L'Eternità dell'essente e la Gloria, presentazione del volume " Emanuele Severino"

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  • เผยแพร่เมื่อ 22 ธ.ค. 2016
  • Il professor Cacciari ed il Professor Donà moderano l'incontro di presentazione del volume monografico " Emanuele Severino" del Dottor Goggi. Ospite d'onore è proprio il noto filosofo, protagonista del volume, Emanuele Severino.
    L'incontro si è tenuto, presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, il 15 Novembre 2016.

ความคิดเห็น • 55

  • @francescomezzanotti3022
    @francescomezzanotti3022 3 ปีที่แล้ว +4

    La grandezza di Severino sta anche nel modo di comunicare, in cui appare la sua cura per far si che le sue parole vengano capite dall’ altro, al contrario dei più.

  • @SalvatoreAntoine
    @SalvatoreAntoine 5 ปีที่แล้ว +3

    Grazie davvero per questi filmati, che DIO vi benedica!

  • @lurofra1
    @lurofra1 7 ปีที่แล้ว +4

    É fantastico il dialogo tra pensatori. Noto con allegria la crescita di Messinese, con cui ho condiviso anni di formazione, anche se in periodi diversi, a Roma.

  • @phosphorus1975
    @phosphorus1975 6 ปีที่แล้ว +2

    Molto utile l'intervento di Cacciari, e condivisibili le critiche a Goggi e al suo richiamo a metafore teologiche.

  • @olnp11
    @olnp11 7 ปีที่แล้ว +4

    Il discorso di Donà sull'infinito è molto interessante. Da parte mia, più ci penso, e più credo che, in qualche modo, l'infinito sia solo un "equivoco"...

  • @francescomezzanotti3022
    @francescomezzanotti3022 6 วันที่ผ่านมา

    Professor Donà, il modo di eprimersi che attua anche in questo caso (le sue ampie e brusche oscillazioni di tono) mi complica la comprensione dei contenuti che riferisce, le scrivo questo perchè ho fede che sia interessato alla riflessione con l'altro. grazie comunque.

  • @Eliras24
    @Eliras24 4 ปีที่แล้ว +1

    38:30 perché no? L'ente è quanto studia Aristotele nella metafisica ma scherziamo stiamo scherzando? Scusate vi supplico DOVE sta roba sarebbe novità? Heidegger c'ha scritto molta roba su sta cosa. L'intero pensiero metafisico sarebbe (per lui) un pensiero della cosa , dunque assoluta e senza relazione con altro. In quanto tale. Kant ci scrive la critica della ragion pura. Scusatemi ma non riesco davvero a vedere nemmeno mezza virgola di come sta cosa possa essere novità. Dell' forse ne abbiamo studiato abbastanza, per duemila anni no? E parlo solo da uno che sta studiando sta cosa per la tesi. Come me può capirlo chiunque che se credo che una cosa sia , che abbia valore , in realtà possa essere un felice stare "solo sull'isola" e privata dalla relazione con l'altro da sé. Dove sta cosa farebbe bene non lo so. E poi dove sia vera ancora di più, tutto è anziché , connesso, ciò mi sembra anche oltremodo evidente nel mondo moderno. Boh, lo studio Metafisico è lo studio dell'ente , ripeto, ditemi DOVE sta cosa di Severino sia nuova, se ripete banalmente quanto detto dalla storia della metafisica

  • @Apeiron134
    @Apeiron134 4 ปีที่แล้ว +2

    Perché doná grida?

  • @Abendland-Europe_Il-Sintetico
    @Abendland-Europe_Il-Sintetico 11 หลายเดือนก่อน

    1:19:00 (minuto) ma di cosa si stava parlando dall'inizio della conferenza se non della contrattazione C...🤦🏻

  • @Abendland-Europe_Il-Sintetico
    @Abendland-Europe_Il-Sintetico 11 หลายเดือนก่อน

    Grazie

  • @ermannovergani3574
    @ermannovergani3574 2 ปีที่แล้ว +3

    L'auto-confutazione in cui s'imbatte Severino può essere mostrata a partire dalla comprensione dell'astrattezza dell'identità dell'esser-sé immutabile così come Severino la intende dalla quale discende un'idea astratta del mutare dell'essere del quale egli ritiene di aver mostrato inconfutabilmente l'impossibilità.
    La totalità delle identità-differenze sincroniche (= non diacroniche = simultanee) che è ed appare nella dimensione che Severino chiama "apparire infinito" (cioè nella verità dell'essere dove tutte le contraddizioni sono risolte) si dimostra infatti insufficiente a determinare in modo esaustivo l'essere e l'apparire degli essenti entro la dimensione che Severino chiama "apparire finito".
    In sostanza, la relazione tra finito e infinito così come è stata posta da Severino presenta ancora un residuo nichilistico che, se non viene debitamente corretto, determina la nullificazione dell'esser-sé della determinatezza di ogni differenza diacronica ( = processuale = non simultanea).
    Se seguiamo Severino infatti mi sembra inevitabile imbattersi nel problema di doversi limitare ad affermare il mero APPARIRE della determinatezza di ogni differenza diacronica, senza riuscire ad affermare (come necessario) anche l'ESSERE della determinatezza di ogni differenza diacronica, ossia di ogni specifica diacronia, ossia di ogni nesso ontologico che correla il prima al poi.
    Sono d'accordo con Severino che l'interpretazione del divenire come "diventare altro" sia una cattiva interpretazione, ma allo stesso tempo se vogliamo comprendere a fondo il divenire non basta fermarsi a mostrare l'incontraddittorietà della totalità delle differenze sincroniche.
    La rimozione di valenza ontologica al divenire (perché essa costituirebbe l'affermazione del "diventare altro" dell'essente) implica a mio avviso di porre l'identità dei non identici in quanto l'esser-sé dell'«apparire non più / non ancora» viene ad essere identificato all'esser-sé del «non apparire» simpliciter cioè prescindente dalla determinatezza della specifica diacronia del poi rispetto al prima e del prima rispetto al poi.
    Se l'esser sé diveniente viene annullato allora il "non più" e il "non ancora" non hanno più alcuna consistenza ontologica, sì che l'esser sé di qualcosa che "non appare" è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare ancora" ed è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare più".
    Si può ricorrere alla seguente formulazione:
    (1): [A = x(t-1) - x(t)] = [x(t-1) - x(t) = A]
    la quale esprime l'esser sé dell'apparire della differenza diacronica determinata del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
    Severino, come è noto, nega consistenza ontologica alla determinatezza dell'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e dell'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima in quanto nell'apparire infinito nulla può sopraggiungere in quanto in esso tutto è già da sempre ed eternamente. La situazione prospettata da Severino nell'apparire infinito può essere indicata mediante la formula che esprime l'esser-sé dell'apparire prescindente da ogni riferimento al tempo (t), ossia eliminando dalla (1) l'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e l'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima, o, che esprime in altri termini l'esser-sé dell'apparire del «non apparire simpliciter» di un determinato processo diacronico, nel modo seguente:
    (2) [A = x] = [x = A]
    Ora: per Severino, la "differenza di essere" della (1) dalla (2) non può sussistere in quanto tra la (1) e la (2) può sussistere SOLTANTO UNA DIFFERENZA DI APPARIRE. Infatti nella (2) la soppressione della "t" che compariva nella (1) sta a indicare che la processualità diacronica nell'orizzonte immutabile dell'apparire infinito non soltanto non deve apparire, ma soprattutto deve essere priva di consistenza ontologica in quanto è necessario che nell'infinito sia nulla la differenza DIACRONICA tra ciò che non appare ancora e ciò che non appare più, laddove invece la (1) esprime l'esser sé dell'apparire della determinatezza del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
    Alla luce delle considerazioni svolte si comprende perché l'ontologia severiniana sia impossibilitata a porre nell'apparire infinito la distinzione tra la (1) e la (2) che QUANTO AL LORO ESSERE consistono nel medesimo, proprio in virtù del senso dell'immutabilità dell'identità severiniana che è del tutto indifferente al tempo, non essendo riconosciuta al divenire (in quanto diacronia) alcuna concreta consistenza ontologica, ma solo il suo apparire astratto nel finito.
    Per ricorrere ad un esempio che era assai caro al maestro Severino, poniamo che la (1) si riferisca all'esser sé dell'apparire (A) del differire diacronico determinato tra la legna x(t-1) e la cenere x(t) che conviene alla determinazione del processo di combustione (x) considerato.
    Sì che la (1) significa l'esser sé dell'apparire (A) della differenza diacronica fra il «non apparire più» di ciò che alla legna conveniva PRIMA del sopraggiungere della cenere e il «non apparire ancora» della cenere che alla legna converrà DOPO il suo essere sopraggiunta alla legna.
    La (2) significa l'esser sé dell'apparire (A) del «non apparire simpliciter» del processo di combustione (x).
    Stante il senso dell'identità severiniana che si riferisce all'essere immutabile (non diveniente nel tempo) nell'apparire infinito non è consentita ALCUNA DIFFERENZA DI ESSERE tra la (1) e la (2) che quindi sono il medesimo.
    Stante inoltre che nell'apparire infinito essere ed apparire sono il medesimo, ne segue che l'interpretazione non nichilistica del divenire, da ultimo, per Severino deve concludere non soltanto che l'essere-sé diveniente non appare, ma che propriamente non è.
    Questa conclusione tuttavia si regge sull'insolubile aporia in cui si chiude l'ontologia severiniana, poiché essa, da un lato, non può negare l'apparire del divenire processuale e, dall'altro, in quanto esso è necessariamente un nulla ontologico, a rigore, non potrebbe neppure venire affermato come apparire del divenire processuale, in quanto è lo stesso Severino a sostenere (in Essenza del Nichilismo) che il nulla non può apparire.
    Concludendo, Severino non riesce a porre la negazione di valenza ontologica al divenire poiché tale negazione subisce la sorte di auto-negarsi per via di confutazione elenctica, stante la necessità che ad apparire sia sempre ed inevitabilmente un esser-sé e quindi tale negazione si auto toglie in quanto negazione della necessità che il sopraggiungente includa l'esser sé che compete alla propria determinatezza diacronica (= diveniente).

  • @urlodiluilavoce9473
    @urlodiluilavoce9473 7 ปีที่แล้ว +2

    Ma e' cosi' semplice..." il tutto" si concretizza nelle interazioni di altro nei confronti di ogni altro. E' il concatenamento degl' eterni

    • @urlodiluilavoce9473
      @urlodiluilavoce9473 7 ปีที่แล้ว +1

      davvero interessante la tua osservazione, se posso essere sincero la mia invece, scaturisce da artista che osserva le cose, e' solo un suggerimento per quel che viene a palesarsi nei linguaggi rappresentativi di cio' che produco, produzioni appunto che intendono gli stessi squarci d' osservazione come facenti parte dell'opera e quindi con essa anche gli stati apparenti (o meno) del divenire. Grazie davvero per quest'altra visione un saluto

    • @urlodiluilavoce9473
      @urlodiluilavoce9473 7 ปีที่แล้ว

      si....vedi secondo me Nietzche non aveva ragione nel dire che e' il divenire a smentire l'eterno, ne' sono convinto che il divenire e' un illusione, ne che l'eterno sia immobile in una serie di punti differenti che cadono su se stessi, semplicemente sono convinto che viviamo in differenti condizioni energetiche, basti pensare a una formula chimica che esiste come informazione nel corpo astrale, ma che cmq puo' interagire sulla materia nello stesso modo in eterno. La materia e' la condizione energetica, o meglio d'informazioni piu'"densa", per questo alla percezione esiste sia il divenire che il ritorno delle informazioni e non riusciamo a correlarle apparentemente... il divenire, se posso prendermi delle licenze da artista, e' il senso degl'eterni,e' contenuto negl'eterni o meglio cio' che li concatena ricadendo su se stesso, e' difficile a spiegarlo a parole perché come sappiamo il linguaggio verbale violenta il se delle cose, anche quello artistico di linguaggio violenta il se delle cose, ma essendo estetica le palesa agl'occhi...se mi confermi che e' il tuo nome ti contatto e ti faccio vedere le mie conclusioni estetiche e tecniche.

    • @user-fb7fh1yc1s
      @user-fb7fh1yc1s 6 ปีที่แล้ว

      Ti consiglio di leggere 'La Dottrina del Risveglio' di Julius Evola, anche se sei agli inizi è un testo profondo e istruttivo.

    • @Eliras24
      @Eliras24 4 ปีที่แล้ว

      Ma cosa sono gli eterni? Non vedo una teoria delle relazioni tra unità, universali e le differenze in queste idee, non mi convince ancora molto

  • @XXISecolo
    @XXISecolo 7 หลายเดือนก่อน

    Cacciari non ne poteva piu'... quanto aveva ragione Schopenhauer sui professori di filosofia!

  • @giuseppecerbino5251
    @giuseppecerbino5251 7 ปีที่แล้ว +1

    La parte finale è molto confusa e si parlano addosso. Non riesco a capire molto. Però tutto sommato il video mi pare un buon compendio della teoresi proposta da Severino. Ovviamente nulla si comprenderebbe se non si conoscessero le opere nevralgiche del filosofo bresciano.
    Non capisco il ragionamento finale troppo capzioso di Donà sul tutto inteso come "parte".
    Inoltre continuo a non comprendere come mai bisogna chiamare in causa Dio in merito alla "struttura originaria" (intesa come concetto) proprio perché essa esclude la nozione di Dio. Non lo mette nemmeno "fuori circuito", per usare un'espressione husserliana, Ma lo spazza via attraverso la dimostrazione dell'eternità di ogni essente. Quindi faccio fatica ad accogliere questo tentativo di conciliazione tra il pensiero di Severino e il cristianesimo. Se noi affermiamo la distinzione tra exempla e fenomeni (creature) siamo ancora in un piano nichilistico (secondo la terminologia severianiana).

    • @giuseppecerbino5251
      @giuseppecerbino5251 7 ปีที่แล้ว

      Se diciamo che "tutto appare nella coscienza" siamo ancora ad un livello cartesiano. Il discorso qui è più radicale, l'apparire degli essenti è coscienza. Quindi l'apparire è apparire a se stesso. Se si dice "tutto appare nella coscienza" siamo ancora in un piano dualistico. Non è solo una sfumatura linguistica. Nei Vedanta c'è ancora una dipendenza mascherata da nondualità.. Severino non parla di unità ma sempre di totalità e "coappartenenza". "L'immenso" (termine sempre severiniano) si mostra in ogni essente in quanto tale, non in ogni essente in quanto dipendente da...
      Cari saluti.

    • @giuseppecerbino5251
      @giuseppecerbino5251 7 ปีที่แล้ว

      Sì conosco il modello cognitivo. Francamente mi sembra la solita americanata :-) vedi una connessione con Severino?

    • @user-fb7fh1yc1s
      @user-fb7fh1yc1s 6 ปีที่แล้ว

      +Simone De Filippo In merito all'Advaita Vedanta, e non solo, ti consiglio di leggere René Guénon, e di lasciar perdere gli americani e i pasticci New Age.

    • @user-fb7fh1yc1s
      @user-fb7fh1yc1s 6 ปีที่แล้ว

      Spira è solo un tipetto new age che stravolge completamente l'insegnamento tradizionale vedantico, di idioti simili è pieno, ossia di quelli che predicano il 'siamo tutti Uno' e che non bisogna fare nulla per raggiungerne la coscienza. Gente che si arricchisce mediante volgarizzazioni sempliciotte da vendere agli occidentali incolti affamati di 'spiritualità'.
      Senza contare che quell''Uno' monista new age è nella pura onto-teo-logia grossolana. Rispetto a ciò molto meglio Tommaso a quel punto.
      James Schwartz in merito è più serio e boccia integralmente quell'aborto nomato 'neo advaita'.

    • @girg799
      @girg799 4 ปีที่แล้ว +1

      @@giuseppecerbino5251 Proprio per il grado descrittivo di tale coscienza spunta in me il dubbio: siamo sicuri che stiamo parlando proprio di coscienza?

  • @oscardipaolo7842
    @oscardipaolo7842 7 ปีที่แล้ว +4

    La rigorosa logica di Severino delude nelle sue conseguenze, perchè arriva necessariamente a negare la volontà, la decisione e la responsabilità, e con ciò stesso l'esistenza!

    • @mariociattoni3146
      @mariociattoni3146 7 ปีที่แล้ว +3

      Signor Di Paolo, chi rimane deluso? Rimane deluso l'io empirico. Il fatto è che l'uomo, per Severino, non è soltanto un io empirico (volontà di far diventare altro le cose): l'uomo è l'io del destino (lo sguardo che vede l'eternità di tutte le cose). L' io del destino non può rimanere deluso perché è lo sguardo che sta al di là della volontà. Certo, bisognerà poi stabilire se tale sguardo che vede gli eterni sia la verità ultima , ma questo è tutto un altro paio di maniche.

    • @oscardipaolo7842
      @oscardipaolo7842 7 ปีที่แล้ว

      Signor Mario Ciattoni, rimane deluso ogni esistenza umana che si senta libera e responsabile di decidere, nella situazione in cui si trova gettato.
      E' la tecnologia che si occupa di far diventare altro le cose, ricordando che l'essenza dell'uomo è techne.
      L'uomo non rimarrà deluso perchè il suo destino, lo sguardo della sua volontà, lo porterà infine a superare la grande fascia di Kuiper e procedere oltre la nube di Oort.

    • @mariociattoni3146
      @mariociattoni3146 7 ปีที่แล้ว +4

      Io non so se il destino porterà l'uomo a superare la grande fascia di Kuiper. Sulla nube di Oort non mi pronuncio.
      Mi rincresce segnalarLe una «svista». «Perché» si scrive con l'accento acuto, non con quello grave (della parola «cioè» per esempio): la e di «perché», infatti, è una «e chiusa», ed è caratteristica di tutti i composti di -che («poiché», «dacché», «sicché», «affinché» etc.) e di -tre («ventitré», «trentatré» etc…), nonché della III persona singolare di alcuni verbi al passato remoto («poté», «batté» etc.).
      Cordiali saluti

    • @oscardipaolo7842
      @oscardipaolo7842 7 ปีที่แล้ว

      Meglio che non si pronunci e rimanga legato alla struttura originaria che così la porterà più rapidamente al fondo!
      Per il resto nessuna "svista", premo solo la prima è del tasto senza badare a quella superiore, lasciamo queste precisazioni ortografiche ai "grammatici" degni allievi di Severino. Noi, allievi "futuristi" di Marinetti vorremmo anzi eliminare tutta la punteggiatura, dopo aver operato, come Platone nel Sofista, il parricidio di Parmenide, chiarendo che l'è dell'Essere è una copula e non un predicato, e continuando a occuparci, come si fa sempre nella Scienza, solo dell'essere relativo e mai dell'Essere Assoluto!

    • @mariociattoni3146
      @mariociattoni3146 7 ปีที่แล้ว +1

      Il Marinetti? Quello che glorificava la guerra (sola igiene del mondo)? Meglio «rimanere legati alla struttura originaria così da andare a fondo».
      Faccia come Il Marinetti: parta come corrispondente di guerra per un quotidiano nazionale.
      Lei, se vuole insultarmi, dia prima un'occhiata all'aureo libricino di Schopenhauer curato dal compianto Franco Volpi: L'arte di insultare, Adelphi. È una miniera ricca di spunti, ne trarrà giovamento.

  • @sergiopiva4340
    @sergiopiva4340 5 ปีที่แล้ว +4

    uno spassoso club di esoterici...

  • @Eliras24
    @Eliras24 4 ปีที่แล้ว +1

    31:00 beh mi sembra molto vicino ad Heidegger in questo punto, il Severino, si pensi all'idea di Heidegger sulla nullità e via discorrendo. Basta non divenga un pensiero eleatico. Appunto il rischio di ritenere che l'essere è e non può non essere è quello dell'eliminazione della differenza, della contraddizione e quindi del rapporto con l'altro da sé, come ricorda Hegel. Molto molto rischioso, forse troppo. Giacché il mondo moderno è già fondato sull'idea dell'essere è e non può non essere, nel principio duale dello 0 e dell' 1 della macchina e dei computer attuali. Poi non so se questo sia tutto il pensiero di Severino ma SE fosse così, non sarebbe assolutamente una novità, ma una perfetta fotografia di ciò che stiamo vivendo ad oggi, si pensi a Sheldon di "the big bang theory" che teorizzava la Verità del mondo, in una puntata, nello 0 e nell'uno. Che lavorano in tandem ma non sono mai in relazione di apprendimento l'uno dall'altro, facendo invece sempre e solo somme quantitative. Non sarebbe meglio andare verso la qualità invece? Domanda totalmente genuina questa, perché questo modo di sola quantità e senza più vere relazioni e veri rapporti umani mi genera grande dispiacere

  • @beatriceantolini9424
    @beatriceantolini9424 6 ปีที่แล้ว +6

    Ragazzi, imbarazzante ... Ma davvero questi non capivano quanto Severino esprimeva con la massima semplicità? Ma li hanno letti i suoi scritti prima di parlarne? Un gigante con cui ciascuno dovrebbe cimentarsi.

    • @user-fb7fh1yc1s
      @user-fb7fh1yc1s 6 ปีที่แล้ว

      Donà tuttavia ha ragione, Severino prospetta una visione escatologica affine a quella abramitica-idealista in fondo, laddove Donà, influenzato anche dalla filosofia di Julius Evola, postula la possibilità di raggiungere la 'Gloria' nel kairos.

    • @user-fb7fh1yc1s
      @user-fb7fh1yc1s 6 ปีที่แล้ว

      Se la Gloria non ha un accesso *attimale, non è* . D'altronde in Severino permane un fatale dualismo anche nella sua meta para-edenica.

  • @loto6622
    @loto6622 3 ปีที่แล้ว

    Dona' non era sul pezzo

  • @LorenzoLG
    @LorenzoLG ปีที่แล้ว

    E se Severino si sbagliasse, e se l'essere non fosse eterno, ma avesse bisogno di elargire la parvenza di eternità, autodescrivendosi eterno, per promuovere la sua stessa operazione commerciale-accademica, corrompendo, o pilotando, il pensiero filosofico stesso?

    • @alwhitaker1925
      @alwhitaker1925 5 หลายเดือนก่อน +1

      Se si sbagliasse dovrebbe apparire la più radicale e completa confutazione del suo discorso. Ma la storia insegna che anche i grandi errori sono grandi progressi del pensiero. E lui - coerentemente - aveva in massima considerazione i grandi errori in quanto esempi concreti di errore da confutare.
      Sono le chiacchiere ad avere minore dignità

  • @vittoriomarano8230
    @vittoriomarano8230 3 ปีที่แล้ว +2

    Cacciari... insopportabile di nome e di fatto.

  • @pier1225
    @pier1225 3 ปีที่แล้ว +2

    Sì ma sticazzi?

  • @ynozahmaroy
    @ynozahmaroy 3 ปีที่แล้ว

    Non c'ho capito un cazzo.
    Platone, perché sei morto?

  • @francescoc.6592
    @francescoc.6592 2 ปีที่แล้ว

    per me queste so stupidaggini