วีดีโอ

Ho io una richiesta. Mi parli dell'ultimo disco di tyler, the creator?

35:00 ormai quando ci menzionate in qualche modo mi arriva la notizia ahah. Provo a dire due parole in merito a quello che avete detto sull'articolo di Nagel. Ho ascoltato il video ieri sera e a primo impatto ero stato d'accordo con voi nel dire che probabilmente quell'articolo oggi non verrebbe pubblicato su una rivista professionale. Il motivo principale credo sia che il testo è più una riflessione sull'impasse in cui, secondo Nagel, erano (e sono, direi io) gli approcci fisicalisti/naturalisti per quanto riguarda la spiegazione della mente che un testo che difende una tesi in modo sistematico. Stamattina però, prima di scrivere questo commento, mi sono riletto l'articolo e devo dire che l'ho trovato meno "raffazzonato" di quanto ricordassi. Il testo secondo me contiene argomentazioni molto acute sul paragone tra riduzione psicofisica e altre riduzioni, sulla necessità di avere certi concetti per comprendere certi fenomeni, su cosa sia l'oggettività ecc. Certo, l'articolo è molto breve e non espande molto queste varie linee di ricerca (cosa che poi Nagel farà in "Lo sguardo da nessun luogo", il suo vero opus magnum) ma dà già almeno un abbozzo di quelle che sono alcune ragioni per dubitare di certi approcci e di quali potrebbero essere direzioni più proficue. Va tra l'altro detto che né nell'articolo né in generale Nagel è chiaramente un dualista, per lo meno nel senso di un dualista cartesiano. Il suo approccio mi pare più vicino a quello che viene definito dualismo delle proprietà e nell'articolo il fisicalismo non viene nemmeno considerato per forza falso, solo incompleto e/o poco chiaro. Quest'ultima cosa secondo me emerge da passi come "Che morale deve essere ricavata da queste riflessioni, e che cosa si deve fare successivamente? Sarebbe un errore concludere che il fisicalismo è necessariamente falso. L’inadeguatezza delle ipotesi fisiche che assumono un’analisi oggettiva errata della mente non prova niente. Sarebbe più esatto dire che il fisicalismo è una posizione che non possiamo comprendere perché non abbiamo al momento alcuna idea di come potrebbe essere vero" oppure "Donald Davidson ha sostenuto che se gli eventi mentali hanno cause ed effetti fisici, devono avere descrizioni fisiche. Egli ritiene che abbiamo ragione di credere questo, anche se non abbiamo, e di fatto non potremmo avere, una teoria generale psicofisica. Il suo argomento si applica a eventi mentali intenzionali, ma penso che abbiamo anche qualche ragione di credere che le sensazioni sono processi fisici, senza essere in grado di capire come. La posizione di Davidson è che certi eventi fisici hanno proprietà irriducibilmente mentali, e forse qualche teoria descrivibile in questo modo è corretta." Secondo me l'articolo quindi viene interpretato da molti in maniera molto più radicale di quanto realmente emerga da esso. Forse perché c'è una vulgata che pregiudica una lettura puntuale del testo che non assuma già che il fisicalismo è ovviamente corretto, cosa da cui naturalmente il testo si discosta; o forse perché anche gli stessi "seguaci" di Nagel ci hanno visto un dualismo duro e puro e una condanna senza appello del fisicalismo, alimentando interpretazioni sbagliate del testo. In ogni caso, credo che sui vari punti che l'articolo tocca un fisicalista abbia molto da ragionare ancora oggi, motivo per cui non sono così convinto che esso non abbia oggi alcuna ragion d'essere. P.S. Le vostre menzioni sono sempre super apprezzate, ma per favore quando riportate le mie posizioni riferitevi a Luca, cioè a me, non a "Gruppo Filosofia", perché queste sono idee che non necessariamente gli altri del gruppo condividono. Grazie e continuate così! - Luca Olivieri

Vorrei sottolineare un punto importante del mio discorso finale. Io credo nell'uguaglianza e il discorso che ho fatto è solamente quello di tendere al "miglior bene possibile" nel mondo che abbiamo. Se sognamo un mondo più giusto (cosa corretta e per cui combattere) e, non riuscendo a distinguere i piani, pensiamo anche di viverci, accadranno solamente cose spiacevoli ed evitabili (e questo, ovviamente, non le legittima). Non vado a fare questa specifica perché voglio far capire che sto dalla parte "dei buoni", poiché non credo in questa divisione. Lo specifico perché non vorrei essere accusato, per mia mancanza argomentativa (se venissi accusato per altri motivi non importa), di essere in qualsiasi modo contro l'autodeterminazione o la libertà di agire (entro la legge) di uno specifico gruppo.

Alcune imprecisioni: nel Nosferatu di Herzog (1979) si fa più volte menzione di “Dracula”; il secondo film di Eggers, che a parer mio è il migliore, è The lighthouse (2019) (The northman è del 2022). Sulla bellezza estetica del film nulla da dire, è un quadro dietro l’altro. Il contrasto tra luci e ombre è studiato alla perfezione (la scena iniziale al lume di candela, quando Thomas e Nosferatu sono inizialmente dietro la tavola del salone è incredibile). Il sonoro è pazzesco (quando Dracula succhiava il sangue alle sue vittime mi lasciava ogni volta con la pelle d’oca). Purtroppo però ci sono molte imperfezioni secondo il mio punto di vista e proverò a dirne alcune. 1. La voce del conte Orlock è metallica, sembra robotica, così come il rantolo continuo risulta fastidioso dopo un po’; 2. La recitazione dei personaggi è troppo enfatizzata, troppo caricaturale (vero che il film lo richiede, ma il troppo stona). A volte percepivo il bisogno di guardare il film in muto; 3. Anche i dialoghi sono spesso scadenti e superflui. Avrei preferito parlassero di più le immagini che le voci; 4. La narrazione è un po’ spezzata, soprattuto nella seconda parte con evidenti tagli di trama (Eggers ha già detto che butterà fuori il film non tagliato in home video della durata di tre ore). Probabilmente, essendo troppo vincolato alla trama del film e del romanzo, Eggers si è sentito stritolato da una sceneggiatura povera rispetto alle sue enormi potenzialità, che abbiamo visto nei suoi primi due film. Ha voluto fare un grande omaggio ad un film che fin da bambino ha amato e che probabilmente lo ha ispirato a fare il lavoro che fa ora, e ci sta.

Ragazzi, io non ho mai detto che non si sa cosa sia lo spazio e il tempo, ma ritengo si debbano definire all’interno di uno spettro teorico più ampio nel quale si voglia formalizzare il concetto dell’esistenza. Dato che lo spazio e il tempo sono concetti talmente ampi e dibattuti, ancor oggi, penso sia un errore darli per scontati. Ad esempio, io ritengo che la metafisica del Tractatus di W. prenda di petto la CRP di Kant, costruita sulla fisica newtoniana, abbracciando la relatività di Einstein. “x esiste in un certo stato di cose” che è definibile proprio perché “si dà”, per dirla con Meinong, nel mondo e si dà nel mondo perché lo posso definire per mezzo del linguaggio (isomorfismo tra linguaggio e ontologia). Sarò un illuso wittgensteiniano, ma ritengo non si possa prescindere da una metafisica che si rapporti con la fisica e con il linguaggio. Mi soffermo su questo problema perché penso sia dirimente, dato che banalmente, ogni cosa di cui parliamo la diamo per “esistente”. Sulla tesi di Quine, il quale riprende e riformalizza Parmenide, mi trovo in netto contrasto da sempre. Diffido sempre da coloro che non discriminano perché ritengo sia proprio discriminare (separare, circoscrivere, definire) il compito principale della filosofia e della scienza. Dire che tutto è, rende il concetto di essere omogeneo, uguale per tutti, quando mi pare sia fattuale che ci siano “più livelli di essere” nel mondo (qui tiriamo fuori il neoplatonismo ellenistico e umanistico-rinascimentale). L’essere si dà in molti modi e questi modi vanno definiti dentro un certo stato di cose o di configurazioni. 0 o 1, hanno un certo significato dentro l’aritmetica, ma un altro in informatica e un altro ancora nella religione, così come la configurazione (01 o 10) assume significati totalmente diversi a seconda di come viene posta. Significato e oggetto, ossia oggetto in un certo stato di cose, sono inseparabili per me; ed è proprio quando ho definito il segno di uguaglianza tra significato e oggetto che posso dire se quest’ultimo esiste o meno. Ciò che arriva a noi è il significato dell’oggetto, non l’oggetto. La differenza tra senso e significato di Frege, secondo il mio umilissimo parere, è capziosa, in quanto differenzia due concetti che in realtà sono inseparabili: senso e significato si danno sempre in riferimento ad un certo oggetto in una certa configurazione, la quale in un certo modo, determina lo stato mentale del soggetto significante e quindi della proposizione che sta al significato-senso dell’oggetto. Quindi, esiste qualcosa perché le dò un significato x, il quale dovrà essere corroborato o confutato dal fatto che x coincida con y (stato di cose). Se dico: “Pegaso esiste”, dipende dal significato che dò a Pegaso, e se dico che il significato di Pegaso è quello che più o meno tutti sappiamo (descritto nel video) e gli dò senso nello stato di cose descritto dalla metafisica di W., Pegaso non esiste.

Ciao ragazzi. Grazie mille per i complimenti, è bello che si crei una comunità italiana di studenti e appassionati su questi temi. Grazie anche, nello specifico, di aver discusso il mio commento. Ovviamente mi aspettavo molta divergenza (soprattutto su Nagel ahah), ma è normale, la ricerca vive di contrasti sani dove si può imparare gli uni dagli altri. Stefano I love you anche se sei fisicalista ahah - Luca Olivieri

Dovreste vedervi per registrare insieme

bellissimo video, molto interessante!! <3

Bellissimo video e complimenti ragazzi! Io penso che il problema dell’esistenza sovrasti la teoria stessa dei mondi possibili. L’ambiguità del termine “esiste” è ciò su cui molti ci giocano e per ora nulla ha saputo modificare questo stato di cose (direi nemmeno il ‘on what there is’ di Quine). Se per esistenza intendiamo qualcosa che si trova in una certa configurazione spazio-temporale, dobbiamo anche specificare che cosa sia il tempo e lo spazio, ecc. ecc. Problema tanto complesso quanto affascinante.

Provo a darvi la mia top 5 (non riesco a inserire solo autori morti perché ce n'è uno per me troppo importante ancora vivo, per fortuna). Noterete che è molto diversa dalla vostra in termini di posizioni, anzi direi dall'altra parte della barricata ahah. Devo anche dire che ho calcato la mano per diversificarla dalla vostra (ho evitato per esempio di mettere Wittgenstein e Kripke). Eccola (non sono ordinati per importanza): 1. E. Husserl: Inizio con un cosiddetto continentale perché, a dispetto di questa classificazione, trovo che Husserl abbia ben poco a che spartire con altri che sono solitamente fatti rientrare in questa categoria. Per me la scoperta di Husserl e della sua fenomenologia è stata il primo momento in cui ho davvero sentito di aver trovato la mia strada filosofica, in cui ho trovato un autore che andasse oltre il dualismo razionale/empirico (sulla scorta chiaramente di Kant ma meglio di Kant a mio avviso) e anzi cercasse di estrapolare proprio dall'esperienza quelle categorie della realtà che i metafisici hanno sempre cercato. Il fatto che sia stato visto per tantissimo tempo come nient'altro che il padre di un modo di fare filosofia oscuro, inutile o addirittura insensato è per me fonte di profonda irritazione. Per fortuna negli ultimi decenni la fenomenologia husserliana ha iniziato a trovare fortuna tra i filosofi analitici e penso che abbia ancora tantissimo da dare come approccio generale ai problemi filosofici. 2. G. E. Moore: Con Moore ho scoperto uno dei miei interessi principali, un ambito di studi in Italia semi-sconosciuto ma che ha attraversato, in modo un po' sotterraneo, tutto il '900. Sto parlando della metaetica, quell'ambito dell'etica che non si occupa della correttezza morale o meno delle azioni, che non dice quali cose sono giuste e quali sbagliate, ma piuttosto indaga cosa vogliano dire "giusto" e "sbagliato"; quali siano, se ci sono, gli impegni metafisici che il linguaggio morale comporta; come facciamo a sapere, se possiamo farlo, che una certa azione è sbagliata e così via. La posizione stessa di Moore, il suo realismo non-naturalista, mi è molto caro, per quanto non lo abbia immediatamente visto come una posizione plausibile, avvicinandomici di più nel tempo. E devo dire che nel tempo ho iniziato ad apprezzare anche un altro tratto della filosofia di Moore, cioè la sua aderenza al senso comune. Non perché mi senta particolarmente "conservatore", ma più che altro perché penso che alla fine qualsiasi indagine si faccia parte sempre da posizioni che riflettono il nostro vivere e parlare quotidiano e a volte trovo che i filosofi scartino troppo velocemente questo aspetto per partire invece da indagini già avviate, magari framework metafisici molto complessi o teorie delle scienze naturali. Ma quello che Moore mi ha insegnato, prendendo una posizione cara anche all'ultimo Husserl, è che anche queste indagini sono fatte, o dovrebbero essere fatte, in modo tale da rendere conto del modo in cui viviamo e parliamo ordinariamente (del "mondo della vita" direbbe Husserl) e che se esse invece lo contraddicono allora devono avere delle ottime ragioni per farlo. 3. J. Rawls: Nel caso di Rawls devo confessare che è un autore che conosco relativamente poco rispetto agli altri che nomino, ma l'ho messo sia perché mi piaceva citare un autore di filosofia politica sia perché la sua idea fondamentale, il suo concetto di giustizia derivato dalla "messa tra parentesi" (Husserl torna di nuovo?) degli interessi particolari, la trovo una delle idee più potenti dell'etica e della filosofia politica dall'imperativo categorico kantiano. "Una teoria della giustizia" è un testo sicuramente problematico per molti versi (da leggere in tandem con "Anarchia, stato e utopia" di Nozick), difficilmente considerabile un testo le cui tesi siano "praticabili". A dispetto di ciò, questo testo con idee così poco vicine alla realtà dei fatti politici è oggi considerato, a ragione, il manifesto del liberalismo post-WWII, il più grande tentativo di tenere insieme libertà e uguaglianza, utilizzando quella geniale idea del velo di ignoranza che fa rendere conto a tutti della necessità di creare una società giusta in cui la sorte decida il meno possibile delle condizioni di vita delle persone. 4. T. Nagel: Lui è il filosofo per cui ho dovuto fare un'eccezione, visto che è ancora vivo e che credo sia ancora in attività. Per me lui è stato per la filosofia della mente quello che Moore è stato per la metaetica. Prima di leggere il suo "Cosa si prova a essere un pipistrello?" non avevo sostanzialmente alcun interesse in questioni riguardanti la mente e pensavo che fossero questioni sostanzialmente di scienze naturali (lessi Nagel prima di Husserl). Dopo aver letto quel breve articolo, però, il mio interesse per questi temi è schizzato alle stelle. Ho capito che non è per niente ovvio che la mente sia una faccenda su cui le scienze naturali hanno presa facile e che anzi il problema che lui poneva (quello dell'esperienza soggettiva) è uno dei talloni d'Achille di moltissimi tentativi di naturalizzare la mente (in particolare in direzione funzionalista). Da lì poi ho scoperto tutto il dibattito tra lui, Dennett, Chalmers, Searle e così via. E da quel momento non ho più smesso di interessarmi di filosofia della mente. Altra nota di merito che gli va data è anche quella di essere un filosofo che ha scritto di temi "esistenzialisti" in modo molto chiaro e argomentato (al modo analitico appunto). "Questioni mortali" (che contiene anche "Cosa si prova a essere un pipistrello?") è una raccolta di articoli che consiglierei assolutamente a chi vuole leggere qualcosa di lucido su morte, assurdità della vita, sessualità ecc 5. E. J. Lowe: Lui è il filosofo che, tra quelli che nomino, ho conosciuto più di recente e che è per certi versi un'anomalia inserire in una classifica di filosofi novecenteschi, visto che pur essendo nato nel 1950 (e purtroppo morto nel 2014) molti suoi testi importanti sono stati pubblicati nei primi anni 2000. Ho deciso di inserirlo comunque per l'impatto che sta avendo su di me da quando l'ho conosciuto. Da quel momento, intatti, Lowe è diventato il mio modello di filosofo. Per certi versi riassume quello che mi affascina di più degli altri che ho citato (attenzione per il senso comune, originalità nelle idee, difesa dell'autonomia della filosofia dalle scienze naturali...) ed è riuscito anche a farmi vedere in una nuova luce questioni che già mi interessavano. Per fare un esempio, il modo in cui fa filosofia della mente è radicalmente diverso dal modo in cui la fanno filosofi come Nagel, Dennett, Chalmers ecc. È una filosofia della mente che si serve molto di più di concetti di metafisica "pura" (concetti di identità, composizione, dipendenza ecc) e che mi ha aperto gli occhi su nuovi modi di intendere l'intero dibattito sul problema mente-corpo. Lowe in effetti è anzitutto un metafisico puro e duro e testi come "Kinds of being" e "The four category ontology" sono opere di magistrale competenza in questo ambito e di grande interesse per qualunque metafisico contemporaneo. Mi sento, in un certo senso, un suo allievo. Bonus: - R. Nozick: La controparte politica di Rawls, potremmo dire. Lo inserisco qui però più per un altro motivo e cioè che Nozick è stato uno dei filosofi novecenteschi più eclettici in assoluto. Si è occupato, com'è noto, di filosofia politica, ma anche (e forse soprattutto) di epistemologia e poi di etica, libero arbitrio, verità, filosofia della fisica, senso della vita ecc. Insomma, Nozick era un vulcano di idee e questa è forse la più affascinante qualità che un filosofo possa avere. - P. Grice: Si è citato Austin nel video, quindi ho subito pensato a Grice. La sua teoria della conversazione l'ho sempre trovata di un'eleganza ed efficacia sorprendenti e credo sia un ottimo esempio di contributo filosofico piuttosto stabile, nel senso che, a mia conoscenza, la base dell'idea griceana (quindi in sostanza il concetto di implicatura conversazionale) è tutt'ora riconosciuta come un risultato importante non solo in filosofia ma anche in linguistica. - Luca Olivieri

Vi ho appena scoperti e sono sempre contento di vedere studenti di filosofia italiani parlare (con cognizione) di questi argomenti poco diffusi nelle nostre università. Se, come capisco, frequentate la filosofia analitica, fate un salto sul nostro canale, penso che troverete cose di vostro interesse. - Luca Olivieri

Caspita! Che bello vedere qualcuno citare Reichenbach e "The Direction of Time". Complimenti per la conversazione

Film grandioso, per me è stata l'esperienza cinematografica più coinvolgente e completa che abbia mai sperimentato. Però non credo che parli della natura umana, almeno non credo che lo faccia in maniera così generale. Piuttosto, mi sono convinto che parli della natura umana al netto della ragione: si potrebbe dire che parli della bestia, più che dell'uomo. La vicenda si svolge, infatti, tutta attorno all'improvvisa e incontrollabile, dai protagonisti, scomparsa della ragione dalla comunità e ne sviluppa le drammatiche conseguenze, sul piano emotivo. A parere mio, è la stessa introduzione del film a proporsi come manifesto: Janos è chiamato a una rappresentazione e sceglie un'eclissi, mettendola in scena con attori (dilettanti, proprio come fa Bela Tarr!). In quella scena è Janos stesso a spiegare come la pace, la serenità, la stabilità, vengano avvolti dall'oscurità impenetrabile, senza che inizialmente ci si renda neanche conto che i meccanismi inesorabili di questa eclissi si siano già messi in moto. La luce si mostra per un ultimo attimo sfavillante, ma poi irrompe l'oscurità, che produce freddo, paura, agitazione e confusione negli spettatori innocenti dell'evento. Dichiaratamente: un tramonto spaventoso e inconcepibile, il dramma. Si sgretolano le certezze (Janos propone una serie di dubbi esistenziali relativi a quel contesto) nell'eclissi totale del sole (della ragione). Non è un caso se proprio in quel momento si avvia la colonna sonora che accompagnerà tutto il film, sopratutto i momenti più drammatici che seguiranno. L'eclissi è, in fondo, un fenomeno naturale, dunque altrettanto inspiegabilmente passa e ritorna la luce ad illuminare, a scaldare, provocando commozione per la scomparsa dell'oscurità, lasciando solo delle profonde tracce emotive negli occhi di chi ha assistito a quell'orrore, rappresentate dall'amarezza di Janos che non riesce neanche a terminare la sua rappresentazione scenica, interrotto dall'oste. Ciò è esattamente quello che accade poi in tutto il film, nel quale Janos assiste da spettatore, travolto durante le vicende sul piano emotivo e poi dilaniato dalle conseguenze di ciò a cui ha assistito. Si può dire che Bela Tarr, in quella scena iniziale, dichiari di essere Janos, dichiari che l'opera è lo specchio di ciò che lui sente in relazione all'umanità quando è privata della ragione.

Alice In Chains sono la più grande band Grunge indubbiamente ❤

Grande video! ❤

Ciao, complimenti per il video, volevo chiedere: cosa consigliate per iniziare a leggere i filosofi analitici?

22 è un pezzo della prima band di Smith😬

Non esiste prowler live After death

Proposizione: Esistono due numeri irrazionali a,b tali che a^b è razionale. Dimostrazione: Consideriamo a=b=√2. Se a^b è razionale abbiamo finito, altrimenti (√2^√2) è irrazionale ed in tal caso consideriamo il numero (√2^√2)^√2 che per ipotesi è irrazionale^irrazionale. Per le proprietà degli esponenti questo è uguale a (√2)^2=2 ∈ ℚ. Abbiamo dimostrato la proposizione senza sapere da che coppia di numeri è soddisfatta. Intuitivamente mi viene da pensare che questo tipo di ragionamenti sia utile quando ci sono un numero gestibile di possibilità rilevanti e sono tutte note. Le possibilità importanti per la dimostrazione sono (√2^√2) razionale e (√2^√2) irrazionale; non mi interessa se questo numero è algebrico o trascenente o chissacchè. Però al di fuori della matematica io non so quanti e quali siano gli attributi rilevanti per indagare una proposizione, non so se il colore delle mie scarpe possa influire sull'essere investito nel parcheggio ed anche se lo fosse le possibilità da indagare sarebbero poi infinite.

quindi non è nichilista 😅

Finalmente qualcuno in Italia che riconosce il talento e la simbiosi artistica di questi 2 fratelli. ❤

Miei genitori assoluti.

Ma cosa dici se a roma non ci fosse stato MILITANT A ,con ASSALTI FRONTALI.....danno faceva lo stagnaro

La scena più attiva ...ROMA....onda rossa posse

Per i prossimi reel estrapolati dai video potreste indicare il video di appartenenza??

Uno dei più grandi dischi della storia. I Metallica toccano vertici mai più avvicinati, grazie all'ispirazione del mai troppo compianto Cliff Burton. Master of Puppets è a livelli paragonabili, purtroppo dal Black Album in poi hanno fatto altra musica... Peggiore. Ho scritto questo commento prima di finire di ascoltare la tua recensione, ma vedo che siamo d'accordo su tutto. Complimenti.

Bella descrizione, Stefano. I minuti finali sono una cosa incredibile. Una volta lessi che si trattava di una rappresentazione dell'infinito. Qualunque cosa sia si tratta di un brano di grandissimo cinema.

Assolutamente d'accordo sui meriti di Alan Wilder. Sono un "devoto" da trentacinque anni, ma pur continuando a sfornare album magnifici, l'assenza di Wilder si è fatta sentire da subito. Sogno un album finale in cui nuovamente Wilder partecipi come membro della band, ma credo sia una speranza vana. Complimenti per questo filmato, bravi!

Completamente d' accordo su tutto. Chi profondo conoscitore dei DM non può che mettere al primo posto Black Celebration

Ciao a tutti, sono Stefano e montando il video ho fatto un errore di coerenza fra immagini e nomi. Al minuto 4,16 Biagio nomina Dave Gahan ma in foto compare Andy Fletcher. (Spero che questo errore non abbia intaccato l'ordine delle altre immagini). Mi spiace tanto e chiedo scusa a Biagio e a voi. Buona visione!

Grazie per la live, purtroppo non ho potuto seguirla in diretta. Le mie domande erano generiche perché non volevo influenzare o indirizzare le vostre risposte, ora porto le mie note alle questioni proposte: Chi sa ha il dovere morale di istruire? Per "Chi sa" intendo sia un individuo ma soprattutto una comunità di individui che hanno lunga esperienza in un determinato settore, da ora in poi "gli intellettuali". Secondo me il dovere di istruire esiste ed è concreto per i seguenti motivi. Gli intellettuali, per diventare tali, si avvalgono di: 1) Altri intellettuali che condividono quanto sanno, ovvero istruiscono le nuove generazioni attraverso lezioni, interventi, libri e altre pubblicazioni. 2) Risorse economiche collettive che permettono di dedicare una porzione della loro vita allo studio (questo è un discorso che in America non varrebbe, ma in Italia sì). Da questi due punti mi sembra naturale ponderare un dovere alla reciprocità. Sulla seconda domanda l'unica soluzione che vedo è l'insegnamento del metodo scientifico, come anche voi avete osservato. Per la terza domanda, naturalmente il compromesso dipende dal contesto ma in un ambito divulgativo scientifico come quello dei social network trovo che la precisione dovrebbe avere la priorità. A volte sapere qualcosa di "quasi giusto" è più dannoso di non saperlo affatto, soprattutto perché una cattiva comprensione di argomenti scientifici porta spesso alla pseudoscienza. Per la quarta domanda: Poiché la comunità accademica si basa sul principio della dittatura della maggioranza credo sia necessario riportare le proporzioni che ci sono nella comunità di riferimento negli ambiti televisivi. Grazie ancora, alla prossima!

Occhio eh, che dopo messaggeri della dopa, prima di quell' Ep che hai citato che si chiama chicopisco e che è composto da cinque tracce, Neffa ha fatto un altro dico monumentale che si chiama 107 elementi accompagnato sempre da deda e al castellana

da matematico ho sempre avuto difficoltà a discutere con estimatori della filosofia continentale: opinioni confuse (o perlomeno esposte in modo confuso), riluttanza al considerare controesempi, a definire i termini da loro utilizzati. Apprezzo la filosofia continentale ma nella ricerca della verità il metodo scientifico ha sempre battuto la poesia. Mi sconsola riscontrare che quasi tutti gli intellettuali a cui viene dato spazio mediatico provengano da quella scuola

Sono d'accordo con voi. Sti continentali che vogliono complicare tutto non sono che dei fuffari.

Grandi, buon ritorno! (E speriamo di poter intervistare anche Stefano quest'anno)

Ti faccio i complimenti per l'ottima recensione che hai fatto, molto accurata e dettagliata. Io l'album in questione lo acquistai intorno al 2003 e ne rimasi subito estasiato nonostante non fossi molto incline alle sonorità elettroniche. Ci sarebbe molto da dire su quel capolavoro e anche sulla scena norvegese di quel periodo. Nel 1997 (vado a memoria non sto facendo una ricerca) era uscito "la masquerade infernale " degli Arcturus (dove cantava appunto Garm) e poi "The shame mirror. Uscì "the linear scaffold" e successivamente "neonism" dei Solefald, gli in the woods con "strange in stereo" e qualche anno dopo un'altra band Black metal che è passata a sonorità elettroniche come i Manes con "vilosophe" (altro album eccezionale). Mi hai fatto tornare indietro nel tempo con il tuo video. Spero che in futuro ci siano band con album all'altezza di queste ma soprattutto un pubblico interessato al genere, che per quanto mi riguarda é sempre rimasto abbastanza di nicchia.

Scappo che mi parte l'aereo per la venerabiiilitaaá

In Requiem " Don Calisto" è molto in stile Bleach dei Nirvana

Dirt è senz'altro un capolavoro, ma spesso ci si dimentica di questo disco che è altrettanto un capolavoro

ho volato in questo video, complimenti biagio

se la tua ragazza ti ha sputato per vedere un film del genere io la lascerei dato che bisogna avere problemi di comprensione per non capire un capolavoro come "il corvo". dopodiché stefano se hai degli appunti usali. segna il nome dell'attore e non edulcorare male il film, perché lo hai parecchio buttato a caso. se parli di una cosa e la devi metterla nel tubo devi essere preparato. poi se dici che hai degli appunti usali, devi parlare della trama ? guardatelo prima di registrare. ti sto scrivendo questo perché fai bene a rievocare dei classici che i giovani per ribellione, o delle volte per incoscienza data da scarsi strumenti non cogliono. quindi si il tramite tra loro e i film vecchi.

Quando uscì al cinema tanti anni fa andai a vederlo e né rimasi affascinata .Sono d'accordo con voi quando dite che l'unico corvo da vedere sia il primo.Finisco dicendo una frase del film:"non può piovere per sempre"

Fidel fogaroli fu turnista anche nel suicidio...non hanno mai accreditato un quarto componente nel loro business...cmq già da requiem non c'era più lui

Madonna 1 dei pochi che ne parlano ❤️❤️

👏

Eh Mina?

OLTRE L’OLTRE: Feuerbach, Marx, Nietzsche, Freud. IL PIÙ FORTE: Schopenhauer. CHE GLI VUOI DIRE?: Hegel. CI STA: Mill&Bentham, Darwin, Leopardi, Bergson. BRAVO MA NON SI APPLICA: Fichte, Bakunin, Kierkegaard, Comte. MANCO ALLA MADRE PIACE: Spencer, Dostoevskij. Ho riformulato il vostro elenco introducendo pochissimi nuovi protagonisti che voi avete omesso, omettendo a mia volta molti di quelli che avete trattato, perché non sono sufficientemente ferrato a riguardo. Tier list condotta per mero gusto personale e per l’importanza (e la simpatia) che a livello personale attribuisco a questi filosofi.

Romanzo distopico: La Fine del Silenzio Di George Ernest ⭐⭐⭐⭐⭐

Ma come fate a parlare di rivoluzione con la morale di 250 anni dopo e per di piu seduti su una sedia...

Fascismo e comunismo sono morti oggi ci sono il neoliberismo, il capitalismo contro il popolo e la poverta' smettiamola con la retorica destra vs sinistra e fascismo vs comunismo robba vecchia ormai