Viviamo in un'epoca che smentisce senza se e senza ma quelli che erano convinti che le scienze umane fossero inutili. Filosofia, psicologia, sociologia, antropologia saranno sempre più fondamentali per non perdere noi stessi con le nuove tecnologie
Io più che la tecnica ho sempre preferito la spiritualità e la natura. ma mi rendo conto che è molto soggettivo, perché dipende dalle proprie inclinazioni naturali e dalla propria formazione. Io ho sempre studiato e lavorato in campo creativo/artistico e la mia intelligenza è di tipo emotivo, quindi di conseguenza la tecnica la trovo piu superflua. Comunque, puntata molto interessante, grazie.
"Stiamo costruendo queste macchine per trovare noi stessi, solo che trovare noi stessi potrebbe essere la cosa più terribile del mondo"... grandissimo Rick! dieci!!!
1:01:38 Attenzione a dire che "questo la macchina non lo può fare", sono diversi i pregiudizi simili a questo decaduti nel corso del tempo. Purtroppo l'ospite espone una serie di pregiudizi sulla AI, a proposito di "pregiudizi"! Intanto l'uso delle categorie: l'AI è "macchina"? Non molto diversamente da come "macchina" è l'Umano. La diversità sta nella scala della complessità, oltre il fatto che l'AI attuale è fondamentalmente (= a livello teoricamente fondamentale) il modello matematico di una sola parte di una complessa macchina biologica (reti neurali) implementato (il modello) sulla "macchina di Turing". inoltre, benché la "macchina di Turing" possa eseguire tutto ciò che è computabile, non comporta che nella computazione delle reti neurali lo faccia nel modo più efficiente possibile. Infatti, proprio per questo si stanno studiando chip o elementi neuromorfici. In caso di successo, ci si allontana sempre più dal concetto di "macchina" e anche (soprattutto) dal concetto di "algoritmo". Ancora, poco più che una decina di anni fa si criticavano i successi (o gli insuccessi) della AI paragonandola alla capacità computazionale del sistema nervoso di una zanzara. Oggi, e non è passato molto, i modelli LLM hanno una capacità computazionale simile a quella di un ranocchio, o di un criceto. Non cadiamo nel pregiudizio che lo sviluppo della AI si fermi a questo punto. Ottimo l'argomento di Rick sulla stratificazione dell'informazione nel corso dell'evoluzione degli organismi biologici. Ma Rick è sempre al di sopra dei suoi interlocutori che parlano di AI, almeno sui video che finora ho incontrato.
Il desiderio dell'uomo di voler vedere pensiero nelle llm si chiama empatia ed é lo stesso meccanismo che porta a tutto lo sviluppo sociale della nostra razza.
"Per analizzare il processo di questa macchina non è sufficiente solo un informatico, ma anche un filosofo e uno psicologo!" *letteralmente dieci secondi dopo* "Non possiamo dire che questa macchina stia pensando, sono solo moltiplicazioni tra matrici."
@@rickdufer Sì mi sembra ci sia una contraddizione. Se si tratta solo di calcolo tra matrici e non di un pensiero è inutile scomodare specialisti del pensiero e viceversa. Delle due l'una. Secondo me la macchina pensa. Non come farebbe un uomo, o meglio, manifesta un sottoinsieme di quello che è l'intero spettro del pensiero dell'uomo (che è fatto anche di altri pensieri ad esempio il percepire il pizzicare della punta di un ago sul dito e chissà quali altre magico-istintuali-emozionali riflessioni). Nei discorsi del tuo ospite vedo la solita ancestrale paura di coloro che temono venga loro portata via la loro caratteristica identificativa di unicità dell'essere umano. Un tempo si diceva che l'essere umano è l'unico che comunica con un linguaggio: poi abbiamo scoperto che balene e scimpanzé lo fanno altrettanto bene. Allora abbiamo spostato la nostra convinzione: l'essere umano è l'unico che può giocare a scacchi; e ora perdiamo miseramente contro le macchine. Oggi ammettere che le macchine pensino per alcuni equivale a sentire di aver perso ciò che li rende speciali. Forse costoro si sono fidati un po' troppo di Cartesio. Faremmo bene invece ad accettare quanto prima che buona parte del pensiero che associavamo all'essere umano pensando lo caratterizzasse univocamente, che magari ci faceva sentire speciali e unici nel creato, in realtà è ricostruibile in un processo fisico/materiale organizzato in una maniera complessa quanto vuoi, ma comunque automatizzabile. A me invece piace l'idea che stiamo andando per esclusione e che enormi porzioni del nostro pensiero che credevamo nostra prerogativa si possono invece trovare in natura e nella tecnologia: man mano che questo processo di esclusione procede, magari convergeremo su ciò che rimane veramente di nostro andandolo sempre di più ad identificare come quello che chiamiamo "coscienza".
Alcune delle competenze non replicabile dalla macchina è la coscienza di sé, l'etica, i valori. Subito avrei scritto l'ascolto e l'empatia, ma penso che la macchina sia già addestrata per simulare bene questi due aspetti, in alcuni casi già meglio delle persone
Se non sappiamo definire cosa sia “pensare” non possiamo dire se la macchina stia , o meno, pensando. Potremmo anche dire che non stia pensando perché ne abbiamo paura… ma siamo proprio sicuri che non si avvicini al pensiero umano?
Ciao Rick bel video, molto elegante il prof. Chiariatti, che ovviamente non può scendere nei particolari. A mio modo di vedere più che la meritocrazia la gente per difendersi dalla propaganda deve tornare a essere autonoma e non omologata. Cioè a essere libera dal bombardamento mediatico. Un America che mi vota Trum nonostante i mass media, è una grande vittoria, non tanto per la politica, quanto per il fatto che almeno lì c'è un forte senso della realtà ancora. Ma d'altronde il cambiamento climatico urgerebbe che si costruissero argini, strutture per difendere le ferrovie, bacini idrici, ovvero tutto quegli investimenti, che invecee per la solita massimizzazione del profitto si stanno spostando alle IA, e alla grandi aziende che investono nel big tech. La corsa all'IA sta facendo dimenticare la vera emergenza. Sta per arrivare il treno sui denti! 🤣 sarebbe un tema da pensare giusto? ma non ci conto.
La corsa energetica (spacciata nelle menzogna a proteggerci dal clima) è in realtà una corsa per far funzionare i procesorri che richiedono un grande uso di quella. (non so se sia fake sta cosa, ma tendo a crederci, in attesa di altri dibattiti che la confermino).
Naturalmente se vogliamo rimanere politicamente corretti, parliamo pure di rafforzamento dei bias, come avete fatto brillantemente entrambi oggi. Salve.
Rick, credo che l'Europa non sia più in posizione per trattare i propri valori con il mondo, per lo meno, e questo ci rendo meno competitivi/appetibili. Mi spiego meglio: l'Europa osserva la nuova tecnologia, tutela e conserva ciò che già ha e vede di trovare il compromesso perché il nuovo e il vecchio possano convivere, questo processo richiede tempo e non è detto che si trovi il compromesso. Gli USA, a ruota il resto del mondo, prima "sparano" e poi aggiustano la mira. Per cui, prima implementeranno l'AI, cadranno in degli errori, correggono e ripartono e così via. La discrepanza di tempo nel tentare di trovare un compromesso e nel correggere il tiro è gigante e ci farà sempre rimanere indietro nelle nuove tecnologie.
Ho trovato qualche imprecisione nel discorso di Chiriatti: 1) Senza dati non si può fare intelligenza artificiale - questa affermazione è semplicemente falsa, esiste un'intera branca della disciplina che sfrutta l'interazione con l'ambiente per produrre algoritmi intelligenti, già solo questo mina buona parte delle affermazioni successive come quella dell'essenza di un corpo (ovvero l'insieme delle strutture e capacità di interagire con un sistema esterno e registrarne gli stimoli). 2) La riduzione degli algoritmi di intelligenza artificiale ai loro singoli processi, le moltiplicazioni matriciali, lo trovo fuori luogo in quanto è evidente che ogni esempio di intelligenza (naturale o artificiale) non è altro che una proprietà emergente di enormi molteplicità di processi che di intelligente non hanno nulla. Di fatto i nostri neuroni non sono che connessioni chimiche ed elettriche le quali non sono altro che il risultato di ancora più elementari processi elettromagnetici. Questo è ovvimente vero se il discorso vuole rimanere razionale senza sfociare in misticismi non confutabili. 3) La mancanza di intenzionalità e coscienza senza dare definizioni proprie a questi oggetti sembra un giudizio religioso più che razionale In definitiva, se vogliamo denotare un ambito mistico nell'essere umano e nella vita biologica non c'è niente di male, sarebbe il caso però di essere chiari con se stessi e con gli ascoltatori e dichiarare apertamente su cosa si basano i propri ragionamenti senza volersi nascondere dietro una razionalità che in realtà è spesso traballante.
Mi trovo in parte d'accordo ma mi sembrano precisazioni in qualche modo opinabili: 1) si può vedere l'apprendimento tramite reinforcement learning come IA basata su dati raccolti in tempo reale, sempre dati sono. Dipende dalle definizioni di dato, informazione o "algoritmo intelligente" che credo tu intendessi agente 2) vero, ma occorre citare comunque i "mattoncini" base dell'IA per fare un discorso consapevole, in quanto le operazioni base le comprendiamo benissimo e le abbiamo costruite noi, a differenza delle interazioni tra neuroni biologici 3) bisogna dare una definizione di entrambe anche per giudicarne l'esistenza oltre che la mancanza
@@sifaohd8854 riguardo al primo punto: se la mettiamo così anche gli esseri umani apprendono solo tramite dati raccolti in tempo reale. È una differenza essenziale, nasconderla dietro una definizione più generale mi sembra un tentativo di costruzione delle definizioni per portare acqua al proprio mulino piuttosto che instaurare un discorso onesto e costruttivo. Per quanto concerne il resto mi trovo d'accordo con te.
Ragazzi concordo in pieno con le vostre considerazioni su Chat GPT e su quello che veramente è, ma porca miseria, ci sono momenti che mi lascia allibito su come immediatamente intende quello che voglio dirgli, e le idee geniali che mette in campo. Simula un 'intelligenza, ma comunque simula un'intelligenza superiore a quella di molti esseri umani.
E si va di Metal Gear Saga e soprattutto il 2 e Peace Walker. Anzi, Rick, quando porterai questa Saga in ambito filosofico? Basta che non porti Sabaku che si spaccia per Veterano. 😭
Secondo me la "fretta" di avere un'intelligenza al di là di quella umana è più per avere una "speranza" per molte persone, credo. Una speranza che spesso hanno perso negli loro simili (esseri umani) e che a volte vorrebbero cercare altrove (in macchine più evolute, magari)
FEEDBACK COSTRUTTIVO! Senti Rick io apprezzo i tuoi contenuti ma su Spotify l’audio risulta spesso fastidioso..a volte non si sente o si sente male..le pubblicità partono con il volume altissimo e quando parli tu non si sente più nulla..sistema sta cosa perché è l’unico podcast di tutti quelli che ascolto che mi da sui nervi a causa della mancanza di fluidità..poi fai tu..ciao tvb
Spiega un po’ meglio i problemi che hai, noi guardiamo sempre i livelli audio e alziamo sempre di almeno 8 decibel. Purtroppo i volumi delle pubblicità non li decidiamo noi, però ci sembra tutto equilibrato
Questo video è un bel contributo alla riflessione ma non mi vede d'accordo su alcune affermazioni. Ci sono alcune di queste che evidenziano un bias di fondo: la visione antropocentrica che definisce cosa sia la "verità" secondo il nostro punto di vista. Altro punto, starei molto attento a dire "mai saranno come noi..." dando per assunto che noi siamo il punto di riferimento e che per giungere a Roma si possa giungere solo da una strada: la nostra. Altro punto, come definiamo il "pensiero", se non la capacità di elaborare conoscenze ed esperienze in un contesto fisico o anche astratto? Ebbene, le conoscenze dell'AI gliele stiamo fornendo noi con masse enormi di dati, le esperienze le acquisiranno con la sensoristica che può andare ben oltre i nostri cinque sensi, unita alla robotica, la capacità di coniugare conoscenze ed esperienze per elaborare pensieri ulteriori ed azioni in un contesto è già oggi realtà, potrà essere solo affinata. Quello che posso condividere è che questo "pensiero" così come lo definiamo, le AI lo elaborano e lo esprimono seguendo strade diverse, ma poi quanto diverse? Se noi umani siamo figli delle stelle - e questo è un fatto, non un'opinione - non siamo fatti degli stessi elementi e rispondiamo alle stesse regole matematiche, per quanto queste possano essere a noi ignote? Cosa sappiamo della matematica che sta dietro i processi elettrochimici del nostro cervello? Anche di quelli che definiamo imponderabili e indefinibili come l'intuizione? Noi ci siamo evoluti attraverso processi biologici, quindi genetici che comunque devono rispondere alla matematica dell'universo, certamente con funzioni matematiche di complessità a noi sconosciuta f(x)→∞ quando x→∞. Nel caso dell'Ai noi umani stiamo allevando (incautamente) un'altra forma di intelligenza che segue altre strade: quella algoritmica, e starei molto attento a considerarla una forma inferiore di intelligenza; e già su quest'ultima parola ci sarebbe da intendersi. Di certo oggi è molto più grossolana ed inefficiente della nostra, basti considerare cosa noi umani siamo in grado di fare con i pochi watt che consuma il nostro cervello. L'approccio che vedo oggi diffuso, a mio parere, ci vieta di comprenderne la complessità, tant'è vero che la maggior parte delle discussioni si concentrano solo sugli effetti della sua applicazione. Possiamo immaginare quando tra poche decine di anni i computer quantistici saranno più diffusi: potenza di calcolo ed efficienza energetica di migliaia di volte superiori a quella attuale. Anche il concetto di "valore" ("..le macchine non hanno valori...") se é pur vero che oggi certamente non ne abbiano e che, al massimo, possano solo simulare quelle che noi li abbiamo trasferito, l'espressione è comunque autoreferente dando per definizione di essere noi i detentori della verità; noi i detentori di qualcosa che altri da noi non possono avere. Noi siamo al massimo detentori della "nostra" verità. Che poi, cosa sarebbe la verità se non una serie di rappresentazioni di noi stessi e della realtà fisica o anche immaginata con la quale ci confrontiamo? Indossiamo maschere il più delle volte inconsciamente, atte a porci in relazione con la realtà esterna ed anche con quella interiore e definiamo di volta in volta verità relative, anch'esse autoreferenti. La "black box" dentro di noi, così come citata nel video, che si relaziona con noi, ma che noi stessi non possiamo indagare, secondo una analogia grossolana, sembra che l'abbiano anche le AI. Se volessimo paragonare la nostra a quella parte che nelle AI neanche i programmatori riescono a spiegare in relazione alle risposte che ottengono: pur analizzando gli algoritmi non comprendono dettagliatamente i processi che la macchina ha fatto. Siano in grado di analizzare i processi elettro-chimici che governano azioni e pensieri umani? Ci stiamo provando ma ci manca ancora la fisica e la matematica che li governa. E che dire della coscienza? Le AI esistono solo quando si manifestano, ossia quando pigiamo un pulsante? O esistono in quanto percettrici di se stesse? Si dirà, certamente simulano! Ma allora la domanda è: quale è la differenza tra essere o apparire, nel concreto? Quando un nostro simile ci mente o semplicemente si rappresenta a noi, noi stessi diamo per vero il significato espresso da quell'interazione pur sapendo in misura più o meno conscia che il messaggio tra l'emittente ed il ricevente necessiti di una interpretazione. E su che basi noi interpretiamo? Lo facciamo sulla base dell'esperienza, delle conoscenze, dell'analisi del contesto e grazie alla famosa black box che può darci degli ulteriori input. Quindi se un AI, grazie a tutto quello che gli stiamo fornendo ed alla sua capacità autonoma di elaborare dati e contesti, appare cosciente, ci comprende, ci risponde, assolve ai nostri bisogni interiori, genera arte analoga per diversità ed imponderabilità a quella che noi generiamo, possiamo considerarla analoga a noi pur essendo certi che sia altro da noi? Oppure solo noi possiamo considerarci i veri "veri"? Quel che mi pare certo è che il discrimine sia molto più sfumato di quanto spesso sento in merito alle AI, e se oggi questa differenza è ancora marcata non dovremmo dare per assunto che lo sia anche in futuro, solo per il fatto che noi siamo umani. Di certo sono entusiasta di questa nuova possibilità di potermi interfacciare con una AI ma anche più preoccupato per quanto stiamo creando, e non solo per gli effetti sul lavoro, l'economia etc.; soprattutto perché stiamo maneggiando "la materia di cui sono fatti i sogni" che facilmente possono trasformarsi in incubi. La percezione che ho è che stiamo maneggiando qualcosa che si misura con un'unità di misura a noi sconosciuta e che pedissequamente continuiamo ad utilizzare unità di misura non idonee a valutarne la complessità, prima ancora che gli effetti. È come se usassimo i kg al posto dei metri; qualcosa che pesa molto, spesso, ma non sempre, è anche dimensionalmente più grande; questo può trarci in inganno. A mio parere dovremmo limitare la nostra autoreferenzialità nelle valutazioni, per quanto possa essere difficile, e concordo che l'argomento debba essere analizzato con un approccio olistico: servono filosofi, psicologi, sociologi, antropologhi, umanisti in genere e, ovviamente informatici ma anche fisici e matematici. E poi avere una visione più slegata da quanto vediamo oggi: l’oggi è solo un punto sulla curva che disegna l’evoluzione, ed è provato che il nostro cervello non riesce a comprendere i processi che non siano lineari; è conseguente la difficoltà a tracciare il futuro che ci attende . Un'ultima provocazione: noi li alieni li abbiamo sempre cercati in altri mondi sperando e temendo di trovarne di più intelligenti di noi, senza, però, ancora averli trovati; non è che di quel tipo li stiamo generando ed allevando nel nostro?
Bella cogitata, davvero grazie. Però non sono per niente d'accordo con l'ospite. Secondo me (dico la mia da ignorante) ci sono dei preconcetti che portano un po' fuori strada. Il primo è una confusione strisciante fra "coscienza" e "intelligenza". Sono cose decisamente diverse. Quasi mai siamo consapevoli degli output della nostra intelligenza. Ed è del tutto irrilevante che siamo coscienti degli input e degli output della nostra intelligenza. Il secondo è ritenere l'intelligenza umana (intesa nelle sue singole funzioni) di per sé qualitativamente superiore all'intelligenza artificiale. (al di là dei limiti tecnici) Il terzo è non accorgersi che tutti i bias che imputiamo all'AI in realtà sono applicabili in toto alla maggior parte delle persone se non a tutte (almeno in qualche ambito). Non dico che non ci siano differenze qualitative fra AI e la nostra intelligenza, ma non ho trovato ancora spiegazioni convincenti in merito. Potrebbe essere il prossimo "shock" culturale che ci aspetta... Forse la differenza più sostanziale è che la nostra intelligenza è guidata dall'istinto di sopravvivenza mentre l'AI è guidata dagli obiettivi che gli diamo.
Questa conversazione andrebbe divulgata nelle scuole... ragionamenti tecnici ed etici con parole semplici e intuitive... complimenti davvero
Che bello questo video sul signore degli anelli! Grazie
Dal mio punto di vista, questa è stata una delle cogitate di livello più alto, complimenti Rick
Viviamo in un'epoca che smentisce senza se e senza ma quelli che erano convinti che le scienze umane fossero inutili. Filosofia, psicologia, sociologia, antropologia saranno sempre più fondamentali per non perdere noi stessi con le nuove tecnologie
BRAVO RICK, VALORI, I VALORI CHE EVOLVONO E CHE VANNO DIFESI.! ❤
Ottimo video divulgatore
Io più che la tecnica ho sempre preferito la spiritualità e la natura. ma mi rendo conto che è molto soggettivo, perché dipende dalle proprie inclinazioni naturali e dalla propria formazione. Io ho sempre studiato e lavorato in campo creativo/artistico e la mia intelligenza è di tipo emotivo, quindi di conseguenza la tecnica la trovo piu superflua.
Comunque, puntata molto interessante, grazie.
Complimenti!
"Stiamo costruendo queste macchine per trovare noi stessi, solo che trovare noi stessi potrebbe essere la cosa più terribile del mondo"... grandissimo Rick! dieci!!!
Ospite davvero interessante 👍
Puntata preziosissima dal primo all’ultimo minuto.
1:01:38 Attenzione a dire che "questo la macchina non lo può fare", sono diversi i pregiudizi simili a questo decaduti nel corso del tempo. Purtroppo l'ospite espone una serie di pregiudizi sulla AI, a proposito di "pregiudizi"! Intanto l'uso delle categorie: l'AI è "macchina"? Non molto diversamente da come "macchina" è l'Umano. La diversità sta nella scala della complessità, oltre il fatto che l'AI attuale è fondamentalmente (= a livello teoricamente fondamentale) il modello matematico di una sola parte di una complessa macchina biologica (reti neurali) implementato (il modello) sulla "macchina di Turing". inoltre, benché la "macchina di Turing" possa eseguire tutto ciò che è computabile, non comporta che nella computazione delle reti neurali lo faccia nel modo più efficiente possibile. Infatti, proprio per questo si stanno studiando chip o elementi neuromorfici. In caso di successo, ci si allontana sempre più dal concetto di "macchina" e anche (soprattutto) dal concetto di "algoritmo". Ancora, poco più che una decina di anni fa si criticavano i successi (o gli insuccessi) della AI paragonandola alla capacità computazionale del sistema nervoso di una zanzara. Oggi, e non è passato molto, i modelli LLM hanno una capacità computazionale simile a quella di un ranocchio, o di un criceto. Non cadiamo nel pregiudizio che lo sviluppo della AI si fermi a questo punto. Ottimo l'argomento di Rick sulla stratificazione dell'informazione nel corso dell'evoluzione degli organismi biologici. Ma Rick è sempre al di sopra dei suoi interlocutori che parlano di AI, almeno sui video che finora ho incontrato.
Che bella chiacchierata! Massimo Chiriatti è il Franco Battiato di un’altra dimensione che ha deciso di studiare informatica
Il desiderio dell'uomo di voler vedere pensiero nelle llm si chiama empatia ed é lo stesso meccanismo che porta a tutto lo sviluppo sociale della nostra razza.
È un bel punto di vista, mi chiedo se l'uomo cerchi il pensiero nella macchina perchè (o quando) non trova il pensiero nell'altro uomo.
Grazie
intervista spettacolare
Complimenti
Bellissimo contenuto, grazie per avere evitato la fuffa di EnkK
"Per analizzare il processo di questa macchina non è sufficiente solo un informatico, ma anche un filosofo e uno psicologo!" *letteralmente dieci secondi dopo* "Non possiamo dire che questa macchina stia pensando, sono solo moltiplicazioni tra matrici."
Non capisco sinceramente quale sia il problema nella relazione tra queste due dichiarazioni. Ci vedi un problema?
@@rickdufer Sì mi sembra ci sia una contraddizione. Se si tratta solo di calcolo tra matrici e non di un pensiero è inutile scomodare specialisti del pensiero e viceversa. Delle due l'una. Secondo me la macchina pensa. Non come farebbe un uomo, o meglio, manifesta un sottoinsieme di quello che è l'intero spettro del pensiero dell'uomo (che è fatto anche di altri pensieri ad esempio il percepire il pizzicare della punta di un ago sul dito e chissà quali altre magico-istintuali-emozionali riflessioni). Nei discorsi del tuo ospite vedo la solita ancestrale paura di coloro che temono venga loro portata via la loro caratteristica identificativa di unicità dell'essere umano. Un tempo si diceva che l'essere umano è l'unico che comunica con un linguaggio: poi abbiamo scoperto che balene e scimpanzé lo fanno altrettanto bene. Allora abbiamo spostato la nostra convinzione: l'essere umano è l'unico che può giocare a scacchi; e ora perdiamo miseramente contro le macchine. Oggi ammettere che le macchine pensino per alcuni equivale a sentire di aver perso ciò che li rende speciali. Forse costoro si sono fidati un po' troppo di Cartesio. Faremmo bene invece ad accettare quanto prima che buona parte del pensiero che associavamo all'essere umano pensando lo caratterizzasse univocamente, che magari ci faceva sentire speciali e unici nel creato, in realtà è ricostruibile in un processo fisico/materiale organizzato in una maniera complessa quanto vuoi, ma comunque automatizzabile. A me invece piace l'idea che stiamo andando per esclusione e che enormi porzioni del nostro pensiero che credevamo nostra prerogativa si possono invece trovare in natura e nella tecnologia: man mano che questo processo di esclusione procede, magari convergeremo su ciò che rimane veramente di nostro andandolo sempre di più ad identificare come quello che chiamiamo "coscienza".
Alcune delle competenze non replicabile dalla macchina è la coscienza di sé, l'etica, i valori.
Subito avrei scritto l'ascolto e l'empatia, ma penso che la macchina sia già addestrata per simulare bene questi due aspetti, in alcuni casi già meglio delle persone
Se non sappiamo definire cosa sia “pensare” non possiamo dire se la macchina stia , o meno, pensando. Potremmo anche dire che non stia pensando perché ne abbiamo paura… ma siamo proprio sicuri che non si avvicini al pensiero umano?
Ciao Rick bel video, molto elegante il prof. Chiariatti, che ovviamente non può scendere nei particolari. A mio modo di vedere più che la meritocrazia la gente per difendersi dalla propaganda deve tornare a essere autonoma e non omologata. Cioè a essere libera dal bombardamento mediatico. Un America che mi vota Trum nonostante i mass media, è una grande vittoria, non tanto per la politica, quanto per il fatto che almeno lì c'è un forte senso della realtà ancora. Ma d'altronde il cambiamento climatico urgerebbe che si costruissero argini, strutture per difendere le ferrovie, bacini idrici, ovvero tutto quegli investimenti, che invecee per la solita massimizzazione del profitto si stanno spostando alle IA, e alla grandi aziende che investono nel big tech. La corsa all'IA sta facendo dimenticare la vera emergenza. Sta per arrivare il treno sui denti! 🤣 sarebbe un tema da pensare giusto? ma non ci conto.
La corsa energetica (spacciata nelle menzogna a proteggerci dal clima) è in realtà una corsa per far funzionare i procesorri che richiedono un grande uso di quella. (non so se sia fake sta cosa, ma tendo a crederci, in attesa di altri dibattiti che la confermino).
Naturalmente se vogliamo rimanere politicamente corretti, parliamo pure di rafforzamento dei bias, come avete fatto brillantemente entrambi oggi. Salve.
@@Otium497Può essere che una cosa non escluda l'altra
@@UmanoTroppoUmano certo a meno che il merito non accentui il tuo bias. questa è una cosa psicologica, l'argomento è vasto.
Riflessione preziosa
Rick, credo che l'Europa non sia più in posizione per trattare i propri valori con il mondo, per lo meno, e questo ci rendo meno competitivi/appetibili. Mi spiego meglio: l'Europa osserva la nuova tecnologia, tutela e conserva ciò che già ha e vede di trovare il compromesso perché il nuovo e il vecchio possano convivere, questo processo richiede tempo e non è detto che si trovi il compromesso. Gli USA, a ruota il resto del mondo, prima "sparano" e poi aggiustano la mira. Per cui, prima implementeranno l'AI, cadranno in degli errori, correggono e ripartono e così via. La discrepanza di tempo nel tentare di trovare un compromesso e nel correggere il tiro è gigante e ci farà sempre rimanere indietro nelle nuove tecnologie.
Succo concentrato di valore.
❤
Ho trovato qualche imprecisione nel discorso di Chiriatti:
1) Senza dati non si può fare intelligenza artificiale - questa affermazione è semplicemente falsa, esiste un'intera branca della disciplina che sfrutta l'interazione con l'ambiente per produrre algoritmi intelligenti, già solo questo mina buona parte delle affermazioni successive come quella dell'essenza di un corpo (ovvero l'insieme delle strutture e capacità di interagire con un sistema esterno e registrarne gli stimoli).
2) La riduzione degli algoritmi di intelligenza artificiale ai loro singoli processi, le moltiplicazioni matriciali, lo trovo fuori luogo in quanto è evidente che ogni esempio di intelligenza (naturale o artificiale) non è altro che una proprietà emergente di enormi molteplicità di processi che di intelligente non hanno nulla. Di fatto i nostri neuroni non sono che connessioni chimiche ed elettriche le quali non sono altro che il risultato di ancora più elementari processi elettromagnetici. Questo è ovvimente vero se il discorso vuole rimanere razionale senza sfociare in misticismi non confutabili.
3) La mancanza di intenzionalità e coscienza senza dare definizioni proprie a questi oggetti sembra un giudizio religioso più che razionale
In definitiva, se vogliamo denotare un ambito mistico nell'essere umano e nella vita biologica non c'è niente di male, sarebbe il caso però di essere chiari con se stessi e con gli ascoltatori e dichiarare apertamente su cosa si basano i propri ragionamenti senza volersi nascondere dietro una razionalità che in realtà è spesso traballante.
Commento di un riduzionista biologico essere tipo
@@adelmasabia4454 chiaramente per quelli come te è più facile citare un meme morto nel 2022 che argomentare una posizione
Mi trovo in parte d'accordo ma mi sembrano precisazioni in qualche modo opinabili:
1) si può vedere l'apprendimento tramite reinforcement learning come IA basata su dati raccolti in tempo reale, sempre dati sono. Dipende dalle definizioni di dato, informazione o "algoritmo intelligente" che credo tu intendessi agente
2) vero, ma occorre citare comunque i "mattoncini" base dell'IA per fare un discorso consapevole, in quanto le operazioni base le comprendiamo benissimo e le abbiamo costruite noi, a differenza delle interazioni tra neuroni biologici
3) bisogna dare una definizione di entrambe anche per giudicarne l'esistenza oltre che la mancanza
@@sifaohd8854 riguardo al primo punto: se la mettiamo così anche gli esseri umani apprendono solo tramite dati raccolti in tempo reale. È una differenza essenziale, nasconderla dietro una definizione più generale mi sembra un tentativo di costruzione delle definizioni per portare acqua al proprio mulino piuttosto che instaurare un discorso onesto e costruttivo.
Per quanto concerne il resto mi trovo d'accordo con te.
Ma la domanda avera è è necessario il lavoro della gru è necessario il lavoro della calcolatrice?
Ragazzi concordo in pieno con le vostre considerazioni su Chat GPT e su quello che veramente è, ma porca miseria, ci sono momenti che mi lascia allibito su come immediatamente intende quello che voglio dirgli, e le idee geniali che mette in campo. Simula un 'intelligenza, ma comunque simula un'intelligenza superiore a quella di molti esseri umani.
beh, e quando (e SE) ci saranno le AGI o ASI, chi darà loro le 'regole' ? mi viene in mente il rapporto figli - genitori... e relativi problemi
Ma a volte non è la nostra paura di accorgerci che non siamo così eccezionali la voglia di dimostrare che le macchine non sono intelligenti?
E si va di Metal Gear Saga e soprattutto il 2 e Peace Walker. Anzi, Rick, quando porterai questa Saga in ambito filosofico? Basta che non porti Sabaku che si spaccia per Veterano. 😭
Secondo me la "fretta" di avere un'intelligenza al di là di quella umana è più per avere una "speranza" per molte persone, credo. Una speranza che spesso hanno perso negli loro simili (esseri umani) e che a volte vorrebbero cercare altrove (in macchine più evolute, magari)
avete parlato un po' di bitcoin, off camera?
La citazione a Galimberti a 10:30 😅
FEEDBACK COSTRUTTIVO! Senti Rick io apprezzo i tuoi contenuti ma su Spotify l’audio risulta spesso fastidioso..a volte non si sente o si sente male..le pubblicità partono con il volume altissimo e quando parli tu non si sente più nulla..sistema sta cosa perché è l’unico podcast di tutti quelli che ascolto che mi da sui nervi a causa della mancanza di fluidità..poi fai tu..ciao tvb
Spiega un po’ meglio i problemi che hai, noi guardiamo sempre i livelli audio e alziamo sempre di almeno 8 decibel. Purtroppo i volumi delle pubblicità non li decidiamo noi, però ci sembra tutto equilibrato
Questo video è un bel contributo alla riflessione ma non mi vede d'accordo su alcune affermazioni. Ci sono alcune di queste che evidenziano un bias di fondo: la visione antropocentrica che definisce cosa sia la "verità" secondo il nostro punto di vista. Altro punto, starei molto attento a dire "mai saranno come noi..." dando per assunto che noi siamo il punto di riferimento e che per giungere a Roma si possa giungere solo da una strada: la nostra. Altro punto, come definiamo il "pensiero", se non la capacità di elaborare conoscenze ed esperienze in un contesto fisico o anche astratto? Ebbene, le conoscenze dell'AI gliele stiamo fornendo noi con masse enormi di dati, le esperienze le acquisiranno con la sensoristica che può andare ben oltre i nostri cinque sensi, unita alla robotica, la capacità di coniugare conoscenze ed esperienze per elaborare pensieri ulteriori ed azioni in un contesto è già oggi realtà, potrà essere solo affinata. Quello che posso condividere è che questo "pensiero" così come lo definiamo, le AI lo elaborano e lo esprimono seguendo strade diverse, ma poi quanto diverse? Se noi umani siamo figli delle stelle - e questo è un fatto, non un'opinione - non siamo fatti degli stessi elementi e rispondiamo alle stesse regole matematiche, per quanto queste possano essere a noi ignote? Cosa sappiamo della matematica che sta dietro i processi elettrochimici del nostro cervello? Anche di quelli che definiamo imponderabili e indefinibili come l'intuizione? Noi ci siamo evoluti attraverso processi biologici, quindi genetici che comunque devono rispondere alla matematica dell'universo, certamente con funzioni matematiche di complessità a noi sconosciuta f(x)→∞ quando x→∞. Nel caso dell'Ai noi umani stiamo allevando (incautamente) un'altra forma di intelligenza che segue altre strade: quella algoritmica, e starei molto attento a considerarla una forma inferiore di intelligenza; e già su quest'ultima parola ci sarebbe da intendersi. Di certo oggi è molto più grossolana ed inefficiente della nostra, basti considerare cosa noi umani siamo in grado di fare con i pochi watt che consuma il nostro cervello. L'approccio che vedo oggi diffuso, a mio parere, ci vieta di comprenderne la complessità, tant'è vero che la maggior parte delle discussioni si concentrano solo sugli effetti della sua applicazione. Possiamo immaginare quando tra poche decine di anni i computer quantistici saranno più diffusi: potenza di calcolo ed efficienza energetica di migliaia di volte superiori a quella attuale.
Anche il concetto di "valore" ("..le macchine non hanno valori...") se é pur vero che oggi certamente non ne abbiano e che, al massimo, possano solo simulare quelle che noi li abbiamo trasferito, l'espressione è comunque autoreferente dando per definizione di essere noi i detentori della verità; noi i detentori di qualcosa che altri da noi non possono avere. Noi siamo al massimo detentori della "nostra" verità. Che poi, cosa sarebbe la verità se non una serie di rappresentazioni di noi stessi e della realtà fisica o anche immaginata con la quale ci confrontiamo? Indossiamo maschere il più delle volte inconsciamente, atte a porci in relazione con la realtà esterna ed anche con quella interiore e definiamo di volta in volta verità relative, anch'esse autoreferenti. La "black box" dentro di noi, così come citata nel video, che si relaziona con noi, ma che noi stessi non possiamo indagare, secondo una analogia grossolana, sembra che l'abbiano anche le AI. Se volessimo paragonare la nostra a quella parte che nelle AI neanche i programmatori riescono a spiegare in relazione alle risposte che ottengono: pur analizzando gli algoritmi non comprendono dettagliatamente i processi che la macchina ha fatto. Siano in grado di analizzare i processi elettro-chimici che governano azioni e pensieri umani? Ci stiamo provando ma ci manca ancora la fisica e la matematica che li governa.
E che dire della coscienza? Le AI esistono solo quando si manifestano, ossia quando pigiamo un pulsante? O esistono in quanto percettrici di se stesse? Si dirà, certamente simulano! Ma allora la domanda è: quale è la differenza tra essere o apparire, nel concreto? Quando un nostro simile ci mente o semplicemente si rappresenta a noi, noi stessi diamo per vero il significato espresso da quell'interazione pur sapendo in misura più o meno conscia che il messaggio tra l'emittente ed il ricevente necessiti di una interpretazione. E su che basi noi interpretiamo? Lo facciamo sulla base dell'esperienza, delle conoscenze, dell'analisi del contesto e grazie alla famosa black box che può darci degli ulteriori input. Quindi se un AI, grazie a tutto quello che gli stiamo fornendo ed alla sua capacità autonoma di elaborare dati e contesti, appare cosciente, ci comprende, ci risponde, assolve ai nostri bisogni interiori, genera arte analoga per diversità ed imponderabilità a quella che noi generiamo, possiamo considerarla analoga a noi pur essendo certi che sia altro da noi? Oppure solo noi possiamo considerarci i veri "veri"? Quel che mi pare certo è che il discrimine sia molto più sfumato di quanto spesso sento in merito alle AI, e se oggi questa differenza è ancora marcata non dovremmo dare per assunto che lo sia anche in futuro, solo per il fatto che noi siamo umani.
Di certo sono entusiasta di questa nuova possibilità di potermi interfacciare con una AI ma anche più preoccupato per quanto stiamo creando, e non solo per gli effetti sul lavoro, l'economia etc.; soprattutto perché stiamo maneggiando "la materia di cui sono fatti i sogni" che facilmente possono trasformarsi in incubi. La percezione che ho è che stiamo maneggiando qualcosa che si misura con un'unità di misura a noi sconosciuta e che pedissequamente continuiamo ad utilizzare unità di misura non idonee a valutarne la complessità, prima ancora che gli effetti. È come se usassimo i kg al posto dei metri; qualcosa che pesa molto, spesso, ma non sempre, è anche dimensionalmente più grande; questo può trarci in inganno. A mio parere dovremmo limitare la nostra autoreferenzialità nelle valutazioni, per quanto possa essere difficile, e concordo che l'argomento debba essere analizzato con un approccio olistico: servono filosofi, psicologi, sociologi, antropologhi, umanisti in genere e, ovviamente informatici ma anche fisici e matematici. E poi avere una visione più slegata da quanto vediamo oggi: l’oggi è solo un punto sulla curva che disegna l’evoluzione, ed è provato che il nostro cervello non riesce a comprendere i processi che non siano lineari; è conseguente la difficoltà a tracciare il futuro che ci attende .
Un'ultima provocazione: noi li alieni li abbiamo sempre cercati in altri mondi sperando e temendo di trovarne di più intelligenti di noi, senza, però, ancora averli trovati; non è che di quel tipo li stiamo generando ed allevando nel nostro?
Più sento questi commenti mi chiedo allora perché prima di tutto la chiamiamo "intelligenza artificiale"
Bella cogitata, davvero grazie. Però non sono per niente d'accordo con l'ospite.
Secondo me (dico la mia da ignorante) ci sono dei preconcetti che portano un po' fuori strada.
Il primo è una confusione strisciante fra "coscienza" e "intelligenza". Sono cose decisamente diverse. Quasi mai siamo consapevoli degli output della nostra intelligenza. Ed è del tutto irrilevante che siamo coscienti degli input e degli output della nostra intelligenza.
Il secondo è ritenere l'intelligenza umana (intesa nelle sue singole funzioni) di per sé qualitativamente superiore all'intelligenza artificiale. (al di là dei limiti tecnici)
Il terzo è non accorgersi che tutti i bias che imputiamo all'AI in realtà sono applicabili in toto alla maggior parte delle persone se non a tutte (almeno in qualche ambito).
Non dico che non ci siano differenze qualitative fra AI e la nostra intelligenza, ma non ho trovato ancora spiegazioni convincenti in merito. Potrebbe essere il prossimo "shock" culturale che ci aspetta...
Forse la differenza più sostanziale è che la nostra intelligenza è guidata dall'istinto di sopravvivenza mentre l'AI è guidata dagli obiettivi che gli diamo.