IL TRENINO DI LEINÌ. Stasera non so cosa sia, sarà che un po' di tristezza a volte mi prende, ma mi sento in forma per raccontare una storia, una storia per chi ha passato i cinquanta e si ricorda della Torino di un tempo. È la storia del trenino di Leinì. DALAN, DALAN, DALAN, si annunciava col suono di una vecchia campana, poi arrivava a passo di lumaca fra uno sternuto, un sospiro, le orecchie basse, con la faccia stanca, un po' scombinata. DALAN, DALAN, DALAN, questa scatola di fiammiferi sulle rotaie si fermava col fragore di cento serrande e con uno sbuffo di fumo spaventava la gente di Porta Palazzo che aspettava. DALAN, DALAN, DALAN, i portici addormentati della Rosa Bianca si risvegliavano e tutta Porta Palazzo apriva gli occhi insieme a questo fracasso, inaugurando un altro giorno fatto di lavoro. DALAN, DALAN, DALAN, la musica dei bidoni del latte, che un battaglione di margari scaricava era il ritornello che accompagnava la voce delle commesse in mezzo ai banchi: Buondì signora, serve qualcosa? Signore vuol comprare un bel paio di pantaloni? prenda al volo l'occasione, li abbiamo calati! (i prezzi) I prezzi buoni li fa madama Rosa! Poletti, il paradiso delle sarte, al banco Gianduja, i nastri colorati, tendine a quadretti, la grande novità, modelli di Parigi già ritagliati sulla carta; dall'altro lato sotto i portici del Serraglio, Crosetto aveva: le uova fresche di giornata! Le belle tome di Lanzo, tomini bianchissimi, Ai pesci vivi... espressi da Camogli! Questa musica, ogni giorno, rallegrava la vita di tanta gente della nostra Torino ma intanto la testa quadra del trenino, questa vecchia piccola e goffa, mugugnava... Era il giorno che la gente celebrava la festa della Regina di Porta Palazzo; Torino, al gran completo, faceva la fila per vedere il bel corteo che sfilava, dai carri le belle ragazze buttavano a piene mani caramelle e giandujotti, e chi voleva bere un buon bicchiere, aveva solo da parlare, e veniva servito. Nel pieno del Carnevale, ad un tratto, tra tutte quelle stelle filanti, tra tutta quella gente che si divertiva, nel mezzo della baraonda, cosa si sente? DALAN, DALAN, DALAN, la goffa caffettiera, se ne andava tra scintille, scossoni e nuvole di fumo e tutta la ragazzaglia di Porta Palazzo faceva largo, perché andasse via DALAN, DALAN, DALAN, non erano passati cinque minuti dalla partenza di quel vecchio bidone che già un maledetto odore di fumo si mescolava alle prime grida delle commesse. DALAN, DALAN, DALAN, tutto di colpo i banchi di Porta Palazzo erano solo più un'unica fiammata, tutto bruciava, e tutto per colpa di lei che se ne andava col passo felpato di una mula. E in questo modo stupido e senza gloria è sparita una fetta di una città lasciando un gusto amaro di cicoria nella bocca di tanti e tanti innamorati. Chissà se è stato male o è stato bene? Certo è che per anni, qui a Torino i soliti trafficanti hanno venduto: MERCE SALVATA DALL'INCENDIO DI PORTA PALAZZO ! Questa combriccola di artisti del bidone, riempiva di roba usata i magazzini, di notte la sporcavano col nero fumo e poi la facevano fuori al mattino. E questa, cara gente, è una storia! Una storia vera, ma che sa di leggenda, che solo la gente che ha passato i cinquanta può ancora ripescare nella memoria. Il lato triste di tutta la canzone è constatare che anni di tradizione, vanto e colore di questo mio angolo di Torino, sono spariti per colpa di un trenino!
Sei stato un grande. Purtroppo i torinesi sono spariti, ma la tua poesia sarà un giorno riconosciuta. Ciao Gipo😘
abahah ven sì al canaveis et ti trov tut piemonteis 😂😂
Oggi 11 dicembre 2020, ricordo con questo video, la scomparsa del mio (nostro) amato Gipo (2013).
Quanto mi manchi!
Ciao!
prop bela costa storia
IL TRENINO DI LEINÌ.
Stasera non so cosa sia,
sarà che un po' di tristezza a volte mi prende,
ma mi sento in forma per raccontare una storia,
una storia per chi ha passato i cinquanta
e si ricorda della Torino di un tempo.
È la storia del trenino di Leinì.
DALAN, DALAN, DALAN,
si annunciava col suono di una vecchia campana,
poi arrivava a passo di lumaca
fra uno sternuto, un sospiro, le orecchie basse,
con la faccia stanca, un po' scombinata.
DALAN, DALAN, DALAN,
questa scatola di fiammiferi sulle rotaie
si fermava col fragore di cento serrande
e con uno sbuffo di fumo spaventava
la gente di Porta Palazzo che aspettava.
DALAN, DALAN, DALAN,
i portici addormentati della Rosa Bianca
si risvegliavano e tutta Porta Palazzo
apriva gli occhi insieme a questo fracasso,
inaugurando un altro giorno fatto di lavoro.
DALAN, DALAN, DALAN,
la musica dei bidoni del latte,
che un battaglione di margari scaricava
era il ritornello che accompagnava
la voce delle commesse in mezzo ai banchi:
Buondì signora, serve qualcosa?
Signore vuol comprare un bel paio di pantaloni?
prenda al volo l'occasione, li abbiamo calati! (i prezzi)
I prezzi buoni li fa madama Rosa!
Poletti, il paradiso delle sarte,
al banco Gianduja, i nastri colorati,
tendine a quadretti, la grande novità,
modelli di Parigi già ritagliati sulla carta;
dall'altro lato sotto i portici del Serraglio,
Crosetto aveva: le uova fresche di giornata!
Le belle tome di Lanzo, tomini bianchissimi,
Ai pesci vivi... espressi da Camogli!
Questa musica, ogni giorno, rallegrava
la vita di tanta gente della nostra Torino
ma intanto la testa quadra del trenino,
questa vecchia piccola e goffa, mugugnava...
Era il giorno che la gente celebrava
la festa della Regina di Porta Palazzo;
Torino, al gran completo, faceva la fila
per vedere il bel corteo che sfilava,
dai carri le belle ragazze buttavano
a piene mani caramelle e giandujotti,
e chi voleva bere un buon bicchiere,
aveva solo da parlare, e veniva servito.
Nel pieno del Carnevale, ad un tratto,
tra tutte quelle stelle filanti,
tra tutta quella gente che si divertiva,
nel mezzo della baraonda, cosa si sente?
DALAN, DALAN, DALAN,
la goffa caffettiera, se ne andava
tra scintille, scossoni e nuvole di fumo
e tutta la ragazzaglia di Porta Palazzo
faceva largo, perché andasse via
DALAN, DALAN, DALAN,
non erano passati cinque minuti
dalla partenza di quel vecchio bidone
che già un maledetto odore di fumo
si mescolava alle prime grida delle commesse.
DALAN, DALAN, DALAN,
tutto di colpo i banchi di Porta Palazzo
erano solo più un'unica fiammata,
tutto bruciava, e tutto per colpa di lei
che se ne andava col passo felpato di una mula.
E in questo modo stupido e senza gloria
è sparita una fetta di una città
lasciando un gusto amaro di cicoria
nella bocca di tanti e tanti innamorati.
Chissà se è stato male o è stato bene?
Certo è che per anni, qui a Torino
i soliti trafficanti hanno venduto:
MERCE SALVATA DALL'INCENDIO
DI PORTA PALAZZO !
Questa combriccola di artisti del bidone,
riempiva di roba usata i magazzini,
di notte la sporcavano col nero fumo
e poi la facevano fuori al mattino.
E questa, cara gente, è una storia!
Una storia vera, ma che sa di leggenda,
che solo la gente che ha passato i cinquanta
può ancora ripescare nella memoria.
Il lato triste di tutta la canzone
è constatare che anni di tradizione,
vanto e colore di questo mio angolo di Torino,
sono spariti per colpa di un trenino!