"Nei miei pomeriggi sul cavallo a dondolo" 😂😂😂😂😂 Per me il buon Fabbri ha studiato tutto il 99,99999% della sua materia solo per poter infilare queste perle
Dario ne sa a pacchi, ed è un piacere ascoltarlo. Tuttavia spesso tende ad estremizzare le cose per far comprendere le sue tesi che altrettanto spesso sono (giustamente) contro la mentalità comune Quebec e Land germanici non sono esattamente esempi fulgidi nazioni senza stato Per il resto, che dire ..... Dio lo benedica. Ogni volta illumina su tante cose. Spero un giorno di poterci parlare
Salve e innanzitutto, grazie per i video pubblicati: questa è vera divulgazione. Rispetto molto il lavoro che fate in tema geo-politica e quello di Fabbri - che seguo da anni, così come faccio con diversi altri "divulgatori" - è a dir poco notevolissimo dal punto di vista morale, quantomeno nella ferma intenzione di provocare un risveglio delle coscienze italiane, annegate da 40 anni di un forte e intenzionale degrado dellla qualità istruttiva e in parallelo da un sempre più aggressivo soft power neo-liberista, funzionale alla divisione della società in classi economicistiche e pertanto alla gestione degli equilibri imperialistici qui nella colonia Europa. Sorge in me una domanda e mi scusi se mi permetto di condividerla con lei da qui, dove invece una multinazionale del padrone ha stabilito - vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole - che dovrebbero esserci solo "commenti". Comunque eccola: cosa è esattamente cambiato oggi rispetto a 40 anni fa - cioè quando l'Italia era in salute e non aveva ancora follemente preso questa inesorabile quanto banale china di irreversibile declino - se oggi, in una qualsiasi occasione pubblica o privata che sia, si può ascoltare parlare un Fabbri nei termini duri/netti/crudi/chiari in cui lo fa, senza che ci sia il benché minimo intervento di sorta da parte della sovrastruttuta politica, inesorabilmente cooptata dal padrone dal 1945, che condanni tali parole/concetti come eversive? Sappiamo da sempre che la censura è uno strumento di stampo imperiale: se in questi anni essa non interviene nei dibattiti geopolitici in Europa ci saranno di sicuro delle ragioni che 40 anni non erano valide per le logiche di potere oltre oceano e che ora sono riservate soprattutto alle colonie/province come noi. Scusi la lunghezza del mio ragionamento: come mai oggi arriva, diciamo così, "impunemente" rispetto al sistema, un Fabbri a dirci che la guerra è cosa umana e toccherà quindi, per tornare nella storia, tornare a farla prima o poi - guerra che, detto per inciso, ovviamente dovremmo fare noi proletari, non certo i Fabbri o Pinna Pintor di turno - e non professa, prima di fare le sue dichiarazioni, quale sia la sua reale appartenenza in termini di classe sociale di appartenenza, sfera di potere geopolitico nella quale opera, ambito imperialistico di provenienza? Non voglio dire un uomo dei servizi, ma un attaché qualsiasi dei servizi italiani sa benissimo che ciò che dice Fabbri è sì vero, ma al contempo sa pefettamente che non poteva dirlo prima che arrivasse, appunto, gente come Fabbri a dirlo. Io non credo agli uomini forti, ma credo che non sia possibile parlare delle umane vicende con uno sguardo che parte dalle vette dell'Olimpo senza prima "dichiararsi". Grazie e scusi il disturbo.
Angela Merkel non è sassone, al contrario (e per fortuna, dal punto di vista della lingua, della bellezza musicale della lingua): è del Mecklenburgo, cioè di quello che nella Germania attuale è l' estremo nord-est. Ma anche lí era un po' estranea, in quanto figlia di un prete hamburghese trasferitosi volontariamente nello stato comunista...
Nazione e Stato non sono usati come sinonimi, infatti qua l'uso di nazione sottolinea l'elemento di massa, mentre lo Stato assume la connotazione di strumenti e personalità politiche che la compiono e rappresentano (la nazione), da cui la domanda precedente sul Risorgimento. Per quanto riguarda la Germania del Terzo Reich, Hitler in realtà ha ripreso la cosiddetta ideologia völkisch, non approfondita in questo spazio, che precedeva il nazionalsocialismo, non senza darle una propria connotazione, tuttavia sono personalmente in disaccordo riguardo l'interpretazione etnologica (il "ceppo" bavarese contro quello prussiano), che rischia di non mostrare le complessità storiche, dunque anche economiche e sociali e il ruolo delle personalità, politiche e non, e di schiacciare tutta quella fase su questa linea interpretativa. Il putsch di Monaco del 1923 non spiega affatto l'ascesa del nazismo fino al 33', e non può essere letto come una ribellione bavarese, anzi, i nazionalsocialisti avevano in quel caso una posizione avversa ai secessionisti della Baviera. Nemmeno il sentimento di Hitler riguardo l'aristocrazia militare prussiana basterebbe a dare forza a questa lettura, potrebbe al massimo aiutare semmai a cogliere alcune diversità della formazione culturale. Riguardo la concezione di Partito di popolo superiore allo Stato, il termine che richiami è complementare, culturalmente, alla volksgemeinschaft, la comunità popolare. Anche Roccucci e Caracciolo, nel loro manuale di Storia contemporanea parlano del "Non-Stato di Hitler". Interpretazione interessante, ma valida fino ad un certo punto, vera sul punto dello NSDAP come coagulante (unico partito). Anche qui, leggere il razzismo (e non il razzismo culturale) ma quello biologista tipico della concezione nazionalsocialista, come un mero strumento tecnico per annullare le diversità politico-sociali della Germania, è una grossa forzatura e per certi versi non vera. Semmai se ne potrebbe parlare per alcuni (e solo alcuni) dei suoi effetti, non per i presupposti di partenza.
@ sissì ma l’Italia non è una nazione in senso tecnico. I principi basi sono etnoscientifici anzi comincerei col riproporre un sano ibi lingua ibi natio. La Germania in realtà è notevolmente più omogenea. Vero è che un calabrese e un bergamasco possono parlare la loro lingua due ore senza che l’altro capisca una parola. Infine però volevo dirti un’altra cosa ma mi sono scordato. Grazie per feedback e alla prossima. Comunque Hitler era un nazista non un bavaro o un austriaco :)
@@gigieinaudi24 I principi "base" secondo chi? Se ne può discutere molto. Cosa si intende per senso tecnico, l'Italia non è una nazione? Questa affermazione non ha riscontro e la trovo un po' triste. Tutti oggi comprendono l'Italiano standard in tutta la penisola, al di là della diatopia e dei dialetti, linguisticamente connotati come "lingue" ma al contempo stando in un rapporto di minore prestigio nel "sistema lingua" con l'Italiano quale lingua nazionale (letteralmente "ufficiale" secondo la definizione adottata, si pensi alla legge sulle minoranze linguistiche, che pure è un altro tema interessante) . Inoltre non vedo il senso di vincolare il dialetto ad un'identità inamovibile. La lingua resta un fattore molto importante, ma non l'unico. Vedere una nazione per ogni dialetto non ha riscontro storico, nella penisola italiana, si potrebbe fare questo discorso per alcune macro aree, e bisognerebbe chiarire di volta in volta cosa si intende per "natio". Tuttavia parlo più per il processo storico di formazione culturale e poi politica dell'Italia Unita (ma certamente anche in senso contrario per molti aspetti, dunque politica e poi culturale, per esempio proprio per la lingua), per la lingua italiana lascio parlare chi ha ben più competenze di me. Sulla Germania, si fa spesso questo paragone per varie ragioni, una delle quali l'unificazione coevo delle due nazioni in età contemporanea, ma sarebbe più interessante un'indagine interna, vedendone poi le caratteristiche in comune e le divergenze. Sulle differenze e le somiglianze pesa il senso della Storia, presente nella cultura anche quando in forma inconsapevole, ci sono molti fattori che contribuiscono a tenere insieme una comunità, ad ogni modo sono temi decisamente importanti.
@ hai un cognome sardo. A parte la Sardegna dell’estrema propaggine nord che è toscocorsa è più italiana di me sicuramente, i sardi non sono nemmeno di nazionalità italiana, che poi siano colonizzati dai tempi di Carlo Felice e di cittadinanza italiana è semplificazione e un incidenter tantum della storia. PS non parlerei di dialetti, per tornare alla lingua autoctona della tua terra ad esempio ci sono due macro varianti a nord e a sud e poi magari il dialetto bosano della variante logudorese della lingua sarda. Per dare un minimo sindacale di scientificità. Dario è simpatico ma forse di queste cose ne sa anche meno del pochissimo che so io. Sempre date le tue origini e il cognome credo di stirpe catalana, coglierò poi l’occasione in altro momento di illustrarti la cd questione catalana che Dario conosce un po’ meglio. Il fatto che sia una specie di regione della monarchia borbonica spagnola NON significa che la Catalunya sia una nazione con la sua identità che va infine restituita a se stessa e alla sua storia. Nazioni senza stato, una brutta storia molto, troppo spesso. Molt bona tarda :)
@@gigieinaudi24 Sono toscano, i miei avi erano sardi, ma in Sardegna ci sono stato più volte, ho ovviamente la Sardegna nel sangue e nel cuore. Tornando a noi, identificare totalmente una nazione con una lingua è un problema intellettuale interessante, ma anche problematico nel senso comune della parola, rimando nuovamente a quanto dicevo poc'anzi. Trovo molto rigide queste separazioni e certamente per dare giudizi che abbiano un peso bisogna intendersene parecchio, per cui parli chi ne sa più di me sulle questioni linguistiche, che tuttavia sole non bastano a sanzionare giudizi politici. Non chiamerei affatto "incidente" un processo di formazione nazionale. Non credo a quella visione per cui le istituzioni sono mera forma temporanea di un sostrato socioculturale che rimane loro indifferente, le comunità vivono delle proprie origini e vengono cambiate e plasmate dai mutamenti della Storia e quindi anche dalle istituzioni. Certamente dare accezioni e attribuiti di nazionalità è arte complessa e vede svariati profili, alcuni scientifici, altri volontaristici, il confine tra analisi e retorica si confonde spesso quando si vogliono cercare patenti di identità. Trovo quindi utile adoperare le periodizzazioni per scandire i diversi modi di pensare circa tali origini e fattori comuni: esattamente come per chi si illude che il passato possa essere annullato con un colpo di spugna, il suo opposto nella forma del passatismo è una forma di immobilismo cui la storiografia seria deve essere estranea, la Storia è bella vederla nei suoi momenti specifici e nei suoi mutamenti, lenti e repentini. Per fare un esempio semplice, i toscani di oggi hanno qualcosa in comune con gli etruschi ma non sono gli etruschi di migliaia di anni fa, tutto cambia, e a seconda del piano di lettura, sia esso storico-scientifico o storico-politico, slittano e cambiano le interpretazioni, talvolta in possibile contrasto. Dunque, di nuovo, il ritorno alla Storia e quindi anche alla storia nazionale. P.S. La Sardegna, grazie al cielo, è Italiana di cultura, di storia e di nazionalità.
"Nei miei pomeriggi sul cavallo a dondolo" 😂😂😂😂😂
Per me il buon Fabbri ha studiato tutto il 99,99999% della sua materia solo per poter infilare queste perle
Dove lo mettiamo “come i funghi nel bosco”
Super mega Dario
Stima per dario
Dario ne sa a pacchi, ed è un piacere ascoltarlo.
Tuttavia spesso tende ad estremizzare le cose per far comprendere le sue tesi che altrettanto spesso sono (giustamente) contro la mentalità comune
Quebec e Land germanici non sono esattamente esempi fulgidi nazioni senza stato
Per il resto, che dire .....
Dio lo benedica.
Ogni volta illumina su tante cose.
Spero un giorno di poterci parlare
Salve e innanzitutto, grazie per i video pubblicati: questa è vera divulgazione. Rispetto molto il lavoro che fate in tema geo-politica e quello di Fabbri - che seguo da anni, così come faccio con diversi altri "divulgatori" - è a dir poco notevolissimo dal punto di vista morale, quantomeno nella ferma intenzione di provocare un risveglio delle coscienze italiane, annegate da 40 anni di un forte e intenzionale degrado dellla qualità istruttiva e in parallelo da un sempre più aggressivo soft power neo-liberista, funzionale alla divisione della società in classi economicistiche e pertanto alla gestione degli equilibri imperialistici qui nella colonia Europa.
Sorge in me una domanda e mi scusi se mi permetto di condividerla con lei da qui, dove invece una multinazionale del padrone ha stabilito - vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole - che dovrebbero esserci solo "commenti". Comunque eccola: cosa è esattamente cambiato oggi rispetto a 40 anni fa - cioè quando l'Italia era in salute e non aveva ancora follemente preso questa inesorabile quanto banale china di irreversibile declino - se oggi, in una qualsiasi occasione pubblica o privata che sia, si può ascoltare parlare un Fabbri nei termini duri/netti/crudi/chiari in cui lo fa, senza che ci sia il benché minimo intervento di sorta da parte della sovrastruttuta politica, inesorabilmente cooptata dal padrone dal 1945, che condanni tali parole/concetti come eversive? Sappiamo da sempre che la censura è uno strumento di stampo imperiale: se in questi anni essa non interviene nei dibattiti geopolitici in Europa ci saranno di sicuro delle ragioni che 40 anni non erano valide per le logiche di potere oltre oceano e che ora sono riservate soprattutto alle colonie/province come noi.
Scusi la lunghezza del mio ragionamento: come mai oggi arriva, diciamo così, "impunemente" rispetto al sistema, un Fabbri a dirci che la guerra è cosa umana e toccherà quindi, per tornare nella storia, tornare a farla prima o poi - guerra che, detto per inciso, ovviamente dovremmo fare noi proletari, non certo i Fabbri o Pinna Pintor di turno - e non professa, prima di fare le sue dichiarazioni, quale sia la sua reale appartenenza in termini di classe sociale di appartenenza, sfera di potere geopolitico nella quale opera, ambito imperialistico di provenienza? Non voglio dire un uomo dei servizi, ma un attaché qualsiasi dei servizi italiani sa benissimo che ciò che dice Fabbri è sì vero, ma al contempo sa pefettamente che non poteva dirlo prima che arrivasse, appunto, gente come Fabbri a dirlo. Io non credo agli uomini forti, ma credo che non sia possibile parlare delle umane vicende con uno sguardo che parte dalle vette dell'Olimpo senza prima "dichiararsi".
Grazie e scusi il disturbo.
Grazie
Angela Merkel non è sassone, al contrario (e per fortuna, dal punto di vista della lingua, della bellezza musicale della lingua): è del Mecklenburgo, cioè di quello che nella Germania attuale è l' estremo nord-est. Ma anche lí era un po' estranea, in quanto figlia di un prete hamburghese trasferitosi volontariamente nello stato comunista...
Ogni volta che Fabbri ringrazia sinceramente qualcuno, si capisce subito che non è sincero
mamma dario quante ne sai
Usare a sproposito il lemma nazione che non è sinonimico rispetto a stato non aiuta
Fabbri usa il concetto di Staatsnation caro a Hitler mi sembra
Nazione e Stato non sono usati come sinonimi, infatti qua l'uso di nazione sottolinea l'elemento di massa, mentre lo Stato assume la connotazione di strumenti e personalità politiche che la compiono e rappresentano (la nazione), da cui la domanda precedente sul Risorgimento.
Per quanto riguarda la Germania del Terzo Reich, Hitler in realtà ha ripreso la cosiddetta ideologia völkisch, non approfondita in questo spazio, che precedeva il nazionalsocialismo, non senza darle una propria connotazione, tuttavia sono personalmente in disaccordo riguardo l'interpretazione etnologica (il "ceppo" bavarese contro quello prussiano), che rischia di non mostrare le complessità storiche, dunque anche economiche e sociali e il ruolo delle personalità, politiche e non, e di schiacciare tutta quella fase su questa linea interpretativa. Il putsch di Monaco del 1923 non spiega affatto l'ascesa del nazismo fino al 33', e non può essere letto come una ribellione bavarese, anzi, i nazionalsocialisti avevano in quel caso una posizione avversa ai secessionisti della Baviera. Nemmeno il sentimento di Hitler riguardo l'aristocrazia militare prussiana basterebbe a dare forza a questa lettura, potrebbe al massimo aiutare semmai a cogliere alcune diversità della formazione culturale.
Riguardo la concezione di Partito di popolo superiore allo Stato, il termine che richiami è complementare, culturalmente, alla volksgemeinschaft, la comunità popolare. Anche Roccucci e Caracciolo, nel loro manuale di Storia contemporanea parlano del "Non-Stato di Hitler". Interpretazione interessante, ma valida fino ad un certo punto, vera sul punto dello NSDAP come coagulante (unico partito). Anche qui, leggere il razzismo (e non il razzismo culturale) ma quello biologista tipico della concezione nazionalsocialista, come un mero strumento tecnico per annullare le diversità politico-sociali della Germania, è una grossa forzatura e per certi versi non vera. Semmai se ne potrebbe parlare per alcuni (e solo alcuni) dei suoi effetti, non per i presupposti di partenza.
@ sissì ma l’Italia non è una nazione in senso tecnico.
I principi basi sono etnoscientifici anzi comincerei col riproporre un sano ibi lingua ibi natio. La Germania in realtà è notevolmente più omogenea. Vero è che un calabrese e un bergamasco possono parlare la loro lingua due ore senza che l’altro capisca una parola.
Infine però volevo dirti un’altra cosa ma mi sono scordato. Grazie per feedback e alla prossima.
Comunque Hitler era un nazista non un bavaro o un austriaco :)
@@gigieinaudi24 I principi "base" secondo chi? Se ne può discutere molto. Cosa si intende per senso tecnico, l'Italia non è una nazione? Questa affermazione non ha riscontro e la trovo un po' triste. Tutti oggi comprendono l'Italiano standard in tutta la penisola, al di là della diatopia e dei dialetti, linguisticamente connotati come "lingue" ma al contempo stando in un rapporto di minore prestigio nel "sistema lingua" con l'Italiano quale lingua nazionale (letteralmente "ufficiale" secondo la definizione adottata, si pensi alla legge sulle minoranze linguistiche, che pure è un altro tema interessante) . Inoltre non vedo il senso di vincolare il dialetto ad un'identità inamovibile. La lingua resta un fattore molto importante, ma non l'unico. Vedere una nazione per ogni dialetto non ha riscontro storico, nella penisola italiana, si potrebbe fare questo discorso per alcune macro aree, e bisognerebbe chiarire di volta in volta cosa si intende per "natio". Tuttavia parlo più per il processo storico di formazione culturale e poi politica dell'Italia Unita (ma certamente anche in senso contrario per molti aspetti, dunque politica e poi culturale, per esempio proprio per la lingua), per la lingua italiana lascio parlare chi ha ben più competenze di me. Sulla Germania, si fa spesso questo paragone per varie ragioni, una delle quali l'unificazione coevo delle due nazioni in età contemporanea, ma sarebbe più interessante un'indagine interna, vedendone poi le caratteristiche in comune e le divergenze. Sulle differenze e le somiglianze pesa il senso della Storia, presente nella cultura anche quando in forma inconsapevole, ci sono molti fattori che contribuiscono a tenere insieme una comunità, ad ogni modo sono temi decisamente importanti.
@ hai un cognome sardo. A parte la Sardegna dell’estrema propaggine nord che è toscocorsa è più italiana di me sicuramente, i sardi non sono nemmeno di nazionalità italiana, che poi siano colonizzati dai tempi di Carlo Felice e di cittadinanza italiana è semplificazione e un incidenter tantum della storia.
PS non parlerei di dialetti, per tornare alla lingua autoctona della tua terra ad esempio ci sono due macro varianti a nord e a sud e poi magari il dialetto bosano della variante logudorese della lingua sarda.
Per dare un minimo sindacale di scientificità.
Dario è simpatico ma forse di queste cose ne sa anche meno del pochissimo che so io.
Sempre date le tue origini e il cognome credo di stirpe catalana, coglierò poi l’occasione in altro momento di illustrarti la cd questione catalana che Dario conosce un po’ meglio.
Il fatto che sia una specie di regione della monarchia borbonica spagnola NON significa che la Catalunya sia una nazione con la sua identità che va infine restituita a se stessa e alla sua storia.
Nazioni senza stato, una brutta storia molto, troppo spesso.
Molt bona tarda :)
@@gigieinaudi24 Sono toscano, i miei avi erano sardi, ma in Sardegna ci sono stato più volte, ho ovviamente la Sardegna nel sangue e nel cuore. Tornando a noi, identificare totalmente una nazione con una lingua è un problema intellettuale interessante, ma anche problematico nel senso comune della parola, rimando nuovamente a quanto dicevo poc'anzi. Trovo molto rigide queste separazioni e certamente per dare giudizi che abbiano un peso bisogna intendersene parecchio, per cui parli chi ne sa più di me sulle questioni linguistiche, che tuttavia sole non bastano a sanzionare giudizi politici. Non chiamerei affatto "incidente" un processo di formazione nazionale. Non credo a quella visione per cui le istituzioni sono mera forma temporanea di un sostrato socioculturale che rimane loro indifferente, le comunità vivono delle proprie origini e vengono cambiate e plasmate dai mutamenti della Storia e quindi anche dalle istituzioni. Certamente dare accezioni e attribuiti di nazionalità è arte complessa e vede svariati profili, alcuni scientifici, altri volontaristici, il confine tra analisi e retorica si confonde spesso quando si vogliono cercare patenti di identità. Trovo quindi utile adoperare le periodizzazioni per scandire i diversi modi di pensare circa tali origini e fattori comuni: esattamente come per chi si illude che il passato possa essere annullato con un colpo di spugna, il suo opposto nella forma del passatismo è una forma di immobilismo cui la storiografia seria deve essere estranea, la Storia è bella vederla nei suoi momenti specifici e nei suoi mutamenti, lenti e repentini.
Per fare un esempio semplice, i toscani di oggi hanno qualcosa in comune con gli etruschi ma non sono gli etruschi di migliaia di anni fa, tutto cambia, e a seconda del piano di lettura, sia esso storico-scientifico o storico-politico, slittano e cambiano le interpretazioni, talvolta in possibile contrasto. Dunque, di nuovo, il ritorno alla Storia e quindi anche alla storia nazionale. P.S. La Sardegna, grazie al cielo, è Italiana di cultura, di storia e di nazionalità.