Caro Prof. Panzeca, - Nella versione dall'italiano a 29:28 n.2) - Sue soluzioni p.21 e 23, è uguale tradurre "che ci siamo proposte" sia con "proposuimus" sia con "nobis (ipsis?) proposuimus"? - "che speriamo" (presente) e "che ci siamo proposte" (passato) si traducono entrambi con il tempo perfetto latino per via della consecutio? grazie mille, buon lavoro Mauro
No. Lei traduce più correttamente "nobis proposuimus" dove io ho sotto inteso il "nobis". La consecutio poi non c'entra per nulla: bisognerebbe tradurre il primo in presente e il secondo in perfetto. Io non ho fatto così perché istintivamente ho collegato i due tempi tenendo conto del significato. Lei traduca sempre letteralmente. Ottime le due osservazioni.
Salve magister. Undecim iam annos in tabernā cotidie opus facio, in quā cibum hominibus ministro et laetus sum quoniam hoc opus sordidum indignumve non esse puto. Vale.
Io ho fatto il cuoco per vent'anni per aiutare mia moglie. Vada a vedere sul mio sito le mie ricette di cucina: (www.studimusicaecultura.it/cucina-biellese.html) (www.studimusicaecultura.it/cucina-filippina.html)
Ma “largiuturos esse” della frase n. 6 del primo esercizio dall’italiano al latino (prima dell'esercizio 104), essendo l’infinito futuro di un verbo deponente e significando da quello che ho capito, “che stanno per elargire,elargiranno”, con significato attivo, traduce la frase originaria “Promettiamo al popolo solo le cose che sappiamo saranno veramente elargite” forse non letteralmente con “…promettiamo solo quello che noi sappiamo che elargiremo “ ? Inoltre (scusi se mi dilungo), per tradurla più letteralmente potevo mettere: “Promittimus populo tantum quae nos habemus pro certo donatum iri” ? , dato che “largior” non può essere usato con significato passivo (neanche con un "fantasioso" “largitum iri” che sembra valga solo per I verbi attivi al passivo dell'infinito futuro) Grazie per l’eventuale risposta.
"promittamus quae nos pro certo habemus largituros esse" = "promettiamo solo quello che noi sappiamo che elargiremo (o di elargire)": Stare per > NO: non è un participio futuro con valore di perifrastica attiva. "elergiranno" > NO: il sogg è nos. "saranno elargite" non rende il significato di chi le deve elargire. "donatura esse" > NO > il sogg è NOS. Ma perché si complica così la vita?..
Io ho tradotto (nella versione) "ex infimo specu hanc vocem redditam esse tradunt..." con " dall'infima caverna è stata restituita questa voce che riferisce...", è sbagliato?
Dove prende però il "che" pronome relativo? Poi abbiamo un infinito "redditam esse" che lei traduce con "è stata restituita" (reddita est). Lei non deve mai partire da un verbo all'infinito, ma dalla proposizione principale che non ha mai un verbo in forma implicita >> TRADUNT.
Buongiorno, Professore! Ho incontrato in alcune frasi di questa lezione delle interrogative indirette. Frase n.7, "Tradunt veteres Romanos...quis esset rex" ; n.9, "Ut narrant, Valerius...uter...dicaret"; versione "Bruto e l' oracolo di Delfi" , "Tum Titus et Arruns...uter prior matrem oscularetur...". In questi casi ci troviamo di fronte ad un congiuntivo potenziale, è corretto? Dunque, io ho tradotto in questo modo: Tramandano che gli antichi Romani sorteggiassero con i dadi nei banchetti chi sarebbe stato il re( o sarebbe potuto essere il re, con un "potere" fraseologico); Come narrano, i consoli Valerio e Orazio sorteggiarono chi dei due avrebbe inaugurato (o avrebbe potuto inaugurare) il tempio sul Campidoglio; Allora Tito e Arrunte...affidano alla profezia chi per primo fra loro avrebbe baciato( o avrebbe potuto baciare) la madre. Lei non ha ancora affrontato il congiuntivo potenziale, ma è esatta la mia traduzione? Siccome ho avuto dei dubbi nella traduzione in italiano, ho letto sulla Grammatica latina del liceo che nelle interrogative indirette, se c'è un Congiuntivo potenziale all' imperfetto, esso può essere tradotto in italiano con un condizionale passato, usando eventualmente anche un fraseologico "potere" in dipendenza da un passato ( o anche presente storico "affidunt") nella reggente. Grazie infinite!
www.studimusicaecultura.it/manuale-pratico-di-latino.html th-cam.com/video/xUR0nv0sMoU/w-d-xo.html Il congintivo potenziale riguarda solo le prop principali. Veda gli indirizzi qui sopra riportati.
Grazie mille, Professore! Ho ascoltato poco fa la Sua lezione riguardante anche l'uso del congiuntivo potenziale in latino nelle proposizioni principali, riportata poi sul Suo Manuale di latino, da me già scaricato. Dunque, non è corretto tradurlo con un condizionale, cosi come ho fatto, in quelle interrogative indirette che Le ho proposto? Non vorrei avere dubbi, in futuro, e scrivere delle eresie! Grazie ancora!
@@carlamastropietro3190 Le interr ind non possono mai essere un cong potenziale perché sono subordinate. Lei traduce le interr indi con un condizionale passato in italiano per rendere l'idea di un'azione posteriore solo quando l'interr. ind è retta da un verbo con tempo passato e l'interr indiretta è espressa con una perif attiva con esset. Nesciebam quis profecturus esset = Non sapevo chi sarebbe partito. Lasci perdere il verbo potere.
Buongiorno professore. Nel primo esercizio dall'italiano al latino, nella frase 8 per me è “.... volubilitatem expertam esse” invece di “..... volubilitatem expertos esse”. Dove sbaglio? Nel secondo esercizio dall'italiano al latino, nella frase 9 per me è “.... Achillem ultum esse Patrocli mortem” invece di “... Achillem ultus est Patrocli mortem”. Dove sbaglio? Grazie.
Caro prof, nella frase "hunc ducem sequendum non puto" io ho tradotto "non penso che questo comandante sia da seguire". Posso tradurre così il gerundivo?
E' la traduzione sclerotica del gerundivo che troviamo sui testi di grammatica, ma non è italiano! Se lei stesse componendo un tema, scriverebbe "sia da seguire", oppure "si debba seguire"?
Caro Prof. Panzeca,
- Nella versione dall'italiano a 29:28 n.2) - Sue soluzioni p.21 e 23, è uguale tradurre "che ci siamo proposte" sia con "proposuimus" sia con "nobis (ipsis?) proposuimus"?
- "che speriamo" (presente) e "che ci siamo proposte" (passato) si traducono entrambi con il tempo perfetto latino per via della consecutio?
grazie mille, buon lavoro
Mauro
No. Lei traduce più correttamente "nobis proposuimus" dove io ho sotto inteso il "nobis". La consecutio poi non c'entra per nulla: bisognerebbe tradurre il primo in presente e il secondo in perfetto. Io non ho fatto così perché istintivamente ho collegato i due tempi tenendo conto del significato. Lei traduca sempre letteralmente. Ottime le due osservazioni.
@@vincenzopanzeca8711 Va bene. Grazie molte.
Salve magister.
Undecim iam annos in tabernā cotidie opus facio, in quā cibum hominibus ministro et laetus sum quoniam hoc opus sordidum indignumve non esse puto.
Vale.
Io ho fatto il cuoco per vent'anni per aiutare mia moglie. Vada a vedere sul mio sito le mie ricette di cucina: (www.studimusicaecultura.it/cucina-biellese.html) (www.studimusicaecultura.it/cucina-filippina.html)
Ma “largiuturos esse” della frase n. 6 del primo esercizio dall’italiano al latino (prima dell'esercizio 104), essendo l’infinito futuro di un verbo deponente e significando da quello che ho capito, “che stanno per elargire,elargiranno”, con significato attivo, traduce la frase originaria “Promettiamo al popolo solo le cose che sappiamo saranno veramente elargite” forse non letteralmente con “…promettiamo solo quello che noi sappiamo che elargiremo “ ?
Inoltre (scusi se mi dilungo), per tradurla più letteralmente potevo mettere:
“Promittimus populo tantum quae nos habemus pro certo donatum iri” ? , dato che “largior” non può essere usato con significato passivo (neanche con un "fantasioso" “largitum iri” che sembra valga solo per I verbi attivi al passivo dell'infinito futuro)
Grazie per l’eventuale risposta.
"promittamus quae nos pro certo habemus largituros esse" = "promettiamo solo quello che noi sappiamo che elargiremo (o di elargire)": Stare per > NO: non è un participio futuro con valore di perifrastica attiva. "elergiranno" > NO: il sogg è nos. "saranno elargite" non rende il significato di chi le deve elargire. "donatura esse" > NO > il sogg è NOS. Ma perché si complica così la vita?..
Io ho tradotto (nella versione) "ex infimo specu hanc vocem redditam esse tradunt..." con " dall'infima caverna è stata restituita questa voce che riferisce...", è sbagliato?
Dove prende però il "che" pronome relativo? Poi abbiamo un infinito "redditam esse" che lei traduce con "è stata restituita" (reddita est). Lei non deve mai partire da un verbo all'infinito, ma dalla proposizione principale che non ha mai un verbo in forma implicita >> TRADUNT.
@@vincenzopanzeca8711 ho capito, grazie mille
Buongiorno, Professore! Ho incontrato in alcune frasi di questa lezione delle interrogative indirette. Frase n.7, "Tradunt veteres Romanos...quis esset rex" ; n.9, "Ut narrant, Valerius...uter...dicaret"; versione "Bruto e l' oracolo di Delfi" , "Tum Titus et Arruns...uter prior matrem oscularetur...". In questi casi ci troviamo di fronte ad un congiuntivo potenziale, è corretto? Dunque, io ho tradotto in questo modo: Tramandano che gli antichi Romani sorteggiassero con i dadi nei banchetti chi sarebbe stato il re( o sarebbe potuto essere il re, con un "potere" fraseologico); Come narrano, i consoli Valerio e Orazio sorteggiarono chi dei due avrebbe inaugurato (o avrebbe potuto inaugurare) il tempio sul Campidoglio; Allora Tito e Arrunte...affidano alla profezia chi per primo fra loro avrebbe baciato( o avrebbe potuto baciare) la madre. Lei non ha ancora affrontato il congiuntivo potenziale, ma è esatta la mia traduzione? Siccome ho avuto dei dubbi nella traduzione in italiano, ho letto sulla Grammatica latina del liceo che nelle interrogative indirette, se c'è un Congiuntivo potenziale all' imperfetto, esso può essere tradotto in italiano con un condizionale passato, usando eventualmente anche un fraseologico "potere" in dipendenza da un passato ( o anche presente storico "affidunt") nella reggente. Grazie infinite!
www.studimusicaecultura.it/manuale-pratico-di-latino.html
th-cam.com/video/xUR0nv0sMoU/w-d-xo.html
Il congintivo potenziale riguarda solo le prop principali. Veda gli indirizzi qui sopra riportati.
Grazie mille, Professore! Ho ascoltato poco fa la Sua lezione riguardante anche l'uso del congiuntivo potenziale in latino nelle proposizioni principali, riportata poi sul Suo Manuale di latino, da me già scaricato. Dunque, non è corretto tradurlo con un condizionale, cosi come ho fatto, in quelle interrogative indirette che Le ho proposto? Non vorrei avere dubbi, in futuro, e scrivere delle eresie! Grazie ancora!
@@carlamastropietro3190 Le interr ind non possono mai essere un cong potenziale perché sono subordinate. Lei traduce le interr indi con un condizionale passato in italiano per rendere l'idea di un'azione posteriore solo quando l'interr. ind è retta da un verbo con tempo passato e l'interr indiretta è espressa con una perif attiva con esset. Nesciebam quis profecturus esset = Non sapevo chi sarebbe partito. Lasci perdere il verbo potere.
Chiaro, netto e preciso, come sempre! Ora ho capito, Professore! Grazie infinite!
Buongiorno professore.
Nel primo esercizio dall'italiano al latino, nella frase 8 per me è “.... volubilitatem expertam esse” invece di “..... volubilitatem expertos esse”. Dove sbaglio?
Nel secondo esercizio dall'italiano al latino, nella frase 9 per me è “.... Achillem ultum esse Patrocli mortem” invece di “... Achillem ultus est Patrocli mortem”. Dove sbaglio?
Grazie.
Provvedo alla correzione della seconda su sua osservazione. Per la prima il soggetto è Romanos ed expertos è un verbo deponente. Grazie.
Caro prof, nella frase "hunc ducem sequendum non puto" io ho tradotto "non penso che questo comandante sia da seguire". Posso tradurre così il gerundivo?
E' la traduzione sclerotica del gerundivo che troviamo sui testi di grammatica, ma non è italiano! Se lei stesse componendo un tema, scriverebbe "sia da seguire", oppure "si debba seguire"?
@@vincenzopanzeca8711 Effettivamente... Non posso darle torto, grazie!