Forse sarebbe stato più opportuno trovare due persone che la pensano diversamente sui vari argomenti, perché questo non è un confronto stimolante: dicono entrambi le stesse cose (o quasi)
@@RICCARDO1428 che Barbasophia è quel tipo di persona che sa come pensano i giovani perché cerca di capirli quindi ha una visione di insieme che spesso va in accordo col pensiero dei giovani soprattutto di quelli che non apprezzano lo studio a scuola e non si hanno discorsi contrastanti con in questo video
@@BlakJeezus quello che tu descrivi non è un dibattito: sono due persone che dicono "siamo dei grandi, perché la pensiamo allo stesso modo". Un dibattito si fa tra persone che, almeno per qualcosa, la pensano diversamente e hanno modo di argomentare le proprie ragioni. Essere in disaccordo non significa mancare di rispetto all'altra persona
Non so se ha senso mettere di fronte due persone con le stesse opinioni, ma sentire ogni tanto delle persone col cervello è un toccasana, approfittiamone
Andava tutto bene fino al minuto 5. Mi stava piacendo molto il video e sono d' accordo con le prime idee espresse. Mi ha colpito molto la riflessione sul merito e sul fatto che una persona parte da una situazione che non è quella di un altro e quindi non si può misurare. Quindi è più meritevole chi parte da una situazione di difficoltà e si impegna tanto che chi parte da situazione di vantaggio, economica anche, o cognitiva, e raggiunge gli obiettivi con facilità perchè magari è dotato o può frequentare le scuole migliori o le università migliori o più prestigiose. Anche su questo si potrebbe approfondire, puoi frequentare un luogo di formazione prestigioso ma magari non ti si addice o non ti trovi bene, ma è un altro discorso. Non sono d' accordo assolutamente sul fatto del telefono in classe perchè tanto i ragazzi non lo usano a fini didattici, lo usano comunque ma dargli il lascia passare così liberamente è come servire l' opportunità sul piatto d' argento. Anche sui pantaloncini e infradito non sono d' accordo, anche qui ipocrisia, siamo una società ormai fondata sull' estetica e un certo abbigliamento può non essere adatto secondo me per un contesto formale, senza contare che i ragazzi sono vulnerabili. Qualcuno si può turbare, o provare piacere, nel vedere una minigonna, un pantaloncino corto, un top sulle ragazze. Certo la scuola è un mini mondo però si deve essere pronti a questo, non in una società polemica e bigotta come in Italia. Fosse per me sarei d' accordo, sarebbe giusta anche l' educazione civica, sessuale e ambientale ma non credo in Italia ci sia la libertà di altre culture, per non parlare dei genitori che si accapigliano tra loro.
Dialogo molto stimolante e attualissimo. Invito i professori che non si dovessero trovare a proprio agio ascoltando quanto si dice a porsi qualche domanda: chi è scollegato dal mondo? I ragazzi di 15/19 anni, o gli adulti (genitori e prof.) di 50? Quando gli adulti non accettano le proprie fragilità e incapacità, poi finisce che diventano o padroni autoritari, o demolitori dei giovani da cui si sentono minacciati. Ostacoli che i ragazzi dovranno imparare a gestire e, spesso, ad ignorare.
Io ci tengo a dire due cose sulla questione del merito, due cose basate su studi di neurologi, sociologi e statisti, da dedicare ai balordi che pensano veramente che il merito esista. Per cominciare, lo studente raramente ha delle qualità innate, molto più spesso è stato influenzato da un'ambiente culturalmente/tecnicamente stimolante nei primi 5 anni di vita. Questo avviene anche in famiglie operaie, anche se molto meno, perché ovviamente gli operai spesso non hanno il capitale culturale/informativo/economico dei borghesi benestanti. Le conseguenze sono ben messe in evidenza dallo studio di riferimento a livello internazionale per l'educazione, ovvero il nuovo rapporto Pisa 2022, che mostra in maniera lampante come in quasi tutti i Paesi d'Europa i figli di operai abbiano mediamente risultati assai peggiori rispetto ai pargoli di famiglie benestanti, restino diversi anni indietro rispetto a loro e abbandonino la scuola molto più precocemente. Secondo, se anche esistesse il "talento innato", vorrei capire dove starebbe il merito. Di questa questione parla anche Samah Karaki, neurologa francese, che nel suo libro "Le talent est une fiction" dimostra secondo studi neurologici e antropologici che il "talento" non esiste veramente, ma è quasi sempre frutto di una cultura (es. Brasile cultura calcistica). Seconda cosa, verissimo che a volte il professore bravo prende sotto la sua ala e fa avanzare rapidamente anche i figli di operai, questo è dimostrato. Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? Altra referenza, la sociologa francese Anne Barrère negli anni 90 ha fatto uno studio nei licei francesi in cui ha fatto calcolare agli studenti quanto tempo ci mettessero per studiare una determinata materia e, sorpresa sorpresa? I figli di operai ci mettevano molto più tempo, spesso anche per carenze informative e di orientamento, oltre che per il livello infimo delle tappe scolastiche precedenti in istituti di periferia. La sociologa ha constatato che, per tutte queste ragioni, spesso i figli di operai facevano anche fatica soltanto a capire le consegne o su cosa l'insegnante voleva realmente che si concentrassero. Ripeto, questi sono studi pubblicati su riviste scientifiche. Infine vorrei sottolineare che L'ESPERIENZA PERSONALE NON FA STATISTICA.
Mi permetto di discutere con lei perchè ha mosso argomenti interessanti ma sembrano contraddirsi da soli e credo ci possa essere terreno per un confronto. Lei parte introducendo il concetto merito ma subito dopo fa una disamina sul talento, sulle abilità innate, due concetti totalmente diversi, quasi agli antipodi mi verrebbe da dire. Espone giustamente l'assunto, anche a valle di numerosi studi, su come il talento non esista e sia un punto di incontro di numerosi fattori (principalmente d'ambiente e situati nell'infanzia da quello che leggo, senza tener conto dell'individualità biologica, ma ora ha poco senso aggiungere tale variabile perchè non è del talento che si sta parlando). Dico due concetti agli antipodi perchè se avessi "talento" nel saper parlare italiano agli occhi di uno straniero, non dimostro di avere un merito nel saper parlare italiano, in quanto il mio ambiente di vita mi ha dato naturalmente tale capacità. Tuttavia, non ho talento nel parlare giapponese, per cui se imparassi il giapponese, con tutte le sue difficoltà, dimostrerei del merito nell'aver acquisito una lingua nuova. Per cui il primo punto non penso sia cosi solido, ma lo ritengo valido nella disquisizione sul talento. Il secondo punto crolla da solo per sua stessa ammissione. Dove c'è talento non c'è merito. Il merito implica l'esperienza di un percorso in salita che, per sua natura, la vita offre più ogni giorno in milioni di sfaccettature. Il talento è laddove tale salita, per motivi ambientali, biologici o mix di altro, non solo ti mostra una discesa ma ti regala pure uno skateboard qualora tu voglia intenzionalmente spingere l'acceleratore. Per non parlare dell'assunto "a volte il professore bravo prende sotto la sua ala ... Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? " in cui intenzionalmente privi all'individuo ragazzo una serie di traguardi che ai tuoi/nostri occhi potrebbero essere dati da uno scivolo sociale, con schemi di giudizio puramente arbitrari, eliminando totalmente l'impegno e il sacrificio, come sempre possibile, che nessuno può conoscere. "Quanti esami ha dato tizio all'università? Perchè li ha passati? Ah è figlio di un professore... allora..." Non riesco a capire come non si possa fare un confronto additivo alla narrazione dell'impegno includendo anche un approccio piu empatico e vicino all'esaminato ma si voglia sempre definire "il fascista che vuole dare i numeri a meh, io non sono un numero! Ho dei sentimenti" (ovviamente non mi riferisco a lei). Magia. Si può fare si ciò che si dice, offrendo commenti, vicinanza, ascolto e aiuto sia riconoscere la necessità e la bellezza nel celebrare un traguardo perchè "una persona lo ha meritato", ossia ha affrontato delle difficoltà e ci ha provato. Ciò significa che chi non riesce e fallisce non "è valido o è immeritato"? No, al massimo significa che va aiutato e supportato proprio in virtu di un'assenza ambientale che c'è stata. Ma ci deve essere un'intenzione alla base di un cambiamento, e se non c'è bisogna lavorare per una società in cui più persone ricerchino il proprio posto nel mondo piuttosto che aspettino che qualcuno glielo dia. Arrivare a giustificare l'ambiente prima ancora delle azioni del singolo è veramente svilente. "Tizio è diventato qualcuno, ha fatto quello perchè aveva gli agganci" e poi scopri che semplicemente è un ragazzo normale che si è messo in gioco, conoscendo persone, facendo esperienze e lavorando su di sè (guarda un po' come tutti). Ovviamente si potrebbero citare miliardi di esempi e non basterebbe una vita intera, ma veramente non riesco a capire come si possa non riconoscere l'esistenza del merito.
Aggiungo le frasi del professore e provo a commentare la sua visione altamente, a mio umile avviso, confusionaria e politica: "il merito nasconde le grandi ingiustizie della nostra società e ci racconta il fatto che tutte le persone se si possono impegnare possono ottenere un merito e successo nella vita. ... non potranno mai ottenere gli stessi livelli di merito", facendo una confusione tra la parole merito e la parola risultati. Che significa avere gli stessi meriti? Non ha proprio senso questa affermazione, chi mai può quantificare un merito, al massimo un risultato si quantifica per poi definire il livello eventuale. Poi fa un esempio in cui, guarda caso, si risponde dicendo "per me è piu meritevole colui che passa dal 4 al 6" (pensiero che condivido anche io), quindi anche lui usa la parola merito ma qui la usa nel suo vero connotato, non politicizzato. Cosa definiamo per merito in queste narrazioni? Definiamo il merito usato nella politica di destra bacchettona che vuole che "tu debba studiare e lavorare per guadagnare e MERITARTI il tuo posto sulla terra" o vogliamo effettivamente criticare il sistema "impegno-preparazione-lavoro-risultato-celebrazione"? Perchè anche per me è piu meritevole colui che passa dal 4 al 6 di uno che va dall'8 al 9, ma se poi quel ragazzo dal 6 va all'8 e dall'8 al 9 anche lui, inizia a perdere di merito? Quindi che facciamo vediamo la storia da raccontare a gusti personali? Come una bel libro che inizia a metà? Non so... Mi sembra veramente, sul solo argomento del merito, una propaganda politica che si fa lo sgambetto da sola con ragionamenti non logici e super politici. Il professore Barbasofia si merita quella cattedra perchè ha dimostrato nella sua vita impegno, amore per lo studio, amore per gli studenti ecc io non me lo meriterei perchè ho fatto altro. Anche perchè dubito che quando siano uscite le graduatorie di qualunque lavoro uno si metta a dire "no, io rifiuto il mio posto e lo cedo ad altre persone che nella loro vita hanno avuto piu difficoltà, è vero che ho studiato tanto e mi sono impegnato tanto ma lo meritano di più coloro che semplicemente per variabili ambientali sono stati piu sfortunati". Dubito veramente venga fatto. C'è troppa propaganda politica dietro questa affermazione sul merito. Troppa e poca voglia di proporre un modello che riconosca l'impegno e supporti allo stesso tempo anche chi ha più difficoltà alla base. Troppa ideologia a priori.
Nell’età in cui si rompono schemi si cambiano regole, a volte anche di una certa portata, ormai all’ordine del giorno, quale può essere il ruolo della cultura?
Ragazzi posso dire che fa riderissimo sentire due persone di estrema sinistra che criticano il governo per aver abolito una misura estremamente regressiva come il bonus cultura? Anzi, che pur avendo lasciato il bonus (perché sia mai che si tocchino i bonus) lo hanno reso finalmente progressivo
A proposito del merito, ho visto studenti provenienti da ambienti disagiati raggiungere risultati eccellenti grazie alle loro capacità innate e anche grazie a professori seri. Ci sono anche studenti provenienti da ambienti molto agiati essere bocciati diversi anni perché non idonei.
MMMMMM non è proprio cosi. Per cominciare, lo studente raramente ha delle qualità innate, molto più spesso è stato influenzato da un'ambiente culturalmente/tecnicamente stimolante nei primi 5 anni di vita. Questo avviene anche in famiglie operaie, anche se molto meno, come dimostrato dallo studio di riferimento a livello internazionale per l'educazione, ovvero il nuovo rapporto Pisa 2022, che mostra in maniera lampante come in quasi tutti i Paesi d'Europa i figli di operai abbiano mediamente risultati assai peggiori rispetto ai pargoli di famiglie benestanti, restino diversi anni indietro rispetto a loro e abbandonino la scuola molto più precocemente. Secondo, se anche avessi ragione tu, DOVE CAZZO STA IL MERITO NELL'AVERE UN TALENTO INNATO? Di questa questione parla anche Samah Karaki, neurologa francese, che nel suo libro "Le talent est une fiction" dimostra secondo studi neurologici antropologici che il "talento" non esiste veramente, ma è quasi sempre frutto di una cultura (es. Brasile cultura calcistica). Seconda cosa, verissimo che a volte il professore bravo prende sotto la sua ala e fa avanzare rapidamente anche i figli di operai, questo è dimostrato. Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? Altra referenza, la sociologa francese Anne Barrère negli anni 90 ha fatto uno studio nei licei francesi in cui ha fatto calcolare agli studenti quanto tempo ci mettessero per studiare una determinata materia e, sorpresa sorpresa? I figli di operai ci mettevano molto più tempo, spesso anche per carenze informative e di orientamento, oltre che per il livello infimo delle tappe scolastiche precedenti in istituti di periferia. La sociologa ha constatato che, per tutte queste ragioni, spesso i figli di operai facevano anche fatica soltanto a capire le consegne o su cosa l'insegnante voleva realmente che si concentrassero. Ripeto, questi sono studi pubblicati su riviste scientifiche. Infine vorrei sottolineare che LA TUA ESPERIENZA PERSONALE NON FA STATISTICA.
@@cate_5722 urlare ed essere volgare (netiquette) non aggiunge valore alla tua opinione. A mio modesto parere, la tua tesi giustifica quanto associato a Piero Angela: “l’Italia è un paese morto dove non ci sono punizioni per chi sbaglia e non ci sono premi per chi merita”.
L'esperienza personale non fa testo, se si guardano le statistiche è evidente che il merito è una invenzione, poi esistono ovviamente casi limite, ma la fortuna fa molto.
@@cate_5722 borghese o no, a mio modesto parere, aveva ragione. Sarà perché sono un borghese (e me ne vanto perché non mi ha regalato niente nessuno), sarà perché ho una forma mentis tecnica, pragmatica e diversa dalla vostra. Ora vi saluto, perché io ho da lavorare, voi contiate pure con i vostri studi, statiche sui figli di operai e quant’altro. Buon proseguimento.
Da persona da sempre di sinistra però qua si tende ad esagerare. Dai, il cellulare che si utilizza per fini didattici, ma non ci crede proprio nessuno. Piuttosto un computer e un tablet e non mi dite che sono la stessa cosa perché l'hardware è lo stesso perché difficilmente uno usa un cellulare per scrivere tesi e fare ricerche. Suvvia
Frequento l'università e il telefono lo uso solo a fine didattico. Non voglio spendere soldi per un computer portatile o un tablet, e mi va bene così. Anzi, ti dirò, nelle classi è più comune vedere persone che usano instagram dal computer che dal telefono, perchè il portatile ha questo alone di professionalità che non si dà al cellulare, e quindi si mimetizza meglio in aula. Anche alle superiori è così: un professore si allarma solo se vede un telefono, non se vede un tablet. Eppure anche i tablet hanno social e giochi
Forse sarebbe stato più opportuno trovare due persone che la pensano diversamente sui vari argomenti, perché questo non è un confronto stimolante: dicono entrambi le stesse cose (o quasi)
In effetti Barbasophia è uno di quei pochi e rari insegnanti che amano quello che fanno e si vede
@@BlakJeezus cosa c'entra con quello che ho detto?
@@RICCARDO1428 che Barbasophia è quel tipo di persona che sa come pensano i giovani perché cerca di capirli quindi ha una visione di insieme che spesso va in accordo col pensiero dei giovani soprattutto di quelli che non apprezzano lo studio a scuola e non si hanno discorsi contrastanti con in questo video
@@BlakJeezus quello che tu descrivi non è un dibattito: sono due persone che dicono "siamo dei grandi, perché la pensiamo allo stesso modo". Un dibattito si fa tra persone che, almeno per qualcosa, la pensano diversamente e hanno modo di argomentare le proprie ragioni.
Essere in disaccordo non significa mancare di rispetto all'altra persona
@@RICCARDO1428 si si va bene va in mona
Non so se ha senso mettere di fronte due persone con le stesse opinioni, ma sentire ogni tanto delle persone col cervello è un toccasana, approfittiamone
Andava tutto bene fino al minuto 5. Mi stava piacendo molto il video e sono d' accordo con le prime idee espresse. Mi ha colpito molto la riflessione sul merito e sul fatto che una persona parte da una situazione che non è quella di un altro e quindi non si può misurare. Quindi è più meritevole chi parte da una situazione di difficoltà e si impegna tanto che chi parte da situazione di vantaggio, economica anche, o cognitiva, e raggiunge gli obiettivi con facilità perchè magari è dotato o può frequentare le scuole migliori o le università migliori o più prestigiose. Anche su questo si potrebbe approfondire, puoi frequentare un luogo di formazione prestigioso ma magari non ti si addice o non ti trovi bene, ma è un altro discorso. Non sono d' accordo assolutamente sul fatto del telefono in classe perchè tanto i ragazzi non lo usano a fini didattici, lo usano comunque ma dargli il lascia passare così liberamente è come servire l' opportunità sul piatto d' argento. Anche sui pantaloncini e infradito non sono d' accordo, anche qui ipocrisia, siamo una società ormai fondata sull' estetica e un certo abbigliamento può non essere adatto secondo me per un contesto formale, senza contare che i ragazzi sono vulnerabili. Qualcuno si può turbare, o provare piacere, nel vedere una minigonna, un pantaloncino corto, un top sulle ragazze. Certo la scuola è un mini mondo però si deve essere pronti a questo, non in una società polemica e bigotta come in Italia. Fosse per me sarei d' accordo, sarebbe giusta anche l' educazione civica, sessuale e ambientale ma non credo in Italia ci sia la libertà di altre culture, per non parlare dei genitori che si accapigliano tra loro.
Dialogo molto stimolante e attualissimo. Invito i professori che non si dovessero trovare a proprio agio ascoltando quanto si dice a porsi qualche domanda: chi è scollegato dal mondo? I ragazzi di 15/19 anni, o gli adulti (genitori e prof.) di 50?
Quando gli adulti non accettano le proprie fragilità e incapacità, poi finisce che diventano o padroni autoritari, o demolitori dei giovani da cui si sentono minacciati.
Ostacoli che i ragazzi dovranno imparare a gestire e, spesso, ad ignorare.
Io ci tengo a dire due cose sulla questione del merito, due cose basate su studi di neurologi, sociologi e statisti, da dedicare ai balordi che pensano veramente che il merito esista. Per cominciare, lo studente raramente ha delle qualità innate, molto più spesso è stato influenzato da un'ambiente culturalmente/tecnicamente stimolante nei primi 5 anni di vita. Questo avviene anche in famiglie operaie, anche se molto meno, perché ovviamente gli operai spesso non hanno il capitale culturale/informativo/economico dei borghesi benestanti. Le conseguenze sono ben messe in evidenza dallo studio di riferimento a livello internazionale per l'educazione, ovvero il nuovo rapporto Pisa 2022, che mostra in maniera lampante come in quasi tutti i Paesi d'Europa i figli di operai abbiano mediamente risultati assai peggiori rispetto ai pargoli di famiglie benestanti, restino diversi anni indietro rispetto a loro e abbandonino la scuola molto più precocemente. Secondo, se anche esistesse il "talento innato", vorrei capire dove starebbe il merito. Di questa questione parla anche Samah Karaki, neurologa francese, che nel suo libro "Le talent est une fiction" dimostra secondo studi neurologici e antropologici che il "talento" non esiste veramente, ma è quasi sempre frutto di una cultura (es. Brasile cultura calcistica). Seconda cosa, verissimo che a volte il professore bravo prende sotto la sua ala e fa avanzare rapidamente anche i figli di operai, questo è dimostrato. Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? Altra referenza, la sociologa francese Anne Barrère negli anni 90 ha fatto uno studio nei licei francesi in cui ha fatto calcolare agli studenti quanto tempo ci mettessero per studiare una determinata materia e, sorpresa sorpresa? I figli di operai ci mettevano molto più tempo, spesso anche per carenze informative e di orientamento, oltre che per il livello infimo delle tappe scolastiche precedenti in istituti di periferia. La sociologa ha constatato che, per tutte queste ragioni, spesso i figli di operai facevano anche fatica soltanto a capire le consegne o su cosa l'insegnante voleva realmente che si concentrassero. Ripeto, questi sono studi pubblicati su riviste scientifiche. Infine vorrei sottolineare che L'ESPERIENZA PERSONALE NON FA STATISTICA.
Mi permetto di discutere con lei perchè ha mosso argomenti interessanti ma sembrano contraddirsi da soli e credo ci possa essere terreno per un confronto.
Lei parte introducendo il concetto merito ma subito dopo fa una disamina sul talento, sulle abilità innate, due concetti totalmente diversi, quasi agli antipodi mi verrebbe da dire. Espone giustamente l'assunto, anche a valle di numerosi studi, su come il talento non esista e sia un punto di incontro di numerosi fattori (principalmente d'ambiente e situati nell'infanzia da quello che leggo, senza tener conto dell'individualità biologica, ma ora ha poco senso aggiungere tale variabile perchè non è del talento che si sta parlando). Dico due concetti agli antipodi perchè se avessi "talento" nel saper parlare italiano agli occhi di uno straniero, non dimostro di avere un merito nel saper parlare italiano, in quanto il mio ambiente di vita mi ha dato naturalmente tale capacità. Tuttavia, non ho talento nel parlare giapponese, per cui se imparassi il giapponese, con tutte le sue difficoltà, dimostrerei del merito nell'aver acquisito una lingua nuova.
Per cui il primo punto non penso sia cosi solido, ma lo ritengo valido nella disquisizione sul talento.
Il secondo punto crolla da solo per sua stessa ammissione. Dove c'è talento non c'è merito. Il merito implica l'esperienza di un percorso in salita che, per sua natura, la vita offre più ogni giorno in milioni di sfaccettature. Il talento è laddove tale salita, per motivi ambientali, biologici o mix di altro, non solo ti mostra una discesa ma ti regala pure uno skateboard qualora tu voglia intenzionalmente spingere l'acceleratore.
Per non parlare dell'assunto "a volte il professore bravo prende sotto la sua ala ... Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? " in cui intenzionalmente privi all'individuo ragazzo una serie di traguardi che ai tuoi/nostri occhi potrebbero essere dati da uno scivolo sociale, con schemi di giudizio puramente arbitrari, eliminando totalmente l'impegno e il sacrificio, come sempre possibile, che nessuno può conoscere.
"Quanti esami ha dato tizio all'università? Perchè li ha passati? Ah è figlio di un professore... allora..."
Non riesco a capire come non si possa fare un confronto additivo alla narrazione dell'impegno includendo anche un approccio piu empatico e vicino all'esaminato ma si voglia sempre definire "il fascista che vuole dare i numeri a meh, io non sono un numero! Ho dei sentimenti" (ovviamente non mi riferisco a lei).
Magia. Si può fare si ciò che si dice, offrendo commenti, vicinanza, ascolto e aiuto sia riconoscere la necessità e la bellezza nel celebrare un traguardo perchè "una persona lo ha meritato", ossia ha affrontato delle difficoltà e ci ha provato. Ciò significa che chi non riesce e fallisce non "è valido o è immeritato"? No, al massimo significa che va aiutato e supportato proprio in virtu di un'assenza ambientale che c'è stata. Ma ci deve essere un'intenzione alla base di un cambiamento, e se non c'è bisogna lavorare per una società in cui più persone ricerchino il proprio posto nel mondo piuttosto che aspettino che qualcuno glielo dia.
Arrivare a giustificare l'ambiente prima ancora delle azioni del singolo è veramente svilente. "Tizio è diventato qualcuno, ha fatto quello perchè aveva gli agganci" e poi scopri che semplicemente è un ragazzo normale che si è messo in gioco, conoscendo persone, facendo esperienze e lavorando su di sè (guarda un po' come tutti).
Ovviamente si potrebbero citare miliardi di esempi e non basterebbe una vita intera, ma veramente non riesco a capire come si possa non riconoscere l'esistenza del merito.
Aggiungo le frasi del professore e provo a commentare la sua visione altamente, a mio umile avviso, confusionaria e politica:
"il merito nasconde le grandi ingiustizie della nostra società e ci racconta il fatto che tutte le persone se si possono impegnare possono ottenere un merito e successo nella vita. ... non potranno mai ottenere gli stessi livelli di merito", facendo una confusione tra la parole merito e la parola risultati. Che significa avere gli stessi meriti? Non ha proprio senso questa affermazione, chi mai può quantificare un merito, al massimo un risultato si quantifica per poi definire il livello eventuale. Poi fa un esempio in cui, guarda caso, si risponde dicendo "per me è piu meritevole colui che passa dal 4 al 6" (pensiero che condivido anche io), quindi anche lui usa la parola merito ma qui la usa nel suo vero connotato, non politicizzato.
Cosa definiamo per merito in queste narrazioni? Definiamo il merito usato nella politica di destra bacchettona che vuole che "tu debba studiare e lavorare per guadagnare e MERITARTI il tuo posto sulla terra" o vogliamo effettivamente criticare il sistema "impegno-preparazione-lavoro-risultato-celebrazione"? Perchè anche per me è piu meritevole colui che passa dal 4 al 6 di uno che va dall'8 al 9, ma se poi quel ragazzo dal 6 va all'8 e dall'8 al 9 anche lui, inizia a perdere di merito? Quindi che facciamo vediamo la storia da raccontare a gusti personali? Come una bel libro che inizia a metà? Non so...
Mi sembra veramente, sul solo argomento del merito, una propaganda politica che si fa lo sgambetto da sola con ragionamenti non logici e super politici.
Il professore Barbasofia si merita quella cattedra perchè ha dimostrato nella sua vita impegno, amore per lo studio, amore per gli studenti ecc io non me lo meriterei perchè ho fatto altro. Anche perchè dubito che quando siano uscite le graduatorie di qualunque lavoro uno si metta a dire "no, io rifiuto il mio posto e lo cedo ad altre persone che nella loro vita hanno avuto piu difficoltà, è vero che ho studiato tanto e mi sono impegnato tanto ma lo meritano di più coloro che semplicemente per variabili ambientali sono stati piu sfortunati".
Dubito veramente venga fatto.
C'è troppa propaganda politica dietro questa affermazione sul merito. Troppa e poca voglia di proporre un modello che riconosca l'impegno e supporti allo stesso tempo anche chi ha più difficoltà alla base. Troppa ideologia a priori.
Scommetto sei una femminista e hai tra i 20 e 30 anni
@@Dreid99-1 mi definirei meglio comunista, grazie
@@cate_5722 allora ci ho azzeccato, del resto il piagnisteo ripetuto a pappagallo non mente
È praticamente un monologo.
Nell’età in cui si rompono schemi si cambiano regole, a volte anche di una certa portata, ormai all’ordine del giorno, quale può essere il ruolo della cultura?
Discussione interessante bravi davvero
Grande barbasophia
Ragazzi posso dire che fa riderissimo sentire due persone di estrema sinistra che criticano il governo per aver abolito una misura estremamente regressiva come il bonus cultura? Anzi, che pur avendo lasciato il bonus (perché sia mai che si tocchino i bonus) lo hanno reso finalmente progressivo
A proposito del merito, ho visto studenti provenienti da ambienti disagiati raggiungere risultati eccellenti grazie alle loro capacità innate e anche grazie a professori seri. Ci sono anche studenti provenienti da ambienti molto agiati essere bocciati diversi anni perché non idonei.
MMMMMM non è proprio cosi. Per cominciare, lo studente raramente ha delle qualità innate, molto più spesso è stato influenzato da un'ambiente culturalmente/tecnicamente stimolante nei primi 5 anni di vita. Questo avviene anche in famiglie operaie, anche se molto meno, come dimostrato dallo studio di riferimento a livello internazionale per l'educazione, ovvero il nuovo rapporto Pisa 2022, che mostra in maniera lampante come in quasi tutti i Paesi d'Europa i figli di operai abbiano mediamente risultati assai peggiori rispetto ai pargoli di famiglie benestanti, restino diversi anni indietro rispetto a loro e abbandonino la scuola molto più precocemente. Secondo, se anche avessi ragione tu, DOVE CAZZO STA IL MERITO NELL'AVERE UN TALENTO INNATO? Di questa questione parla anche Samah Karaki, neurologa francese, che nel suo libro "Le talent est une fiction" dimostra secondo studi neurologici antropologici che il "talento" non esiste veramente, ma è quasi sempre frutto di una cultura (es. Brasile cultura calcistica). Seconda cosa, verissimo che a volte il professore bravo prende sotto la sua ala e fa avanzare rapidamente anche i figli di operai, questo è dimostrato. Ma ancora una volta, dov'è il merito del ragazzo in questo caso? Nell'aver trovato un buon professore? Altra referenza, la sociologa francese Anne Barrère negli anni 90 ha fatto uno studio nei licei francesi in cui ha fatto calcolare agli studenti quanto tempo ci mettessero per studiare una determinata materia e, sorpresa sorpresa? I figli di operai ci mettevano molto più tempo, spesso anche per carenze informative e di orientamento, oltre che per il livello infimo delle tappe scolastiche precedenti in istituti di periferia. La sociologa ha constatato che, per tutte queste ragioni, spesso i figli di operai facevano anche fatica soltanto a capire le consegne o su cosa l'insegnante voleva realmente che si concentrassero. Ripeto, questi sono studi pubblicati su riviste scientifiche. Infine vorrei sottolineare che LA TUA ESPERIENZA PERSONALE NON FA STATISTICA.
@@cate_5722 urlare ed essere volgare (netiquette) non aggiunge valore alla tua opinione. A mio modesto parere, la tua tesi giustifica quanto associato a Piero Angela: “l’Italia è un paese morto dove non ci sono punizioni per chi sbaglia e non ci sono premi per chi merita”.
L'esperienza personale non fa testo, se si guardano le statistiche è evidente che il merito è una invenzione, poi esistono ovviamente casi limite, ma la fortuna fa molto.
@@Mich-i9h senza addurre alcun argomento, ahahahah, sicuramente hai ragione 🤣🤣🤣 Piero Angela è un borghese che non si rende conto dei suoi privilegi
@@cate_5722 borghese o no, a mio modesto parere, aveva ragione. Sarà perché sono un borghese (e me ne vanto perché non mi ha regalato niente nessuno), sarà perché ho una forma mentis tecnica, pragmatica e diversa dalla vostra. Ora vi saluto, perché io ho da lavorare, voi contiate pure con i vostri studi, statiche sui figli di operai e quant’altro. Buon proseguimento.
Da persona da sempre di sinistra però qua si tende ad esagerare. Dai, il cellulare che si utilizza per fini didattici, ma non ci crede proprio nessuno. Piuttosto un computer e un tablet e non mi dite che sono la stessa cosa perché l'hardware è lo stesso perché difficilmente uno usa un cellulare per scrivere tesi e fare ricerche. Suvvia
Frequento l'università e il telefono lo uso solo a fine didattico. Non voglio spendere soldi per un computer portatile o un tablet, e mi va bene così.
Anzi, ti dirò, nelle classi è più comune vedere persone che usano instagram dal computer che dal telefono, perchè il portatile ha questo alone di professionalità che non si dà al cellulare, e quindi si mimetizza meglio in aula. Anche alle superiori è così: un professore si allarma solo se vede un telefono, non se vede un tablet. Eppure anche i tablet hanno social e giochi
....ahhh ma allora é un CINQUE POLITICO!!! 😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂
Discussione senza capo ne coda. Lo dico da insegnante: completamente scollegata dalla realtà.
Mi dispiace tanto che tu sia insegnante
@@cate_5722 i miei studenti per fortuna no
Motiveresti questa tua osservazione?
@@brandovitali1071 domani mattina, se lei è veramente interessato, commento punto per punto. Ma in soldi è un discorso vuoto...
Penso la stessa cosa...questa intervista non ha né capo né coda...si al cellulare ???? 😵