E' successo che ho colto il mio paese unito da quando go cominciato a girarlo. Sembra banale , ma per me , non lo è. Sono Veneto , ma essere a Napoli, o Bari oppure a Perugia, mi da il senso profondo di essere a casa. Questo non significa chiudere gli occhi e non vedere i problemi , che esistono, ma cogliere il sentire comune che rende familiare la terra che calpesto. Grazie Dario per la tua particolare visione dell'unità del Nostro paese.
@@gigieinaudi24 Il veneto capisce di essere italiano quando supera le alpi e si rende conto che gli altri lo vedono esattamente come un napoletano (all'estero "napoletano" si traduce "italiano"). Te lo dico per esperienza dato che a causa di tornei di arti marziali ho girato un bel po' per l'Europa con miei connazionali da tutte le parti d'Italia.
@@gigieinaudi24 se è per quello si sentono pure a casa in Piemonte che hanno popolato in lungo e largo negli anni '60 causa fame, disoccupazione e povertà del Polesine. Eppure nel Regno Piemontese/Sardo i confini finivano molto prima. Come si fa a dire che un Veneziano si senta a casa a Corfù ? Parlare a vanvera solo per denigrare il ns SUD gratuitamente senza molte volte nemmeno esserci stato.
L'Italia è un paese omogeneo ma ha al suo interno il "carattere italiano" che va contro questa realtà, l'italiano si percepisce eterogeneo. Io sono uno storico e mi ha sempre colpito ad esempio come altri paesi riescano ad assimilare le sconfitte come vittorie, un esempio i francesi furono massacrati a Ðiện Biên Phủ dai vietnamiti, ecco per loro tale sacrificio è esaltato come esempio di abnegazione e valore militare, eppure è una sconfitta cocente, da noi accade il contrario ogni nostra sconfitta viene deprecata e ricordata in primis da noi italiani. Un esempio: ancora oggi (sebbene in disuso) il termine è stata una Caporetto è sinonimo di una disgrazia gravissima, non troverete mai un corrispettivo in francia, essi non si sognerebbero mai di dire "è stata una waterloo" perchè la gara a sputarsi addosso è una cosa tutta italiana, è un prendere le distanze dall'Italia come se un siciliano non fosse italiano quindi la cosa non è vissuta come un insulto a se stessi ma a qualcosa "lo stato italiano" che è percepito distante, lontano. Questa mancanza di amor proprio è conoscenza è proprio quello su cui fanno leva i nostri vicini, essi indulgono in questa errata visione che gli italiani hanno di se stessi perchè ovviamente fa il loro gioco, quando in realtà loro sono molto più divisi e lo sono per davvero, dal punto di vista culturale, linguistico e religioso però non deprecandosi riescono a nascondere bene questi fattori divisivi, noi invece li creiamo dal nulla e gli ingigantiamo alla ricerca di una perenne caprio espiatorio che spieghi il nostro senso di inferiorità latente che è più una percezione nostra autoindotta che non una realtà.
Condivido tutto. Noi italiani siamo tremendamente faziosi e litigiosi, il più delle volte per vanità e differenze caratteriali...Il sud serve a quelli del nord come argomento per rimarcare i meriti della loro ricchezza - nelle modalità poi non troppo dissimile dal sud, vedi le PMI- e contestare la pressione fiscale avvertita come ingiusta, ma poi l'avversione è una fuffa. Basta vedere quanti prodotti culinari vengono dal sud al nord e il turismo che facciamo nei lidi meridionali...In fondo siamo un popolo che ama ben vivere, ben mangiare, stare in piazza, ciarlare, curare la casa, i colori, la musica, difendere la famiglia come spazio sacro e indiscutibile...ecc. Vero che siamo diversi, certamente, ma pensiamo solo la Svizzera, dovrebbe fare scuola il suo caso di difformità 'etnica', ma coesione politica, o il Belgio...eppoi la domanda rimane: ma cos'è una nazione?
Ha ragione il Professore. L'Italietta è un grande Palio di Siena dove l'importante non è vincere bensì che il tuo vicino perda. Dal non pagare le tasse, a lasciare le immondizie su un angolo, sino a non far passare nessuno ad un incrocio intasato, è solo una conseguenza del strabiliante carattere italico..
Lo è eccome! Ma perchè lo sia, bisogna prima aver raggiunto lo status di individuo. Per fortuna degli italiani pochi di loro l'hanno raggiunto, quindi essere amalgamati in un popolo (anche uno costruito con mezzi poco dignitosi, quali il Libro Cuore e il Maestro Manzi) in effetti non sarebbe un dramma.
@@giuseppemele4160 Il che non significherebbe assumere un atteggiamento aggressivo o guerrafondaio....semplicemente certi interessi civilmente discussi a un tavolo di confronto all'occorrenza vanno tutelati con una solida presenza militare.
@@INDIGOBLUE555 la maggioranza degli italiani non comprende la necessità di un approccio di questo tipo. Inutili girarci intorno: le visioni espresse da Limes coinvolgono una netta minoranza all'interno del Paese. Può anche darsi che ci sia un risveglio, ma lo vedo un processo molto lungo e lento.
"Oddio Limes sta virando verso il fasssismoh! " Riuscire a instillare nelle menti della gente un'improbabile equazione tra legittima ricerca del proprio interesse nazionale e Fascismo è la vittoria di chi ci vuole buoni a cuccia.
@@l9001-x1r il solito libtard ignorante. Studiati Pietro secchia, partigiano comunista insurrezionalista, che diceva che è nella Nazione che la classe operaia può trovare lo spazio in cui far valere la tutela dei propri diritti certamente in un ambito internazionalista, non certo in improbabili istituzioni sovranazionali la cui inutilità e dannosità è sotto gli occhi di tutti.
Sono d accordo, secondo me va anche riconosciuto che una parte di popolazione (poststorica o meno) non si riconosce più in interessi di carattere nazionale. Internet e la diffusione globale della lingua inglese hanno fatto sì che le nuove generazioni percepiscano l'identità nazionale come vetustà. Questo non è vero fino a quando c'è qualcuno che nella nazione si riflette. Ma chi sa, per qualcuno l interesse nazionale è come il regionalismo nel Risorgimento. Non penso siano tutti stupidi ed è plausibile che qualcuno non si senta più italiano e non riconosca gli interessi nazionali come propri.
Partito per Londra nel 2013 ero convinto di queste eterogeneità. Tornato dopo un anno non solo avevo scoperto che guardando da fuori l'Italia è molto più omogenea di quanto si pensi ma gli stranieri ci giocano tremendamente sulle nostre conflittualità interne, le sfruttano. Un paese unito ed omogeneo al centro del mediterraneo spaventa, spaventa tantissimo le altre nazioni. Si deve uscire dai 15km di raggio del paesello per capirlo altrimenti si rimarrà fossilizzati nei soliti discorsi da bar.
@@jarmansingh6274 io sono tornato in Italia perché non era mio interesse vivere la mia vita all'estero e perché i problemi se si vogliono risolvere non si risolvono da lontano, mi sono spostato per lavoro. Non sono un ragazzino di 20 anni. La mia esperienza è questa ed è la testimonianza che posso portare, il mondo non è quello di 30 anni fa e fra 30 anni non sarà quello di oggi. Le differenze tra nord e sud ci sono e chi più di me può saperlo che vivo al nord da famiglia Siciliana. Nessuno può insegnarmi nulla sotto questo punto di vista è posso dire che nonostante le diffidenze iniziali e qualche cavolata da bar non ho mai avuto grandi problemi perché sono sempre stato fiero di essere ciò che sono, un italiano. Credo che sia normale che un ragazzino dei nostri giorni non senta differenza con i suoi coetanei di altre regioni, sarebbe grave se non fosse così dopo 150 anni, non vedo nessuna sconcertante verità.
Io ho 58 anni ed ho girato il mondo per lavoro , senza mai stabilirmi per periodi lunghi in nessun luogo. La mia esperienza mi dice che Dario Fabbri ha ragione.
Cresciuto a cartoni, tg e programmi ministeriali ho dato per scontato che l'italia fosse una d'arme, di lingua, d'altare ecc. Poi ho studiato, viaggiato. Come cambiano i punti di vista: dall'estero mi è sembrato ancora più chiaro che non esistono l'italia e gli italiani ma le italie e gli italici.
@@jarmansingh6274 concordo. Lo stereotipo dell' italiano all'estero è per lo più lo stereotipo dell'italiano meridionale. Mi permetto di esprimere un dubbio sull' italianizzazione, vedo piuttosto un processo di meridionalizzazione dato da molti fattori. È curioso come lo stereotipo dell'italiano in sudamerica, dove l' immigrazione era per lo più dal nord italia, fosse quello dell'intraprendente pioniere, dedito al lavoro.
Purtroppo vedo ora. Solo un aneddoto. Dobbiaco (Toblach), dicembre, vento da est, quindi -22 gradi, la padrona della stube (di lingua tedesca) dove eravamo a mangiare, considerando che nei piccoli vetri delle finestre si erano formati dei fiori di ghiaccio e che da bambina con l’influenza suo padre aveva dato delle arance da mangiare a lei e ai sui due fratelli, tutti in un letto per tenersi al caldo, letto che fumava per la febbre che avevano, commenta alla fine del racconto: “un popolo che non sa soffrire non è un vero popolo”. Una frase che mi rimase impressa. Ora la sento ripetere più volte da un consulente scientifico di un rivista di geopolitica, come un elemento fondante la volontà di potenza di un Paese. Evidentemente, tra noi italiani c’è una narrazione di sé, molto diversa. Mio nonno è stato deportato dai nazisti durante WW2, lasciando una famiglia a sostenere privazioni incredibili. Eppure, non ho mai sentito un commento del genere a dare un senso a quello che era successo durante la guerra.
Più che un contraddittorio, che dopo non si capisce nulla e ognuno si radicalizza su ciò che si pensa già, mi piacerebbe un luogo social in cui poter porre domande a personaggi come Fabbri, Alessandro Barbero o altri e avere risposte.
@@divago70998 I video di Fabbri su quanto, secondo lui, saremmo omogenei sono arrivati a Boldrin, il quale ha detto che sono un sacco di balle presentate molto bene. Ha detto pure che se ce la fa farà un video in cui dirà la sua.
Concordo con qualcuno che lo ha già detto, ho viaggiato molto all'estero e vi assicuro che gli stranieri hanno un giudizio sull'Italia migliore di quello che non abbiamo noi stessi, abituati sempre ad autoflagellarci
Qui mi trovo pienamente d'accordo con Fabbri, ed anche con Lucio Caracciolo: noi Italiani siamo, oggi più che mai, più omogenei e coesi di quanto sembriamo pensare e credere. 🇮🇹
Sì, ma allo stesso modo in cui siamo coesi e omogenei come popolo siamo anche tutti inguaribilmente incapaci di governare bene uno Stato. Per questo l'Italia tutta deve diventare una dipendenza straniera completa e diretta perché migliori davvero e cambi meglio.
@@AG_396 sulla prima parte sono d' accordo ma credo che il suo discorso sia potenziale e non effettivo. È qui che molti si confondono nel suo ragionamento, è chiaro che l' Italia sia più disorganizzata della Germania e nella pratica non ha le nostre difficoltà. Hai ragione sul sudtirol, ma è una parte molto piccola dell'Italia.
Di una qualità eccezionale. Un grazie di cuore a Limes (e ad Alfonso) per aver ideato e messo a disposizione questi appuntamenti digitali settimanali, gratuiti e dunque alla portata di tutti. Siete una boccata d’ossigeno in questa atmosfera zolfizzata e rarefatta che avvolge la dialettica “culturale” italiana.
Ho viaggiato molto all' estero e vivo in Gibilterra da anni ,ebbene mi son resa conto del valore del mio Paese e della sua formidabile omogeneita' acquisita nei secoli. Considero cio' come un' immenso tesoro ma mi rammarico della nostra poca consapevolezza in quanto italiani . Girando il mondo ci si distacca dalla madre Patria , diventando improvvisamente piu' consci e piu' obiettivi . Dovremmo essere molto piu' fieri del valore immenso del nostro popolo !
@Richard Nobaz si ma il tuo carattere è un tuo tratto personale, non c'entra con la tua etnia o con la tua matrice culturale. Sarebbe come dire che visto che sono una persona puntuale allora sono tedesco.
@Richard Nobaz non ho ben capito la domanda, di solito i meridionali sono considerati più ospitali e non "freddi" come potrebbero invece essere additati i settentrionali. Comunque queste differenze a mio modo di vedere e come anche diceva Dario, sono irrilevanti: ci sono nazioni al cui interno si parlano lingue diverse, si professano religioni diverse, hanno etnie differenti... Il fatto che al sud sono più "caldi" che al nord sono piccolezze, come a dire che una differenza è che in Sicilia si cena alle 21 mentre in Lombardia alle 20...sembra sempre che vogliamo autoconvincerci di una eterogeneità che invece non c'è, quasi avessimo vergogna di essere considerati omogenei.
Concordo pienamente sulla omogeneità degli italiani. Lavoro da anni come guida turistica in Francia ed ho guidato italiani provenienti da ogni parte d'Italia. Ebbene, sì non c'è nessuna differenza tra un torinese e un ragusano. Tutti a lamentarsi del caffè e del cibo appena valicate le Alpi :-D aggiungerei che la mia generazione è forse la più omogenea mai esistita. Esistono semmai differenze culturali ed soprattutto economiche. Quelle sì.
@Richard Nobaz Giusto per curiosità questo passaggio dalla Lega secessionista a nazionalista come lo vedi? In particolare secondo te come mai questo passaggio non ha portato ad una perdita ma addirittura una crescita dei voti al Nord?
@Richard Nobaz Grazie. La mia curiosità è in realtà più generale e si estende a tutta la politica italiana. Mi spiego, a me personalmente sembra così incomprensibile vedere un partito che voleva usare il tricolore per pulirisi... (tempi di Bossi) arrivare a metterlo sulle mascherine. Come ugualmente incomprensibile è vedere gli eredi del partito comunista abbattere i diritti dei lavoratori (Iniziando con la riforma Treu per arrivare all'abolizione dell'Art. 18) e continuare a vedersi di sinistra. Oppure un partito che si definisce liberale (Forza Italia) che non ha fatto una singola liberalizzazione ma solo privatizzazioni (che è una bella differenza). È questa dicotomia quasi una doppia personalità degli elettori di questi partiti che nonostante, a mio avviso, l'evidenza li continuano a votare credendosi secessionisti oppure di sinistra oppure liberali. Capirei se non li votassero piu... Vabbe' mi hai fregato una volta.. Non mi becchi piu...invece noh imperterriti. È una cosa che per me è un vero mistero.
@Richard Nobaz La Lega nacque in Veneto quarantanni fa come "Liga Veneta" , espressione della "Questione Settentrionale" , *Veneta* nello specifico, mai veramente affrontata e tantomeno risolta, ma ancora attualissima e impellente. Da lì in pochi anni i lombardi presero la palla al balzo e scopiazzarono i Veneti fondando quell'infame carrozzone ambulante dei vari Borghezio, Trota, Calderoli, Maroni, mutande verdi, eccetera... Che per 30 anni ha bighellonato, rovinando il paese Bloccando il Nord E ben più grave, sputando sulla giusta causa indipendentista che trae origine dalla questione Settentrionale mai risolta né considerata. La Lega di oggi è una vergogna per questa Repubblica. E il suo leader un verme opportunista senza dignità. Una Sciagura. Per l'Italia intera.
@Richard Nobaz non c'è mai stato un movimento realmente secessionista eccetto per la questione Veneta. Che è l'unica guarda caso, ancora attualissima e caldissima, come dimostra il Referendum schiacciante per l'Autonomia di qualche anno fa promosso esclusivamente in quella Regione , e puntualmente scopiazzato dalle altre del nord dove il secessionismo rappresenta lo zero virgola degli elettori.
Perfettamente d’accordo. Io sono, prima di tutto, italiano… mi commuove l’inno, mi riempie d’orgoglio la bandiera, adoro la lingua del sì, sono assolutamente persuaso che l’italiano, in bocca soprattutto ad un toscano, con i suoi fonemi sia la lingua più bella del mondo. Come diceva Migliorini, studioso della lingua italiana, è l’Italia nazione culturale (forgiata da latinità, cattolicesimo, letteratura e lingua, arti figurative) che poi si è fatta entità geo-politica. Da un italiano della Campania, con tutto l’amore per la mia stupenda Patria. W l’ITALIA❤
Vi prego di consentire a Caracciolo la replica a coloro che rilevano una deriva nostalgica in quella che è l'analisi oggettiva dei vantaggi che una maggiore coesione interna unita ad una "percezione di sé" recherebbero al nostro paese.
@@valentinoinnamorato1287 Certo,ma Caracciolo agli albori della sua impresa editoriale ricevette accuse di tal genere. Sarebbe molto interessante il suo commento,a quasi trent'anni di distanza.Essendo un ex PCI il suo commento risulterebbe ancora più prezioso.
@@INDIGOBLUE555 certo. Credo che la risposta comunque sarebbe stata la stessa. Non sapevo che fosse un ex Pci. Però mi son convinto che i comunisti di estrazione presessantottina avessero un senso della nazione molto maggiore della sinistra attuale che si rifà più che altro al cattolicesimo terzomondista.
@@valentinoinnamorato1287 Ecco perché mi piacerebbe che,una volta per tutte certe categorie (nazione,unità,intenti comuni, ragionevole percezione di sé ed altre) venissero sdoganate e si finisse di definirle come rigurgiti nazionalisti o nostalgia di un autoritarismo in stile ventennio.
@@INDIGOBLUE555 il problema è che non riesci a fare un discorso complessivo senza essere aggredito (in tutti i sensi) dai fanatici indottrinati dalla retorica. Anche Fabbri stesso o Caracciolo quando è ospite della Gruber si muovono con i piedi di piombo rispetto ai video autoprodotti.
al centro del mediterraneo, crocevia di tutte le civiltà degne di questo nome. Come fa a dire che l'italia è etnicamente omogenea? Che poi non è nemmeno un vantaggio. La mescolanza di geni europei e nord africani sono evidenti. Molti italiani sono più scuri di pelle dei maghrebini. C'è molta più omogeneità etnica in uk o germania.
@@aaappp7980 anche gli USA sono omogenei (perché si riconoscono parte di un solo stato) sebbene siano divisi in 50 stati amministrativi e abbiano 300 milioni di abitanti di diverse etnie (asiatici, nordeuropei, irlandesi, tedeschi, italiani, ispanici, africani, cubani.....)
@@aaappp7980 Ancora a confondere l'omogeneità/eterogeneità con la genetica. E a considerare "l'etnia" in senso razziale-biologico; qui si parla di identità e percezione di sé nel presente: io sono toscano, che senso avrebbe per me riconoscermi o identificarmi come Etrusco o Ligure-Apuano (sono versiliese, quindi Toscana del Nord), anche se "geneticamente" lo fossi?? Due civiltà e collettività morte e sepolte che, pur con tutto l'interesse storico-archeologico che meritano, non possono dare contributo alcuno al piano della mia "identità" o della mia autoidentificazione. Restando nel paradosso, avrebbe per me molto più senso dirmi "Romano" (anche se i Romani 'etnici' originariamente dovevano essere poche centinaia), visto che parlo una lingua romanza o tuttalpiù "Lombardo-Longobardo" (anche se i veri Longobardi scesi in Italia erano meno di 300mila) visto che la lingua longobarda ha fortemente influito sulla toponomastica locale su vari toscanismi in campo linguistico. Ma mi rendo conto che siamo fissati con il 'razzismo'.
Condivido pienamente il pensiero lucido, competente e intelligente di Dario Fabbri. L'Italia è un paese omogeneo diviso solo dal provincialismo degli italiani. C'è molta più omogeneità tra un Veneto e un calabrese, siciliano o lucano che tra tra un abitante di Bristol e Cardiff che sono distanti pochissimi chilometri. Superare il fiume Severn tra Inghilterra e Galles e come andare in una diversa nazione con una lingua e cultura diversa. Se riuscissimo a capire che il sud è una risorsa vitale con le sue immense potenzialità, che la Sicilia per la sua posizione strategica può diventare un hub naturale crocevia fondamentale tra est e ovest, forse l'Italia finalmente acqisterebbe quel ruolo centrale e strategico che oggi ancora non ha. Un'Italia divisa dal provincialismo becero degli italiani è solo funzionale a quei paesi centro nord europei che vogliono un'Italia debole, sapendo delle grandi potenzialità inespresse di questa nazione. Pensate cosa significherebbe in termini di PIL nazionale se il sud, ancora debole e fragile, riducesse realmente il gap con il nord, divenendo un motore aggiuntivo di crescita economica nazionale.
Caro amico l'Italia è un paese fondato sulla menzogna della unificazione politica non condivisa da tutti e sopratutto da una parte che ha subito una sorte non voluta né cercata, ma questa unificazione ha concretamente creato da 160 anni una disparità di trattamento. Quindi fino a quando persistera' questa disparità il paese sarà diviso. Poi dovrà essere fatta chiarezza su come si arrivò alla unificazione del paese chi ci guadagnò e chi ne subì le conseguenze, cosa mai definitivamente chiarita. Gli altri stati hanno condiviso la loro unificazione e quindi l'hanno accettata in Italia questo non è mai avvenuto.
Da italiano all'estero per tanti anni, che bello ritrovare sensibilità e impressioni simili a quelle percepite nelle chiacchierate con stranieri, in questi discorsi. Finalmente mi interessa l'analisi delle questione italiane, presentate così sono inserite nel mondo di tutti i Paesi che ci circondano, non presentate come una "bolla" indipendente e slegata da tutto e tutti gli "altri"
Sfugge a gli oratori, che il problema italico non è di per se l'omogenia etnica, ma la percezione del concetto di stato, di res pubblica, di famiglia, di patrimonio pubblico. Vi è una frattura tra le aree della penisola che hanno avuto l'esperienza dei comuni e delle aree che non l'hanno avuta, che sono radicati a un sistema di impianto sociale di tipo post feudale. Poi per quelli che danno dei "fascisti" a chi fa certi discorsi di nazionalismo e di geopolitica in italia, invito a leggere giornali della sinistra francese su problemi di politica estera e socio-economici, ne resterebbero traumatizzati!!! E comunque le comunità rimangono insieme fino a che conviene, e poi saluti e magari si associano in modo diverso, e per questo basta guardare un atlante storico, che non è certo statico.
A sentire il discorso di Fabbri sembra quasi che gli italiani siano i giapponesi di occidente; il problema, come dici giustamente tu, è che agli italiani manca proprio l’idea di stato come casa comune di tutti. Puoi essere omogeneo quanto ti pare ma se ti mancano i valori che costruiscono una sana cittadinanza non serve a nulla. Poi, secondo me, qui si è anche sorvolato molto su secoli di impostazione economico-politica differente nelle varie parti della penisola.
@@GladiaTheDark Non saremo giapponesi, ma non abbiamo i problemi che hanno gli inglesi con la Scozia, gli spagnoli con la Catalonia o i problemi che hanno avuto i francesi con la Corsica. Questi paesi sono nati da monarchie che governavano stati multietnici, non da un Risorgimento culturale come il nostro.
@@gf4913 La Francia non è uno stato multietnico, e la Corsica non è ne più ne meno che il nostro Sud-Tirolo. Ma comunque sono problemi diversi ma per fare uno stato ci vuole il senso di stato e la volontà di avere una comunità comune, Come dice giustamente @Gladia!
@@gf4913 scusa ma di quale risorgimento culturale parli riferendoti all'italia, che allucinazione é?? Nel fare l'italia non c'è stato niente di fraterno, nessun sentire comune, nessun valore condiviso, niente di culturale... Anzi è stata solo una volgare occupazione (che sono riusciti a far passare per liberazione) portata a termine da un commando di razziatori a cui é andata bene... Il problema è semplicemente questo! Se gli usa hanno problemi di tenuta pur essendosi costituiti di comune accordo come fa a reggere l'italia non avendo alcuna base ed essendo stata "unita" a forza? Noi non eravamo multietnici??? Prima che venissero improvvisamente inventati dal nulla gli italiani, cancellando tutte le culture precedenti, si lo eravamo eccome! È stato proprio grazie a tante culture così varie e diverse che la nostra penisola è stata grande ed abbiamo avuto in eredità un patrimonio artistico ed architettonico secondo a nessuno! ..Tristemente poi quest'universo di culture è stato trasformato in un nulla sterilizzato ed omogeneizzato da nord a sud. Guarda che se non lo sai voi italiani di vittorio emanuele avete la stessa valenza storica e culturale e la stessa ragion di esistere dei padani di Umberto bossi!
E cosa sarebbero queste certe debolezze degli italiani che non apprezzano... Io da Sardo non mi considero italiano, essendo sardo non posso essere italiano, anzi sono un anti italiano con certezza, ma non perchè odio gli italiani, anzi, ho tanti amici e anche parenti. Il discorso da parte mia è prettamente politico, storico e culturale. Uno stato che annienta le culture pre esistenti non è uno stato sano, ma culturalmente arretrato e incapace. I sardi lo sanno benissimo ciò che gli italiani non riescono a capire, che l'italia tratta la Sardegna come una colonia. I sardi di oggi non sono quelli di una volta, oggi si è più consapevoli e ci si è stancati di continuare ad essere presi in giro da delinquenti politici che governano lo stato. Prima ci rendiamo indipendenti meglio è per tutti i sardi e anche per gli italiani. Prima che si arrivi allo scontro, sarebbe opportuno che lo stato italiano tolga l'articolo più perverso, insano e umiliante, sia per chi lo applica, ancora peggio per chi subisce un sopruso grande come il 60% delle servitù militari, l'80% delle bombe esplose in terra sarda. Pare agli italiani che questo sia tutto normale, beh certo, se certi personaggi che narrano e i lingua dipendenti raccolgono, dimostrando tutta l'indiferenza possibile, perchè da sinistra a destra, l'articolo dell'unità e dell'indivisibiltà dell'italia, tiene la Sardegna e il suo popolo, prigioniera/i di una arroganza mentale, da parte dello msatato e degli italiani che credono che la Sardegna e il suo popolo appartengano a loro. Fattevi un esame di coscienza e poi schieratevi, da una parte le destre e le sinistre che pretendono e che ritengono giusto che la Sardegna venga usata per scopi militari, sia dall'italia, dalla nato e, da tutti quei paesi che avrebbero di che sperimentare con gli esplosivi e altro. L'italia si fa pagare eh, soldi nche in Sardegna non arrivano. Ma non sono i soldi che io voglio mettere in discussione, quella porcata, si affronterà con calma più avanti. Io voglio mettere in discussione tutta la politica italiana in Sardegna, una vergogna immane. La Sardegna ai Sardi! Independentzia e boh!
@@giannicanuamadore7629 per quanto mi riguarda...... ognuno facesse il suo referendum e scegliesse da che parte stare Ma quelli che poni sono problemi amministrativi ......problemi che si affrontano all'interno di ogni Stato. l'indipendenza non si basa su questi problemi, ma su una questione di identità . Non sono certo che i Sardi siano altro rispetto agli italiani E poi voglio vedere la Sardgna nazione che fine che fa .... in mezzo a Usa, Francia, GB ...e chissà, qualche yuan che viene a bussare alla porta di qualche politico locale, generalmente sempre più corrotti di quelli nazionali
Buona parte del discorso si basa sul concetto di etnia, eppure non ne viene data neanche una definizione. Mi sembra tutto una grande forzatura, estramamente strumentale. Non c'è niente di male nell'essere diversi ed eterogenei, non ci rende più "deboli", anzi!
"E gli altri?? E gli altri??". Ma veramente siamo a questi livelli di retorica? Fabbri parla delle differenze tra scozzesi-celti e inglesi-germanici sottolineando come in Italia questo tipo di distinzioni non esistano. Francamente mi sembra falso. L'Italia è uno dei paesi al mondo con più differenziazione genetica al suo interno, figlia di millenni di migrazioni, invasioni e scambi. Prima dell'unità di Italia l'italiano era solo una lingua letteraria, di scarso uso quotidiano. Le lingue regionali, declassificate a dialetti per mero interesse, differiscono tutt'oggi moltissimo e possono essere distinte in almeno 3-4 macrogruppi. Certamente esisteva già un comune sentimento di appartenenza a un "popolo comune", ma non certo con lo stesso significato che diamo noi oggi al concetto di nazionalità. Se volete dirmi che un popolo unito è più forte internazionalmente etc. etc., siete liberissimi di fare il vostro discorso. Vi chiedo però di non strumentalizzare la storia a vostro piacimento. E ancora, ma davvero siamo ancora qui a fare chiacchiere sugli stati-nazione? Pensavo che l'800 fosse finito da un po'.
@@nickzinga Quando leggo certi commenti mi sale la pressione. Ancora il cavallo di battaglia della forte diversità genetica in Italia? Ma perché nel 2021 si vuole rimanere ignoranti ? Le raccomando di leggere qualcosa di un padre fondatore della genetica delle popolazioni, Luigi Luca Cavalli-Sforza. Sarà certamente d’aiuto a capire perché si sbaglia.
@@vitotigani Purtroppo (o per fortuna) il dono dell'onniscienza non l'ho ancora ricevuto. Non sono un genetista né particolarmente dotto in materia, eppure ho sempre e solo letto contenuti che confermassero la variegata ricchezza genetica degli italiani, e non mi sembra che cavalli-sforza dica il contrario. Poi sono comunque pronto ad ascoltarla o a leggere quello che mi proporrà per farmi uscire dal mio stato d'ignoranza. Ci tengo a precisare che il fatto che gli italiani non siano geneticamente omogenei in realtà mi interessa poco. Si tratta di una cosa che ho nominato per rispondere direttamente agli esempi di Fabbri. Trovo molto più importanti gli aspetti linguistici e culturali e, da quel punto di vista, non possiamo negare che "l'italiano" in quanto cittadino sia di fatto il "prodotto" di 150 anni di unificazione. È normale che il paese sia più eterogeneo di realtà come Francia, Portogallo o Spagna uniti da centinaia di anni. Non ci trovo niente di male nel riconoscerlo e anzi valorizzarlo. La diversità è una forza, non una debolezza.
@@nickzinga allora leggi qualcosa sulla genetica delle popolazioni e capirai che affidarsi alla genetica per convalidare presunte omogeneità o disomogeneità culturali o etniche non ha molto senso perché si parla di tempi molto lunghi (millenni).
@@vitotigani attenzione, legga il mio ultimo commento. Ho scritto esattamente quello, ovvero che non intendo usare il discorso dell'eterogeneità genetica per avallare un discorso sulle differenze culturali. Non lo farei mai.
È un elemento interessante, ridimensiona il valore dell' omogeneità culturale nel influenzare il perseguimento di una strategia. Forse è anche importante che tipo di cultura è quella in comune.
Gli svizzeri sono molto meno eterogenei di quanto pensi. La stragrande maggioranza parla svizzero tedesco e le minoranze di altre lingue imparano il tedesco come seconda lingua.
E infatti l'ideale nazista tenne insieme la Germania, e quello comunista l'Unione Sovietica, due esempi di eterogeneità, per qualche tempo, finché queste due entità non cessarono di esistere, a causa di "pressioni" esterne. Similmente, la Svizzera è eterogenea, ma la sua società è mantenuta sofisticatamente ed efficacemente unita. Però, in un'ottica geopolitica, il suo peso strategico, con tutto il rispetto, è nettamente inferiore alla maggioranza dei paesi tra cui anche l'Italia. Bisognerebbe vedere come reagirebbe la Confederazione a pulsioni e shock indotti dall'esterno, per verificare come si comporterebbero i suoi diversi elementi. Non ne abbiamo molte testimonianze storiche proprio per il punto di cui sopra, ovvero che sulla scena internazionale da un punto di vista strategico è irrilevante.
Nel termine "anglosassone", anche "anglo" si riferisce a una componente germanica: gli Angli, i Sassoni e gli Juti sono le tre popolazioni germaniche che tra il quinto e il sesto secolo si stanziarono in Britannia.
Gli italiani in genere non sanno niente ma per vedere chi sarebbero gli inglesi senza la superfetazione franconormanna e il substrato celta e romano basta andare esattamente di fronte alle coste inglesi in Frisia ecco lì ci sono i loro antichi fratelli continentali
Sbagliato parlare di fascismo, ma giustissimo sottolineare come qua si faccia un discorso veteto-nazionalista che, alla lunga, risulta problematico anche lui a suo modo
@@lucacaproni8116 problematico perché quel tipo di nazionalismo alla "io ce l'ho più duro di te" ha portato ad un periodo di tensioni durato 70 anni e che è sfociato nella prima guerra mondiale e, sulle sue ceneri, è stato l'humus culturale sul quale hanno attecchito i totalitarismi di metà novecento
@@AnCaliban D’accordo. Ma parlare di strategia, tattica, interessi, concorrenti eccetera è inevitabile. Accettare l’idea che ogni Stato persegua i suoi obiettivi (e che abbia il diritto di farlo) è la base dei rapporti internazionali
A mio avviso, al di là della veridicità e dell'accuratezza storica di quanto afferma Fabbri sull'omogeneità culturale degli Italiani (su cui di base concordo), ciò che dice corrisponde ed è funzionale agli obbiettivi/necessità strategiche dell'Italia. Questo lo induce ad assolutizzare i concetti e sostanzialmente a ignorare gli inevitabili punti di frizione della sua tesi (che è naturale esistano). Ciò che conta insomma è il messaggio che si vuole trasmettere: l'omogeneità è un valore/vantaggio da sfruttare e di cui essere consapevoli. Mi aggiungo al coro di coloro che chiedono di poter aprire un canale, magari su Spotify o altre piattaforme, in cui inserire questi video in forma di podcast. Anche se si perderebbe il fondamentale contributo delle cartine, aumenterebbe la fruibilità di questi contributi.
Oddio, vorrei evitare che a suon di far vedere video sulla "grandeur" italiana, tra 20 anni non avessimo una generazione di giovani Ungaretti pronti a morire per la patria
@@alessandropaladino6283 guarda già che prendi Murgia e Saviano come esempio negativo fa capire da che parte stai e che un discorso obiettivo sarebbe inutile
@@emanuelechelini5163 essere consapevoli crea cittadini migliori , ed avere a cuore la nazione e’ una buona cosa , la tua frase e’ completamente fuori contesto
@@alexsalinardi8764 la nazione puoi averla a cuore in mille modi, in primis offrendo il tuo tempo al volontariato e comportandosi da cittadini onesti, non crogiolandosi di essere migliori o superiori agli altri... quello si chiama "nazionalismo" e, l'ho detto e lo ripeto, alla lunga diviene una cosa tossica
@Richard Nobaz e dove? trovami una regione nel nord senza una forte immigrazione meridionale. Milano e Torino sono più meridionali di molti centri del sud 😂 Io vivo in Friuli e posso assicurarti che a Udine nessuno parla friulano ma solo italiano, a Monfalcone il prima dialetto ormai è il campano
L'omogeneità etnica corre il rischio di riguardare il concetto di "razza" ed io non credo che si possa parlare di "razza italiana". Saremo stati resi più omogenei dalla religione cattolica, dalla lingua, dalla cultura ma costruire la convinzione di una presunta omogenità etnica per aumentare il nostro peso come potenza mondiale è una operazione molto difficile. Mi pare che stiamo confondendo immagine e sostanza. Se arriviamo alla ciccia come potremmo rendere compatibile l'omogeneità con quel sentimento mai spento nel meridione che l'Unità d'Italia sia stata imposta, forse a tutto vantaggio del triangolo industriale? Sulla Lega sono solo parzialmente d'accordo: più che di omogeneità il fatto che molti italiani si innamorino molto facilmente dei nuovi capi (non leader) riguarda più che altro il rapporto che gli italiani hanno col potere, riguarda il fatto che molti italiani scaricano le proprie responsabilità puntando tutto sul nuovo presunto leader che vince perché visto come un decisionista ma che finita la sua parabola sarà sostituito da un altro capo senza molti cambiamenti nel paese reale: forse in questo siamo omogenei, siamo abituati a salire sul carro del vincitore, a delegare, per poi scendere da quel carro. Chiudo dicendo che l'omogeneità è anche frutto dei modelli culturali che influenzano il nostro modo di essere e di comportarci. Si sa che una potenza che domina una colonia lo fa militarmente ma anche attraverso la profusione dei suoi modelli culturali, cioè la diffusione presso le masse di una certa immagine dell'essere umano. Il potere degli Stati Uniti su di una colonia non si sostanzia solo attraverso la presenza delle proprie basi militari ma diventa capillare anche attraverso il soft-power: la soap-opera Beautiful (vi sembrerà banale) ne è un formidabile esempio. E poi facciamo finta di non sapere da dove arriva tutto questo darwinismo sociale che tra l'altro ha omogeneizzato 3/4 di pianeta o forse più.
@@nicodelfine5194 No, non siamo d'accordo proprio su nulla (sull'Italia), a meno che non si sia spiegato male o abbia capito male io. Sono d'accordo invece sul grado e i modi con cui l'influenza USA pervade buona parte del mondo. In ordine: "L'omogeneità etnica corre il rischio di riguardare il concetto di "razza" ed io non credo che si possa parlare di "razza italiana"." Nessuno ha parlato di razze nel video. Si può commettere l'errore di cui parla solo se di crede nel razzismo scientifico ottocentesco e non credo che Limes sposi quella teoria da quattro soldi. Quindi non c'è nessun rischio. "Se arriviamo alla ciccia come potremmo rendere compatibile l'omogeneità con quel sentimento mai spento nel meridione che l'Unità d'Italia sia stata imposta, forse a tutto vantaggio del triangolo industriale?" Il sentimento di cui parla non appartiene alla maggioranza dei meridionali ma solo ad una piccola minoranza che fa capo al movimento neoborbonico che ha sua volta basa le sue istanze su bufale antistoriche. I meridionali sono ben contenti di essere Italiani, lo dimostra il fatto che non esiste nessun partito del Sud e nessuna velleità indipendentista. Quindi non si tratta più di "fare gli italiani" come diceva Cavour, ma semplicemente riconoscere un dato di fatto, ovvero che gli italiani esistono e che l'Italia non è solo un'espressione geografica, cosa che, peraltro, non è mai stata. La suddivisione della penisola è stata favorita dalle potenze vicine che hanno dominato sugli italiani per secoli, quando queste potenze hanno avuto un momento di distrazione, puf, è nata l'Italia. Però, gli italiani, come popolo, sono sempre stati lì, divisi fra Spagna, Francia e Austria. "[...]molti italiani si innamorino molto facilmente dei nuovi capi (non leader) riguarda più che altro il rapporto che gli italiani hanno col potere, riguarda il fatto che molti italiani scaricano le proprie responsabilità puntando tutto sul nuovo presunto leader che vince perché visto come un decisionista ma che finita la sua parabola sarà sostituito da un altro capo senza molti cambiamenti nel paese reale: forse in questo siamo omogenei, siamo abituati a salire sul carro del vincitore, a delegare, per poi scendere da quel carro." Io credo invece il contrario. Gli italiani odiano i leader, hanno uno spirito libertario e anarchico. Forse all'inizio, come ha detto, c'é un momento di infatuazione, ma è solo momentaneo. I leader più amati e duraturi sono quelli che hanno saputo avere più tatto e la mano leggera. Nella politica italiana vince il meno fai più duri. Quindi "non mi sento italiano" non è altro che un modo per delegittimare l'autorità statale. Se l'Italia fosse una federazione con forti poteri dati alle regioni, ci sentiremo improvvisamente tutti italiani, perché la sede del potere non sarebbe più a Roma, ma dietro casa e il giochino non funzionerebbe più. Siamo tutti spagnoli quando bisogna pagare le tasse. Siamo tutti tedeschi quando i servizi pubblici non funzionano. Siamo tutti francesi quando bisogna riscuotere il sussidio di disoccupazione. Vorremmo essere americani quando entra un ladro in casa e così via. Insomma gli italiani negano la propria esistenza perché vorrebbero avere ciò che non hanno in patria. E' una conseguenza dell'esterofilia tipica del nostro popolo e al contempo dell'ignoranza che nutriamo verso le realtà che ci circondano. Non è un caso che la trasformazione della Lega sia avvenuta quando l'Italia, dopo essere stata per secoli un paese di emigrazione, ha cominciato a ricevere importanti flussi migratori. Le varie differenze regionali si sono rivelati per quello che sono realmente, semplice folklore locale e campanilismo. Come giustamente dice Fabbri, se noi non fossimo un popolo coeso, allora gli altri che dovrebbero dire?
@@gf4913 Condivido diversi punti della fotografia che lei ha fatto degli italiani, facciamo però qualche passo indietro. Nel mio commento iniziale non ho affermato che in questa puntata di Limes ci sia l'uso di un tono "razziale", volevo semplicemente dire che l'utilizzo del concetto di omogeneità etnica può prestarsi a fraintedimenti. Rispetto al meridionalismo in realtà ci sono molte formazioni e gruppi, anche costituiti in veri e propri partiti, che da molti anni rivendicano un cambio di passo per il Sud se non addirittura l'indipendenza, seppure io creda che questo fenomeno sia stato, negli ultimi decenni, una reazione al (ex) nordismo della Lega. Tutto esatto quello che lei dice sui "vizi" degli italiani ma Fabbri, mi corregga se sbaglio, vuole sottolineare come la mancanza di consapevolezza degli italiani, rispetto alla omogeneità etnica italiana, diventi uno svantaggio competitivo del nostro paese nel quadro internazionale, costituisca praticamente un ostacolo alla costruzione dell'Italia come potenza, lì dove questa mancata consapevolezza diventa un punto debole del quale gli altri approfittano. Giusto? Bene, e se al concetto di "omogeneità etnica" sostituissimo quello di "comunità"? In questo caso chiediamoci se siamo davvero una comunità e come si costruisce nel tempo una comunità, un senso profondo di collettività. L'altro giorno un quotidiano nazionale del mainstream ha fatto giustamente notare come la questione del covid e delle vaccinazioni stia facendo riemergere l'immagine di un paese diviso in corporazioni, categorie che pensano al loro interesse di bottega nonostante ci troviamo in una situazione di crisi sanitaria ed economica generalizzata. Mettiamo pure il caso che siamo etnicamente omogenei, che siamo tutti cattolici, che ammiriamo tutti l'arte sacra, questo dovrebbe aiutarci a diventare una potenza? Lo stesso Fabbri afferma che la Sicilia non è Italia, vista la massiccia presenza militare americana, senza poi contare tutte le altre basi USA e NATO sul nostro territorio. La consapevolezza della omogeneità etnica di certo non può colmare la perdita di fatto delle sovranità (politica, monetaria, militare). Sui leader cosa vuole che le dica: sullo spirito essenzialmente anarchico dell'italiano medio non ci sono dubbi, ma l'infatuazione "temporanea" di cui lei parla è vera nella misura in cui trituriamo continuamente segretari e capi di partito, ma come la mettiamo con D'Alema e Berlusconi che hanno riscaldato gli animi per oltre 20 anni? E che dire di Romano Prodi, riesumato oggi da Enrico Letta? Per non parlare di un Salvini di lotta e di governo. Tutte infatuazioni di corto respiro? Non direi...
27:09 non ho ben capito se era ironia sul fatto che appena si parla di interesse nazionale c'è qualche minus habens che grida al "ventennio" (salvo poi tessere le lodi di USA, UK, Francia, ecc.)...o se invece era un commento serio. Nel primo caso rido di gusto, nel secondo...pure.
Dario é condannato ad avere la capacità di vedere il popolo che siamo, e a non essere creduto. Non oso immaginare lo sforzo che debba fare per trattenere l'amarezza di fronte all'incredulitá di chi preferisce sputarsi in faccio piuttosto che accettare il proprio destino. Quello che poso dirti, caro Dario, é che il momento della consapevolezza ritornerà. Siamo omogenei, nostro malgrado, siamo una collettività capace di grandi cose, nostro malgrado, siamo un popolo, nostro malgrado. Ce ne ricorderemo, prima o poi.
Più che ricordarvene, sembra che ve lo auto-imponete cercando di rassicurarvi, malcelando le incontrovertibili differenze che ci contraddistinguono. E in questa visione forzata e stridente con la realtà, avete l'effetto di esacerbare ancora di più questo contrasto dialettico In cui c'è chi si racconta, sognando, di essere "Omogeneo" E chi, più terra terra, percepisce le potenti differenze che ci contraddistinguono.
@@HeliumXx Peccato che tu non abbia ascoltato con attenzione l'analisi di Dario. Noi italiani siamo pieni di differenze, eppure, solo quando viaggi abbastanza per il mondo, o vivi all'estero come ho fatto io, ti rendi conto che sono solo sfumature. L'assenza nel nostro paese di etnie alternative a quella italiana é un dato di fatto incontrovertibile, così come lo é l'assenza di confessioni religiose alternative a quella cattolica. Se poi quando ti incazzi bestemmi in veneto e io in romanesco, be' questo non ci rende meno figli dello stesso popolo, meno italiani.
@@ManfrediMori Dalla Capitale dove c'è il fulcro politico, amministrativo, civile e culturale della nazione è facile sentirsi italiani, Più difficile dalle aree produttive lontane dai centri di potere, e statalismo , che fanno funzionare e tengono in piedi tutta la baracca, senza in compenso nessun riconoscimento né attenzione alcuna. Se non quando è ora di venire spremuti da una tassazione pressante per mantenere un sistema inefficiente e corrotto. Ed è allora che i soldati morti sotto il tricolore , e l'unità della patria, vengono in secondo piano. Uno Stato percepito da decenni come oppressivo perchè rivelatosi così, non può fare sussistere sentimenti di nazionalismo e patriottismo nella popolazione.
@@e.s.domino È il tono sentimentalista del patriottismo che ci sta anche.. Ma è la voce di un singolo. Che viene assordata dalle grida di esasperazione e insofferenza del resto della *collettività* che oppressa dalla stessa patria, si trova a soffrire per essa. E a contestarne di conseguenza l'integrità e l'autorità.
Concordo in pieno sulla omogeneità di fondo della nostra nazione e, soprattutto, sull'importanza di tal concetto e della consapevolezza di sé per la grandezza di un Popolo. Devo dissentire sulla effettiva omogeneità"etnica". La odierna regionalità italiana rispecchia invero la suddivisione augistea dell'Italia che tuttavia rispecchiava a sua volta l'originaria localizzazione delle popolazioni pre romane. Tutt'ora i dialetti ne ridosegnano la mappa. La nostra omogeneità nasce da Roma. L'origine è politica, geografica e poi linguistica, culturale e religiosa. Si, siamo un popolo, variegato ma siamo popolo. E ci ha fatto ancor più popolo l'attenzione che nei secoli hanno dedicato a noi i nostri invasori
I popoli italici pre romani parlavano già lingue gemelle ed erano imparentati tra di loro ad eccezione dei celti del nord Italia, erano di etnia italica, che oggi si traduce in italiana
Bellissima puntata (peccato solo per i problemi di connessione). Purtroppo non ho visto la diretta perché ero al lavoro, altrimenti avrei chiesto a Dario quale influenza sull'omogeneità degli italiani può avere il fenomeno migratorio da altri Paesi....in una prospettiva di lungo periodo ovviamente.
Questi sono i video/ argomenti che dovrebbero essere portati e fatti studiare a scuola. Nazionalismo a parte, che si rischia di cadere in luoghi comuni piuttosto tristi, una lezione del genere ispirerebbe e farebbe trovare quasi a chiunque il valore di essere italiani. Il confronto con la Germania, per rafforzare il tema dell'omogeneità, calza a pennello. Non serve essere un esperto in materia ma basta avere un minimo di sensibilità. Vivo da due anni a Berlino e quando mio padre, dall'Italia, mi chiedeva informazioni riguardo alle misure contro il Covid la mia risposta era sempre la seguente: A Berlino è una cosa, in Baviera è un'altra e il resto della Germania è tutta un'altra storia. Il tutto ha radici ben più profonde rispetto al metodo italiano di colorare le regione.
Perché molto più intelligentemente di noi si sono costituiti come uno Stato Federale. E infatti ogni parte funziona. Qui abbiamo uno stato centrale inefficiente, fulcro di un sistema politico organizzativo scadente che si riflette poi negli enti locali. Ed ecco servita la vostra l'Italietta Omogenea.
Molto interessante. Condivido il fatto che in relazione a molti vicini europei siamo più omogenei di quello che crediamo. Allo stesso tempo, se risaliamo anche solo di 2 o 3 generazioni, tanti italici non sapevano parlare italiano. Parlavano genovese, napoletano, siciliano, eccetera, e si capivano tra di loro tanto quanto si capiscano un francese e un portoghese. Insomma forse oggi siamo più omogenei di quanto crediamo, ma fino a poco tempo fa lo eravamo molto meno !
Certamente. La stessa cosa che osservo nel mio commento in Italia, si applica in effetti anche in quasi tutta Europa, ed é vero, la si può pure generalizzare al mondo intero. I Tempi però non sono sempre gli stessi: in Francia l'unificazione linguistica e culturale (spesso forzata come dici tu) é iniziata molto prima rispetto a noi. Direi ai tempi napoleonici, quindi diverse generazioni prima di noi.
Ottima puntata, veramente interessante! Grazie per condividere questo formato di alto livello; queste parole dovrebbero ascoltarle molti più italiani, e comprenderle. Invece ci tiriamo la zappa sui piedi da soli, con questo istinto di inferiorità e di lamentela "facile" che io onestamente non sopporto più di questo Paese.
Da sardo ho avvertito un profondo senso di disgusto quando hai relegato la nostra millenaria cultura a semplice folklorismo. Siamo diversi dagli italiani dal punto di vista culturale, linguistico ed etnico. Una differenza che è sempre esistita dal punto di vista storico, come anche ammesso da Limes nella carta dell'Italia Augustea: mentre l'Italia (quindi i popoli italici, dotati di cittadinanza romana) era divisa in regioni, la Sardegna era una Provincia Imperiale (non senatoria!) a causa delle costanti ribellioni. Le differenze si sono appiattite solo con la colonizzazione linguistica italiana perpetrata con mezzi quali la scuola e la televisione, ma la nostra identità (seppur indebolita da decenni di governo coloniale) resiste. Per quanto riguarda il discorso del COVID, esattamente come in Germania anche qui si è detto che il contagio è stato portato dai Continentali. Interessante vedere poi come Fabbri considera la Corsica una colonia francese, insomma, due pesi e due misure.
@Riccardo Pibiri Veramente mi risulta che anche la Sardegna sia una regione a statuto speciale. E la politica di uniformità linguistica operata dalla Francia è unanimamente considerata come una delle peggiori nei riguardi delle minoranze linguistiche, tanto che dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi l'occitano e l'arpitano sono quasi completamente spariti (per lo meno tra i giovani) e il bretone è su quella strada. Fuori della linguistica ti ricordo anche che dopo il ritiro dall'Algeria, migliaia di francesi sono stati rimpatriati e mandati in Corsica a colonizzare l'isola, facendo in modo che oggi i corsi non sono più una maggioranza compatta nella loro stessa isola (e infatti le istanze separatiste dopo gli anni '70 si sono di molto affievolite).
@@malarobo Certo, abbiamo un'autonomia "nata cornuta come un cervo maschio" (Lilliu) che ci da, di fatto, pochissimi poteri. Da Wikipedia: "Lo Statuto speciale della Sardegna è la carta fondamentale della Regione autonoma della Sardegna. Essa ha il potere di dettare legge su materie riguardanti ordinamento degli enti locali, agricoltura, foreste, edilizia urbanistica." it.wikipedia.org/wiki/Statuto_autonomo_della_Sardegna#:~:text=Lo%20Statuto%20speciale%20della%20Sardegna,agricoltura%2C%20foreste%2C%20edilizia%20urbanistica. Dunque nessuna possibilità di chiudere le basi militari e di decidere in materia di pressione fiscale e scuola, il che è il motivo principale per il quale il sardo (insieme al corso, occitano e bretone) sta sparendo
Statuto speciale, tutela linguistica, residuo fiscale negativo...ma l'importante è frignare contro i continentali. Fate così: chiudete le frontiere al resto del mondo, così non vi beccherete né il Covid né quei fastidiosi turisti che permettono a molti di voi di guadagnarsi la pagnotta. Magari cacciate via anche le poche grandi aziende presenti sull'isola, quasi tutte fondate da continentali o stranieri.
Sull'omogeneità degli italiani è legittimo dissentire, siccome la latinizzazione del Sud Italia ha avuto avvio in un preciso momento storico: Concordato di Melfi del 1050 d.C.. con l'aiuto armato degli Altavilla. In Italia del Sud, quindi, la religione più diffusa era il cristianesimo ortodosso e la lingua di identificazione culturale era il greco medievale, quindi non comprendo come ci possa essere omogeneità in tutta la penisola. Una Nazione non può identificarsi su questioni meramente formali come la tradizione letteraria o religiosa, comunque. Infatti, i greci sono greci non perché ci sono stati Aristotele, Platone, Pericle, etc., perché questi erano già greci.
Fabbri quando parla di omogeneità degli italiani allude a cultura e mentalità, non certo a genetica. Persino nella sola Sicilia c'è un enorme diversità genetica.
L'Italia è UNA ed INDIVISIBILE ! Dalle Alpi a Sicilia ovunque è Legnano! Che sia di italica forza la dinastia di Roma! Augusto - 2 mila anni fa Padre della Patria!
Grazie per portare all'attenzione pubblica il fatto che l'Italia è una nazione estremamente omogenea e che questo può essere un potente strumento per migliorare le nostre condizioni e il nostro peso nel mondo. Ottima notizia che seguiranno altre puntate sull'Italia: sono le più interessanti, per me.
Il fatto che in Italia sia stato possibile che un partito come la Lega da secessionista sia passato ad essere un partito nazionale è una svolta solo apparente. E' necessario tener presente la sua idea di fondo, ora chiamata "sovranismo", che altro non è che la versione aggiornata del principio di sussidiarietà verticale. Così è la convinzione che in ogni contesto risulta migliore il poteree la gestione politica da parte dell'entità più vicina al suddetto contesto rispetto ad ogni gestione generale, di cui lo statalismo ne è l'espressione più classica. Quindi nessuna contraddizione quando si è deciso di estendere questo principio a tutto il territorio italiano e non limitarlo al territorio del Nord d'Italia, dove la Lega è nata e si è inizialmente sviluppata. Questo è stato possibile proprio grazie al fatto che "sovranismo" non solo non corrisponde al "suprematismo", dove una cultura o un'etnia si ritiene superiore alle altre, ma ne è la negazione. Ancor più chiaro appare questo assunto nella dicotomìa tra "nazionalismo" ed "imperialismo", dove l'amore di patria corrisponde al rispetto per i propri e gli altrui confini. Rispetto che è negato dall'impeto imperialista che resta la causa prima di tante guerre, compresa l'ultima guerra mondiale; durante la quale abbiamo potuto notare come l'amor di patria di un popolo come quello britannico abbia reso possibile la fondamentale resistenza sotto gli attacchi delle V1 e V2 dell'imperialismo nazi-fascista tedesco e la successiva riscossa.
In realtà gli scozzesi sono solo in parte celtici, sono composti da diverse etnie essi stessi al loro interno, molti, specialmente nelle lowlands sono germanici, direi senza dubbio per la maggior parte, c'è anche una componente celtica, nelle Ebridi e nelle Highlands, non so quale la percentuale, ma certo in molti sono germanici. Questo ovviamente non li rende assimilabili agli inglesi, manco per niente
@@youtubeyoutube936 si, sono germanici; certo. Ma anche Svedesi, Norvegesi, Danesi, ecc, che sono molto più simili ,per certi versi, agli inglesi, di quanto non lo siano gli scozzesi proprio per la componente celtica e per la religione episcopaliana
Sono d’accordo con il componente celtico. Una grande parte della Scozia occidentale ha ritenuto il cattolicesimo. Direi che gl’Inglesi conosco le sue origini in una maniera lèggerà perché hanno 1000 anni di storia di essere Inglesi. Ma certo che le 4 nazioni si sentano diversi. Io sento gl’Inglesi meno nazionalisti che le altre 3 nazioni. Saluti.
Sfugge il concetto di geopolitica. Prima di ascoltare Fabbri e capire effettivamente cosa dice bisognerebbe capire in cosa consiste la disciplina di cui si occupa. Se uno confonde Fabbri con un neofascista, è evidente che non capisce il punto di vista della geopolitica...
L'Italia é nata a Reggio, attuale Calabria meridionale, 3500 anni fa; l'area gallo-italica (zona padana/alpina/triveneta) é stata definita 'Italia' soltanto 1500 anni dopo. Il Settentrione ancora oggi si appropria dell'identitá italica (che non gli appartiene né linguisticamente né culinariamente né architettonicamente né socialmente) sfruttando il Mezzogiorno ed inondandolo di prodotti del Nord.
@@HumanisticValley Negli ultimi tempi si concentra maggiormente sul "che fare" .... anche perché,dopo numerose conferenze illuminanti su quello che è lo scenario "reale" nel quale inconsapevolmente ci troviamo, diverse voci hanno chiesto risposte alla critica che Limes ha spesso rivolto ad una Italia di scarsa caratura geopolitica. Fabbri e Caracciolo hanno quindi assunto un piglio più assertivo e schietto.
@@INDIGOBLUE555 sai cosa però. A me piace sentire Fabbri, però ho l’impressione che tutte queste iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana vengano fatte con il braccino corto. Mi spiego: giornata sull’Italia nel Mediterraneo organizzata dalla marina militare: ottima occasione per fissare certi punti, inviti tutti gli analisti di limes, inviti Barbero e va bene... e mi fai aprire la conferenza dal monsignor Paglia... con tutto il rispetto, un rappresentante della chiesa cattolica che è quanto di anti-geopolitico che di più non si può. Oppure mi metti un video che parla di estremo oriente con “un amico di Limes”, Enrico Letta che poi diventa segretario del PD, il partito che non farebbe una virgola senza l’approvazione della commissione europea. Non è che Meloni e Salvini sarebbero tanto meglio, perché l’indole del popolo italiano è questa, ma chiesa, Pd e m5s, anche ideologicamente, credono di vivere in un mondo poststorico dove la geopolitica non ha più alcun senso.
Siamo un popolo ed è positivo, grazie Dario per avercelo evidenziato con i suoi vantaggi geopolitici. Le peculiarità territoriali sono il ns valore aggiunto.
Anche volendo supporre una forte identità etnica italiana (sulla quale ho i miei dubbi), resta una domanda: che farsene? Le nazioni che dominano il mondo sono spesso etnicamente disomogenee e basano la loro fortuna su 1)senso civico 2)spirito di iniziativa 3)un sano opportunismo nei confronti dell'estero. Noi italiani, anche se riuscissimo a riconoscerci maggiormente come popolo, dovremmo riscoprire tutte le 3 cose di cui sopra. Ma sono virtù che non si sviluppano riconoscendosi come etnia omogenea: non c'è correlazione. Il tentativo di Limes è commovente: in mancanza di tutto, aggrappiamoci all'omogeneità etnica per risollevare il paese. Non servirà.
Hai i tuoi seri dubbi sull'omogeneita del popolo italiano? Ovvio perché non hai studiato e non sai cosa vuol dire popolo italico, cultura latino italica e via discorrendo, se a Milano dicono figa e a Palermo dicono minchia, sono due parole diverse ma dello stesso ceppo culturale, purtroppo se non si studia ste cose non si sanno, per il resto hai solo detto fesserie. L'America è omogenea e domina il mondo intero, la francia con le sue varianti è omogenea e domina l'Europa, devo continuare?
Capisco e condivido la definizione di omogeneitá in relazione agli altri stati ma non colgo gli elementi in comune oltre la lingua e la religione. Non sono elementi da poco, lo so bene, ma ci sono altri elementi secondo voi?
Vero quanto si dice sulla nazione italiana. Tuttavia sicuro che non sia più importante essere uno stato antico piuttosto che una nazione antica ? Vero che gli italiani possono essere considerati nazione ancor prima che esistesse uno stato, ma di maggior successo dal punto di vista politico sono stati quei regni dinastici medievali e poi monarchie assolute nell'età moderna che le nazioni le hanno create.
Credo che sia stato uno dei migliori streaming per contenuti di Limes( eccetto la caduta della linea internet di Caracciolo). Fabbri ammette che le divisioni interne di uno stato, la diversità interna è uno strumento per il dividi et impera degli stati esteri. Fabbri poi ammette qualcosa che a livello politico e geopolitico è un tabù ossia che i germanofoni a nord di Salorno sono etnicamente tedeschi e non italiani. Afferma che i movimenti antiunitari e indipendentisti sono folcloristici , io oserei dire che i loro membri sono pappagalli di ignoranza dovuta anche dal fatto che il nostro sistema scolastico è decadente. Unica critica, il considerare acriticamente nazioni senza stato alcune regioni di Spagna, Francia ed UK.
i sudtirolesi sarebbero austriaci, non tedeschi. E pure lì i tirolesi sono prima di tutto tirolesi, poi, forse , anche austriaci. L'identità regionale è immensamente più forte di quella nazionale, per loro.
Gli indipendentisti sono semplicemente persone nauseate da quanto male è governato il paese, e guardano ai fasti passati preunitari come esempi di virtù. Almeno questo vale x i veneti.
Dario Fabbri immenso come sempre. Comunque assurdo che ci siano tanti commenti strampalati di legajoli e neo-babbioni. Limes ha tradizionalmente avuto un pubblico colto, nonostante faccia parte del gruppo GEDI.
A sentire il discorso di Fabbri sembra quasi che gli italiani siano i giapponesi di occidente; il problema è che agli italiani manca proprio l’idea di stato come casa comune di tutti. Puoi essere omogeneo quanto ti pare ma se ti mancano i valori che costruiscono una sana cittadinanza non serve a nulla. Poi, secondo me, qui si è anche sorvolato molto su secoli di impostazione economico-politica differente nelle varie parti della penisola.
Mi pare che tu non dica nulla di troppo diverso da Fabbri. Lui parla di omogeneità etnica e di percezione di noi stessi come entità omogenea. Qui leggo commenti che chiamano in causa ridicole distinzioni genetiche presenti già in epoca pre romana e parlano di profonde differenze etiche e razziali, quando in realtà si tratta di localismo e disparità territoriali che hanno ragioni storiche e politiche.
@@antoniopallotta4295 mamma mia, è da anni che lotto con quelle persone lascia stare, per loro se a Milano dicono figa e a Palermo dicono minchia è eterogeneità e non si soffermano sul fatto che entrambe le parole sono della stessa stirpe etnoculturale linguistica
Preliminarmente bisognerebbe chiarire cosa si intende per "omogeneità" e di che tipo essa sia. Nel dibattito si parla di omogeneità etnica, religiosa . La disomogeneità storica ( Augusto, che c'entra?) e politica e socio-culturale non viene affrontata. L'abisso tra classi dominanti e sudditi ,su cui è nata ,si è sviluppata e radicata ? La gestione del Covid in Lombardia e nel resto del Pese è lì da vedere tutta.Omogenea anche questa?
ma che deliri sono? Quale gestione del covid in lombarida? Quella del finto covid hospital alla fiera del cazzaro di fontana? Ma veramente veramente? Magari riascolta daccapo e prendi appunti...
Fabbri utilizza due pesi e due misure nell' esposizione dei propri esempi. Sminuisce e relega a semplice folclore le differenze presenti nella penisola, mentre ingigantisce le diversità relative ad altri stati. Per esempio affermare che gli scozzesi sono celtici è un' inesattezza (meno dell'1% degli scozzesi parla il gaelico scozzese). Gli altri parlano inglese o scots, ma anche quest'ultima è una lingua germanica, tra l'altro affine all'inglese, per cui il discorso non regge.
ehm, è storia. Ehm, la Scozia è una nazione differente, e riconosciuta tale anche dagli Inglesi. Ehm, la differenza tra Scozzesi, Inglesi e Irlandesi sono loro stessi a riconoscerla per primi...
@@rassenlof Non sto affermando che non ci siano differenze fra Scozia e Inghilterra. Sto semplicemente sottolineando il fatto che esse non siano poi così marcate come invece viene detto nel video. Lo stesso discorso in ogni caso potrebbe essere fatto anche per gli altri paesi europei che sono stati menzionati, in cui più che dati e fatti sono elencati una serie di stereotipi e forzature storiche volte ad evidenziare ipotetiche disomogeneità che nella realtà dei fatti non sono così nette ed evidenti.
Ci sei mai stato? hanno i cartelli in doppia lingua Gaelico e Inglese, hanno un parlamento loro, possono votare per staccarsi e si auto amministrano, hanno una storia millenaria di indipendenza e linee dinastiche, una cultura loro ben definita, non esiste un corrispettivo in italia....
@@ParabellumStoria ripeto: non nego ci siano differenze, sto dicendo che non sono così marcate. Il fatto che abbiano un parlamento separato non significa che siano culturalmente così dissimili dagli inglesi. Per esempio Austriaci e bavaresi sono culturalmente molto simili pur occupando un territorio diviso in due stati sovrani diversi. Per quanto riguarda la segnaletica bilingue (tra l'altro limitata ad alcune zone) potrei portarti come controesempio l'alto Adige in cui tutto il territorio è coperto da indicazioni in tedesco ed italiano, talvolta ad esempio nelle vallate retoromanze anche in ladino.
@@alessiosarcletti2863 Con la differenza che l'alto adige non ha mai avuto una stirpe di Rè non è mai stato un regno, non ha una storia millenaria e non ha una lingua propria.. Non confondere abitanti tedeschi instaurati li da centinaia di anni di occupazione con una cultura vera e propria. (quella è influenza data da occupazione e germanizzazione del territorio) ergo il tuo esempio non stà in piedi. Le velleità alto adesine filo tedesche sono risibili e fanno anche 'esse parte di quel "non voler essere italiani" per allontanarsi dallo stereotipo, insomma vorrebbero essere tedeschi ma non lo sono almeno non completamente e come alcuni austriaci o tedeschi direbbero, non lo sono abbastanza.
Sento ora questo interessante video. Molto bello e molto istruttivo. Molte considerazioni già ampiamente conosciute, almeno da me e qualche riflessione che in verità non avevo mai focalizzato prima. Bravi. Una domanda però mi viene spontanea. Perché pur essendo omegeni amplifichiamo le differenze? Perché siamo masochisti nel senso che non vogliamo contare nello scacchiere internazione o c'è qualche altra ragione? C'è un vizio d'origine? Chi sa se avrò una risposta. Grazie comunque.
Da lettore di Limes, fornisco la mia interpretazione. Primo: le differenze culturali, che noi scambiamo per etniche, comunque esistono, date dal nostro variegato patrimonio culturale. 2 la geografia è la base della geopolitica. Gli italiani sono separati dall'Europa dalle Alpi. l'Italia è un isola. Ciò ci rende più isolati e estranei al mondo esterno, e quindi più introvertiti sulle nostre differenze rispetto a quelle del mondo circostante, sovradimensionando la nostra varietà
Gentile @FF sul primo punto concordo perfettamente. Il secondo seppur oggettivamente condivisibile è a mio avviso poco significativo. In verità con riferimento al vizio d'origine pensavo alle vicende con le quali siamo diventati uno stato unitario. La spinta unitaria era elitaria e variegata e non popolare. Tra le tante solo quella di vittorio emanuele prevedeva l'annessione da parte del piemonte che poi fu quella che si si concretizzò. Sull'argomento mi fermo perché ci sarebbe da scrivere una enciclopedia i finita . Mi limito a dire che forse l'italia doveva essere una federazione alla quale arrivare con un processo evolutivo più lungo e complesso. Forse la visione di cavour o quella di carlo cartaneo erano quelle piu adatte. A questo aspetto se ne può aggiungere un altro: siamo un popolo con un prevalente carattere individualista che doveva essere tenuta in debito conto. Io la vedo così.
Approposito di multietnicità...potete fare altri video su paesi estremamente multietnici come bosnia, montenegro e macedonia del nord, che hanno forti conflitti latenti spiegherebbe meglio questo concietto di multietnicità ed eterogeneità
E' successo che ho colto il mio paese unito da quando go cominciato a girarlo. Sembra banale , ma per me , non lo è. Sono Veneto , ma essere a Napoli, o Bari oppure a Perugia, mi da il senso profondo di essere a casa. Questo non significa chiudere gli occhi e non vedere i problemi , che esistono, ma cogliere il sentire comune che rende familiare la terra che calpesto. Grazie Dario per la tua particolare visione dell'unità del Nostro paese.
Finalmente! Bravo!
Un venessia si sente a casa in Montenegro a Corfù in Slovenia in Croazia non certo a Napoli. A meno che sia una boutade
@@gigieinaudi24 Il veneto capisce di essere italiano quando supera le alpi e si rende conto che gli altri lo vedono esattamente come un napoletano (all'estero "napoletano" si traduce "italiano"). Te lo dico per esperienza dato che a causa di tornei di arti marziali ho girato un bel po' per l'Europa con miei connazionali da tutte le parti d'Italia.
@@Starskream9999 bah se ti senti a casa tua a Cagliari o a Palermo probabilmente hai una casa molto grande. O non hai una Heimat e una identità
@@gigieinaudi24 se è per quello si sentono pure a casa in Piemonte che hanno popolato in lungo e largo negli anni '60 causa fame, disoccupazione e povertà del Polesine.
Eppure nel Regno Piemontese/Sardo i confini finivano molto prima. Come si fa a dire che un Veneziano si senta a casa a Corfù ? Parlare a vanvera solo per denigrare il ns SUD gratuitamente senza molte volte nemmeno esserci stato.
L'Italia è un paese omogeneo ma ha al suo interno il "carattere italiano" che va contro questa realtà, l'italiano si percepisce eterogeneo. Io sono uno storico e mi ha sempre colpito ad esempio come altri paesi riescano ad assimilare le sconfitte come vittorie, un esempio i francesi furono massacrati a Ðiện Biên Phủ dai vietnamiti, ecco per loro tale sacrificio è esaltato come esempio di abnegazione e valore militare, eppure è una sconfitta cocente, da noi accade il contrario ogni nostra sconfitta viene deprecata e ricordata in primis da noi italiani.
Un esempio: ancora oggi (sebbene in disuso) il termine è stata una Caporetto è sinonimo di una disgrazia gravissima, non troverete mai un corrispettivo in francia, essi non si sognerebbero mai di dire "è stata una waterloo" perchè la gara a sputarsi addosso è una cosa tutta italiana, è un prendere le distanze dall'Italia come se un siciliano non fosse italiano quindi la cosa non è vissuta come un insulto a se stessi ma a qualcosa "lo stato italiano" che è percepito distante, lontano.
Questa mancanza di amor proprio è conoscenza è proprio quello su cui fanno leva i nostri vicini, essi indulgono in questa errata visione che gli italiani hanno di se stessi perchè ovviamente fa il loro gioco, quando in realtà loro sono molto più divisi e lo sono per davvero, dal punto di vista culturale, linguistico e religioso però non deprecandosi riescono a nascondere bene questi fattori divisivi, noi invece li creiamo dal nulla e gli ingigantiamo alla ricerca di una perenne caprio espiatorio che spieghi il nostro senso di inferiorità latente che è più una percezione nostra autoindotta che non una realtà.
Condivido tutto. Noi italiani siamo tremendamente faziosi e litigiosi, il più delle volte per vanità e differenze caratteriali...Il sud serve a quelli del nord come argomento per rimarcare i meriti della loro ricchezza - nelle modalità poi non troppo dissimile dal sud, vedi le PMI- e contestare la pressione fiscale avvertita come ingiusta, ma poi l'avversione è una fuffa. Basta vedere quanti prodotti culinari vengono dal sud al nord e il turismo che facciamo nei lidi meridionali...In fondo siamo un popolo che ama ben vivere, ben mangiare, stare in piazza, ciarlare, curare la casa, i colori, la musica, difendere la famiglia come spazio sacro e indiscutibile...ecc. Vero che siamo diversi, certamente, ma pensiamo solo la Svizzera, dovrebbe fare scuola il suo caso di difformità 'etnica', ma coesione politica, o il Belgio...eppoi la domanda rimane: ma cos'è una nazione?
Ha ragione il Professore. L'Italietta è un grande Palio di Siena dove l'importante non è vincere bensì che il tuo vicino perda. Dal non pagare le tasse, a lasciare le immondizie su un angolo, sino a non far passare nessuno ad un incrocio intasato, è solo una conseguenza del strabiliante carattere italico..
Grande parabellum, ti trovo anche qui!
Si, siamo uniti. Uniti anche nel nostro totale, perpetuo e condiviso disinteresse nei confronti della potenza, della grandezza e della geopolitica.
@@longhisnaipa5823 Seguo Limes da sempre :)
"Attenzione signori: essere popolo non è un dramma"
Vergognati populista !!!! .......Scherzo chiaramente...:-) :-)
Lo è eccome! Ma perchè lo sia, bisogna prima aver raggiunto lo status di individuo. Per fortuna degli italiani pochi di loro l'hanno raggiunto, quindi essere amalgamati in un popolo (anche uno costruito con mezzi poco dignitosi, quali il Libro Cuore e il Maestro Manzi) in effetti non sarebbe un dramma.
Gli Italiani hanno solo un enorme difetto, sono gran bravi a raccontare tutto ciò che gli altri popoli tendono a tacere.
Complimenti i temi trattati e per come li affrontare. Viva l'Italia e gli italiani 🇮🇹
Ma quanto sarebbe bello se prevalesse questo tipo di approccio, nel giornalismo e nella comunicazione in generale?
Bello e Impossibile.....
Significherebbe iniziare a ragionare in termini di potenza. Perciò non accadrà mai (o almeno noi non lo vedremo).
@@giuseppemele4160 Il che non significherebbe assumere un atteggiamento aggressivo o guerrafondaio....semplicemente certi interessi civilmente discussi a un tavolo di confronto all'occorrenza vanno tutelati con una solida presenza militare.
@@INDIGOBLUE555 la maggioranza degli italiani non comprende la necessità di un approccio di questo tipo. Inutili girarci intorno: le visioni espresse da Limes coinvolgono una netta minoranza all'interno del Paese. Può anche darsi che ci sia un risveglio, ma lo vedo un processo molto lungo e lento.
@@giuseppemele4160 Fabbri video "Italia che fare"
(se già non lo conosci)
"Oddio Limes sta virando verso il fasssismoh! "
Riuscire a instillare nelle menti della gente un'improbabile equazione tra legittima ricerca del proprio interesse nazionale e Fascismo è la vittoria di chi ci vuole buoni a cuccia.
Questo commento dovrebbe essere mostrato durante lo studio della storia del ventennio
@@l9001-x1r detto da un secessionista sardo.
@@l9001-x1r il solito libtard ignorante. Studiati Pietro secchia, partigiano comunista insurrezionalista, che diceva che è nella Nazione che la classe operaia può trovare lo spazio in cui far valere la tutela dei propri diritti certamente in un ambito internazionalista, non certo in improbabili istituzioni sovranazionali la cui inutilità e dannosità è sotto gli occhi di tutti.
Sono d accordo, secondo me va anche riconosciuto che una parte di popolazione (poststorica o meno) non si riconosce più in interessi di carattere nazionale. Internet e la diffusione globale della lingua inglese hanno fatto sì che le nuove generazioni percepiscano l'identità nazionale come vetustà. Questo non è vero fino a quando c'è qualcuno che nella nazione si riflette. Ma chi sa, per qualcuno l interesse nazionale è come il regionalismo nel Risorgimento. Non penso siano tutti stupidi ed è plausibile che qualcuno non si senta più italiano e non riconosca gli interessi nazionali come propri.
La sinistra italiana post padri costituenti ha una buona dose di colpa in questo. E lo dico da persona vagamente di sinistra
Partito per Londra nel 2013 ero convinto di queste eterogeneità. Tornato dopo un anno non solo avevo scoperto che guardando da fuori l'Italia è molto più omogenea di quanto si pensi ma gli stranieri ci giocano tremendamente sulle nostre conflittualità interne, le sfruttano. Un paese unito ed omogeneo al centro del mediterraneo spaventa, spaventa tantissimo le altre nazioni. Si deve uscire dai 15km di raggio del paesello per capirlo altrimenti si rimarrà fossilizzati nei soliti discorsi da bar.
Esatto. È proprio quello che ho cercato di dire anch'io con una boutade.
@@jarmansingh6274 io sono tornato in Italia perché non era mio interesse vivere la mia vita all'estero e perché i problemi se si vogliono risolvere non si risolvono da lontano, mi sono spostato per lavoro.
Non sono un ragazzino di 20 anni.
La mia esperienza è questa ed è la testimonianza che posso portare, il mondo non è quello di 30 anni fa e fra 30 anni non sarà quello di oggi.
Le differenze tra nord e sud ci sono e chi più di me può saperlo che vivo al nord da famiglia Siciliana.
Nessuno può insegnarmi nulla sotto questo punto di vista è posso dire che nonostante le diffidenze iniziali e qualche cavolata da bar non ho mai avuto grandi problemi perché sono sempre stato fiero di essere ciò che sono, un italiano.
Credo che sia normale che un ragazzino dei nostri giorni non senta differenza con i suoi coetanei di altre regioni, sarebbe grave se non fosse così dopo 150 anni, non vedo nessuna sconcertante verità.
Io ho 58 anni ed ho girato il mondo per lavoro , senza mai stabilirmi per periodi lunghi in nessun luogo. La mia esperienza mi dice che Dario Fabbri ha ragione.
Cresciuto a cartoni, tg e programmi ministeriali ho dato per scontato che l'italia fosse una d'arme, di lingua, d'altare ecc. Poi ho studiato, viaggiato. Come cambiano i punti di vista: dall'estero mi è sembrato ancora più chiaro che non esistono l'italia e gli italiani ma le italie e gli italici.
@@jarmansingh6274 concordo. Lo stereotipo dell' italiano all'estero è per lo più lo stereotipo dell'italiano meridionale. Mi permetto di esprimere un dubbio sull' italianizzazione, vedo piuttosto un processo di meridionalizzazione dato da molti fattori. È curioso come lo stereotipo dell'italiano in sudamerica, dove l' immigrazione era per lo più dal nord italia, fosse quello dell'intraprendente pioniere, dedito al lavoro.
Purtroppo vedo ora. Solo un aneddoto. Dobbiaco (Toblach), dicembre, vento da est, quindi -22 gradi, la padrona della stube (di lingua tedesca) dove eravamo a mangiare, considerando che nei piccoli vetri delle finestre si erano formati dei fiori di ghiaccio e che da bambina con l’influenza suo padre aveva dato delle arance da mangiare a lei e ai sui due fratelli, tutti in un letto per tenersi al caldo, letto che fumava per la febbre che avevano, commenta alla fine del racconto: “un popolo che non sa soffrire non è un vero popolo”. Una frase che mi rimase impressa. Ora la sento ripetere più volte da un consulente scientifico di un rivista di geopolitica, come un elemento fondante la volontà di potenza di un Paese. Evidentemente, tra noi italiani c’è una narrazione di sé, molto diversa. Mio nonno è stato deportato dai nazisti durante WW2, lasciando una famiglia a sostenere privazioni incredibili. Eppure, non ho mai sentito un commento del genere a dare un senso a quello che era successo durante la guerra.
Non ho capito, in che senso? Come ne parlavano?
Queste dirette sono perle preziose. Sarebbe interessante talvolta se ci fosse un qualche contraddittorio per arricchire ancora di più la discussione
Sogno Michele Boldrin... forse troppo contradditorio però 😅
Più che un contraddittorio, che dopo non si capisce nulla e ognuno si radicalizza su ciò che si pensa già, mi piacerebbe un luogo social in cui poter porre domande a personaggi come Fabbri, Alessandro Barbero o altri e avere risposte.
@@divago70998 I video di Fabbri su quanto, secondo lui, saremmo omogenei sono arrivati a Boldrin, il quale ha detto che sono un sacco di balle presentate molto bene. Ha detto pure che se ce la fa farà un video in cui dirà la sua.
@@federicogrillo7827 è economista e probabilmente economicista.
@@divago70998 ahahahhaa
Concordo con qualcuno che lo ha già detto, ho viaggiato molto all'estero e vi assicuro che gli stranieri hanno un giudizio sull'Italia migliore di quello che non abbiamo noi stessi, abituati sempre ad autoflagellarci
un popolo talmente sfruttato ed abbandonato a se stesso che nemmeno si riproduce più, l'hanno devastata e ferita interiormente.
Facessimo squadra per davvero, fossimo davvero uniti, seri.. Niente buffoni, virologi incapaci.. 27 dicembre 2022
@@daniloraineri2893 Saremo la prima potenza al mondo, semplice. Omogeneita fantasia capacita'..
Qui mi trovo pienamente d'accordo con Fabbri, ed anche con Lucio Caracciolo: noi Italiani siamo, oggi più che mai, più omogenei e coesi di quanto sembriamo pensare e credere. 🇮🇹
Sì, ma allo stesso modo in cui siamo coesi e omogenei come popolo siamo anche tutti inguaribilmente incapaci di governare bene uno Stato. Per questo l'Italia tutta deve diventare una dipendenza straniera completa e diretta perché migliori davvero e cambi meglio.
Mah
Quando Dario Fabbri sottolinea gli argomenti di cui non gli frega niente mi fa morire
Usa un ironico disprezzo favoloso eheh
La stupidità di alcuni ragionamenti lo divertono tantissimo.
@@AG_396 sulla prima parte sono d' accordo ma credo che il suo discorso sia potenziale e non effettivo. È qui che molti si confondono nel suo ragionamento, è chiaro che l' Italia sia più disorganizzata della Germania e nella pratica non ha le nostre difficoltà. Hai ragione sul sudtirol, ma è una parte molto piccola dell'Italia.
A parte l'idealismo
A parte l'aspetto politico
A parte l'opportunismo elettorale
A parte il
Meravigliosa diretta.
Le differenze economiche e sociali possono essere molto più devastanti di quelle etniche e religiose
soprattutto in Italia, e nell'occidente post-storico, dove le etnie e la religione passano in secondo piano.
Ringrazio infinitamente per i vostri contenuti, sono di importanza fondamentale per comprendere la realtà.
Come sempre molto interessante. Grazie
Ascolto tutti. Ascoltarvi è un piacere!
Di una qualità eccezionale. Un grazie di cuore a Limes (e ad Alfonso) per aver ideato e messo a disposizione questi appuntamenti digitali settimanali, gratuiti e dunque alla portata di tutti. Siete una boccata d’ossigeno in questa atmosfera zolfizzata e rarefatta che avvolge la dialettica “culturale” italiana.
Bellissimo dialogo e ottima relazione di Dario Fabbri. Grazie molte saluti rispettosi e benauguranti. A presto, Gaetano Calabrese.
Ho viaggiato molto all' estero e vivo in Gibilterra da anni ,ebbene mi son resa conto del valore del mio Paese e della sua formidabile omogeneita' acquisita nei secoli. Considero cio' come un' immenso tesoro ma mi rammarico della nostra poca consapevolezza in quanto italiani . Girando il mondo ci si distacca dalla madre Patria , diventando improvvisamente piu' consci e piu' obiettivi . Dovremmo essere molto piu' fieri del valore immenso del nostro popolo !
Ma hai visto gli altri commenti qui?
Antonio Randon, ti sei spiegato molto bene. Il tuo pensiero ha un profondo sentimento di italianità.
Vivendo all'estero si nota benissimo quanto siamo omogeni, mi ci metto in mezzo pure io che sono nato e cresciuto in Italia.
Quanto ha ragione. Lo notai anch’io durante la mia prima esperienza all’estero.
eppure a noi sembra di essere divisi su tutto.
@Richard Nobaz è più o meno anche la mia esperienza...
@Richard Nobaz si ma il tuo carattere è un tuo tratto personale, non c'entra con la tua etnia o con la tua matrice culturale. Sarebbe come dire che visto che sono una persona puntuale allora sono tedesco.
@Richard Nobaz non ho ben capito la domanda, di solito i meridionali sono considerati più ospitali e non "freddi" come potrebbero invece essere additati i settentrionali. Comunque queste differenze a mio modo di vedere e come anche diceva Dario, sono irrilevanti: ci sono nazioni al cui interno si parlano lingue diverse, si professano religioni diverse, hanno etnie differenti... Il fatto che al sud sono più "caldi" che al nord sono piccolezze, come a dire che una differenza è che in Sicilia si cena alle 21 mentre in Lombardia alle 20...sembra sempre che vogliamo autoconvincerci di una eterogeneità che invece non c'è, quasi avessimo vergogna di essere considerati omogenei.
Grandi ! Molto molto interessante !
Concordo pienamente sulla omogeneità degli italiani. Lavoro da anni come guida turistica in Francia ed ho guidato italiani provenienti da ogni parte d'Italia. Ebbene, sì non c'è nessuna differenza tra un torinese e un ragusano. Tutti a lamentarsi del caffè e del cibo appena valicate le Alpi :-D aggiungerei che la mia generazione è forse la più omogenea mai esistita. Esistono semmai differenze culturali ed soprattutto economiche. Quelle sì.
@Richard Nobazdetto da uno che ha la foto di Alberto da Giussano come foto del profilo....ahahahaha.
@Richard Nobaz Giusto per curiosità questo passaggio dalla Lega secessionista a nazionalista come lo vedi? In particolare secondo te come mai questo passaggio non ha portato ad una perdita ma addirittura una crescita dei voti al Nord?
@Richard Nobaz Grazie. La mia curiosità è in realtà più generale e si estende a tutta la politica italiana. Mi spiego, a me personalmente sembra così incomprensibile vedere un partito che voleva usare il tricolore per pulirisi... (tempi di Bossi) arrivare a metterlo sulle mascherine. Come ugualmente incomprensibile è vedere gli eredi del partito comunista abbattere i diritti dei lavoratori (Iniziando con la riforma Treu per arrivare all'abolizione dell'Art. 18) e continuare a vedersi di sinistra. Oppure un partito che si definisce liberale (Forza Italia) che non ha fatto una singola liberalizzazione ma solo privatizzazioni (che è una bella differenza). È questa dicotomia quasi una doppia personalità degli elettori di questi partiti che nonostante, a mio avviso, l'evidenza li continuano a votare credendosi secessionisti oppure di sinistra oppure liberali. Capirei se non li votassero piu... Vabbe' mi hai fregato una volta.. Non mi becchi piu...invece noh imperterriti. È una cosa che per me è un vero mistero.
@Richard Nobaz La Lega nacque in Veneto quarantanni fa come "Liga Veneta" , espressione della "Questione Settentrionale" , *Veneta* nello specifico, mai veramente affrontata e tantomeno risolta, ma ancora attualissima e impellente.
Da lì in pochi anni i lombardi presero la palla al balzo e scopiazzarono i Veneti fondando quell'infame carrozzone ambulante dei vari Borghezio, Trota, Calderoli, Maroni, mutande verdi, eccetera... Che per 30 anni ha bighellonato, rovinando il paese
Bloccando il Nord
E ben più grave, sputando sulla giusta causa indipendentista che trae origine dalla questione Settentrionale mai risolta né considerata.
La Lega di oggi è una vergogna per questa Repubblica.
E il suo leader un verme opportunista senza dignità.
Una Sciagura. Per l'Italia intera.
@Richard Nobaz non c'è mai stato un movimento realmente secessionista eccetto per la questione Veneta. Che è l'unica guarda caso, ancora attualissima e caldissima, come dimostra il Referendum schiacciante per l'Autonomia di qualche anno fa promosso esclusivamente in quella Regione , e puntualmente scopiazzato dalle altre del nord dove il secessionismo rappresenta lo zero virgola degli elettori.
Perfettamente d’accordo. Io sono, prima di tutto, italiano… mi commuove l’inno, mi riempie d’orgoglio la bandiera, adoro la lingua del sì, sono assolutamente persuaso che l’italiano, in bocca soprattutto ad un toscano, con i suoi fonemi sia la lingua più bella del mondo. Come diceva Migliorini, studioso della lingua italiana, è l’Italia nazione culturale (forgiata da latinità, cattolicesimo, letteratura e lingua, arti figurative) che poi si è fatta entità geo-politica.
Da un italiano della Campania, con tutto l’amore per la mia stupenda Patria. W l’ITALIA❤
Sei di napoli se posso chiederti per curiosità?
sempre illuminante. Grazie
Analisi eccellente!
Grazie Limes!
Vi prego di consentire a Caracciolo la replica a coloro che rilevano una deriva nostalgica in quella che è l'analisi oggettiva dei vantaggi che una maggiore coesione interna unita ad una "percezione di sé" recherebbero al nostro paese.
La replica l'ha data Fabbri
@@valentinoinnamorato1287
Certo,ma Caracciolo agli albori della sua impresa editoriale ricevette accuse di tal genere. Sarebbe molto interessante il suo commento,a quasi trent'anni di distanza.Essendo un ex PCI il suo commento risulterebbe ancora più prezioso.
@@INDIGOBLUE555 certo. Credo che la risposta comunque sarebbe stata la stessa. Non sapevo che fosse un ex Pci. Però mi son convinto che i comunisti di estrazione presessantottina avessero un senso della nazione molto maggiore della sinistra attuale che si rifà più che altro al cattolicesimo terzomondista.
@@valentinoinnamorato1287
Ecco perché mi piacerebbe che,una volta per tutte certe categorie (nazione,unità,intenti comuni, ragionevole percezione di sé ed altre) venissero sdoganate e si finisse di definirle come rigurgiti nazionalisti o nostalgia di un autoritarismo in stile ventennio.
@@INDIGOBLUE555 il problema è che non riesci a fare un discorso complessivo senza essere aggredito (in tutti i sensi) dai fanatici indottrinati dalla retorica. Anche Fabbri stesso o Caracciolo quando è ospite della Gruber si muovono con i piedi di piombo rispetto ai video autoprodotti.
Complimenti....veramente illuminante...in effetti basta pensare alle nostre esperienze personali all'estero...
Dario Fabbri sempre brillante.
al centro del mediterraneo, crocevia di tutte le civiltà degne di questo nome. Come fa a dire che l'italia è etnicamente omogenea? Che poi non è nemmeno un vantaggio. La mescolanza di geni europei e nord africani sono evidenti. Molti italiani sono più scuri di pelle dei maghrebini. C'è molta più omogeneità etnica in uk o germania.
@@aaappp7980 Non è genetica.
@@aaappp7980 anche gli USA sono omogenei (perché si riconoscono parte di un solo stato) sebbene siano divisi in 50 stati amministrativi e abbiano 300 milioni di abitanti di diverse etnie (asiatici, nordeuropei, irlandesi, tedeschi, italiani, ispanici, africani, cubani.....)
@@aaappp7980 Le razze sono un costrutto sociale. Lasci perdere i geni e cominci a studiare la cultura del suo paese. Balotelli è più italiano di lei.
@@aaappp7980 Ancora a confondere l'omogeneità/eterogeneità con la genetica. E a considerare "l'etnia" in senso razziale-biologico; qui si parla di identità e percezione di sé nel presente: io sono toscano, che senso avrebbe per me riconoscermi o identificarmi come Etrusco o Ligure-Apuano (sono versiliese, quindi Toscana del Nord), anche se "geneticamente" lo fossi?? Due civiltà e collettività morte e sepolte che, pur con tutto l'interesse storico-archeologico che meritano, non possono dare contributo alcuno al piano della mia "identità" o della mia autoidentificazione. Restando nel paradosso, avrebbe per me molto più senso dirmi "Romano" (anche se i Romani 'etnici' originariamente dovevano essere poche centinaia), visto che parlo una lingua romanza o tuttalpiù "Lombardo-Longobardo" (anche se i veri Longobardi scesi in Italia erano meno di 300mila) visto che la lingua longobarda ha fortemente influito sulla toponomastica locale su vari toscanismi in campo linguistico.
Ma mi rendo conto che siamo fissati con il 'razzismo'.
Condivido pienamente il pensiero lucido, competente e intelligente di Dario Fabbri. L'Italia è un paese omogeneo diviso solo dal provincialismo degli italiani. C'è molta più omogeneità tra un Veneto e un calabrese, siciliano o lucano che tra tra un abitante di Bristol e Cardiff che sono distanti pochissimi chilometri. Superare il fiume Severn tra Inghilterra e Galles e come andare in una diversa nazione con una lingua e cultura diversa. Se riuscissimo a capire che il sud è una risorsa vitale con le sue immense potenzialità, che la Sicilia per la sua posizione strategica può diventare un hub naturale crocevia fondamentale tra est e ovest, forse l'Italia finalmente acqisterebbe quel ruolo centrale e strategico che oggi ancora non ha. Un'Italia divisa dal provincialismo becero degli italiani è solo funzionale a quei paesi centro nord europei che vogliono un'Italia debole, sapendo delle grandi potenzialità inespresse di questa nazione. Pensate cosa significherebbe in termini di PIL nazionale se il sud, ancora debole e fragile, riducesse realmente il gap con il nord, divenendo un motore aggiuntivo di crescita economica nazionale.
Caro amico l'Italia è un paese fondato sulla menzogna della unificazione politica non condivisa da tutti e sopratutto da una parte che ha subito una sorte non voluta né cercata, ma questa unificazione ha concretamente creato da 160 anni una disparità di trattamento.
Quindi fino a quando persistera' questa disparità il paese sarà diviso. Poi dovrà essere fatta chiarezza su come si arrivò alla unificazione del paese chi ci guadagnò e chi ne subì le conseguenze, cosa mai
definitivamente chiarita.
Gli altri stati hanno condiviso la loro unificazione e quindi l'hanno accettata in Italia questo non è mai avvenuto.
Da uno che vive nel Regno Unito da piu di quindici anni quello che racconti sono frottole.
Da italiano all'estero per tanti anni, che bello ritrovare sensibilità e impressioni simili a quelle percepite nelle chiacchierate con stranieri, in questi discorsi. Finalmente mi interessa l'analisi delle questione italiane, presentate così sono inserite nel mondo di tutti i Paesi che ci circondano, non presentate come una "bolla" indipendente e slegata da tutto e tutti gli "altri"
Sfugge a gli oratori, che il problema italico non è di per se l'omogenia etnica, ma la percezione del concetto di stato, di res pubblica, di famiglia, di patrimonio pubblico. Vi è una frattura tra le aree della penisola che hanno avuto l'esperienza dei comuni e delle aree che non l'hanno avuta, che sono radicati a un sistema di impianto sociale di tipo post feudale.
Poi per quelli che danno dei "fascisti" a chi fa certi discorsi di nazionalismo e di geopolitica in italia, invito a leggere giornali della sinistra francese su problemi di politica estera e socio-economici, ne resterebbero traumatizzati!!!
E comunque le comunità rimangono insieme fino a che conviene, e poi saluti e magari si associano in modo diverso, e per questo basta guardare un atlante storico, che non è certo statico.
A sentire il discorso di Fabbri sembra quasi che gli italiani siano i giapponesi di occidente; il problema, come dici giustamente tu, è che agli italiani manca proprio l’idea di stato come casa comune di tutti. Puoi essere omogeneo quanto ti pare ma se ti mancano i valori che costruiscono una sana cittadinanza non serve a nulla.
Poi, secondo me, qui si è anche sorvolato molto su secoli di impostazione economico-politica differente nelle varie parti della penisola.
@@GladiaTheDark Non saremo giapponesi, ma non abbiamo i problemi che hanno gli inglesi con la Scozia, gli spagnoli con la Catalonia o i problemi che hanno avuto i francesi con la Corsica. Questi paesi sono nati da monarchie che governavano stati multietnici, non da un Risorgimento culturale come il nostro.
@@gf4913 La Francia non è uno stato multietnico, e la Corsica non è ne più ne meno che il nostro Sud-Tirolo. Ma comunque sono problemi diversi ma per fare uno stato ci vuole il senso di stato e la volontà di avere una comunità comune, Come dice giustamente @Gladia!
@@flaviop.4065 Si ricordi che sulla Francia non tramonta mai il Sole. Questo era tanto vero allora tanto come oggi.
@@gf4913 scusa ma di quale risorgimento culturale parli riferendoti all'italia, che allucinazione é??
Nel fare l'italia non c'è stato niente di fraterno, nessun sentire comune, nessun valore condiviso, niente di culturale...
Anzi è stata solo una volgare occupazione (che sono riusciti a far passare per liberazione) portata a termine da un commando di razziatori a cui é andata bene...
Il problema è semplicemente questo!
Se gli usa hanno problemi di tenuta pur essendosi costituiti di comune accordo come fa a reggere l'italia non avendo alcuna base ed essendo stata "unita" a forza?
Noi non eravamo multietnici???
Prima che venissero improvvisamente inventati dal nulla gli italiani, cancellando tutte le culture precedenti, si lo eravamo eccome!
È stato proprio grazie a tante culture così varie e diverse che la nostra penisola è stata grande ed abbiamo avuto in eredità un patrimonio artistico ed architettonico secondo a nessuno!
..Tristemente poi quest'universo di culture è stato trasformato in un nulla sterilizzato ed omogeneizzato da nord a sud.
Guarda che se non lo sai voi italiani di vittorio emanuele avete la stessa valenza storica e culturale e la stessa ragion di esistere dei padani di Umberto bossi!
Un’analisi magistrale di Fabbri...da standing ovation...chi non l’ha apprezzata a pieno conferma certe debolezze degli italiani...
E cosa sarebbero queste certe debolezze degli italiani che non apprezzano... Io da Sardo non mi considero italiano, essendo sardo non posso essere italiano, anzi sono un anti italiano con certezza, ma non perchè odio gli italiani, anzi, ho tanti amici e anche parenti. Il discorso da parte mia è prettamente politico, storico e culturale. Uno stato che annienta le culture pre esistenti non è uno stato sano, ma culturalmente arretrato e incapace. I sardi lo sanno benissimo ciò che gli italiani non riescono a capire, che l'italia tratta la Sardegna come una colonia. I sardi di oggi non sono quelli di una volta, oggi si è più consapevoli e ci si è stancati di continuare ad essere presi in giro da delinquenti politici che governano lo stato. Prima ci rendiamo indipendenti meglio è per tutti i sardi e anche per gli italiani. Prima che si arrivi allo scontro, sarebbe opportuno che lo stato italiano tolga l'articolo più perverso, insano e umiliante, sia per chi lo applica, ancora peggio per chi subisce un sopruso grande come il 60% delle servitù militari, l'80% delle bombe esplose in terra sarda. Pare agli italiani che questo sia tutto normale, beh certo, se certi personaggi che narrano e i lingua dipendenti raccolgono, dimostrando tutta l'indiferenza possibile, perchè da sinistra a destra, l'articolo dell'unità e dell'indivisibiltà dell'italia, tiene la Sardegna e il suo popolo, prigioniera/i di una arroganza mentale, da parte dello msatato e degli italiani che credono che la Sardegna e il suo popolo appartengano a loro. Fattevi un esame di coscienza e poi schieratevi, da una parte le destre e le sinistre che pretendono e che ritengono giusto che la Sardegna venga usata per scopi militari, sia dall'italia, dalla nato e, da tutti quei paesi che avrebbero di che sperimentare con gli esplosivi e altro. L'italia si fa pagare eh, soldi nche in Sardegna non arrivano. Ma non sono i soldi che io voglio mettere in discussione, quella porcata, si affronterà con calma più avanti. Io voglio mettere in discussione tutta la politica italiana in Sardegna, una vergogna immane. La Sardegna ai Sardi! Independentzia e boh!
@@giannicanuamadore7629 per quanto mi riguarda...... ognuno facesse il suo referendum e scegliesse da che parte stare
Ma quelli che poni sono problemi amministrativi ......problemi che si affrontano all'interno di ogni Stato.
l'indipendenza non si basa su questi problemi, ma su una questione di identità .
Non sono certo che i Sardi siano altro rispetto agli italiani
E poi voglio vedere la Sardgna nazione che fine che fa .... in mezzo a Usa, Francia, GB ...e chissà, qualche yuan che viene a bussare alla porta di qualche politico locale, generalmente sempre più corrotti di quelli nazionali
Complimenti a Dario Fabbri, è un grande analista. Lucido nella sua esposizione!
Buona parte del discorso si basa sul concetto di etnia, eppure non ne viene data neanche una definizione. Mi sembra tutto una grande forzatura, estramamente strumentale. Non c'è niente di male nell'essere diversi ed eterogenei, non ci rende più "deboli", anzi!
"E gli altri?? E gli altri??". Ma veramente siamo a questi livelli di retorica?
Fabbri parla delle differenze tra scozzesi-celti e inglesi-germanici sottolineando come in Italia questo tipo di distinzioni non esistano. Francamente mi sembra falso. L'Italia è uno dei paesi al mondo con più differenziazione genetica al suo interno, figlia di millenni di migrazioni, invasioni e scambi. Prima dell'unità di Italia l'italiano era solo una lingua letteraria, di scarso uso quotidiano. Le lingue regionali, declassificate a dialetti per mero interesse, differiscono tutt'oggi moltissimo e possono essere distinte in almeno 3-4 macrogruppi.
Certamente esisteva già un comune sentimento di appartenenza a un "popolo comune", ma non certo con lo stesso significato che diamo noi oggi al concetto di nazionalità.
Se volete dirmi che un popolo unito è più forte internazionalmente etc. etc., siete liberissimi di fare il vostro discorso. Vi chiedo però di non strumentalizzare la storia a vostro piacimento.
E ancora, ma davvero siamo ancora qui a fare chiacchiere sugli stati-nazione? Pensavo che l'800 fosse finito da un po'.
@@nickzinga Quando leggo certi commenti mi sale la pressione. Ancora il cavallo di battaglia della forte diversità genetica in Italia? Ma perché nel 2021 si vuole rimanere ignoranti ? Le raccomando di leggere qualcosa di un padre fondatore della genetica delle popolazioni, Luigi Luca Cavalli-Sforza. Sarà certamente d’aiuto a capire perché si sbaglia.
@@vitotigani Purtroppo (o per fortuna) il dono dell'onniscienza non l'ho ancora ricevuto. Non sono un genetista né particolarmente dotto in materia, eppure ho sempre e solo letto contenuti che confermassero la variegata ricchezza genetica degli italiani, e non mi sembra che cavalli-sforza dica il contrario.
Poi sono comunque pronto ad ascoltarla o a leggere quello che mi proporrà per farmi uscire dal mio stato d'ignoranza.
Ci tengo a precisare che il fatto che gli italiani non siano geneticamente omogenei in realtà mi interessa poco. Si tratta di una cosa che ho nominato per rispondere direttamente agli esempi di Fabbri.
Trovo molto più importanti gli aspetti linguistici e culturali e, da quel punto di vista, non possiamo negare che "l'italiano" in quanto cittadino sia di fatto il "prodotto" di 150 anni di unificazione. È normale che il paese sia più eterogeneo di realtà come Francia, Portogallo o Spagna uniti da centinaia di anni. Non ci trovo niente di male nel riconoscerlo e anzi valorizzarlo. La diversità è una forza, non una debolezza.
@@nickzinga allora leggi qualcosa sulla genetica delle popolazioni e capirai che affidarsi alla genetica per convalidare presunte omogeneità o disomogeneità culturali o etniche non ha molto senso perché si parla di tempi molto lunghi (millenni).
@@vitotigani attenzione, legga il mio ultimo commento. Ho scritto esattamente quello, ovvero che non intendo usare il discorso dell'eterogeneità genetica per avallare un discorso sulle differenze culturali. Non lo farei mai.
Grande conclusione! Grazie Dario
Se essere eterogenei vuol dire essere divisi non ho mai visto eterogenei più uniti degli Svizzeri
È un elemento interessante, ridimensiona il valore dell' omogeneità culturale nel influenzare il perseguimento di una strategia.
Forse è anche importante che tipo di cultura è quella in comune.
Gli svizzeri sono molto meno eterogenei di quanto pensi. La stragrande maggioranza parla svizzero tedesco e le minoranze di altre lingue imparano il tedesco come seconda lingua.
@@thetruth495 Ma sono uniti un motivo in più per capire che non è l'etnia che fa la Nazione ma gli ideali
E infatti l'ideale nazista tenne insieme la Germania, e quello comunista l'Unione Sovietica, due esempi di eterogeneità, per qualche tempo, finché queste due entità non cessarono di esistere, a causa di "pressioni" esterne.
Similmente, la Svizzera è eterogenea, ma la sua società è mantenuta sofisticatamente ed efficacemente unita.
Però, in un'ottica geopolitica, il suo peso strategico, con tutto il rispetto, è nettamente inferiore alla maggioranza dei paesi tra cui anche l'Italia. Bisognerebbe vedere come reagirebbe la Confederazione a pulsioni e shock indotti dall'esterno, per verificare come si comporterebbero i suoi diversi elementi. Non ne abbiamo molte testimonianze storiche proprio per il punto di cui sopra, ovvero che sulla scena internazionale da un punto di vista strategico è irrilevante.
Quando ci sono in giro molti soldi le differenze sfumano molto di piu
Nel termine "anglosassone", anche "anglo" si riferisce a una componente germanica: gli Angli, i Sassoni e gli Juti sono le tre popolazioni germaniche che tra il quinto e il sesto secolo si stanziarono in Britannia.
Gli italiani in genere non sanno niente ma per vedere chi sarebbero gli inglesi senza la superfetazione franconormanna e il substrato celta e romano basta andare esattamente di fronte alle coste inglesi in Frisia ecco lì ci sono i loro antichi fratelli continentali
Assurdo che qualcuno nei commenti qualcuno abbia parlato di fascismo riguardo limes e la geopolitica ... povera Italia
Sbagliato parlare di fascismo, ma giustissimo sottolineare come qua si faccia un discorso veteto-nazionalista che, alla lunga, risulta problematico anche lui a suo modo
Be', le analisi di Fabbri sono ideologicamente parecchio orientate, eh...
@@emanuelechelini5163 Perché problematico? La geopolitica parla di rapporti di forza
@@lucacaproni8116 problematico perché quel tipo di nazionalismo alla "io ce l'ho più duro di te" ha portato ad un periodo di tensioni durato 70 anni e che è sfociato nella prima guerra mondiale e, sulle sue ceneri, è stato l'humus culturale sul quale hanno attecchito i totalitarismi di metà novecento
@@AnCaliban D’accordo. Ma parlare di strategia, tattica, interessi, concorrenti eccetera è inevitabile. Accettare l’idea che ogni Stato persegua i suoi obiettivi (e che abbia il diritto di farlo) è la base dei rapporti internazionali
A mio avviso, al di là della veridicità e dell'accuratezza storica di quanto afferma Fabbri sull'omogeneità culturale degli Italiani (su cui di base concordo), ciò che dice corrisponde ed è funzionale agli obbiettivi/necessità strategiche dell'Italia. Questo lo induce ad assolutizzare i concetti e sostanzialmente a ignorare gli inevitabili punti di frizione della sua tesi (che è naturale esistano). Ciò che conta insomma è il messaggio che si vuole trasmettere: l'omogeneità è un valore/vantaggio da sfruttare e di cui essere consapevoli.
Mi aggiungo al coro di coloro che chiedono di poter aprire un canale, magari su Spotify o altre piattaforme, in cui inserire questi video in forma di podcast. Anche se si perderebbe il fondamentale contributo delle cartine, aumenterebbe la fruibilità di questi contributi.
Questo video dovrebbe essere visto nelle nostre scuole da ogni studente italiano.
Oddio, vorrei evitare che a suon di far vedere video sulla "grandeur" italiana, tra 20 anni non avessimo una generazione di giovani Ungaretti pronti a morire per la patria
@@emanuelechelini5163Sì, su un videogioco magari 🎮
@@alessandropaladino6283 guarda già che prendi Murgia e Saviano come esempio negativo fa capire da che parte stai e che un discorso obiettivo sarebbe inutile
@@emanuelechelini5163 essere consapevoli crea cittadini migliori , ed avere a cuore la nazione e’ una buona cosa , la tua frase e’ completamente fuori contesto
@@alexsalinardi8764 la nazione puoi averla a cuore in mille modi, in primis offrendo il tuo tempo al volontariato e comportandosi da cittadini onesti, non crogiolandosi di essere migliori o superiori agli altri... quello si chiama "nazionalismo" e, l'ho detto e lo ripeto, alla lunga diviene una cosa tossica
colletta per mettere la fibra a casa di Lucio Caracciolo
Questa puntata dovrebbe essere fatta vedere e commentata per almeno 4 (quattro) ore obbligatoriamente in tutte le scuole del Regno.
Regno Unito?
@Richard Nobaz "A sostenere la diversita' degli Italiani ci sono moltissimi Italiani". E niente fa gia' ridere cosi'...
@Richard Nobaz e dove? trovami una regione nel nord senza una forte immigrazione meridionale. Milano e Torino sono più meridionali di molti centri del sud 😂 Io vivo in Friuli e posso assicurarti che a Udine nessuno parla friulano ma solo italiano, a Monfalcone il prima dialetto ormai è il campano
@Riccardo Pibiri nessuno ha parlato di "razza italiana" ma di omogeneita' culturale.
Che acume Fabbri. Non avevo mai pensato a queste cose. 👏
L'omogeneità etnica corre il rischio di riguardare il concetto di "razza" ed io non credo che si possa parlare di "razza italiana". Saremo stati resi più omogenei dalla religione cattolica, dalla lingua, dalla cultura ma costruire la convinzione di una presunta omogenità etnica per aumentare il nostro peso come potenza mondiale è una operazione molto difficile. Mi pare che stiamo confondendo immagine e sostanza. Se arriviamo alla ciccia come potremmo rendere compatibile l'omogeneità con quel sentimento mai spento nel meridione che l'Unità d'Italia sia stata imposta, forse a tutto vantaggio del triangolo industriale? Sulla Lega sono solo parzialmente d'accordo: più che di omogeneità il fatto che molti italiani si innamorino molto facilmente dei nuovi capi (non leader) riguarda più che altro il rapporto che gli italiani hanno col potere, riguarda il fatto che molti italiani scaricano le proprie responsabilità puntando tutto sul nuovo presunto leader che vince perché visto come un decisionista ma che finita la sua parabola sarà sostituito da un altro capo senza molti cambiamenti nel paese reale: forse in questo siamo omogenei, siamo abituati a salire sul carro del vincitore, a delegare, per poi scendere da quel carro. Chiudo dicendo che l'omogeneità è anche frutto dei modelli culturali che influenzano il nostro modo di essere e di comportarci. Si sa che una potenza che domina una colonia lo fa militarmente ma anche attraverso la profusione dei suoi modelli culturali, cioè la diffusione presso le masse di una certa immagine dell'essere umano. Il potere degli Stati Uniti su di una colonia non si sostanzia solo attraverso la presenza delle proprie basi militari ma diventa capillare anche attraverso il soft-power: la soap-opera Beautiful (vi sembrerà banale) ne è un formidabile esempio. E poi facciamo finta di non sapere da dove arriva tutto questo darwinismo sociale che tra l'altro ha omogeneizzato 3/4 di pianeta o forse più.
analisi perfetta
Cosa centrano le razze? Balotelli non è italiano perchè nero? Suvvia, accendiamo il cervello. Le razze sono costrutti sociali.
@@gf4913 sono perfettamente d'accordo infatti lo stesso concetto ho cercato di argomentarlo nel mio commento.
@@nicodelfine5194
No, non siamo d'accordo proprio su nulla (sull'Italia), a meno che non si sia spiegato male o abbia capito male io. Sono d'accordo invece sul grado e i modi con cui l'influenza USA pervade buona parte del mondo.
In ordine:
"L'omogeneità etnica corre il rischio di riguardare il concetto di "razza" ed io non credo che si possa parlare di "razza italiana"."
Nessuno ha parlato di razze nel video. Si può commettere l'errore di cui parla solo se di crede nel razzismo scientifico ottocentesco e non credo che Limes sposi quella teoria da quattro soldi. Quindi non c'è nessun rischio.
"Se arriviamo alla ciccia come potremmo rendere compatibile l'omogeneità con quel sentimento mai spento nel meridione che l'Unità d'Italia sia stata imposta, forse a tutto vantaggio del triangolo industriale?"
Il sentimento di cui parla non appartiene alla maggioranza dei meridionali ma solo ad una piccola minoranza che fa capo al movimento neoborbonico che ha sua volta basa le sue istanze su bufale antistoriche. I meridionali sono ben contenti di essere Italiani, lo dimostra il fatto che non esiste nessun partito del Sud e nessuna velleità indipendentista. Quindi non si tratta più di "fare gli italiani" come diceva Cavour, ma semplicemente riconoscere un dato di fatto, ovvero che gli italiani esistono e che l'Italia non è solo un'espressione geografica, cosa che, peraltro, non è mai stata. La suddivisione della penisola è stata favorita dalle potenze vicine che hanno dominato sugli italiani per secoli, quando queste potenze hanno avuto un momento di distrazione, puf, è nata l'Italia. Però, gli italiani, come popolo, sono sempre stati lì, divisi fra Spagna, Francia e Austria.
"[...]molti italiani si innamorino molto facilmente dei nuovi capi (non leader) riguarda più che altro il rapporto che gli italiani hanno col potere, riguarda il fatto che molti italiani scaricano le proprie responsabilità puntando tutto sul nuovo presunto leader che vince perché visto come un decisionista ma che finita la sua parabola sarà sostituito da un altro capo senza molti cambiamenti nel paese reale: forse in questo siamo omogenei, siamo abituati a salire sul carro del vincitore, a delegare, per poi scendere da quel carro."
Io credo invece il contrario. Gli italiani odiano i leader, hanno uno spirito libertario e anarchico. Forse all'inizio, come ha detto, c'é un momento di infatuazione, ma è solo momentaneo. I leader più amati e duraturi sono quelli che hanno saputo avere più tatto e la mano leggera. Nella politica italiana vince il meno fai più duri. Quindi "non mi sento italiano" non è altro che un modo per delegittimare l'autorità statale. Se l'Italia fosse una federazione con forti poteri dati alle regioni, ci sentiremo improvvisamente tutti italiani, perché la sede del potere non sarebbe più a Roma, ma dietro casa e il giochino non funzionerebbe più.
Siamo tutti spagnoli quando bisogna pagare le tasse.
Siamo tutti tedeschi quando i servizi pubblici non funzionano.
Siamo tutti francesi quando bisogna riscuotere il sussidio di disoccupazione.
Vorremmo essere americani quando entra un ladro in casa e così via.
Insomma gli italiani negano la propria esistenza perché vorrebbero avere ciò che non hanno in patria. E' una conseguenza dell'esterofilia tipica del nostro popolo e al contempo dell'ignoranza che nutriamo verso le realtà che ci circondano. Non è un caso che la trasformazione della Lega sia avvenuta quando l'Italia, dopo essere stata per secoli un paese di emigrazione, ha cominciato a ricevere importanti flussi migratori. Le varie differenze regionali si sono rivelati per quello che sono realmente, semplice folklore locale e campanilismo. Come giustamente dice Fabbri, se noi non fossimo un popolo coeso, allora gli altri che dovrebbero dire?
@@gf4913 Condivido diversi punti della fotografia che lei ha fatto degli italiani, facciamo però qualche passo indietro. Nel mio commento iniziale non ho affermato che in questa puntata di Limes ci sia l'uso di un tono "razziale", volevo semplicemente dire che l'utilizzo del concetto di omogeneità etnica può prestarsi a fraintedimenti. Rispetto al meridionalismo in realtà ci sono molte formazioni e gruppi, anche costituiti in veri e propri partiti, che da molti anni rivendicano un cambio di passo per il Sud se non addirittura l'indipendenza, seppure io creda che questo fenomeno sia stato, negli ultimi decenni, una reazione al (ex) nordismo della Lega. Tutto esatto quello che lei dice sui "vizi" degli italiani ma Fabbri, mi corregga se sbaglio, vuole sottolineare come la mancanza di consapevolezza degli italiani, rispetto alla omogeneità etnica italiana, diventi uno svantaggio competitivo del nostro paese nel quadro internazionale, costituisca praticamente un ostacolo alla costruzione dell'Italia come potenza, lì dove questa mancata consapevolezza diventa un punto debole del quale gli altri approfittano. Giusto? Bene, e se al concetto di "omogeneità etnica" sostituissimo quello di "comunità"? In questo caso chiediamoci se siamo davvero una comunità e come si costruisce nel tempo una comunità, un senso profondo di collettività. L'altro giorno un quotidiano nazionale del mainstream ha fatto giustamente notare come la questione del covid e delle vaccinazioni stia facendo riemergere l'immagine di un paese diviso in corporazioni, categorie che pensano al loro interesse di bottega nonostante ci troviamo in una situazione di crisi sanitaria ed economica generalizzata. Mettiamo pure il caso che siamo etnicamente omogenei, che siamo tutti cattolici, che ammiriamo tutti l'arte sacra, questo dovrebbe aiutarci a diventare una potenza? Lo stesso Fabbri afferma che la Sicilia non è Italia, vista la massiccia presenza militare americana, senza poi contare tutte le altre basi USA e NATO sul nostro territorio. La consapevolezza della omogeneità etnica di certo non può colmare la perdita di fatto delle sovranità (politica, monetaria, militare). Sui leader cosa vuole che le dica: sullo spirito essenzialmente anarchico dell'italiano medio non ci sono dubbi, ma l'infatuazione "temporanea" di cui lei parla è vera nella misura in cui trituriamo continuamente segretari e capi di partito, ma come la mettiamo con D'Alema e Berlusconi che hanno riscaldato gli animi per oltre 20 anni? E che dire di Romano Prodi, riesumato oggi da Enrico Letta? Per non parlare di un Salvini di lotta e di governo. Tutte infatuazioni di corto respiro? Non direi...
Grande video. Grazie Limes!
Almeno come banda larga direi che emerge come piuttosto disunita...
Tema forte, tesi e dimostrazione inattaccabili. Finalmente.
27:09 non ho ben capito se era ironia sul fatto che appena si parla di interesse nazionale c'è qualche minus habens che grida al "ventennio" (salvo poi tessere le lodi di USA, UK, Francia, ecc.)...o se invece era un commento serio. Nel primo caso rido di gusto, nel secondo...pure.
Chissà se era fascista anche Cavour? 😂😂😂😂
È un'ottima domanda da fare ai nostri insegnanti
Assolutamente no. Lo a spiegato barbero in un suo monologo su Cavour in un passaggio sul marxismo.
@@marcovaldo5935 c'è bisogno che lo dica Barbero?
fascista non credo proprio......però sicuramente non era di sinistra
@@marcovaldo5935 penso fosse una battuta siccome Cavour é morto nel '61 dell'800 mentre il fascismo è nato nel primo '900
O citato barbero perché mi ha colpito in quel monologo molto interessante da sentire appunto su Cavour!
Dario é condannato ad avere la capacità di vedere il popolo che siamo, e a non essere creduto. Non oso immaginare lo sforzo che debba fare per trattenere l'amarezza di fronte all'incredulitá di chi preferisce sputarsi in faccio piuttosto che accettare il proprio destino. Quello che poso dirti, caro Dario, é che il momento della consapevolezza ritornerà. Siamo omogenei, nostro malgrado, siamo una collettività capace di grandi cose, nostro malgrado, siamo un popolo, nostro malgrado. Ce ne ricorderemo, prima o poi.
Più che ricordarvene,
sembra che ve lo auto-imponete cercando di rassicurarvi,
malcelando le incontrovertibili differenze che ci contraddistinguono.
E in questa visione forzata e stridente con la realtà, avete l'effetto di esacerbare ancora di più questo contrasto dialettico
In cui c'è chi si racconta, sognando, di essere "Omogeneo"
E chi, più terra terra, percepisce le potenti differenze che ci contraddistinguono.
@@HeliumXx Peccato che tu non abbia ascoltato con attenzione l'analisi di Dario. Noi italiani siamo pieni di differenze, eppure, solo quando viaggi abbastanza per il mondo, o vivi all'estero come ho fatto io, ti rendi conto che sono solo sfumature. L'assenza nel nostro paese di etnie alternative a quella italiana é un dato di fatto incontrovertibile, così come lo é l'assenza di confessioni religiose alternative a quella cattolica. Se poi quando ti incazzi bestemmi in veneto e io in romanesco, be' questo non ci rende meno figli dello stesso popolo, meno italiani.
@@ManfrediMori Dalla Capitale dove c'è il fulcro politico, amministrativo, civile e culturale della nazione è facile sentirsi italiani,
Più difficile dalle aree produttive lontane dai centri di potere, e statalismo , che fanno funzionare e tengono in piedi tutta la baracca, senza in compenso nessun riconoscimento né attenzione alcuna.
Se non quando è ora di venire spremuti da una tassazione pressante per mantenere un sistema inefficiente e corrotto.
Ed è allora che i soldati morti sotto il tricolore , e l'unità della patria, vengono in secondo piano.
Uno Stato percepito da decenni come oppressivo perchè rivelatosi così, non può fare sussistere sentimenti di nazionalismo e patriottismo nella popolazione.
Questo tono così solenne e infervorato mi sembra un po' fuoriluogo
@@e.s.domino È il tono sentimentalista del patriottismo che ci sta anche.. Ma è la voce di un singolo.
Che viene assordata dalle grida di esasperazione e insofferenza del resto della *collettività* che oppressa dalla stessa patria, si trova a soffrire per essa.
E a contestarne di conseguenza l'integrità e l'autorità.
Concordo in pieno sulla omogeneità di fondo della nostra nazione e, soprattutto, sull'importanza di tal concetto e della consapevolezza di sé per la grandezza di un Popolo. Devo dissentire sulla effettiva omogeneità"etnica". La odierna regionalità italiana rispecchia invero la suddivisione augistea dell'Italia che tuttavia rispecchiava a sua volta l'originaria localizzazione delle popolazioni pre romane. Tutt'ora i dialetti ne ridosegnano la mappa. La nostra omogeneità nasce da Roma. L'origine è politica, geografica e poi linguistica, culturale e religiosa. Si, siamo un popolo, variegato ma siamo popolo. E ci ha fatto ancor più popolo l'attenzione che nei secoli hanno dedicato a noi i nostri invasori
Bla bla bla...
I popoli italici pre romani parlavano già lingue gemelle ed erano imparentati tra di loro ad eccezione dei celti del nord Italia, erano di etnia italica, che oggi si traduce in italiana
Bellissima puntata (peccato solo per i problemi di connessione). Purtroppo non ho visto la diretta perché ero al lavoro, altrimenti avrei chiesto a Dario quale influenza sull'omogeneità degli italiani può avere il fenomeno migratorio da altri Paesi....in una prospettiva di lungo periodo ovviamente.
Video molto interessante !!!!
Questi sono i video/ argomenti che dovrebbero essere portati e fatti studiare a scuola. Nazionalismo a parte, che si rischia di cadere in luoghi comuni piuttosto tristi, una lezione del genere ispirerebbe e farebbe trovare quasi a chiunque il valore di essere italiani. Il confronto con la Germania, per rafforzare il tema dell'omogeneità, calza a pennello. Non serve essere un esperto in materia ma basta avere un minimo di sensibilità. Vivo da due anni a Berlino e quando mio padre, dall'Italia, mi chiedeva informazioni riguardo alle misure contro il Covid la mia risposta era sempre la seguente: A Berlino è una cosa, in Baviera è un'altra e il resto della Germania è tutta un'altra storia. Il tutto ha radici ben più profonde rispetto al metodo italiano di colorare le regione.
Perché molto più intelligentemente di noi si sono costituiti come uno Stato Federale.
E infatti ogni parte funziona.
Qui abbiamo uno stato centrale inefficiente, fulcro di un sistema politico organizzativo scadente che si riflette poi negli enti locali.
Ed ecco servita la vostra l'Italietta Omogenea.
Cioè un lander non interferisce con l'altro?
Qualcuno vada da Caracciolo e gli metta la fibra, l'ADSL non regge più
Ascolterei Fabbri per ore, ha una competenza e una preparazione sugli argomenti straordinaria
Abbiamo un evidente complesso di inferiorità. Peccato
Non averlo comunque non risolverebbe i tassi di disoccupazione giovanile al sud del +50%.
@@achilleconte4385 te non lo sai
Molto interessante. Condivido il fatto che in relazione a molti vicini europei siamo più omogenei di quello che crediamo. Allo stesso tempo, se risaliamo anche solo di 2 o 3 generazioni, tanti italici non sapevano parlare italiano. Parlavano genovese, napoletano, siciliano, eccetera, e si capivano tra di loro tanto quanto si capiscano un francese e un portoghese. Insomma forse oggi siamo più omogenei di quanto crediamo, ma fino a poco tempo fa lo eravamo molto meno !
Certamente. La stessa cosa che osservo nel mio commento in Italia, si applica in effetti anche in quasi tutta Europa, ed é vero, la si può pure generalizzare al mondo intero. I Tempi però non sono sempre gli stessi: in Francia l'unificazione linguistica e culturale (spesso forzata come dici tu) é iniziata molto prima rispetto a noi. Direi ai tempi napoleonici, quindi diverse generazioni prima di noi.
La lingua con la quale erano scritte le leggi e parlavano le persone importanti, era l'italiano. Leggere per credere.
Fabbri prossimo doppiatore di De Niro. The new Ferruccio Amendola
Ottima puntata, veramente interessante!
Grazie per condividere questo formato di alto livello; queste parole dovrebbero ascoltarle molti più italiani, e comprenderle.
Invece ci tiriamo la zappa sui piedi da soli, con questo istinto di inferiorità e di lamentela "facile" che io onestamente non sopporto più di questo Paese.
Da sardo ho avvertito un profondo senso di disgusto quando hai relegato la nostra millenaria cultura a semplice folklorismo. Siamo diversi dagli italiani dal punto di vista culturale, linguistico ed etnico. Una differenza che è sempre esistita dal punto di vista storico, come anche ammesso da Limes nella carta dell'Italia Augustea: mentre l'Italia (quindi i popoli italici, dotati di cittadinanza romana) era divisa in regioni, la Sardegna era una Provincia Imperiale (non senatoria!) a causa delle costanti ribellioni.
Le differenze si sono appiattite solo con la colonizzazione linguistica italiana perpetrata con mezzi quali la scuola e la televisione, ma la nostra identità (seppur indebolita da decenni di governo coloniale) resiste.
Per quanto riguarda il discorso del COVID, esattamente come in Germania anche qui si è detto che il contagio è stato portato dai Continentali.
Interessante vedere poi come Fabbri considera la Corsica una colonia francese, insomma, due pesi e due misure.
@Riccardo Pibiri Veramente mi risulta che anche la Sardegna sia una regione a statuto speciale. E la politica di uniformità linguistica operata dalla Francia è unanimamente considerata come una delle peggiori nei riguardi delle minoranze linguistiche, tanto che dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi l'occitano e l'arpitano sono quasi completamente spariti (per lo meno tra i giovani) e il bretone è su quella strada.
Fuori della linguistica ti ricordo anche che dopo il ritiro dall'Algeria, migliaia di francesi sono stati rimpatriati e mandati in Corsica a colonizzare l'isola, facendo in modo che oggi i corsi non sono più una maggioranza compatta nella loro stessa isola (e infatti le istanze separatiste dopo gli anni '70 si sono di molto affievolite).
@@malarobo Certo, abbiamo un'autonomia "nata cornuta come un cervo maschio" (Lilliu) che ci da, di fatto, pochissimi poteri. Da Wikipedia:
"Lo Statuto speciale della Sardegna è la carta fondamentale della Regione autonoma della Sardegna. Essa ha il potere di dettare legge su materie riguardanti ordinamento degli enti locali, agricoltura, foreste, edilizia urbanistica."
it.wikipedia.org/wiki/Statuto_autonomo_della_Sardegna#:~:text=Lo%20Statuto%20speciale%20della%20Sardegna,agricoltura%2C%20foreste%2C%20edilizia%20urbanistica.
Dunque nessuna possibilità di chiudere le basi militari e di decidere in materia di pressione fiscale e scuola, il che è il motivo principale per il quale il sardo (insieme al corso, occitano e bretone) sta sparendo
Statuto speciale, tutela linguistica, residuo fiscale negativo...ma l'importante è frignare contro i continentali.
Fate così: chiudete le frontiere al resto del mondo, così non vi beccherete né il Covid né quei fastidiosi turisti che permettono a molti di voi di guadagnarsi la pagnotta. Magari cacciate via anche le poche grandi aziende presenti sull'isola, quasi tutte fondate da continentali o stranieri.
@@Paladine777 cosi parlano e pensano i colonizzatori di sempre
@@airodanp così è la realtà da sempre
Bravissimi come sempre
Sull'omogeneità degli italiani è legittimo dissentire, siccome la latinizzazione del Sud Italia ha avuto avvio in un preciso momento storico: Concordato di Melfi del 1050 d.C.. con l'aiuto armato degli Altavilla. In Italia del Sud, quindi, la religione più diffusa era il cristianesimo ortodosso e la lingua di identificazione culturale era il greco medievale, quindi non comprendo come ci possa essere omogeneità in tutta la penisola. Una Nazione non può identificarsi su questioni meramente formali come la tradizione letteraria o religiosa, comunque. Infatti, i greci sono greci non perché ci sono stati Aristotele, Platone, Pericle, etc., perché questi erano già greci.
Fabbri quando parla di omogeneità degli italiani allude a cultura e mentalità, non certo a genetica. Persino nella sola Sicilia c'è un enorme diversità genetica.
Le inventate nazioni _mono-popolo_ servono ai borgo-nazi per predisporre i loro Stati(Nazioni)e confini.
*Bravi!*
L’uso della parola fascista è così diffusa nel linguaggio che conferma una sola cosa...non se ne conosce il significato...
Un epiteto preso a prestito dai centri sociali, dove qualsiasi differenza di pensiero è considerata deviazionista, quindi fascista.
L'Italia è UNA ed INDIVISIBILE !
Dalle Alpi a Sicilia ovunque è Legnano!
Che sia di italica forza la dinastia di Roma!
Augusto - 2 mila anni fa Padre della Patria!
Grazie per portare all'attenzione pubblica il fatto che l'Italia è una nazione estremamente omogenea e che questo può essere un potente strumento per migliorare le nostre condizioni e il nostro peso nel mondo.
Ottima notizia che seguiranno altre puntate sull'Italia: sono le più interessanti, per me.
Il fatto che in Italia sia stato possibile che un partito come la Lega da secessionista sia passato ad essere un partito nazionale è una svolta solo apparente. E' necessario tener presente la sua idea di fondo, ora chiamata "sovranismo", che altro non è che la versione aggiornata del principio di sussidiarietà verticale. Così è la convinzione che in ogni contesto risulta migliore il poteree la gestione politica da parte dell'entità più vicina al suddetto contesto rispetto ad ogni gestione generale, di cui lo statalismo ne è l'espressione più classica. Quindi nessuna contraddizione quando si è deciso di estendere questo principio a tutto il territorio italiano e non limitarlo al territorio del Nord d'Italia, dove la Lega è nata e si è inizialmente sviluppata. Questo è stato possibile proprio grazie al fatto che "sovranismo" non solo non corrisponde al "suprematismo", dove una cultura o un'etnia si ritiene superiore alle altre, ma ne è la negazione. Ancor più chiaro appare questo assunto nella dicotomìa tra "nazionalismo" ed "imperialismo", dove l'amore di patria corrisponde al rispetto per i propri e gli altrui confini. Rispetto che è negato dall'impeto imperialista che resta la causa prima di tante guerre, compresa l'ultima guerra mondiale; durante la quale abbiamo potuto notare come l'amor di patria di un popolo come quello britannico abbia reso possibile la fondamentale resistenza sotto gli attacchi delle V1 e V2 dell'imperialismo nazi-fascista tedesco e la successiva riscossa.
In realtà gli scozzesi sono solo in parte celtici, sono composti da diverse etnie essi stessi al loro interno, molti, specialmente nelle lowlands sono germanici, direi senza dubbio per la maggior parte, c'è anche una componente celtica, nelle Ebridi e nelle Highlands, non so quale la percentuale, ma certo in molti sono germanici. Questo ovviamente non li rende assimilabili agli inglesi, manco per niente
non sono germanici gl’Inglesi?
@@youtubeyoutube936 si, sono germanici; certo. Ma anche Svedesi, Norvegesi, Danesi, ecc, che sono molto più simili ,per certi versi, agli inglesi, di quanto non lo siano gli scozzesi proprio per la componente celtica e per la religione episcopaliana
Sono d’accordo con il componente celtico. Una grande parte della Scozia occidentale ha ritenuto il cattolicesimo. Direi che gl’Inglesi conosco le sue origini in una maniera lèggerà perché hanno 1000 anni di storia di essere Inglesi. Ma certo che le 4 nazioni si sentano diversi. Io sento gl’Inglesi meno nazionalisti che le altre 3 nazioni. Saluti.
Bravissimi. Leggendo pero' alcuni commenti mi convinco sempre piu' che le stime sugli analfabeti funzionali siano del tutto ottimistiche.
Tipo ?
@@valentinoinnamorato4013 Ecco appunto.
@@fernandomatteo2460 spiegati con parole tue
Sfugge il concetto di geopolitica. Prima di ascoltare Fabbri e capire effettivamente cosa dice bisognerebbe capire in cosa consiste la disciplina di cui si occupa. Se uno confonde Fabbri con un neofascista, è evidente che non capisce il punto di vista della geopolitica...
@@gf4913 Bravissimo. Proprio quello che intendevo.
L'Italia é nata a Reggio, attuale Calabria meridionale, 3500 anni fa; l'area gallo-italica (zona padana/alpina/triveneta) é stata definita 'Italia' soltanto 1500 anni dopo. Il Settentrione ancora oggi si appropria dell'identitá italica (che non gli appartiene né linguisticamente né culinariamente né architettonicamente né socialmente) sfruttando il Mezzogiorno ed inondandolo di prodotti del Nord.
🤣
Tu si scemm
Basta con ste menate. . . Andiamo all'essenza dei contenuti.
"...Mi sembra un dibattito un pochino puerile, vagamente elementare."
Applausi.
Sipario.
Guarda che hanno detto che questo è il primo video al quale ne seguiranno altri 2.
La brutalità di Dario Fabbri è sempre un balsamo per una mente lucida.
Dario the best
@@HumanisticValley
Negli ultimi tempi si concentra maggiormente sul "che fare" .... anche perché,dopo numerose conferenze illuminanti su quello che è lo scenario "reale" nel quale inconsapevolmente ci troviamo,
diverse voci hanno chiesto risposte alla critica
che Limes ha spesso rivolto ad una Italia di scarsa caratura geopolitica.
Fabbri e Caracciolo hanno quindi assunto un piglio più assertivo e schietto.
@@INDIGOBLUE555 sai cosa però. A me piace sentire Fabbri, però ho l’impressione che tutte queste iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana vengano fatte con il braccino corto.
Mi spiego: giornata sull’Italia nel Mediterraneo organizzata dalla marina militare: ottima occasione per fissare certi punti, inviti tutti gli analisti di limes, inviti Barbero e va bene... e mi fai aprire la conferenza dal monsignor Paglia... con tutto il rispetto, un rappresentante della chiesa cattolica che è quanto di anti-geopolitico che di più non si può. Oppure mi metti un video che parla di estremo oriente con “un amico di Limes”, Enrico Letta che poi diventa segretario del PD, il partito che non farebbe una virgola senza l’approvazione della commissione europea. Non è che Meloni e Salvini sarebbero tanto meglio, perché l’indole del popolo italiano è questa, ma chiesa, Pd e m5s, anche ideologicamente, credono di vivere in un mondo poststorico dove la geopolitica non ha più alcun senso.
D'accordissimo con l'omogeneità italica, ne manca una coscienza profonda negli italiani stessi...
Siamo un popolo ed è positivo, grazie Dario per avercelo evidenziato con i suoi vantaggi geopolitici. Le peculiarità territoriali sono il ns valore aggiunto.
Anche volendo supporre una forte identità etnica italiana (sulla quale ho i miei dubbi), resta una domanda: che farsene? Le nazioni che dominano il mondo sono spesso etnicamente disomogenee e basano la loro fortuna su 1)senso civico 2)spirito di iniziativa 3)un sano opportunismo nei confronti dell'estero.
Noi italiani, anche se riuscissimo a riconoscerci maggiormente come popolo, dovremmo riscoprire tutte le 3 cose di cui sopra. Ma sono virtù che non si sviluppano riconoscendosi come etnia omogenea: non c'è correlazione.
Il tentativo di Limes è commovente: in mancanza di tutto, aggrappiamoci all'omogeneità etnica per risollevare il paese. Non servirà.
Hai i tuoi seri dubbi sull'omogeneita del popolo italiano? Ovvio perché non hai studiato e non sai cosa vuol dire popolo italico, cultura latino italica e via discorrendo, se a Milano dicono figa e a Palermo dicono minchia, sono due parole diverse ma dello stesso ceppo culturale, purtroppo se non si studia ste cose non si sanno, per il resto hai solo detto fesserie.
L'America è omogenea e domina il mondo intero, la francia con le sue varianti è omogenea e domina l'Europa, devo continuare?
Puntata utilissima. Veramente. Siete un faro. È possibile reperire il cartaceo del numero che dedicaste l'omogeneità dell'Italia?
Grande Dario !
Capisco e condivido la definizione di omogeneitá in relazione agli altri stati ma non colgo gli elementi in comune oltre la lingua e la religione. Non sono elementi da poco, lo so bene, ma ci sono altri elementi secondo voi?
Straordinario come sempre Fabbri ma oggi si supera!!
Vero quanto si dice sulla nazione italiana. Tuttavia sicuro che non sia più importante essere uno stato antico piuttosto che una nazione antica ? Vero che gli italiani possono essere considerati nazione ancor prima che esistesse uno stato, ma di maggior successo dal punto di vista politico sono stati quei regni dinastici medievali e poi monarchie assolute nell'età moderna che le nazioni le hanno create.
Esiste molta confusione tra stati e nazioni, anche a Limes non sono sempre troppo attenti a distinguere
Il Dott. Fabbri formidabile come al solito.
Sono pienamente d'accordo con il dott Fabbri soprattutto complimenti per la sua arte oratoria
Credo che sia stato uno dei migliori streaming per contenuti di Limes( eccetto la caduta della linea internet di Caracciolo). Fabbri ammette che le divisioni interne di uno stato, la diversità interna è uno strumento per il dividi et impera degli stati esteri. Fabbri poi ammette qualcosa che a livello politico e geopolitico è un tabù ossia che i germanofoni a nord di Salorno sono etnicamente tedeschi e non italiani. Afferma che i movimenti antiunitari e indipendentisti sono folcloristici , io oserei dire che i loro membri sono pappagalli di ignoranza dovuta anche dal fatto che il nostro sistema scolastico è decadente. Unica critica, il considerare acriticamente nazioni senza stato alcune regioni di Spagna, Francia ed UK.
i sudtirolesi sarebbero austriaci, non tedeschi. E pure lì i tirolesi sono prima di tutto tirolesi, poi, forse , anche austriaci. L'identità regionale è immensamente più forte di quella nazionale, per loro.
@@stefanodadamo6809 etnicamente sono tedeschi, lo stabilisce pure il trattato del 1947. dove trovi che si sentono prima tirolesi e poi austriaci?
@@SPGstoriapoliticageopolitica li conosce i tirolesi i bavaresi ecc ?
@@giorgiograndi4054 ci sono stato varie volte in Austria, Sudtirolo e Baviera perché?
Gli indipendentisti sono semplicemente persone nauseate da quanto male è governato il paese, e guardano ai fasti passati preunitari come esempi di virtù. Almeno questo vale x i veneti.
Immaginiamo il nostro paese diviso a metà! Con un nord industrializzato e ricco, un sud in perenne crisi economica e sociale.. Inimmaginabile!!
Dario Fabbri immenso come sempre. Comunque assurdo che ci siano tanti commenti strampalati di legajoli e neo-babbioni. Limes ha tradizionalmente avuto un pubblico colto, nonostante faccia parte del gruppo GEDI.
A sentire il discorso di Fabbri sembra quasi che gli italiani siano i giapponesi di occidente; il problema è che agli italiani manca proprio l’idea di stato come casa comune di tutti. Puoi essere omogeneo quanto ti pare ma se ti mancano i valori che costruiscono una sana cittadinanza non serve a nulla.
Poi, secondo me, qui si è anche sorvolato molto su secoli di impostazione economico-politica differente nelle varie parti della penisola.
Mi pare che tu non dica nulla di troppo diverso da Fabbri. Lui parla di omogeneità etnica e di percezione di noi stessi come entità omogenea. Qui leggo commenti che chiamano in causa ridicole distinzioni genetiche presenti già in epoca pre romana e parlano di profonde differenze etiche e razziali, quando in realtà si tratta di localismo e disparità territoriali che hanno ragioni storiche e politiche.
@@antoniopallotta4295 mamma mia, è da anni che lotto con quelle persone lascia stare, per loro se a Milano dicono figa e a Palermo dicono minchia è eterogeneità e non si soffermano sul fatto che entrambe le parole sono della stessa stirpe etnoculturale linguistica
Preliminarmente bisognerebbe chiarire cosa si intende per "omogeneità" e di che tipo essa sia. Nel dibattito si parla di omogeneità etnica, religiosa . La disomogeneità storica ( Augusto, che c'entra?) e politica e socio-culturale non viene affrontata. L'abisso tra classi dominanti e sudditi ,su cui è nata ,si è sviluppata e radicata ? La gestione del Covid in Lombardia e nel resto del Pese è lì da vedere tutta.Omogenea anche questa?
ma che deliri sono? Quale gestione del covid in lombarida? Quella del finto covid hospital alla fiera del cazzaro di fontana? Ma veramente veramente? Magari riascolta daccapo e prendi appunti...
@@lokibau ????
Ottimi commenti. Interessanti. F. M.
Fabbri utilizza due pesi e due misure nell' esposizione dei propri esempi. Sminuisce e relega a semplice folclore le differenze presenti nella penisola, mentre ingigantisce le diversità relative ad altri stati. Per esempio affermare che gli scozzesi sono celtici è un' inesattezza (meno dell'1% degli scozzesi parla il gaelico scozzese). Gli altri parlano inglese o scots, ma anche quest'ultima è una lingua germanica, tra l'altro affine all'inglese, per cui il discorso non regge.
ehm, è storia. Ehm, la Scozia è una nazione differente, e riconosciuta tale anche dagli Inglesi. Ehm, la differenza tra Scozzesi, Inglesi e Irlandesi sono loro stessi a riconoscerla per primi...
@@rassenlof Non sto affermando che non ci siano differenze fra Scozia e Inghilterra. Sto semplicemente sottolineando il fatto che esse non siano poi così marcate come invece viene detto nel video. Lo stesso discorso in ogni caso potrebbe essere fatto anche per gli altri paesi europei che sono stati menzionati, in cui più che dati e fatti sono elencati una serie di stereotipi e forzature storiche volte ad evidenziare ipotetiche disomogeneità che nella realtà dei fatti non sono così nette ed evidenti.
Ci sei mai stato? hanno i cartelli in doppia lingua Gaelico e Inglese, hanno un parlamento loro, possono votare per staccarsi e si auto amministrano, hanno una storia millenaria di indipendenza e linee dinastiche, una cultura loro ben definita, non esiste un corrispettivo in italia....
@@ParabellumStoria ripeto: non nego ci siano differenze, sto dicendo che non sono così marcate. Il fatto che abbiano un parlamento separato non significa che siano culturalmente così dissimili dagli inglesi. Per esempio Austriaci e bavaresi sono culturalmente molto simili pur occupando un territorio diviso in due stati sovrani diversi. Per quanto riguarda la segnaletica bilingue (tra l'altro limitata ad alcune zone) potrei portarti come controesempio l'alto Adige in cui tutto il territorio è coperto da indicazioni in tedesco ed italiano, talvolta ad esempio nelle vallate retoromanze anche in ladino.
@@alessiosarcletti2863 Con la differenza che l'alto adige non ha mai avuto una stirpe di Rè non è mai stato un regno, non ha una storia millenaria e non ha una lingua propria..
Non confondere abitanti tedeschi instaurati li da centinaia di anni di occupazione con una cultura vera e propria. (quella è influenza data da occupazione e germanizzazione del territorio)
ergo il tuo esempio non stà in piedi. Le velleità alto adesine filo tedesche sono risibili e fanno anche 'esse parte di quel "non voler essere italiani" per allontanarsi dallo stereotipo, insomma vorrebbero essere tedeschi ma non lo sono almeno non completamente e come alcuni austriaci o tedeschi direbbero, non lo sono abbastanza.
Sento ora questo interessante video. Molto bello e molto istruttivo. Molte considerazioni già ampiamente conosciute, almeno da me e qualche riflessione che in verità non avevo mai focalizzato prima. Bravi. Una domanda però mi viene spontanea. Perché pur essendo omegeni amplifichiamo le differenze? Perché siamo masochisti nel senso che non vogliamo contare nello scacchiere internazione o c'è qualche altra ragione? C'è un vizio d'origine? Chi sa se avrò una risposta. Grazie comunque.
Da lettore di Limes, fornisco la mia interpretazione. Primo: le differenze culturali, che noi scambiamo per etniche, comunque esistono, date dal nostro variegato patrimonio culturale.
2 la geografia è la base della geopolitica. Gli italiani sono separati dall'Europa dalle Alpi. l'Italia è un isola. Ciò ci rende più isolati e estranei al mondo esterno, e quindi più introvertiti sulle nostre differenze rispetto a quelle del mondo circostante, sovradimensionando la nostra varietà
Gentile @FF sul primo punto concordo perfettamente. Il secondo seppur oggettivamente condivisibile è a mio avviso poco significativo. In verità con riferimento al vizio d'origine pensavo alle vicende con le quali siamo diventati uno stato unitario. La spinta unitaria era elitaria e variegata e non popolare. Tra le tante solo quella di vittorio emanuele prevedeva l'annessione da parte del piemonte che poi fu quella che si si concretizzò. Sull'argomento mi fermo perché ci sarebbe da scrivere una enciclopedia i finita . Mi limito a dire che forse l'italia doveva essere una federazione alla quale arrivare con un processo evolutivo più lungo e complesso. Forse la visione di cavour o quella di carlo cartaneo erano quelle piu adatte. A questo aspetto se ne può aggiungere un altro: siamo un popolo con un prevalente carattere individualista che doveva essere tenuta in debito conto. Io la vedo così.
Approposito di multietnicità...potete fare altri video su paesi estremamente multietnici come bosnia, montenegro e macedonia del nord, che hanno forti conflitti latenti spiegherebbe meglio questo concietto di multietnicità ed eterogeneità
Incredibile per me il non aver mai visto prima la divisione dell'Italia Augustea, anche solo in qualche testo scolastico. Illuminante.
Fabbri "la Sicilia non è Italia da un punto di vista militare ".Anche dal punto di vista dell'ordine pubblico. Aggiungerei purtroppo
Complimenti a Limes, veramente!!!
La scoperta più bella di questo periodo. Vi si vuole bene
L’eterogeneità delle genti è stata sempre strategia applicata nei trattati di pace e la conseguente gestione territoriale!