Massimo Cacciari, Costantino Esposito, Eugenio Mazzarella: IL MONDO NELL'ABISSO - Heidegger e ...

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  • เผยแพร่เมื่อ 27 ก.พ. 2019
  • IL MONDO NELL'ABISSO
    Heidegger e i Quaderni neri
    In occasione della presentazione del libro di Eugenio Mazzarella
    (Neri Pozza Editore)
    Dialogano con l'autore:
    Massimo Cacciari e Costantino Esposito
    Evento ospitato dalla Casa della Cultura

ความคิดเห็น • 16

  • @altrologos1266
    @altrologos1266 5 ปีที่แล้ว +2

    Una breve osservazione: come è possibile "non essere d'accordo" con il concetto "heideggeriano" di nichilismo, se questo concetto è inteso in modo aberrante, o non è inteso affatto, ovvero è frainteso? Un sintomo certo di tale fraintendimento sta nel fatto che si continua caparbiamente a tradurre “Da-sein” con “esserci" - termine che, per certi versi, dice l'esatto contrario di ciò che è pensato mediante la parola tedesca. Finché si ragiona in questi termini (alquanto automatici), tutto risulta compromesso, e non si troverà mai un piano per discutere in modo attendibile e scientificamente produttivo.

    • @andsalomoni
      @andsalomoni ปีที่แล้ว

      Quindi come va tradotto "dasein"?

  • @altrologos1266
    @altrologos1266 5 ปีที่แล้ว +2

    di GINO ZACCARIA
    Senza in alcuno modo “svalutare” le persone dei singoli studiosi qui impegnati, senza cioè nulla togliere alla loro serietà scientifica e
    filosofica, ma guardando unicamente al senso generale di iniziative di tale genere, non si può che essere sgomenti: si tratta di dibattiti fondamentalmente non-filosofici, a-fenomenologici, a-cosmici, privi del senso del vero - dove si finge di intendersi. Non prendiamoci insomma in giro: sono riunioni in cui regnano solo caos e confusione.
    Caos, perché non si riesce a trovare un filo conduttore (un vero tema) - e confusione, perché non è mai possibile, neppure di sfuggita, saggiare l'origine e l'attendibilità dei concetti "diagnostici" adoperati. È il teatro del pubblico atteggiarsi filosofico, l’eterna commedia dell’onniscienza di professione - ossia una modalità, molto raffinata, della figura del “Man“ descritta in “Sein und Zeit“.
    Si pronunciano e si spendono parole come “essere”, “esserci”, “storia”, “Dio”, “metafisica”, “aperto”, “svelamento/dis-velamento”, “differenza ontologica”, “nichilismo”, eccetera, senza mai neppure informare di passaggio gli ignari (e affidati) ascoltatori che si tratta di traduzioni dalla lingua di Heidegger (il quale peraltro proprio al senso del tradurre costantemente si applica nella sua ermeneutica). Ci si presenta come esperti studiosi del Filosofo (e dell’intera tradizione, naturalmente) senza alcuna vera esperienza dei fenomeni indicati negli originali tedeschi, negli originali greci, negli originali latini. Ogni parola viene in tal modo assunta come un termine-valore da far giocare in una meccanica concettuale che gira su se stessa oscurando i sensi via via intesi da questo o da quel pensatore.
    Per dare l’idea del problema, si provi ad esempio a tradurre “Da-sein” con “esser-ci” e “Lichtung” con “radura” nella partizione 173 dei “Beiträge zur Philosophie”; si otterrà un testo italiano completamente incomprensibile. (Ma forse è proprio questa incomprensibilità ciò che deve essere gelosamente custodito e riprodotto e diffuso, in modo che non nasca mai alcuna reale intesa, e si possa così continuare a produrre “tesi” e “interpretazioni” senza alcun controllo.) Nel passo indicato, il minuscolo e sordo “ci” (dal latino tardo “hīce“ per “hīc”, “qui”) dovrà addirittura diventare capace di significare appunto la “radura”, con un’acrobazia che sfida ogni legge del senso - ammesso e non concesso, ovviamente, di rendere in tal modo il significato fenomenologico della “Lichtung” (infatti se “radura” non può che veicolare tratti locali, anche in senso figurato, “Lichtung” indica certamente qualcosa come “uno spazio” ma sempre in relazione a un dono di tempo). Ecco il passo:
    “Das Da-sein ist nicht die Wirklichkeitsweise von jeglichem Seienden, sondern ist selbst das Sein des Da. Das Da aber ist die Offenheit des Seienden als solchen im Ganzen, der Grund der ursprünglicher gedachten ἀλήθεια. Das Da-sein ist eine Weise zu sein, die, indem sie das Da » ist « (activ-transitiv gleichsam), gemäß diesem ausgezeichneten Sein und als dieses Sein selbst ein einzigartiges Seiendes ist (das Wesende der Wesung des Seyns) […] Im bisherigen und noch üblichen Gebrauch meint Dasein soviel wie hier und dort vorhanden sein, in einem Wo und Wann vorkommen. / In der anderen künftigen Bedeutung meint das »sein« nicht vorkommen, sondern inständige Ertragsamkeit als Gründung des Da. Das Da bedeutet nicht ein irgendwie jeweils bestimmbares Hier und Dort, sondern meint die Lichtung des Seyns selbst, deren Offenheit erst den Raum einräumt für jedes mögliche Hier und Dort und die Einrichtung des Seienden in geschichtliches Werk und Tat und Opfer.”
    Ancora qualche osservazione. Si difende Heidegger dall’infamante accusa di nazismo e di anti-semitismo, anche con argomenti fondati (come il rilevare l’indegnità e la bassezza dell’usare lo sterminio degli Ebrei d’Europa al fine di sbarazzarsi del filosofo), ma poi si ripetono e si ribadiscono i consueti luoghi comuni (rimescolandoli e presentandoli come “nuove tesi”) sul suo c.d. “itinerario di pensiero”.
    Eccone una rapida e insufficiente sintesi:
    1. “l’indagine critica ha ben collocato e studiato la posizione di Heidegger”;
    2. “il procedere heideggeriano è fondamentalmente ossessivo”;
    3. “Heidegger segue un’attitudine nicciana”;
    4. “Dal 1934 in poi, Heidegger elabora il lutto dovuto alla delusione per le promesse mancate della metafisica e del nazismo”;
    5. “Heidegger come Führer del Führer, e interprete del Geist tellurico del popolo tedesco”;
    6. “lo Heidegger interessante e decisivo è quello degli anni ’20 e poi degli anni ’50 e ’60 (non dunque quello degli anni ’30 e ’40)”;
    7. “Heidegger, dapprima, è filosofo contro la tecnica, poi diventa filosofo della tecnica”;
    8. “il pensiero heideggeriano della storia dell’essere pare sospendere la storia reale del mondo (a cui invece guarda “Essere e tempo”), la storia delle persone, la storia evenemenziale, la macro-storia”;
    9. “Heidegger va dall’affermazione dell’essere-nel-mondo a una negazione del mondo”;
    10. “in 'Essere e tempo', l’abisso del fondamento è il luogo dove la domanda sull’essere può accendersi, adesso invece (negli anni ‘30) l’abisso del mondo è il luogo che zittisce la domanda, e il pensiero diventa afono, cioè non sa più domandare”;
    11. “Heidegger, negli anni ’30, si trova in un vicolo cieco (accusarlo di antisemitismo è dunque un po’ come sparare sulla croce rossa o su un uomo morto)”;
    12. “negli anni ’30 il filosofo è colpito da una lunga obnubilante frustrazione di pensiero, a causa della quale assorbe e assume dalla vulgata corrente e dalla propaganda nazista frasi banali sull’ebraismo”;
    13. “come dice la Arendt in una lettera a Jaspers, i corsi di Heidegger su Hölderlin e Nietzsche sono solo chiacchiere”;
    14. “Heidegger critico della religione cristiana”;
    15. “la ragione calcolante è già indicata da Sombart e da Weber”;
    16. “Heidegger gnostico”;
    17. “senza la gnosi non si capisce niente di Heidegger”;
    18. “Heidegger non comprende il tema dell’inizio”;
    19. “l’onto-teologia è più complessa rispetto a ciò che, di essa, ci racconta Heidegger”;
    20. “sulla tecnica, Heidegger non dice niente di più di quanto già detto da Marx e da Weber”;
    21. “la risposta di Heidegger alla crisi dell’Europa oscilla tra l’insipienza e la drammaticità estrema quando va sull’apocalittico-gnostico”;
    22. “Heidegger pensava di essere il Gentile della Germania (ma non aveva l’attrezzatura filosofica e politica di quest’ultimo), così fu messo da parte in meno che niente”;
    23. “Heidegger, dopo il rettorato, è colto da un abbuiamento gnostico”;
    24. “è necessario tentare una riabilitazione filosofica di Heidegger”;
    25. “bisogna evitare sia la scolastica heideggeriana sia la scolastica anti-heideggeriana”;
    26. “cercare di capire che cosa, nel pensiero di Heidegger, ha futuro e che cosa invece non ne ha”;
    27. “è certamente vero che, negli anni ’30, ci sono i trattati storico-metafisici a partire dai “Beiträge” - tuttavia, in questi scritti, che sono impastoiati, vi è un lessico che sarà meglio usato negli anni ’50 e ‘60, quindi si può tralasciarli e leggere solo le sue due auto-antologie (“Holzwege” e “Vorträge und Aufsätze”) dove troviamo uno Heidegger rinsavito.
    Dinanzi a tutto questo sorge la questione se non sia forse preferibile mettere per ora da parte Heidegger, ossia lasciar decantare il suo lascito (anche quasi “approfittando” della sua, pur ingiusta e ignobile, messa al bando giornalistica e accademica), piuttosto che “riabilitarne” il pensiero travisandolo interamente, e piegandolo ai propri usi e costumi filosofici e sofistici.
    Ma il discorso è troppo lungo e complesso per essere qui anche solo accennato. Solo quattro brevi questioni:
    1. Come è possibile parlare della diagnosi heideggeriana del nichilismo se si continua a intendere il niente come un mero vuoto d’essere o una mancanza di senso? 2. Come si può stabilire ciò che, nel Denkweg, «ha futuro» se i suoi capisaldi sono intesi ogni volta in modo insufficiente e/o distorto (vedi il problema del “Da-sein” e della “Lichtung”, per tacere del resto)? 3. Come possono stare insieme l'ipotizzato - anzi dato per indubitabile - stato di “obnubilamento”, in cui sarebbe caduto il pensatore nel volgere degli anni '30, e la lucidità dei corsi su Nietzsche (pur scontando il giudizio tranchant della Arendt)? Qui il pensare sarebbe divenuto «afono», cioè non più in grado di «domandare»? 4. Come si può parlare di uno Heidegger che filosofa "contro" la tecnica o che "comprende" la tecnica, aggiungendo (vaghe) considerazioni sul c.d. "disvelamento" (termine che mal traduce e travisa l'Ent-bergung) senza dapprima determinare rigorosamente il concetto heideggeriano di tecnica? Non si corre in tal modo il rischio di confondere la tecnica (pensata nel Denkweg) con la tecnologia o con l'odierno “mondo tecnologico”?

    • @armandobabolo6916
      @armandobabolo6916 3 ปีที่แล้ว

      Ma non hai un cazzo da fare?

    • @sergiobuschi4201
      @sergiobuschi4201 2 ปีที่แล้ว +1

      Da quanto scrivi si educe chiaramente che la filosofia non pensa, ma non solo, cerca di impedire agli altri di pensare, usando paroloni, discorsi contorti volti all'estremo puntiglio con termini del tutto vaghi e altisonanti, come voler mettere a fuoco un protone con un apparato che sfoca anche le porte, giungendo a conclusioni manicomiali che stravolgono anche il palese. Per cui gli altri ingenui (i non filosofanti) suppongono di essere davanti ad un ragionamento sommo così profondo da essere difficile da comprendere, poi quando da tempo si sono impentantati in quel garbuglio, danno voce a quel paradigma autioreferenziale e cominciano a blaterare quei termini senza mai capirli, ma con l'idea (falsissima) di averli finalmente compresi, la filosofia è quasi un danno celebrale, basta vedere Severino ....ed è questo che da soddisfazione al filosofo.
      Se esistesse un filosofo convinto non lo gli darei neanche un branco di pecore, ne lo mettrei tra bambini, poichè dopo poche frazioni di secondo infierirebbero su di lui.
      Heidegger era profondamente nazista, non è un'accusa, ma un fatto, e in modo profondo, poichè il nazismo non è solo un carozzone terribile ecc. è anche un contenuto filosofico, un'idea di mondo e di uomo in cui molta gente (anche senza la tessera, o con vari distinguo) ha aderito profondamente. Poi certo, come COlli-MOntinari e Vattimo insegnano, con un supercazzola ermeneutca fatta bene, pedante perenne, accompagnata da un'operazione culturale opportuna possiamo ribaltare Nietzsche, farne l'opposto di quello che scrive. Quindi perchè no anche con Heidegger?

    • @albertorama6974
      @albertorama6974 2 ปีที่แล้ว

      8uy7y⁷

    • @francescodarin8100
      @francescodarin8100 2 ปีที่แล้ว

      ​@@sergiobuschi4201 Condivido con una precisazione.
      Posso solo dire che esistono altre filosofie dotate di logica. Quella che invece qui manca.
      Ma è un dramma totalmente italiano credere che questa sia anche filosofia. Ma non solo. Sia l'unica.

  • @drastic19
    @drastic19 5 ปีที่แล้ว +1

    immenso Cacciari

  • @paulfelixread
    @paulfelixread 2 ปีที่แล้ว

    Un ragionamento nel complesso da approfondire di sostanza! Sulla interpretazione non è scontata! Sul domandarsi della fine dell'occidente come Europa non è così banale come la si vuole chiudere! Vi è sostanza nella lettura cosiddetta "apocalittica" ! Non è scontata!

  • @gabrielefrancioni7582
    @gabrielefrancioni7582 5 ปีที่แล้ว +2

    Ecco l' unico orticello, frequentato da 44 anni, in cui Cacciari, tacendo su tutto il resto, può ancora "servire" a qualcosa...Per il resto, TACCIA

    • @aldiladelbeneedelmale8465
      @aldiladelbeneedelmale8465 ปีที่แล้ว

      E se lo dice un pirla come te... Ci facciamo una bella risata e brindiamo alla tua IGNORANZA