29. La scolastica: Tommaso D'Aquino e gli attributi di Dio

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  • เผยแพร่เมื่อ 7 ต.ค. 2024
  • Partendo dalle 5 vie, secondo Tommaso, si possono delineare altri attributi di Dio che possono essere sia per via negativa sia per via positiva. Iniziamo con la via negativa che è anche detta della rimozione perché nega che Dio abbia delle imperfezioni tipiche delle cose del mondo sensibile definendo Dio con attributi di unità, semplicità, spiritualità, bontà, ecc.
    Poi c’è la via positiva che ci consente di conoscere Dio attraverso le perfezioni che Lui ha e che le creature del mondo non possiedono o possiedono in grado inferiore. dentro la via positiva troviamo altre due vie: la via causalitatis e la via eminentiae.
    La via causalitatis consiste nello scoprire gli attributi di Dio attraverso gli effetti che si vedono nel mondo. In altre parole, io parto dagli effetti che ci sono sul mondo per rilevare gli attributi della causa che ha prodotto questi effetti (in questo caso io posso per esempio desumere che Dio ha l’attributo dell’intelligenza per via dell’ordine finalistico del mondo.
    La via eminentiae, invece, consiste nell’estrapolare gli attributi presenti nel mondo e renderli superlativi e perfetti in Dio (ad esempio Dio non ha solo l’attributo dell’intelligenza. lui è l’intelligenza somma, la massima manifestazione di questo attributo).
    Come abbiamo già visto nelle scorse puntate, secondo Tommaso esiste un rapporto analogico tra Dio e le sue creature in quanto queste ultimi sono simili a Dio ma non sono uguali essendoci quindi un rapporto di parziale somiglianza e, allo stesso tempo, di parziale dissomiglianza.
    Un ultimo aspetto di cui ci occupiamo in questa puntata è quello legato alla sua conoscibilità e inconoscibilità allo stesso tempo. Noi conosciamo Dio ma non lo conosciamo mai del tutto. È un po’ come se riuscissimo a sfiorarlo con le nostre dita (come nel bellissimo affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina) ma non riuscissimo mai veramente a stringergli la mano, ad abbracciarlo.
    Il nostro sapere su Dio diventa un non-sapere che ci spinge e che ha spinto lo stesso Tommaso a passare una vita a raggiungere quel sapere, tant’è che sembrerebbe che prima di morire, Tommaso avesse detto al suo amico Reginaldo che lo invitava a finire la stesura della sua Summa “non posso, poiché tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia”. Questa frase non deve essere interpretata come un abbandono nella ricerca o un rinnegare tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento, ma la constatazione che il mistero di Dio non può essere del tutto svelato e che l’uomo troverà solo un pezzo di quel puzzle a me tanto caro che uso spesso come metafora.
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    A presto. Dott.ssa Laura Pirotta, psicologa clinica.
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