Nella sofferenza non si crea, si soffre.

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  • เผยแพร่เมื่อ 13 ม.ค. 2025

ความคิดเห็น • 4

  • @LostBoysShow
    @LostBoysShow 23 ชั่วโมงที่ผ่านมา

    Sono totalmente d'accordo con te.
    Quando soffri soffri e basta. Mi è capitato di stare male diverse volte nella vita, e riuscivo solo a fare cose basilari, tipo la spesa, lavorare (meccanicamente) e poco altro. Scrivere era impossibile, idem occuparmi del blog, ma anche più semplicemente leggere.
    Quando dicono che si scrive per esorcizzare i demoni io non so di preciso a cosa si riferiscono. Di sicuro non è una cosa che lenisce la sofferenza.

    • @LoScrittoreDivergente
      @LoScrittoreDivergente  6 ชั่วโมงที่ผ่านมา

      @LostBoysShow Anzitutto, mi spiace. E spero siano cose lontane e che non ritornino.
      Credo che quel "esorcizzare i demoni", già che esorcizzare può significare "tenere lontano", sia qualcosa che si fa attraverso la scrittura, ma mai nella fase acuta. Il famoso "potere catartico" della scrittura, a cui io credo, se si scrive in un certo modo (non parlo di tecnica, né di forma: parlo d'atteggiamento interiore consapevole, voluto). A me è sempre venuto naturale farlo e il percorso che iniziai durante la pandemia su Medium, in inglese, che mi portò a riflettere sulla scrittura e la depressione, è poi sfociato nel testo "Imperfetto equilibiro", che, se vuoi, è il mio "esorcizzare i demoni". Nel testo, però, lo dico a "chiare" lettere (essendo un romanzo surrealista, chiaro va virgolettato): non ho alcuna certezza che non soffrirò un altro episodio di depressione. Tuttavia, Alessandro, sono piuttosto certo che quel testo mi abbia permesso (assieme agli articoli scritti in precedenza e riutilizzati in svariati modi nel romanzo) di capire certe sfumature che non avevo ancora capito. E la comprensione di certi meccanismi potrebbe salvarmi da un nuovo episodio. Condizionale d'obbligo e senza nulla togliere a quanto detto nel video e su cui concordiamo: nel momento in cui stai male, col cazzo che scrivi e che la scrittura lenisce la sofferenza! Semmai, a tratti, mi pare che la acuisca, pensa tu… (E credo che per questo uno la eviti.)

  • @Osservatoredimondi
    @Osservatoredimondi 6 ชั่วโมงที่ผ่านมา

    Sulla questione che le malattie non sono altro che segnali che il tuo corpo ti sta inviando per avvertirti che nella tua vita, nel tuo modo di vivere, c'è qualcosa che non va, non è solo una tua teoria: già in diversi lo asseriscono e penso che ci sia molta verità in tutto ciò. L'ambiente in cui si vive, le scelte che si sono fatte, se contrastano con il proprio essere oppure se sono pesanti da sopportare, influiscono sulla persona, che può sopportare fino a un certo punto (chi regge di più, chi regge di meno); e l'indice dello stato di salute può essere individuato con una domanda "sei felice?". Dalla risposta che si dà (sincera, ovviamente) si possono capire molte cose.
    Sofferenza come creatività. Dipende dal tipo di sofferenza. Quando si soffre si riflette, si è più portati a scavare dentro di sé, a interrogarsi, a vedere le cose diversamente: questo può servire a cambiare. E cambiare può aiutare a sviluppare in modo diverso l'approccio alle storie. Ma quando si è nella sofferenza, personale ma anche di chi sta accanto, scrivere (o fare altre cose) non è facile: quanto è a certi livelli, non hai né la voglia, né le energie per farlo. Questo lo posso dire per esperienza: ti senti prosciugato, e anche se ti sforzi, se provi, se cerchi, trovi vuoto. Un vuoto nato da dolore, perdita, che toglie colori, prospettive e voglia.

    • @LoScrittoreDivergente
      @LoScrittoreDivergente  6 ชั่วโมงที่ผ่านมา

      @Osservatoredimondi La scrittura può essere di ricerca, ma non è una cura. Può essere, semmai, una sorta di prevenzione… Quale sia la forza di questa prevenzione, però, non ne sono affatto certo.
      (Nota a latere: io ambisco alla serenità, non alla felicità. Lo dico anche in "Imperfetto equilibrio". La felicità mi sembra una roba buona per Hollywood, ma che dura il tempo che dura ed è impossibili che perduri. La serenità, invece…)