Bellissimo video e soprattutto conclusione ineccepibile! Tutto il discorso del male infatti ruota attorno all'incapacità di evitare di compierlo, di conseguenza si è anche incapaci di ammettere a se stessi e agli altri le conseguenze del proprio operato, Grazie
Buonasera Prof.! Stavolta mi sento di attingere a piene mani dall’Oriente per aggiungere qualche spunto alla tua riflessione. Quante volte, di fronte a un evento additabile come “punizione” che colpisce una persona che sembra essersi comportata “male”, sentiamo dire “il karma lo ha punito”? Niente di più sbagliato, non funziona così. Forse siamo abituati per imprinting religioso/culturale a pensare che “lassù” ci sia qualcuno che premia o castiga, e quindi abbiamo applicato tale “modello” anche a questo termine che arriva dall’Induismo. Ma il concetto è ben più profondo, e merita di essere un attimo approfondito. In realtà il Karma è il bagaglio della nostra vita, un contenitore di azioni, comportamenti, ecc. ecc. che ci contraddistingue. Quindi ciò che “ci capita”, non è tanto frutto di un intervento esterno, ma diretta conseguenza del nostro agire. Il Karma è il percorso che percorriamo per puntare al Dharma, ovvero il nostro “punto di arrivo”, il nostro obiettivo, tendenzialmente un qualcosa di assimilabile all’equilibrio, alla pace, allo stare bene, al vivere in armonia con il mondo (l’Oikeiosis stoico?). Consiglio a chiunque di scoprire la “Bhagavad Gita”, un capitolo del "Mahabharata", una sorta di ”libro sacro” della cultura induista. Ti riporto delle parole trovate nella descrizione del volume sul sito della Adelphi, anche perché io non potrei esprimerlo altrettanto bene: “Le domande che il giovane guerriero Arjuna, angosciato dall’orrore della battaglia che deve affrontare, pone al conducente del suo carro, il quale si rivelerà poi essere il dio Krsna, sono le stesse che ciascuno di noi necessariamente si pone in qualche momento della sua vita: chi agisce quando si agisce? e che cos’è l’atto? perché esiste la violenza? come riconoscere il divino? qual è l’origine degli esseri? è possibile liberarsi dai condizionamenti? E sono le domande che il genio metafisico dell’India aveva già fissato nei suoi primi libri sacri, ai quali non si dà per il lettore occidentale di oggi accesso migliore della Bhagavadgita”. Vogliamo scomodare il Buddha? Nel Nobile Ottuplice Sentiero, che in fondo non è altro che una bussola che dovrebbe regolare la vita che percorriamo, si invita la persona a formulare retti pensieri, pronunciare rette parole, essere mossi da rette intenzioni, mantenersi con retti mezzi di vita (onestamente e con misura), tenere un retto comportamento, compiere il retto sforzo (canalizzare bene le nostre energie), mantenere una retta attenzione (essere sempre presenti a sé stessi) e concentrazione (sfruttare bene le proprie qualità e caratteristiche). Molto “responsabilizzante” no? Insomma, per quanto il caso possa essere un fattore imponderabile, su molti ambiti della nostra vita siamo padroni di noi stessi, delle nostre azioni e quindi delle conseguenze (l’autarchia?). Invito a questo punto alla lettura dei Versi Gemelli del Dhammapada. “Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue”. Mettendo da parte (a fatica) il rammarico per essere arrivato un po' “tardi” a questi contenuti, scoprire quasi contemporaneamente il pensiero greco e quello orientale è una fonte di gioia che difficilmente riesco ad esprimere a parole, è una carezza all’anima che avvolge e scalda come un raggio di sole in una grigia giornata di novembre, e che continua a stimolarmi a proseguire in questo percorso vagabondo iniziato oramai un annetto fa. A breve leggerò il Tao Te Ching di Lao Tzu, e già solo nei primi versi ho trovato l’armonia degli opposti di Eraclito, il distacco sereno ed equilibrato del saggio, l’epochè scettica, il vivere in armonia con lo scorrere degli eventi della natura. E’ un’opinione personale ma ora, da adulto, avrei preferito essere cresciuto con questi concetti. Nel lavoro di demolizione di certezze e ricostruzione che ogni tanto mi piace avviare su di me, questo è un ambito fondamentale su cui agire. Niente è più responsabilizzante di questo modo di intendere la vita, ma, ovviamente, questa è un’idea personale. Guardo spesso a Oriente, ma sicuramente anche le civiltà cresciute con questi precetti avranno le loro problematiche. Eppure è tutto così… rilassante, dà pace, è come un confortante suggerimento, è come il supporto di un saggio amico che ti indica la via, e magari ti accompagna per un tratto, fino a quando non sei capace di procedere da solo… e non per la necessità di un premio alla fine, e neanche per scongiurare una punizione, ma per far sì che le tue azioni siano corrette e in equilibrio con il mondo e l’ “agire bene” diventi quasi spontaneo, naturale.
@@linkinmark83 questa riflessione è estremamente importante per alcuni aspetti che vorrei sottolineare: 1) interpretiamo sempre in chiave Occidentale, quindi spesso non capiamo cosa vogliano dire davvero i pensatori orientali (e non ho la presunzione di farlo io, però mi sforzo di spegnere la tradizione quando leggo quegli autori); 2) la contrapposizione bene/male, è qualcosa di tipicamente nostro, derivante da Socrate e dall’ebraismo, mentre c’è un’idea molto più ampia di globalità integrale in oriente, che passa per una ricca simbologia e mitologia; 3) Eraclito, come ben dici, è più vicino (a partire dalla geografia) a questa corrente di pensiero. Dunque, l’armonia degli opposti è un’ottima chiave di letture per avvicinarsi al pensiero orientale.
@@mangasofiaLammoglia E’ tutto frutto del corso di filosofia attiva svolto mesi fa, che prevedeva lezioni che puntavano più sul lato “utile e pratico” delle filosofie antiche, occidentali e orientali, piuttosto che sulla nuda e cruda “teoria”. E’ anche vero che fin da ragazzino, appassionato com’ero di anime principalmente a tema combattimento, notavo un notevole approfondimento psicologico nelle figure degli antagonisti. La sconfitta del “rivale”, che dovrebbe essere vista dallo spettatore come un sollievo, lasciava in me un senso di rammarico, perché sovente si trattava di figure sfaccettate e complesse alle quali la definizione di “cattivo” mal si addiceva, semplificava troppo le cose. Mi chiedevo se poteva esserci un’altra via da percorrere, ragionavo sull’origine del male che portava queste persone a provocare infinite sofferenze e tragedie (uno su tutti, Souther di Hokuto no Ken), sul rapporto di causa-effetto innescato dagli eventi che avevano posto il nostro antagonista sulla “cattiva strada”. In India la vita e l’agire dell’uomo sono visti anche come l’oscillare di un pendolo, il punto di equilibrio è “in alto” e si chiama Sattva, dove regna l’armonia, mentre più “in basso” ci si alterna tra Rajas (attività, desiderio) e Tamas (pigrizia, oscurità). Opposti, tanto per cambiare. E mi vengono anche in mente l’auriga di Platone, ma anche Schopenhauer e Kierkegaard, e chissà quante altre similitudini che ignoro. E poi, scoprendo di recente i Versi Aurei Pitagorici, trovo queste frasi: “Sappi che morire è fissato dal destino per tutti… Agli uomini molte parole buone e cattive cadono di bocca, dalle quali non lasciarti colpire né traviare. Ma se qual cosa di falso si dica, sopporta serenamente” “…delle cattive azioni che hai commesso rimproverati, delle buone rallegrati” mentre nei Versi Gemelli del Buddismo troviamo: “In questo mondo tutti siamo destinati a morire. Ricordandotene, come puoi serbare rancore?” “Chi fa del male soffre in questo mondo e nell'altro. Chi fa del bene gioisce in questo mondo e nell'altro” Se la casa editrice che stampa queste opere, invertisse per scherzo/errore gli autori… ce ne accorgeremmo? Da neofita di questo mondo, mi stupisce sempre constatare come a differenza di anni e chilometri di distanza spesso il soggetto della ricerca sia il medesimo, e più menti brillanti abbiamo cercato una “cura” ai mali dell’uomo come l’insoddisfazione generata dal possesso e dall’egoismo… affascinante, quasi magico 🤩
Bellissimo video e soprattutto conclusione ineccepibile! Tutto il discorso del male infatti ruota attorno all'incapacità di evitare di compierlo, di conseguenza si è anche incapaci di ammettere a se stessi e agli altri le conseguenze del proprio operato, Grazie
@@alecciagiovanni2356 Grazie a te!
🫶🏻
Buonasera Prof.! Stavolta mi sento di attingere a piene mani dall’Oriente per aggiungere qualche spunto alla tua riflessione.
Quante volte, di fronte a un evento additabile come “punizione” che colpisce una persona che sembra essersi comportata “male”, sentiamo dire “il karma lo ha punito”? Niente di più sbagliato, non funziona così. Forse siamo abituati per imprinting religioso/culturale a pensare che “lassù” ci sia qualcuno che premia o castiga, e quindi abbiamo applicato tale “modello” anche a questo termine che arriva dall’Induismo. Ma il concetto è ben più profondo, e merita di essere un attimo approfondito.
In realtà il Karma è il bagaglio della nostra vita, un contenitore di azioni, comportamenti, ecc. ecc. che ci contraddistingue. Quindi ciò che “ci capita”, non è tanto frutto di un intervento esterno, ma diretta conseguenza del nostro agire. Il Karma è il percorso che percorriamo per puntare al Dharma, ovvero il nostro “punto di arrivo”, il nostro obiettivo, tendenzialmente un qualcosa di assimilabile all’equilibrio, alla pace, allo stare bene, al vivere in armonia con il mondo (l’Oikeiosis stoico?).
Consiglio a chiunque di scoprire la “Bhagavad Gita”, un capitolo del "Mahabharata", una sorta di ”libro sacro” della cultura induista. Ti riporto delle parole trovate nella descrizione del volume sul sito della Adelphi, anche perché io non potrei esprimerlo altrettanto bene:
“Le domande che il giovane guerriero Arjuna, angosciato dall’orrore della battaglia che deve affrontare, pone al conducente del suo carro, il quale si rivelerà poi essere il dio Krsna, sono le stesse che ciascuno di noi necessariamente si pone in qualche momento della sua vita: chi agisce quando si agisce? e che cos’è l’atto? perché esiste la violenza? come riconoscere il divino? qual è l’origine degli esseri? è possibile liberarsi dai condizionamenti? E sono le domande che il genio metafisico dell’India aveva già fissato nei suoi primi libri sacri, ai quali non si dà per il lettore occidentale di oggi accesso migliore della Bhagavadgita”.
Vogliamo scomodare il Buddha? Nel Nobile Ottuplice Sentiero, che in fondo non è altro che una bussola che dovrebbe regolare la vita che percorriamo, si invita la persona a formulare retti pensieri, pronunciare rette parole, essere mossi da rette intenzioni, mantenersi con retti mezzi di vita (onestamente e con misura), tenere un retto comportamento, compiere il retto sforzo (canalizzare bene le nostre energie), mantenere una retta attenzione (essere sempre presenti a sé stessi) e concentrazione (sfruttare bene le proprie qualità e caratteristiche). Molto “responsabilizzante” no?
Insomma, per quanto il caso possa essere un fattore imponderabile, su molti ambiti della nostra vita siamo padroni di noi stessi, delle nostre azioni e quindi delle conseguenze (l’autarchia?).
Invito a questo punto alla lettura dei Versi Gemelli del Dhammapada. “Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue”.
Mettendo da parte (a fatica) il rammarico per essere arrivato un po' “tardi” a questi contenuti, scoprire quasi contemporaneamente il pensiero greco e quello orientale è una fonte di gioia che difficilmente riesco ad esprimere a parole, è una carezza all’anima che avvolge e scalda come un raggio di sole in una grigia giornata di novembre, e che continua a stimolarmi a proseguire in questo percorso vagabondo iniziato oramai un annetto fa.
A breve leggerò il Tao Te Ching di Lao Tzu, e già solo nei primi versi ho trovato l’armonia degli opposti di Eraclito, il distacco sereno ed equilibrato del saggio, l’epochè scettica, il vivere in armonia con lo scorrere degli eventi della natura.
E’ un’opinione personale ma ora, da adulto, avrei preferito essere cresciuto con questi concetti. Nel lavoro di demolizione di certezze e ricostruzione che ogni tanto mi piace avviare su di me, questo è un ambito fondamentale su cui agire. Niente è più responsabilizzante di questo modo di intendere la vita, ma, ovviamente, questa è un’idea personale. Guardo spesso a Oriente, ma sicuramente anche le civiltà cresciute con questi precetti avranno le loro problematiche.
Eppure è tutto così… rilassante, dà pace, è come un confortante suggerimento, è come il supporto di un saggio amico che ti indica la via, e magari ti accompagna per un tratto, fino a quando non sei capace di procedere da solo… e non per la necessità di un premio alla fine, e neanche per scongiurare una punizione, ma per far sì che le tue azioni siano corrette e in equilibrio con il mondo e l’ “agire bene” diventi quasi spontaneo, naturale.
@@linkinmark83 questa riflessione è estremamente importante per alcuni aspetti che vorrei sottolineare:
1) interpretiamo sempre in chiave Occidentale, quindi spesso non capiamo cosa vogliano dire davvero i pensatori orientali (e non ho la presunzione di farlo io, però mi sforzo di spegnere la tradizione quando leggo quegli autori);
2) la contrapposizione bene/male, è qualcosa di tipicamente nostro, derivante da Socrate e dall’ebraismo, mentre c’è un’idea molto più ampia di globalità integrale in oriente, che passa per una ricca simbologia e mitologia;
3) Eraclito, come ben dici, è più vicino (a partire dalla geografia) a questa corrente di pensiero. Dunque, l’armonia degli opposti è un’ottima chiave di letture per avvicinarsi al pensiero orientale.
@@mangasofiaLammoglia E’ tutto frutto del corso di filosofia attiva svolto mesi fa, che prevedeva lezioni che puntavano più sul lato “utile e pratico” delle filosofie antiche, occidentali e orientali, piuttosto che sulla nuda e cruda “teoria”.
E’ anche vero che fin da ragazzino, appassionato com’ero di anime principalmente a tema combattimento, notavo un notevole approfondimento psicologico nelle figure degli antagonisti.
La sconfitta del “rivale”, che dovrebbe essere vista dallo spettatore come un sollievo, lasciava in me un senso di rammarico, perché sovente si trattava di figure sfaccettate e complesse alle quali la definizione di “cattivo” mal si addiceva, semplificava troppo le cose. Mi chiedevo se poteva esserci un’altra via da percorrere, ragionavo sull’origine del male che portava queste persone a provocare infinite sofferenze e tragedie (uno su tutti, Souther di Hokuto no Ken), sul rapporto di causa-effetto innescato dagli eventi che avevano posto il nostro antagonista sulla “cattiva strada”.
In India la vita e l’agire dell’uomo sono visti anche come l’oscillare di un pendolo, il punto di equilibrio è “in alto” e si chiama Sattva, dove regna l’armonia, mentre più “in basso” ci si alterna tra Rajas (attività, desiderio) e Tamas (pigrizia, oscurità). Opposti, tanto per cambiare. E mi vengono anche in mente l’auriga di Platone, ma anche Schopenhauer e Kierkegaard, e chissà quante altre similitudini che ignoro.
E poi, scoprendo di recente i Versi Aurei Pitagorici, trovo queste frasi:
“Sappi che morire è fissato dal destino per tutti… Agli uomini molte parole buone e cattive cadono di bocca, dalle quali non lasciarti colpire né traviare. Ma se qual cosa di falso si dica, sopporta serenamente”
“…delle cattive azioni che hai commesso rimproverati, delle buone rallegrati”
mentre nei Versi Gemelli del Buddismo troviamo:
“In questo mondo tutti siamo destinati a morire. Ricordandotene, come puoi serbare rancore?”
“Chi fa del male soffre in questo mondo e nell'altro. Chi fa del bene gioisce in questo mondo e nell'altro”
Se la casa editrice che stampa queste opere, invertisse per scherzo/errore gli autori… ce ne accorgeremmo?
Da neofita di questo mondo, mi stupisce sempre constatare come a differenza di anni e chilometri di distanza spesso il soggetto della ricerca sia il medesimo, e più menti brillanti abbiamo cercato una “cura” ai mali dell’uomo come l’insoddisfazione generata dal possesso e dall’egoismo… affascinante, quasi magico 🤩