Evol: Il consumo è una trappola

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  • เผยแพร่เมื่อ 11 ม.ค. 2025

ความคิดเห็น • 8

  • @linkinmark83
    @linkinmark83 3 หลายเดือนก่อน

    Bentrovato Prof!
    Sarebbe interessante apportare al discorso qualcosa del mio bagaglio di studi economici, peccato che in fin dei conti ricordi proprio poco. L’unica materia umanistica che ho incontrato nel mio percorso è Sociologia. Ho sensazioni belle pensando a quell’esame, come una “gita fuori porta” inaspettata, non essendo obbligatoria da piano di studi, ma avendola scelta per completare i crediti di quell’anno. Però anche qui poco è rimasto, mi vengono in mente solo due cose, il cognome “Durkheim” e il concetto di “suic*dio altruistico” delle popolazioni eschimesi… 😅allora vado un po' a ruota libera, sulle sensazioni e riflessioni del momento.
    Acquistiamo o siamo acquistati? Consumiamo o siamo consumati? Forse siamo un po' come il criceto nella ruota. Il simpatico roditore ha l’istinto di correre, ed accelera così tanto che alla fine la situazione gli sfugge di mano (o di zampa) e viene scaraventato fuori dalla ruota che nel frattempo ha preso una velocità assurda… e se la nostra società fosse arrivata a quel punto?
    E’ scontato citare le parole di Tyler Durden, preferisco (per allenarmi) ricorrere alle riflessioni già poste nell’Antica Grecia sul “vivere nel migliore modo possibile”.
    Quando mi sono avvicinato alla Filosofia mai avrei pensato che migliaia di anni fa avessero già riflettuto su questi concetti, mi aspettavo sì l’Iperuranio, le Monadi, e meravigliose elucubrazioni sull’esistenza, ma non immaginavo neanche lontanamente che avessero già sollevato riflessioni sul possesso dei beni.
    Di recente ho scoperto la figura di Aristippo di Cirene. Se non ho colto male la sua essenza, il suo invito è a cogliere l’attimo sfruttando al meglio quello che si ha a disposizione, cercando di trarne il massimo piacere. Anni luce lontano dalle rinunce di Diogene, senza porsi i dubbi degli Scettici, un passo oltre la serenità cercata da Epicuro, come anni dopo fece Seneca egli non rinnega la fortuna di avere beni “superflui”, l’importante è “possederli senza essere posseduti”.
    Mantenere salda la rotta mentale aiuta a sfruttare bene quello che si ha a disposizione. Controllo me stesso, e sarò in grado di gestire i miei beni senza che questi diventino la mia ossessione. Potrò anche arricchirmi, e ne saprò godere maggiormente; se perderò qualcosa non impazzirò, lo lascerò andare e mi accontenterò di quello che ho (qui ovviamente accetto correzioni se avessi espresso concetti sbagliati, questo spazio mi aiuta anche a buttare giù qualche idea che apprendo, diversamente potrei parlarne solo davanti allo specchio).
    Il problema è che questo insegnamento è “pericoloso” per il “Sistema” odierno. Tu intanto compra, poi chissenefrega del tuo equilibrio e della tua misura/prudenza. Se hai modo di ostentarlo anche sui Social, tanto di guadagnato.
    Piccola annotazione: credo che non serva demonizzare il lusso. Per lavoro ho conosciuto tantissime realtà micro/piccole la cui sopravvivenza è garantita dalla qualità dei prodotti che offrono, fossero anche solo porte di legno per yacht, o botti di materiale pregiato per vini da centinaia/migliaia di euro a bottiglia. Il lavoro porta al miglioramento, dal soddisfacimento dei bisogni primari si cerca ben altro, e l’asticella si sposta sempre più in alto. Allora cosa non funziona oggi?
    In economia (allora qualcos’altro ricordo…) si masticano spesso i concetti di “break even point” ed “equilibrio paretiano”. Trattasi in fin dei conti di “equilibri ottimali”: ecco, è come se quella ruota di cui sopra avesse scardinato tutti questi punti, e ora corra impazzita diretta chissà dove.
    “ora l’utile è di gran lunga meno attraente dell’onesto. L’onesto è stabile e permanente, fornendo a colui che lo ha fatto una gratificazione costante. L’utile si perde e sfugge facilmente, e il ricordo non ne è né così vivo né così dolce. Ci sono più care le cose che ci sono costate di più; ed è più difficile dare che prendere” (MdM)
    Applichiamo il concetto di “onesto” ai valori umani, alle esperienze di vita, allo studio (non solo per il lavoro!), che lasciano qualcosa. L’oggetto di per sé è utile, almeno in quel momento, ma cosa ci lascia?
    Riconosco che ho la fortuna di commentare tutto ciò da una situazione serena, dove la gestione entrate e uscite non è un grosso problema, mi sento in una situazione “mediana” dove non posso assolutamente lamentarmi; il problema è la forbice che si è creata tra i “primi” e gli “ultimi”, che sembra con il tempo destinata ad allargarsi sempre di più. Può bastare l’educazione al “bello” e ai “valori” a tenere testa alla macchina consumistica che ci sta fagocitando?
    Chiudo con un ultimo spunto. Abbiamo presente i film di zombi? Ricordate che spesso sono girati nei centri commerciali? Sarà un caso???
    PS: leggendo un libro sulla manipolazione delle masse da parte di Goebbels, ho incontrato la figura di Edward Louis Bernays… la devo approfondire (prima o poi). Non credo sarebbe d’accordo con le nostre riflessioni... 😉

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  3 หลายเดือนก่อน

      @@linkinmark83 wow, sei sempre ricco di spunti (dovresti girare delle video risposte!🤣)
      Digerisco tutte le cose che hai scritto e prima o poi torno!
      Per ora, mi fermo su due cose: il lusso non lo demonizzo, ma lo aborro in quanto spreco, sopratutto se collegato alla forbice di cui hai parlato. Per mantenere quel lusso, servono risorse che non arrivano da altre parti. E non credo che salvare il lavoro di piccole realtà sia una risposta, poiché si può pensare (o forse sognare) una realtà dove il lusso manca, ma quei lavoratori ricevono un compenso (legato ai grandi patrimoni non più tali) per usare le loro competenze per la società.
      Sul tempo da cogliere, da acciuffare, non so se sia diverso da Diogene. In qualche modo, anche il cinico coglieva (con calma) l’attimo. Cambiano le occasioni. Per il primo, sono occasioni di felicita semplice, per il secondo di una felicità più complessa, legata al successo, al denaro, alla considerazione sociale etc…

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 3 หลายเดือนก่อน +1

      @@mangasofiaLammoglia
      Praticamente questi papiri sono equiparabili alla trascrizione di un video di diversi minuti… magari conciliano il sonno, spero che la digestione non sia pesante e porti incubi 🤭
      La riflessione sul lusso probabilmente deriva dalla “freddezza” del ragionamento che anni di studi economici portano, e dall’esperienza lavorativa che mi ha portato ad entrare in contatto con il (preziosissimo) tessuto imprenditoriale della nostra Regione.
      Certamente quello che ho descritto ha i suoi lati oscuri. Io ho la mia aziendina, e produrre un componente essenziale per quel determinato orologio da 10K mi permette di dare lavoro a una decina di persone e “sfamare” le loro famiglie. Ma questo “vincolo contrattuale” rappresenta un bene, o una “prigione”? Posso crescere così o sarò sempre “a disposizione” del grosso produttore, e quindi mi conviene semplicemente “adattarmi” senza diversa prospettiva? (sul discorso crescita ci sono anche problemi strutturali della Regione, ma quello è un altro discorso). E se vengo scaricato?
      Tornando all’esempio dei “punti di equilibrio”, si crea una rete di collaborazione, tutti danno un mano, ma io temo che arrivi quel punto in cui si senta il bisogno di “spingere sull’acceleratore” e lì i buoni propositi di un “benessere equilibrato per tutti” vada a farsi benedire.
      Se poi penso alle tematiche della finanza, fondi di investimento, “creare ricchezza” … beh mi viene solo che tristezza. O meglio, sarebbe curioso affrontarle adesso con un bagaglio di “umanità” diversa, più attento verso tante tematiche… o chissà magari le ho anche sfiorate anni fa ma ero ancora acerbo.
      Nel mio piccolo, ma che dico piccolissimo, quasi infimo, perché di sicuro anche io “alimento la macchina” senza accorgermene, mi piace acquistare dal “piccolo”, e pagare quel qualcosa di più per gratificare l’artigiano del centro storico o il contadino che mi offre i prodotti di qualità del suo orto… forse si può parlare di educare ad un “consumo consapevole”, premiando la qualità e cercando “dal basso” di riequilibrare le regole del gioco che sembrano sfuggite di mano… ecco, questa è la piccola proposta che mi viene in mente 👍

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  3 หลายเดือนก่อน

      @@linkinmark83 il problema del consumo consapevole è avere le possibilità economiche di metterlo in atto 😭

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 3 หลายเดือนก่อน

      @@mangasofiaLammoglia Touché. Nel momento in cui dico che sono disposto a “pagare quel qualcosa di più”, rovino il buon proposito, la mia idea si scioglie come neve al sole.
      Nell’esempio dell’orologio, arriverà il momento in cui la clientela esigente chiederà il modello tempestato di diamanti, e uscirà sul mercato l’esemplare da 20K, e così via… di questo “valore aggiunto” quanto ne può beneficiare la nostra piccola impresuccia che produce alcune rotelle dell’ingranaggio? Poco e nulla temo… ecco come si allarga la forbice, e facendo così prima o poi si spacca… chi può intervenire? Si può/deve regolamentare il mercato? Oh, ma c’è una volta che trovo qualche risposta anziché far nuove domande???
      Concludo facendomi perdonare, spero.
      Poco prima di andare a dormire ieri sera, ho vissuto un’epifania potente. Si è aperto un cassetto della memoria, no, un mobile intero, anzi un qualcosa grande come una casa… e non so come ho potuto accorgermene così “tardi”, considerato come ho aperto la mia risposta al video.
      Sono un somaro. Ho giocato a fare il filosofo e col professare di “sapere di non sapere”. Com’è stato possibile che non mi sia reso conto subito che la tematica del video è la medesima… della mia tesi di laurea???
      “I beni posizionali e il consumo vistoso”, titolavo nel 2009.
      Per la pietà tua e di chi ci legge, non posso riportare qui 70 e più pagine di elaborato, ma lascio degli spunti che spero risultino sconosciuti, e mi auguro accenderanno i più curiosi: per una volta offro roba concreta!!!
      - Luigino Bruni: riflessioni sul consumo posizionale
      - Lusso e ricchezza nella riflessione di Antonio Genovesi
      - Adam Smith e la “Theory of Moral Sentiments”
      - Buscema e Sacco (2001) e le nuove dinamiche comportamentali diretta conseguenza dell’avvento dell’era post-industriale (prima ci si poneva il problema dell’allocazione di mezzi scarsi tra fini alternativi, ora si sceglie tra mezzi alternativi per il perseguimento di fini scarsi)
      - Ugo Esposito e Lorenzo Pierfelice: “Dal consumo di massa al consumo individuale”
      - Pierre Bordieu e la “Critica sociale del gusto” (1979)
      - Christopher Lasch e “La cultura del narcisismo" (1979)
      - Bruni e Zarri e la “scarsità posizionale”
      - La filosofia sociale e politica di J.M. Keynes
      - Robert Michels: “Economia e felicità” (1918)
      - Veblen e Il consumo vistoso
      - “Preferenze endogene e dinamiche relazionali” di Biavati, Sandri e Zarri
      - Il “paradosso di Easterlin” (la ricchezza fa la felicità?)
      - Kahneman e l’effetto “tapis roulant”
      - Layard e le esternalità negative del consumo
      - Duesenberry (1949) e l'idea secondo cui le scelte di consumo individuali sarebbero influenzate dalle scelte fatte dagli altri
      - Zamagni e le esternalità negative del consumo posizionale
      - Tibor Scitovsky e la distinzione tra beni “di comfort” e beni “di creatività”
      - La “malattia dei costi”, teorizzata da William Jack Baumol
      - Zamagni: La fretta e il paradosso della scelta
      - Amartya Sen: cosa è il benessere?

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 3 หลายเดือนก่อน +1

      ... e concludo con:
      - Harvey Leibenstein: gli effetti Bandwagon, Snob e Veblen (1950)
      Snob è chiaro, compro quel bene perché solo io posso accedervi e DISTINGUERMI da tutti. Bandwagon è seguire la moda (APPARTENERE). Veblen: compro quel bene per il prestigio che può darmi (MOSTRARE).
      A ben pensarci, oggi molti beni riescono a coniugare questi tre effetti assieme. E’ una ricetta “vincente” (giudicandola dal punto di vista imprenditoriale): il bene è abbastanza accessibile, ma non a tutti eh, facciamo per molti; ha un marchio di successo, che lo distingue dagli altri prodotti simili; e magari ne escono diverse versioni, così che chi lo possiede può “personalizzare l’esperienza”, distinguendosi dagli altri possessori.
      Nel mio commento di ieri parlavo della ruota impazzita del criceto, nella tesi di un tapis roulant (l’effetto treadmill) che accelera sempre di più, ma chi ci sta sopra è sempre nel solito punto… e, ultima chicca: già nella prima pagina citavo la “Favola delle api”, che mi suggeristi qualche commento fa. Incroyable!!!
      Quindi, grazie davvero per avere stimolato l’accesso a questo pezzo importante del mio bagaglio, mai avrei immaginato un confronto così vivo tra queste due discipline 🙏🙏🙏