Lino Petrelli - Personale dal 23 a 31 Ottobre 2024

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  • เผยแพร่เมื่อ 17 พ.ย. 2024
  • BREVE BIOGRAFIA dell' ARTISTA LINO PETRELLI
    Napoletano, classe 1946, pittore e scultore, Lino Petrelli, ha affinato le tecniche della pittura acrilica tradizionale fino a trasformarla in un segno grafico, a cui l'uso del collage che genera stormi di uccelli e di supporti assemblati, dona tridimensionalità.
    Oggetto delle sue opere, la natura e il suo divenire raccontato accostando la bellezza materica di minerali e vegetali temi antichi, echi dell'antico Egitto o di Bisanzio; sintesi della complessità della storia, del dolore e della gioia del vivere.
    Dice l'Artista :
    " Mi interessa rappresentare la trasformazione e la decadenza di elementi che mutano nel tempo, talvolta in un istante e la rappresentazione del ricordo attraverso colori e segni indelebili ha come opposto il collage; la sua natura effimera ed aleatoria definisce alcuni aspetti della memoria, come la parte che svanirà nel tempo".
    Nel corso della sua carriera Lino Petrelli ha esposto presso gallerie e luoghi storici d'Italia come la galleria Inter Arte di Milano, gli Arsenali della Repubblica di Amalfi, l'Hr Fair di Amsterdam, l'Euroflora di Genova, Padova Fiere e, a Napoli, in Villa Pignatelli, al Museo di San Martino, al Museo della Moda di Palazzo Mondragone, a Città della Scienza, nel Giardino Inglese della Reggia di Caserta, al Padiglione Campania Vinitaly, al Giffoni Film Festival, alla Galleria Pinaider, al Tarì e al Museo di Capodimonte.
    Simona Pasquale
    LA DIMENSIONE SIMBOLICA DELLA MEMORIA
    Per i motivi ai quali accennerò di seguito, ritengo che non si possa parlare delle Opere di Lino Petrelli isolandole dal contesto nel quale nascono.
    A partire dalla sua casa-studio, che si apre sui quartieri Spagnoli tra Piazza Plebiscito e la Collina di San Martino, affacciandosi su una geometria labirintica di cortili interni, di lastrici. loggiati balconi e finestre contrappuntati da giardini, aiuole, semplici vasi con piante disposte tra le arcate di scale barocche o di corredo a, più rari, pannelli solari tra riquadri di asfalto verde o rosso e di embrici in laterizio.
    Così l'esterno della sua abitazione, in continuità con l'interno che si presenta come un wundkammer che testimonia l'identità del residente, fatta di libri d'arte, piante da interni, racemi, petali e foglie secche composte in campane di vetro o in ghirlande che pendono dalle pareti e, soprattutto, quadri frutto della sua lunga ricerca che riprendono in una continuità ideale che va al di là di ogni distinzione spazio-temporale l'evolversi della sua idea dell'arte.
    Così ad una pittura ad olio di stampo tradizionale che continuamente tende ad evolversi in grafica mutando soggetti e tecniche, si contrappone l'uso della bellezza materica di minerali e di vegetali in opere nelle quali il poderoso stelo seghettato di Washingtonia robusta( pianta originaria del Messico) assume seccando la colorazione del piombo, mentre il dilatarsi della foglia, opportunamente tagliata alla maniera di primordiali flabelli egizi, testimonia insieme con la frequente rivisitazione del concetto di labirinto, un nomadismo creativo che naviga nel Mediterraneo guardando spesso anche agli ori e ai colori sacri di Bisanzio come in una felice geografia imperfetta memore, almeno per chi scrive, del concetto di Umberto Eco per Corto Maltese, nella presentazione di " Una ballata del Mare Salato" di Ugo Pratt.
    Opere insomma ce nascono in un luogo che sembra fatto apposta per richiamare il principio che non esiste comunicazione artistica che non si manifesti nella complessità della storia, sintesi del dolore e della gioia del vivere, che delimita, quasi come linea di confine, il passato delle memorie di famiglia e il presente dei suoi lavori disseminati ovunque in attesa del loro definitivo compiersi.
    Per questo, forse, le sue opere possono essere lette nel loro insieme come uno spazio prospettico del proprio immaginario, caratterizzato da una forma grafica da pagine di codice miniato nelle quali la scrittura è sostituita dalla gestualità di grafemi che, in rapporto di figura o di sfondo, generano l'immagine completata quasi sempre da colori acquarellati sfumati in toni di azzurro, di ocra o di grigio o più raramente, di più decisi gialli e rossastri.
    L'uso del collage e di supporti spesso assemblati caratterizza infine il linguaggio di questo artista; il primo per generare sciami di insetti e stormi di uccelli vaganti nello spazio dell'opera, sempre ricavati da singoli disegni poi ritagliati e composti nei loro diversi insiemi, i secondi, direi, a dare una vitalistica scansione temporale del divenire dell'opera e dei suoi possibili significati.
    Domenico Natale

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