L' etica della responsabilità di Hans Jonas

แชร์
ฝัง
  • เผยแพร่เมื่อ 17 ต.ค. 2024

ความคิดเห็น • 13

  • @lorenzo38920
    @lorenzo38920 3 หลายเดือนก่อน

    È una persona stupenda, ci sto realizzando la mia tesi.

  • @maxeppelhof2422
    @maxeppelhof2422 9 ปีที่แล้ว +11

    Is there a version of this video in English or Spanish?

  • @francescagagliardi7066
    @francescagagliardi7066 5 ปีที่แล้ว +4

    Grande filosofo, l'usato nella mia tesi

  • @westernbrightlights5412
    @westernbrightlights5412 6 ปีที่แล้ว +3

    Un grande.

  • @bruninhOh01
    @bruninhOh01 7 ปีที่แล้ว +7

    Please, upload the original video!

    • @lorenzo38920
      @lorenzo38920 3 หลายเดือนก่อน

      Yep please.

  • @valeriasacco5874
    @valeriasacco5874 3 ปีที่แล้ว +3

    Testo dell'intervista in italiano (Interview script in italian)
    I hope this will somehow be useful
    - Jonas: Voglio dire, niente di cui andar fieri o molto soddisfatti, ma in verità, insieme al progresso scientifico-tecnologico, quindi anche industriale ed economico, è anche sopravvenuto un certo progresso nella consapevolezza dei doveri morali che sono stati predicati forse in tutti i tempi. Voglio dire, non si può dopotutto andare oltre il discorso della montagna, cosa migliorare, cosa si vuole migliorare rispetto ad esso, all’etica socratica, non c’è niente da migliorare. Ma la pervasività di simili insegnamenti nella coscienza comune è tale, per metterla in termini molto banali, la gente si vergogna di essere sorpresa in atteggiamenti opposti a quegli insegnamenti, e almeno tenta di essere considerata come qualcosa in qualche modo conforme ad essi. Questo è il tipo di progresso morale e collettivo per il quale possiamo nutrire delle speranze. Ora tutto ciò è incluso in certi codici di legge, in codici del comportamento pubblico e così via, testimoniando di un qualche progresso che comunque non esclude ciò che Lei chiama regressione, lo scivolare negli abissi della volontà umana e della perversità della natura umana.
    - Intervistatore: L'umanità non è al giorno d'oggi soltanto in grado di distruggere la natura, l'umanità ha anche la possibilità di manipolare e mettere in pericolo la nostra natura interna modificando il DNA. Quali principi etici dovrebbero guidare la tecnologia genetica?
    - Jonas: Il primo principio etico che viene in mente a questo riguardo è il rispetto, rispetto per ciò che l'uomo è, per l'integrità del suo essere. Il nostro scambio con l'ambiente avviene nel segno, sotto l'egida della tecnologia che è in costante miglioramento, di ciò che è un miglioramento per i fini dell'uomo. C'è una grande tentazione di considerare come uno degli elementi dell'ambiente che sono capaci di miglioramento anche noi stessi, in un certo senso In effetti anche noi siamo parte dell'ambiente. E il sistema del DNA, del codice genetico, è semplicemente un dato che può essere mutato, e nel caso in cui può essere forse anche migliorato. Ora migliorare in questo contesto che lui primo approccio è un contesto medico significa intervenire per rettificare la Dov'è la natura un accidente anche noi qualche prodotto qualche danno. È una lavoro di riparazione, chiamato curare, guarire. C'è un area particolare dell'ingegneria genetica, della tecnologia del gene che si può annoverare tra gli obiettivi della medicina ovvero l'eliminazione, la sostituzione di qualche pezzo danneggiato del sistema genetico con un pezzo buono. Come una riparazione, voglio dire tu hai i pezzi di ricambio e metti i pezzi di ricambio, tiri fuori il pezzo danneggiato e lo sostituisci con un pezzo di ricambio. La prima reazione di qualcuno che ascolta è "perché no? Se possiamo farlo è una gran cosa!" Si possono evitare infermità genetiche, non soltanto agendo sui portatori di queste infermità esistenti dalla nascita ma anche intervenendo su questo stesso pattern genetico. Tuttavia anche in questo caso noi siamo il fine in sé, vorrei dire il fine tradizionale, vale a dire quello della cura, della guarigione e superamento di una infermità. Ci sono dubbi molto molto gravi se sia concesso o meno intervenire nell'eredità del processo genetico, perché ciò che noi facciamo in questo caso non è confinato all'individuo sul quale lavoriamo ma continuerà ad esercitare i suoi effetti per tutta la catena di generazioni che ne segue e chiaramente noi non possiamo sapere cosa abbiamo fatto nel medio termine, in una due o tre generazioni non sappiamo e probabilmente sopravvalutiamo le nostre forze se lo facciamo. Lascia tuttavia aperta la questione ma voglio dire questa è una possibilità molto serie e spaventevole, e verso il caso di un approccio miglioristico laddove non è questione di modificare una particolare infermità che possiamo identificare nel codice genetico, localizzata in uno o pochi geni che noi conosciamo, esempio il diabete o l'emofilia. Ma ancora ricordo come fu scoperto circa 15 anni fa o giù di lì che fra i criminali che hanno commesso violenza era prevalente o statisticamente più frequente una particolare configurazione genetica rispetto alla popolazione normale. Vale a dire, se ricordo bene, la doppia occorrenza di un cromosoma. Non voglio fargli il nome che mi viene in mente ora, può essere sbagliato. Diciamo pure "x". È stato scoperto statisticamente che i portatori di questa tara genetica possono forse possedere una configurazione aggressiva nel loro carattere. Ora, abbiamo dunque dato il via a qualcosa: ora c'è un modo per identificare tutti i portatori di una simile tara e di eliminarli all'inizio in modo da ridurre considerevolmente i reati di violenza. Ma, aspetti un momento, prima di tutto, veramente, sappiamo che ogni aggressività è cattiva? Siamo certi in realtà di volere una società di agnelli? Qualche leone e qualche aquila frammessi agli agnelli potrebbe forse creare una situazione migliore, pensi a esempio quanto afferma il greco Platone sulla necessità di sollevare l'indignazione per l'ingiustizia fra i virtuosi. Bisogna indignarsi veramente dell'ingiustizia, non giudicare in modo semplicemente astratto, che è sbagliata. In altre parole, non dovremmo iniziare a rimodellare l'uomo. La presenza dell'aggressività è una parte dell'umanità. La presenza della sottomissione, della vanità e del suo opposto che è l'irresolutezza e così via. Tutto ciò appartiene alla complessità dell'uomo, e non dovremmo neanche iniziare a costruire un quadro ideale, un'immagine secondo la quale selezioniamo e cominciamo a manipolare in qualche modo geneticamente l'eredità biologica dell'umanità. Cioè è interamente al di là dei nostri diritti, al di là delle nostre convinzioni, al di là della nostra saggezza, e questo è uno dei pericoli di questo nuovo potere che è una parte del generale potere tecnologico scientifico ma che ora è diretto su noi stessi. Noi tuttavia non siamo in realtà i soggetti che l'uomo può creare in quanto siamo stati noi stessi già creati.
    (a cura di Renato Parascandolo, intervista di Vittorio Hosle, traduzione di Fiorinda Li Vigni, regia di Maurizio Cascavilla e Venanzio Ciampa, montaggio Maurizio Liparata, fonici Alessandro Pellegrini e Renato Rosati, voce Riccardo Cucciolla)

  • @bela4787
    @bela4787 3 ปีที่แล้ว +1

    Do you have the long version of this interview and maybe without the Italian synchronisation? It's so hard to find interviews of Hans Jonas :/ Thank you

    • @lorenzo38920
      @lorenzo38920 3 หลายเดือนก่อน

      Yep.

    • @lorenzo38920
      @lorenzo38920 3 หลายเดือนก่อน

      È del 1991.

  • @davidegiannelli4475
    @davidegiannelli4475 3 ปีที่แล้ว +1

    Bisognerebbe spiegarlo alle eco-mafie! 🤷‍♂️

  • @omargamer360
    @omargamer360 หลายเดือนก่อน

    No tienen este video en español