LILA. Nessuna discriminazione per chi è malato di AIDS.

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  • เผยแพร่เมื่อ 5 ก.พ. 2025
  • Intervista a Brunella Mocci, responsabile Regionale della "LILA"
    www.lila.it/it/...
    lilacagliari@tiscali.it
    Intervista di Marzia Piga -- Immagini di Chicco Lecca
    (Marzia Piga) M.P. --
    Brunella Mocci responsabile Regionale della "LILA" Lega Italiana per la lotta all'A.I.D.S. Sul territorio, quali sono le azioni che portate avanti?
    (Brunella Mocci) B.M. --
    Sul territorio, le azioni sono le stesse che si portano avanti a livello Nazionale, la "LILA" è una federazione di associazioni, quindici in tutta Italia. Quella di Cagliari porta avanti politiche di informazione corretta e di prevenzione nei confronti dell' HIV, nonché di sostegno e di supporto alle persone sieropositive e a chi, dall'AIDS e già stato colpito.
    M.P: -
    Concretamente, come agite? Andate nelle piazze, nelle scuole?
    B.M. --
    Abbiamo un centralino telefonico al quale, nel rispetto totale dell'anonimato, risponde un operatore che è formato alla relazione d'aiuto e che può fornire informazioni di tipo sanitario. Abbiamo, inoltre, interventi nel territorio di Cagliari e in Provincia, scuole e centri giovani. Siamo presenti nelle manifestazioni culturali, concerti o luoghi con grande affluenza di persone. Installiamo il banchetto e distribuiamo materiale informativo, in modo informale, per poi farci contattare in seguito da chi ha bisogno.
    M.P. --
    Quale è stata la dimensione del fenomeno AIDS / HIV a Cagliari, in provincia e in tutta la Regione?
    B.M: -
    La Sardegna, negli anni 90, è stata una delle regioni più colpite, non so se ricordate che ci fu un altissimo tasso di mortalità parlo dei fine anni ottanta, sino a metà degli anni novanta. Un fenomeno Sardo come anche a livello nazionale, stiamo parlando di anni in cui non c'era una terapia antiretrovirale e quindi, le infezioni opportunistiche portavano velocemente le persone sieropositive a diventare molto gravi e ad avere delle malattie correlate e quindi non c'era speranza. Fortunatamente oggi non e più cosi, oggi c'è una terapia in grado di far avere una qualità di vita buona, una vita lunga come gli altri; anche alle persone sieropositive che però, chiaramente, sono condizionate dal dover assumere una terapia piuttosto importante, che ha anche parecchi effetti collaterali. La terapia è permanente, nel senso che non è una cura risolutiva, è una cura che si dovrà assumere nel tempo, fino a che non verrà scoperto un vaccino, ci auguriamo.
    M.P. --
    Voi svolgete principalmente un'attività d'informazione, quanto è importante e quanto si ha ancora da fare, in questo campo?
    B.M. --
    L'informazione non esiste, non esiste a Cagliari, come non esiste in molte altre Regioni. La patologia dell' HIV è molto particolare e tocca temi delicati, come la sessualità, c'è un'intimità dietro la patologia dell' HIV che spesso ha impedito che si parlasse chiaramente, che arrivasse a tutta la popolazione spiegare i problemi reali dell'essere infettati dal virus dell' HIV e quelli che invece non lo erano.
    Il nostro sogno è che l'AIDS possa, finalmente, essere considerata una patologia come tante altre. Per cui, basta fare la corretta prevenzione, chiamando le cose con il loro nome e non rimanendo sempre nella teoria. Attivare, inoltre, delle politiche sociali che parlino alla popolazione, ai giovanissimi, che si stanno infettando tantissimo. Cosi come a quelli più anziani, che ritengono di non avere mai avuto un rapporto a rischio in tanti anni e che, invece, fanno parte del fenomeno del sommerso, che sta venendo a galla. Sono persone che hanno cinquanta e più anni e che si scoprono sieropositive, persone che non hanno mai percepito di aver fatto evidentemente una vita che li avesse esposti più di tanto al rischio di contrarre lì H.I.V.
    M.P: -
    Quindi, c'è ancora tanto da fare per sfatare il tabù e per fare i controlli?
    B.M. --
    Si, intorno all'AIDS continua ad esserci un fortissimo pregiudizio che, io mi permetto di dire, è legato all'ignoranza. Nel senso che, la non conoscenza di tutti gli aspetti legati alla trasmissione dell' HIV , al contagio in generale, fa si che la gente continui a pensare che l' HIV infetti solo alcune fasce di popolazione. È il risultato di una politica sociale sanitaria contro l' HIV sbagliata sin dall'inizio, sarebbe ora di porvi rimedio, di cominciare a fare un'informazione senza moralismi e senza giudizi ed indicare quelli che sono realmente i rischi e quelli che non lo sono.

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