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La ratio "titolo superiore ingloba titolo inferiore" può essere valida a livello teorico, ma a livello legale tutto ciò che è lecito deve essere esplicitato ed espresso. In mancanza di un core competence e dei Decreti Attuativi io non mi sento di fare affermazioni basate sul mio "buon senso".

Buongiorno. Ecco a lei: www.amazon.it/Londra-valutazione-funzioni-esecutive-pianificazione-dp-8859027942/dp/8859027942/ref=dp_ob_title_bk

Buongiorno. Il titolo di educatore professionale socio pedagogico si ottiene con la l19. Pertanto, ovviamente ovviamente lei lo è. Ma il discorso qui è un altro: un titolo superiore, quindi una laurea magistrale in pedagogia, automaticamente è assorbente del titolo inferiore in quanto a mansioni e funzioni? A rigor di logica dovrebbe esserlo. Tuttavia, la logica in ambito legale non sempre segue percorsi così lineari. Pertanto l'unica risposta che posso fornirle, prudenzialmente, è che dovremmo attendere i decreti attuativi per avere precise indicazioni in merito.

@@pierpaolocavagna grazie gentilissimo 😊

Buongiorno. Mi pare di capire che lei abbia una laurea vecchio ordinamento, quadriennale. Giusto? In questo caso la legge la identifica come Pedagogista. Pertanto deve fare riferimento a questa sezione dell'albo. Circa il poter continuare a svolgere le funzioni da educatore, il titolo superiore è ovviamente avanzato rispetto alla triennale, per cui ne ingloba nativamente ogni funzione. Il dubbio, a questo punto, è più epistemologico: ha senso sottomansionarsi?

@@pierpaolocavagna sì vecchio ordinamento, quadriennale. E’ ingiusto sottomansionarsi ma si metta nei miei panni. Ho 47 anni ed esercito la professione di educatore professionale da 18 anni. Non ho mai fatto la pedagogista, amo il mio lavoro di educatrice scolastica e vorrei continuare a farlo. Il mio dubbio è se la cooperativa per la quale lavoro, mi lascerà esercitare in caso di bandi che richiedano la figura di educatore socio pedagogico che , come ha detto lei la mia laurea ingloba essendo superiore.

@@stefina77 Buongiorno. Il titolo di educatore professionale socio pedagogico si ottiene con la l19. Ma il discorso qui è un altro: un titolo superiore, quindi una laurea magistrale in pedagogia, automaticamente è assorbente del titolo inferiore in quanto a mansioni e funzioni? A rigor di logica dovrebbe esserlo. Tuttavia, la logica in ambito legale non sempre segue percorsi così lineari. Pertanto l'unica risposta che posso fornirle, prudenzialmente, è che dovremmo attendere i decreti attuativi per avere precise indicazioni in merito.

@@pierpaolocavagna certo, aspetterei volentieri se la scadenza non fosse tra meno di 2 settimane. Mi iscrivo comunque ad entrambi gli albi? Cosa mi consiglia in proposito?

@@stefina77 mi pare di capire che, nel suo caso, non vi siano altenative.

Grazie mille Claudia 🙏

Buongiorno. Ad oggi, in attesa dei decreti attuativi, l'unico riferimento di legge è la 55/24.

Io ho il tuo stesso problema, solo che sono laureata in scienze e tecniche psicologice alla triennale. Sto facendo ricerche per capire come inserirmi nell'albo degli educatori visto che vogliono il riferimento normativo.

Buongiorno. Dovrebbe fare riferimento al commissario regionale inoltrando una PEC Con la richiesta chiarimenti in merito.

Buongiorno. Corretto: è il limite naturale determinato dalla emanazione della Legge 55.

@@pierpaolocavagna e per chi come me si laurea ad ottobre potrà iscriversi comunque dopo l'acquisizione del titolo?

@@antonellolubraco4499 si, certo. L'iscrizione sarà sempre possibile in futuro per tutti coloro i quali decidono di non iscriversi subito (e attualmente non lavorano) e per tutti i futuri professionisti.

Buongiorno Emanuele. Si, se ne esce. Personalmente l'ho contratto due volte. In forma abbastanza contenuta. Parecchio malessere per qualche giorno, ma poi un recupero molto rapido.

Buongiorno. Si, è possibile. Anche se dopo un periodo di training diventa non necessario.

@@pierpaolocavagna Grazie!

Personalmente opto per un ritorno al ciclo unico.

Buongiorno. Nessuna figura professionale è deputata a "sorvegliarne" un'altra. Sarebbe come definire una gerarchia tra lavoratori lesiva della dignità del lavoratore. Il vero vulnus sarà l'ovvia necessità del nascente Ordine professionale di definire il paradosso della doppia formazione di educatori sanitari e sociopedagogici.

Buongiorno. Per prima cosa la ringrazio per aver speso del tempo a guardare il video. Dunque, le rispondo rispetto alla sua notazione terminologica che, come potrà immaginare, non è casuale. In psicoterapia ben poco lo è. Oramai da decenni, esattamente dal post Basaglia (parliamo del 1978), si tende a non utilizzare più il termine "paziente" perchè richiama un paradigma della salute mentale massificante e standardizzante. In altri termini, se la persona che ho in studio è un "paziente", lei è malata, e io sarei il sano. Lei è la portatrice del "danno" e io, terapeuta, sarei la divinità salvifica a cui è deputato il compito di aggiustare il giocattolo rotto. Motivo per cui, se ci si rivolge in termini generali si utilizza il termine Persona (con la P maiuscola). In un rapporto di lavoro autonomo, come il mio, il termine "cliente" inquadra, invece, la prestazione che un professionista rende ad un soggetto terzo in funzione di un rapporto economico di fondo. Che è imprescindibile, non possiamo far finta che i clienti non ci saldino la parcella. Ma la connotazione non è così negativa, anzi. Il fatto che il cliente corrisponda una somma per il servizio erogato implica tutta una serie di "attenzioni" da ambo le parti. Da parte del terapeuta mi sembano scontate. Da parte del cliente, meno. Tra queste una motivazione costante e continua durante tutto il percorso e, soprattutto, la giusta pretesa di un risultato a fronte di un investimento che è anche economico. Storicamente il termine cliente deriva da "cliens", un termine latino che stava a designare la persona posta sotto la protezione di un patrono. Proprio la declinazione di "protezione" continua ad essere valida nel rapporto cliente-terapeuta. Ed è il senso nel quale l'ho utilizzata nel video.

@@pierpaolocavagna la ringrazio per questa profonda e precisa spiegazione. Avendo un estrazione accademica e lavorativa non attinente alla psicologa ma al mondo commerciale, l'utilizzo di una certa terminologia mi è a cuore.

Buongiorno Dottore. Se mi concede qualche tempo, contiamo di rimettere mano al format con la collega in un futuro prossimo.

@@pierpaolocavagna bella notizia. Aspetterò con rinnovato entusiasmo.

Buongiorno. La ringrazio per la cortesia. Cosa intende con "schede per la compilazione"? La checklist ICF, un modello di osservazione, un modello di PEI, altro...?

Buongiorno. Credo sia un confronto oramai imprescindibile. Che si consideri, o meno, l'esistenza del profilo sanitario, la pedagogia deve comunque fare i conti con il mondo sanitario di cui, se facciamo fede alla definizione di salute stilata dall'OMS, è pilastro fondante e ineliminabile.

​@@pierpaolocavagnal educatore socio sanitario come mai lavora in contesti sociali tipo carceri scuole cosa c è di riabilitativo nel sociale?

@@niclascalese7878 esattamente quanto c'è di sanitario nel socio-educativo: non è possibile tranciare ambiti netti di delineazione tra abilitazione e riabilitazione. Sarebbe teoricamente non supportabile e segue un mero criterio economico. Questo è una dei problemi che andranno sicuramente affrontati a breve.

Buongiorno. Ogni video, per definizione, richiederebbe un aggiornamento. Attendo che il nascente Ordine professionale dei Pedagogisti e degli Educatori SP diventi operativo per eventuali nuovi sviluppi.

Buongiorno Gixo. Spero che con lo scossone del nascente Ordine si sveglino coscienze sopite.

Buongiorno Dottoressa. La ringrazio molto per aver speso del tempo a visualizzare il video e per il graditissimo commento. Lei, peraltro, è una delle pochissime pedagogisti operanti in un'area prettamente sanitaria. sarebbe interessantissimo registrare un video riguardo alla sua esperienza professionale.

Buongiorno 😂 immagino che il commento a riguardo della “divulgazione” faccia riferimento esteso ai centinaia di video del canale, alle decine di risposte sul blog professionale e, forse, agli otto libri pubblicati e alle decine di monografie. Di cui immagino sicuramente lei sia a conoscenza e abbia preso visione, prima di spendere il suo tempo a deliziarci con questo costruttivo commento. Giusto?

Buongiorno. Esula dallo scopo di un ordine professionale o occuparsi direttamente dei contratti collettivi nazionali. Questa funzione è appannaggio di sindacati, pertanto non vi saranno modifiche agli stipendi dei lavoratori subordinati in maniera diretta. Tuttavia, l'Ordine all'interno della sua funzione di tutela della professione potrà avere una funzione di controllo della correttezza dell'applicazione dei CCNL e diventare organismo unitario di confronto con i sindacati.

Buongiorno. Personalmente, ed è una delle tesi che ho esposto all'interno di "Paradigma per una pedagogia fenomenologica interrelazione", ritengo che il punto verso cui dovrebbe convergere l'agire politico riguardo alla pedagogia sia quella di unificare in maniera sempre più precisa e marcata non solo i percorsi di formazione e, conseguentemente, anche i profili professionali di area sociale e sanitaria ma, al contempo, integrare la figura del pedagogista all'interno del contesto del Ministero della Salute ,recependo in questo modo la definizione di salute stessa così come espressa dall'organizzazione mondiale della sanità: "Una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l'assenza di malattia o infermità".

Buongiorno. A questo domanda posso risponderle con relativa certezza. FAcendo riferimento all Art. 4. del DLL 788 troverà che siano elencati i "(Requisiti per l’esercizio dell’attività di edu- catore professionale socio-pedagogico e di educatore nei servizi educativi per l’infanzia di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65)". Dunque si, l'iscrizione sarà obbligatoria anche per i nidi.

@@pierpaolocavagna secondo lei si potranno chiedere aiuti economici per l'iscrizione all'albo, visto lo stipendio misero che abbiamo come dipendenti?

@@elegrigo7 solitamente l’iscrizione al primo anno prevede una riduzione del 50% della quota annuale. Stiamo comunque parlando di una cifra che potrebbe aggirarsi sui 100 euro annui. Totalmente supportabile direi.

I docenti di scuola superiore di ruolo sono obbligati ad iscriversi all' albo

@@user-jq7ct9ig6j buongiorno. E' necessario attendere i decreti attuativi per avere indicazioni in merito. Puramente per parere personale, visti i casi analoghi inerenti altre figure professionali, le direi di no.

Grazie Davide

Io per niente. A meno che il concetto di sanitario non si faccia coincidere in toto con quello medico, riportando indietro il calendario al 1945.

A mio parere ormai il sanitario in professioni ‘Umanizzanti’ non ha più ragione di esistere. Dunque sono contenta di essere una pedagogista non ‘sanitaria’.

@@erikagio provi a ribaltare l'ottica e a domandarsi se un approccio umanizzante possa essere utile in una professione sanitaria allora

Vorrei innanzitutto ringraziarla per il suo Impegno costante e oneroso che lo porta a stimolare ed incoraggiare. L’approccio umanizzante c è sicuramente in ogni professione se lo si sceglie. Però che le posso dire: sono contenta sì! Di liberarmi da orpelli inutili. Preferisco essere pedagogista non sanitaria……… immagino sia una questione di visuale infatti….. un caro saluto Erika Giorgione

A me non fa piacere che l’ambito sanitario sia stato escluso anzi credo che sia uno degli ambiti dove un pedagogista serve di più insieme ad altre professioni mediche ! Speriamo non sia un altro escamotage per sottolineare il gap o escluderci a priori

Il DDL 788 ha ottenuto parere positivo: verrà creato l'Ordine nazionale dei pedagogisti ed educatori professionali socio-pedagogici.

Buongiorno. Le condotte sessuali, spesso complesse, sono una delle possibili manifestazioni dell'adattamento non funzionale al proprio ambiente di vita. Sovente riconducibili all'instbailità generale che contraddistingue i rapporti bordeline. Le sostanze psicotrope sono spesso associate a fenomeni di alterazione dell'identità, finanche a manifestazioni di sintomi dissociativi. Spesso sono utilizzate come "auto-terapia" per sedare la condizione di malessere esistenziale. Va da se che il loro uso spesso possa peggiorare condizioni già precorarie e rappresentare un innesco per la possibile slatentizzazione di condizioni paranoidi, comportamenti automutilanti o addirittura suicidari.

Buongiorno. L'esposizione diretta è una tecnica cognitivo-comportamentale. In Gestalt non si lavora sul sintomo ma su ciò che determina e mantiene la sintomatologia, cioè sull'adattamento creativo che ha condotto la persona ad avere un rapporto disfunzionale con il proprio ambiente. Quindi niente protocolli predefiniti, ma piena relazione con la persona e con la sua peculiare storia di vita. Ciò che può andare bene per una persona può risultare inefficace o addirittura dannosa per un'altra.

@@pierpaolocavagnaBuongiorno, quindi in senso pratico dopo aver compreso cosa ha portato una persona a mettere in atto quell'adattamento creativo disfunzionale come lo si crea un nuovo adattamento funzionale? Se magari può fare un esempio. La ringrazio per la risposta

@@anthonycasillo9090 in altri termini mi sta chiedendo quali tecniche gestaltiche sia possibile utilizzare. Non le risponderò in questo momento, perchè non avrei sufficiente tempo e spazio per farlo in maniera idonea. Però mi ha dato l'input per un video dedicato. Quindi se avrà pazienza di attendere, penso troverà la risposta lì.

@@pierpaolocavagna perfetto la ringrazio, credo sarà preferibile un video in modo che possano usufruirne tutti

@@anthonycasillo9090 buongiorno. Un adattamento creativo disfunzionale può essere letto come un adattamento creativo che, in qualche momento di vita della persona, sia risultato funzionale. Ma che allo stato attuale non lo è più. Pertanto ci troviamo di fronte ad una risposta rigida e, in qualche modo, ripetitiva e stereotipizzata ad un nuovo contesto plastico e dinamico. Giusto per farle un esempio molto banale: pensiamo ad un bambino di sei anni che viene scelto per ultimo durante la conta per una partita di pallone. Potremmo immaginare che l'essere l'ultima scelta lo porti ad adombrarsi e, forse, addirittura a piangere. ma questo suo pianto potrebbe essere una sorta di campanello di allarme per gli amici che alla prossima partita potrebbero sceglierlo tra i primi. Pensi adesso allo stesso bambino, ma all'età di 15 anni. Questo stesso adolescente, un sabato pomeriggio, viene contattato per ultimo dal suo gruppo amicale per uscire in giro. Plausibilmente, anche in questo caso, la sua condizione di ultima scelta genererà dolore e sofferenza. Alla quale, tuttavia, lui non potrà rispondere strepitando e mettendosi a piangere. Qualora lo facesse, quell'adattamento creativo, che magari a sei anni gli ha consentito di essere maggiormente considerato dagli amici, probabilmente a 15 anni concorrerebbe ad isolarlo ancora di più.

Buongiorno. Grazie mille per aver visto il video, e ovviamente per il gentile commento. La Gestalt è più facile da fare che da dire. E questo è uno dei grandi problemi del modello: la poca cura della divulgazione a riguardo. Ma per fortuna le nuove leve stanno invertendo il trend. Contiamo sul suo prossimo supporto.

Grazie mille per aver guardato il video e per il gentile commento.

Buongiorno Cristiana. Sicuramente un’attività utile e rilassante. Proverò a seguire il suo suggerimento, tempo permettendo. Peraltro la terapia occupazionale gode di una notevole letteratura internazionale a supporto. In psicoterapia della Gestalt si parla di “fare grounding” rispetto al radicarsi nel momento. Anche a livello fisico. Per cui, si, la sua è un’ottima indicazione sotto molteplici aspetti.

Buongiorno. E grazie, per prima cosa. Io ho effettuato la formazione presso Sinapsi, scuola di psicoterapia della Gestalt con sede a Cagliari. Ho avuto come docenti Carmen Vazquez Bandin, Fondatrice e Direttrice del Centro de Terapia y Psicología-CTP, Madrid (Spagna), della Scuola di formazione in Terapia della Gestalt del CTP (Madrid e Granada), e Sergio La Rosa, didatta argentino con orientamento della Terza Scuola di Psicoterapia di Vienna, allievo di Joseph Zinker e Ruth Wolfert a senior trainer dell'Istituto di Gestalt HCC, con cui ho condotto anche una parte della mia terapia personale. Non saprei darle informazioni dirette sulle altre scuola attive sul territorio nazionale.

Buongiorno Annalisa. La ringrazio per la cortesia. Circa il suo quesito la risposta è positiva, benchè nel corso degli anni vi sia stata una notevole restrizione negli strumenti utilizzabili. La rimando al testo per una trattazione organica: store.streetlib.com/educazione-e-formazione/manuale-per-il-testing-pedagogico-ed-educativo-professionale-418490/ E al video per gli aggiornamenti sulle attuali restrizioni: th-cam.com/video/u4W0BHR5WJs/w-d-xo.htmlsi=jgX4m4f9hHLMKA12

Buongiorno Alessandro. La Mindfulness prende a piene mani dalla Gestalt. E da tutte le psicoterapie di terza generazione a orientamento umanistico.

Buongiorno. Non sono in grado di darle una risposta, al momento, perchè si tratterebbero di pure congetture. Fino a che l'ordine professionale non sarà una realtà è impossibile definire con precisione il suo impatto a livello lavorativo. Sicuramente il problema delle carriere miste dovrà essere un tematica da affrontare e dirimere.

Buongiorno Donatella. La nostra struttura di personalità dipende dall'intreccio, unico per ognuno, di tanti fattori: biologici, psicologici e sociali. Senza ombra di dubbio l'ambiente educativo è una delle variabili in grado di plasmare in maniera notevole l'intero corso dello sviluppo della persona. Esiste un progetto statunitense molto interessante a riguardo. Diretto da David Axelson, docente alla Ohio State University, lo studio si è avvalso della collaborazione dell’Università di Toronto (Canada) e dell’altra Università statunitense di Pittsburgh dove da tempo è in corso, fondato dallo psichiatra David Kupfer, il Bios, ovvero un ampio programma di ricerca dedicato appunto ai figli di genitori bipolari. Se vuole approfondire, a livello scientifico, le lascio un link con decine di articoli: scholar.google.com/scholar?hl=it&as_sdt=0,5&q=figli+genitori+bipolari

@@pierpaolocavagna Grazie mille dottore, buona giornata 😉

Buongiorno Stefano. Penso di conoscere abbastanza a fondo il paradigma bertoliniano. Quando ero all'università era da poco stato date alle stampe "Ragazzi difficili", testo su cui credo si siano formati tutti i colleghi della mia epoca. Di Bertolini apprezzo molto diverse sollecitazioni, prima fra tutte il richiamo alla fenomenologia husserliana declinato nell'attenzione al corpo, il carattere interdisciplinare del sapere pedagogico e lo sfondo politico dell'educazione. Ma se ha in mente l'Esistere pedagogico e il mio Paradigma per una pedagogia fenomenologica interrelazionale le sarà facile rintracciare il mio personale superamento della cornice bertoliniana. Cornice che, a esser sincero, non è tra le mie fonti di riferimento se non nella forma critica. Parimenti a Massa, ad esempio. In tutto Paradigma per una pedagogia fenomenologica interrelazionale non troverà un solo riferimento a Bertolini o Massa.

Grazie mille della risposta, ho incontrato il suo video appunto perché stavo studiando l'esistere pedagogico per un esame di pedagogia. Studio filosofia quindi non sono completamente dentro gli argomenti pedagogici, comunque mi sembra almeno per il punto di vista strettamente sistemico-filosofico abbastanza superabile, apparte che bisogna ammettere che scrive veramente male. Comunque approfondirò anche il suo testo dato che da quel poco che ho studiato la pedagogia non ha ancora trovato metodi e modelli unanimi, il che secondo me, sebbene sia giustissimo che ci siano disaccordi tra chi se ne occupa, rischia veramente di essere un problema per la sua serietà. Insomma da ingenuo neofita, può darsi mi sbagli, mi pare che si sia detto un po' tutto e il contrario di tutto e che soprattutto molta letteratura faccia i salti mortali per provare "scientificamente" la validità dei suoi giudizi etici o politici

Per prima cosa sono io a ringraziarla per il post e per aver speso del tempo a guardare il video. Guardi, concordo in pieno con lei sulla drammatica frammentazione dei modelli pedagogici. Io ne identifico tre, nel mio testo. Tutti insoddisfacenti a mio parere. Da ciò la mia proposta. Circa il tema della “scientificità della pedagogia”, preso atto pur delle divisioni tra scienze hard e soft di popperiana memoria, mi assumo tutto il rischio nell’affermare che nella pedagogia, almeno nella mia, non c’è nullo di scientifico. Da ultimo le dico che siamo colleghi: non da tanto sono iscritto alla magistrale in Filosofia e forme del sapere. Il mio terzo percorso di laurea.

Auspico che il corpo torni ad essere soggetto principale della Pedagogia. Ne parlo nel mio ultimo libro, dove espongo il mio paradigma fenomenologico interrelazionale.

Buongiorno Novella. Ha sempre senso intraprendere un percorso di psicoterapia. Perchè c'è sempre possibilità di migliorare il proprio adattamento all'ambiente, di perseguire un miglioramento relazionale. Ho personalmente spesso avuto in carico persone ben oltre i settant'anni. E ne ho molte tutt'ora.