Devo ancora finire di vedere il video, professore, ma mi permetta un commento proprio terra terra: in base a ciò che vedo nel mondo (es. USA) vs Italia, lo stesso concetto di "liberismo" assume una morale ed un' etica, completamente diversa. In Italia di pseudo liberali ne abbiamo parecchi e purtroppo la mia impressione è che qui il liberismo venga tradotto come: "Faccio quello che mi pare, senza conseguenze giuridiche/legali". "Perchè la magistratura è corrotta e comunista", "Ciò che un politico fa nella propria vita privata non conta a livello pubblico", ecc. In conclusione ritengo che anche il grado di civiltà di un popolo, possa intendere e tradurre il liberismo, in forme diverse.
Finalmente sono riuscito a godermi la puntata: come sempre interessantissimo, ho ascoltato con molta attenzione. Begli interventi. Che il Dio Algoritmo tenga conto del mio commento. A presto con l'Inattualità del Liberalismo!
Vorrei provare a fare una breve riflessione su un tema toccato, ossia alla sua domanda se ci sia un relativismo assoluto in seno alla sua ‘teoria politica’. A mio parere no, e mi spiego meglio: l’idea di interpretare ogni avvenimento su un piano spazio-temporale contingente e secondo meccanismi di interesse contingenti a quella situazione di cui vogliamo analizzare le cause e gli effetti è di per sé assoluta o universale. Lei cita Nozick e il suo Invariances durante la sua esposizione e, avvalendomi delle idee di Nozick, io riscontro almeno due invarianze, ovvero ‘tutto è relativo’ e ‘applichiamo il principio del pragmatismo ad ogni situazione’. Questi due principi metodologici assoluti sono gli elementi fondanti la ‘teoria’, mentre altri elementi di carattere teorico ‘gerarchicamente inferiori’, come ad esempio l’autoconservazione dell’individuo o l’incesto da lei citato, potrebbero essere delle idee o concetti tendenti all’universalismo, le quali ipoteticamente varrebbero come solida base concettuale nell’applicazione pragmatica di situazioni contingenti. Io la vedo un po’ così.
Caro prof, come medico non posso che essere d'accordo con quanto dici al minuto 24 (circa). Il pericolo esiste ed è un bias possibile e diffuso presso la mia categoria professionale che più spesso dovremmo tenere presente.
Sarebbe bello sentire una discussione con Puglisi a tema postmodernismo, dato che questi lo ritiene il male assoluto delle ideologie contemporanee. Purtroppo però Puglisi sembra preferire la polemica sterile da X al dibattito serio.
Divagazioni molto interessanti. Una veloce riflessione: lei cita Hobbes dicendo che il suo grande merito è quello di aver capito che in assenza di Stato c'è Homo homini lupus; io condivido, ma penso che più che "guerra di tutti contro tutti" il conflitto prenda una forma simile alla visione di Schmitt, cioè quella di gruppi con identità collettiva definita che si scontrano dividendosi in amici e nemici. Sarei curioso di sentire la sua su questa differenza, anche se, avendo visto numerosi suoi video in cui parlava di Schmitt, penso di poter intuire la risposta. Ps: dato che questi suoi ragionamenti stanno, secondo me, effettivamente delineando una filosofia politica originale, mi sono messo qualche secondo a fare l'antipatica operazione di cercargli un possibile nome. Mi è istantaneamente venuto in mente post-liberalismo, ma ho tristemente scoperto che è già stato preso da un "pensiero" un po' confuso che mi pare spazi da pseudo-commie al conservatorismo un po' reazionario, che vede il liberismo e la globalizzazione come causa dei mali moderni, e vuole demolire l'individualismo con un "volemose bene".
Ma la differenza quale sarebbe fra i "gruppi con identita' eccetera ... e con un CAPO" e il "Sovereign" di Hobbes? Nessuna. Il politico e lo stato nascono assieme. Il politico, nel senso schmittiano, fonda lo stato perche' si fonda e determina sull'assegnazione di un potere e la definizione di chi quel potere non accetta [ed e' quindi potenziale "nemico"]. Sul piano della teoria positiva l'errore di KS e' di voler sottolineare quello che in realta' e' un suo precetto normativo [dobbiamo combattere i nemici del cristianesimo reazionario quindi tutti con Hitler contro il nemico e fottiamocene delle regole dello stato liberale che ce lo vorrebbero impedire] trasformandolo - una volta ancora!!! - in una affermazione positiva: ovvero che il definirsi del politico, del capo, del potere debba NECESSARIAMENTE implicare che si stabilisce il ruolo di "amico" per quelli dentro al cerchio del capo e di "nemico" per quelli fuori. Le tribu TENDONO a farsi guerra ma non se la fanno NECESSARIAMENTE e costitutivamente. Il capo/potere/politico e' colui che ANZITUTTO evita il conflitto continuo interno al gruppo e lo costituisce qua gruppo, garantendo "pace" interna. La difesa contro il nemico viene di conseguenza, non prima. Perche' prima che ci sia il gruppo sotto il capo ... non esiste nemmeno il gruppo. Discorso lungo, mi fermo qui. Vedremo di parlarne nelle prossime lezioni, di certo quando affronteremo i sentieri o le idee che possono permettere di elaborare una teoria positiva che non sia immediatamente fallimentare.
E se semplicemente prendessimo alcuni diritti in modo assiomatico/arbitrario, in modo diciamo volitivo, (tipo non uccidere se non per autodifesa, non torturare, diritto di aver accesso ad acqua e cibo almeno tramite lavoro ecc...) e lasciare tutto il resto a un conflitto di interessi di stile pragmatico. La dittatura (che non si comporta in modo crudele e tirannico) non è un male di per sè, ma è un male perchè crea danno. L'oligarchia non è un male di per sè come idea, è un male perchè non funziona bene e crea danno. Lasciare tutto alla contrattazione ad eccezione di alcuni diritti, pochi, che in modo volitivo e arbitrario riteniamo minimo per la dignità umana. Successivamente cercare in modo pragmatico di implementarlo, preferendo la trattativa politico-commerciale rispetto all'imposizione armata, soprattutto perchè l'imposizione armata funziona poco. Potrebbero essere alcuni primi passi per costruire una buona teoria politica?
Per assurdo e accettando come fatto la natura relativista di ogni politica normativa: il modello liberale continuerebbe ad essere valido anche se dovesse trasformarsi in dittatura. Il liberismo è per definizione libero di “trasformarsi” continuando ad essere tale! Da questo, qualsiasi “ismo” finirebbe per essere solo un sottoinsieme del liberalismo. Troppi voli pindarici o basta questo per dire che il liberalismo non regge come teoria?
Molto bella questa riflessione condivisa, che chiarisce dubbi, rallenta, approfondisce. ❤
Devo ancora finire di vedere il video, professore, ma mi permetta un commento proprio terra terra: in base a ciò che vedo nel mondo (es. USA) vs Italia, lo stesso concetto di "liberismo" assume una morale ed un' etica, completamente diversa. In Italia di pseudo liberali ne abbiamo parecchi e purtroppo la mia impressione è che qui il liberismo venga tradotto come: "Faccio quello che mi pare, senza conseguenze giuridiche/legali". "Perchè la magistratura è corrotta e comunista", "Ciò che un politico fa nella propria vita privata non conta a livello pubblico", ecc. In conclusione ritengo che anche il grado di civiltà di un popolo, possa intendere e tradurre il liberismo, in forme diverse.
Direi proprio di no. Pensa all’invasione dell’Iraq e allo stanziamento in Afghanistan per 20 anni. Quelli erano liberali con la L maiuscola.
Grazie! Forse divagazioni, ma super interessanti.
Finalmente sono riuscito a godermi la puntata: come sempre interessantissimo, ho ascoltato con molta attenzione. Begli interventi. Che il Dio Algoritmo tenga conto del mio commento. A presto con l'Inattualità del Liberalismo!
Vorrei provare a fare una breve riflessione su un tema toccato, ossia alla sua domanda se ci sia un relativismo assoluto in seno alla sua ‘teoria politica’. A mio parere no, e mi spiego meglio: l’idea di interpretare ogni avvenimento su un piano spazio-temporale contingente e secondo meccanismi di interesse contingenti a quella situazione di cui vogliamo analizzare le cause e gli effetti è di per sé assoluta o universale. Lei cita Nozick e il suo Invariances durante la sua esposizione e, avvalendomi delle idee di Nozick, io riscontro almeno due invarianze, ovvero ‘tutto è relativo’ e ‘applichiamo il principio del pragmatismo ad ogni situazione’. Questi due principi metodologici assoluti sono gli elementi fondanti la ‘teoria’, mentre altri elementi di carattere teorico ‘gerarchicamente inferiori’, come ad esempio l’autoconservazione dell’individuo o l’incesto da lei citato, potrebbero essere delle idee o concetti tendenti all’universalismo, le quali ipoteticamente varrebbero come solida base concettuale nell’applicazione pragmatica di situazioni contingenti. Io la vedo un po’ così.
❤️
Commento tattico!
Drin drin!!!
🎉🎉🎉
Caro prof, come medico non posso che essere d'accordo con quanto dici al minuto 24 (circa). Il pericolo esiste ed è un bias possibile e diffuso presso la mia categoria professionale che più spesso dovremmo tenere presente.
Grazie!
Buona sera!
Sarebbe bello sentire una discussione con Puglisi a tema postmodernismo, dato che questi lo ritiene il male assoluto delle ideologie contemporanee. Purtroppo però Puglisi sembra preferire la polemica sterile da X al dibattito serio.
progressione non male 😅
eraclito > hobbes > rorty > nozick
Divagazioni molto interessanti. Una veloce riflessione: lei cita Hobbes dicendo che il suo grande merito è quello di aver capito che in assenza di Stato c'è Homo homini lupus; io condivido, ma penso che più che "guerra di tutti contro tutti" il conflitto prenda una forma simile alla visione di Schmitt, cioè quella di gruppi con identità collettiva definita che si scontrano dividendosi in amici e nemici.
Sarei curioso di sentire la sua su questa differenza, anche se, avendo visto numerosi suoi video in cui parlava di Schmitt, penso di poter intuire la risposta.
Ps: dato che questi suoi ragionamenti stanno, secondo me, effettivamente delineando una filosofia politica originale, mi sono messo qualche secondo a fare l'antipatica operazione di cercargli un possibile nome. Mi è istantaneamente venuto in mente post-liberalismo, ma ho tristemente scoperto che è già stato preso da un "pensiero" un po' confuso che mi pare spazi da pseudo-commie al conservatorismo un po' reazionario, che vede il liberismo e la globalizzazione come causa dei mali moderni, e vuole demolire l'individualismo con un "volemose bene".
Su Schmitt assolutamente si. Sugli ‘ismi’ opta per ‘pragmatismo’, che è probabilmente l’unico ‘ismo’ che di ‘ismo’ ha ben poco.
Ma la differenza quale sarebbe fra i "gruppi con identita' eccetera ... e con un CAPO" e il "Sovereign" di Hobbes? Nessuna. Il politico e lo stato nascono assieme. Il politico, nel senso schmittiano, fonda lo stato perche' si fonda e determina sull'assegnazione di un potere e la definizione di chi quel potere non accetta [ed e' quindi potenziale "nemico"].
Sul piano della teoria positiva l'errore di KS e' di voler sottolineare quello che in realta' e' un suo precetto normativo [dobbiamo combattere i nemici del cristianesimo reazionario quindi tutti con Hitler contro il nemico e fottiamocene delle regole dello stato liberale che ce lo vorrebbero impedire] trasformandolo - una volta ancora!!! - in una affermazione positiva: ovvero che il definirsi del politico, del capo, del potere debba NECESSARIAMENTE implicare che si stabilisce il ruolo di "amico" per quelli dentro al cerchio del capo e di "nemico" per quelli fuori. Le tribu TENDONO a farsi guerra ma non se la fanno NECESSARIAMENTE e costitutivamente. Il capo/potere/politico e' colui che ANZITUTTO evita il conflitto continuo interno al gruppo e lo costituisce qua gruppo, garantendo "pace" interna. La difesa contro il nemico viene di conseguenza, non prima. Perche' prima che ci sia il gruppo sotto il capo ... non esiste nemmeno il gruppo. Discorso lungo, mi fermo qui.
Vedremo di parlarne nelle prossime lezioni, di certo quando affronteremo i sentieri o le idee che possono permettere di elaborare una teoria positiva che non sia immediatamente fallimentare.
tattico
E se semplicemente prendessimo alcuni diritti in modo assiomatico/arbitrario, in modo diciamo volitivo, (tipo non uccidere se non per autodifesa, non torturare, diritto di aver accesso ad acqua e cibo almeno tramite lavoro ecc...) e lasciare tutto il resto a un conflitto di interessi di stile pragmatico. La dittatura (che non si comporta in modo crudele e tirannico) non è un male di per sè, ma è un male perchè crea danno. L'oligarchia non è un male di per sè come idea, è un male perchè non funziona bene e crea danno. Lasciare tutto alla contrattazione ad eccezione di alcuni diritti, pochi, che in modo volitivo e arbitrario riteniamo minimo per la dignità umana. Successivamente cercare in modo pragmatico di implementarlo, preferendo la trattativa politico-commerciale rispetto all'imposizione armata, soprattutto perchè l'imposizione armata funziona poco. Potrebbero essere alcuni primi passi per costruire una buona teoria politica?
Mio commento tattico
Anche l'etologia può dare una mano: il "leviatano" primordiale potrebbe non essere tanto diverso dal gorilla maschio alfa.
Se ci sono messaggi strani chiedo scusa: bug di TH-cam.
Preso appunti
è Lincoln quello nel disegno in basso a dx?
?
mi riferisco ai disegni sullo sfondo
*mi riferisco ai disegni sul muro
Per fortuna che non ho l'account su X.
Per assurdo e accettando come fatto la natura relativista di ogni politica normativa: il modello liberale continuerebbe ad essere valido anche se dovesse trasformarsi in dittatura. Il liberismo è per definizione libero di “trasformarsi” continuando ad essere tale! Da questo, qualsiasi “ismo” finirebbe per essere solo un sottoinsieme del liberalismo.
Troppi voli pindarici o basta questo per dire che il liberalismo non regge come teoria?