Maria Valtorta - Evangelo cap. 550: Euforia tra gli apostoli. Missione d’amore per Lazzaro
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- เผยแพร่เมื่อ 17 ม.ค. 2025
- Maria Valtorta - Evangelo cap. 550: Euforia tra gli apostoli. Missione d’amore per Lazzaro e di contemplazione assoluta per la sorella Maria. Gesù deve fuggire in Samaria.
30 dicembre 1946.
È bello stare così, in riposo, fra l’amore degli amici e presso il Maestro nelle giornate solari che già risentono di un primo precoce sorridere di primavera, guardando i campi che aprono le loro zolle ad un verzicare innocente di grani che spuntano, guardando i prati che rompono il verde uniforme dell’inverno con i primi fioretti multicolori, guardando le siepi che nei posti più solari hanno già dei sorrisi di gemme che si schiudono, guardando i mandorli che già spumano nelle cime per i primi fiori che sbocciano. E Gesù ne gode, e ne godono gli apostoli, e ne godono i tre amici di Betania. Sembra così lontano il malanimo, il dolore, la tristezza, la malattia, la morte, l’odio, l’invidia, tutto quanto è pena, tormento, preoccupazione sulla Terra.
Gli apostoli, tutti, sono gongolanti e lo dicono. Dicono la loro persuasione - oh!, così certa, così trionfante! - che ormai Gesù ha vinto tutti i nemici, che la sua missione procederà ormai senza ostacoli, che Egli sarà riconosciuto per Messia anche dai più tenaci a negarlo. E parlano, un poco esaltati, ringiovaniti tanto sono felici, facendo progetti per l’avvenire, sognando… sognando tanto… e umanamente.
Il più esaltato, per la sua psiche che lo porta sempre agli estremi, è Giuda di Keriot. Si felicita di aver saputo attendere e di aver saputo fare, si felicita della sua lunga fede nel trionfo del Maestro, si felicita di avere sfidato le minacce del Sinedrio… È tanto esaltato che finisce col dire anche quello che ha sempre tenuto celato sin qui, fra lo stupore attonito dei compagni.
«Sì. Mi volevano comperare, sedurre mi volevano con blandizie e, vedendo che non servivano queste, con minacce. Se sapeste! Ma io! Io li ho pagati con uguale moneta. Ho finto amore a loro come essi a me. Li ho lusingati come essi mi lusingavano e li ho traditi come essi mi volevano tradire… Perché questo volevano. Farmi credere che con spirito buono provavano il Maestro per poterlo proclamare solennemente il Santo di Dio. Ma io li conosco! Io li conosco. E in tutte le cose che essi mi dicevano di voler fare mi destreggiavo in modo che la santità di Gesù veramente apparisse più lucente del sole meridiano in un cielo senza nubi… Un giuoco pericoloso il mio! Se lo avessero capito! Ma ero pronto a tutto, anche alla morte, per servire Dio nel mio Maestro. E così sapevo tutto… Eh! delle volte vi sarò sembrato pazzo, cattivo, scontroso. Se aveste saputo! Io solo so le mie notti, le cure che dovevo avere per fare del bene senza dare nell’occhio a nessuno! Tutti sospettaste un poco di me. Lo so. Ma non ve ne ho rancore. Il mio modo di fare… sì… poteva dar luogo a sospetti. Ma il fine era buono, e io non mi preoccupavo che di quello. Gesù non sa nulla. Ossia credo che Egli pure sospetti di me. Ma saprò tacere senza esigere una sua lode. E tacete anche voi. Un giorno, ai primi tempi che ero con Lui - e tu, Simone Zelote, e tu, Giovanni di Zebedeo, eravate con me - Egli mi rimproverò perché mi ero vantato di avere il senso pratico. Da allora io… non gliel’ho mai fatta risaltare questa qualità, ma l’ho continuata ad usare, per suo bene. Ho fatto come una madre per il suo bambino inesperto. Ella gli leva gli ostacoli dal cammino, gli curva il ramo senza spine e alza quello che può ferire, o con atti avveduti lo porta a fare ciò che deve saper fare e a schivare ciò che è male senza che neppure il figlio se ne avveda. Anzi, il figlio crede di esserci arrivato da sé a camminare senza inciampare, a cogliere il bel fiore per la mamma, a fare questo e quello spontaneamente. Io ho fatto uguale col Maestro. Perché la santità non basta in un mondo di uomini e di satana. Bisogna anche combattere con armi pari, almeno da uomini… e qualche volta… anche un pizzico di furbizia d’inferno non è male mettercela fra le altre armi. È la mia idea. Ma Lui non la vuole sentire… È troppo buono… Bene. Io capisco tutto e tutti, e scuso tutti dei mali pensieri che potete aver avuto su di me. Ora sapete. Ora ci amiamo da buoni compagni, tutto per suo amore e a sua gloria», e accenna a Gesù che passeggia molto più lontano in un viale pieno di sole parlando con Lazzaro, che lo ascolta con un sorriso d’estasi sul viso.
Gli apostoli si allontanano verso la casa di Simone. Gesù si avvicina invece con l’amico. Li ascolto.
Dice Lazzaro: «Sì. Lo avevo capito che c’era un grande scopo, e certo di bontà, nel lasciarmi morire. Pensavo che fosse per risparmiarmi la vista della persecuzione che ti fanno. E, Tu sai se dico il vero, ero contento di morire per non vederla. Mi inasprisce. Mi turba. Vedi, Maestro. Io ho perdonato tante cose a quelli che sono i capi del nostro popolo. Ho dovuto perdonare sino agli ultimi giorni… Elchia… Ma la morte e la risurrezione hanno annullato ciò che era prima di esse....