno esprimersi in modo corretto. Forse gli insegnanti non hanno la giusta preparazione? Forse i mass media non riportano un'italiano corretto in entrambi i registri? Forse non viene enfatizzata abbastanza l'importanza di saper parlare e scrivere?
@@paolagrando5079 Un po' di tutto, mescolato a agitato e il cocktail è servito. Io ne aggiungerei altre due ma rischierei troppi nemici. I ragazzi dovrebbero leggere di più e meglio, e anche un po' di latino non guasterebbe
Il problema è il glotocidio de altre lingue italiane... È dramatica la stinzione de gli dialetti.
Nelle frasi come "Vai a dormire che è tardi" e "Chiamami che ti devo dire una cosa", il "che" è l'abbreviazione di "perché" (e conseguentemente andrebbe scritto "ché": "Vai a dormire ché è tartdi", "Chiamami ché ti devo dire una cosa".
Non molti lo sanno, di conseguenza non usano l'accento acuto sulla E ,come norma esigerebbe. Ciao
Abbreviazione anche di "giacché"!
@@isabellacicchetti6058 "Poiché". Tutti i termini che introducono proposizioni causali
A me istintivamente verrebbe da dire che il ché sia più arcaico e che poi si sia legato al "per", non so perché hahahahah
assolutamente d'accordo! Stavo per scriverlo io.
Dovresti parlare dell'invasione dell'inglese nella lingua italiana. É un fenomeno veramente triste secondo me (ed io sono statunitense). L'italiano è troppo bello. P.S. Non accetto il tuo argomento sull'accetazione dell'imperfetto nei periodi ipotetici, ma vabbè, non sono italiana, quindi non posso dire niente ahahaha. Grazie per aver fatto questo video. Mi è piaciuto molto.
Più che altro ci sono parole sempre usate che improvvisamente non van più di moda : tipo "troppo" che diventa , "tù màc' " o "forte" che diventa "stròngh" ... pronunciando all' Italiana.
Ma che bella lingua, bella bella. L'inglese è nel mio cervello ma l'italiano è nel mio cuore
E lo spagnolo no?
@@timurtarrion6880 sono spagnolo madrelingua, quindi non è a nessun posto, invece è tutto quello che sono io.
Sempre
Buongiorno. Mi chiamo Julia. Sono ucraina, ma abito a Mosca e parlo in russa. Però io adoro la lingua italiana, perché studio l'italiano da due anni. Adoro leggere in italiano, ascoltare in italiano, scrivere in italiano, parlare in italiano. Sì, faccio molti errori, ma adoro adoro adoro la lingua italiana 😍
... e escreve bem Riddl!!
Slava Ukraïni!
Mio padre è di Firenze, mia madre è di Londra: sono madrelingua inglese ma padrelingua italiano
al "padrelingua" sono morto ahahah
@@StarZiggy3 grazie
Padrelingua lo trovo geniale. Complimenti.
@@abiagio1 grazie anche a te
Ti invidio! Non solo te, ma tutti i fortunelli bilingui dalla nascita ahahah
David, ta chaîne est fantastique, tu t'exprimes avec brillance, c'est un plaisir de t'entendre.
Io amo l’italiano. Et j’aime le français aussi.
Dat is waar en ik kan dit lezen omdat ik mijn Franse vriendin ontmoette terwijl we Italiaans in Rome leerden.
Video spettacolare! Ho imparato un casino di cose sulla mia lingua e lo dico appunto da italiano
Casino????
@@marina6699 "un casino" è un modo per dire "moltissimo"
Si dice "ho imparato un bordello di roba". Parla come mangi!
@@savasabos7176 a sto punto dovresti dire "parla come magni!" 😂 per completarla 😃
@@sergioaloisi ahahah 😂
Signor Davide, il suo modo di parlare italiano è molto piacevole . Mi piace immensamente ascoltarti nei suoi video e mi congratulo con Lei per il suo magnifico lavoro. Sono brasiliano e sono stato in Italia 24 volte, e mi piace conoscere l'arte, la storia e la cultura italiana. Vi ringrazio molto per il vostro impegno nell'insegnare l'italiano agli stranieri e anche agli stessi italiani. Grazie mille .
Ho trovato il tuo filmato molto interessante e ben fatto, complimenti!
Mi chiedo se, per quanto riguarda l'italiano regionale parlato al Nord, le lingue regionali abbiano favorito alcune mutazioni tra quelle che hai citato. Mi pare che in effetti, Tullio de Mauro e Camilleri ne avessero parlato in 'La lingua batte dove il dente duole'. Ad esempio, nelle varietà di lombardo, i pronomi personali alla terza persona sono 'Luu' [ly:], 'Lee' [le:] al singolare, e 'Lor' [lu:r] al plurale, che somigliano rispettivamente a Lui, Lei, e Loro. Magari questa somiglianza ha fatto sì che i lombardofoni, nell'imparare l'italiano, abbiano utilizzato i pronomi più simili a quelli presenti nella loro lingua, facendo sì che Egll/Ella/Essi/Esse cadessero dall'uso.
Un altro esempio è il passato remoto che nelle varietà di lombardo è completamente caduto dall'uso, già da secoli (Io nacqui: Mì a sont nassuu). Forse è per questa ragione che l'italiano regionale lombardo ha visto cadere fuori dall'uso il passato remoto?
Tutti i cosiddetti dialetti Gallo -Italici, hanno perso il perfetto storico(passato remoto) da diversi secoli, questo è il motivo per il quale si usa sempre, nella lingua parlata, il perfetto logico( passato prossimo). Nella lingua scritta sarebbe auspicabile mantenere la distinzione tra i due perfetti, che è ampiamente normata. Per quanto riguarda il lui, lei, egli, ella, fino a Roma esistono da sempre solo lui, lei, loro. Più a sud si trovano forme come isso, issa, iddu, idda, con la d pronunciata cacuminale .
Interessante, molto interessante questo argomento! Sono madrelingua spagnolo e da quando ho cominciato a studiare l'italiano, il libro che si utilizzava per la grammatica insegnava i pronomi personali di questo menzionato italiano neostandar... Per me è stato troppo curioso sapere più tardi che esisteva una opzione più formale... Non me lo aspettavo!
La lingua non smette mai di insegnare!
@frank lapidus Sì, sono di Torino. Purtroppo non parlo dialetto e non lo parlano nemmeno i miei genitori (benché lo capiscano perfettamente) :(
Ciao, ho visto questo video quasi per caso, ma mi ha subito rapito. Sono italiano, madrelingua, insegnante di filosofia e storia e mi ha colpito la tua precisione, fluidità e chiarezza. Davvero congratulazioni! Ovviamente mi sono appena iscritto al tuo canale.
Grazie per il bel commento! Il mio canale è nato per aiutare gli stranieri che imparano l'italiano L2, ma sempre più spesso i miei video possono insegnare qualcosa anche gli italiani, dato che sto affrontando argomenti di linguistica in senso lato. Spero ti piaceranno anche i prossimi!
"Il ragazzo CHE ti ho parlato" mi fa sanguinare gli occhi 😆😂
Eh sì, faccio parte dei pessimisti, alcuni di questi usi mi fanno schifo, altri sono accettabili, ma SOLO in contesti molto informali.
Quali accetteresti, per curiosità? :)
@@PodcastItaliano la prima parte del video: 1) lui, lei, loro; 4) presente pro futuro; 5) futuro epistemico.
La seconda parte invece (dal punto 6 in poi) mi fa rabbrividire 😂
Ahahah, effettivamente ho cercato di metterli in ordine di accettabilità, secondo uno studio che ho letto 😁
Eh si, purtroppo in Francia anche la lingua cambia, in un modo più facile; questo fatto non mi piace. E Non parlo qui dell' invazione del inglese.
Riflessione molto interessante, grazie infinite!
Sulla questione del contesto: non sono sicuro di condividere ciò che hai detto (o forse sono pessimista). Quante persone che commettono errori ne sono consce? Secondo me non molte purtroppo.
Lo trovo un bel discorso ma non molto realistico.
Io cerco di parlare italiano in modo corretto. Probabilmente commetto degli errori, però ci provo!
Secondo me una differenza importante c’è tra chi cerca di curare il modo in cui parla, e le persone che sono indifferenti ad esso (che spesso mancano di consapevolezza sul modo in cui utilizzano l’italiano).
Ciao! Sto imparando l'italiano. Non lo sapevo di questa dicotomia. Grazie!
Grazie ai magnifici membri del Club per il sostegno! A proposito, ecco i materiali bonus per questo video:
- audio e PDF (con trascrizione e lessico difficile): www.patreon.com/posts/litaliano-sta-il-43863509
- approfondimento nel mio podcast esclusivo "Tre Parole": www.patreon.com/posts/tp-59-43891031
Alcune delle fonti che ho usato per questo video:
- Che tipo, l'italiano neostandard! www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/004_Grandi_Atti_SLI_LII_Berna.pdf
- What is changing in Italian today? Phenomena of restandardization in syntax and morphology: an overview
bit.ly/38G4CGz
- Storia della lingua italiana (Treccani): www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
- The neo-standard of Italy and elsewhere in Europe
bit.ly/3kxlGAK
- T. De Mauro - Storia linguistica dell'Italia repubblicana: dal 1946 ai nostri giorni www.amazon.it/Storia-linguistica-dellItalia-repubblicana-nostri/dp/8858113624
I also suggest Museo della Lingua Italiana. Really good book
Sono un estudieante di Italiano (e ancora il mio Italiano e un po' cattivo). Stavo cercando materiali in Italiano per ascoltare y megliare il mio Italiano e trovo il suo canale. Parla in una maniera molto chiara e non con molto veloce. Questo mi ayuta molto. Sopratutto, i temi (come questo video) che scegliete mi piacce molto. Grazie per condivivere i suoi pensieri di lingua italiana.
Non conoscevo il tuo canale e mi sono iscritto dopo aver visto questo splendido video. Mi hai dato speranza, perché molti sono catastrofisti e dicono che l'italiano sta morendo, assassinato da una brutta sintassi e da troppi anglicismi (il problema semmai sono gli errori grammaticali).
In realtà, come speravo, l'italiano sta evolvendo, passando da un registro farraginoso, relegato praticamente ormai al "burocratese", ad uno più snello e semplice. Ed è un bene!
Relativamente a tale "snellimento", ho notato che i "dialettismi" contribuiscono sempre più a forgiare la lingua, con cose più o meno belle (ad esempio, i tipici "a una certa" o "stacci" del romanesco). Persino io, che sono toscano, mi rendo conto che la nostra lingua parlata è diversa da quella standard e che certe espressioni, tipicamente regionali, sono proprie di un registro colloquiale ed intimo (ad esempio, dalle mie parti non si dice "stasera usciamo", ma quasi sempre "stasera si va A giro", con la preposizione scorretta, ma che è figlia di una lingua più rapida).
La contaminazione di tante piccole realtà in cui il modo di parlare è differente ha contribuito grandemente ad aumentare il numero di vocaboli, tanto che ormai i dialetti continuano certamente ad esistere come lingue a loro stanti, ma al tempo stesso sono sempre più presenti, con diversi termini, nella lingua neostandard.
Mi piace il tuo ottimismo! Sono d'accordo su tutto. Quali sono "le tue parti", per curiosità? Che città della toscana?
Da italiano, due cose che uso molto sono il lui al posto di egli (è una cosa estremamente comune), e uso abbastanza spesso anche il che in modi che non sono previsti dall'italiano standard. Una cosa che però non accetterò mai è lo sbaglio dei congiuntivi da parte di un madrelingua
un laicc è poco
Viva i congiuntivi
Quindi, praticamente, non accetti gli errori che tu non commetti.
Excelentísimo! Un tema importante, interesante y educativo. Muchas gracias por tu tiempo.
Ciao sono di Buenos Aires, Argentina, sto imparando l'italiano da tanti anni ma soltanto due ore alla settimana, amo l'italiano!!!!!!
Mi sento fiera di me perché parlando ancora uso normalmente i periodi ipotetici 🤣✨
No hablo italiano pero lo entiendo. Me encantan tus vídeos, me parecen interesantísimos. Un saludo!
Mi piace molto il tuo canale! Ora e il mio modo principale de imparare l'italiano. Grazie mille!
Bel video, sono d'accordo! Comunque credo che in frasi come "mangia che ti fa bene" ecc. si parli piuttosto del "ché", nel senso di "perché". Solo che non lo si scrive mai così, in quanto sembrerebbe troppo arcaico...ma anche e soprattutto perché non penso che la maggior parte delle persone se ne renda conto.
Ciao Davide! Video interessantissimo, hai citato dei cambiamenti a cui a volte ripenso; per esempio mi viene in mente come nell'ambito liceale, anche semplicemente in una discussione pacata coi prof e non per forza nelle interrogazioni, mi venisse assolutamente naturale utilizzare i pronomi soggetto di terza persona "standard", senza neanche pensarci e dovermi sforzare; per questo a volte mi diverto nel rispolverarli ahah del pronome oggetto atono invece, sarò sincero, mi ero quasi dimenticato!
Essendo abruzzese, utilizzo non raramente il passato remoto ma effettivamente non quando si tratta un evento programmato o inevitabile, come una scadenza.
Avrei un dubbio sul "che" polivalente, e in particolare sul suo utilizzo i frasi come "mangia che ti fa bene": in questo caso io sono sempre stato piuttosto sicuro di farne un utilizzo "standard", dove in realtà andrebbe scritto "ché" e sarebbe abbreviazione di "perché"; questo uso si vede infatti spessissimo nella Divina Commedia, e quanto pare non è morto. Cosa mi sai dire a riguardo?
Grazie e complimenti! :D
Non sembra essere la stessa cosa, in realtà. Ho risposto ad altri due commenti simili, vedi se trovi la mia risposta 😁
Che bella scoperta per me è il tuo canale! Grazie mille del lavoro svolto!!!
Mi piace molto il tuo video e ti ringrazio. Sul "che" polivalente però non sono molto d'accordo: è un errore usarlo male.
Il periodo ipotetico con l'imperfetto è un colpo di spada al cuore. Grazie mille
"la lingua è come l'abbigliamento, e la sua formalità varia in base all'occasione". Bravissimo Davide. Questo io lo applico non solo alla grammatica, ma anche all'accento. Sono sicuro che anche tu dal macellaio sotto casa recuperi la tua inflessione piemontese. In quel contesto sarebbe assurdo se parlassi come parli in questo video. Allo stesso tempo però, detesto personaggi anche di cultura, o giornalisti, che non sanno quanto meno mitigare la loro inflessione dialettale, se il contesto lo richiede . Non perché sia una cosa di cui vergognarsi, ma solo perché in certi contesti è più efficace parlare un italiano più "neutro". Non parliamo dei romani che non sanno distinguere tra italiano e romanesco, loro non hanno scusanti.
Massì, con gli amici mica parlo in dizione infatti! Si tratta di saper adattarsi al contesto, scegliendo il registro più appropriato di volta in volta. Se al pub ti metti a parlare come parleresti col Capo di Stato fai la figura dello scemo, giustamente. E viceversa.
@Lorenzo Masor ok. Ma secondo me c'è anche il fattore "televisivo" che ha dato, tramite rai e mediaset, ampio risalto alla "prepotenza" culturale di Roma, in molti ambiti. Anche i toscani non distinguono bene tra proprio dialetto e italiano, ma ho la sensazione che abbiano più coscienza del mezzo televisivo, e a meno che non vogliano fare le macchiette in tv cercano di smorzare i toscanismi (non parlo di accenti eh, ma di grammatica) , mentre i romani non ci risparmiano ma il "chevvordì" di turno, e le desinenze "are" "ere" "ire" dei verbi all'infinito spariscono sempre a favore delle varie "a e i" accentate :) questo mi succede con manager di azienda romani che vivono al nord e fanno questi errori parlando con persone non di Roma.
@Lorenzo Masor già, è così! . "eh perché lui sta a Primavalle, capirai".. Il resto d'italia: eeeh? :D
Innanzitutto i miei complimenti per il video, veramente interessante.
Ora ti dico come la penso in merito alla domanda che poni.
Se posso uso sempre la forma grammaticale corretta, in contesti confidenziali invece cerco di non farlo anche perchè poi sembro sempre la "professoressina" antipatica. Io amo la mia lingua, mi piace parlarla nel modo più corretto possibile ma non tutti i contesti sono adatti per farlo. Ciò che non accetterò mai sono gli errori grammaticali nella scrittura come l'uso improprio del verbo essere o avere e sinceramente ciò che più mi addolora è l'impoverimento del nostro dizionario che si sta sempre più impoverendo significativamente.
grande video, ti avevo visto da Артём e mi ero detto, questa faccia non mi è nuova.
hai il dono della sintesi e della chiarezza.
anche se sono un purista uso normalmente qualsiasi storpiatura dell'italiano perché mi diverte un sacco.
tra l'altro, non uso quasi mai le maiuscole perché è pratico e anche perché ciò manda in bestia parecchi.
complimenti e ciao
ps: nel video non hai messo i due link che indichi col dito
È un peccato però vivere in un paese che sta diventando sempre più monolingua, se avessimo tutelato anche le nostre lingue regionali oltre all'italiano, avremmo una grande propensione nell'apprendimento ed una grande ricchezza del nostro patrimonio culturale.
La tutela dei dialetti la fanno i parlanti. Proprio per la loro intrinseca natura di "parlata per intimi", i dialetti variano e anche velocemente. In che modo li si potrebbe tutelare? Normandoli, insegnandoli a scuola? e su quali grammatiche? E perché, per per esempio, insegnare il romanesco e non il viterbese o il reatino? Il milanese, il bresciano, o il bergamasco?
@@giannipellegrini2178 È vero, la tutela dei dialetti la fanno i parlanti, peccato che però stiano totalmente scomparendo. Perdere le nostre lingue regionali e i nostri dialetti è davvero un peccato, dunque una politica di tutela è più che necessaria, soprattutto per lasciare ai posteri almeno una testimonianza di un grande patrimonio culturale e letterario del quale non potrebbero godere. Ci troviamo di fronte a lingue polinomiche, è vero, dunque nel processo di tutela bisogna creare dei criteri validi che non distruggano a loro volta delle parlate locali, come purtroppo in certi casi accade (vedi Corsica Pumuntica e Canton Grigioni).
Le grammatiche delle varianti più influenti esistono o abbiamo ancora per fortuna i mezziper ricostruire, dunque quello non sarebbe un problema. L'obiettivo non è comunque quello di fossilizzare la parlata, normandola ed evitando la sua evoluzione naturale e sana, ma quello di creare un ambiente affinché questa evoluzione sana avvenga. In un ambiente in cui quasi nessuno parla più la lingua regionale od il dialetto e in cui, una buona parte di quei pochi che lo parlano, sostituisce espressioni locali con altre italiane o della lingua nazionale, possiamo renderci conto che questa evoluzione sana, avvenuta per secoli, non possa più esistere.
@@giannipellegrini2178 ogni lingua esclusa da contesti ufficiali è destinata a sparire, lo direbbe qualunque linguista. Dire i dialetti li salvano i parlanti è una puttanata per non fare un cazzo e non sentirsi in colpa.
@@user-tt3nt7yv6z e dove lo direbbe un linguista? lo ha scritto da qualche parte? e che cosa vorrebbe fare, IMPORRE l'uso del dialetto e proibendo quello della lingua ufficiale?
@@giannipellegrini2178 veramente è stato l'italiano che è stato imposto a una popolazione che parlava altro fino a 50 anni fa. Dove lo direbbe? In qualunque libro di linguistica. Non si tratta di proibire la lingua nazionale si tratta di farla affiancare a quella locale, esattamente come avviene ora in alto Adige o in catalogna.
Se siete stranieri non usate mai il periodo ipotetico con l’imperfetto, imparate a riconoscerlo ma evitante di usarlo perché vi assicuro che ci sono tantissime persone che vi guarderanno malissimo anche in contesti super informali.
Bravissimo! Una spiegazione semplice, realistica e ben fatta. Da tanto tempo cercavo un video così per supportare le mie lezioni!
Io uso in contesti informali tutti i tratti di cui hai parlato, escluso il che polivalente del tuo ultimo esempio: Il ragazzo che ti ho parlato ... Proprio non si può sentire!
Sei sempre chiarissimo! Sempre interessante scoprire tante belle cose sulla nostra lingua
Ciao! Siete stato bravo. Mi piacciono molto i tuoi video. Imparo molto. Grazie mille!
Adoro seu canal, te entendo muito, mas não falo italiano. E nesse vídeo me fez lembrar da diferença entre o português falado no Brasil e em Portugal 🇵🇹 onde se apegam muito mais as regras gramaticais, enquanto que no Brasil 🇧🇷 a gramática foi subvertida e falamos com muito mais liberdade, sobretudo trocando pronomes.
Até na gramática europeia as regras têm sido subversas. Parece-me mais que os únicos a conservar a língua são os angolanos, infelizmente.
Per esempio nella mia lingua regionale, il genovese, il passato remoto è caduto in disuso, anche nella letteratura, già nell'ottocento (ciò poiché che nel tempo lingue parlate molto di più rispetto all'italiano, come le lingue regionali si sono modificate più velocemente). Forse è anche per questo che il passato remoto da noi non è così adoperato.
Perché anche il genovese è un idioma gallo italico, un po' sui generis, ma pur sempre gallo-italico.
Complimenti per 50 k iscritti, davvero fantastico!
Ciao, sono un'italiana appassionata di lingue e seguo molto volentieri il tuo canale. Guardando i tuoi video si vede che ti appassionano molto gli argomenti! Grazie, spero che continuerai a farne di altri 🌈🥰
12:06 : Per l'ipotetico vero, non funziona normalmente cosi il francese. Diciamo piuttosto: "se lo volevo lo farei" per il presente , se l'avevo voluto l'avrei fatto" per il passato ("se lo voglio lo facio" e "se lo volevo lo facevo", senza condizionale sembrano "un po meno ipotetico"; é sottile). Piu formale sarebbe : "se l'avessi voluto, l'avessi fatto (o: l'avrei fatto). Elegantissima é la soppressione del "se" invertando le proposizione (existe anche in inglese e tedesco) : "l'eussé-je voulu, je l'eusse fait (ou: je l'aurais fait)
Hai ragione, c'è il condizionale :D Me l'ero dimenticato.
"je l'eusse fait" est la 2e forme du conditionnel passé. Elle se conjugue comme le plus-que-parfait du subjonctif. En effet, elle peut remplacer "je l'aurais fait". En français il y a pas mal d'exceptions et de règles bizarres. Par exemple, s'il y a deux "si", on peut remplacer le 2e par "que" (et ce "que" est suivi du subjonctif). L'exemple que vous avez cité (l'eussé-je voulu, je l'eusse fait) est un cas particulier (parataxe) et même là, il s'agit d'une exception (le fait d'utiliser l'imparfait du subjonctif). Parfois, le français peut vraiment être compliqué !
Riguardo la variante elegante, direi che esiste anche in italiano una cosa simile, ad esempio nella frase: "Avrei finito di mangiare, avessi avuto fame". Tuttavia non sono così sicuro, non vedo questa costruzione da un po' e potrei essermi confuso :)
Anche in Toscana talvolta si sopprime il "se" . es. "fosse vero, sarei contento", è un costrutto molto diffuso e suona bene. Credo che sia recepito anche nelle grammatiche ufficiali, come corretto.
@@alessandrotorrini3581 È diffuso anche qui. Mi sento di dire che è piuttosto comune in tutta Italia, ma non ho verificato :)
Complimenti per la chiara spiegazione.
Caro Professore, dobbiamo difendere le nostre lingue dalla piaga angloide che le invade, e che i media adottano e diffondono con una velocità impressionante. L'italiano, così bello, e il portoghese, la mia lingua madre, rischiano di perdere il loro carattere.
Ciao Davide, molto interessante! Grazie! Un saluto dalla Germania. L'italiano neo standard conoscevo intitolato di "l'italiano parlato".
Ti invito a riguardarti i dialetti siciliani!
In ogni zona il passato si da in modo diversissimo.
A Palermo si usa il passato remoto:
es. "ieri ha mangiato":
"ajeri mangiò" a Palermo
"ajeri mangiau" a Catania
"ajeri mangiava" nelle zone di Agrigento
Interessante! E tu di che zona sei?
aggiungo una parentesi; nella variante siracusana del dialetto siciliano, difficilmente ormai si usa il passato remoto; molto più comune sentire "haiu vistitATU a Grecia" -ho visitato la Grecia- piuttosto che -iù visitAI a Grecia- , appunto "Visitai la Grecia". Spero di essermi espressa in maniera chiara
@@lisagiammanco6753 nel dialetto siracusano della lingua siciliana, per essere precisi...comunque, sì la costruzione siracusana del passato suona veramente strana alle orecchie
In realtà in Sicilia non usiamo il passato remoto, bensì il “perfetto” latino, che poi viene italianizzato col passato remoto
Infatti quando ha detto che il passato remoto si utilizza soprattutto in Campania un po’ sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo nominasse come prima la Sicilia. Comunque anche se sono nato a Torino mi piace troppo utilizzare il passato remoto anche a costo da far storcere il naso a tutti ahahah.
Il passato remoto è bello e ha molta personalità, non perderlo!
La lingua italiana e' obsoleta . L' obsolescenza comporta inevitabilmente la sua abolizione . L' abolizione di Essa e' giustificata dal seguente motivo : Tutti ne parlano
Il passato remoto *fu* bello
@@savasabos7176 Il passato remoto e' la radice del presente da prospettarlo nel futuro , a mio modesto avviso
@@giuseppedantonioesposito8589 lo so ma la mia era ironia
Parli di linguistica o di metafisica?
Sei bravissimo ad insegnare l'italiano...mi piace sentire i tuoi video. Sono Argentina e penso che lo parlo abbastanza bene. Comunque fa sempre bene sentirlo per migliorare la pronuncia...grazie e complimenti!!!
Questo video è molto forte, chiaro, e informativo. Grazie! Una domanda un po’ al lattò di questo argomento, i dialetti sono parlati per centinaia di anni. Stanno cambiando anche quelli. Si?
Certo e anche più dell'italiano perché di maggior uso quotidiano . Se leggi i testi delle poesie napoletane di Di Giacomo di inizio '900 sono molto diverse dal napoletano usato oggi nel quotidiano , stessa cosa per il veneziano di Goldoni e quello moderno . Poi ovviamente anche qui ce la differenza tra uso letterario e quello "popolare ".
I dialetti purtroppo sono in forte crisi, salvo rare eccezione, perché tendono ad italianizzarsi sempre più. Le cause sono molteplici, prima fra tutte i mezzi di comunicazione di massa, il maggiore spostamento da zona a zona, i matrimoni tra persone di aree dialettali diverse.Tanto è vero che, si parla molto di "italiani regionali" al posto dei buoni vecchi dialetti.Praticamente se ascolti uno sconosciuto, puoi capire, per sommi capi, da dove proviene ma il dialetto come prima lingua è ormai cosa rarissima. Questo per me è una grossa disgrazia. L'ideale, secondo il mio ininfluente parere, sarebbe avere il dialetto come prima lingua al pari dell'italiano e poi almeno due lingue straniere parlate come si deve
@@alessandrotorrini3581 non so tu da quale regione provenga ma io ho notato che solo a Milano e un po' Torino i dialetti sono realmente caduti in disuso. Al centro sud si parlano entrambi ( in alcuni casi anche più il dialetto) e anche diverse regioni del nord come Veneto e Friuli-Venezia Giulia usano massicciamente il dialetto.
@@emanuelezazzero4450 Io sono un meticcio Fiorentino- Bresciano( Alta Val Camonica), sono bilingue, anche se, risiedendo a Firenze normalmente parlo il dialetto fiorentino. Attenzione, il fiorentino che parlano le nuove generazioni, è molto diverso da quello che parliamo noi vecchi, ho 60 anni. Attualmente si parla un gergo, con una calata strascicata veramente brutto. I ragazzi stentano a capire i loro nonni quando parlano il fiorentino vero. Anche con l'italiano standard non se la cavano bene. Quanto al bresciano ho notato che il dialetto si è molto italianizzato, i giovani tra di loro preferiscono l'italiano, neanche male, se non sbagliassero tutti gli accenti sulle E e sulle O. Sai quale sarebbe la soluzione per migliorare la conoscenza dell'italiano, ripristinare lo studio del latino fin dalle scuole medie, non dico come era ai miei tempi dove ci tartassavano veramente, ma i rudimenti fondamentali quelli si, sarebbe molto formativo.
@@alessandrotorrini3581 guardi che i dialetti, come tutte le lingue, cambiano ed evolvono. Il dialetto toscano che lei parla è sicuramente diverso da quello di suo nonno che è diverso dal fiorentino di Boccaccio di 700 anni fa. Secondo me andrebbe stabilita una grammatica di riferimento e studiata a scuola come fanno i catalani, studiando sia lo spagnolo che il catalano a scuola.
Increíble la cantidad de similitudes con el español, digamos hablado en las calles actualmente. Me encanta que digas ésto de la importancia del contexto. Muy interesantes tus videos!!!
Ciao, sono un "ospite" italiano (di Torino) e, per quanto riguarda le domande finali, io uso praticamente tutte le forme neostandard che hai illustrato e non me ne vergogno :D !! L'unico che mi ha stonato un po' tra i tuoi esempi è «Il ragazzo che ti ho parlato», però in compenso dico «Il ragazzo che ti ho detto / Il ragazzo che ti dicevo», quindi siamo lì. Poi, da contro, non mi sarei mai accorto che «c'erano un centinaio di invitati» non fosse "grammaticalmente corretto" se non lo avessi sottolineato, da quanto sono abituato a dirlo :D
Riguardo alla prima parte del video, la storia e le stime sono molto interessanti e da ricordare, per capire perché tra gli italiani ci sono enormi discrepanze linguistiche da posto a posto e da generazione a generazione ;)
Min. 13.32 alle elementari la maestra ci disse (pass. rem.) che il "che" negli esempi che tu dai e' l'abbreviazione di "perche'"; per es. "copriti che fa freddo" = "copriti perche' fa freddo"...
che fonti hai usato? non ci sono i link, puoi inserire le fonti nel commento in risposta? Grazie. Bel video!
Molto interessante. Attinente alla realtà (per quel che posso appurare) e, di conseguenza, molto esauriente. Poco da aggiungere.
Solo un piccolo inciso, riguardante un aspetto più mentale, riguardante l'approccio, che non pratico. Non avendo quindi nessuna conseguenza.
In certi contesti, dove il dialetto ha sempre avuto un certo rapporto con l'italiano standard, secondo me si è creata una certa tradizionale maggiore tolleranza verso costrutti che non pregiudicavano comunque l'intercomprensione. Anche tra persone provenienti da regioni diverse.
In certi altri casi, come quello della Sardegna, si è instaurato in questi ultimi secoli la tendenza a cercare di parlare un italiano quanto più corretto possibile, sia fra sardi e sopratutto con persone provenienti da altre regioni, visto che il sardo e l'italiano vengono visti come due entità completamente diverse.
Da noi, in Sardegna, non esiste il parlare comunque in italiano. Esiste il parlare l'italiano corretto, punto e basta. Che si riesca poi a raggiungere lo scopo è un altro paio di maniche.
Quindi un sardo attuale probabilmente vede tali 'aggiustamenti' dell'italiano con un fastidio maggiore degli italiani della penisola.
Come dei difetti difficili da sopportare. In tutto e per tutto simili agli errori di costruzione verbale o fonetici che ci attanagliano da sempre.
E tutto questo nonostante si ritrovi nelle medesime situazioni di un continentale, percentuale di chi parla il 'dialetto' in Sardegna è di circa il 15% e quindi soggetto alle stesse dinamiche linguistiche.
El presente en lugar del futuro (imperfecto) sucede también en español Davide. Y diría que ese caso hipotético que planteás con el subjuntivo/congiuntivo también. Los caso del uso del "que" también se aplican. Por lo menos en Argentina. Es muy interesante que en general la impresión para los hispanoparlantes es que el italiano está menos reglado que el español. O tal vez es que el español tiene tantas variantes que la RAE las fue añadiendo poco a poco. Con cierto retardo obviamente. Muy buen video! Si percipisce quanto lavori. Un grande!
En el español solo hay una lengua, no sé que habláis, no son muchas variantes. RAE solo agregó la forma de hablar del Argentino que usa vos en singular en vez de tú. El vos se usaba solo como plural en español sin ser específico en genero para vosotros, as, pero en Argentina y otro se usa con el verbo de tú intercambiado. Las otras formas siempre han existo en español, mucho ante la colonización. Otra cosa todo los tiempos siempre se usan correctamente, nadie usa el presente para el futuro, primera vez que escucho eso. No sé onde sois, pero ese español suena muy limitado, cómo un extranjero.
@@oraleandale9500 No tenés idea de lo que decís. Los usos de los que habla Davide tienen que ver con la lengua coloquial. ¿Cómo podrías conocer vos los usos coloquiales del español?
@@emataverna Estáis muy equivocado, no confundáis gramática Española (Castellano) con palabras agregadas, como las nativas de América para las frutas y cosas. Lo coloquial o frase se usa en general casi en todo lado, aunque hay excepciónes solo en paises específicos. Si hay algunas palabras que se usan en region específica, como chile en mexico, y otros lugares, pero eso no cambia el idioma. La gramática es la misma, excepto el caso de Argentina de la forma que usa el vos en singular, agregado. El vos siempre ha existido pero como plural de tú. ¿Qué o quién es Davide, si es el chaval de vídeo, ni atención le puse al vídeo?
Aprendé a hablar en español y después seguimos.
Superbe vidéo très instructive.
Tu nous permets de réviser et de nous rendre compte que les langues sont toujours en mouvement et progressent.
Grazie Davide.
Sono d'accordo su quasi tutto, soprattutto per l'uso di "gli" al posto di "loro, a loro". Meno d'accordo sul fatto che l'ignoranza del passato remoto, ahimé tipica del Nord, stia diventando "regola": passato prossimo e passato remoto hanno due ambiti d'uso ben distinti, e la perdita del secondo nel linguaggio (e qualcuno tende anche a dimenticarlo nell'insegnamento scolastico, giustificandolo con "nuove grammatiche") non soltanto è un errore, ma è drammatico per quella proprietà di linguaggio E DI PENSIERO che la scuola dovrebbe insegnare. La perdita di precisione nel linguaggio corrisponde sempre a una perdita di precisione nel pensiero e nella sua comunicazione. Quindi: recuperiamo il passato remoto!
come madrelingua spagnolo in Italia da qualche anno, ritengo una gran perdita quella del passato remoto. È come perdere il congiuntivo. Limita l'espressione dei pensieri. Questa differenza ce l'abbiamo in spagnolo e anche in inglese, caso quest'ultimo in cui sarebbe a volte un "orrore" usare un passato prossimo "he has died three years ago"
Ciao. Te lo chiedo con sincera curiosità, credimi, senza polemica: quale sarebbe l'uso corretto del passato remoto? Io sono un "boomer" nato e cresciuto a Roma, e il passato remoto alle mie latitudini non è mai stato di casa: non lo parlavamo in famiglia, non l'ho mai parlato con gli amici, e crescendo non mi è mai capitato di utilizzarlo praticamente in nessun contesto, neanche lavorativo. A scuola me lo hanno insegnato, ovvio, e la suora (asilo ed elementari le ho frequentate dalle suore) ci aveva insegnato che "il passato remoto si usa per parlare di cose successe IERI". ma come? Ieri? ma non si chiama "remoto" proprio perché è.... remoto? Questo dubbio me lo sono portato appresso fino ai miei 55 anni da poco compiuti, anche perché per quanto riguarda il mio rapporto con il passato remoto, impararlo a scuola e rimetterlo in un cassetto è stato un attimo, non avendo avuto modo come dicevo di usarlo in pressoché nessun contesto, salvo sentirlo pronunciare da studenti meridionali quando frequentavo l'Università, soprattutto calabresi, che lo utilizzavano riferendosi anche a fatti accaduti .... 5 minuti prima 😂
Sei veramente un grande. Uno dei pochi che pompa roba seria sulla nostra cultura!
Grazie mille Davide 💪
Grande video didattico.. tuttavia la maggior parte dei miei neuroni stanno piangendo a sentire le cose che hai parlato, se lo sapevo interrompevo il video prima degli ultimi minuti :D :D :D !
Molto interessante. Frequentando i social incontro sempre più frequentemente post che esprimono molto fastidio per la "volgarizzazione" della lingua italiana, ma fatti salvi errori che travalicano eccessivamente la norma, frutto spesso di eccessivi usi dialettali, io sono meno esigente e assai conscio di quanto io stesso cambi lo standard comunicativa a seconda se mi esprimo in forma scritta, o parlata. L'unico "errore" che mi sforzo di evitare sempre, ma non sempre con successo, è quello relativo all'uso dell'imperfetto ipotetico, che mi da un fastidio quasi fisico, ;-)
Ciao, ma un video sulle modifiche alla forma scritta? Tipo la querelle che ha coinvolto anche l'Accademia della Crusca riguardo a Qual è/Qual'è?
Mis felicitaciones nadie me ha explicado tan bien el origen y la evolución del italiano, explicas cuestiones gramáticales que muchas veces son aburridas de una manera clara y amena. Saludos desde México.
Ciao! Per metterti in contesto: sono Luca, di Pesaro, ho 43 anni e da 13 vivo in Spagna. Lo dico perchè la mia età e la mi storia hanno certamente influito sul mio modo di pensare su questo argomento.
Durante tutta la mia vita, non ho mai sentito frasi del tipo "Se lo sapevo, non venivo" e costruzioni simili: non sono un purista (o forse sì?), però mi fa male solamente leggerlo! Detto questo, la cosa che più mi rattrista dell'italiano, o forse degli italiani, è la pigrizia nel parlare: si usano moltissimi termini stranieri che esistono già nella lingua, ma che non sono così "fighi". "Standard" in italiano si tradurrebbe perfettamente in canonico, ma chi lo userebbe? Mentre è normale che la grammatica cambi durante gli anni perchè l'italiano è una lingua viva, è altrettanto normale che si soppiantino le sue stesse parole con altre e con tale frequenza? Non sono assolutamente un esperto di lingue, mi piacerebbe sapere se questo succede anche per altre lingue. Per esempio, il castigliano traduce tantissimo, o addirittura "castiglianizza" le parole inglesi: "cool" -> chulo, e cose simili.
Un'altra cosa che mi rattrista molto è la scomparsa, poco a poco, dei dialetti. Secondo me sono qualcosa che arricchirebbe ognuno di noi: parlare due lingue, già da piccoli, ti dona due modi di pensare differenti, perchè questo è una lingua: una filosofia. Mi ricordo che da piccolo parlavo in dialetto con mio nonno, ma dopo la sua morte ho smesso di parlarlo. Capisco la necessità di creare e garantire una lingua unica in tutta la penisola e isole comprese, però non si dovrebbe cercare di salvaguardare anche i dialetti dei luoghi dove siamo nati e cresciuti? Anche questa è una domanda a cui non ho risposta! Uff, che post lungo, si vede che ho una certa età!!!! Tantissimi saluti!
12:17
Il mio italiano cambia a seconda che io stia scrivendo , o parlando. E credo che sia giusto così. Anche nel leggere ovviamente. Ci sono cose a cui nel parlato non faccio caso, ma nella lettura suonano male. La lingua letteraria va conservata. E' importante che chi scrive scriva correttamente, secondo me i giornali sbagliano ad usare il neo standard.
Grazie, Davide, per questo video interessante e chiarissimo. Sei un buon professore ! In pocchi minuti sai spiegare dei fatti complessi. Ho imparato un sacco di cose o mi sono reso conto di nozioni che rimanevano nella mia mente in modo incosciente. In francese è già sparito il passato remoto nel parlare e invece usiamo sempre il passato prossimo. Abbiamo anche abbandonato i congiuntivi imperfetto e trapassato che ci sembrano troppo formali ed antiquati. Forse l’italiano seguirà lo stesso percorso...
Nel 2013 ero a casa di un insegnante di italiano a Vicenza, in Italia. Ovviamente lui parlava un italiano standard perfetto, ma lui aveva un amico che non parlava bene l'italiano standard. L'insegnante mi ha spiegato che questa persona lavorava in una fabbrica dove parlavano il dialetto italiano della città di Vicenza. Vicenza è una città tra Venezia e Verona nella regione Veneto.
Probabilmente parlava veneto, che è comunemente detto "dialetto", anche se è a tuti gli effetti una lingua a sé stante. Noi italiani tendiamo ad usare "dialetto" in modo improprio.
Interessantissimo come sempre! Ho imparato molto! Grazie, Davide! Una bella giornata a te!
Parte del italiano que yo aprendí fue en libros y me decían que hablaba un italiano de principio de siglo XX. No sabía que había un italiano estandard.
Muchas gracias. El italiano lo tengo en desuso, te seguiré para reaprender.
Ti posso dire che io sono andata in prima elementare nel 1969 e gia' allora egli/ella e', essi/esse sono erano gia' del tutto obsoleti nell'italiano parlato. Anzi mi ricordo che c'erano alcune maestre coraggiose (ma non la mia) che insegnavano che si poteva dire "loro sono". Mi ricordo anche di aver letto il libro "Cuore" negli anni '70 e ricordo come mi pareva strano che in quel libro si usava il pronome "egli".
Ciao Davide! Ciao a tutti!
Qualcuno saprebbe dirmi su che cosa è stato costruito il suono standard ce/ci avendo conto che nel fiorentino questi suonano sce/sci ?
Complimenti per gli 400 membri!
Grazie! Per I* 400 membri
Davide grazie per questo video interessante. È così interessante come la lingua sia una cosa viva che sta cambiando sempre più rapidamente.
Grazie per un altro ottimo video!
Avendo visto parecchio del tuo contenuto Davide, appena è cominciato il video mi ha colpito quanto parli bene qui. Mi sbaglio, o si sente che stai lavorando sul tuo modo di parlare anche tu?
👏👏👏molto interesante! È così con lo spagnolo...Le personé devono accettare la lingua parlata e anche nel modo colloquiale 😉Eccellente Davide 👍Sono nuova nel canale è mi piace moltissimo Sei bravo...Grazie 🇦🇷🧉🇨🇮
Da straniero direi che cerco sempre di evitare l'imperfetto al posto del congiuntivo / condizionale nei periodi ipotetici (vorrei passare per una persona colta :)), ma per quel che riguarda il resto, le uso spessissimo o persino sempre (Egli??? vabbe' so che esiste ma non l'ho mai usato)
Hai fatto bene. Egli, ella, essi, esse, non esistono più nella lingua parlata da almeno 80 anni, anche più. Mio nonno che ora avrebbe 120 anni non le ha mai pronunciate, forse le ha scritte. Le grammatiche ufficiali sono molto lente nel recepire i cambiamenti. Ancora negli anni 80, nelle grammatiche italiane , latine, greche si usavano queste forme vetuste, ed eravamo obbligati ad usarle nelle traduzioni.
@@alessandrotorrini3581 I miei parenti ancora usano essi/esse spesso. Ma può essere che l'uso è più diffuso nel Mezzogiorno perché nei dialetti si usano le forme derivate dal latino "illum" (ital. egli/elli/ello) e "illa" (ital. ella) come pronomi.
Purtroppo, non abito più in Italia da 20 anni, e non parlo molto bene, quindi può essere che neanche lì si usano più questi pronomi.
@@lexmole Chiarifichiamo un po' la faccenda, i pronomi personale in italiano sono : egli, ella, essi, esse. Derivano rispettivamente dal lat. ille, illa, ipsi, ipsae, Il neutro non esiste più, però per le cose inanimate si usa esso. Tutto quello che ho detto finora è antiquato, nel parlato, da almeno 100 anni. Parlo della Toscana, dove risiedo , zone limitrofe e nord Italia. Altro discorso vale per alcune zone del mezzogiorno ,dove il pronome personale al singolare non viene dal dimostrativo latino ille, illa, illud, che vuol dire ,quello, quella , quella cosa, ma da ipse, ipsa, ipsum, che vuol dire , lui stesso , lei stessa, la cosa stessa. Poiché al sud, vedi napoletano i pronomi sono isso, issa, issi, quando parlano italiano è facile che dicano esso, essa, essi. Se vai in Sicilia si torna al sistema Ille, illa, illud, con una pronuncia particolare della L doppia o geminata che dir si voglia e si ha l'esito iddu, idda. Questa doppia D suona, come si dice in termini tecnici, "cacuminale". In Sicilia lo si usa anche per l'accusativo e i casi indiretti. Nel tuo scrivere hai messo anche due pronomi che non sono mai esistiti in italiano standard ,ello ed elli. Mi sembra che Francesco d'Assisi, nel cantico delle creature, usi "ello", ma era lingua volgare umbra del 12° secolo.
Context is everything, like you well said. I speak English and Spanish and in both languages I see similarities to the changes you mention in the Italian language.
Ciao Davide! Questo video é molto interessante per me ,ho potuto capire i problemi che abbiamo se vogliamo parlare bene...Grazie mille caro ragazzo.
Però fai attenzione, non sto condannando questi usi! Sto solo che dicendo che esistono e alcuni sono accettati più degli altri
I'm Brazilian and i can understand what he is speaking.
Bravo Davide!!
Un video molto interessante e contemplativo! Innanzitutto, dobbiamo ricordare che le lingue sono un'entità vivente, che respira, in continua evoluzione
Come italoamericani pensiamo sempre alla nostra patria come tradizionale, ricca di tradizioni, e tendiamo a dimenticare che la lingua italiana come "italiano standard" ha un inizio molto recente ed è stata essenzialmente introdotta nel paese dall'avvento della televisione.
Se aprende mucho contigo. Tus clases son excelentes. ¡Muchas gracias por compartirlas!😎
Grazie tante!! Mi è piaciuto molto il tuo video, mi pare che spieghi tutto molto chiaro.
Lo ammetto, “se sapevo che veniva........” è una variante che uso nel quotidiano. È come dici te, se vado in birreria qua a Trento(almeno in tempi pre-Covid) mica mi sento a mio agio se dico “se avessi saputo che sarebbe venuto” o lo troverei strano se lo dicesse un mio amico.......
io noto che sono influenzato dal mio dialetto (Mottola-Pugliese) e anziché dire andrò dico "devo andare" perché nel nostro dialetto non esiste un vero e proprio futuro ma si utilizza il verbo dovere per indicare una cosa che si farà in futuro e quindi "eva a sci" per "dover andare" (il verbo dovere in realtà letteralmente è: "aver (da) a fare qualcosa"(dover fare qualcosa)
Amo l'italiano... é vero sapete questo che tu dici... sto imparandolo 6 mesi fa... grazie mille...😊😊😊
A língua italiana é maravilhosa !
Eu sou brasileiro e estou aprendendo italiano com estes vídeos divertidos ...
Muito obrigado !!!
Grace mille. Questa video è molto interessante è di più parla molto chiaro è facile capirti senza traduccione. 👍💙
Davide, achei muito interessante esse vídeo! Gostei de saber das estatísticas. Grazie!
LegendaryR'QA - Today at 3:41 PM
[This is the part where i make my italian viewers angry]
Me: "Ok, i'm ready"
"Se lo sapevo non venivo"
"Se me lo docevi te lo portavo"
"Se lo voleve lo facevo"
Me: "OH GOD IT HURTS!!! MAKE IT STOP"
A me "ho dato loro" piace e odio "gli ho dato" .. Non sopporto "gli "per una persona plurale :-) effettivamente però se devo dire "ho dato loro" mi vergogno ahahahah e allora..uso il dialetto (veneto)! A me piace il dialetto, da morire !! Tuttavia uso anche il congiuntivo e non mi sentirai dire "se sapevo non venivo"..brrrrivido! Davvero è cacofonico. Il "che" al posto di "di cui" è odioso. L' "accordo a senso" non mi piace, sento che suona male. È chiaro che sono un po' "conservatrice", ho 46 anni, ho imparato la grammatica negli anni 80, anche per me l'italiano sta peggiorando, mi pare sciatto.
Mi piacciono i contenuti dei tuoi video, sono curiosità sulla ns lingua che spesso non conosco. Grazie
Gli ho dato" per"ho dato loro" se ti può interessare , è già stato sdoganato dall'Academia della Crusca, massima autorità in materia. Dunque è corretto. Quando andavo al Liceo io, ci dovevo stare attento perché a Firenze, dove abito io ,se qualcuno diceva "ho dato loro" era visto come un marziano. Mentre è rimasta la regola che differenzia maschile e femminile "gli ho dato", "le ho dato", a Firenze è sempre e solo gli ho dato. A ben vedere però quel Gli dativo viene dal latino Illi che era sia maschile che femminile, quindi non vedo il motivo di questo cambio di declinazione tra maschile e femminile. Correggetemi se sbaglio.
@@alessandrotorrini3581 io posso solo ringraziare per la spiegazione, non so aggiungere altro
non credo che l'italiano standard sia più "personale", trovo che sia abbastanza codificato anch'esso, inevitabilmente. concordo sui pron. personali soggetto , che sono abbastanza brutti, ma guardate che il passato remoto ha un suo significato e un ambito d'uso ben diverso dal passato prossimo.
Bravo, interessante. Mi ritengo tra quelli legati all'italiano standard, ma so che la lingua cambia, forse per pigrizia, forse per ignoranza o costume, succede a tutte le lingue vive; fatico a sopportare l'uso smodato di termini inglesi al posto dei nostri italianissimi, ma forse è colpa dei mass-media che ce li impongono prima di sapere che cosa significhino (es: welfare state, lockdown...); però scusami, ma "il ragazzo che ti ho parlato" nun se po' senti'! ^_^ ^_^
Anche a me non piacciono molto gli anglismi usati a sproposito, però non ne ho parlato perché si sarebbe aperto un vaso di Pandora 😅
@@PodcastItaliano bravo, hai fatto bene. ;-)
The girl of whom I spoke. This sounds beautiful in English.
@@JamesMartinelli-jr9mh Yes, it's correct; but the italian phrase: "...il ragazzo CHE ti ho parlato...", would be like in english "The boy I told you about"... It's awful! ^_^
@@PodcastItaliano A golden-bread vase! ( = un vaso di Pandora) :-)
Io imparo l'italiano standard e anche alcune espressioni oppure alcune parole nella lingua parlata. Me ha piaciuto molto questo video! Graxie, Davide!
Questo argomento mi sta molto a cuore... Complimenti, i tuoi video sono davvero molto interessanti! :)
Extraordinario. Mi manca la practica de la lingua. Capisco tanto mai no parli en Messico. Como posso parlare con un Italiano per practicarse la lingua. Grazie per l'informacione
Fai una parte 2!!
Complimenti per il video. Da italiana amante delle lingue non posso che apprezzare il canale. Tre considerazioni: probabilmente si usa il "che" al posto della parola "perché " nella frase "Mangia che è tardi". Il tipo di italiano usato dipende anche dall'area geografica ( es. in Lombardia nei dialetti si usa il passato prossimo e mai il passato remoto etc)
Per quanto riguarda l'italiano "standard" , penso che parlare in modo più appropriato sia come avere un pianoforte con tutti i tasti anziché una pianola a 5 ottave: puoi essere più espressivo.
Per finire, mi piace usare anche il lessico operistico e quando insegnavo canto ai bambini delle elementari, notavo che apprezzavano le parole fuori dal comune, come se fossero dei piccoli gioielli coi quali pavoneggiarsi!
Siccome sono straniero, forse il mio avviso non conta molto, ma penso che tutti questi tratti son vadano cosî male (tranne quello del "se sapevo non venivo" che rende tutto più facile, ma che mi farebbe sentirmi a disagio comunque) Tuttavia, ciò che veramente odio e che non hai menzionato qui, è l'utilizzo sempre più comune delle parole inglesi al posto di quelle italiane...LO ODIO, FA SCHIFO! Voi italiani avete una delle lingue più belle al mondo, perché la rovinate così? che rottura!
Molte volte utilizzo la variante inglese di una parola italiana perché è quella che sento di più in giro. L'inglese è troppo influente nell'italiano del 2020
Propongo un crociata contro la perfida Albione
Ciao Victor, fai una occhiata al video de Davide th-cam.com/video/NVl4Sj-o1vw/w-d-xo.html , in questo video lui parla degli anglicismi in italiano, forse lo trovi interessante.
@@konteros9850 forse ti vergogni sconsciamente della tua lingua
E' vero, in italiano troppo spesso si fa uso di anglicismi anche quando esiste una parola italiana perfettamente equivalente, o anche un neologismo italianizzato.
Personalmente, lavorando nel settore informatico, mi trovo esposto ancora di più del solito a questa tendenza, ma cerco di non esagerare.
Per esempio, nessun italiano chiamerebbe mai "topo" il mouse (in contrasto con i francesi che usano souris o il ratòn degli spagnoli), nemmeno io lo faccio. Però altri termini sono inutilmente utilizzati in inglese per darsi un tono di professionalità, fino ad arrivare al ridicolo.
Esempio pratico in questi tempi di virus: usare il termine "smart working" quando noi in azienda abbiamo sempre usato l'italianissimo "telelavoro" che è anche molto più accurato (smart perché? al limite remote).
Però ci sono anche diversi neologismi tratti dall'inglese ma riportati allo schema lessicale italiano: per esempio processore (processor).
"Gli" al posto di "loro" ("Gli ho detto" plurale) assolutamente sì. Lo faccio passare persino ai miei studenti nei temi, come imperfezione diciamo ma non vero errore. Le frasi marcate le uso tantissimo, e anche le dislocazioni. L'imperfetto nel periodo ipotetico nel parlato rilassato mi scappa molto (ma non in contesti formali) mentre mai e poi mai (argh!) il che polivalente, tranne che con valore temporale che ormai è quasi sdoganato... il passato remoto invece lo uso molto per parlare di cose molto vecchie e con valore puntuale, ma a Roma tra persone mediamente istruite, con quel valore si usa ancora parecchio anche nel parlato rilassato e informale ("Aho ti ricordi quella volta... la prima volta che andammo lì, tipo dieci anni fa...")
Grazie Davide! Sempre molto utile tutte le tuoi lezioni
Non sapevo che la lingua italiana era chosi nuova! Mi piace questo vídeo in cui ho allenato a parlare e anche qualcosa di molto importante sull la tua cultura. 👌
E impresionante questo topico congrstulazione mio amico, I hope to see more of your vodeos