Ho uno zio che, ormai novantenne, vive in Olanda. Nonostante l'età e una vita intera costruita lì, ha sempre avuto un legame profondo con il suo paese di nascita. Fino a poco tempo fa, ci tornava regolarmente, ma da quando si è ammalato non riesce più ad andare, e questo lo fa soffrire moltissimo. Purtroppo, i suoi figli non riescono a comprendere appieno questo sentimento. Essendo nati e cresciuti in Olanda, per loro quel paese rappresenta al massimo una meta per le ferie, ma non la loro vera casa. La loro vita e le loro radici ormai sono lì. Quando invecchi, soprattutto se hai vissuto lontano dal tuo luogo di origine, c’è un dolore silenzioso che cresce dentro di te. Anche se sei integrato al 100% nel tessuto sociale del nuovo luogo, c’è sempre una parte di te che si sente estranea, incompleta. E poi, se riesci a tornare nel tuo paesino, il cuore si spezza nel vedere come tutto è cambiato. Le persone della tua infanzia non ci sono più, gli amici sono invecchiati, spesso segnati dalle difficoltà della vita. Le mura delle case e gli alberi sembrano gli stessi, ma le anime che un tempo riempivano quei luoghi non ci sono più. Rimangono solo i ricordi, i fantasmi di un passato che non tornerà. E' triste vederlo così, abbandonato a sè stesso e non capito da nessuno...
Questo argomento mi tocca molto benché all'età di 23 anni sono andata via dalla mia città del sud e sono stata per 5 anni in Emilia Romagna e non ho mai reciso i legami con le mie origini, anzi ne ho sempre sofferto la lontananza. Al mio ritorno tutti mi hanno detto che ho sbagliato a tornare, che qui non c'è niente, ma io avevo proprio bisogno di stare nella mia terra . Spesso mi pento di non aver fatto questa esperienza a 18 anni, spesso mi domando se ho sbagliato davvero a tornare, ora inizio a sentire un po' stretta la mia città e non so cosa fare. Potrei andare a convivere col mio compagno in una provincia ancora più arretrata qui vicino, ma essendo tornata a studiare ho una pulce nell'orecchio che sto cercando di ignorare che mi suggerisce di andare addirittura all'estero ,però tengo molto a questa relazione e sono in crisi . Non ho visto il film , ma ora lo farò senz'altro, chissà che mi possa aiutare a fare chiarezza. Grazie 🙏
Vattene. Dico sul serio, prendi, vai all’estero, conosci posti e persone nuove e fatti la tua vita senza rimorsi e soprattutto non rinunciare per i sensi di colpa dovuti a una relazione. Ho vissuto sulla mia pelle cosa ha voluto dire condizionare il proprio futuro al dispiacere di rinunciare a una relazione, ed è stato il peggior errore della mia vita. Se davvero ti sta tutto così stretto, non indugiare. Molla tutto, e per tutto intendo anche il tuo compagno, e VATTENE. Sarai grata a te stessa per averlo fatto.
Grandissimo video, grandissima analisi su un grandissimo film! Il sistema moderno premia e promulga la divisione, la dissoluzione, il caos e la paura: l'atomizzazione e la disunione degli esseri umani che come un branco di psicopatico vagano in un mondo schizofrenico e permeato di contraddizioni! Non ti disunire è quindi un manifesto politico e sociale che però non si limita a quella scena...basti pensare al più negativo dei protagonisti , l'unico ad essere totalmente e completamente massacrato che è la sorella perennemente "chiusa" in bagno, autoesclusa dalla vita e dai problemi familiari che poi "esce" dal bagno urlando e piangendo. Un film in cui la violenza non è condannata in toto, a cui si lascia un legittimo spazio e che viene addirittura giustificata come legittimo strumento dell'uomo giusto ( la scena della morte dei genitori con la distruzione del bar dell'ospedale), un film in cui chi non segue i dettami e le leggo del sistema non viene demonizzato ma raccontato nelle difficoltà e nella sofferenza che lo hanno portato a delinquere ( il trafficante) ed in cui il femminile e l'ipersessualizzazione non vengono raccontati solo in chiave positiva ma anche nelle conseguenze a cui conducono (la zia rinchiusa). Complimenti gioco amaro, mai raggiunto vette così alte
Non so se il tema del disunirsi in Sorrentino sia solo geografico: secondo me intendeva disunirsi da sé stesso in senso più ampio, dalla sua essenza, dai suoi sogni e dal suo modo di vedere le cose, nel momento in cui il ragazzo sta diventando adulto ed è una fase delicata in cui la vita a volte ti porta a diventare ciò che non sei. Non lo so, credo che ognuno ci veda un po' della sua esperienza personale in quel passaggio, ed è per questo che è un bellissimo film, come è grande opera la luna e i falò che hai citato. Grazie.
Un argomento molto discutibile. Fidati che se uno se ne va da un posto dove é cresciuto, con tante brutte esperienze, non né ha la minima nostalgia, se non rivedere per curiositá com'é quel posto. Spesso é cambiato poco, se non in peggio.
Io più che alla mia città sono legato alla macroregione. Per me é impensabile vivere al di fuori dell’area mediterranea. Credo che quando andrò in pensione vivrò a Istanbul, città che adoro.
Per come la vedo la scelta (contestualmente a seconda del singolo caso, ovvio) di non rinnegare le proprie radici potrebbe rappresentare potenzialmente un danno irreparabile e una delle più grandi forme di coercizione rispetto alla personale spinta vitale e creativa, proprio da un punto di vista squisitamente psicologico al di là del fattuale, cioè si rischia in caso contrario di bloccarsi e collassare e di non funzionare di conseguenza nella vita di tutti i giorni, figurarsi l'immaginare il proprio futuro per inseguire qualcosa. Ci sono momenti in cui mi verrebbe da dire, anche un bel po' incazzato, "col cazzo che non mi disunisco". A volte le reazioni più elementari a dei contesti (tipo attacco o fuga, nulla di ragionato) paradossalmente sembrano coincidere perfettamente con la scelta più intelligente. È innegabile che ogni esperienza sia singolare, e che non sia raro il fatto che ci si possa sentire legati affettivamente ad un qualche posto. Ma non è raro nemmeno il bianco e il nero, e non è qualcosa di necessariamente derivato a dinamiche familiari disfunzionali o cose del genere. Spesso è proprio un posto a farci stare male. Con i suoi limiti, con la generale mentalità ristretta, con tutti che vogliano sapere tutto di tutti per sguazzare nel pregiudizio e nella farneticazione, con la competizione sfrenata tra idioti, con il pettegolezzo, il pressapochismo, la banalità. In certe occasioni credo non debba mai iniziare ad esistere un "senno del poi". A volte per non disunirsi tra sé e sé, imho, bisogna disunirsi da un ambiente. Perchè se non ci si disunisce tra sé e sé, si dispone ancora della facoltà di gettare delle radici armoniose ed intelligenti da qualche altra parte, facendo in modo che qualcun'altro possa beneficiare di quel che ho creato. Ma se non ci si disunisce dall'ambiente, certe volte, prima si viene soffocati dal rimpianto, e poi ci si rende conto di essere scesi a compromessi parecchio strani, quasi masochistici, pur di tenere in vita un qualcosa che sembri in superficie un'idealizzazione poetica o romantica, ma che più nel profondo altro non sia che una grande, grandissima violenza nei confronti della propria unicità. Lo hai comunque accennato nel video, però vabbè, pour parler
Le radici ci sono e sono in un posto. Non è detto che in quel posto ci si debba per forza tornare per rimanerci dopo aver fatto esperienza fuori: anche perché non è detto che quel luogo sia adatto a noi. Si tratta più che altro di non rinnegarlo. Mi sembra un discorso più sottile di quello che sembra all'apparenza. Non è una lode al ritorno, come mi sembra che alcuni, dai loro commenti, l'abbiano presa.
Ho uno zio che, ormai novantenne, vive in Olanda. Nonostante l'età e una vita intera costruita lì, ha sempre avuto un legame profondo con il suo paese di nascita. Fino a poco tempo fa, ci tornava regolarmente, ma da quando si è ammalato non riesce più ad andare, e questo lo fa soffrire moltissimo. Purtroppo, i suoi figli non riescono a comprendere appieno questo sentimento. Essendo nati e cresciuti in Olanda, per loro quel paese rappresenta al massimo una meta per le ferie, ma non la loro vera casa. La loro vita e le loro radici ormai sono lì.
Quando invecchi, soprattutto se hai vissuto lontano dal tuo luogo di origine, c’è un dolore silenzioso che cresce dentro di te. Anche se sei integrato al 100% nel tessuto sociale del nuovo luogo, c’è sempre una parte di te che si sente estranea, incompleta. E poi, se riesci a tornare nel tuo paesino, il cuore si spezza nel vedere come tutto è cambiato. Le persone della tua infanzia non ci sono più, gli amici sono invecchiati, spesso segnati dalle difficoltà della vita. Le mura delle case e gli alberi sembrano gli stessi, ma le anime che un tempo riempivano quei luoghi non ci sono più. Rimangono solo i ricordi, i fantasmi di un passato che non tornerà. E' triste vederlo così, abbandonato a sè stesso e non capito da nessuno...
Questo argomento mi tocca molto benché all'età di 23 anni sono andata via dalla mia città del sud e sono stata per 5 anni in Emilia Romagna e non ho mai reciso i legami con le mie origini, anzi ne ho sempre sofferto la lontananza. Al mio ritorno tutti mi hanno detto che ho sbagliato a tornare, che qui non c'è niente, ma io avevo proprio bisogno di stare nella mia terra . Spesso mi pento di non aver fatto questa esperienza a 18 anni, spesso mi domando se ho sbagliato davvero a tornare, ora inizio a sentire un po' stretta la mia città e non so cosa fare. Potrei andare a convivere col mio compagno in una provincia ancora più arretrata qui vicino, ma essendo tornata a studiare ho una pulce nell'orecchio che sto cercando di ignorare che mi suggerisce di andare addirittura all'estero ,però tengo molto a questa relazione e sono in crisi . Non ho visto il film , ma ora lo farò senz'altro, chissà che mi possa aiutare a fare chiarezza. Grazie 🙏
Vattene. Dico sul serio, prendi, vai all’estero, conosci posti e persone nuove e fatti la tua vita senza rimorsi e soprattutto non rinunciare per i sensi di colpa dovuti a una relazione. Ho vissuto sulla mia pelle cosa ha voluto dire condizionare il proprio futuro al dispiacere di rinunciare a una relazione, ed è stato il peggior errore della mia vita. Se davvero ti sta tutto così stretto, non indugiare. Molla tutto, e per tutto intendo anche il tuo compagno, e VATTENE. Sarai grata a te stessa per averlo fatto.
@@micheleportatadino5919 grazie del consiglio 🙏
@@Cara582 Figurati, ad maiora.
l emilia ringrazia che te ne sei tornata al tuo paese .
@@france2490 🤣
Grandissimo video. Altra perla in un magnifico canale!
Il sasso e la sua trasformazione in opera d'arte.🌀
Grandissimo video, grandissima analisi su un grandissimo film! Il sistema moderno premia e promulga la divisione, la dissoluzione, il caos e la paura: l'atomizzazione e la disunione degli esseri umani che come un branco di psicopatico vagano in un mondo schizofrenico e permeato di contraddizioni! Non ti disunire è quindi un manifesto politico e sociale che però non si limita a quella scena...basti pensare al più negativo dei protagonisti , l'unico ad essere totalmente e completamente massacrato che è la sorella perennemente "chiusa" in bagno, autoesclusa dalla vita e dai problemi familiari che poi "esce" dal bagno urlando e piangendo. Un film in cui la violenza non è condannata in toto, a cui si lascia un legittimo spazio e che viene addirittura giustificata come legittimo strumento dell'uomo giusto ( la scena della morte dei genitori con la distruzione del bar dell'ospedale), un film in cui chi non segue i dettami e le leggo del sistema non viene demonizzato ma raccontato nelle difficoltà e nella sofferenza che lo hanno portato a delinquere ( il trafficante) ed in cui il femminile e l'ipersessualizzazione non vengono raccontati solo in chiave positiva ma anche nelle conseguenze a cui conducono (la zia rinchiusa). Complimenti gioco amaro, mai raggiunto vette così alte
Guardare da un punto di vista esterno è sempre un punto fondamentale per la comprensione
Bellissima
Riflessione
Complimenti sei molto bravo
Non so se il tema del disunirsi in Sorrentino sia solo geografico: secondo me intendeva disunirsi da sé stesso in senso più ampio, dalla sua essenza, dai suoi sogni e dal suo modo di vedere le cose, nel momento in cui il ragazzo sta diventando adulto ed è una fase delicata in cui la vita a volte ti porta a diventare ciò che non sei.
Non lo so, credo che ognuno ci veda un po' della sua esperienza personale in quel passaggio, ed è per questo che è un bellissimo film, come è grande opera la luna e i falò che hai citato.
Grazie.
Vero anche questo
Concordo con ogni tuo pensiero , e non capita quasi mai nella mia vita!!
Un argomento molto discutibile.
Fidati che se uno se ne va da un posto dove é cresciuto, con tante brutte esperienze, non né ha la minima nostalgia, se non rivedere per curiositá com'é quel posto. Spesso é cambiato poco, se non in peggio.
L’ho detto nel video infatti, riferendomi a chi ne parla male, cosa comprensibile se si viene da una pessima realtà.
Io più che alla mia città sono legato alla macroregione.
Per me é impensabile vivere al di fuori dell’area mediterranea.
Credo che quando andrò in pensione vivrò a Istanbul, città che adoro.
Per come la vedo la scelta (contestualmente a seconda del singolo caso, ovvio) di non rinnegare le proprie radici potrebbe rappresentare potenzialmente un danno irreparabile e una delle più grandi forme di coercizione rispetto alla personale spinta vitale e creativa, proprio da un punto di vista squisitamente psicologico al di là del fattuale, cioè si rischia in caso contrario di bloccarsi e collassare e di non funzionare di conseguenza nella vita di tutti i giorni, figurarsi l'immaginare il proprio futuro per inseguire qualcosa.
Ci sono momenti in cui mi verrebbe da dire, anche un bel po' incazzato, "col cazzo che non mi disunisco".
A volte le reazioni più elementari a dei contesti (tipo attacco o fuga, nulla di ragionato) paradossalmente sembrano coincidere perfettamente con la scelta più intelligente.
È innegabile che ogni esperienza sia singolare, e che non sia raro il fatto che ci si possa sentire legati affettivamente ad un qualche posto.
Ma non è raro nemmeno il bianco e il nero, e non è qualcosa di necessariamente derivato a dinamiche familiari disfunzionali o cose del genere. Spesso è proprio un posto a farci stare male. Con i suoi limiti, con la generale mentalità ristretta, con tutti che vogliano sapere tutto di tutti per sguazzare nel pregiudizio e nella farneticazione, con la competizione sfrenata tra idioti, con il pettegolezzo, il pressapochismo, la banalità. In certe occasioni credo non debba mai iniziare ad esistere un "senno del poi".
A volte per non disunirsi tra sé e sé, imho, bisogna disunirsi da un ambiente.
Perchè se non ci si disunisce tra sé e sé, si dispone ancora della facoltà di gettare delle radici armoniose ed intelligenti da qualche altra parte, facendo in modo che qualcun'altro possa beneficiare di quel che ho creato.
Ma se non ci si disunisce dall'ambiente, certe volte, prima si viene soffocati dal rimpianto, e poi ci si rende conto di essere scesi a compromessi parecchio strani, quasi masochistici, pur di tenere in vita un qualcosa che sembri in superficie un'idealizzazione poetica o romantica, ma che più nel profondo altro non sia che una grande, grandissima violenza nei confronti della propria unicità.
Lo hai comunque accennato nel video, però vabbè, pour parler
Le radici ci sono e sono in un posto. Non è detto che in quel posto ci si debba per forza tornare per rimanerci dopo aver fatto esperienza fuori: anche perché non è detto che quel luogo sia adatto a noi. Si tratta più che altro di non rinnegarlo. Mi sembra un discorso più sottile di quello che sembra all'apparenza. Non è una lode al ritorno, come mi sembra che alcuni, dai loro commenti, l'abbiano presa.
Esatto
Film fatto benissimo, però mi ha frantumato i coglioni.