Vedo con piacere che Paolo Ucello ti ha ispirato non solo nel lavoro da presentarci, ma anche nella scelta del simbolo che decora la tua felpa. Niente infatti è più... volatile del ricordo dei nostri passi nel presente. La tua analisi è pertinente e di buon senso. Non avendo una formazione specializzata, trovo molto interessanti i tuoi approfondimenti tecnici sul tema della composizione e ne approfitto per imparare. Speriamo che le tre parti di capolavoro initiale possano essere riunite nella regione del Valdarno che le ha ispirate, e perché no a Firenze. E per farti ingelosire: ieri ho visitato la mostra di pittura fiamminga organizzata dal Museo delle Belle Arti di Montreal. Vedere da tanto vicino delle meraviglie create da Brueghel, Metsis, van Eyck, Memling, Jordaens, van Dick e Rubens, questa è pura felicità. Sì, avevo le lacrime agli occhi. È così... affascinante! Andrò, almeno un'altra volta, la prossima settimana. Grazie per il tuo ritorno.
@@danlupan670 ohhhh che meraviglia la mostra sui fiamminghi! Bellissimo! E che invidia, lo ammetto 😆 un buon diversivo agli innumerevoli quadri di Basquiat presenti sul territorio 🤭 Grazie per il commento e i complimenti, sempre cortesi: sì se riesco indosso sempre qualcosa che richiami l'autore o il quadro. Le tre tavole di Paolo Uccello erano in Toscana ma la prima e la terza sono state vendute rispettivamente alla National Gallery e al Louvre. Sono le più rovinate, Firenze si è tenuta quella meglio conservata, ritenendo le altre due ridondanti e preferendo venderle per comprare altre opere. Buona giornata... e buona mostra qualora la visitassi ancora! 😃
@@pARTicelle-piccoliappuntidarteLa mostra di pittura fiamminga ''Vizio, virtù, desiderio, follia'' durerà fino al 20 ottobre. In questo modo avrò il tempo di andarci più di una volta e di fermarmi a lungo davanti a ciascuno dei quadri. E mentre i fiamminghi torneranno a casa, i Basquiat ritroveranno la loro solitudine e io la mia nostalgia. Un caro saluto da Montreal ! ☺
Grazie pARTicelle- piccoli appunti su grandi opere: a 6.20 vediamo proprio come il capperone (qualcosa di simile lo indossava anche Giovanni Arnolfini) sta quasi per diventare il mazzocchio (indossato da Lorenzo il Magnifico). Sullo sfondo ci sono le "colline zebrate di colture" come avrebbe detto il Longhi, che è, mi sembra, una chiara citazione di Uccello ai Lorenzetti del ciclo degli effetti del Buon Governo. Perché la guerra inaugura un buon governo sì, ma non più senese, bensì fiorentino, dopo la battaglia di San Romano: giochetto di allusioni. I colori dei cavalli sono quelli degli smalti dei casati dei rispettivi comandanti: da qui gli inverosimili arancioni e azzurri (oltre al fatto che, oggi impensabile ma una volta plausibile, si colorava tutto, se avevi i soldi: persino i denti, oltre che i cavalli, come oggi c'è chi ricolora la carrozzeria della macchina). In pratica, Paolo Uccello stava facendo una miniatura, anzi, un'icona della battaglia: un resoconto politico ma scritto col pennello, più che un racconto visivo realistico. A riprova di ciò, l'assenza praticamente totale di ombre dei corpi (difatti sono corpi di persone fisiche, a dare ombre: qui, invece, vediamo corpi solo per metafora; perché quel che importa, ci sta dicendo P. Uccello, sono le cariche politiche che si susseguono) che, semmai, il pittore dimostrava di conoscere abbastanza bene, come tu ci mostri dai suoi studi di prospettiva che hai montato al min. 2.50 e segg. Ma che egli, appunto, usava sì, ma per rappresentare corpi fisici: per una narrazione politica, come l'esito di una guerra, invece, egli preferisce adoperare un registro da tavole medievali, con le lastre di metallo incise, come le foglie d'oro sul bolo armeno, ripassate a motivi geometrici, proprio come in uso nelle Madonne che stavano in ogni pieve e chiesa Toscana nel '300-'400 (e testimoniavano, parrocchia per parrocchia, l'appartenenza a diverse scuole di teologia, cioè di concezione del mondo, che era un altro modo per dire politica, nel XIV secolo; anche se, proprio per via dei Medici, le cose stavano velocemente cambiando a Firenze e dunque in Toscana, e, difatti, Uccello stava segnando il passo, come ci hai fatto notare al min 1.50 ...). Forse unico momento di realismo è proprio, al min. 7. 4, il cavallo rosso mattone sulla destra: al di là del colore artificiale, come accennato, si tratta di un cavallo scalciatore, addestrato a tirar calci da dietro a tutto spiano quando il suo cavaliere stava per esser disarcionato, così da difenderlo dagli assalti della fanteria appiedata. P. Uccello, tra l'altro, poteva adoperare la lastra metallica e non solo il colore steso a spatola (il pennello si usava comunque poco, a quell'epoca ...) proprio per via del suo passato da apprendista presso il Ghiberti, del collegium dei metallari: il materiale - e soprattutto l'attrezzatura - determinavano (non decidevano totalmente, ma determinavano) l'appartenenza alla corporazione e il diritto di adoperare materiali e tecniche. I pittori, ad esempio, per via dei minerali e del pestello con mortaio e tampone, erano nella corporazione dei farmacisti (protettore: san Pantaleo) mentre i metallari, per via del cesello e delle lame, erano più apparentati proprio coi cerusici cavadenti barbieri (come il padre di P. Uccello, appunto). Grazie come sempre Chiara per gli spunti e le tue spiegazioni. L
@@luigisauchelli6292 grazie a te Luigi per questo commento approfondito e prezioso: sono il valore aggiunto dei miei video. Molto interessante, in particolar modo, la questione dei cavalli che riprendono i colori dei casati di appartenenza. Buona giornata e a presto!
Magnífica spiegazione
@@mariamarinitorne1161 addirittura magnifica... Grazie! ❤️
Vedo con piacere che Paolo Ucello ti ha ispirato non solo nel lavoro da presentarci, ma anche nella scelta del simbolo che decora la tua felpa. Niente infatti è più... volatile del ricordo dei nostri passi nel presente. La tua analisi è pertinente e di buon senso. Non avendo una formazione specializzata, trovo molto interessanti i tuoi approfondimenti tecnici sul tema della composizione e ne approfitto per imparare. Speriamo che le tre parti di capolavoro initiale possano essere riunite nella regione del Valdarno che le ha ispirate, e perché no a Firenze.
E per farti ingelosire: ieri ho visitato la mostra di pittura fiamminga organizzata dal Museo delle Belle Arti di Montreal. Vedere da tanto vicino delle meraviglie create da Brueghel, Metsis, van Eyck, Memling, Jordaens, van Dick e Rubens, questa è pura felicità. Sì, avevo le lacrime agli occhi. È così... affascinante! Andrò, almeno un'altra volta, la prossima settimana.
Grazie per il tuo ritorno.
@@danlupan670 ohhhh che meraviglia la mostra sui fiamminghi! Bellissimo! E che invidia, lo ammetto 😆 un buon diversivo agli innumerevoli quadri di Basquiat presenti sul territorio 🤭
Grazie per il commento e i complimenti, sempre cortesi: sì se riesco indosso sempre qualcosa che richiami l'autore o il quadro.
Le tre tavole di Paolo Uccello erano in Toscana ma la prima e la terza sono state vendute rispettivamente alla National Gallery e al Louvre. Sono le più rovinate, Firenze si è tenuta quella meglio conservata, ritenendo le altre due ridondanti e preferendo venderle per comprare altre opere.
Buona giornata... e buona mostra qualora la visitassi ancora! 😃
@@pARTicelle-piccoliappuntidarteLa mostra di pittura fiamminga ''Vizio, virtù, desiderio, follia'' durerà fino al 20 ottobre. In questo modo avrò il tempo di andarci più di una volta e di fermarmi a lungo davanti a ciascuno dei quadri. E mentre i fiamminghi torneranno a casa, i Basquiat ritroveranno la loro solitudine e io la mia nostalgia. Un caro saluto da Montreal ! ☺
@@danlupan670 Titolo della mostra molto evocativo! 😀 un caro saluto a te
@@pARTicelle-piccoliappuntidarte 😂
Grazie pARTicelle- piccoli appunti su grandi opere: a 6.20 vediamo proprio come il capperone (qualcosa di simile lo indossava anche Giovanni Arnolfini) sta quasi per diventare il mazzocchio (indossato da Lorenzo il Magnifico). Sullo sfondo ci sono le "colline zebrate di colture" come avrebbe detto il Longhi, che è, mi sembra, una chiara citazione di Uccello ai Lorenzetti del ciclo degli effetti del Buon Governo. Perché la guerra inaugura un buon governo sì, ma non più senese, bensì fiorentino, dopo la battaglia di San Romano: giochetto di allusioni. I colori dei cavalli sono quelli degli smalti dei casati dei rispettivi comandanti: da qui gli inverosimili arancioni e azzurri (oltre al fatto che, oggi impensabile ma una volta plausibile, si colorava tutto, se avevi i soldi: persino i denti, oltre che i cavalli, come oggi c'è chi ricolora la carrozzeria della macchina).
In pratica, Paolo Uccello stava facendo una miniatura, anzi, un'icona della battaglia: un resoconto politico ma scritto col pennello, più che un racconto visivo realistico. A riprova di ciò, l'assenza praticamente totale di ombre dei corpi (difatti sono corpi di persone fisiche, a dare ombre: qui, invece, vediamo corpi solo per metafora; perché quel che importa, ci sta dicendo P. Uccello, sono le cariche politiche che si susseguono) che, semmai, il pittore dimostrava di conoscere abbastanza bene, come tu ci mostri dai suoi studi di prospettiva che hai montato al min. 2.50 e segg. Ma che egli, appunto, usava sì, ma per rappresentare corpi fisici: per una narrazione politica, come l'esito di una guerra, invece, egli preferisce adoperare un registro da tavole medievali, con le lastre di metallo incise, come le foglie d'oro sul bolo armeno, ripassate a motivi geometrici, proprio come in uso nelle Madonne che stavano in ogni pieve e chiesa Toscana nel '300-'400 (e testimoniavano, parrocchia per parrocchia, l'appartenenza a diverse scuole di teologia, cioè di concezione del mondo, che era un altro modo per dire politica, nel XIV secolo; anche se, proprio per via dei Medici, le cose stavano velocemente cambiando a Firenze e dunque in Toscana, e, difatti, Uccello stava segnando il passo, come ci hai fatto notare al min 1.50 ...). Forse unico momento di realismo è proprio, al min. 7. 4, il cavallo rosso mattone sulla destra: al di là del colore artificiale, come accennato, si tratta di un cavallo scalciatore, addestrato a tirar calci da dietro a tutto spiano quando il suo cavaliere stava per esser disarcionato, così da difenderlo dagli assalti della fanteria appiedata.
P. Uccello, tra l'altro, poteva adoperare la lastra metallica e non solo il colore steso a spatola (il pennello si usava comunque poco, a quell'epoca ...) proprio per via del suo passato da apprendista presso il Ghiberti, del collegium dei metallari: il materiale - e soprattutto l'attrezzatura - determinavano (non decidevano totalmente, ma determinavano) l'appartenenza alla corporazione e il diritto di adoperare materiali e tecniche. I pittori, ad esempio, per via dei minerali e del pestello con mortaio e tampone, erano nella corporazione dei farmacisti (protettore: san Pantaleo) mentre i metallari, per via del cesello e delle lame, erano più apparentati proprio coi cerusici cavadenti barbieri (come il padre di P. Uccello, appunto). Grazie come sempre Chiara per gli spunti e le tue spiegazioni. L
@@luigisauchelli6292 grazie a te Luigi per questo commento approfondito e prezioso: sono il valore aggiunto dei miei video. Molto interessante, in particolar modo, la questione dei cavalli che riprendono i colori dei casati di appartenenza. Buona giornata e a presto!