A casa mio nonno ha una piccola azienda: meno di 10 ettari divisi tra seminativo e vigneto tra cui prosecco (zona DOC). Abbiamo impianti vecchi, irrigazione e parco macchine e attrezzi anni ‘70. Mio nonno e mio padre non investono. Non capiscono che mettendo soldi oggi nel “modernizzarsi” e creare valore al proprio prodotto, possono avere un ritorno nel breve medio periodo. La terra che noi abbiamo ha, prima di tutto, un bene affettivo fortissimo, in più è visto come un fondo cassa per il futuro. Se domani sto male, vendo la terra. Ma non è una soluzione. Manca la mentalità imprenditoriale seria, e la maggior parte dei piccoli imprenditori della mia zona (Conegliano) molti sono vecchi a cui manca una istruzione economica/sociale anche di base. Il giovane imprenditore agricolo, capace, che vuole portare la meccanizzazione ecc è visto in malo modo. Questa è l’esperienza che sto vivendo io in famiglia.
Ciao. Anche mio nonno era contadino, anche se di un piccolissimo appezzamento, 2 ettari, ma ti parlo di 40 anni fa. Ovviamente lui faceva tutto a mano in vigna e in orto e poi chiamava qualcuno per l'aratura, la semina e la raccolta della zona a frumento. Non sono assolutamente esperto della cosa, anzi mi sono sempre tenuto lontano da qualsiasi questione agricola, non mi piaceva e non mi interessava. Oggi sono interessato ma solo da un punto di vista organizzativo/economico: ti vorrei chiedere se il modernizzarsi porterebbe davvero qualche vantaggio ad un appezzamento così piccolo: voglio dire, avere strumenti che velocizzano il lavoro porterebbe davvero un valore aggiunto in una zona così piccola, o farebbero solo risparmiare qualche giorno di lavoro? O forse aratri più potenti e sistemi di irrigazione migliori aumenterebbero la produzione così tanto da giustificare la spesa? Insomma, vorrei addentrarmi un po' sulla questione da un punto di vista più "tecnico", se puoi. Grazie.
@@yleniapessotto6563 ripeto che del settore non capisco nulla ma forse qualche regola degli altri settori può valere. Penso a quello che mi ha raccontato un amico nel settore odontoiatrico. 40 anni fa un neolaureato si affacciava in banca, chiedeva un prestito ed avviava il suo studio con un riunito, due pinze ed uno specchietto. Oggi un neolaureato si SOGNA tutto questo, una CBCT, uno scanner ottico, un microscopio, tutta l'attrezzatura per la chirurgia sono investimenti da parecchi zeri a cui da solo non potrai MAI far fronte. Ecco il perché degli studi associati/cliniche. La piccola realtà che regge grazie al duro lavoro non può esistere più e chi lo fa è perché ha il genitore con uno studio aperto decenni fa a cui vuole far subentrare il figlio. Ma è e resterà sempre una piccola realtà che difficilmente potrà essere competitiva.
Bellissima live! L'ho trovata molto interessante ed utile per approcciare un argomento che conosco poco. Ringrazio il Prof. Boldrin e il Sig. Forchielli per l'enorme impegno dimostrato quotidianamente.
Vero, il prosecco é un vino umile ma 1) piace alle masse e 2) sono riusciti a crearci un "brand" attorno (mito dello spritz, colli del prosecco, ecc ecc). É un buon esempio di come si può aumentare il valore aggiunto di un prodotto agricolo semplice.
Se fai vedere come coltivano qui in Olanda ad un italiano si strappa i capelli! michia li sono ancora al dibatto della farina di grilli! Qui fanno la carne artificiale!
Mia madre è una piccola imprenditrice agricola, nel settore florovivaistico che comunque genera un valore aggiunto già più alto. I miei genitori mi hanno sempre di fare altro, e infatti lavoro in ambito IT, ma posso confermare che piuttosto di vendere i loro terreni si taglierebbero un braccio. Sono loro da generazioni, sono parte della loro famiglia, come un vecchio nonno. E nonostante il fatto che siano contenti che io abbia intrapreso un’altra carriera pensare che probabilmente quando loro non ci saranno più li venderò gli spezza il cuore. È un qualcosa davvero difficile da capire per chi non ha vissuto la loro vita, ma è così
In molte zone d'Italia l'agricoltura "mantiene il paesaggio", che è un valore aggiunto indiretto, cioè ambientale. Anche questa variabile dovrebbe essere presa in considerazione nel ragionamento complessivo.
Sarebbe da sottolineare il discorso dei fitofarmaci, quando si parla della maggiore produzione Agricola e della superiore redditività della Spagna, oltre ad essere i maggiori consumatori d' Europa, utilizzano ancora pesticidi vietati in altri paesi europei (per non parlare della frutta e verdura che arriva da fuori Europa). Sottolineo che non sono assolutamente contro l'uso dei fitofarmaci se usati correttamente, ma purtroppo le normative europee vietano in maniera generalizzata sempre più fitofarmaci e parlando di Olanda (soprattutto per il floricolo) o altri paesi del nord per frutta e verdura non hanno gli stessi problemi che abbiamo noi in Italia con Acqua, parassiti e altri agenti patogeni. Il che oltre a tutti i fattori giustamente sottolineati da voi, gli dà un ulteriore vantaggio. ... P. S. E se finalmente si liberalizzassero definitivamente gli OGM e se ci fosse meno terrorismo nei loro confronti probabilmente sarebbe un bene non solo per l'agricoltura Italiana ma anche europea e inoltre un toccasana anche per l'ambiente.
"Atri paesi del nord per frutta e verdura non hanno gli stessi problemi". Motivo in più perchè questi prodotti verrano sempre più coltivati lì e meno da noi. E nella gdo ci saranno sempre più prodotti dall'Olanda, dal Belgio o dalla Danimarca. Con buona pace dei produttori nostrani.
@@danielemasera8824 certamente, in un ottica bianco o nero, far produrre tutto là sarebbe la scelta più logica (scientificamente) perché in via del tutto teorica una verdura prodotta "lassù" in serra, con luce artifiale e magari coltivata in idroponica sfama esattamente come una verdura da pieno campo, non sarei del tutto convinto del gusto e delle qualità organolettiche delle produzioni. Inoltre per avere produzioni superiori e più redditizie anche da noi basterebbe non fare "terrorismo" su fitofarmaci e OGM e ovviamente come detto in live ridurre aiuti, modernizzare e agglomerare le imprese . Inoltre, aggiungo io, sburocratizzare il settore aiuterebbe. Problema acqua, in live si è parlato di desalinizzazione dell'acqua di mare in Israele, ovviamente questa cosa ha un costo in termini economici e ambientali che si potrebbero risolvere con il nucleare!... Si il nucleare potrebbe creare anche l'acqua dolce per l'agricoltura italiana... Sarebbe interessante una live con avvocato dell'atomo e alcuni agronomi e esperti del settore da lui già intervistati riguardo fitofarmaci e OGM collegando anche il discorso acqua/energia in agricoltura
Forza che di cose da fare e da sistemare ne abbiamo parecchie, ma noi italiani possiamo farcela, ci serve una guida seria e lungimirante, per questo avanti col drin drin❤
E' incredibile lo snobismo italiano da presunti conoscitori del viver bene. "I vini spagnoli li vendono al discount" è la classica frase di uno che: 1. non si rende conto che da noi arrivano solo i vini spagnoli da discount (che esistono esattamente come esistono i vini italiani da discount e i vini francesi da discount) perchè il prodotto di livello alto viene esportato dove c'è un alta capacità di spesa (e sicuramente non è l'Italia) 2. non è mai uscito dall'Italia perchè in molti ristoranti delle grandi città europee avrebbe visto i vini spagnoli proposti al fianco di quelli italiani 3. è convinto che solo in Italia si faccia il prodotto di qualità, magari in un eterno scontro con i cugini francesi, (cosa assolutamente falsa, basta girare un po' per l'Europa e si possono scoprire produzioni agricole ottime nei posti più inattesi) e che fuori dai confini italiani sia tutto hamburgher, hot dog e coca cola. Questo snobismo va secondo me di pari passo con quelli che difendono il turismo balneare italiano perchè "vuoi mettere lo stabilimento che ti fa lo spaghetto alle vongole e lo spritz mentre fai la giornata in spiaggia", come se all'estero non ci fossero ristoranti e bar sulla spiaggia (spesso molto più belli di quelli italiani) senza però essere taglieggiati da stabilimenti balneari abusivi che fanno strapagare due lettini e un ombrellone.
Cosa molto simile con l'olio di oliva. Non si capisce su quali basi gli oli italiani sarebbero i migliori del mondo, mentre quelli greci e tunisini sarebbero mediocri. Credo che a forza di ripetere questi mantra ormai vengano presi come verità incontestabili.
Vado spesso ad arrampicare a HK. Hanno addirittura rimosso la chiodatura da alcune montagne più in vista (la maggioranza per fortuna sono coperte da vegetazione) per paura che la gente potesse appenderci degli slogan anti regime. La vita notturna però è morta. I turisti e gli expat che tenevano in vita LKF ora sono molto meno e i locali vanno tutti a Shenzhen
Il motivo per cui gli agricoltori non vendono sono: - culturali (come si è detto) - la legislazione del fallimento (un agricoltore non può fallire), questa non è da sottovalutate - i sussidi
Combattere le perdite d'acqua nelle tubature italiane colabrodo va fatto indipendentemente dal discorso sul settore agricolo. Sull'agricoltura fa già abbastanza l'Europa con sussidi a pioggia, quello che dovrebbe fare drin drin sarebbe l'approvazione massiccia delle colture OGM
Senza usare parole come tessuto sociale o altro il problema è banalmente culturale. Ad oggi, chi ha quattro terre in croce viene percepito come “ricco”. Stessa cosa dicasi per chi ha un "grosso" ferramenta (con 100k di capitale sociale), roba che i figli devono essere accalappiati perché “stanno bene”. Il sentire comune è quello: qui si è ricchi se produci un po’ di olio o hai un po' di frutta che viene venduta sui furgoni a bordo strada. E parliamo di città da 60 o 100k di abitanti, e da famiglie che fan laureare i figli a medicina o a Torino in ingegneria aerospaziale con master negli USA. Non so cosa serva per rendere competitivo il settore agricolo. Quel che so è che, con la morte negli anni '80/'90 delle zone industriali/artigianali delle città, anche chi ha poco oggi sembra che abbia molto, e tanto basta perché le cose rimangano tali. La soluzione sarebbero dei consorzi? Delle grosse realtà? Non saprei, ma di certo il settore agricolo non può essere trainante, soprattutto se penso al costante spopolamento del sud e all’impoverimento che ne consegue.
Il problema dello strozzinaggio delle grandi industrie deriva anche dal fatto che gli agricoltori sono tanti, piccoli e non riescono a mettersi d’accordo e quindi han basso potere contrattuale…..
@@lightercollector9666 come non riescono a "mettersi d'accordo"? Ma se ogni derrata agricola ha una società cooperativa. Ne è pieno il Paese! Spero tu non intenda che sono queste coop le "industrie strozzine", perché i piccoli agricoli ne sono soci attivi.
@@MicheleBoldrin ho ripreso il termine detto nella live non mi ricordo se da Fabio o se da Alberto. Ovviamente non intendo in senso letterale. Il mio punto è che se davvero la grande distribuzione riesce a “”””forzare”””” gli agricoltori a vendere a prezzi irrisori è (ovviamente per la concorrenza internazionale e ok) ma anche perché se sono tantissimi e con tantissimi interessi divisi non hanno potere contrattuale. Il grosso distributore se non gli vendi il pomodoro al prezzo stabilito non si spaventa molto, perché ce ne sono altrj 1000 che invece lo fanno. Uno dei problemi che Fabio stesso metteva in luce è la mancanza di consorzi/associazioni ecc… Di fatto se tutti o comunque tanti si mettessero d’accordo consorziandosi e vendendo alla distruzione come consorzio e non come 1000 singoli avrebbero più leva contrattuale! È uno dei tanti problemi dell’essere piccoli che mischiato al produrre roba a basso valore aggiunto crea questo effetto. Cosa che non succede, o succede molto meno per altri tipi di prodotti più nobili come magari il vino pregiato o il formaggio rinomato ma sulle produzioni di base……. Mi sbaglio?
@@grazianoprevedel1206 si ma appunto…. Ne è pieno il paese…. Le catene di grande distribuzione alla Slunga sono pochissime…. Le cooperative sono migliaia e migliaia e piccole. Una cooperativa che fattura 10milioni cosa può contro un grosso distributore che fa 10 miliardi?
questa conversazione ha evidenziato una cosa importantissima che non rende la questione banale con problemi multilivello: 1-problema infrastrutture e questioni idriche (con relativa destinazione fondi pubblici); 2-tecnologie di coltivazione; 3-estensione media appezzamenti terrieri che non rendono sostenibili eventuali investimenti; 4-modalità di distribuzione prodotti agricoli; 5- manodopera. Ciò mi evidenzia la necessità di un approccio serio e riflessivo su come gestire i vari punti che, probabilmente incompletamente indicati, rendono questo settore poco produttivo e con tassi importanti di illegalità. Grazie per far emergere tutto questo.
Io faccio fatica a capire il perenne lamento sulla gdo. Non mi pare abbiano margini tali da motivare questo lamento, e se li avessero sarebbe assurdo che i contadini non optino per formare consorzi e andare a prendersi quel margine.
Grazie questi approfondimenti sulle realtà produttive in vari settori sono molto interessanti.Certo le casistiche sono molte e gli approfondimenti sono ovviamente parziali. Sarebbe interessante, in particolare per il settore agricolo,un approfondimento sul trattamento fiscale in confronto ad altri settori produttivi. Grazie
Live molto interessante. Per quanto riguarda gli ogm sarebbe il caso di non fare discorsi antiscientifici e analizzarne solo l'impatto economico. Costi/rendimento
tempo 10-15 anni e intere zone d'Italia durante certi mesi saranno invivibili a causa delle alte temperature. Già succede in altri posti del mondo, ho amici andalusi che scappano letteralmente da cordoba a giugno e tornano a settembre.
Molto interessante il discorso, posso dirlo? È sempre la stessa cosa in Italia, anzitutto vi è un problema dimensionale, non riusciamo a far crescere la grandezza delle aziende perché se si cresce si deve fare i conti con una legislazione sul lavoro pesante e poi lo dico sinceramente si devono veramente pagare tutte le tasse e tutti i balzelli infami della nostra legislazione... e questo incide, incide tanto perché il nostro tessuto imprenditoriale sa che se cresce niente più nero completamente ed il nero dà soddisfazione all'imprenditore piccolo perché è una piccola rivincita sullo stato che lo incula di continuo con balzelli, bolli, tasse, notai, 250 modelli fiscali e contributivi inutili, costo del lavoro pazzesco e così via e quindi si rimane piccoli e si fanno certe cose e poi ce ne si vanta con i colleghi imprenditori... del tipo anche quest'anno ho chiuso a zero e non ho pagato tasse😂e poi anche tutto molto culturale, aggiungo, e questo mi riguarda personalmente perché è ciò che vorrei fare, poca formazione finanziaria, cioè come cazzo si fa a lasciare incolto un terreno che vale 100k e che qualcuno potrebbe comprarmi, non c'è nessuno che ragiona in termini di costo-opportunità del capitale? 100k investiti bene sono 10k all'anno a cui si rinuncia per amore verso il terreno... anche questo incide perché la gente guarda agli asset come un ricordo di infanzia e non come degli asset 😂 Vorrei aggiungere un’altra cosa, secondo me al subcultura da liceo classico italiana porta quelli bravi a fare i dipendenti E BASTA e quelli con la terza media molto spesso a fare gli imprenditori perchè troppo spesso l'imprenditore è visto cone una persona "sporca" a cui una certa aristocrazia non vuole si leghi la figura del figlio o della figlia e questo produce molta arretratezza imprenditoriale
Nella vacanza fatta lo scorso anno in Danimarca, in tutti i ristoranti danesi di medio livello i vini sono quasi tutti francesi o spagnoli. Si trova qualcosina di italiano (per ogni 5 bottiglie francesi ce ne sono 2 o 3 spagnole e 1 italiana) e sono esclusivamente Valpolicella, Chianti o Franciacorta. Le altre "grandi" regioni del vino (Piemonte, Sicilia, Friuli, Alto Adige) praticamente non esistono.
La bellezza architettonica e urbanistica (discutibile, peraltro) di Hong Kong non può bastare a giustificare l’assenza totale di libertà di pensiero quando non allineato al potere costituito. Lo trovo un segno di oscurantismo.
Ho dovuto tenere la "bocca chiusa" per paura di ritorsioni molte più volte in America che in Cina. In occidente sopravvalutiamo in maniera insensata la cattiveria del regime in Cina. Il 99% dei ban è aggirabile e le autorità lasciano ocrrere. L'unica cosa che non puoi effettivamente fare è essere "Rumororso", quindi organizzare proteste, manifestazioni o appendere volantini etc. Ad HK sembra peggio di quello che è perchè si dimenano, le altre parti della cina sono assolutamente vivibili
Mi pare che il gruppo di Bonifiche Ferraresi abbia sviluppato il modello, integrandosi a valle con la trasformazione diretta e la commercializzazione di alimentari trasformati. Hanno creato anche un brand
L'agricoltura oggi ha bisogno di una rivoluzione, come ci fu e c'è ancora nell'industria, dove si è passati dal lavoro manuale a quello delle macchine fino all'introduzione oggi dell'intelligenza artificiale. Molti lavori nei campi dovrebbero passare alle macchine per mantenere i costi bassi ed evitare di sfruttare delle persone per lavori a basso valore aggiunto.
@Boldrin, bene questi contenuti che aprono la porta a delle riflessioni più verticali. Andrebbero fatte/commissionate delle analisi di Alto livello da calibrare su analisi di tipo quantitativo su 3/4 punti fondamentali
La Spagna, inoltre, è molto forte nel miglioramento varietale. Un esempio sono cebas e PSB per le drupacee. Non so come sia messa l'Italia, si potrebbe parlare anche di questo.
bolrin che scopre nel 2024 che vige la mentalità becera del "chi compra sale e chi vende scende" mi fa morire. da totale ignorante del settore e' una cosa che ho sempre dato per scontato. per non parlare della totale mancanza di innovazione ( che vale per tutti i settori). é ovvio che un giovane che propone all'anziano di modernizzare il lavoro viene visto come un folle, della serie come mai potrebbe un giovane senza esperienza dare consigli a chi fa questo lavoro datutta la vita nello stesso modo senza mai aggiornarsi? ah il bel paese.
Non è diffusa ovunque questa mentalità, in molte zone sono più cinici. Queste sono caratteristiche di alcune parti di Italia dove gli va ancora bene o gli è andata bene a lungo e possono permettersi questi ragionamenti.
Dato che il problema dimensionale delle singole aziende non è facilmente risolvibile per tutti i motivi che sono stati enunciati, forse l'unica soluzione è quella di favorire la formazione di grandi consorzi in grado di stabilire dei disciplinari, degli standard, di controllare la filiera produttiva, di consentire l'utilizzo in comune di attrezzature e macchinari moderni, di avere maggiore forza contrattuale con le istituzioni in ambito normativo, di fare formazione costante ai consorziati, di poter agire sulle leve del marketing con degli specialisti, ecc. Il Parmigiano Reggiano ad esempio viene prodotto in circa 300 caseifici, non da 3 o 4 grandi aziende, però c'è un consorzio che ha lavorato nel corso degli anni sul marchio, sul marketing, sullo shop on line, sull'export, organizza webinar per discutere della visione strategica e così via, insomma tutte quelle attività complementari alla produzione in senso stretto, ma che oggi sono fondamentali per restare sul mercato.
Ma per l amor di dio. Consorzi? quelli che funzionano sono mosche bianche l esempio che porti non ti dà ragione il parmigiano va bene da anni ,ma i motivi sono di una fase di mercato favorevole che dura da parecchio
@@danielecaldera6082 Se non si prova ad imitare (insieme ad un'attenta comparazione con i modelli stranieri) ciò che già funziona all'interno dell'attuale sistema agricolo-culturale-normativo-economico italiano che è caratterizzato da un'elevata frammentazione produttiva, allora significa che bisogna inventarsi dei nuovi paradigmi che io faccio fatica anche solo ad immaginare viste le premesse di cui si è discusso nel video. Daniele, cosa proponi in alternativa ai consorzi?
@@enricodelvy7113 io non ho la soluzione non ho il proiettile d argento mi limito solo a puntualizzare alcuni aspetti . Ad esempio, la dimensione delle aziende. Si può essere determinante fino ad un certo punto, oltre al quale diventa antieconomico ,perché limita l'efficienza l'agricoltura deve fare sempre i conti con fattori ambientali e spesso è più efficace l azienda più "piccola" . Poi parlare in termini così generali di una realtà così diversa nelle varie zone ,coltivazioni o produzioni, vale tutto ed il contrario di tutto. Nel video comunque sono emersi problemi reali ed e emerso anche la difficoltà di avere soluzioni . Sempre nell ambito dimensionale ,alcuni paradossi che conosco perché è il mio lavoro; il campione produttore europeo di latte a basso costo è l olanda che non ha estensione, dimensione degli allevamenti medio punti di forza Rotterdam, alta efficenza tecnologia. Altro campione storico di produzione di latte europeo con il miglior rapporto qualità/prezzo , la Baviera allevamenti medio piccoli ma molto più estensivi
@@danielecaldera6082domanda a titolo di curiosità, quali sono le antieconomie che si generano più spesso aumentando di dimensioni? A me viene in mente un esempio teorico (che non so se abbia riscontro reale) in cui 10 coltivatori si condividono 5 trattori, ma devono trattare tutti lo stesso giorno per ragioni ambientali. Domanda bonus: cosa intendi per estensivo ma di piccole dimensioni? Pochi capi ma stalla spaziosa?
@@emiliosereni1864 perché banalmente può succedere di non riuscire a svolgere determinati lavori o trattamenti nei tempi giusti. Ad esempio , bisogna seminare ,ma fra 5 giorni prevedono forti piogge e sei in autunno. Potrebbe essere l unica finestra utile per seminare. Il "piccolo" agricoltore va giorno e notte e cerca di farcela ; la grande azienda che solitamente ha dipendenti , fá più fatica a lavorare giorno e notte ,pur avendo sicuramente mezzi più grandi . Poi le macchine grandi hanno limiti più grandi ,perché sono più pesanti. Spesso capita di dover lavorare la Domenica e magari non te l ho aspettavi. Grande piccolo non c'è una formula per stabilirlo, non puoi paragonare la vite con il mais sono scale diverse e poi ci sono le zone e la differenza è enorme
Il profilo fiscale potrebbe aver influito. Fino alla riforma del CC del 2001 erano tassati come reddito agrario solo i possedimenti di persone fisiche e s.s., dopo questo vantaggio è stato esteso anche alle società di persone, alle srl e alle coop. Potrebbe essere una conseguenza di questo il fatto che le imprese agricole sono ancora molto piccole? La tassazione con reddito agrario di per sè potrebbe creare delle storture? Qui chiedo per ignoranza, non so come funzioni la tassazione delle aziende agricole all'estero. Segnalo infine che, anche se non riceve sussidi diretti come nel caso del seminativo, l'ortofrutta riceve sussidi UE quando si riunisce sottoforma di organizzazioni di produttori. Forse sentire un fiscalista su questo tema potrebbe aiutarvi, vorrei essere abbastanza preparato sul tema da aiutarvi personalmente, ma non lo sono ancora.
Ho un'azienda "ereditata" dai genitori. Piccolissima, invisibile, praticamente un granello di sabbia nel deserto. Ho provato (in quasi 30 anni) a coinvolgere altre aziende, mettendo assieme le forze, le esperienze e i capitali. Impossibile! Gli artigiani, soprattutto, sono estremamente gelosi e possessivi della roba propria. Guai a chi me la tocca! Di conseguenza molte micro imprese come la mia, vivacchiano, tirano avanti. Triste. Molto PS: grazie per quello che fate
Mia moglie ha un'impresa in Lomellina : livello meccanizzazione elevato per cui la mandano avanti in 3 dipendenti assunti a tempo pieno con livelli equivalenti ad operai specializzati, uno sulla 60na e due sotto i trenta e con diploma di perito agricolo. Ho scambiato due parole con un terzista lo scorso giugno: geometra , titolare e agricoltore a sua volta . Io credo che ci sia la modernità e si tratti di far venire fuori nel discorso pubblico gli argomenti di Impresa sennò sembra tutto come la dipinge a quelli di città la Coldiretti quando chiama la rivolta di piazza. Chiedo scusa ad eventuali membri e dirigenti di Coldiretti che non si riconoscono nelle rivolte di piazza.
Ho appena letto "la cucina italiana non esiste" di Grandi e Soffiati, offre degli spunti di riflessione sulla questione arretratezza agricola italiana. Un'altra cosa a cui ho pensato è che non si è obbligati a coltivare albicocche, l'azienda per cui lavoro produce un farmaco a partire da una proteina ricombinante prodotta nelle foglie di tabacco coltivato in Israele
Personalmente per esperienza personale i buoni redditi per imprenditori nel settore vino di aziende e dipendenti negli USA ma anche in Austria o Germania è dovuto al fatto che la domanda interna è molto più alta della offerta interna quindi si può mantenere un livello prezzi più alto. Idem per alto Adige dove la domanda alta è dovuta al turismo. Toscana e Piemonte per esempio riescono ad avere un livello prezzi alto perché sono storicamente famose, quindi domanda alta
Conversazione molto interessante, grazie. Manca completamente, ma non e' il suo lavoro, un riferimento al miglioramento genetico e a tecnologie innovative, che invece stanno tenendo in vita il settore altrove.
per l'olivicoltura basterebbe dare fondi per costruire impianti di irrigazione , ma la politica non ci arriva a capirlo oppure gli ci vorranno 20 anni , c'è un gran menefreghismo anche da parte delle associazioni di categoria che prendono il loro bravo stipendio e se ne fottono di tutto , gli spagnoli sono certamente più uniti e remano tutti dalla stessa parte per quanto conosco la spagna
Forse io la faccio troppo facile, ma la risposta mi pare ovvia. L'agricoltura italiana è pesantemente sussidiata (si pensi all'esenzione dall'irpef dei redditi agricoli in vigore dal 2016 sino a quest'anno) ed il fatto che sia sussidiata tiene in piedi, grazie anche all'aiuto degli ulteriori sussidi europei, aziendine improduttive. I proprietari, per ragioni culturali od altro, preferiscono tirare a campare grazie a questi aiuti invece di vendere. Dato che non vendono gli agricoltori produttivi non possono crescere e raggiungere dimensioni tali da poter investire su tecniche di produzione nuove e maggiore meccanizzazione. E quindi si rimane poco competivi
Chiedi a Forchielli che ha anche una azienda agricola e di certo non sarà una micro impresa che introiti fa nel settore agricolo. Forchielli potrebbe essere di aiuto se mostrasse i numeri che fa la sua azienda agricola come ad esempio il bilancio riferito ad 1ha di una qualsiasi coltivazione sua.
Da 18:17 La Regione Puglia sino ad oggi ha sempre sostenuto questo modello di agricoltura in Puglia. E' impossibile che in dimensione PESTEL emergano cambiamenti per mutarne il modello economico. La risultante é che lo scenario emergente avrà probabilmente uno scostamento minimo con quanto pianificato circa le condizioni iniziali di Mediterraneo 2050. saluti
Bellissima live, l'agricoltura è un tema ampio e impegnativo, per portarla a diventare un punto di forza per la nostra economia ci andrà tempo e sforzo....soprattutto per cambiare la visione "slowfodiana" di noi agricoltori.
Se il contadino non ha bisogno di vendere la terra, non la vende perché dice che non perderà mai il suo valore. L'affitto di un ettaro è bassissimo, per un ettaro di terreno in pianura padana si possono chiedere al massimo 1200 euro. Lo dico da figlio di contadino.
Io vivo a gavi dove un ettaro di vigna costa 100k e produce 85 quintali l anno. Un kg d uva costa 2/2.5 eur. Una bottiglia 8-10 eur al pubblico, poco più della metà all ingrosso. Chiunque abbia vigna sta bene e cerca di comprarne, quasi mai di venderne. Ogni tanto qualche azienda passa di proprietà ma non sono eventi frequenti. Direi che ogni proprietario ha almeno due figlie di media e tra di loro c è sempre uno dei due che vuole rimanere in azienda, anche se sono laureati bene.
Ok prendere a modello certe pratiche che fanno in Spagna, però non si può non parlare di quanto l’agricoltura spagnola sia trainata dalle serre di Almeria, che producono prodotti piuttosto scadenti (sono gli stessi prodotti che importavano quando ero a Londra, e non sapevano veramente di niente) oltre ad aver completamente rovinato l’eco sistema intorno. Gli abitanti molti se ne sono dovuti andare a causa delle micro plastiche rilasciate nel terreno dalla quantità immensa di serre, e se si guarda dal satellite come è cambiata l’area negli ultimi 20 anni, è impressionante (in senso negativo). Questo per dire che dobbiamo si vedere cosa fanno di buono gli altri, ma teniamo contro anche di tutto ciò che hanno fatto di sbagliato e teniamolo a mente prima di voler favorire solo grandi produttori, i cui unici interessi sono sempre il proprio profitto e quasi mai la crescita economica delle zone in cui operano
Correzione : ad un certo unto si dice che la PAC eroga aiuti solo per i seminativi: credo che non sia così. Il resti delle osservazioni su dimensioni, conservatorismo ecc sono validissime.
Fact checking su affermazione di Boldrin riguardo al fatto che i prezzi italiani in agricoltura sono al ribasso a causa della competizione estera (aggiungo, guardare a Spagna, Turchia, Olanda, Grecia etc.). Da report su mercato albicocche facilmente googolabile: L’offerta nel nostro Paese, per il 2024, infatti, sarà di poco superiore alle 210mila tonnellate. Le esportazioni di albicocche nel 2023 sono tornate su valori più contenuti, 27mila tonnellate. Nel caso dell'import, è la merce di provenienza spagnola, con oltre 13mila tonnellate (il 70% del totale). --- Ovvero: la maggior parte delle albicocche, come molte altre colture temperate fino a subtropicali (vedasi esempio eclatante le mele che provengono sia da Trento che da Bozen), sono autoprodotte, con una componente minoritaria di export e import che almeno per questa annata si equivalgono. --- Almeno nel caso delle albicocche, e nel caso eclatante di mele e vino, non si può affermare che c'è una reazione economica alla competizione con l'estero che trascina al ribasso i prezzi. Il valore dell'albicocca quello è, più del triplo del prezzo standard non penso si possa fare. Edit: ho corretto un'informazione sbagliata
Grazie per la lezioncina ma, forse, non hai idea di cosa sia il "margine". Ovvero che i prezzi si fanno - in mercati concorrenziali ma anche in quelli mono o oligopolistici - sull'ultima entita' venduta. Riflettici, poi ne riparliamo. I dati che porti provano l'assoluto nulla. Anzi, confermano che esiste un mercato mondiale dell'albicocca [pesca, pera, mela, fate vobis] e che nella misura in cui esiste [mondiale, europeo, mediterraneo che sia ... ma ANCHE nazionale, visto che le albicocche emiliane non sono necessariametne la stessa cosa di quelle pugliesi] e quel mercato che determina il prezzo. Per una comprensione migliore di questi concetti ELEMENTARI suggerisco l'acquisto del corso "Principi di Economia Politica" disponibile sul sito di Theory and Data.
Prof e Alberto, una domanda... In Italia grossi gruppi, grosse aziende ce ne sono poche. Al contrario tante, tantissime microimprese... Sarà il caso di studiare formule che permettano un'aggregazione di queste microimprese? Incentivi che portino a fare Rete, consorzi o similari in modo che assumano una rilevanza maggiore sotto forma organizzativa e di struttura?
Le coperative esistono da una vita e tendenzialmente si accorpano per diventare sempre più grandi,il caso delle cantine sociali e dei consorzi agrari in emilia romagna dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti.
Cosa si può fare... boh magari insegnare alle nuove generazioni il concetto che le aziende devono essere grandi. Agevolare le infrastrutture e vendite di piccoli appezzamenti e magari l'inserimento dei proprietari nell' azienda che acquista. Magari investigare su casi di successo anche all'estero e proporre seminari e magari collaborazioni con consulenti. In generale i commenti distruttivi vanno ignorati: tuttavia se chi distrugge ha una esperienza da portare è il benvenuto.
Spoiler: commento molto lungo che tratta un po' tutto il video con commenti personali di uno che il mondo del vino lo conosce abbastanza. 21:00 il caporalato esiste anche nella coltivazione d'uva, non solo al sud ma anche al nord, anche se forse qui i livelli di sfruttamento non raggiungono i picchi visti le ultime settimane. 25:00 il vino in Italia ha un eccesso di DOC, che non vengono usate o vanno a essere declassate ad IGT o tavola. Razionalizzare questi sprechi dovrebbe essere visto come un traguardo, non una perdita di tipicità. 28:00 la radice politica sono la bulimia regolatoria (sia UE che italiana), l'eccessivo numero di DO che sviliscono il significato della DO stessa (anche considerando il sistema dei controlli che funziona poco e male), la mancanza di investimenti veramente indirizzati alla creazione di filiere integrate, le continue restrizioni nell'utilizzo di pf (spesso più per ideologia che per evidenze scientifiche), l'ossessione contro le innovazioni e le possibili novità (vedi OGM, cannabis light, carne coltivata, farine di insetti, ecc...). Va favorita l'agglomerazione delle piccole aziende in aziende più grandi, dirette da gente con visione imprenditoriale. A queste imprese i migliori lavoratori delle piccole che sono confluite nella più grande possono continuare a fare il loro lavoro (magari anche migliorandolo con investimenti fatti dalla nuova direzione) ma potrebbero approfittare del maggior valore aggiunto creato dalla nuova realtà per avere entrate maggiori, più stabili, versando anche contributi in misura superiore, con evidente vantaggio per la collettività e soprattutto per se stessi. 29:00 I prezzi medi in alto Adige sono sicuramente ben al di sopra della media italiana, ma comunque non ancora così elevati. Il prezzo di un ettaro di vigneto in Alto Adige arriva tranquillamente sopra i 400k, con PLV annuale derivante da uva di circa 25-30k (con costi "vivi" di circa 4-7k) Significa che il playback time è di almeno 18-20 anni, sperando che vada sempre tutto bene e che nel frattempo il vigneto non sia da rifare. Ovvio che se vinifico e riesco a creare valore aggiunto posso spingere la PLV fino a oltre 150 k/ha, ma avrò comunque dei costi in cantina (da quantificare in base a jnvestimenti fatti, oltrechè alle lavorazioni e ai materiali usati). Si può puntare sulla qualità, ma i volumi rimarranno piccoli e comunque molti vigneti verrebbero così abbandonati, il che non sarebbe necessariamente negativo. 30:20 Il prosecco é competitivo per una serie di motivi: coltivazione altamente meccanizzata (quasi troppo ma questo é sostenibile si vedrá col tempo), grande ed oculatissima spinta sul marketing, congiuntura della moda dei consumi favolosa per il tipo di prodotto, un gran sistema di gestione dell'offerta. É replicabile per molte altre realtà agricole? Difficile ma tentare si può. Attualmente in Veneto è l'unica produzione viticola che permette all'agricoltore di assumere personale con contratto annuale e pagarne i contributi senza andare in perdita. Rileggete quanto ho appena scritto sopra e pensate alla tristezza che tutto questo significa. 32:00 Purtroppo molto spesso gli agricoltori guadagnano anche meno degli 80-90 euro lordi al giorno. Questo perchè troppe volte non fanno il calcolo di tutte le ore svolte in campagna da loro stessi, nè quello degli ammortamenti. Per questo quando la tendenza è alla diminuzione del valore della derrata (tendenza che è probabilmente plurisecolare oramai) si chiedono aiuti e sussidi per mantenere la situazione esistente senza esser così forzati a vendere e/o crescere, cosa che sarebbe altrimenti inevitabile. In CA nella viticoltura i centroamericani sono in stragrande maggioranza (durante la stagione vendemmiale lo sono anche in cantina). Non sono però pagati una miseria come avviene da noi e, soprattutto, ci si guarda bene dall'applicare condizioni di sfruttamento. Il fatto é che il prezzo dei vini californiani permette di mantenere e sviluppare l'attività anche con costi di lavoro altissimi. Sono bravissimi a fare sistema. Vendono la stragrande maggioranza del proprio vino sul mercato interno e soprattutto vendono spessissimo l'esperienza del "wine tasting" o "wine tour". Quando ne parlo alle aziende nostrane mi guardano quasi fossi un marziano e mi considerano un sognatore. La formazione del personale inoltre è fatta capillarmente e si investe moltissimo in questo, nonostante un tasso di turn-over altissimo. Però ha un senso; se tutti fanno formazione anche se perdo un collaboratore sarà semplice trovarne un altro che abbia già una formazione di base. Così si riducono i tempi di inserimento. 40:00 Più che produrre meno io direi che serve produrre più valore aggiunto. Ovvio che se produco 50 q/ha probabilmente avrò vini "migliori" rispetto a produrre 500 q/ha. Però alla fine conta il margine che rimane. La "qualità" non può prescindere dalla sostenibilità economica dell'intero ciclo produttivo. Se fare qualità significa andare in perdita allora non ci siamo. Dobbiamo essere in grado di aggredire le varie aree del mercato nel miglior modo possibile. Non è detto che potremmo essere competitivi in tutti i segmenti: dove è palese che non stiamo al passo è meglio ritirarsi. Per stare al passo dobbiamo avere la possibilità (anche legale) di innovare. 40:35 Le associazioni agricole sono gestite in gran parte da persone di mentalità ultraconservatrice che punta solo al mantenimento dello status quo. Gli agricoltori hanno un legame con la terra quasi familiare (di famiglia stretta). Ovviamente sono sussidiati per mantenerla; spesso accettano anche un declino dello stile di vita pur di non separarsi da essa. 49:30 I grandi gruppi tirano avanti ma difficilmente fsnno marginalità buone. Aziende di successo sono Antinori e Frescobaldi (restando nel vino), proprio perchè vendono un marchio di successo. Noi speriamo ancora di fare concorrenza alla CA con metodi produttivi di 30-50 anni fa. Non ci si vuole adattare le nostre produzioni alle richieste del mercato ma si pretende che sia il mercato che si adatti alle nostre produzioni. 58:30 Opere possono essere utili ma non risolvono il problema. Il problema è l'uscita degli inefficienti (lo sono probabilmente anche io) e la selezione dei migliori perché probabilmente così potrebbero guadagnare di più. 1:02:30 Questo è probabilmente il punto cruciale. L'agricoltura non deve più essere una "fabbrica di povertà" che va avanti a sussidi e detassazioni. Devono poter pagare i propri contributi, se non totalmente, almeno per il 70 od 80%. Sarebbero comunque sussidiati, ma molto meno di ora. 1:05:30 A esser sincero in CA io riuscivo a trovare vino italiano, anche buono. Il prezzo al ristorante del vino di qualità italiano era all'incirca 8 volte superiore al prezzo di vendita dal produttore all'importatore (prezzo franco cantina). Parliamo comunque di vini che partivano dall'Italia con prezzi fra i 7 e i 20 euro a bottiglia. Non sono prezzi esagerati, ad alcuni potrebbero sembrare materiale da discount, però in realtà attualmente si riesce a creare marginalità buona anche con prezzi del genere. Se rimuovessimo la pletora di sussidi attuali probabilmente servirebbero prezzi di 2-3 euro superiori per mantenere inalterata la marginalità. Sicuramente è una bella botta inflattiva che non passerebbe indenne, ma magari spingerebbe a innovare ulteriormente e forzerebbe a cercare soluzioni produttive e commerciali migliori. 1:07:00 Chi dice che ja solo problemi di mktg non conosce molto bene il mondo del vino italiano e mondiale. Siamo mediamente molto arretrati negli investimenti rispetto a zone piu avanzate come USA, Germania, Australia, Nuova Zelanda, Canada ed altri; questo pesa molto sulla produttività. È innegabile. In Francia non sono messi poi tanto meglio di noi, ma io non sarei propenso a considerare il mal comune un mezzo gaudio. 1:08:00 il turismo agricolo da noi ha potenzialità enormi ma deve cambiare la mentalità completamente. Se consideriamo buon livello di penetrazione il turismo agricolo toscano (solo in aree famose fra l'altro), forse dovremmo fare un giro in Napa Valley, in Sonoma Valley od anche in zone meno blasonate Californiane, ma anche a Mendoza (in Argentina!!!), in Australia, in Valle del Douro in Portogallo, in Val del Rodano in Germania. In queste zone le aziende agricole riescono a vendere buona parte della produzione (accanto ad altri servizi) direttamentr in azienda, con marginalità altissime ed enorme volano di mktg. Inoltre permettono di creare un sistema virtuoso di ritorno di immagine e turistico sul territorio.
Stasera su Rai3, Filorosso Revolution: tante risposte alle domande sul disastro agricolo italiano ( vengono chiamati in causa anchr i brokers della grande distribuzione e le storture della Pac)
Che fatica però ad arrivare al punto! Le domande di Michele erano molto appropriate. Un esempio: la manodopera non si trova. Eh esiste sempre un pezzo a cui la si trova. Sembrava quasi che fosse una coppia degli italiani (e quindi anche mia) che non vogliono andare nei campi a lavorare.
conoscendo da hobbista un po' la coltivazione dell'ulivo per provare a trovare una risposta alla questione posta dal Prof., non potrebbe essere semplicemente che a livello europeo/nazionale/per conoscenze pregresse/storia/etc. etc. si è deciso di "assegnare" alla Spagna produzione olii di quantità, di qualità grossolana, per mercati svariati ed ampi (non solo alimentari), mentre all'Italia, per più di una ragione (e di una fazione) si è deciso di puntare sulle quantità ridotte per cultivar, ma differenziato e di qualità (più o meno discorso similare a quello fatto sui vitigni), a più alto valore/litro ?
BF è un "grande gruppo" o è qualcosa di più che solo un "grande gruppo" tra gli altri eventuali grandi gruppi? I Consorzi agricoli come sono gestiti? E le sementa? Ci sono rapporti con la "principale" ( da vedere meglio magari ) associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana? L'acqua chi la gestisce? La motosega dove è finita?
Una critica al signor Pietrogiovanni, spero di non offendere. Che senso ha criticare la cultura aziendale agricola sui punti 1. Innovazione 2. Investimenti 3. Dimensioni, se tu stesso hai deciso di aprire una piccola azienda agricola di una cultura come la vite che impiega anni ad andare in profitto dopo l'impianto e non ha futuro a causa del cambiamento climatico. O forse ho capito male e il terreno era già vitato? Cioè apprezzo lo spirito di impresa però non mi è chiaro in cosa lei si distingue dagli altri agricoltori.
Il sud si risolleverà solo quando capirà che non può basare la propria economia su agricoltura e turismo. Tra l'altro la gestione della Xylella in Puglia fa capire quanto vulnerabile possa essere un settore.
Complessivamente trovo che tutte le osservazioni poste da Boldrin siano proprio la chiave di volta di tutto il tema. Rimaniamo vincolati a tradizioni, vergogne, ideali di decenni se non secoli fa. O anche in agricoltura ci si sveglia oppure siamo davvero fottuti
"Devi pagare la giornata 60 euro, con i contributi 80 euro". Ricordiamo che il contratto dell'agricoltura da pochissima tutela sui riposi da fare dopo tot ore di lavoro. Per esempio, in cantina, durante la vendemmia è normale andare a dormire alle 2 di notte e riattaccare alle 7 del mattino. Sono paghe da fame con condizioni di lavoro orribili. Se una qualunque industria, da Stellantis in giù, o una qualunque gdo, da Esselunga in giù, o una qualunque azienda della logistica, da Amazon in giù, facesse contratti del genere verrebbe accusata di sfruttamento, arricchimento sulla schiena dei lavoratori e tanto altro. Non stupitevi se non trovate lavoratori!
Massimo per rispetto per Boldrin, lo ascolto spesso per la libertà di pensiero che esprime. Sulla analisi della situazione Californiana mi aspettavo qualcosa di più profondo.
Ma seguendo il ragionamento ambientale, forse sarebbe meglio sostituire proprio le coltivazioni con aziende in cui l'approvvigionamento energetico tramite pannelli e il clima mite invernale possano diventare una risorsa.
Inutile tappezzare tutto di pannelli solari. Ragioniamo un po' sull'intermittenza, sui costi di sistema, sulla montagna di pannelli che poi verranno dismessi. Le rinnovabili hanno senso se affiancate ad una tecnologia che produca grandi quantità a poco prezzo che usi poco spazio e soprattutto che lavori per la grandissima parte delle ore/anno. Mi chiedo proprio di che tipo di fonte stiamo parlando...
Bel video veloce su quello che hanno fatto ad Almeria è ben spiegato qui: th-cam.com/video/QYXktiNFl-A/w-d-xo.html. Il Drin Drin di oggi è assolutamente in linea con quello che dice Michele da anni. Il problema culturale è tosto da affrontare, ma si deve assolutamente partire da qui!
Boldrin “il Prosecco è Coca Cola con un po’ di alcool”, parliamone se vuole, ma questi sono discorsi da boomerone di Facebook, non da persona matura e onesta come lei.
Non è questione di buono o cattivo collegato al gusto personale, è questione di catalogare un distretto sulla base di un’idea, idea fra le altre cose non supportate da nessun dato tecnico.
Secondo me per iniziare ad ottenere risultati in agricoltura bisogna attendere che passi a miglior vita tutta la categoria di vecchi trogloditi che non hanno mai avuto vuoi i mezzi, vuoi la mentalità, vuoi gli strumenti cognitivi per stare al passo con i tempi. L'abbandono delle terre di questi piccoli insignificanti produttori lascerà via via spazio ai soli grandi imprenditori che, avvalendosi del potere economico e dell'istruzione saranno in grado di realizzare sistemi che siano all'avanguardia, virtuosi e guidati dall'evoluzione scientifica. Passati sti vecchi appunto, lo stato dovrà iniziare a tagliare le gambe a quelle imprese che non rispetteranno i requisiti di qualità in termini di valore organolettico del prodotto finale (migliore salute del consumatore), sostenibilità ecologica nella gestione della terra, che non è un mero supporto per le piante ma è un ecosistema complesso e che va oltre al mero discorso e la cui qualità si riflette ben oltre i confini del campo stesso (migliore salute della popolazione locale) e manodopera istruita, consapevole e quindi dignitosamente retribuita (benessere economico e salute mentale del lavoratore).
Ma vedere la gestione dell immigrazione in Italia finalmente come una politica di destra è così difficile? Riduzione del costo del lavoro, nient'altro, chiaro che aumentare la forza lavoro di lavoro non qualificato avrebbe fatto ridurre il livello di salario medio e di conseguenza optare per un uso più massivo del fattore lavoro da parte degli imprenditori. Se i salari fossero stati più alti si sarebbe si investito in capitale fisico.
A casa mio nonno ha una piccola azienda: meno di 10 ettari divisi tra seminativo e vigneto tra cui prosecco (zona DOC).
Abbiamo impianti vecchi, irrigazione e parco macchine e attrezzi anni ‘70.
Mio nonno e mio padre non investono. Non capiscono che mettendo soldi oggi nel “modernizzarsi” e creare valore al proprio prodotto, possono avere un ritorno nel breve medio periodo. La terra che noi abbiamo ha, prima di tutto, un bene affettivo fortissimo, in più è visto come un fondo cassa per il futuro. Se domani sto male, vendo la terra.
Ma non è una soluzione.
Manca la mentalità imprenditoriale seria, e la maggior parte dei piccoli imprenditori della mia zona (Conegliano) molti sono vecchi a cui manca una istruzione economica/sociale anche di base.
Il giovane imprenditore agricolo, capace, che vuole portare la meccanizzazione ecc è visto in malo modo.
Questa è l’esperienza che sto vivendo io in famiglia.
Ciao, lavoro moooolto interessante il tuo! Investi e mettici tutto te stesso che i risultati arrivano.
Buona fortuna, se ci riesci avvisa che ti veniamo a trovare a comprare qualcosa
Problema di tutta l'imprenditoria italiana. Siamo fermi a 40 anni fa.
Ciao. Anche mio nonno era contadino, anche se di un piccolissimo appezzamento, 2 ettari, ma ti parlo di 40 anni fa. Ovviamente lui faceva tutto a mano in vigna e in orto e poi chiamava qualcuno per l'aratura, la semina e la raccolta della zona a frumento. Non sono assolutamente esperto della cosa, anzi mi sono sempre tenuto lontano da qualsiasi questione agricola, non mi piaceva e non mi interessava. Oggi sono interessato ma solo da un punto di vista organizzativo/economico: ti vorrei chiedere se il modernizzarsi porterebbe davvero qualche vantaggio ad un appezzamento così piccolo: voglio dire, avere strumenti che velocizzano il lavoro porterebbe davvero un valore aggiunto in una zona così piccola, o farebbero solo risparmiare qualche giorno di lavoro? O forse aratri più potenti e sistemi di irrigazione migliori aumenterebbero la produzione così tanto da giustificare la spesa? Insomma, vorrei addentrarmi un po' sulla questione da un punto di vista più "tecnico", se puoi. Grazie.
@@yleniapessotto6563 ripeto che del settore non capisco nulla ma forse qualche regola degli altri settori può valere. Penso a quello che mi ha raccontato un amico nel settore odontoiatrico. 40 anni fa un neolaureato si affacciava in banca, chiedeva un prestito ed avviava il suo studio con un riunito, due pinze ed uno specchietto. Oggi un neolaureato si SOGNA tutto questo, una CBCT, uno scanner ottico, un microscopio, tutta l'attrezzatura per la chirurgia sono investimenti da parecchi zeri a cui da solo non potrai MAI far fronte. Ecco il perché degli studi associati/cliniche. La piccola realtà che regge grazie al duro lavoro non può esistere più e chi lo fa è perché ha il genitore con uno studio aperto decenni fa a cui vuole far subentrare il figlio. Ma è e resterà sempre una piccola realtà che difficilmente potrà essere competitiva.
Proposta per il programma Drin Drin, riformare l'istat. Più raccolta dati, più trasparenza, più facilità di integrazione.
Bellissima live! L'ho trovata molto interessante ed utile per approcciare un argomento che conosco poco. Ringrazio il Prof. Boldrin e il Sig. Forchielli per l'enorme impegno dimostrato quotidianamente.
Vero, il prosecco é un vino umile ma
1) piace alle masse e 2) sono riusciti a crearci un "brand" attorno (mito dello spritz, colli del prosecco, ecc ecc). É un buon esempio di come si può aumentare il valore aggiunto di un prodotto agricolo semplice.
Appunto, avere un brand è una cosa positiva
Se fai vedere come coltivano qui in Olanda ad un italiano si strappa i capelli! michia li sono ancora al dibatto della farina di grilli! Qui fanno la carne artificiale!
Mia madre è una piccola imprenditrice agricola, nel settore florovivaistico che comunque genera un valore aggiunto già più alto. I miei genitori mi hanno sempre di fare altro, e infatti lavoro in ambito IT, ma posso confermare che piuttosto di vendere i loro terreni si taglierebbero un braccio. Sono loro da generazioni, sono parte della loro famiglia, come un vecchio nonno. E nonostante il fatto che siano contenti che io abbia intrapreso un’altra carriera pensare che probabilmente quando loro non ci saranno più li venderò gli spezza il cuore. È un qualcosa davvero difficile da capire per chi non ha vissuto la loro vita, ma è così
In molte zone d'Italia l'agricoltura "mantiene il paesaggio", che è un valore aggiunto indiretto, cioè ambientale. Anche questa variabile dovrebbe essere presa in considerazione nel ragionamento complessivo.
Sarebbe da sottolineare il discorso dei fitofarmaci, quando si parla della maggiore produzione Agricola e della superiore redditività della Spagna, oltre ad essere i maggiori consumatori d' Europa, utilizzano ancora pesticidi vietati in altri paesi europei (per non parlare della frutta e verdura che arriva da fuori Europa).
Sottolineo che non sono assolutamente contro l'uso dei fitofarmaci se usati correttamente, ma purtroppo le normative europee vietano in maniera generalizzata sempre più fitofarmaci e parlando di Olanda (soprattutto per il floricolo) o altri paesi del nord per frutta e verdura non hanno gli stessi problemi che abbiamo noi in Italia con Acqua, parassiti e altri agenti patogeni.
Il che oltre a tutti i fattori giustamente sottolineati da voi, gli dà un ulteriore vantaggio.
... P. S.
E se finalmente si liberalizzassero definitivamente gli OGM e se ci fosse meno terrorismo nei loro confronti probabilmente sarebbe un bene non solo per l'agricoltura Italiana ma anche europea e inoltre un toccasana anche per l'ambiente.
"Atri paesi del nord per frutta e verdura non hanno gli stessi problemi". Motivo in più perchè questi prodotti verrano sempre più coltivati lì e meno da noi. E nella gdo ci saranno sempre più prodotti dall'Olanda, dal Belgio o dalla Danimarca. Con buona pace dei produttori nostrani.
@@danielemasera8824 certamente, in un ottica bianco o nero, far produrre tutto là sarebbe la scelta più logica (scientificamente) perché in via del tutto teorica una verdura prodotta "lassù" in serra, con luce artifiale e magari coltivata in idroponica sfama esattamente come una verdura da pieno campo, non sarei del tutto convinto del gusto e delle qualità organolettiche delle produzioni.
Inoltre per avere produzioni superiori e più redditizie anche da noi basterebbe non fare "terrorismo" su fitofarmaci e OGM e ovviamente come detto in live ridurre aiuti, modernizzare e agglomerare le imprese . Inoltre, aggiungo io, sburocratizzare il settore aiuterebbe.
Problema acqua, in live si è parlato di desalinizzazione dell'acqua di mare in Israele, ovviamente questa cosa ha un costo in termini economici e ambientali che si potrebbero risolvere con il nucleare!... Si il nucleare potrebbe creare anche l'acqua dolce per l'agricoltura italiana... Sarebbe interessante una live con avvocato dell'atomo e alcuni agronomi e esperti del settore da lui già intervistati riguardo fitofarmaci e OGM collegando anche il discorso acqua/energia in agricoltura
solo su drin drin e liberi oltre si possono avere questi modi di analizzare i problemi dell’Italia. Grazie keep going
Forza che di cose da fare e da sistemare ne abbiamo parecchie, ma noi italiani possiamo farcela, ci serve una guida seria e lungimirante, per questo avanti col drin drin❤
E' incredibile lo snobismo italiano da presunti conoscitori del viver bene. "I vini spagnoli li vendono al discount" è la classica frase di uno che:
1. non si rende conto che da noi arrivano solo i vini spagnoli da discount (che esistono esattamente come esistono i vini italiani da discount e i vini francesi da discount) perchè il prodotto di livello alto viene esportato dove c'è un alta capacità di spesa (e sicuramente non è l'Italia)
2. non è mai uscito dall'Italia perchè in molti ristoranti delle grandi città europee avrebbe visto i vini spagnoli proposti al fianco di quelli italiani
3. è convinto che solo in Italia si faccia il prodotto di qualità, magari in un eterno scontro con i cugini francesi, (cosa assolutamente falsa, basta girare un po' per l'Europa e si possono scoprire produzioni agricole ottime nei posti più inattesi) e che fuori dai confini italiani sia tutto hamburgher, hot dog e coca cola.
Questo snobismo va secondo me di pari passo con quelli che difendono il turismo balneare italiano perchè "vuoi mettere lo stabilimento che ti fa lo spaghetto alle vongole e lo spritz mentre fai la giornata in spiaggia", come se all'estero non ci fossero ristoranti e bar sulla spiaggia (spesso molto più belli di quelli italiani) senza però essere taglieggiati da stabilimenti balneari abusivi che fanno strapagare due lettini e un ombrellone.
Cosa molto simile con l'olio di oliva. Non si capisce su quali basi gli oli italiani sarebbero i migliori del mondo, mentre quelli greci e tunisini sarebbero mediocri. Credo che a forza di ripetere questi mantra ormai vengano presi come verità incontestabili.
ha ragione da vendere il sig Forchielli le aziende sono troppo piccole aziende a conduzione familiare
Vero
La narrazione delle "piccole medie imprese" è una farloccata che ci autopropiniamo da anni
Vado spesso ad arrampicare a HK. Hanno addirittura rimosso la chiodatura da alcune montagne più in vista (la maggioranza per fortuna sono coperte da vegetazione) per paura che la gente potesse appenderci degli slogan anti regime.
La vita notturna però è morta. I turisti e gli expat che tenevano in vita LKF ora sono molto meno e i locali vanno tutti a Shenzhen
Grazie per la live, super interessante
Interessantissimo, grazie. Spero facciate ulteriori approfondimenti sull'agricoltura.
In Italia si dovrebbero fare leggi in favore degli OGM per migliorare la produttività della pianta e la resistenza al GW
Forse sono l'unica ancora di salvezza per il settore agricolo.
Il motivo per cui gli agricoltori non vendono sono:
- culturali (come si è detto)
- la legislazione del fallimento (un agricoltore non può fallire), questa non è da sottovalutate
- i sussidi
La miopia
Nel 2012 ho vissuto un anno in Australia. Per raccogliere banane mi pagavano 18$ AUS all’ora. Ripeto, 2012!
Combattere le perdite d'acqua nelle tubature italiane colabrodo va fatto indipendentemente dal discorso sul settore agricolo. Sull'agricoltura fa già abbastanza l'Europa con sussidi a pioggia, quello che dovrebbe fare drin drin sarebbe l'approvazione massiccia delle colture OGM
Oltre a idroponica e verticale farm
Senza usare parole come tessuto sociale o altro il problema è banalmente culturale. Ad oggi, chi ha quattro terre in croce viene percepito come “ricco”. Stessa cosa dicasi per chi ha un "grosso" ferramenta (con 100k di capitale sociale), roba che i figli devono essere accalappiati perché “stanno bene”. Il sentire comune è quello: qui si è ricchi se produci un po’ di olio o hai un po' di frutta che viene venduta sui furgoni a bordo strada. E parliamo di città da 60 o 100k di abitanti, e da famiglie che fan laureare i figli a medicina o a Torino in ingegneria aerospaziale con master negli USA.
Non so cosa serva per rendere competitivo il settore agricolo. Quel che so è che, con la morte negli anni '80/'90 delle zone industriali/artigianali delle città, anche chi ha poco oggi sembra che abbia molto, e tanto basta perché le cose rimangano tali. La soluzione sarebbero dei consorzi? Delle grosse realtà? Non saprei, ma di certo il settore agricolo non può essere trainante, soprattutto se penso al costante spopolamento del sud e all’impoverimento che ne consegue.
Sempre ottimi argomenti e molto interessanti ❤
Una bella intervista a Forchielli sulla sua azienda agricola la ascolterei volentieri.
Il problema dello strozzinaggio delle grandi industrie deriva anche dal fatto che gli agricoltori sono tanti, piccoli e non riescono a mettersi d’accordo e quindi han basso potere contrattuale…..
strozzinaggio? Definiscilo ...
@@lightercollector9666 come non riescono a "mettersi d'accordo"? Ma se ogni derrata agricola ha una società cooperativa. Ne è pieno il Paese!
Spero tu non intenda che sono queste coop le "industrie strozzine", perché i piccoli agricoli ne sono soci attivi.
@@MicheleBoldrin ho ripreso il termine detto nella live non mi ricordo se da Fabio o se da Alberto.
Ovviamente non intendo in senso letterale.
Il mio punto è che se davvero la grande distribuzione riesce a “”””forzare”””” gli agricoltori a vendere a prezzi irrisori è (ovviamente per la concorrenza internazionale e ok) ma anche perché se sono tantissimi e con tantissimi interessi divisi non hanno potere contrattuale.
Il grosso distributore se non gli vendi il pomodoro al prezzo stabilito non si spaventa molto, perché ce ne sono altrj 1000 che invece lo fanno.
Uno dei problemi che Fabio stesso metteva in luce è la mancanza di consorzi/associazioni ecc…
Di fatto se tutti o comunque tanti si mettessero d’accordo consorziandosi e vendendo alla distruzione come consorzio e non come 1000 singoli avrebbero più leva contrattuale!
È uno dei tanti problemi dell’essere piccoli che mischiato al produrre roba a basso valore aggiunto crea questo effetto.
Cosa che non succede, o succede molto meno per altri tipi di prodotti più nobili come magari il vino pregiato o il formaggio rinomato ma sulle produzioni di base…….
Mi sbaglio?
@@grazianoprevedel1206 si ma appunto…. Ne è pieno il paese…. Le catene di grande distribuzione alla Slunga sono pochissime…. Le cooperative sono migliaia e migliaia e piccole. Una cooperativa che fattura 10milioni cosa può contro un grosso distributore che fa 10 miliardi?
@@lightercollector9666ma infatti come si fa a mettere a confronto una coop con 10 conferitori con Coop GDO
questa conversazione ha evidenziato una cosa importantissima che non rende la questione banale con problemi multilivello:
1-problema infrastrutture e questioni idriche (con relativa destinazione fondi pubblici);
2-tecnologie di coltivazione;
3-estensione media appezzamenti terrieri che non rendono sostenibili eventuali investimenti;
4-modalità di distribuzione prodotti agricoli;
5- manodopera.
Ciò mi evidenzia la necessità di un approccio serio e riflessivo su come gestire i vari punti che, probabilmente incompletamente indicati, rendono questo settore poco produttivo e con tassi importanti di illegalità.
Grazie per far emergere tutto questo.
Io faccio fatica a capire il perenne lamento sulla gdo. Non mi pare abbiano margini tali da motivare questo lamento, e se li avessero sarebbe assurdo che i contadini non optino per formare consorzi e andare a prendersi quel margine.
Nessuno in Italia ha margini tali da giustificare forzature contrattuali e nero, però da quel che ne so succede
Grazie questi approfondimenti sulle realtà produttive in vari settori sono molto interessanti.Certo le casistiche sono molte e gli approfondimenti sono ovviamente parziali. Sarebbe interessante, in particolare per il settore agricolo,un approfondimento sul trattamento fiscale in confronto ad altri settori produttivi. Grazie
Live molto interessante. Per quanto riguarda gli ogm sarebbe il caso di non fare discorsi antiscientifici e analizzarne solo l'impatto economico. Costi/rendimento
tempo 10-15 anni e intere zone d'Italia durante certi mesi saranno invivibili a causa delle alte temperature. Già succede in altri posti del mondo, ho amici andalusi che scappano letteralmente da cordoba a giugno e tornano a settembre.
Dopo questa live, sembra MOOOLTO FOTTUTA questa italietta
Bella discussione! Consiglio anche di intervistare gli agricoltori de LeRogaie e agricostanzo, che hanno canali abbastanza seguiti su youtube.
Molto interessante il discorso, posso dirlo? È sempre la stessa cosa in Italia, anzitutto vi è un problema dimensionale, non riusciamo a far crescere la grandezza delle aziende perché se si cresce si deve fare i conti con una legislazione sul lavoro pesante e poi lo dico sinceramente si devono veramente pagare tutte le tasse e tutti i balzelli infami della nostra legislazione... e questo incide, incide tanto perché il nostro tessuto imprenditoriale sa che se cresce niente più nero completamente ed il nero dà soddisfazione all'imprenditore piccolo perché è una piccola rivincita sullo stato che lo incula di continuo con balzelli, bolli, tasse, notai, 250 modelli fiscali e contributivi inutili, costo del lavoro pazzesco e così via e quindi si rimane piccoli e si fanno certe cose e poi ce ne si vanta con i colleghi imprenditori... del tipo anche quest'anno ho chiuso a zero e non ho pagato tasse😂e poi anche tutto molto culturale, aggiungo, e questo mi riguarda personalmente perché è ciò che vorrei fare, poca formazione finanziaria, cioè come cazzo si fa a lasciare incolto un terreno che vale 100k e che qualcuno potrebbe comprarmi, non c'è nessuno che ragiona in termini di costo-opportunità del capitale? 100k investiti bene sono 10k all'anno a cui si rinuncia per amore verso il terreno... anche questo incide perché la gente guarda agli asset come un ricordo di infanzia e non come degli asset 😂
Vorrei aggiungere un’altra cosa, secondo me al subcultura da liceo classico italiana porta quelli bravi a fare i dipendenti E BASTA e quelli con la terza media molto spesso a fare gli imprenditori perchè troppo spesso l'imprenditore è visto cone una persona "sporca" a cui una certa aristocrazia non vuole si leghi la figura del figlio o della figlia e questo produce molta arretratezza imprenditoriale
Alberto sempre mio padre.
Smettila di aprirmi gli orizzonti!!
Siamo vittime del piccolo è bello
il contrario di quello che si ha nei pantaloni xD
Tutto il settore produttivo italiano è ostaggio delle "eroiche" PMI.
Nella vacanza fatta lo scorso anno in Danimarca, in tutti i ristoranti danesi di medio livello i vini sono quasi tutti francesi o spagnoli. Si trova qualcosina di italiano (per ogni 5 bottiglie francesi ce ne sono 2 o 3 spagnole e 1 italiana) e sono esclusivamente Valpolicella, Chianti o Franciacorta. Le altre "grandi" regioni del vino (Piemonte, Sicilia, Friuli, Alto Adige) praticamente non esistono.
Grazie ❤
Un saluto da una piccola azienda agricola friulana che sta pensando a come re inventarsi
Come? :)
La bellezza architettonica e urbanistica (discutibile, peraltro) di Hong Kong non può bastare a giustificare l’assenza totale di libertà di pensiero quando non allineato al potere costituito. Lo trovo un segno di oscurantismo.
Non ê che giustifica ma questo è successo, non puoi cambiare la storia
Ho dovuto tenere la "bocca chiusa" per paura di ritorsioni molte più volte in America che in Cina. In occidente sopravvalutiamo in maniera insensata la cattiveria del regime in Cina. Il 99% dei ban è aggirabile e le autorità lasciano ocrrere. L'unica cosa che non puoi effettivamente fare è essere "Rumororso", quindi organizzare proteste, manifestazioni o appendere volantini etc. Ad HK sembra peggio di quello che è perchè si dimenano, le altre parti della cina sono assolutamente vivibili
Mi pare che il gruppo di Bonifiche Ferraresi abbia sviluppato il modello, integrandosi a valle con la trasformazione diretta e la commercializzazione di alimentari trasformati. Hanno creato anche un brand
Proporrei di mettere il cognome degli ospiti nei titoli di questa serie per ragioni algoritmiche
L'agricoltura oggi ha bisogno di una rivoluzione, come ci fu e c'è ancora nell'industria, dove si è passati dal lavoro manuale a quello delle macchine fino all'introduzione oggi dell'intelligenza artificiale. Molti lavori nei campi dovrebbero passare alle macchine per mantenere i costi bassi ed evitare di sfruttare delle persone per lavori a basso valore aggiunto.
@Boldrin, bene questi contenuti che aprono la porta a delle riflessioni più verticali. Andrebbero fatte/commissionate delle analisi di Alto livello da calibrare su analisi di tipo quantitativo su 3/4 punti fondamentali
La Spagna, inoltre, è molto forte nel miglioramento varietale. Un esempio sono cebas e PSB per le drupacee. Non so come sia messa l'Italia, si potrebbe parlare anche di questo.
bolrin che scopre nel 2024 che vige la mentalità becera del "chi compra sale e chi vende scende" mi fa morire. da totale ignorante del settore e' una cosa che ho sempre dato per scontato. per non parlare della totale mancanza di innovazione ( che vale per tutti i settori). é ovvio che un giovane che propone all'anziano di modernizzare il lavoro viene visto come un folle, della serie come mai potrebbe un giovane senza esperienza dare consigli a chi fa questo lavoro datutta la vita nello stesso modo senza mai aggiornarsi? ah il bel paese.
Non è diffusa ovunque questa mentalità, in molte zone sono più cinici. Queste sono caratteristiche di alcune parti di Italia dove gli va ancora bene o gli è andata bene a lungo e possono permettersi questi ragionamenti.
Dato che il problema dimensionale delle singole aziende non è facilmente risolvibile per tutti i motivi che sono stati enunciati, forse l'unica soluzione è quella di favorire la formazione di grandi consorzi in grado di stabilire dei disciplinari, degli standard, di controllare la filiera produttiva, di consentire l'utilizzo in comune di attrezzature e macchinari moderni, di avere maggiore forza contrattuale con le istituzioni in ambito normativo, di fare formazione costante ai consorziati, di poter agire sulle leve del marketing con degli specialisti, ecc.
Il Parmigiano Reggiano ad esempio viene prodotto in circa 300 caseifici, non da 3 o 4 grandi aziende, però c'è un consorzio che ha lavorato nel corso degli anni sul marchio, sul marketing, sullo shop on line, sull'export, organizza webinar per discutere della visione strategica e così via, insomma tutte quelle attività complementari alla produzione in senso stretto, ma che oggi sono fondamentali per restare sul mercato.
Ma per l amor di dio. Consorzi? quelli che funzionano sono mosche bianche l esempio che porti non ti dà ragione il parmigiano va bene da anni ,ma i motivi sono di una fase di mercato favorevole che dura da parecchio
@@danielecaldera6082 Se non si prova ad imitare (insieme ad un'attenta comparazione con i modelli stranieri) ciò che già funziona all'interno dell'attuale sistema agricolo-culturale-normativo-economico italiano che è caratterizzato da un'elevata frammentazione produttiva, allora significa che bisogna inventarsi dei nuovi paradigmi che io faccio fatica anche solo ad immaginare viste le premesse di cui si è discusso nel video.
Daniele, cosa proponi in alternativa ai consorzi?
@@enricodelvy7113 io non ho la soluzione non ho il proiettile d argento mi limito solo a puntualizzare alcuni aspetti . Ad esempio, la dimensione delle aziende. Si può essere determinante fino ad un certo punto, oltre al quale diventa antieconomico ,perché limita l'efficienza l'agricoltura deve fare sempre i conti con fattori ambientali e spesso è più efficace l azienda più "piccola" . Poi parlare in termini così generali di una realtà così diversa nelle varie zone ,coltivazioni o produzioni, vale tutto ed il contrario di tutto. Nel video comunque sono emersi problemi reali ed e emerso anche la difficoltà di avere soluzioni . Sempre nell ambito dimensionale ,alcuni paradossi che conosco perché è il mio lavoro; il campione produttore europeo di latte a basso costo è l olanda che non ha estensione, dimensione degli allevamenti medio punti di forza Rotterdam, alta efficenza tecnologia. Altro campione storico di produzione di latte europeo con il miglior rapporto qualità/prezzo , la Baviera allevamenti medio piccoli ma molto più estensivi
@@danielecaldera6082domanda a titolo di curiosità, quali sono le antieconomie che si generano più spesso aumentando di dimensioni? A me viene in mente un esempio teorico (che non so se abbia riscontro reale) in cui 10 coltivatori si condividono 5 trattori, ma devono trattare tutti lo stesso giorno per ragioni ambientali.
Domanda bonus: cosa intendi per estensivo ma di piccole dimensioni? Pochi capi ma stalla spaziosa?
@@emiliosereni1864 perché banalmente può succedere di non riuscire a svolgere determinati lavori o trattamenti nei tempi giusti. Ad esempio , bisogna seminare ,ma fra 5 giorni prevedono forti piogge e sei in autunno. Potrebbe essere l unica finestra utile per seminare. Il "piccolo" agricoltore va giorno e notte e cerca di farcela ; la grande azienda che solitamente ha dipendenti , fá più fatica a lavorare giorno e notte ,pur avendo sicuramente mezzi più grandi . Poi le macchine grandi hanno limiti più grandi ,perché sono più pesanti. Spesso capita di dover lavorare la Domenica e magari non te l ho aspettavi. Grande piccolo non c'è una formula per stabilirlo, non puoi paragonare la vite con il mais sono scale diverse e poi ci sono le zone e la differenza è enorme
Il profilo fiscale potrebbe aver influito.
Fino alla riforma del CC del 2001 erano tassati come reddito agrario solo i possedimenti di persone fisiche e s.s., dopo questo vantaggio è stato esteso anche alle società di persone, alle srl e alle coop. Potrebbe essere una conseguenza di questo il fatto che le imprese agricole sono ancora molto piccole?
La tassazione con reddito agrario di per sè potrebbe creare delle storture? Qui chiedo per ignoranza, non so come funzioni la tassazione delle aziende agricole all'estero.
Segnalo infine che, anche se non riceve sussidi diretti come nel caso del seminativo, l'ortofrutta riceve sussidi UE quando si riunisce sottoforma di organizzazioni di produttori.
Forse sentire un fiscalista su questo tema potrebbe aiutarvi, vorrei essere abbastanza preparato sul tema da aiutarvi personalmente, ma non lo sono ancora.
Ho un'azienda "ereditata" dai genitori. Piccolissima, invisibile, praticamente un granello di sabbia nel deserto. Ho provato (in quasi 30 anni) a coinvolgere altre aziende, mettendo assieme le forze, le esperienze e i capitali. Impossibile! Gli artigiani, soprattutto, sono estremamente gelosi e possessivi della roba propria. Guai a chi me la tocca! Di conseguenza molte micro imprese come la mia, vivacchiano, tirano avanti. Triste. Molto
PS: grazie per quello che fate
Mia moglie ha un'impresa in Lomellina : livello meccanizzazione elevato per cui la mandano avanti in 3 dipendenti assunti a tempo pieno con livelli equivalenti ad operai specializzati, uno sulla 60na e due sotto i trenta e con diploma di perito agricolo. Ho scambiato due parole con un terzista lo scorso giugno: geometra , titolare e agricoltore a sua volta . Io credo che ci sia la modernità e si tratti di far venire fuori nel discorso pubblico gli argomenti di Impresa sennò sembra tutto come la dipinge a quelli di città la Coldiretti quando chiama la rivolta di piazza. Chiedo scusa ad eventuali membri e dirigenti di Coldiretti che non si riconoscono nelle rivolte di piazza.
Ho appena letto "la cucina italiana non esiste" di Grandi e Soffiati, offre degli spunti di riflessione sulla questione arretratezza agricola italiana.
Un'altra cosa a cui ho pensato è che non si è obbligati a coltivare albicocche, l'azienda per cui lavoro produce un farmaco a partire da una proteina ricombinante prodotta nelle foglie di tabacco coltivato in Israele
Personalmente per esperienza personale i buoni redditi per imprenditori nel settore vino di aziende e dipendenti negli USA ma anche in Austria o Germania è dovuto al fatto che la domanda interna è molto più alta della offerta interna quindi si può mantenere un livello prezzi più alto. Idem per alto Adige dove la domanda alta è dovuta al turismo. Toscana e Piemonte per esempio riescono ad avere un livello prezzi alto perché sono storicamente famose, quindi domanda alta
Buon pomeriggio!
algo, que ritmo!
Conversazione molto interessante, grazie. Manca completamente, ma non e' il suo lavoro, un riferimento al miglioramento genetico e a tecnologie innovative, che invece stanno tenendo in vita il settore altrove.
per l'olivicoltura basterebbe dare fondi per costruire impianti di irrigazione , ma la politica non ci arriva a capirlo oppure gli ci vorranno 20 anni , c'è un gran menefreghismo anche da parte delle associazioni di categoria che prendono il loro bravo stipendio e se ne fottono di tutto , gli spagnoli sono certamente più uniti e remano tutti dalla stessa parte per quanto conosco la spagna
Si ma non dovrebbe essere lo stato a farti fare queste cose, dovrebbe essere il privato col terreno
@@agriarnaio i fondi europei per bacini di raccolta ed impianti a basso consumo ci sono. Bisogna presentare dei progetti, però.
Sei nel posto sbagliato per chiedere interventi statali....
Forse io la faccio troppo facile, ma la risposta mi pare ovvia. L'agricoltura italiana è pesantemente sussidiata (si pensi all'esenzione dall'irpef dei redditi agricoli in vigore dal 2016 sino a quest'anno) ed il fatto che sia sussidiata tiene in piedi, grazie anche all'aiuto degli ulteriori sussidi europei, aziendine improduttive. I proprietari, per ragioni culturali od altro, preferiscono tirare a campare grazie a questi aiuti invece di vendere. Dato che non vendono gli agricoltori produttivi non possono crescere e raggiungere dimensioni tali da poter investire su tecniche di produzione nuove e maggiore meccanizzazione. E quindi si rimane poco competivi
Chiedi a Forchielli che ha anche una azienda agricola e di certo non sarà una micro impresa che introiti fa nel settore agricolo.
Forchielli potrebbe essere di aiuto se mostrasse i numeri che fa la sua azienda agricola come ad esempio il bilancio riferito ad 1ha di una qualsiasi coltivazione sua.
Boldrin ha finalmente detto nipote🎉
Interessante, come al solito. Potreste parlare un po' di software?
Da 18:17
La Regione Puglia sino ad oggi ha sempre sostenuto questo modello di agricoltura in Puglia.
E' impossibile che in dimensione PESTEL emergano cambiamenti per mutarne il modello economico.
La risultante é che lo scenario emergente avrà probabilmente uno scostamento minimo con quanto pianificato circa le condizioni iniziali di Mediterraneo 2050.
saluti
Bellissima live, l'agricoltura è un tema ampio e impegnativo, per portarla a diventare un punto di forza per la nostra economia ci andrà tempo e sforzo....soprattutto per cambiare la visione "slowfodiana" di noi agricoltori.
Se il contadino non ha bisogno di vendere la terra, non la vende perché dice che non perderà mai il suo valore. L'affitto di un ettaro è bassissimo, per un ettaro di terreno in pianura padana si possono chiedere al massimo 1200 euro. Lo dico da figlio di contadino.
Io vivo a gavi dove un ettaro di vigna costa 100k e produce 85 quintali l anno. Un kg d uva costa 2/2.5 eur. Una bottiglia 8-10 eur al pubblico, poco più della metà all ingrosso. Chiunque abbia vigna sta bene e cerca di comprarne, quasi mai di venderne. Ogni tanto qualche azienda passa di proprietà ma non sono eventi frequenti. Direi che ogni proprietario ha almeno due figlie di media e tra di loro c è sempre uno dei due che vuole rimanere in azienda, anche se sono laureati bene.
Credo che l'estensione del decreto flussi possa aiutare a combattere il fenomeno del caporalato, nonostante non sia impermeabile ad usi distorsivi
Bonifiche ferrareseve' una azienda storica partecipata da Banca d' Italia.
Ok prendere a modello certe pratiche che fanno in Spagna, però non si può non parlare di quanto l’agricoltura spagnola sia trainata dalle serre di Almeria, che producono prodotti piuttosto scadenti (sono gli stessi prodotti che importavano quando ero a Londra, e non sapevano veramente di niente) oltre ad aver completamente rovinato l’eco sistema intorno. Gli abitanti molti se ne sono dovuti andare a causa delle micro plastiche rilasciate nel terreno dalla quantità immensa di serre, e se si guarda dal satellite come è cambiata l’area negli ultimi 20 anni, è impressionante (in senso negativo).
Questo per dire che dobbiamo si vedere cosa fanno di buono gli altri, ma teniamo contro anche di tutto ciò che hanno fatto di sbagliato e teniamolo a mente prima di voler favorire solo grandi produttori, i cui unici interessi sono sempre il proprio profitto e quasi mai la crescita economica delle zone in cui operano
Correzione : ad un certo unto si dice che la PAC eroga aiuti solo per i seminativi: credo che non sia così. Il resti delle osservazioni su dimensioni, conservatorismo ecc sono validissime.
Vero
La PAC è solo per i seminativi, il resto viene finanziato dal PSR.
Fact checking su affermazione di Boldrin riguardo al fatto che i prezzi italiani in agricoltura sono al ribasso a causa della competizione estera (aggiungo, guardare a Spagna, Turchia, Olanda, Grecia etc.).
Da report su mercato albicocche facilmente googolabile:
L’offerta nel nostro Paese, per il 2024, infatti, sarà di poco superiore alle 210mila tonnellate.
Le esportazioni di albicocche nel 2023 sono tornate su valori più contenuti, 27mila tonnellate.
Nel caso dell'import, è la merce di provenienza spagnola, con oltre 13mila tonnellate (il 70% del totale).
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Ovvero: la maggior parte delle albicocche, come molte altre colture temperate fino a subtropicali (vedasi esempio eclatante le mele che provengono sia da Trento che da Bozen), sono autoprodotte, con una componente minoritaria di export e import che almeno per questa annata si equivalgono.
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Almeno nel caso delle albicocche, e nel caso eclatante di mele e vino, non si può affermare che c'è una reazione economica alla competizione con l'estero che trascina al ribasso i prezzi. Il valore dell'albicocca quello è, più del triplo del prezzo standard non penso si possa fare.
Edit: ho corretto un'informazione sbagliata
Grazie per la lezioncina ma, forse, non hai idea di cosa sia il "margine". Ovvero che i prezzi si fanno - in mercati concorrenziali ma anche in quelli mono o oligopolistici - sull'ultima entita' venduta. Riflettici, poi ne riparliamo. I dati che porti provano l'assoluto nulla. Anzi, confermano che esiste un mercato mondiale dell'albicocca [pesca, pera, mela, fate vobis] e che nella misura in cui esiste [mondiale, europeo, mediterraneo che sia ... ma ANCHE nazionale, visto che le albicocche emiliane non sono necessariametne la stessa cosa di quelle pugliesi] e quel mercato che determina il prezzo.
Per una comprensione migliore di questi concetti ELEMENTARI suggerisco l'acquisto del corso "Principi di Economia Politica" disponibile sul sito di Theory and Data.
Prof e Alberto, una domanda... In Italia grossi gruppi, grosse aziende ce ne sono poche. Al contrario tante, tantissime microimprese... Sarà il caso di studiare formule che permettano un'aggregazione di queste microimprese? Incentivi che portino a fare Rete, consorzi o similari in modo che assumano una rilevanza maggiore sotto forma organizzativa e di struttura?
Le coperative esistono da una vita e tendenzialmente si accorpano per diventare sempre più grandi,il caso delle cantine sociali e dei consorzi agrari in emilia romagna dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti.
Cosa si può fare... boh magari insegnare alle nuove generazioni il concetto che le aziende devono essere grandi.
Agevolare le infrastrutture e vendite di piccoli appezzamenti e magari l'inserimento dei proprietari nell' azienda che acquista.
Magari investigare su casi di successo anche all'estero e proporre seminari e magari collaborazioni con consulenti.
In generale i commenti distruttivi vanno ignorati: tuttavia se chi distrugge ha una esperienza da portare è il benvenuto.
Spoiler: commento molto lungo che tratta un po' tutto il video con commenti personali di uno che il mondo del vino lo conosce abbastanza.
21:00 il caporalato esiste anche nella coltivazione d'uva, non solo al sud ma anche al nord, anche se forse qui i livelli di sfruttamento non raggiungono i picchi visti le ultime settimane.
25:00 il vino in Italia ha un eccesso di DOC, che non vengono usate o vanno a essere declassate ad IGT o tavola. Razionalizzare questi sprechi dovrebbe essere visto come un traguardo, non una perdita di tipicità.
28:00 la radice politica sono la bulimia regolatoria (sia UE che italiana), l'eccessivo numero di DO che sviliscono il significato della DO stessa (anche considerando il sistema dei controlli che funziona poco e male), la mancanza di investimenti veramente indirizzati alla creazione di filiere integrate, le continue restrizioni nell'utilizzo di pf (spesso più per ideologia che per evidenze scientifiche), l'ossessione contro le innovazioni e le possibili novità (vedi OGM, cannabis light, carne coltivata, farine di insetti, ecc...). Va favorita l'agglomerazione delle piccole aziende in aziende più grandi, dirette da gente con visione imprenditoriale. A queste imprese i migliori lavoratori delle piccole che sono confluite nella più grande possono continuare a fare il loro lavoro (magari anche migliorandolo con investimenti fatti dalla nuova direzione) ma potrebbero approfittare del maggior valore aggiunto creato dalla nuova realtà per avere entrate maggiori, più stabili, versando anche contributi in misura superiore, con evidente vantaggio per la collettività e soprattutto per se stessi.
29:00
I prezzi medi in alto Adige sono sicuramente ben al di sopra della media italiana, ma comunque non ancora così elevati. Il prezzo di un ettaro di vigneto in Alto Adige arriva tranquillamente sopra i 400k, con PLV annuale derivante da uva di circa 25-30k (con costi "vivi" di circa 4-7k) Significa che il playback time è di almeno 18-20 anni, sperando che vada sempre tutto bene e che nel frattempo il vigneto non sia da rifare. Ovvio che se vinifico e riesco a creare valore aggiunto posso spingere la PLV fino a oltre 150 k/ha, ma avrò comunque dei costi in cantina (da quantificare in base a jnvestimenti fatti, oltrechè alle lavorazioni e ai materiali usati).
Si può puntare sulla qualità, ma i volumi rimarranno piccoli e comunque molti vigneti verrebbero così abbandonati, il che non sarebbe necessariamente negativo.
30:20
Il prosecco é competitivo per una serie di motivi: coltivazione altamente meccanizzata (quasi troppo ma questo é sostenibile si vedrá col tempo), grande ed oculatissima spinta sul marketing, congiuntura della moda dei consumi favolosa per il tipo di prodotto, un gran sistema di gestione dell'offerta. É replicabile per molte altre realtà agricole? Difficile ma tentare si può. Attualmente in Veneto è l'unica produzione viticola che permette all'agricoltore di assumere personale con contratto annuale e pagarne i contributi senza andare in perdita. Rileggete quanto ho appena scritto sopra e pensate alla tristezza che tutto questo significa.
32:00
Purtroppo molto spesso gli agricoltori guadagnano anche meno degli 80-90 euro lordi al giorno. Questo perchè troppe volte non fanno il calcolo di tutte le ore svolte in campagna da loro stessi, nè quello degli ammortamenti. Per questo quando la tendenza è alla diminuzione del valore della derrata (tendenza che è probabilmente plurisecolare oramai) si chiedono aiuti e sussidi per mantenere la situazione esistente senza esser così forzati a vendere e/o crescere, cosa che sarebbe altrimenti inevitabile.
In CA nella viticoltura i centroamericani sono in stragrande maggioranza (durante la stagione vendemmiale lo sono anche in cantina). Non sono però pagati una miseria come avviene da noi e, soprattutto, ci si guarda bene dall'applicare condizioni di sfruttamento. Il fatto é che il prezzo dei vini californiani permette di mantenere e sviluppare l'attività anche con costi di lavoro altissimi. Sono bravissimi a fare sistema. Vendono la stragrande maggioranza del proprio vino sul mercato interno e soprattutto vendono spessissimo l'esperienza del "wine tasting" o "wine tour". Quando ne parlo alle aziende nostrane mi guardano quasi fossi un marziano e mi considerano un sognatore. La formazione del personale inoltre è fatta capillarmente e si investe moltissimo in questo, nonostante un tasso di turn-over altissimo. Però ha un senso; se tutti fanno formazione anche se perdo un collaboratore sarà semplice trovarne un altro che abbia già una formazione di base. Così si riducono i tempi di inserimento.
40:00
Più che produrre meno io direi che serve produrre più valore aggiunto. Ovvio che se produco 50 q/ha probabilmente avrò vini "migliori" rispetto a produrre 500 q/ha. Però alla fine conta il margine che rimane. La "qualità" non può prescindere dalla sostenibilità economica dell'intero ciclo produttivo. Se fare qualità significa andare in perdita allora non ci siamo. Dobbiamo essere in grado di aggredire le varie aree del mercato nel miglior modo possibile. Non è detto che potremmo essere competitivi in tutti i segmenti: dove è palese che non stiamo al passo è meglio ritirarsi. Per stare al passo dobbiamo avere la possibilità (anche legale) di innovare.
40:35
Le associazioni agricole sono gestite in gran parte da persone di mentalità ultraconservatrice che punta solo al mantenimento dello status quo.
Gli agricoltori hanno un legame con la terra quasi familiare (di famiglia stretta). Ovviamente sono sussidiati per mantenerla; spesso accettano anche un declino dello stile di vita pur di non separarsi da essa.
49:30
I grandi gruppi tirano avanti ma difficilmente fsnno marginalità buone. Aziende di successo sono Antinori e Frescobaldi (restando nel vino), proprio perchè vendono un marchio di successo. Noi speriamo ancora di fare concorrenza alla CA con metodi produttivi di 30-50 anni fa. Non ci si vuole adattare le nostre produzioni alle richieste del mercato ma si pretende che sia il mercato che si adatti alle nostre produzioni.
58:30
Opere possono essere utili ma non risolvono il problema. Il problema è l'uscita degli inefficienti (lo sono probabilmente anche io) e la selezione dei migliori perché probabilmente così potrebbero guadagnare di più.
1:02:30
Questo è probabilmente il punto cruciale. L'agricoltura non deve più essere una "fabbrica di povertà" che va avanti a sussidi e detassazioni. Devono poter pagare i propri contributi, se non totalmente, almeno per il 70 od 80%. Sarebbero comunque sussidiati, ma molto meno di ora.
1:05:30
A esser sincero in CA io riuscivo a trovare vino italiano, anche buono. Il prezzo al ristorante del vino di qualità italiano era all'incirca 8 volte superiore al prezzo di vendita dal produttore all'importatore (prezzo franco cantina). Parliamo comunque di vini che partivano dall'Italia con prezzi fra i 7 e i 20 euro a bottiglia. Non sono prezzi esagerati, ad alcuni potrebbero sembrare materiale da discount, però in realtà attualmente si riesce a creare marginalità buona anche con prezzi del genere. Se rimuovessimo la pletora di sussidi attuali probabilmente servirebbero prezzi di 2-3 euro superiori per mantenere inalterata la marginalità. Sicuramente è una bella botta inflattiva che non passerebbe indenne, ma magari spingerebbe a innovare ulteriormente e forzerebbe a cercare soluzioni produttive e commerciali migliori.
1:07:00
Chi dice che ja solo problemi di mktg non conosce molto bene il mondo del vino italiano e mondiale. Siamo mediamente molto arretrati negli investimenti rispetto a zone piu avanzate come USA, Germania, Australia, Nuova Zelanda, Canada ed altri; questo pesa molto sulla produttività. È innegabile. In Francia non sono messi poi tanto meglio di noi, ma io non sarei propenso a considerare il mal comune un mezzo gaudio.
1:08:00
il turismo agricolo da noi ha potenzialità enormi ma deve cambiare la mentalità completamente. Se consideriamo buon livello di penetrazione il turismo agricolo toscano (solo in aree famose fra l'altro), forse dovremmo fare un giro in Napa Valley, in Sonoma Valley od anche in zone meno blasonate Californiane, ma anche a Mendoza (in Argentina!!!), in Australia, in Valle del Douro in Portogallo, in Val del Rodano in Germania. In queste zone le aziende agricole riescono a vendere buona parte della produzione (accanto ad altri servizi) direttamentr in azienda, con marginalità altissime ed enorme volano di mktg. Inoltre permettono di creare un sistema virtuoso di ritorno di immagine e turistico sul territorio.
Stasera su Rai3, Filorosso Revolution: tante risposte alle domande sul disastro agricolo italiano ( vengono chiamati in causa anchr i brokers della grande distribuzione e le storture della Pac)
Il vino è un bell'esempio ma è un'eccezione rispetto al resto dell'agricoltura. Se funziona.
Che fatica però ad arrivare al punto! Le domande di Michele erano molto appropriate. Un esempio: la manodopera non si trova. Eh esiste sempre un pezzo a cui la si trova. Sembrava quasi che fosse una coppia degli italiani (e quindi anche mia) che non vogliono andare nei campi a lavorare.
NOME FUTURO PARTITO: ‘Partito del realismo’
‘Partito del pragmatismo’
Proposte poco originali, ma penso che non ci si possa sbizzarrire molto.
Carissimi, unico appunto: “la felicità non é di questo mondo“ magari lo omettiamo dal programma :)
conoscendo da hobbista un po' la coltivazione dell'ulivo per provare a trovare una risposta alla questione posta dal Prof., non potrebbe essere semplicemente che a livello europeo/nazionale/per conoscenze pregresse/storia/etc. etc. si è deciso di "assegnare" alla Spagna produzione olii di quantità, di qualità grossolana, per mercati svariati ed ampi (non solo alimentari), mentre all'Italia, per più di una ragione (e di una fazione) si è deciso di puntare sulle quantità ridotte per cultivar, ma differenziato e di qualità (più o meno discorso similare a quello fatto sui vitigni), a più alto valore/litro ?
Molto interessante.
BF è un "grande gruppo" o è qualcosa di più che solo un "grande gruppo" tra gli altri eventuali grandi gruppi?
I Consorzi agricoli come sono gestiti? E le sementa?
Ci sono rapporti con la "principale" ( da vedere meglio magari ) associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana?
L'acqua chi la gestisce?
La motosega dove è finita?
Una critica al signor Pietrogiovanni, spero di non offendere. Che senso ha criticare la cultura aziendale agricola sui punti 1. Innovazione 2. Investimenti 3. Dimensioni, se tu stesso hai deciso di aprire una piccola azienda agricola di una cultura come la vite che impiega anni ad andare in profitto dopo l'impianto e non ha futuro a causa del cambiamento climatico. O forse ho capito male e il terreno era già vitato? Cioè apprezzo lo spirito di impresa però non mi è chiaro in cosa lei si distingue dagli altri agricoltori.
Molto interessante
Oltre al vino abbiamo degli Oli eccezionali soprattutto al Sud per la maggior parte non considerate. Vedi Calabria
Il sud si risolleverà solo quando capirà che non può basare la propria economia su agricoltura e turismo.
Tra l'altro la gestione della Xylella in Puglia fa capire quanto vulnerabile possa essere un settore.
Sempre il classico problema, aziende troppo piccole che non si aggregano. Occorrerebbero forti incentivi per operazioni di M&A
❤
Complessivamente trovo che tutte le osservazioni poste da Boldrin siano proprio la chiave di volta di tutto il tema. Rimaniamo vincolati a tradizioni, vergogne, ideali di decenni se non secoli fa. O anche in agricoltura ci si sveglia oppure siamo davvero fottuti
"Devi pagare la giornata 60 euro, con i contributi 80 euro". Ricordiamo che il contratto dell'agricoltura da pochissima tutela sui riposi da fare dopo tot ore di lavoro. Per esempio, in cantina, durante la vendemmia è normale andare a dormire alle 2 di notte e riattaccare alle 7 del mattino.
Sono paghe da fame con condizioni di lavoro orribili. Se una qualunque industria, da Stellantis in giù, o una qualunque gdo, da Esselunga in giù, o una qualunque azienda della logistica, da Amazon in giù, facesse contratti del genere verrebbe accusata di sfruttamento, arricchimento sulla schiena dei lavoratori e tanto altro.
Non stupitevi se non trovate lavoratori!
57:30 scarsa qualità delle politiche . Interessantissimo.
Creare incentivi per consolidare o cooperare: tirare via i sussidi e forse qualcosa si muove…altrimenti facciamo tornare gli spagnoli? 😅
Le grandi imprese agricole quanto pagano di tasse, cioè pagano come le industrie o no?
Massimo per rispetto per Boldrin, lo ascolto spesso per la libertà di pensiero che esprime. Sulla analisi della situazione Californiana mi aspettavo qualcosa di più profondo.
Ma seguendo il ragionamento ambientale, forse sarebbe meglio sostituire proprio le coltivazioni con aziende in cui l'approvvigionamento energetico tramite pannelli e il clima mite invernale possano diventare una risorsa.
Inutile tappezzare tutto di pannelli solari. Ragioniamo un po' sull'intermittenza, sui costi di sistema, sulla montagna di pannelli che poi verranno dismessi. Le rinnovabili hanno senso se affiancate ad una tecnologia che produca grandi quantità a poco prezzo che usi poco spazio e soprattutto che lavori per la grandissima parte delle ore/anno. Mi chiedo proprio di che tipo di fonte stiamo parlando...
detassazione sulle fusioni di aziende agricole con meno di 10? ettari potrebbe essere un'idea?
👍👍
Cantine sociali fino alla tenuta del pentapartito ( nella mia zona oltrepo pavese) erani presodio del boss democristiano della zona
Viticoltura è sovvenzionata anch’essa
Bel video veloce su quello che hanno fatto ad Almeria è ben spiegato qui: th-cam.com/video/QYXktiNFl-A/w-d-xo.html. Il Drin Drin di oggi è assolutamente in linea con quello che dice Michele da anni. Il problema culturale è tosto da affrontare, ma si deve assolutamente partire da qui!
Boldrin “il Prosecco è Coca Cola con un po’ di alcool”, parliamone se vuole, ma questi sono discorsi da boomerone di Facebook, non da persona matura e onesta come lei.
il prosecco è buonissimo
Non è questione di buono o cattivo collegato al gusto personale, è questione di catalogare un distretto sulla base di un’idea, idea fra le altre cose non supportate da nessun dato tecnico.
@@valerio9390anche la cola con l'alcool 😅
Secondo me per iniziare ad ottenere risultati in agricoltura bisogna attendere che passi a miglior vita tutta la categoria di vecchi trogloditi che non hanno mai avuto vuoi i mezzi, vuoi la mentalità, vuoi gli strumenti cognitivi per stare al passo con i tempi. L'abbandono delle terre di questi piccoli insignificanti produttori lascerà via via spazio ai soli grandi imprenditori che, avvalendosi del potere economico e dell'istruzione saranno in grado di realizzare sistemi che siano all'avanguardia, virtuosi e guidati dall'evoluzione scientifica.
Passati sti vecchi appunto, lo stato dovrà iniziare a tagliare le gambe a quelle imprese che non rispetteranno i requisiti di qualità in termini di valore organolettico del prodotto finale (migliore salute del consumatore), sostenibilità ecologica nella gestione della terra, che non è un mero supporto per le piante ma è un ecosistema complesso e che va oltre al mero discorso e la cui qualità si riflette ben oltre i confini del campo stesso (migliore salute della popolazione locale) e manodopera istruita, consapevole e quindi dignitosamente retribuita (benessere economico e salute mentale del lavoratore).
Mi è venuta la depressione 😢
Ma vedere la gestione dell immigrazione in Italia finalmente come una politica di destra è così difficile?
Riduzione del costo del lavoro, nient'altro, chiaro che aumentare la forza lavoro di lavoro non qualificato avrebbe fatto ridurre il livello di salario medio e di conseguenza optare per un uso più massivo del fattore lavoro da parte degli imprenditori.
Se i salari fossero stati più alti si sarebbe si investito in capitale fisico.
Supponendo che l'Italia sia fottuta (e non ci vuole molta fantasia)
Che paese consogliate?
Mio commento tattico 👍
Mah. Aspettare indirizzi dalla politica mi sembra una illusione. La politica non guida, ma segue.
Sarebbe interessante confrontarsi con esperti Spagnoli direttamente