Buon giorno, prof giglio, la seguo da poco e sono incantata dal modo in cui ci parla,sono appassiionata di pittura e arte da poco tempo e continuerò a seguirla . Grazie
Mi piace il modo e il ritmo in cui racconti la teoria per accordi e disaccordi così interessante da creare volute emozionali che, non riuscendo a trovare un termine più esatto, le direi sinestetiche. Il concetto di misticismo del colore mi interessa moltissimo. Grazie!
Che cosa sé definisce un opera come grafica e cosa la rende pittorica. Può dire il significato di immagine pittorica e immagine grafica. Qual è la differenza? Grazie!
Non è facile rispondere a questa domanda. O meglio, una volta lo era ma oggi un po' meno. Nella tradizione, per opera grafica si identifica un disegno su carta, spesso inteso come studio o bozzetto per un'opera pittorica, oppure un multiplo ottenuto con una matrice di stampa. Se ci concentriamo sul disegno, al di là degli strumenti utilizzati, è evidente la differenza con la pittura: quest'ultima è stata per secoli caratterizzata da una pellicola pittorica sostanzialmente uniforme, che non lascia intravvedere nulla del supporto su cui è stata stesa. Nel disegno invece, a prescindere dalla tecnica utilizzata, esiste un "pieno" ed un "vuoto", un segno ed una mancanza di segno. Da più di un secolo non è più così: complice l'influenza dell'arte orientale sulla pittura moderna è facile trovare un dipinto fatto di poche pennellate disposte sul supporto che rimane ben in evidenza. Capita allora che ci siano pittori che disegnano con il pennello ed i colori ad olio, per esempio Toulouse Lautrec o Schiele. Da questo punto di vista i confini tra disegno e pittura si sono fatti decisamente più incerti, anche perché in pittura ha preso grande importanza l'idea del processo realizzativo rispetto al risultato finale. In altre parole l'artista può decidere di fermarsi ad uno stadio qualsiasi del tradizionale percorso che porta a compimento il dipinto e considerare terminata l'opera e il disegno è appunto uno di questi stadi.
Buona sera Alberto! Sono Giorgio e sto facendo una tesi sul colore. Volevo chiederti indicazioni bibliografiche, alcune riesco a vederle bene altre meno dal video. C’è modo di sentirci per e-mail? Grazie dell’attenzione!
Grazie a te! Eh sì, la complementarietà dei colori è centrale. Ne parlerò ancora, certamente quando affronteremo la sintesi additiva e la sintesi sottrattiva dei colori. Però dimmi cosa ti interesserebbe esattamente.
@@AlbertoGoglio Non ho in mente un argomento specifico, mi piacerebbe saperne di più perché i complemetari sono estremamente affascinanti. Non so...ad esempio sarebbe interessante andare un po' a "sbirciare" sull'uso che ne facevano pittori come Turner o Rothko...
Buongiorno professore! Innanzitutto grazie mille per questi video, mi stanno insegnando molto! Volevo però farle una domanda, considerate che io sono uno studente di comunicazione, e sono particolarmente interessato al mondo dell’arte (intesa in generale, tutte le forme d’arte, di espressione del sé)… Fotografia, videomaking, grafica, cortometraggi, sono tutte attività che ad oggi svolgo come studente, non mi reputo ancora un professionista, ma sono sicuro che questa sarà la mia strada in futuro. Sono sempre stato affascinato dall’uso dei colori, dall’animazione giapponese, al mondo dell’arte, fino al cinema, e ho sempre voluto comprendere i motivi dietro quel fascino: come mai quest’immagina mi genera queste emozioni? Come mai la trovo così evocativa? Come posso sviluppare immagini che emozionino gli altri allo stesso modo? Il colore è sicuramente la base di tutto ciò, ci sono però anche le forme (pensiamo alla simmetria, ne sa qualcosa Kubrick). Ho cercato nel tempo di trovare qualche fonte per studiare bene la psicologa del colore, e in generale le regole universali dell’estetica, ovvero quegli elementi che appaiono intrinsecamente belli per gli esseri umani e concorrono quindi a formare ciò che noi chiamiamo “bello”, che ci emoziona, oltre i gusti personali. Eppure, sto avendo enormi difficoltà nel trovare fonti del genere, video o libri che siano si comunica sempre in modo troppo didascalico e accademico senza mai arrivare ad un punto, senza mai entrare nella pratica. Sto apprezzando i suoi video, ma anche in questo caso oltre alle nozioni non mi è rimasto molto: abbiamo spiegato una teoria che lei stesso nel video dice essere sbagliata, quindi cosa deve rimanermi per crescere professionalmente? Ovviamente, le sue sono lezioni accademiche, quindi è portato a spiegare la teoria del colore dal punto di vista storico, ergo a spiegare anche le teorie sbagliate o mettere in confronto varie teorie tra loro contraddittorie, questo può essere giusto dal punto di vista accademico, ma nel mio caso aumenta solo la confusione… Per questo le volevo chiedere, conoscere una fonte (ad esempio un libro) che invece spiega dal punto di vista pratico come funziona la psicologia umana in relazione all’estetica, quindi alle forme, ai colori, come si ottiene l’armonia, l’emozionalità, come si trasmettono in modo particolarmente efficace determinate sensazioni? Magari anche con esempi concreti di immagini che vengono analizzate. In particolare, mi riferisco alle regole universali, e non ai gusti soggettivi o alle tendenze del momento. Le tendenze del momento possono comunque essere utili, ma le trovo meno importanti perché le tendenze mutano nel tempo mentre la bellezza è eterna. Se mi può dare qualche consiglio di lettura, le sarei estremamente grato!!
Ciao Alessio, grazie per i complimenti. Mi poni delle questioni a cui è difficile rispondere in questa sede. Se sei arrivato a questo video, forse troverai qualcosa di più spendibile nelle lezioni 4 e 5, e qualcosina anche nella 6. Per i testi di supporto allo studio del colore, dai un'occhiata a "interazione del colore" di Josef Albers. Più in generale però, mi porrei alcune domande sulle regole universali della bellezza a cui fai riferimento. A questo proposito ti segnalo "le forme del bello" di Remo Bodei. Ragionare sulla soggettività del bello è senz'altro poco utile, sono d'accordo con te. Dal mio punto di vista però, anche il bello universale non può essere un dogma: fare arte sarebbe molto più semplice di com'è in realtà, invece è maledettamente complicato. Ai miei studenti, soprattutto quelli che ad una critica rispondono "a me piace", dico spesso che il bello non è soggettivo, ma è relativo. La differenza è sostanziale. Esistono diverse grammatiche e sintassi che certificano la qualità di un'opera d'arte e sono inoppugnabili, solo che fanno riferimento a paradigmi estetici (ed etici) molto diversi. In altre parole tra le mode effimere e l'eternità, c'è un mondo contraddittorio e magmatico tutto da esplorare. Buon divertimento.
@@AlbertoGoglio Grazie mille per la risposta, è stata illuminante! In particolare l’idea che il bello non è soggettivo ma relativo! A questo punto devo capire qual è il paradigma che mi suscita tutte queste emozioni nell’arte, sviscerarlo, comprenderlo e farlo mio, così da poterlo riproporre in modo personale, con il mio stile. Riguardo i due libri che mi hai consigliato, per comprendere bene l’estetica, la percezione del bello, anche in relazione ai colori (ma non solo), forse è più adeguato il secondo? Magari li leggerò entrambi, però vorrei un consiglio su quale dei due leggere adesso, grazie!!
Mah...il primo è un libro molto pragmatico, Albers è stato un artista di primo piano e un grande didatta, a partire dalla sua esperienza di insegnante ai tempi del Bauhaus. In maniera del tutto deliberata si concentra sullo studio del colore attraverso l'esperienza diretta della percezione degli effetti cromatici, rifiutandosi di impantanarsi in teorie strutturate. Era un tipo totalmente scevro da romanticismi. Per questo più che considerazioni estetiche, troverai esercizi per riflettere sull'interazione dei colori e aumentare la tua sensibilità al colore. Il secondo libro invece è scritto da un docente di filosofia e non ti darà spunti pratici ma un quadro di riferimento storico-filosofico sui diversi paradigmi della bellezza.
Bravissimo, sono le stesse cose che insegno nella mia scuola di Pittura. Comunque dice qyslcisa di più André Lhote nel suo trattato, anche se ama troppo Cezanne e le ombre viola. In sintesi. Ma occorrerebbe un dialogo molto più approfondito.
Grazie. Si. queste lezioni sono per forza molto sintetiche. Il colore è veramente difficile da circoscrivere teoricamente. D'altronde, personalmente, non credo nel primato della teoria rispetto alla prassi pittorica.
Eh sì, infatti è uno dei problemi che si presentano quando si vuole applicare alla lettera la teoria. L'esperienza mi dice che bisogna essere molto elastici nei confronti delle quantità e della qualità dei toni. Bisogna tendere ai rapporti armonici, senza esserne schiavi.
@@AlbertoGoglio sono affascinato x le sue lezioni poi mi farò aiutare da mio figlio x mandare qualche cosa di mio però chiedevo a lei prof.e'meglio imparare a disegnare in verticale o non cambia nulla
@@claudiofrancisconi1205 E' indispensabile disegnare in verticale quando si copia dal vero. Serve per avere una continua verifica di quello che stiamo disegnando e del soggetto, senza spostare lo sguardo. In generale si può disegnare anche da seduti, con il foglio su un tavolo. Anche in questo caso però, sarebbe meglio una superficie un po' inclinata, per non avere un punto di vista troppo di scorcio rispetto al foglio. Il rischio è quello di disegnare figure leggermente allungate rispetto a ciò che stiamo copiando, per la deformazione prospettica del foglio. Ovviamente si può stare in piedi per avere un punto di vista più ortogonale (è ciò che faccio io quando registro i video) ma ci si stanca più facilmente.
Muitíssimo obrigado Alberto.
Grazie a te!
Buon giorno, prof giglio, la seguo da poco e sono incantata dal modo in cui ci parla,sono appassiionata di pittura e arte da poco tempo e continuerò a seguirla . Grazie
Grazie a lei.
Complimenti anche per quest'altro bellissimo video. Grazie
Grazie a te!
Molto interessante! Perfettamente spiegato! Continua così!
Grazie mille! Il prossimo video sarà un'esercitazione tecnica, poi proseguirò con la teoria del colore.
Complimenti!!!
Grazie!
Adoro queste lezioni... sono rilassanti
Grazie!
Mi piace il modo e il ritmo in cui racconti la teoria per accordi e disaccordi così interessante da creare volute emozionali che, non riuscendo a trovare un termine più esatto, le direi sinestetiche. Il concetto di misticismo del colore mi interessa moltissimo. Grazie!
Grazie a te!
Grazie e molto utile,mai pensato della proporzione giusta dei colori
Grazie a te!
Fantastico video, grazie
Grazie a te!
Complimenti per i suoi doc.
Grazie!
Grazie!
Prego!
Molto bravo, complimenti|
Grazie!
Che cosa sé definisce un opera come grafica e cosa la rende pittorica. Può dire il significato di immagine pittorica e immagine grafica. Qual è la differenza? Grazie!
Non è facile rispondere a questa domanda. O meglio, una volta lo era ma oggi un po' meno. Nella tradizione, per opera grafica si identifica un disegno su carta, spesso inteso come studio o bozzetto per un'opera pittorica, oppure un multiplo ottenuto con una matrice di stampa. Se ci concentriamo sul disegno, al di là degli strumenti utilizzati, è evidente la differenza con la pittura: quest'ultima è stata per secoli caratterizzata da una pellicola pittorica sostanzialmente uniforme, che non lascia intravvedere nulla del supporto su cui è stata stesa. Nel disegno invece, a prescindere dalla tecnica utilizzata, esiste un "pieno" ed un "vuoto", un segno ed una mancanza di segno. Da più di un secolo non è più così: complice l'influenza dell'arte orientale sulla pittura moderna è facile trovare un dipinto fatto di poche pennellate disposte sul supporto che rimane ben in evidenza. Capita allora che ci siano pittori che disegnano con il pennello ed i colori ad olio, per esempio Toulouse Lautrec o Schiele. Da questo punto di vista i confini tra disegno e pittura si sono fatti decisamente più incerti, anche perché in pittura ha preso grande importanza l'idea del processo realizzativo rispetto al risultato finale. In altre parole l'artista può decidere di fermarsi ad uno stadio qualsiasi del tradizionale percorso che porta a compimento il dipinto e considerare terminata l'opera e il disegno è appunto uno di questi stadi.
Interessante, un po' complicato da seguire, ma molto utile, grazie professore.
Grazie a lei, Maura.
Buona sera Alberto! Sono Giorgio e sto facendo una tesi sul colore. Volevo chiederti indicazioni bibliografiche, alcune riesco a vederle bene altre meno dal video. C’è modo di sentirci per e-mail? Grazie dell’attenzione!
@@giorgioberdini5695 ciao Giorgio. Scrivimi pure. Dovresti trovare l'indirizzo sul canale.
Grazie, molto interessante! Sarebbe ancora più interessante un approfondimento sui complementari.
Grazie a te! Eh sì, la complementarietà dei colori è centrale. Ne parlerò ancora, certamente quando affronteremo la sintesi additiva e la sintesi sottrattiva dei colori. Però dimmi cosa ti interesserebbe esattamente.
@@AlbertoGoglio Non ho in mente un argomento specifico, mi piacerebbe saperne di più perché i complemetari sono estremamente affascinanti. Non so...ad esempio sarebbe interessante andare un po' a "sbirciare" sull'uso che ne facevano pittori come Turner o Rothko...
Prof Alberto le teorie del colore sono difficili mi sono avvicinato alla pittura a 67 anni non ho speranza???
Certo che c'é speranza! Oltretutto la teoria del colore è utile ma non è la cosa più importante.
Complimenti maestro, bellissimo. Anche se mi hai ucciso un idolo….Itten 😂
Grazie Paolo. Caspita, non era mia intenzione uccidere nessuno! Figurati, io voglio bene a Itten, pure ai suoi difetti.
Buongiorno professore! Innanzitutto grazie mille per questi video, mi stanno insegnando molto!
Volevo però farle una domanda, considerate che io sono uno studente di comunicazione, e sono particolarmente interessato al mondo dell’arte (intesa in generale, tutte le forme d’arte, di espressione del sé)…
Fotografia, videomaking, grafica, cortometraggi, sono tutte attività che ad oggi svolgo come studente, non mi reputo ancora un professionista, ma sono sicuro che questa sarà la mia strada in futuro.
Sono sempre stato affascinato dall’uso dei colori, dall’animazione giapponese, al mondo dell’arte, fino al cinema, e ho sempre voluto comprendere i motivi dietro quel fascino: come mai quest’immagina mi genera queste emozioni? Come mai la trovo così evocativa? Come posso sviluppare immagini che emozionino gli altri allo stesso modo?
Il colore è sicuramente la base di tutto ciò, ci sono però anche le forme (pensiamo alla simmetria, ne sa qualcosa Kubrick).
Ho cercato nel tempo di trovare qualche fonte per studiare bene la psicologa del colore, e in generale le regole universali dell’estetica, ovvero quegli elementi che appaiono intrinsecamente belli per gli esseri umani e concorrono quindi a formare ciò che noi chiamiamo “bello”, che ci emoziona, oltre i gusti personali.
Eppure, sto avendo enormi difficoltà nel trovare fonti del genere, video o libri che siano si comunica sempre in modo troppo didascalico e accademico senza mai arrivare ad un punto, senza mai entrare nella pratica.
Sto apprezzando i suoi video, ma anche in questo caso oltre alle nozioni non mi è rimasto molto: abbiamo spiegato una teoria che lei stesso nel video dice essere sbagliata, quindi cosa deve rimanermi per crescere professionalmente?
Ovviamente, le sue sono lezioni accademiche, quindi è portato a spiegare la teoria del colore dal punto di vista storico, ergo a spiegare anche le teorie sbagliate o mettere in confronto varie teorie tra loro contraddittorie, questo può essere giusto dal punto di vista accademico, ma nel mio caso aumenta solo la confusione…
Per questo le volevo chiedere, conoscere una fonte (ad esempio un libro) che invece spiega dal punto di vista pratico come funziona la psicologia umana in relazione all’estetica, quindi alle forme, ai colori, come si ottiene l’armonia, l’emozionalità, come si trasmettono in modo particolarmente efficace determinate sensazioni? Magari anche con esempi concreti di immagini che vengono analizzate.
In particolare, mi riferisco alle regole universali, e non ai gusti soggettivi o alle tendenze del momento.
Le tendenze del momento possono comunque essere utili, ma le trovo meno importanti perché le tendenze mutano nel tempo mentre la bellezza è eterna.
Se mi può dare qualche consiglio di lettura, le sarei estremamente grato!!
Ciao Alessio, grazie per i complimenti. Mi poni delle questioni a cui è difficile rispondere in questa sede. Se sei arrivato a questo video, forse troverai qualcosa di più spendibile nelle lezioni 4 e 5, e qualcosina anche nella 6. Per i testi di supporto allo studio del colore, dai un'occhiata a "interazione del colore" di Josef Albers. Più in generale però, mi porrei alcune domande sulle regole universali della bellezza a cui fai riferimento. A questo proposito ti segnalo "le forme del bello" di Remo Bodei. Ragionare sulla soggettività del bello è senz'altro poco utile, sono d'accordo con te. Dal mio punto di vista però, anche il bello universale non può essere un dogma: fare arte sarebbe molto più semplice di com'è in realtà, invece è maledettamente complicato. Ai miei studenti, soprattutto quelli che ad una critica rispondono "a me piace", dico spesso che il bello non è soggettivo, ma è relativo. La differenza è sostanziale. Esistono diverse grammatiche e sintassi che certificano la qualità di un'opera d'arte e sono inoppugnabili, solo che fanno riferimento a paradigmi estetici (ed etici) molto diversi. In altre parole tra le mode effimere e l'eternità, c'è un mondo contraddittorio e magmatico tutto da esplorare. Buon divertimento.
@@AlbertoGoglio
Grazie mille per la risposta, è stata illuminante! In particolare l’idea che il bello non è soggettivo ma relativo!
A questo punto devo capire qual è il paradigma che mi suscita tutte queste emozioni nell’arte, sviscerarlo, comprenderlo e farlo mio, così da poterlo riproporre in modo personale, con il mio stile.
Riguardo i due libri che mi hai consigliato, per comprendere bene l’estetica, la percezione del bello, anche in relazione ai colori (ma non solo), forse è più adeguato il secondo?
Magari li leggerò entrambi, però vorrei un consiglio su quale dei due leggere adesso, grazie!!
Mah...il primo è un libro molto pragmatico, Albers è stato un artista di primo piano e un grande didatta, a partire dalla sua esperienza di insegnante ai tempi del Bauhaus. In maniera del tutto deliberata si concentra sullo studio del colore attraverso l'esperienza diretta della percezione degli effetti cromatici, rifiutandosi di impantanarsi in teorie strutturate. Era un tipo totalmente scevro da romanticismi. Per questo più che considerazioni estetiche, troverai esercizi per riflettere sull'interazione dei colori e aumentare la tua sensibilità al colore. Il secondo libro invece è scritto da un docente di filosofia e non ti darà spunti pratici ma un quadro di riferimento storico-filosofico sui diversi paradigmi della bellezza.
@@AlbertoGoglio
Va bene, allora considerando che sono libri così diversi, li leggerò entrambi, grazie ancora per i suggerimenti!
Bravissimo, sono le stesse cose che insegno nella mia scuola di Pittura. Comunque dice qyslcisa di più André Lhote nel suo trattato, anche se ama troppo Cezanne e le ombre viola. In sintesi. Ma occorrerebbe un dialogo molto più approfondito.
Grazie. Si. queste lezioni sono per forza molto sintetiche. Il colore è veramente difficile da circoscrivere teoricamente. D'altronde, personalmente, non credo nel primato della teoria rispetto alla prassi pittorica.
magari in una naturas morta e piu semplice rispettare l armonia ma nel paesaggio? ci sono moltissimi colori
Eh sì, infatti è uno dei problemi che si presentano quando si vuole applicare alla lettera la teoria. L'esperienza mi dice che bisogna essere molto elastici nei confronti delle quantità e della qualità dei toni. Bisogna tendere ai rapporti armonici, senza esserne schiavi.
@@AlbertoGoglio le posso mandare delle foto dei mie disegni x correggere i tanti errori
@@claudiofrancisconi1205 certo, scrivimi pure.
@@AlbertoGoglio sono affascinato x le sue lezioni poi mi farò aiutare da mio figlio x mandare qualche cosa di mio però chiedevo a lei prof.e'meglio imparare a disegnare in verticale o non cambia nulla
@@claudiofrancisconi1205 E' indispensabile disegnare in verticale quando si copia dal vero. Serve per avere una continua verifica di quello che stiamo disegnando e del soggetto, senza spostare lo sguardo. In generale si può disegnare anche da seduti, con il foglio su un tavolo. Anche in questo caso però, sarebbe meglio una superficie un po' inclinata, per non avere un punto di vista troppo di scorcio rispetto al foglio. Il rischio è quello di disegnare figure leggermente allungate rispetto a ciò che stiamo copiando, per la deformazione prospettica del foglio. Ovviamente si può stare in piedi per avere un punto di vista più ortogonale (è ciò che faccio io quando registro i video) ma ci si stanca più facilmente.
si complicato meno male alla fine c'e' stata una semplificazione che ha fatto sperare
Speriamo insieme, tutti quanti!