Uno dei compiti del regista è proprio quello di offrire all'attore una scelta tra molteplici interpretazioni del testo. Interpretazioni che possono anche emergere da un incontro "a pelle" con l'opera: la sua musicalità per esempio, o, al contrario, l'assenza totale di ritmo che trasforma la stessa lettura in superamento continuo di ostacoli linguistici. Ci interessa sapere se ciò sia stato voluto dall'autore? Se il suono scelto ha o non ha attinenza con uno o più sensi/significati? Forse. Ma non necessariamente. Ogni interpretazione che si trova (che si fa trovare) è completa e giusta di per sé. L'importante è scoprire, tra le mille chiavi che possono aprire quell'unica porta che è il corpo dell'attore, l'unica che lo apre completamente: mente, spirito, anima. Che spalanchi, non che faccia intravedere in maniera confusa. Il regista trova le chiavi e poi le getta per l'aria, non gli appartengono ... l'attore ne prenderà una al volo, quella che sicuramente è quella giusta per lui, in quel preciso momento della sua vita personale ed artistica.
Il problema dell'interpretazione è il problema del soggetto che osserva. Nell'osservare l' opera il regista e l' attore filtreranno con la loro soggettività la materia. Esiste una interpretazione oggettiva? Ovviamente no. Tuttavia esiste una interpretazione rigorosa che mette a servizio la soggettività di una comprensione ampia che trascende il soggetto.
Uno dei compiti del regista è proprio quello di offrire all'attore una scelta tra molteplici interpretazioni del testo. Interpretazioni che possono anche emergere da un incontro "a pelle" con l'opera: la sua musicalità per esempio, o, al contrario, l'assenza totale di ritmo che trasforma la stessa lettura in superamento continuo di ostacoli linguistici. Ci interessa sapere se ciò sia stato voluto dall'autore? Se il suono scelto ha o non ha attinenza con uno o più sensi/significati? Forse. Ma non necessariamente. Ogni interpretazione che si trova (che si fa trovare) è completa e giusta di per sé. L'importante è scoprire, tra le mille chiavi che possono aprire quell'unica porta che è il corpo dell'attore, l'unica che lo apre completamente: mente, spirito, anima. Che spalanchi, non che faccia intravedere in maniera confusa. Il regista trova le chiavi e poi le getta per l'aria, non gli appartengono ... l'attore ne prenderà una al volo, quella che sicuramente è quella giusta per lui, in quel preciso momento della sua vita personale ed artistica.
Il problema dell'interpretazione è il problema del soggetto che osserva. Nell'osservare l' opera il regista e l' attore filtreranno con la loro soggettività la materia. Esiste una interpretazione oggettiva? Ovviamente no. Tuttavia esiste una interpretazione rigorosa che mette a servizio la soggettività di una comprensione ampia che trascende il soggetto.
"Ad una comprensione" errata corrige.