Ruoppolo Teleacras - La rivolta di Bagheria

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  • เผยแพร่เมื่อ 20 ต.ค. 2024
  • Il servizio di Angelo Ruoppolo ( / 40129859538 ) Teleacras Agrigento del 2 novembre 2015.
    Svolta senza precedenti nella lotta alla mafia in Sicilia : 36 tra commercianti e imprenditori a Bagheria denunciano e collaborano. 22 gli arresti tra capi e gregari di Cosa nostra.
    Ecco il testo :
    Alle ore cinque del mattino di oggi a Bagheria i lampeggianti blu delle gazzelle dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno lampeggiato intorno a 22 persone, presunti capi e gregari del mandamento di Bagheria, che sono stati arrestati. 36 fra commercianti e imprenditori hanno denunciato tanti anni di ricatti trascorsi a pagare il pizzo. E’ una rivolta senza precedenti in terra di mafia. In principio 3 imprenditori si sono presentati spontaneamente ai Carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo. Poi, tutti gli altri sono stati convocati in caserma dopo le prime dichiarazioni del pentito Sergio Flamia, già mafioso di rango a Bagheria, e hanno ammesso di avere pagato il pizzo. Il nuovo capitolo della cronaca giudiziaria siciliana è stato intitolato “La rivolta di Bagheria”, feudo storico e roccaforte inespugnabile di Cosa nostra. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo in un solo giorno ha afferrato in pugno, tra verbali e testimonianze, tutti i mafiosi più autorevoli che nel corso degli ultimi 20 anni si sono alternati al comando del clan. Ad esempio, e tra gli altri, Gino Di Salvo, Nicola Eucaliptus, Onofrio Morreale e Gino Mineo, un tempo fedelissimi di Bernardo Provenzano, che a Bagheria ebbe rifugio e ufficio. E tra le pagine dell’ inchiesta si legge che un imprenditore si è indebitato fino al collo pur di pagare ogni mese il pizzo : prima è stato obbligato a mantenere la famiglia del boss in carcere, 3 milioni delle vecchie lire ogni mese, poi a pagare un altro stipendio al mafioso dopo la sua scarcerazione. E lo stesso imprenditore ha dovuto vendere una villa per onorare il suo debito, e poi si è ridotto sul lastrico. E le indagini hanno svelato circa 50 estorsioni. A Bagheria il pizzo è stata una terribile tassa, e nessuno avrebbe potuto evadere. Gli estortori hanno colpito a tappeto, dall'edilizia a ogni attività economica locale fonte di guadagni: negozi di mobili e di abbigliamento, attività all'ingrosso di frutta e di pesce, bar, sale giochi e centri scommesse. E il colonnello Salvatore Altavilla, comandante del Reparto operativo, commenta : “Adesso tanti operatori economici hanno deciso di liberarsi di questo peso. Non era mai accaduto che un numero così consistente di vittime collaborasse. E’ una breccia che si è aperta, e che testimonia che la mafia è in crisi”. E poi, ancora sfogliando le pagine dell’ inchiesta, si legge che un funzionario comunale dell'Ufficio tecnico di Bagheria sarebbe stato in contrasto con la cosca per la lottizzazione di alcune aree. E Cosa nostra, nel 2004, gli ha incendiato la casa e ha sequestrato un suo collaboratore domestico. E infatti, i 22 arrestati, di cui 17 sono già detenuti e solo 5 sono liberi, rispondono, a vario titolo, oltre che di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione, anche di sequestro di persona e danneggiamento a seguito di incendio. Ecco gli arrestati nell’ ambito del blitz battezzato “Reset 2” : Carmelo Bartolone, Andrea Fortunato Carbone, Francesco Centineo, Gioacchino Antonino Di Bella, Giacinto Di Salvo inteso Gino, Luigi Di Salvo, Nicolò Eucaliptus, Pietro Giuseppe Flamia, Vincenzo Gagliano, Silvestro Girgenti inteso Silvio, Umberto Guagliardo, Rosario La Mantia, Salvatore Lauricella, Pietro Liga, Francesco Lombardo, Francesco Mineo, Gioacchino Mineo inteso Gino, Onofrio Morreale, Giuseppe Scaduto, Giovanni Trapani e Giacinto Tutino.

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