Filippo Juvarra nella mostra alla Nazionale

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  • เผยแพร่เมื่อ 26 มี.ค. 2021
  • Filippo Juvarra nasce a Messina il …. non si sa, forse il 7, forse il 27 marzo o…., ma certamente nel 1678. Quindi oggi gli facciamo ugualmente i nostri auguri di compleanno!
    Ma è stato lui ha fare dono a tutti del suo Corpus Juvarrianum custodito nella Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e visibile fino al 31 maggio nella mostra "Filippo Juvarra. Regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all'Europa".
    www.juvarrallanazionale.it
    Voce narrante di Gabriella Pochini
    La bottega del padre argentiere costituisce la prima tappa fondamentale del suo apprendistato artistico che prosegue, presi i voti sacerdotali, a Roma. Qui il giovane Filippo interiorizza il linguaggio della classicità e viene in contatto con Carlo Fontana, tra i più importanti architetti dell’Urbe. Partecipa al concorso di prima classe dell'Accademia di San Luca, riguardante una "villa per tre personaggi" con un saggio che gli vale la vittoria nel 1705; in quello stesso anno, a causa della morte del padre, rientra a Messina, per poi far rotta, alcuni anni dopo, nuovamente a Roma, dopo una significativa tappa di alcuni mesi a Napoli: rientrato nella città dei Papi ottiene la nomina a insegnante unico di architettura presso l'Accademia di San Luca.
    Nel 1709 approda alla corte cardinalizia di Pietro Ottoboni: progetta per le iniziative culturali del porporato numerose scenografie, in particolare quelle per il teatro Capranica e quelle per il teatro nel Palazzo della Cancelleria, alcune realizzate altre rimaste su carta. Oltre all’attività presso l’Ottoboni è destinatario di altre committenze: tra queste, gli allestimenti per la regina di Polonia in esilio, nel suo teatro domestico sul monte Pincio.
    Dopo un soggiorno a Lucca, è chiamato nel 1713 a Messina da Vittorio Amedeo II di Savoia: aggiunto alla corona regia di Cipro il titolo di Re di Sicilia, il sovrano sabaudo cerca in Juvarra un artista in grado di dare un nuovo volto alla città di Torino, assurta al rango di capitale di sempre più vasti domini. Dopo la nomina a “Primo Architetto Civile di Sua Maestà”, Filippo giunge nella capitale nel 1714 e non delude le aspettative. Egli inizia una attività creativa incessante al servizio del sovrano, interrotta da alcuni soggiorni romani, da brevi viaggi in città del Centro-Nord Italia e da un viaggio in Portogallo che lo porta anche a Londra e a Parigi, raggiungendo poi, in successivi soggiorni, altre città europee. Il suo operato approda a innovative soluzioni che plasmano e connotano il nuovo volto del regno nell’intento di amplificare e comunicare la maestà sabauda nelle percorribili forme delle varie arti: la Galleria di Diana alla Venaria, la Basilica di Superga, la facciata della Chiesa di Santa Cristina, lo scalone d’onore di Palazzo Madama sono solo alcune delle fabbriche inaugurate a partire dalla seconda metà degli anni Dieci. A tali imprese si affiancano progetti per apparati effimeri, volti a celebrare gli eventi dinastici dei Savoia, e i disegni per scenografie, destinate ad arricchire gli spettacoli teatrali di corte.
    Alla fine degli anni Venti prendono avvio i lavori del suo capolavoro assoluto, la Palazzina di caccia di Stupinigi, mentre a partire dagli anni Trenta, dopo l’ultimo soggiorno romano, Juvarra progetta la riplasmazione del centro di Torino, volta a meglio ridefinire il volto della zona di comando della città, già delineato negli anni settanta-ottanta del Seicento dall’architetto Amedeo di Castellamonte: uno spazio che comprende Palazzo Reale, la galleria della Regina, le Segreterie, i Regi Archivi, il Teatro Regio sino all’Università. Un corpo architettonico senza soluzione di continuità, cuore simbolico e funzionale del potere regio e cifra costitutiva della visione urbanistica del messinese. Nel frattempo Vittorio Amedeo II gli conferisce il titolo di abate di Selve: questo sancisce un riconoscimento anche a livello sociale del successo di Juvarra e contribuisce alla fama di più autorevole architetto italiano dell’epoca, tanto da portarlo ad un lavoro incessante e continuo su svariati progetti, anche al di fuori del regno.
    La fama europea è consacrata dalla sua chiamata a Madrid da parte di Filippo V, per la progettazione del nuovo palazzo reale: vi lavora dal 1735, anno di arrivo in Spagna, fino alla morte, avvenuta probabilmente per polmonite il 31 gennaio 1736, all’età di cinquantotto anni: la morte gli impedisce di portare a termine le ultime fasi del progetto del palazzo reale, poi concluso, a seguito di significative modifiche, da un suo allievo e collaboratore, Giovanni Battista Sacchetti.
    Tutto questo e molto altro ancora ci viene restituito dagli album di disegni conservati presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, presentati oggi tutti insieme per la prima volta. I disegni ci aiutano ad entrare nel laboratorio creativo dell’artista messinese, un artista a tutto tondo, massima espressione delle arti del suo tempo e in grado di valicare i confini della Storia.

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