Ciao ragazzi. Grazie mille per i complimenti, è bello che si crei una comunità italiana di studenti e appassionati su questi temi. Grazie anche, nello specifico, di aver discusso il mio commento. Ovviamente mi aspettavo molta divergenza (soprattutto su Nagel ahah), ma è normale, la ricerca vive di contrasti sani dove si può imparare gli uni dagli altri. Stefano I love you anche se sei fisicalista ahah - Luca Olivieri
Ragazzi, io non ho mai detto che non si sa cosa sia lo spazio e il tempo, ma ritengo si debbano definire all’interno di uno spettro teorico più ampio nel quale si voglia formalizzare il concetto dell’esistenza. Dato che lo spazio e il tempo sono concetti talmente ampi e dibattuti, ancor oggi, penso sia un errore darli per scontati. Ad esempio, io ritengo che la metafisica del Tractatus di W. prenda di petto la CRP di Kant, costruita sulla fisica newtoniana, abbracciando la relatività di Einstein. “x esiste in un certo stato di cose” che è definibile proprio perché “si dà”, per dirla con Meinong, nel mondo e si dà nel mondo perché lo posso definire per mezzo del linguaggio (isomorfismo tra linguaggio e ontologia). Sarò un illuso wittgensteiniano, ma ritengo non si possa prescindere da una metafisica che si rapporti con la fisica e con il linguaggio. Mi soffermo su questo problema perché penso sia dirimente, dato che banalmente, ogni cosa di cui parliamo la diamo per “esistente”. Sulla tesi di Quine, il quale riprende e riformalizza Parmenide, mi trovo in netto contrasto da sempre. Diffido sempre da coloro che non discriminano perché ritengo sia proprio discriminare (separare, circoscrivere, definire) il compito principale della filosofia e della scienza. Dire che tutto è, rende il concetto di essere omogeneo, uguale per tutti, quando mi pare sia fattuale che ci siano “più livelli di essere” nel mondo (qui tiriamo fuori il neoplatonismo ellenistico e umanistico-rinascimentale). L’essere si dà in molti modi e questi modi vanno definiti dentro un certo stato di cose o di configurazioni. 0 o 1, hanno un certo significato dentro l’aritmetica, ma un altro in informatica e un altro ancora nella religione, così come la configurazione (01 o 10) assume significati totalmente diversi a seconda di come viene posta. Significato e oggetto, ossia oggetto in un certo stato di cose, sono inseparabili per me; ed è proprio quando ho definito il segno di uguaglianza tra significato e oggetto che posso dire se quest’ultimo esiste o meno. Ciò che arriva a noi è il significato dell’oggetto, non l’oggetto. La differenza tra senso e significato di Frege, secondo il mio umilissimo parere, è capziosa, in quanto differenzia due concetti che in realtà sono inseparabili: senso e significato si danno sempre in riferimento ad un certo oggetto in una certa configurazione, la quale in un certo modo, determina lo stato mentale del soggetto significante e quindi della proposizione che sta al significato-senso dell’oggetto. Quindi, esiste qualcosa perché le dò un significato x, il quale dovrà essere corroborato o confutato dal fatto che x coincida con y (stato di cose). Se dico: “Pegaso esiste”, dipende dal significato che dò a Pegaso, e se dico che il significato di Pegaso è quello che più o meno tutti sappiamo (descritto nel video) e gli dò senso nello stato di cose descritto dalla metafisica di W., Pegaso non esiste.
Ciao ragazzi. Grazie mille per i complimenti, è bello che si crei una comunità italiana di studenti e appassionati su questi temi. Grazie anche, nello specifico, di aver discusso il mio commento. Ovviamente mi aspettavo molta divergenza (soprattutto su Nagel ahah), ma è normale, la ricerca vive di contrasti sani dove si può imparare gli uni dagli altri. Stefano I love you anche se sei fisicalista ahah
- Luca Olivieri
Ragazzi, io non ho mai detto che non si sa cosa sia lo spazio e il tempo, ma ritengo si debbano definire all’interno di uno spettro teorico più ampio nel quale si voglia formalizzare il concetto dell’esistenza. Dato che lo spazio e il tempo sono concetti talmente ampi e dibattuti, ancor oggi, penso sia un errore darli per scontati. Ad esempio, io ritengo che la metafisica del Tractatus di W. prenda di petto la CRP di Kant, costruita sulla fisica newtoniana, abbracciando la relatività di Einstein. “x esiste in un certo stato di cose” che è definibile proprio perché “si dà”, per dirla con Meinong, nel mondo e si dà nel mondo perché lo posso definire per mezzo del linguaggio (isomorfismo tra linguaggio e ontologia). Sarò un illuso wittgensteiniano, ma ritengo non si possa prescindere da una metafisica che si rapporti con la fisica e con il linguaggio. Mi soffermo su questo problema perché penso sia dirimente, dato che banalmente, ogni cosa di cui parliamo la diamo per “esistente”.
Sulla tesi di Quine, il quale riprende e riformalizza Parmenide, mi trovo in netto contrasto da sempre. Diffido sempre da coloro che non discriminano perché ritengo sia proprio discriminare (separare, circoscrivere, definire) il compito principale della filosofia e della scienza. Dire che tutto è, rende il concetto di essere omogeneo, uguale per tutti, quando mi pare sia fattuale che ci siano “più livelli di essere” nel mondo (qui tiriamo fuori il neoplatonismo ellenistico e umanistico-rinascimentale). L’essere si dà in molti modi e questi modi vanno definiti dentro un certo stato di cose o di configurazioni. 0 o 1, hanno un certo significato dentro l’aritmetica, ma un altro in informatica e un altro ancora nella religione, così come la configurazione (01 o 10) assume significati totalmente diversi a seconda di come viene posta. Significato e oggetto, ossia oggetto in un certo stato di cose, sono inseparabili per me; ed è proprio quando ho definito il segno di uguaglianza tra significato e oggetto che posso dire se quest’ultimo esiste o meno. Ciò che arriva a noi è il significato dell’oggetto, non l’oggetto. La differenza tra senso e significato di Frege, secondo il mio umilissimo parere, è capziosa, in quanto differenzia due concetti che in realtà sono inseparabili: senso e significato si danno sempre in riferimento ad un certo oggetto in una certa configurazione, la quale in un certo modo, determina lo stato mentale del soggetto significante e quindi della proposizione che sta al significato-senso dell’oggetto. Quindi, esiste qualcosa perché le dò un significato x, il quale dovrà essere corroborato o confutato dal fatto che x coincida con y (stato di cose). Se dico: “Pegaso esiste”, dipende dal significato che dò a Pegaso, e se dico che il significato di Pegaso è quello che più o meno tutti sappiamo (descritto nel video) e gli dò senso nello stato di cose descritto dalla metafisica di W., Pegaso non esiste.
Dovreste vedervi per registrare insieme
Dovremmo avere un posto abbastanza grande per registrare insieme