Odysseus di Francesco Guccini (cover) dall'album Ritratti del 2004

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  • เผยแพร่เมื่อ 13 ต.ค. 2024
  • Testo:
    Bisogna che lo affermi fortemente
    Che, certo, non appartenevo al mare
    Anche se Dei d'Olimpo e umana gente
    Mi sospinse un giorno a navigare
    E se guardavo l'isola petrosa
    Ulivi e armenti sopra ogni collina
    C'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa
    C'era l'anima mia che è contadina
    Un'isola d'aratro e di frumento
    Senza le vele, senza pescatori
    Il sudore e la terra erano argento
    Il vino e l'olio erano i miei ori
    Ma se tu guardi un monte che è di faccia
    Senti che ti sospinge un altro monte
    Un'isola col mare che l'abbraccia
    Ti chiama un'altra isola di fronte
    E diedi un volto a quelle mie chimere
    Le navi costruii di forma ardita
    Concavi navi dalle vele nere
    E nel mare cambiò quella mia vita
    E il mare trascurato mi travolse
    Seppi che il mio futuro era sul mare
    Con un dubbio però che non si sciolse
    Senza futuro era il mio navigare
    Ma nel futuro trame di passato
    Si uniscono a brandelli di presente
    Ti esalta l'acqua e al gusto del salato
    Brucia la mente
    E ad ogni viaggio reinventarsi un mito
    A ogni incontro ridisegnare il mondo
    E perdersi nel gusto del proibito
    Sempre più in fondo
    E andare in giorni bianchi come arsura
    Soffio di vento e forza delle braccia
    Mano al timone e sguardo nella pura
    Schiuma che lascia effimera una traccia
    Andare nella notte che ti avvolge
    Scrutando delle stelle il tremolare
    In alto l'Orsa e un segno che ti volge
    Diritta verso il nord della Polare
    E andare come spinto dal destino
    Verso una guerra, verso l'avventura
    E tornare contro ogni vaticino
    Contro gli Dei e contro la paura
    E andar verso isole incantate
    Verso altri amori, verso forze arcane
    Compagni persi e navi naufragate
    Per mesi, anni, o soltanto settimane
    La memoria confonde e dà l'oblio
    Chi era Nausicaa, e dove le sirene
    Circe e Calypso perse nel brusio
    Di voci che non so legare assieme
    Mi sfuggono il timone, vela, remo
    La frattura fra inizio ed il finire
    L'urlo dell'accecato Polifemo
    Ed il mio navigare per fuggire
    E fuggendo si muore e la mia morte
    Sento vicina quando tutto tace
    Sul mare, e maledico la mia sorte
    Non trovo pace
    Forse perché sono rimasto solo
    Ma allora non tremava la mia mano
    E i remi mutai in ali al folle volo
    Oltre l'umano
    La vita del mare segna false rotte
    Ingannevole in mare ogni tracciato
    Solo leggende perse nella notte
    Perenne di chi un giorno mi ha cantato
    Donandomi però un'eterna vita
    Racchiusa in versi, in ritmi, in una rima
    Dandomi ancora la gioia infinita
    Di entrare in porti sconosciuti prima

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