credo che ci sia un fastidiosissimo stereotipo su questa facoltà. Nel 2013 Almalaurea, consorzio di ricercatori dell'Unibo, ha fatto una ricerca sul tasso di disoccupazione delle diverse facoltà: statistiche alla mano, la facoltà con più tasso di disoccupazione risulta essere giurisprudenza, con il 24% di tasso di disoccupazione. Nessuno, però, dice mai "non fare giurisprudenza, se no sarai disoccupato"
Domanda semplice, risposta semplice: NO! Come scriveva Asimov in un articolo degli anni '80: per ogni giapponese laureato in fisica ci sono 50 americani laureati in storia dell'arte. Da noi è anche peggio se aggiungi quelli lauereati in filosofia, scienze politiche, sociologia e pedagogia. Non tutti devono laurearsi in fisica, ingegneria o chimica, puoi anche dare l'idraulico, l'elettricista, il tornitore o il contadino. Basta che sai guadagnarti il pane in maniera utile per l'umanità. E come diceva Cêchov: "ha fatto più per l'umanità l'inventore del fiammifero di tutti i filosofi della storia". In conclusione, inoltre, perché ognuno è capace di interpretare e percepire il senso di un testo senza bisogno che glielo spieghi qualcuno.
Quindi tu non ascolti mai musica, non guardi mai film o cose simili e tutto ciò non ti ha mai dato sollievo, giusto? Perché dietro queste cose ci sono menti umanistiche. Inoltre, riprendendo un attimo la frase di Cêchov, a questo punto potrei benissimo dire che la scienza ha fatto più male alla terra che tutti i filosofi messi insieme avendo comunque ragione! Il discorso é troppo ampio e complesso. La domanda che ho posto nel titolo non é semplice, la risposta nemmeno.
Commenti come il tuo sono uno dei motivi per cui è importantissimo studiare le materie umanistiche, dato che parti dal presupposto che una scelta di vita così importante debba basarsi esclusivamente sull'"utilità" (cioè sul profitto materiale) ignorando completamente sia la felicità dell'individuo sia il valore di ciò che studia per la sua crescita personale. Pensare che non serva qualcuno che ti spieghi un testo perché si può farlo da soli è di un'arroganza incredibile, perché uno stesso testo può essere interpretato in una miriade di maniere diverse e se ne possono cogliere sfumature nuove, pensare che questo sia inutile significa chiudersi a riccio e rifiutare che possano esistere altre idee, altre riflessioni che possono arricchire il proprio pensiero. Ovviamente se sì pensa che l'uomo sia una macchina che deve pensare solo al guadagno e al lavoro e che ciò che non rientra in quest'ottica è inutile allora no, non ha senso
@@Llmoonmoon Potrei perdere tempo a cercare di controbattere, dato che non hai capito il senso di quello che ho scritto e sei partita in tromba con la solita sparata precostruita ad hoc, ma mi limito ad un sintetico: "datte 'na carmata!".
@@vgbf3 Ti ho risposto in modo pacato, non mi sembra di essere stata offensiva in alcun modo. Detto questo, liberissimo di non rispondermi, me ne farò una ragione
Non comprendo il senso della domanda. Io credo che uno studente delle superiori debba riuscire a rispondere nella maniera più accurata possibile a tre domande: Che cosa voglio?, Cosa vogliono gli altri?, Cosa so fare? Io credo sia importante trovare un buon compromesso tra queste tre esigenze. Ad esempio potrei desiderare di fare il poeta, ma magari mi rendo anche conto che non sono un Goethe o un Montale; inoltre posso anche notare che nella nostra società non c'è una grande domanda di poesia, dunque è difficile guadagnare molto in questo modo. Forse neanche Montale guadagnava tanto, ma magari i soldi non sono la prima motivazione. Io penso che le persone debbano essere il più possibile consapevoli di quello che fanno e non devono lamentarsi, in tal caso, se le cose non vanno bene. Nella vita reale spesso non si ottiene ciò che si vuole, e questo bisogna considerarlo, come anche il fatto che il nostro mondo non è fatto in modo che le torte crescano sugli alberi e i pesci cotti atterrino già pronti ai nostri piedi. Considera il mio caso. Io mi iscrissi alla facoltà di fisica perché volevo fare ricerca in fisica. Effettivamente ho completato tutto il mio percorso, ma al momento di dover decidere se fare il dottorato o meno decisi di rinunciare. Perché? Mi resi conto che c'erano tanti ragazzi bravi almeno quanto me, che la competizione per pochi posti era enorme, che la carriera universitaria è lunga e bisogna essere pronti a sostenere vari anni di precariato. In più, vidi anche che il mondo della ricerca non era come me lo ero immaginato. Basta questo a dire che la mia scelta di fare fisica non ha avuto senso? Da ragazzo tante cose non le sapevo e non sapevo quanto "valevo". Ho capito tante cose proprio facendo quella scelta, e non so se avrei potuto capire certe cose in un altro modo. I posti sono pochi si, ma se fossi stato come Einstein sarebbe stato insensato inseguire quel sogno? Lo stesso Einstein dovette fare l'impiegato per alcuni anni. Perché scrivo tutto questo? Non mi riferisco solo a te. Ragazzi, cercate di misurarvi. Se avete un qi di 80 è un pochettino difficile che vi facciano fare l'ingegnere alla NASA. Il valore di una persona non è sempre nella perseveranza. Nel mio caso, ho scelto di fare altro. Non sono un Einstein e mi va bene, lo accetto. Ci sono altre cose che posso fare. Noi viviamo in una società e non esistono solo le nostre necessità e i nostri desideri. Ci sono anche quelli degli altri ed è difficile trovare la quadra. Bisogna anche lottare e negoziare, perseguire o rinunciare, e non andare alla cieca. Io penso che le generazioni precedenti ci abbiano illuso. Non vado oltre. Tornando alla domanda iniziale, se tu ci chiedi se ha senso studiare lettere, l'unica risposta onesta che possiamo darti è: non lo sappiamo. Io infatti non conosco le tue capacità. Sarei presuntuoso se ti dicessi che hai sbagliato scelta, perché io non ti conosco, e non conosco i tuoi valori. Noi non possiamo rispondere, ma magari puoi farlo tu. Comunque sei simpatica. Prova a fare qualche altro video, quello su Sapiens non è male. E per quanto mi riguarda, essere lenti nella lettura è un pregio. Tanti saluti! 😊
@@dpm2024 appunto solo in Italia, non dipende dai Paesi ma DAL Paese cioè l'Italia dove tutti sono "dottori" dopo una semplice triennale.. è ridicolo.. all'estero, che sia l'Argentina, la Germania, l'Olanda, l'Australia, gli USA o il Canada sei dottore solamente nelle condizioni che ho menzionato io
@@amadeus3054 Aggiungici che in Italia l'università è diventata una barzelletta in cui i prof. hanno limiti nel bocciare quindi laureano degli incompetenti.
credo che ci sia un fastidiosissimo stereotipo su questa facoltà. Nel 2013 Almalaurea, consorzio di ricercatori dell'Unibo, ha fatto una ricerca sul tasso di disoccupazione delle diverse facoltà: statistiche alla mano, la facoltà con più tasso di disoccupazione risulta essere giurisprudenza, con il 24% di tasso di disoccupazione. Nessuno, però, dice mai "non fare giurisprudenza, se no sarai disoccupato"
Domanda semplice, risposta semplice: NO! Come scriveva Asimov in un articolo degli anni '80: per ogni giapponese laureato in fisica ci sono 50 americani laureati in storia dell'arte. Da noi è anche peggio se aggiungi quelli lauereati in filosofia, scienze politiche, sociologia e pedagogia. Non tutti devono laurearsi in fisica, ingegneria o chimica, puoi anche dare l'idraulico, l'elettricista, il tornitore o il contadino. Basta che sai guadagnarti il pane in maniera utile per l'umanità. E come diceva Cêchov: "ha fatto più per l'umanità l'inventore del fiammifero di tutti i filosofi della storia". In conclusione, inoltre, perché ognuno è capace di interpretare e percepire il senso di un testo senza bisogno che glielo spieghi qualcuno.
Quindi tu non ascolti mai musica, non guardi mai film o cose simili e tutto ciò non ti ha mai dato sollievo, giusto? Perché dietro queste cose ci sono menti umanistiche. Inoltre, riprendendo un attimo la frase di Cêchov, a questo punto potrei benissimo dire che la scienza ha fatto più male alla terra che tutti i filosofi messi insieme avendo comunque ragione! Il discorso é troppo ampio e complesso. La domanda che ho posto nel titolo non é semplice, la risposta nemmeno.
Commenti come il tuo sono uno dei motivi per cui è importantissimo studiare le materie umanistiche, dato che parti dal presupposto che una scelta di vita così importante debba basarsi esclusivamente sull'"utilità" (cioè sul profitto materiale) ignorando completamente sia la felicità dell'individuo sia il valore di ciò che studia per la sua crescita personale. Pensare che non serva qualcuno che ti spieghi un testo perché si può farlo da soli è di un'arroganza incredibile, perché uno stesso testo può essere interpretato in una miriade di maniere diverse e se ne possono cogliere sfumature nuove, pensare che questo sia inutile significa chiudersi a riccio e rifiutare che possano esistere altre idee, altre riflessioni che possono arricchire il proprio pensiero. Ovviamente se sì pensa che l'uomo sia una macchina che deve pensare solo al guadagno e al lavoro e che ciò che non rientra in quest'ottica è inutile allora no, non ha senso
@@Llmoonmoon Potrei perdere tempo a cercare di controbattere, dato che non hai capito il senso di quello che ho scritto e sei partita in tromba con la solita sparata precostruita ad hoc, ma mi limito ad un sintetico: "datte 'na carmata!".
@@vgbf3 Ti ho risposto in modo pacato, non mi sembra di essere stata offensiva in alcun modo. Detto questo, liberissimo di non rispondermi, me ne farò una ragione
Se è ciò che ti fa stare bene,direi di si.
tutto cio' che facciamo senza guardarci allo speccjio e chiederci se ci fa bene, non ha senso
Potresti pubblicare il video in cui parli del tuo esame di latino? Credo che potrebbe essere molto interessante
Non comprendo il senso della domanda. Io credo che uno studente delle superiori debba riuscire a rispondere nella maniera più accurata possibile a tre domande: Che cosa voglio?, Cosa vogliono gli altri?, Cosa so fare? Io credo sia importante trovare un buon compromesso tra queste tre esigenze. Ad esempio potrei desiderare di fare il poeta, ma magari mi rendo anche conto che non sono un Goethe o un Montale; inoltre posso anche notare che nella nostra società non c'è una grande domanda di poesia, dunque è difficile guadagnare molto in questo modo. Forse neanche Montale guadagnava tanto, ma magari i soldi non sono la prima motivazione. Io penso che le persone debbano essere il più possibile consapevoli di quello che fanno e non devono lamentarsi, in tal caso, se le cose non vanno bene. Nella vita reale spesso non si ottiene ciò che si vuole, e questo bisogna considerarlo, come anche il fatto che il nostro mondo non è fatto in modo che le torte crescano sugli alberi e i pesci cotti atterrino già pronti ai nostri piedi. Considera il mio caso. Io mi iscrissi alla facoltà di fisica perché volevo fare ricerca in fisica. Effettivamente ho completato tutto il mio percorso, ma al momento di dover decidere se fare il dottorato o meno decisi di rinunciare. Perché? Mi resi conto che c'erano tanti ragazzi bravi almeno quanto me, che la competizione per pochi posti era enorme, che la carriera universitaria è lunga e bisogna essere pronti a sostenere vari anni di precariato. In più, vidi anche che il mondo della ricerca non era come me lo ero immaginato. Basta questo a dire che la mia scelta di fare fisica non ha avuto senso? Da ragazzo tante cose non le sapevo e non sapevo quanto "valevo". Ho capito tante cose proprio facendo quella scelta, e non so se avrei potuto capire certe cose in un altro modo. I posti sono pochi si, ma se fossi stato come Einstein sarebbe stato insensato inseguire quel sogno? Lo stesso Einstein dovette fare l'impiegato per alcuni anni. Perché scrivo tutto questo? Non mi riferisco solo a te. Ragazzi, cercate di misurarvi. Se avete un qi di 80 è un pochettino difficile che vi facciano fare l'ingegnere alla NASA. Il valore di una persona non è sempre nella perseveranza. Nel mio caso, ho scelto di fare altro. Non sono un Einstein e mi va bene, lo accetto. Ci sono altre cose che posso fare. Noi viviamo in una società e non esistono solo le nostre necessità e i nostri desideri. Ci sono anche quelli degli altri ed è difficile trovare la quadra. Bisogna anche lottare e negoziare, perseguire o rinunciare, e non andare alla cieca. Io penso che le generazioni precedenti ci abbiano illuso. Non vado oltre. Tornando alla domanda iniziale, se tu ci chiedi se ha senso studiare lettere, l'unica risposta onesta che possiamo darti è: non lo sappiamo. Io infatti non conosco le tue capacità. Sarei presuntuoso se ti dicessi che hai sbagliato scelta, perché io non ti conosco, e non conosco i tuoi valori. Noi non possiamo rispondere, ma magari puoi farlo tu. Comunque sei simpatica. Prova a fare qualche altro video, quello su Sapiens non è male. E per quanto mi riguarda, essere lenti nella lettura è un pregio. Tanti saluti! 😊
Ti ringrazio per questa riflessione così concreta ❤
@@mariannashoe, non c'è di che.
Si è "dottore" se si ha un dottorato di ricerca (ph.d) oppure se si è laureati in medicina e chirurgia, non per qualunque titolo di laurea.
@@dpm2024 appunto solo in Italia, non dipende dai Paesi ma DAL Paese cioè l'Italia dove tutti sono "dottori" dopo una semplice triennale.. è ridicolo.. all'estero, che sia l'Argentina, la Germania, l'Olanda, l'Australia, gli USA o il Canada sei dottore solamente nelle condizioni che ho menzionato io
@@amadeus3054 Aggiungici che in Italia l'università è diventata una barzelletta in cui i prof. hanno limiti nel bocciare quindi laureano degli incompetenti.
No non ha senso.